- Fino a 20 volte il costo di altre regioni per la stessa procedura.
- 12.000 € solo per dimostrare di aver rispettato le regole (le famigerate verifiche di ottemperanza a 4.000 € a fase).
Il piano da 53 miliardi di dollari proposto dall’Egitto e approvato dalla Lega Araba mira a ricostruire Gaza entro il 2030, permettendo ai palestinesi di rimanere nella Striscia.
Tuttavia, questa proposta sembra destinata a fallire.
Israele e gli USA hanno già respinto l’idea di dialogare con Hamas, ritenuto un gruppo non pronto per il dialogo o per costruire una democrazia. Senza il loro sostegno, il piano rischia di restare solo sulla carta!
Israele, tra l’altro, insiste fortemente sul disarmo di Hamas e rifiuta qualsiasi ruolo dell’Autorità Palestinese a Gaza. Gli USA, pur apprezzando lo sforzo arabo, ribadiscono che Hamas non può governare il territorio.
Il piano egiziano, seppur interessante, prevede la ricostruzione di infrastrutture, abitazioni sostenibili e persino un aeroporto, ma non affronta le cause profonde che hanno dato vita al conflitto e che, fino ad oggi, non si sono rimarginate.
Secondo il mio pensiero, l’unica via per una pace definitiva è creare uno Stato Palestinese in un’area totalmente nuova, utilizzando i fondi destinati alla ricostruzione di Gaza per costruire uno Stato moderno da zero. Inoltre, si potrebbe risarcire l’Egitto, che dovrebbe rinunciare a una parte del suo territorio – un’area attualmente deserta e inutilizzata.
Questo approccio eviterebbe di ripetere gli errori del passato e garantirebbe ai palestinesi un futuro stabile e prospero, lontano dalle tensioni attuali.
Ecco… solo così si potrà porre fine al conflitto e costruire un nuovo inizio. Altrimenti, quanto si sta compiendo sono soltanto chiacchiere inutili!
Alcuni studiosi, seppur in minoranza, sostengono che le organizzazioni mafiose abbiano una natura politica, non limitandosi a semplici rapporti di collusione con la sfera istituzionale.
Questa visione va oltre l’idea di una mafia che si intreccia con politici corrotti o partiti. Si tratta di una prospettiva che riconosce alle associazioni mafiose un’autonomia e una sovranità tali da porsi quasi su un piano di parità con lo Stato.
Come evidenziato da Mauro Fotia (docente di Scienza Politica nelle Università di Messina e Trieste, per poi passare all’insegnamento di Sociologia Politica presso l’Università di Roma «La Sapienza». Studioso dei rapporti tra classi politiche e masse, ne ha esaminato in particolare i profili legati ai partiti, ai movimenti sociali e alle lobby), le mafie non sono semplici gruppi criminali, ma veri e propri ordinamenti giuridici paralleli. Hanno regole interne, procedure, sanzioni e una struttura che ricorda quella di uno Stato.
Questo spiega la loro potenza economica e la capacità di imporre le proprie leggi, escludendo quelle statali. La mafia, in questa visione, non è solo un’entità che sfrutta il sistema, ma un soggetto che contende il potere allo Stato, affermando una logica di dominio che si concretizza in un’enorme accumulo di ricchezza.
Ma perché questa interpretazione è così importante? Perché ci aiuta a comprendere la reale portata del fenomeno mafioso. Non si tratta solo di criminalità organizzata, ma di un sistema che si insinua nelle pieghe della società, della politica e dell’economia, creando un vero e proprio Stato nello Stato. Questo spiega anche perché, nonostante decenni di lotta, la mafia continui a resistere e a prosperare.
Tuttavia, non possiamo ignorare l’altra faccia della medaglia: il rapporto tra mafia e politica tradizionale. La collusione tra organizzazioni mafiose e settori delle istituzioni è un dato di fatto, ampiamente documentato.
