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Matteo Messina Denaro??? Qui comandiamo noi!!!

Ho ascoltato alcuni giorni fa l’inchiesta della Dda della Procura di Catania, denominata “Araba fenice”, dove secondo le indagini, un clan aretuseo imponeva agli agricoltori di Pachino di conferire solo ad essi i prodotti delle loro serre…
Così grazie a quel potere intimidatorio, veniva controllato il mercato ortofrutticolo della zona ed i commercianti e i grandi centri di distribuzione, erano di fatto obbligati a comprare da quest’unica società.
Sono questi i motivi che hanno spinto la squadra mobile di Siracusa ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Catania nei confronti di 19 persone indagate e disposto il sequestro della società…
Ciò che mi ha sorpreso comunque, non è il collaudato meccanismo con cui veniva richiesto il pagamento della provvigione (calcolata quest’ultima in percentuale in base al raccolto prodotto e ceduto agli operatori della piccola e grande distribuzione, che costituiva il corrispettivo per la presunta attività di mediazione contrattuale svolta tra produttori e commercianti), ma ciò che è stato intercettato dalle forze dell’ordine…  
“Qui comandiamo noi, mandatelo a dire a Messina Denaro”!!!
Minch… una frase del genere un tempo non veniva, non solo pronunciata… ma neppure pensata, soprattutto se la persona in questione a cui si faceva riferimento era per l’appunto un boss…
Ma qui si è andato oltre… in quella frase è stato sbeffeggiato il “capo dei capi di cosa nostra“, quel Matteo Messina Denaro, ricercato da oltre un ventennio da tutte le forze di polizia, nazionali ed internazionali, erede di Totò Riina e di Bernardo Provenzano… ultimi due padrini dalla mafia!!!
Ed ora incredibilmente qualcuno… ha deciso di… (come si direbbe in quell’ambiente) mancare di rispetto al padrino!!!
Quando ho letto la frase riportata nell’intercettazione, il mio primo pensiero è stato: “Non vorrei essere al posto di quel soggetto“, in particolare visto l’ambiente nel quale probabilmente verrà condotto, che difficilmente potrà garantire ad egli l’incolumità…
Certo, la speranza a cui aggrapparsi è che il padrino possa perdonare quelle frasi ingiuriose o che nel contempo egli, sia venuto a mancare o anche, che si sia ritirato e che quindi, non eserciti più quel suo potere, ma lo abbia (a differenza di quanto più volte sostenuto dai pentiti…) demandato a qualcun altro di sua fiducia… 
Ma se proprio devo dirlo, da “studioso per passione” della storia della mafia: Il sottoscritto, non dormirebbe sonni tranquilli!!! 
D’altronde basta rileggersi quanto avvenuto negli anni, per sapere che nulla in quella associazione criminale è lasciato al caso e che proprio la memoria rappresenta il suo punto di forza… certamente lenta nell’agire, ma la cui vendetta si è sempre dimostra essere puntuale… 
Peraltro, lasciare passare il messaggio in quell’ambiente che chiunque possa – anche solo con una frase – delegittimare il capo di quella associazione mafiosa, è come mettere in discussione le basi stesse su cui poggia quella piramide e il potere che essa rappresenta!!!
“Cosa nostra”… sin dalla sua nascita, ha basato tutta la propria sopravvivenza su un principio chiamato rispetto ed obbedienza, e quindi, difficilmente permetterà a chiunque di quei propri affiliati, anche se questo dovesse essere un proprio capo mandamento, di mettere in discussione le gerarchie e ancor più quelle regole d’onore!!!
Si sa, ne va della propria continuità…
   

La mafia dimostra d'avere una grande continuità, l'Antimafia di contro, sembra possedere una straordinaria discontinuità!!!

