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Com’erano i torroncini??? Buonissimi!!! D’altronde sono offerti da noi…

 

Rimango basito nel leggere sul quotidiano “La Sicilia” l’articolo pubblicato stamani, non tanto per la vicenda in se… giudiziaria, ma per i personaggi coinvolti che dovrebbero rappresentare modelli a cui ciascuno di noi dovrebbe aspirare per quei principi di alta etica e moralità messi in campo, per trasparenza, lealtà e correttezza deontologica…                                                      “Ciao, ti sono arrivati i torroncini? chiede in un sms Vincenzo Barbaro a Luca Palamara, che, sempre via WhatsApp, lo rassicura: “Sì buonissimi!!!”. Sono le 11,26 del 15 gennaio 2018. E, al di là della dolcezza dell’approccio, lo scambio di messaggi fra il magistrato messinese e l’allora consigliere del Csm, l’oggetto del contatto è al di sopra di ogni sospetto. «Chi viene a Messina per l’anno giudiziario?», domanda Barbaro. «Ti faccio sapere perché stiamo decidendo», risponde Palamara.                  Ora però i due – il primo procuratore generale a Messina, il secondo ormai ex pm travolto dall’inchiesta che ha terremotato l’intera magistratura – sono al centro di un’informativa del Gico della guardia di finanza di Roma. 

Centosessantacinque pagine in cui la Procura di Perugia ha sfoderato le prove per le accuse a Palamara: nell’udienza preliminare di lunedì sono stati contestati i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e corruzione in atti giudiziari.

La nuova tesi dei pm perugini, guidati da Raffaele Cantone, è che Palamara sia stato il protagonista di una fuga di notizie riservate, che avrebbe acquisito anche da Barbaro (non indagato a Perugia), all’epoca pro-curatore facente funzione a Messina, e rivelato all’imprenditore Fabrizio Centofanti, fra gli imputati a Perugia, legato a sua volta all’avvocato Piero Amara, dominus del “sistema Siracusa”. Barbaro, dal canto suo, è tranchant: «La rivelazione di notizie è palesemente insussistente, come potrà essere comprovato nelle competenti sedi con inoppugnabile produzione documentale, oltre che con la deposizione di tutti i soggetti che a vario titolo si sono occupati del processo». E il pg di Messina preannuncia «sin da ora adeguate iniziative giudiziarie nei confronti dei responsabili».

Nell’informativa della guardia di finanza ci sono tre capitoli sul tema. A partire dai contatti fra Palamara e Barbaro, molti entro il limite della fisiologia fra un (potente) consigliere del Csm e un collega in carriera. Fra i due numeri ufficiali appena otto contatti in due anni, dal maggio 2017. E anche le chat Whatsapp (un’imbarazzante cloaca per altre toghe) non sono poi così scabrose. «Nominato!!!», comunica il grande capo di Unicost il 6 luglio 2017, quando cioè il plenum del Csm decide sul posto di procuratore generale di Messina. «Ok grazie», si limita a rispondere il diretto interessato. Che, qualche giorno dopo, ascoltate le critiche di Luca Forteleoni (re delle preferenze al Csm, pupillo di Cosimo Ferri e da oggi consigliere Anac) a Radio Radicale sulla sua nomina a pg, si sfoga proprio con Palamara, il quale gli sconsiglia di scrivere al consigliere critico. «Però bisognerebbe cantargliele, ha la faccia di bronzo», insiste Barbaro. «Su quello non preoccuparti», risponde Palamara all’interlocutore che sembra rassicurato: «Lo sappiamo fare bene». Alla vigilia di Natale del 2017, il magistrato messinese chiede all’interlocutore romano il numero di Paola Balducci, laica di sinistra del Csm. «Le ho promesso i torroncini», chiarisce. E Palamara ne approfitta («2 mandali pure a me») per chiedere e ottenere il dolce cadeaux. «Te li faccio mandare da Cavallo», gli garantisce il pg di Messina, riferendosi forse ad Angelo Cavallo, oggi procuratore capo di Patti. Fin qui soltanto carinerie fra colleghi. A tirare in ballo Barbaro, però, è un recente interrogatorio di Amara. 