Basti pensare alle relazioni della Commissione Parlamentare Antimafia che hanno messo in luce i legami tra mafia e politica in Italia. Questi documenti, insieme al lavoro di magistrati, studiosi e politici, hanno contribuito a delineare un quadro in cui la mafia non agisce solo come entità autonoma, ma come un attore che sfrutta il sistema politico per rafforzare il proprio potere.
E qui entra in gioco un altro aspetto cruciale: l’acquisitività politica.
Si tratta della capacità di utilizzare il potere politico, sia in modo legale che illegale, per raggiungere obiettivi economici. Questo spiega perché la mafia non sia solo un problema di ordine pubblico, ma un fenomeno radicato nelle disuguaglianze sociali ed economiche del Paese. Il sottosviluppo, la povertà, lo sfruttamento e la marginalizzazione del Mezzogiorno non sono solo conseguenze della mafia, ma anche cause che ne alimentano l’esistenza.
In sintesi, la mafia non è solo un “male” da combattere, ma un sintomo di problemi più profondi: un sistema che sfrutta le debolezze di un territorio e di un’economia squilibrata.
Per sconfiggerla, non basta la repressione. Serve un cambiamento strutturale, che affronti le disuguaglianze e restituisca dignità e opportunità a chi vive in queste aree. Solo così si potrà spezzare il circolo vizioso che alimenta il potere mafioso.
Le statistiche parlano chiaro: la delinquenza è più diffusa tra i giovani e raggiunge il picco tra i 20 e i 25 anni, per poi diminuire gradualmente con l’età.
Questa tendenza evidenzia come l’attività criminale inizi spesso precocemente, alimentata dall’immaturità, dall’inesperienza e dalla difficoltà nel riconoscere i pericoli, inclusi i soggetti che spingono verso il malaffare.
I giovani, in questa fase della vita, sono più inclini a comportamenti impulsivi, ribelli e meno conformisti.
Questi fattori, insieme a una maturità sociale non ancora pienamente sviluppata, contribuiscono a renderli più esposti alle attività illecite. Ed è proprio per questo che è essenziale intervenire: sostenere i ragazzi nel loro percorso di crescita psicologica e sociale è la chiave per allontanarli dalle lusinghe della criminalità.
Osservando in questi lunghi anni il mondo lavorativo posso affermare, senza alcuna incertezza, che i giovani coinvolti in attività criminali svolgano ruoli marginali, spesso i più rischiosi e facilmente identificabili, come furti o rapine.
Al contrario, le attività criminali più sofisticate, come quelle nel mondo economico o ai vertici delle organizzazioni mafiose, sono riservate a chi ha raggiunto una posizione consolidata con l’età. Questo scenario rende ancora più urgente offrire ai giovani opportunità alternative che possano dare loro un senso di appartenenza e realizzazione senza dover ricorrere al crimine.
Laddove la disoccupazione e l’esclusione sociale sono più forti, l’adesione a una “cosca” spesso appare come l’unica via per ottenere promozione sociale e affermazione personale.
E allora, cosa possiamo fare? Lo Stato ha il dovere di offrire ai ragazzi percorsi di formazione, lavoro e crescita che li aiutino a dire “NO” alla criminalità, anche in contesti difficili. Dare loro una vera alternativa significa sottrarli alla morsa della criminalità organizzata, offrendo un futuro migliore non solo a loro, ma anche alla nostra società.
Se vogliamo davvero contrastare la criminalità giovanile, dobbiamo smettere con le chiacchiere sterili e investire seriamente in programmi che mettano i giovani al centro, perché ogni ragazzo salvato dal crimine è un passo verso una società più giusta e sicura per tutti.
Mentre gran parte del mondo sembra entusiasta per l’attuale governo siriano, io nutro forti dubbi riguardo alla sincerità delle dichiarazioni del leader Ahmad al-Shara, precedentemente noto come Abu Mohammed al-Jolani.
Non posso fare a meno di pensare che dietro le sue belle parole si celi l’intenzione di ripristinare un modello di governo simile a quello dell’Afghanistan sotto i “Talebani”.
