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La crisi del "Merito" nel Sistema Pubblico Italiano: Cause e Conseguenze"

Negli ultimi trent’anni, il sistema pubblico italiano – politico, amministrativo e giudiziario – ha mostrato segni di stagnazione, una paralisi che sembra derivare da scelte sbagliate e dall’emergere di un sistema di favoritismi a scapito del merito. 

Questa pratica non solo ha compromesso l’efficacia e l’integrità delle istituzioni, ma ha anche allontanato il Paese da una crescita basata su competenza, trasparenza e responsabilità. 

Al cuore di questo malessere c’è il fenomeno della “casta“: una rete clientelare e immobile di raccomandati, impreparati, spesso incompetenti e, in alcuni casi, persino collusi o corruttibili.

Difatti, in molte aree del sistema pubblico, il principio del merito ha ceduto il passo a una rete di favoritismi, in cui le promozioni e le assegnazioni di incarichi di responsabilità dipendono più da relazioni personali o politiche che da competenze reali. 

Il cosiddetto “sistema di consiglio” ha favorito, nel tempo, una struttura che accoglie individui meno capaci o, nel peggiore dei casi, manipolabili, creando una distorsione che demotiva i talenti e le persone qualificate. Ciò, in ultima analisi, si traduce in una perdita di competitività del settore pubblico rispetto ai sistemi stranieri, dove il merito resta una colonna portante.

Ritengo infatti che l’assenza di meritocrazia non solo limita le capacità di crescita e innovazione del sistema, ma apre anche la porta a forme di corruzione, infatti, l’incapacità di regolamentare in modo efficace e il clientelismo, creano di fatto un terreno fertile per comportamenti devianti e abusi di potere. 

Tanto è vero che la criminalità organizzata, attratta da questi handicap, prova costantemente a inserirsi nelle crepe lasciate dalle istituzioni, attraverso la corruzione di funzionari “compromessi” e favorendo così un sistema di sudditanza per ottenere protezione e vantaggi economici. 

E’ così che questa rete negli anni è riuscita a trasformare le istituzioni in strumenti al servizio di interessi illeciti, danneggiando non solo l’efficienza del sistema stesso, ma anche la fiducia dei cittadini.

Comprenderete quindi quale implicazioni abbiano avuto l’impoverimento delle nostre Istituzioni e soprattutto quali conseguenze sociali abbia con il tempo provocato… 

Difatti, la selezione basata su favoritismi a discapito del merito genera un ulteriore effetto negativo: l’esclusione delle persone più preparate, che scelgono di emigrare o di cercare opportunità fuori dall’ambito pubblico. 

Ciò come abbiamo osservato ha determinato una vera e propria “fuga di cervelli” dal sistema pubblico, impoverendolo di competenze e impedendo il ricambio generazionale. Le istituzioni si ritrovano, così, sempre meno attrezzate ad affrontare le sfide moderne, come la digitalizzazione, la lotta alla criminalità organizzata e le riforme sociali.

Tuttavia, la strada verso un cambiamento positivo c’è anche se richiede innanzitutto un rinnovamento culturale, dove il merito, la competenza e la trasparenza tornino a essere i criteri principali nelle nomine e nelle promozioni all’interno del sistema pubblico. 

La creazione di organi di controllo indipendenti, la protezione dei whistleblower e la digitalizzazione dei processi amministrativi potrebbero inoltre aumentare la trasparenza, riducendo gli spazi per abusi e favori. È indispensabile, inoltre, favorire politiche che incoraggino i talenti e i giovani qualificati a lavorare nel settore pubblico, offrendo loro percorsi di crescita e responsabilità effettiva.

Infine, penso che il nostro Paese sia di fronte ad una sfida decisiva: trasformare il sistema pubblico in un ambiente competitivo e meritocratico, che possa valorizzare le migliori risorse e restituire fiducia ai cittadini. 

Questo cambiamento, però, non può essere solo normativo o tecnico, ma deve investire l’intero sistema di valori che governa il nostro Paese. 