Il “facilitatore” siracusano, lo scorso 4 febbraio, sostiene che «il dottore Barbaro, all’epoca procuratore facente funzione di Messina, non gradiva la nomina» di Maurizio de Lucia al vertice della Procura. Amara mette a verbale che «Barbaro si era rivolto a Palamara prima del nostro arresto. Di tale incontro mi era stato riferito da Centofanti. Questi mi disse che Palamara gli aveva riferito che Barbaro si era rivolto a lui perché l’appoggiasse ai fini del raggiungimento di un incarico direttivo». E poi il cuore dell’accusa: «Bar-baro avrebbe riferito a Palamara che a carico mio, di Calafiore (Giuseppe Calafiore, socio di Amara e coimputato in più processi fra Roma Messina) e di Centofanti non c’era nulla: “Tutta fuffa”. Poco dopo, in un incontro a Messina «per questioni riguardanti Eni», Amara avrebbe raccontato quanto appreso da Centofanti all’avvocato Bonaventura Candido, che «era molto amico di Barbaro» e infatti «gli andò a riferire» tutto. Il manovratore del “Sistema Siracusa” viene aggiornato da Centofanti anche delle successive evoluzioni. L’imprenditore gli racconta di «un nuovo incontro» fra Palamara e Barbaro, con quest’ultimo che «si era lamentato del fatto che io fossi al corrente ditale interlocuzione», ma anche del fatto che ne avesse parlato con Buonaventura. Ma Amara si spinge fino a ipotizzare un ulteriore faccia a faccia fra il procura-tore generale e il manovratore del Csm «dopo i nostri arresti del 6 febbraio 2018», quando emerse il verminaio di Siracusa. E la fonte è sempre Centofanti: «Barbaro nel corso di tale incontro – dice Amara – avrebbe riferito a Palamara questa frase: “Hai visto, fino a che ci sono stato io non è successo nulla, poi è arrivato de Lucia ed è successo quello che è successo!». Secondo i riscontri del Gico, Barbaro (in veste di procuratore facente funzione) partecipa ad almeno due vertici con i colleghi di Roma sulle indagini a carico di Amara & C.: il 14 febbraio e il 15 marzo 2017.

Nel verbale, quasi tutto omissato, l’avvocato siracusano lascia anche qualche traccia di veleno: «Temo che possa esserci un intreccio sistemico che possa danneggiarmi», dice ai pm riferendosi alla Procura di Messina. E sbotta: «Barbaro ha impugnato il patteggiamento di Calafiore, una circostanza mai vista in precedenza». L’ipotesi di un conto da regolare emerge anche nella prima difesa mediatica di Barbaro. Che, non a caso, sottolinea «due strane coincidenze temporali» rispetto alle accuse di Amara. La prima, per il pg, è aver «proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza di patteggiamento riguardante il coimputato dell’avvocato Amara, e cioè l’avvocato Calafiore, per inadeguatezza della pena»; la seconda è che proprio ieri a Reggio Calabria «un delicato processo» in cui il magistrato messinese «è parte offesa di plurimi reati di diffamazione».

Finora è soltanto la parola di Amara contro Barbaro, che nega con forza qualsiasi coinvolgimento. E a questo punto è importante la testimonianza di Candido. Anch’esso sentito, lo scorso 9 febbraio. L’avvocato messinese ammette di aver parlato con Amara delle indagini che lo coinvolgevano assieme all’ex pm di Siracusa, Giancarlo Longo, «per la prima volta nel corso di un pranzo» al ristorante “Da Nino” a Letojanni. In quell’occasione il terzo commensale è Angelo Mangione, socio e difensore del legale aretu-seo. Ma fu «un confronto tra colleghi che iniziavano a conoscersi», riferisce Candido, al quale però gli interlocutori chiedono già nel pranzo di «predisporre subito una memoria difensiva» per Longo, di cui poi assume la difesa. L’avvocato messinese incontrerà più volte Amara a Roma.

