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Gratteri: le mafie e la Pa corrotta…

Lo ha detto il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, durante un evento organizzato intitolato: “Legalità e Solidarietà: diritti ed etica per un welfare moderno”.

Una cosa è certa, che le mafie utilizzino i canali delle PA per raggiungere i loro scopi è cosa ormai risaputa e quindi nel sentir parlare di “etica” in un paese che non conosce la distinzione tra bene e male, non può che farmi sorridere…
Certo, parlare di etica è veramente difficile, in quanto quel concetto è strettamente legato a comportamenti morali a cui la maggior parte dei miei connazionali dimostra indifferenza, anzi loro hanno scelto il peccato rispetto all’obbligo morale di tendere verso il bene del paese, facendo valere così non virtù, ma quei propri vizi, gli stessi che determinano tutte quelle circostanze illegali, collusive e corruttive, di cui  abitualmente sentiamo parlare nei notiziari.

Ciò che non si vuol comprendere è che quei responsabili delle pubbliche amministrazioni, proprio per il ruolo che ricoprono, sono chiamati quotidianamente ad agire in modo etico e morale, cercando quindi di fare sempre ciò che è giusto per il bene comune.

“Il problema del contrasto alla corruzione e ai collegamenti con le mafie – precisa ancora il Procuratore – è difficile da risolvere perché quest’ultime non fanno più uso di metodologie coercitive bensì mirano a trovare accordi anche con quella parte della pubblica amministrazione che preferisce farsi corrompere”.

E sì perché va detto, a nessuno di loro viene richiesto in maniera forzata di compiere quelle azioni irregolari o contrarie alla legge, non si tratta quindi di dover subire pressioni esterne che rendono quindi difficili le decisioni da prendere, quelle eticamente giuste…

No… essi si prestano in maniera spontanea a quelle azioni, offrono a quel sistema corruttivo se stessi pur di ricevere qualcosa in cambio, tra l’altro va detto, quella mancata moralità porta ciascuno di essi a non pensare minimamente a quelle eventuali conseguenze negative che si potrebbero ahimè patire, perché sanno che la giustizia, quella messa in campo dentro i Tribunali, non giungerà mai a loro… 
D’altro canto va detto, a poco o nulla servono quegli strumenti di controllo, ad esempio i codici etici, di condotta, i controlli interni ed esterni etc… accertamenti che non modificano minimamente le azioni improprie di molti funzionari pubblici, che per come vediamo ogni giorno, continuano ad essere costanti se non in aumento…

E difatti, “negli ultimi decenni – sottolinea Gratteri – c’è stato nel nostro Paese un forte abbassamento della morale e dell’etica che ha investito il mondo delle professioni, facilitando le mafie e portando ripercussioni nel lavoro. In particolare le mafie, non hanno più il problema di doversi arricchire perché già lo sono di loro, il reale problema difatti consiste nel giustificare la ricchezza posseduta, in particolare quando chiamati in causa dalle forze dell’ordine, ed allora ecco che improvvisamente si scopre come quel denaro sia servito per acquistare alberghi, ristoranti, pizzerie, terreni, attività commerciali, imprese, ma nonostante tutto ciò, non sono ancora capaci di fare il riciclaggio sofisticato”!!!

Ma d’altronde va detto, osservando come la corruzione si sia fortemente connessa con quasi tutte le attività di questo Paese, grazie soprattutto anche a decisioni politiche scellerate che vanno nella direzione opposta ai concetti di legalità, ecco che si palesa ovunque una totale sfiducia dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione, ma non solo, anche di quel sistema giudiziario che si macchiato di connivenze massoniche e mafiose, le stesse che hanno fatto perdere efficienza ed efficacia alle istituzioni pubbliche, causando un danno sociale ed economico significativo.

Il Procuratore Gratteri suggerisce quindi che per i sopraddetti motivi vi sia bisogno di “sbloccare le assunzioni nella pubblica amministrazione, perché in Italia a soffrire sono le forze dell’ordine e gli uffici giudiziari. Solo sbloccando le assunzioni, avremo persone specializzate e capaci”!!!

Ma vorrei chiedere al procuratore, quando ad essere assunti saranno i giovani “raccomandati”, quando quelle assunzioni verranno – per come abitualmente avviene – pilotate da quel sistema corrotto, quando quei giovani sono i figli dei genitori immorali e soprattutto ricattati di questo Paese, gli stessi che hanno trasmesso ai loro figli quel germe infetto della corruzione, mi dica, cosa ci potremmo mai aspettare da questa nuova linfa che trasporta solo fetido marciume???   .