Un futuro migliore richiede istituzioni forti, trasparenti e impermeabili alle pressioni di lobby e criminalità organizzata. 

Ecco perché la rinascita del merito e della competenza, è non solo auspicabile, ma fondamentale per il progresso di questa nostra società!!!

"Il Consorzio: Unione di Risorse e Competenza per Potenziare la Competitività delle Imprese"

Il consorzio è un accordo tra imprese che consente di unire risorse e competenze per svolgere attività comuni, con l’obiettivo di ottenere vantaggi economici. I consorziati sono tenuti a versare contributi, come stabilito dal codice civile, per sostenere le attività del consorzio. Questi contributi alimentano un fondo consortile, che è utilizzato per coprire i costi e sostenere le operazioni economiche del consorzio.

Il consorzio può avere attività interna, che riguarda solo i consorziati, o esterna, che interagisce con terzi e ha un’autonomia maggiore. 

Nel caso di consorzi con attività esterna, è prevista una gestione più complessa, con obblighi di registrazione contabile e bilancio, che includono la costituzione di un fondo consortile. 

Tale fondo, che non è un diritto patrimoniale per i consorziati, serve a garantire l’efficienza economica del consorzio e deve essere ripristinato in caso di perdite.

L’obiettivo principale del consorzio è quello di rafforzare la competitività delle imprese consorziate, permettendo loro di beneficiare di economie di scala e di scopo, e di migliorare la propria posizione sul mercato. 

L’attività consortile è finalizzata a ottimizzare risorse e risultati, con un focus particolare sulla cooperazione fra imprese che operano nella stessa o in diverse filiere.

L'Amministrazione Comunale di Taormina, capeggiata da Cateno De Luca, vuole vederci chiaro!!!

Già… perché ciò che interessa comprendere ora, sono alcuni procedimenti in corso, sia edilizi che urbanistici.

Dopo alcuni mesi d’insediamento, la giunta del sindaco Cateno De Luca e in particolare l’assessore all’Urbanistica Antonio Lo Monaco, hanno avviato una sistematica azione di monitoraggio sui provvedimenti rilasciati dall’Ufficio tecnico motivando tale provvedimento con la necessità di voler  “assicurare che tutti gli interventi edilizi di iniziativa pubblica e privata vengano attuati nel rispetto dei migliori criteri di sostenibilità ambientale, di conservazione, di tutela e riqualificazione del territorio e di salvaguardia dell’importante patrimonio culturale, storico e paesaggistico della città, conformemente ai principi fissati dalla normativa vigente…

L’interesse pubblico è un obiettivo prioritario al corretto assetto edilizio ed urbanistico del territorio e alla sua riqualificazione; difatti nella prima fase del monitoraggio sono stati evidenziati alcuni procedimenti, già definiti o in itinere, che la parte politica vuole approfondire nel pieno rispetto delle competenze degli organi di gestione, al fine di esercitare le proprie funzioni di indirizzo e controllo e di adottare gli atti di propria competenza nella disciplina edilizia ed urbanistica. 

E’ stato quindi affidato l’incarico all’Avv. Callipo di Gioia Tauro, affinché avvii un’attività di monitoraggio e di controllo sui procedimenti edilizi ed urbanistici. 

L’assessore Lo Monaco ha individuato peraltro alcune pratiche meritevoli di un ulteriore approfondimento dal punto di vista tecnico e giuridico-amministrativo…

L’assessore ha coì chiesto all’Area Urbanistica e Lavori Pubblici, di programmare un’attività di approfondimento, ma essendo questi procedimenti “menzionati”, caratterizzati da un’elevata complessità e da una necessaria valutazione di competenza giuridica, l’Amministrazione comunale ha deciso quindi di affidare a un legale esterno tale incarico, non essendo presente nell’attuale dotazione organica del Comune, alcun dipendente munito della specifica professionalità…

Si resta in attesa di conoscere eventuali sviluppi…

Piercamillo Davigo: Non ho detto che tutti i politici rubano, ma che quelli che rubano hanno smesso di vergognarsi!!!