Ma ricevendo confessioni su fughe di notizie? «Mi fece comprendere di sapere tante cose sullo sviluppo delle indagini. Eravamo al corrente che tirasse una brutta aria». Candido, in questo contesto, non parla di Barbaro, con cui ostenta ai pm «un rapporto di viva cordialità», una conoscenza «non solo nella sua veste professionale». Eppure i dettagli sul magistrato sostiene di apprenderli sempre da Amara, che gli raccontò come Barbaro «avesse interesse a “tenere a bagnomaria” questa vicenda, in quanto toccava il dott. Giordano (Francesco Paolo Giordano, allora procuratore di Siracusa, oggi sostituto pg a Catania), che era un concorrente per la corsa alla Procura generale di Messina, e ciò poteva pregiudicare la sua corsa a tale incarico». Una teoria sostenuta anche dal suo assistito Longo («sembrava convinto che Barbaro aveva un interesse che le indagini andassero per le lunghe per colpire Giordano»), ma contestata da Candido, con-vinto che il magistrato messinese «era una persona perbene» e, dopo avergli parlato, che «non conoscesse i dettagli di tale vicenda». Ma l’avvocato poi arrestato gli fece anche «qualche riferimento al rapporto tra Barbaro e Palamara», con riferimento a «un contatto in relazione alla vicenda Procura generale». Nel lungo colloquio, i pm di Perugia leggono l’interrogatorio di Amara a Candido. Che, in un primo momento, con-ferma il racconto sulle «indagini fuffa», ma poi, facendo riaprire, smentisce. E, sui rapporti Palamara-Barbaro, fa aggiungere che la nomina a procuratore capo di Messina c’era già stata, così come «gli apprezzamenti di Longo sulla vicenda Giordano erano precedenti». L’avvocato invierà al Gico un’ulteriore integrazione per iscritto, definendo le ipotesi di Amara «forti suggestioni comunque mai riprese e, per quanto mi riguarda, francamente per nulla verosimili». Ma Palamara e Barbaro si sono mai incontrati davvero? Le indagini della guardia di finanza non riescono a certificarlo. Nella chat di Whatsapp, il 10 ottobre 2017, c’è la traccia di un mancato appuntamento al Montemartini (probabilmente l’hotel Palazzo Montemartini di Roma), «dove ci siamo visti l’altra volta», precisa l’ex pm. 

«Rispetto a tale presunto incontro non si hanno evidenze», scrive il Gico nell’informativa. Eppure è lo stesso pg di Messina a rivelare un incontro con il l’ex leader di Unicost. E lo fa in una “comunicazione riservata” alla Procura di Messina del 14 ottobre 2017. Avrebbe visto Palamara due giorni prima, «trovan-domi per ragioni di servizio a Roma», nel suo ufficio al Csm.

Barbaro premette di essere stato informato «da un mio conoscente» che «in non meglio precisati ambienti giudiziari, verosimilmente di Catania o Siracusa» s’era diffusa la notizia che le sue indagini, da procuratore facente funzione, sul sistema Siracusa «sarebbe stato strumentalmente utilizzato per danneggiare» il rivale Giordano, in quel momento sotto scacco, per ottenere il posto di pg a Messina, «grazie anche all’interessamento» del «collega e amico» Antonino Di Maio, «del quale sono stato il magistrato affidata-rio durante l’uditorato», e dell’onnipresente Palamara. Di Maio è l’ex procuratore di Trani poi indagato per abuso d’ufficio e favoreggiamento personale nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo. Ma i rumors sul piano anti Giordano a cui fa riferimento il magistrato nella “riservata” trovano un riscontro (di cui l’allora procuratore facente funzione è al corrente) anche in un’intercettazione ambientale nella stanza di Longo, nel febbraio 2017.

Barbaro va da Palamara «al fine di accertare se anche costui fosse a conoscenza» delle «infamanti esterna-zioni». E il guru del Csm lo rassicura: sono «dicerie palesemente infondate», perché «evidentemente sape-va» che Giordano «era estraneo ai fatti». Ma, «per ragioni che non venivano esplicitate», Palamara pronuncia davanti all’interlocutore una fatwa sull’allora procuratore di Siracusa: «Non sarebbe mai stato proposto quale dirigente di un ufficio giudiziario messinese». 

Eppure il dominus delle toghe, rivela Barbaro, «mi faceva chiaramente comprendere di essere a conoscenza di circostanze relative al procedimento penale in questione, nel quale era coinvolto un suo amico, e mi riferiva i nominativi dei magistrati titolari e del Gip». Ma il discorso «non veniva ulteriormente approfondito», perché Barbaro non è «in condizione di interloquire sul punto» in quanto non essendo più procuratore facente funzione di Messina, non ha più «notizie sullo stato del procedimento e sui magistrati titolari».