Procuratore, comprendo il suo nobile sentimento d’aspettazione fiduciosa che ha nei confronti delle nuove generazioni, ma ritengo che questa sola speranza non basti a cambiare il Paese, perché solo cambiando le regole, rafforzando la trasparenza, adottando leggi e normative che impongono la pubblicazione di informazioni sulle attività svolte e soprattutto attraverso l’accesso del pubblico a tali informazioni, di cui la maggior parte di esse, mostra essere ancora obsolete.
Proprio ieri ad esempio, nel ricercare un contatto telefonico all’interno di una pagina web istituzionale, mi sono imbattuto su numero telefonici del tutto inesistenti (difatti sto già preparando il mio prossimo post…).

Ecco, da quest’ultimo esempio si comprende in quale paese viviamo, uno Stato dove ai suoi cittadini  non interessa nulla, se non le proprie “robe” già come quel “Mazzarò” nella novella del Verga;  pensano tutti ai propri interessi o come ripeto spesso, al proprio orticello, poi per il resto, ciascuno, si fai i caz… propri e degli altri pensa: possono pure morire!!! 

 
Auspicare quindi che attraverso lo sviluppo di una cultura d’integrità e responsabilità si possa modificare questo attuale stato di cose o che attraverso la formazione e la sensibilizzazione di giovani funzionari pubblici si riesca finalmente ad elevare a quei valori etici ed morali, gli stessi che dovranno guidare nel tempo ogni loro azione, beh… mi sembra tutto alquanto magnifico, peccato che tutto ciò, sia ancora fortemente distante dalla realtà!!!
La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle.
Sant’Agostino

Il Cavaliere su Facebook…

Io resisto! non mollo. State tranquilli che non mi faccio da parte, resto io il capo del centrodestra. Farò sino all’ultimo l’interesse del Paese e degli italiani. Andate avanti con coraggio. Non vi farò fare assolutamente brutte figure. Prepariamoci al meglio…
Al meglio o al peggio direi…
Intanto minaccia la caduta del governo se il pd dovesse votare per la decadenza e poi da solito dittatore dichiara che “il leader resto io…“.
E’ chiaro che lancia un messaggio a quanti nel suo partito gli darebbero una buona spallata per levarselo dinnanzi e di questi ( statene certi… ) c’è ne sono tanti… mentre qualcun’altro già sperava di prendere il suo posto, promuovendosi nuovo leader del centrodestra… ( io tra questi non ne vedo uno che possa prenderne il posto… )
Ma poi, veramente pensate che uno che ha il potere in mano lo lasci al primi venuto, ma queste cose non succedono neanche tra parenti… forse se proprio non se ne può farne a meno si passa lo scettro al figlio…
Mi piace quando scrive… andate avanti con coraggio, infatti è quello che andiamo facendo da anni… perché ci vuole coraggio a stare in questo paese, governato da soggetti che a differenza di quello che poi aggiunge… ci ha fatto fare soltanto brutte figure!!!!
Vi risparmio i commenti, che a seconda delle frasi vengono epurate… ( quasi fossimo nei vecchi Tg di Rete4 con Emilio Fede direttore…)
La decadenza da senatore del Cavaliere è ormai giunta alla fine… e se si vuole dare nuovamente dignità e rispetto a questo nostro paese, nessun condizionamento deve esserci imposto… in particolare se questo viene fatto al Presidente della Repubblica Napolitano, che non ha alcun motivo di intromettersi in una vicenda giudiziaria in particolare dopo esserci stata una condanna…
Non deve esistere per nessuno, la possibilità di modificare le sentenza… la legge è uguale per tutti… e le sentenza vanno rispettate…anche dai Cavalieri…
Tranquilli che il suo non è amor di patria, ma amor proprio… già proprio per la sua “Robba”, vi ricordate la novella del Verga???  
Già in quella novella il contadino Mazzarò viene descritto come un uomo ” ricco come un maiale” (metafora che rappresenta anche la sua avidità di ricchezza) che aveva la testa simile a un brillante (per rappresentarne l’intelligenza). 
Egli finisce, piano piano, per appropriarsi di tutti i terreni che appartenevano a un potente barone, il quale viene costretto a vendere prima i suoi possedimenti e successivamente anche il suo castello (eccezion fatta per lo stemma nobiliare, Mazzarò infatti non era interessato all’appropriazione di alcun titolo nobiliare). 
Verga esaspera nella novella i concetti del duro lavoro e dell’attaccamento ai beni materiali, poiché in ogni caso il destino inevitabilmente alla fine travolge l’uomo.
L’ossessione infatti di questo uomo (Mazzarò) è di poter espandere sempre di più i suoi possedimenti, avere sempre più “roba”, alla quale egli è molto legato. 
Il suo attaccamento ai beni materiali è così forte che quando gli comunicano che si avvicina il momento di separarsene poiché si trova in punto di morte, non sapendo come poterla portare via con se… decide di ammazzare a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, al grido di “Roba mia, Roba mia… vieni con me!“.