A differenza di Papa Francesco, che si è mostrato ottimista nel recepire i segnali di apertura verso la comunità cristiana, io sono convinto che le azioni intraprese siano semplicemente una facciata per guadagnare tempo e rinforzarsi militarmente, riprendendo poi atteggiamenti che hanno già caratterizzato il passato di questo leader.
L’obiettivo non dovrebbe limitarsi a evitare conflitti militari o ideologici, ma a promuovere un concetto di democrazia più inclusivo e rispettoso…
Certo, non possiamo aspettarci un modello ideale nell’immediato, ma almeno un sistema simile a quello della Turchia, che consenta alle donne di vivere con dignità e senza coercizioni, rappresenterebbe un progresso rispetto alla realtà attuale.
Tuttavia, la mia sensazione è che il nuovo governo stia solo cercando di stabilire le condizioni minime per la sopravvivenza, sfruttando gli aiuti internazionali.
Difatti, questa prospettiva si riflette nelle recenti dichiarazioni del ministro degli Esteri siriano, Asaad Hassan al-Shaibani; durante una visita in Qatar, ha chiesto agli Stati Uniti di revocare le sanzioni, definendole un ostacolo alla ripresa del Paese devastato dalla guerra. Secondo al-Shaibani, “le sanzioni rappresentano una barriera per il popolo siriano, impedendo lo sviluppo e la creazione di partnership con altri Paesi”. Ha ribadito che l’appello a eliminare queste misure non è più legato al regime di Bashar al-Assad, ma è ormai una necessità per la popolazione civile.
Anche il primo ministro del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, ha riaffermato il sostegno del suo Paese all’unità, alla sovranità e all’indipendenza della Siria. Ed è in questo contesto che i ministri degli Esteri di Francia e Germania hanno incontrato al-Shara a Damasco. Tuttavia l’incontro è stato segnato da polemiche: al-Shara ha stretto la mano al ministro francese, ma ha salutato la collega tedesca, Annalena Baerbock, con un gesto del cuore, citando una rigida interpretazione delle regole del Corano.
Di una cosa sono certo: è fondamentale valutare concretamente l’evoluzione politica di questa dirigenza e verificare se alle promesse seguiranno azioni concrete.
Se ciò non accadrà, sarà necessario pensare a soluzioni diverse. La popolazione civile, ancora presente in Siria, ha bisogno di ritrovare non solo unità d’intenti per il bene comune, ma soprattutto una serenità che manca da oltre mezzo secolo.
Tra i vari argomenti affrontati, emerge innanzitutto la salute: “Migliorare la sanità pubblica è stata la nostra priorità fin dall’inizio”.
Schifani ha sottolineato lo stanziamento di 750 milioni di euro destinati a nuovi ospedali, tra cui il Polo pediatrico di Palermo, che si prevede diventi un centro di eccellenza.
Un altro tema trattato è l’emergenza rifiuti; il Presidente ha affermato che “il percorso verso la realizzazione dei termovalorizzatori è ormai tracciato”, delineando una possibile soluzione per superare questa criticità.
Si è poi affrontato il problema della siccità, con l’annuncio che i dissalatori saranno operativi già dalla prossima estate. Una promessa ambiziosa, vista la gravità di questa problematica, che richiede interventi strutturali e immediati.
Nelle politiche sociali, Schifani ha menzionato il sostegno alle famiglie più fragili con il “reddito di povertà”, una misura una tantum pensata per offrire un aiuto concreto e immediato a chi ne ha più bisogno ed ha inoltre anticipato ulteriori iniziative per incentivare i consumi, senza però fornire dettagli specifici.
Tuttavia, nel suo messaggio manca un riferimento fondamentale: il contrasto alla corruzione. Già… nessuna parola sui fondi regionali spesso bersaglio della criminalità organizzata, sulle dinamiche della politica corrotta, sulla mancanza di merito e sul diffuso clientelismo che soffoca lo sviluppo della Sicilia.