Il confronto, nel racconto di uno dei protagonisti, finisce «su altri argomenti con altri colleghi nel frattempo intervenuti nell’ufficio». Nell’informativa il Gico scrive che sull’incontro del 12 ottobre 2017 rivelato da Barbaro «non emergono evidenze investigative». Ma i finanzieri, nel notebook sequestrato a Palamara, trovano una convocazione della commissione del Csm. Al tredicesimo punto all’ordine del giorno (nelle sedute previste il 9, 10 e 12 ottobre) c’è «l’esposto del Sig. Cateno Roberto De Luca (alias: “Scateno”, oggi sindaco di Messina, più volte indagato e finora sempre uscito pulito, ndr) il quale si duole di presunti favoritismi politici e connivenze “dalle movenze anche mafiose”» da parte dello stesso Barbaro e di altri due magistrati, Valeria Curatolo e Mario Samperi. L’esposto 311/2017, relatore il consigliere Antonio Leone, verrà archiviato.

Avv. Carlo Taormina: ci spiega cosa sta accadendo all’interno di quel Tribunale di Messina???

Oggi a Messina per il seguito di un processo contro magistrati – relativamente alla gestione illecita delle esecuzioni immobiliari, notoriamente frequentate da mafia e malaffare – scontro tra un magistrato onesto che ha avuto il coraggio di denunziare e alcuni suoi colleghi ora indagati!!!

Avv., in un suo precedente post su “Facebook” Lei aveva parlato di “verminaio“, di pochi giorni il post pubblicato sopra, ed allora vorrei chiederLe: cosa sta accadendo all’interno di quel Tribunale, perché quanto Lei riporta, a noi semplici cittadini, sembra tutto così incredibilmente assurdo!!!

Non è che forse sia giunto il momento di coinvolgere da Roma, quel Ministero di Giustizia ed in particolare il Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza – Dott. Mario Di Iorio – rappresentando quanto sta accadendo, in particolare su eventuali collusioni o muri di omertà che a quanto sembra coinvolgono soggetti propriamente legati alle istituzioni???

Riporta bene un suo commentatore: Uno stato senza giusta giustizia non ha valore… La giustizia è la base dell’urbanizzazione. Il grande disastro è quando un uomo duro è coinvolto nel sabotare la giustizia!!!

Già come dargli torto… meno male che in questo mondo corrotto esiste ancora qualche magistrato onesto, perché sono ormai l’unica speranza per noi cittadini, il problema infatti è trovarli, perché stanno diventando sempre più rari…

D’altronde se si pensa che proprio ieri è stato condannato a 9 anni un ex pm di lecce che aggiustava processi in cambio di favori sessuali… 

Già… favori in cambio di giustizia con l’aggiustamento delle indagini e dei processi in cambio di regali, favori, ma soprattutto prestazioni sessuali!!!.

Condivido quanto dice il suo lettore “Luca Scaringella” in particolare sulla nostra regione e cioè sul fatto che un cittadino debba difendersi non solo dal marcio della mafia, ma anche da quanto realizzato della magistratura… 

Già… una cosa vecchia d’almeno 100 anni, me la raccontava mio nonno (quando avevo ancora i calzoni corti) come certa magistratura s’impossessava dei beni della gente… ed ora, siamo ritornati al passato. La domanda sorge spontanea: che succede a chi non può permettersi un avvocato del calibro di Carlo Taormina ? C’è qualche avvocato che difende questa gente gratis???

Ciò che maggiormente sconvolge è il totale silenzio dei media… anche se va detto, lo scorso anno il quotidiano “La Sicilia” riportava: Catania, eccesso di ribasso e sospetti sulle procedure: denunciati magistrati!!!

Ma com’è finita… quella denuncia querela presentata alla procura di Messina contro i quattro togati del tribunale di Catania???

Non è che oggi – l’Avv. Taormina stia facendo riferimento a una analoga circostanza, questa volta però compiuta nella cittadina peloritana??? Ed ancora, come mai nessuna testata ne parla???

La verità è che fintanto le inchieste non coinvolgono i media nazionali, fintanto che quelle notizia non vengono riprese da giornalisti del calibro del “Fatto Quotidiano”, da programmi come “Report” o da giornalisti come Massimo Giletti, beh… difficilmente queste notizie riceveranno mai la giusta attenzione e chi dovrebbe pagare, in particolare se questi uomini delle istituzioni, riescono solitamente a farla franca!!!

Cosa dire Avv., come aveva riportato in quel suo precedente post, siamo in presenza di un vero e proprio “verminaio”!!!

C.O.V.I.D…. il virus??? No: Collusioni Omertose (d’un) Verminaio Istituzionale Delinquente!!!

