BERSANI: «SI RIPOSI DI PIU’» – Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, da New York dove si trova invia al leader del Pdl un invito ironico: «Chissà, forse se si riposasse un po’ di più, avremmo meno guai tutti» ha detto intervistato dal Tg3. Quanto alle inchieste, il segretario dei democratici ha rilevato che «c’è un problema non solo di singolo malaffare, di malcostume, ma anche di meccanismi ai quali mettere mano. Berlusconi invece di minimizzare dovrebbe venire in Parlamento a dire cosa pensa di tutto questo, per la prima volta in due anni».
DI PIETRO: «FACCIA DI TOLLA» – «Berlusconi è proprio una faccia di tolla – ha detto invece senza mezzi termini il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro -. Solo così si spiega la spudorataggine con la quale attribuisce a sé i risultati ottenuti a Milano dai carabinieri, dai magistrati e dalle forze dell`ordine proprio grazie al sistema delle intercettazioni che lui stesso vuole abrogare».
IL SISTEMA PUO’ REAGIRE» – Sempre in mattinata era intervenuto anche il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, parlando da Bruxelles: «Abbiamo una certezza: che il sistema-giustizia ha dentro di sé tutti gli anticorpi per reagire». E ancora: «Non si può fare di tutta un’erba un fascio e non si può dare la caccia alle streghe. Ciascuno faccia il proprio dovere, sia dal punto di vista inquirente che da quello dei diritti di chi è chiamato a difendersi».
«IL PREMIER NON SAPEVA NIENTE» – Sull’inchiesta e sulle indiscrezioni emerse dai verbali negli ultimi giorni è intervenuto anche il deputato Pdl e avvocato del premier, Niccolò Ghedini. «L’interpretazione data negli atti di indagine che “Cesare” sarebbe riferibile alla persona del presidente Berlusconi oltre che inveritiera è ridicola» ha spiegato il legale. «In relazione agli articoli apparsi in questi ultimi giorni su alcuni quotidiani, tendenti a far ritenere che vi fosse una consapevolezza da parte del presidente Berlusconi di attività antigiuridiche di terzi, si deve ribadire – ha aggiunto – come tali prospettazioni siano del tutto inveritiere e contraddette dagli stessi atti processuali». «Ancora una volta, con la parziale pubblicazione di atti di indagine, in palese violazione di legge, si tenta di gettare discredito nei confronti del presidente Berlusconi» ha concluso, annunciando che «saranno esperite tutte le azioni giudiziarie del caso».
FORMIGONI: «IO NON C’ENTRO» – Sulle inchieste che ruotano attorno all’eolico in Sardegna e alla cosiddetta P3 è tornato a dire la sua anche Roberto Formigoni, chiamato in causa da una informativa dei carabinieri, secondo la quale sarebbe il «mandante» delle pressioni del gruppo per la riammissione della sua lista alle ultime elezioni regionali. «Ovviamente non ho dato un mandato a nessuno» ha detto il governatore della Lombardia. «Non c’è nessun coinvolgimento né presunto né reale» ha aggiunto Formigoni, rispondendo ai giornalisti e dicendo che quelle uscite finora sono «tutte notizie false e infondate».
Iniziativa del procuratore generale Esposito nei riguardi del presidente della Corte d’Appello di Milano il cui nome compare nelle intercettazioni dell’inchiesta sulla cosiddetta P3. Marra sarà inoltre ascoltato lunedì prossimo dalla prima commissione del Csm che ha avviato nei suoi confronti la procedura di trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale.ROMA – Il procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito ha avviato l’azione disciplinare nei riguardi del presidente della Corte di Appello di Milano, Alfonso Marra, il cui nome compare nelle intercettazioni dell’inchiesta sulla cosiddetta P3. Esposito – titolare, così come il ministro della Giustizia, dell’azione disciplinare – ha informato oggi il Csm della sua iniziativa. Marra, inoltre, sarà ascoltato lunedì prossimo dalla prima commissione del Csm che ha avviato nei suoi confronti la procedura di trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale dopo gli sviluppi dell’ inchiesta sulla P3. Lo accompagnerà, nella veste di assistente tecnico, Piercamillo Davigo, ex pm del pool di Mani Pulite, oggi consigliere di Cassazione.
Ma l’avvio dell’azione disciplinare è una nuova tegola che si abbatte sull’alto magistrato milanese. Due gli addebiti che gli vengono mossi: il primo, di essersi rivolto all’ex giudice tributario Pasquale Lombardi per esercitare pressioni su componenti del Csm al fine di favorire la sua nomina alla presidenza della Corte di Appello di Milano; il secondo, il suo presunto intervento, sollecitato da amici di Lombardi, a valutare con attenzione particolare il ricorso del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni contro l’esclusione della sua lista dalle elezioni regionali.
Il sovrapporsi della procedura amministrativa e di quella disciplinare potrebbe essere oggetto di valutazione già nei prossimi giorni da parte della Prima Commissione, dal momento che i fatti contestati sono gli stessi. Nella comunicazione delle contestazioni approvata oggi a larga maggioranza con cui ha deciso la convocazione, la Prima Commissione ipotizza che Marra “non possa più esercitare con la dovuta imparzialità e indipendenza la sua attività giurisdizionale”. Il motivo va ricercato proprio nelle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta condotta dalla procura di Roma dalle quale risulta che Marra si sarebbe rivolto a Lombardi, uno degli arrestati, perché intercedesse su componenti del Csm per facilitare la sua nomina, e il fatto che, una volta nominato, amici di Lombardi gli abbiano chiesto il favore di verificare al meglio il ricorso del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni sull’ esclusione della sua lista dalle elezioni regionali.
Marra nei giorni scorsi ha detto di essere contento della iniziativa del Csm: “Così si chiarirà la sua posizione”.