In conclusione, Schifani invita i siciliani a guardare al futuro con fiducia: “La strada è ancora lunga, ma sono certo che, uniti, possiamo costruire una Sicilia più forte”. Parole che suonano bene, ma che necessitano di essere accompagnate da fatti concreti.
Non resta che attendere la fine di questo mandato per giudicare quanto di queste promesse sarà realizzato e quanto, invece, rimarrà nel limbo delle buone intenzioni.
Il tempo ci dirà se si tratterà di un vero cambio di passo o di una semplice reiterazione delle vuote promesse a cui, purtroppo, ci hanno abituato molti dei suoi predecessori…
Debbo ringraziare Salvatore Calleri che in un suo post del 2019 al link: https://www.juorno.it/mascariare-larte-subdola-di-schizzare-fango-e-delegittimare-chi-combatte-la-mafia/ riportava: “Mascariare” è un termine siciliano, difficile da tradurre per un continentale. Termine usato attualmente dalla mafia e dai suoi sostenitori oppure dai suoi utili idioti, a volte consapevoli a volte ignari.
Ecco, leggendo quanto sopra mi sono sentito rinfrancato nel vedere che non mi ero allontanato di molto da quella supposizione, d’altronde lo stesso Calleri continuando scriveva: la mia personale traduzione sensoriale (su quella parola) è quella di cammuffare… al fine di confondere. Di rendere grigio il bianco ed il nero. Il “mascariamento” è la base per delegittimare una persona che (ma non solo) combatte la mafia!!!
Ho provato a intuire quale messaggio si volesse trasmettere e soprattutto a chi, per fortuna a mio sostegno è intervenuta ancora una volta la frase del post di Calleri: Sei un giornalista, un magistrato, uno sbirro, un politico, un membro di un’associazione, un tecnico che da fastidio alla mafia? Non ti preoccupare che il “mascariamento” è dietro l’angolo. Sei stato minacciato, ti han fatto un attentato che magari è stato sventato? Non ti preoccupare diranno che te lo sei fatto da solo ed insinueranno il dubbio!!!
Ed allora, restando in attesa di scoprire quale messaggio si volesse inviare e soprattutto a chi, per “par condicio” riporto quanto dichiarato alla fine di quel (particolare) post e cioè: i dati “dimostrano” che contro quella gestione sia stata montata una campagna con l’obiettivo “di mascariare”!!!
Con “deficit” in economia, si indica la situazione economica di un’impresa nella quale i costi superano i ricavi oppure di un ente pubblico nel quale le uscite superano le entrate!!!
Così facendo, si potrà garantire quella necessaria ripresa del mercato del lavoro, offrendo a quanti oggi disoccupati, nuove opportunità occupazionali, sia come dipendenti, che come lavoratori autonomi…“Seconda stella a destra… questo è il cammino…” con queste parole iniziava una canzone di E. Bennato, ed oggi, riferendomi a questa mia isola, rivedo in quel testo, quell’isola che non c’è…
Immaginate quell’amore per la cucina, per i dolci, quella dedizione per la terra che fa raccogliere meravigliosi frutti, tra cui uve bianche e nere, che danno luogo a fantastici vini…
La sera dopo essersi abbuffati in uno dei tanti ristoranti a base di pesce… ci si ferma in quei chioschi, per bere un dissetante mandarino al limone oppure un tamarindo che aiuta a digerire…
Una terra che si fa scoprire poco per volta… e ad ogni fermata, si resta entusiasti per i colori, per quello spettacolo, per la fetta di pane casareccio offerta, con sopra quel nostro verde olio d’oliva, un “ciliegino” di Pachino ed un pizzico d’origano…
Per gli amanti della natura vi sono i parchi: quello dell’Etna, dei Nebrodi, dei Peloritani e delle Madonie… dove si possono trovare vari agriturismi specializzati con prodotti tipici naturali e biologici… si potrà mangiare quella ricotta appena fatta, da gustare calda,
Finora ho parlato dell’isola che c’è, di quella naturale e meravigliosa… poi ve ne un’altra, che nei fatti non esiste, un’isola che è rimasta fortemente in ritardo rispetto al resto dell’Italia…
Un’isola abbandonata a se stessa, senza crescita e sviluppo… nessun miglioramento qualitativo del capitale umano, ma il tutto basato, sul solito passaggio di consegne, da padre a figlio…
Un’isola nella quale gli uomini istituzionali la fanno da padrona, creando sempre più distanza dai semplici cittadini e allontanando così quei principi morali di coesione sociale…
Un’isola in cui non esistono investimenti produttivi e dove non vengono realizzate quelle necessarie infrastrutture…
Sta scomparendo anche quel po di potenziale tecnologico sviluppatosi negli anni 70′ e soprattutto mancano le innovazioni…
I mercati esteri sono nelle mani degli altri stati concorrenti, in particolare quelli prospicienti il mar Mediterraneo, ed i nostri prodotti tipici, sono stati valorizzati solo sulla carta… ma non nei fatti, i numeri delle esportazioni difatti… sono profondamente crollati!!!