L’anno sta finendo, ma nulla sotto il profilo della gestione del malaffare, delle collusioni e di quei sistemi clientelari e corruttivi è andato diminuendo….

Infatti, grazie al “C.O.V.I.D.”, quanti gestiscono quei poteri d’affari hanno aumentato in questi mesi i loro introiti e tra loro – incredibile a dirsi – si sono insinuati anche coloro che viceversa avrebbe dovuto far rispettare la legge ed invece, per come stiamo leggendo in questi giorni, in modo celato si sino proposti per fare affari anche quei soggetti legati alla criminalità organizzata che hanno trovato grazie a questi ultimi, benefici che viceversa non avrebbe mai ottenuto… 

Difatti, basti contare le complicità che sono emerse durante l’anno su quegli uomini e donne della nostra magistratura, in particolare vedasi quanto emerso in Calabria, ma non solo, anche in luoghi che fino a poco tempo fa si credevano “immuni”, già… come il Trentino e la Valle d’Aosta!!!

Abbiamo visto ribaltare clamorose inchieste di mafia/’ndrangheta e quei loro affiliati considerati un tempo affiliati, ora, grazie alle sentenze, sono divenuti semplici appartenenti a gruppi malavitosi e quindi punibili con semplici reati di associazione… 

Sì.. questo “C.O.V.I.D.“, ha evidenziato mai come in quest’anno la diffusione di quel  virus… che nulla centra con quel “19”, perché questo tratta di corruzione, omertà, di un verminaio istituzionale delinquente,  sceso a patti con l’immoralità e perdendo ogni essenza propria di dignità!!!

Certo, le mafie in questo periodo – come ho scritto più di una volta quest’anno – si sono adeguate alla pandemia, anzi quest’emergenza sanitaria ha permesso loro di inserirsi in un più ampio mercato “legale“, lasciato ora libero da quegli scoraggiati imprenditori che hanno preferito chiudere la loro attività, cedendola dopo tanti anni di sacrifici… imprese che come stiamo vedendo, sono state immediatamente acquistate da quei “soggetti”, a prezzi certamente vantaggiosi…

E così… c’è chi fallisce o liquida tutto e chi viceversa prolifera, propone affari, gestisce nuove situazioni e soprattutto entrano a gamba tesa sul mercato, grazie a quelle complicità di cui parlavo sopra, già di quegli uomini istituzionali, della magistratura ed anche ahimè delle forze dell’ordine…

Sì… un sistema criminale controllato da personaggi legati ai vari clan che utilizzano il proprio portafoglio per corrompere dirigenti e funzionari di quegli uffici pubblici, ma non solo, grazie a sentenze pilotate limitano o fanno direttamente annullare quegli atti giudiziari…

Un sistema corruttivo ormai chiaro, basato su sentenza comprate, consulenze false, perizie affidata ad avvocati e commercialisti “amici degli amici”, il tutto per giungere a verdetti favorevoli che hanno quale fine quello di far beneficiare i criminali… 

Certo, il tutto è stato organizzato grazie anche al periodo di crisi che si è venuto a creare grazie al “Covid-19” che, se da un lato ha permesso di bloccare gran parte delle attività amministrative di quei Tribunali, di contro ha fatto sì che si potessero compiere celermente quelle attività burocratiche/giudiziarie senza che nessuno si potesse accorgere di quanto stesse accadendo, già… a iniziare dai loro colleghi certamente retti… 

Vedremo quindi a breve con la ripresa delle attività – grazie anche alle vaccinazioni – cosa accadrà all’interno di quegli ambienti e quanto tempo ci vorrà per riprendere a pieno quello standard, recuperando quanto è andato perduto…

Chissà quindi se con il 2021 non verranno portate a galla nuove inchieste, già… per scoprire che quanto finora emerso, non rappresenti altro che la punta di un iceberg, perché tutti quegli individui fortemente “inquinanti”, sono ahimè ancora sott’acqua!!!