Ogni giorno ascoltiamo su arresti da parte delle nostre forze dell’ordine… 

Per ultima, quella compiute stamani dalla GdF di Catania, che a portato – a conclusione delle indagini sui Comuni di Acireale e Malvagna nel Messinese – all’arresto di diciassette indagati, tra cui anche un sindaco…
L’impressione generale comunque che si ha, è quella che la mafia dimostra d’avere una certa continuità… mentre l’Antimafia, sembra possedere una sua straordinaria discontinuità… 
Difatti, le circostanze corruttive che vengono di volta in volta portate in evidenza, esprimono quei fatti, come qualcosa di eccezionale, sì… come se fossero apparsi a noi per la prima volta, mentre come ben si sa, gli inquirenti, le nostre forze dell’ordine, le magistrature ed anche l’opinione pubblica… le hanno già viste e riviste da una vita… eppure si ha sempre l’impressione che il sistema “reset” le inchieste passate, per ricominciare ogni volta daccapo…   
Già, ci si dimentica con molta facilità che la mafia è un’organizzazione potente, che attraverso quei suoi uomini “d’onore” riesce a condizionare la vita della gente comune e di come al suo interno, non vi siano soltanto criminali, ma anche gente insospettabile, appartenenti a quella vecchia nobiltà, alle istituzioni, alla politica, alla imprenditoria e a quegli ordini di categoria, sono loro che influenzano con quel loro potere il giudizio dei cittadini e sul chi fidarsi per poter andare avanti… 
Si sa… la mafia si regge su principi antichi, ma utilizza strumenti moderni per nuove occasioni di profitto, ed oggi come allora, teme la memoria storica… perché permette a quel suo avversario storico chiamato Stato, di mettersi all’altezza della sfida…
D’altronde, la mafia ha dimostrato di possedere una memoria lunga, mentre lo Stato ha evidenziato una memoria corta… incrinato da parecchie lacune!!!
Abbiamo visto in questi ultimi anni come lo Stato o meglio alcuni suoi interpreti, abbiano utilizzato per fini personali, tutte quelle opportunità che le sono state offerte dalla mafia, ma quando quando si è trattato di combatterla in maniera ferrea e decisa, ci si è dimenticati d’affrontarla oppure si è tentato di proteggere quelle ambigue complicità…        
Peraltro la mafia – perdonate l’accoppiamento – fa quanto lo Stato compie ogni giorno e cioè, s’impegna in tutti i modi a mantenere l’ordine sociale!!!
Ho sentito un giorno dire: “La mafia è il rimedio omeopatico alla violenza“, ovvero, i violenti vengono tenuti a bada da chi è più violento di loro!!!
Comprenderete come questa attitudine al mantenimento dell’ordine da parte di quella associazione criminale, non è in contraddizione con l’ordine Statale… anzi molto spesso, sono proprio i suoi uomini ad essersi dimostrati veri e propri collaboratori di quell’associazione criminale, mi riferisco a quanti sono stati posti all’interno di molti apparati di controllo, a quelle classi dirigenti nelle PA ed anche a quelle associazioni di categoria e perché no… anche antimafia, le stesse che nei fatti, determinano la gestione di questo nostro paese…
Sono gli stessi che alimentano l’espansione dei livelli corruttivi, che favoriscono quel sistema clientelare e mafioso, che permettono con quelle loro raccomandazioni l’avanzamento delle carriere o supportano la candidatura di quei loro amici politici…
Sono gli stessi che obbligano al pagamento di tangenti o mazzette o che limitano in tutti i modi l’operato dei colleghi onesti, circoscrivendo quest’ultimi “non-allineati“, facendo terra bruciata intorno ad essi, fino ad allontanarli definitivamente da quegli uffici, affinché si possano compiere tutte quelle loro azioni illegali…
Certo qualcosa in questi anni è cambiato ed anche una parte di quelle forze politiche hanno compreso la pericolosità di quell’antico loro partner, ed allora, ecco che si è dato il via a leggi più restrittive, iniziando con quel cosiddetto “carcere duro”,  valutando finalmente re in maniera seria, il carattere organizzativo di tutta quella fenomenologia mafiosa, della sua struttura e di tutte quelle proprie ramificazioni…
Distruggere definitivamente la mafia può sembrare impossibile… ed invece è una cosa semplicissima: basta soltanto volerlo!!!
D’altro canto di quell’associazione conosciamo tutto, grazie a quanto ci hanno saputo raccontare quei suoi “affiliati”, in quasi due secoli; da quei suoi primi informatori del periodo post-unitario, fino a giungere al primo pentito (assassinato) Leonardo Vitale, che proprio a causa di uno Stato debole (o forse in combutta con quell’associazione mafiosa), valutò quelle sue dichiarazioni come “folli”, tanto da far considerare egli stesso un “pazzo”!!!
E cosa dire di Melchiorre Allegra, mafioso e collaboratore di giustizia italiano, che già nel 1937 descrisse per la prima volta, in modo organico dal suo interno, la struttura dell’organizzazione criminale o anche quanto dichiarato da Tommaso Buscetta al giudice Falcone, su quei legami politici che proprio cosa-nostra aveva di fatto con alcuni uomini della politica nazionale (furono infatti accusati gli onorevoli Salvo Lima, ucciso alcuni mesi prima e Giulio Andreotti…), per concludere infine con tutte le dichiarazioni recenti, effettuate da molti pentiti noti…
D’altronde – riprendendo quanto diceva il giudice Borsellino – la lotta alla mafia, rappresenta il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata e non dove essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità….
Quanto sopra detto è bellissimo, ma se la “mafia” gode ancora del consenso di molti suoi cittadini – grazie a quella preferenza data all’interno della cabina elettorale con quella croce posta sulla scheda elettorale – ecco che allora, a cominciare dal prossimo 4 Marzo 2018 – si può scegliere se essere “liberi” oppure “servitori” e a ciascuno di quei complici vorrei dire, che meritano tutto il mio totale disprezzo, per quell’eventuale sciagurata decisione, che porterà ahimè ancora una volta, a strappare un luminoso futuro ai nostri figli ed ai cittadini di questo meraviglioso paese!!!