“E’ stata attribuita alla mia frase un significato che non ho mai voluto dare; non ho detto che tutti i politici rubano, ma che quelli che rubano hanno smesso di vergognarsi. D’altronde, se per circa 15 anni hanno fatto leggi non atte a sconfiggere la corruzione ma ad impedire i processi, è ovvio che i frutti che si raccolgono siano questi”!!!
Con questa premessa ieri sera su La7 nella trasmissione “PIAZZAPULITA” ha esordito il Magistrato Piercamillo Davigo (Consigliere della II sezione penale presso la Corte di cassazione) aggiungendo che se fossero tutti i politici a rubare… allora non avrebbe senso fare i processi, che servono appunto a  distinguere chi ruba, da chi non ruba…
Ed ancora… “ha vinto la corruzione” un’affermazione ancora forse più grave di quanto sopra dichiarato… infatti se in questi quindici anni e più…l’interesse della politica è stato quello di fare leggi non più favorevoli alla repressione della corruzione… ma leggi favorevoli a impedire i processi, ad abolire i reati o a cambiare le regole probatorie… in maniera che le prove non valessero più o altre cose di questo genere… è chiaro che poi il risultato è questo”!!!
E quindi… si passa a parlare di Anti-corruzione e su quanto dichiarato dal Presidente, Raffaele Cantone: Davigo pensa che sia l’unico a poter risolvere i problemi… non condiviso una visione, autoreferenziale e salvifica; la magistratura non deve salvare il mondo; deve accertare i reati penali e decidere i processi civili…
La risposta del Dott. Davigo è bellissima: condivido quando sopra ad esclusione del fatto di non sentirmi l’unico… io non penso affatto di essere l’unico… penso però che in Italia, non c’è sufficiente possibilità di accertare questi reati… che è tutt’altra cosa!!!
Tra l’altro bisogna chiarire un’equivoco di fondo… l’ANAC è un’autorità amministrativa… gli atti che sono necessari ad accertare questi reati  -sono tutti atti fortemente invasivi- per esempio le intercettazioni, le perquisizioni, i sequestri, che  la Costituzione  riserva all’autorità giudiziaria… quindi l’ANAC può studiare il fenomeno, può cercare di prevenirlo. ma l’accertamento dei reati è esclusivo compito dell’Autorità giudiziaria…
Chiede quindi Corrado Formigli… (il giornalista e presentatore della programma): non è che quindi c’è un travalicamento (o uno scavalcamento) di competenze???
P.D.: No… sto dicendo che sono due sfere diverse…
C.F.: Non è che forse l’Anac utilizza degli strumenti che dovreste usare solo voi magistrati???
P.D.: NO… l’ANAC non usa affatto gli strumenti che usiamo noi magistrati…perché non può… la Costituzione non lo prevede… li usiamo solo noi… ma per accertare la corruzione è possibile farlo solo con quegli strumenti…
C.F.: E quindi non serve a niente l’ANAC???
P.D.: No… è un’autorità amministrativa che ha compiti diversi… ha la prevenzione della corruzione che è un’altra cosa…
C.F.: Secondo Lei serve quest’Autorità???
P.D.: non spetta a me decidere che cosa serve dell’attività dell’autorità amministrative…
C.F.: Si sarà fatto un’idea immagino… 
P.D.: ma… la tengo per me…
C.F.: va beh, la tiene per se… ma forse s’intuisce un po da quanto ci ha appena detto…
Anch’io mi sono fatto un’opinione diretta e non certamente positiva; il motivo??? segnalazioni attendibili delle quali finora non ho ricevuto alcuna risposta!!!
Ma si sa come va qui da noi: sono tutti così “fortemente impegnati“… dal non trovare mai il tempo necessario, per effettuare anche quelle semplici e banali verifiche!!!
Già, molti giudici sono così fieri della loro incorruttibilità che dimenticano spesso la giustizia, facendo sì che nel contempo… la corruzione dilaghi!!!