A Catania esiste una “cupola” delle aste giudiziarie…

Vi sono notizie che dovrebbero sconvolgerci, poiché esse giungono in maniera impetuose, inaspettate,  eppure se ci si ferma un istante, nulla di ciò che potrebbe sembrare irrompente, rappresenta ora una notizia eclatante…

Il sottoscritto ad esempio ricorda come più di trent’anni fa… ascoltando qualcuno parlare di aste giudiziarie nella certamente nostra città etnea, evidenziava come quest’ultime fossero di fatto pilotate, certamente quelle immobiliari…

Tra l’altro proprio alcuni mesi fa, colloquiando con un signore pugliese, che si occupava di acquistare immobili nella sua regione attraverso aste giudiziarie, beh… in quella circostanza scoprivo dell’esistenza di un link attraverso cui scoprire ciò che è stato posto  all’asta: https://www.astegiudiziarie.it/       

Riprendendo, in quell’occasione si discuteva della possibilità di acquistare mezzi d’opera, quando il sottoscritto chiese dei chiarimenti sulle procedure da adottarsi per acquistare degli immobili… 

Ma ecco che a quel punto intervenne un quarta persona presente che affermò: a Catania nessuno può acquistare immobili senza passare dal… 

Non ricordo il nome della persona e la professione di riferimento, anche perché l’argomento trattato non era di mio interesse (già… consentitemi di aggiungere che mai e poi mai acquisterei un immobile per sottrarlo a quei suoi legittimi proprietari che per i motivi più svariati o chissà, forse per sopraggiunte difficoltà personali sono stati costretti a vendere…) e quindi non sono stato attento, ma mi aveva incuriosito il fatto che tutti sapessero di quella circostanza ma che nulla accadesse durante quei momenti, facesse qualcosa per cambiare questo stato di fatto!!! 

Il sottoscritto, proprio alcuni giorni fa era uscito con un post dell’Avv. Carlo Taormina: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2020/11/sono-sconcertato-da-un-post-pubblicato.html dove lo stesso sulla propria pagina Facebook aveva riportato: “Oggi è guerra a Messina. Vado per tentare di scoperchiare il verminaio catanese nelle esecuzioni immobiliari dovuto ad una autentica associazione per delinquere di cui sono magna pars alcuni magistrati. Il mio timore è di essere passato da un verminaio ad un altro che tutti vogliono proteggere in testa il Consiglio Superiore della Magistratura. Confido sempre in quel giudice di Berlino”.

Ed oggi, quasi avessi anticipato quanto stava per accadere, ecco giungere la denuncia del presidente della Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro, affiancato dal responsabile antiracket della Confederazione, l’ispettore della squadra mobile in quiescenza Alessandro Scuderi  e dal rappresentante dell’Associazione in Difesa delle famiglie, avv. Vincenzo Drago.

A Catania – dice il Presidente di Confedercontribuenti – “agisce una vera e propria cupola, formata da professionisti, notai, qualche giudice, tecnici, che specula sulle vendite all’asta dei beni pignorati a famiglie e imprese debitrici che, il più delle volte senza loro colpa, non sono state in grado di far fronte alle proprie scadenze perché vittime della crisi, della perdita del lavoro, dell’impossibilità di riscuotere i crediti, anche quando debitrice è una pubblica amministrazione”.

Continuando: “La magistratura, le istituzioni, le forze dell’ordine sono state chiamate ad un’azione di vigilanza che fino ad oggi è mancata sull’operato delle sezioni esecuzione dei tribunali, che hanno consentito di fare delle vendite  immobiliari forzose terreno di pascolo esclusivo di gruppi di speculatori che, servendosi di prestanome, si accaparrano a prezzi vili, irrisori rispetto ai valori di mercato, i beni che sono frutto di una vita di sacrificio e di lavoro, che al danno dello spossessamento aggiungono la beffa di rimanere gravati dalla gran parte del debito che residua”.

Questo ed altri fatti simili sono stati accertati dalla Guardia di Finanza, ma presso il Tribunale di Catania tutte le denunce presentate sono state “incredibilmente” archiviate, a differenza dell’altro Tribunale quello di Messina dove si sta procedendo sulla base delle medesime…

Ho letto che il sospetto (suffragato da fatti circostanziati e documentato da un gran mole di atti), è che, a Catania come altrove, all’ombra delle esecuzioni immobiliari si compiano operazioni di riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite… in particolare in questo momento di crisi finanziaria a causa dell’emergenza sanitaria “covid”, dove ahimè, pignoramenti e vendita dei beni all’asta, hanno assunto numeri esponenziali sempre più alti,  provocando di fatto un dramma sociale che è pronto ad esplodere.

E quindi, ritornando alla notizia d’apertura, qual è la novità… quella che sapevano tutti???