Se poi consideriamo la spesa per la Pubblica Amministrazione nel suo complesso, ecco che la nostra isola è al primo posto tra le regioni meridionali con incrementi di oltre il 30% la media nazionale; la maggior parte di essi gode di quel clientelismo e soprattutto di quella tanto ricercata raccomandazione!!!
A differenza delle altre regioni si spende di più, per ricevere di meno… e con risultati decisamente scadenti in termini, sia di crescita del reddito che dell’occupazione…
Gli stessi imprenditori (o meglio molti tra essi…) colpiti dalla crisi, stanno reagendo adattando quei meccanismi di collusione e corruzione, piegandosi – per voler rimanere produttivi nel mercato economico – a quelle protezione legate alla ben nota associazione criminale, beneficiando così di conseguenza, di tutti quegli sbocchi offerti, dalle loro attività “legali”…Il giudice Borsellino disse “la Sicilia un giorno sarà un posto bellissimo”.
E’ un vero peccato che non abbia avuto modo di dirci… quando questo accadrà!!!
“Ammettiamo che in questa zona, in questa provincia, operino dieci ditte appaltatrici: ogni ditta ha le sue macchine, i suoi materiali: cose che di notte restano lungo le strade o vicino ai cantieri di costruzione; e le macchine son cose delicate, basta tirar fuori un pezzo, magari una sola vite: e ci vogliono ore o giorni per rimetterle in funzione; e i materiali, nafta, catrame, armature, ci vuole poco a farli sparire o a bruciarli sul posto. Vero è che vicino al materiale e alle macchine spesso c’è la baracchetta con uno o due operai che vi dormono: ma gli operai, per l’appunto, dormono; e c’è gente invece, voi mi capite, che non dorme mai. Non è naturale rivolgersi a questa gente che non dorme per avere protezione?”.
C’è lo dice lo stesso capitano Bellodi…
Sono gli stessi uomini e/o donne che, di volta in volta (a seconda delle indagini giudiziarie…) vengono arrestati ed il patrimonio intestato loro, viene confiscato…Vi è una totale incapacità a comprendere i reali problemi di questa terra e si cerca sempre di addossare questa propria inadeguatezza, attribuendoli ad aspetti terribili, alla crisi in corso e ad altre ben futili motivazioni…
Gli italiani da sempre sperano che ci sia qualcuno che li tira fuori dai guai… un tempo vi era chi credeva in Mussolini, poi in Andreotti, Craxi, il Cavaliere, quindi Prodi… Monti… ecc…ecc…
“Lasciate ogni speranza, o voi che entrate“, difatti… sperare di entrare in questo sistema per modificarlo è soltanto una pura follia!!!
Una premessa bellissima… che rapportata ai dati presentati… e come dire al “Palermo Calcio” che si è appena salvato dalla retrocessione (da catanese sono veramente felice per i miei amici palermitani e per tutti i Siciliani che amano lo sport…) che l’anno prossimo la squadra vincerà lo scudetto!!!
Bisogna ridare credito agli imprenditori onesti o ai tanti aspiranti che vogliono iniziare una nuova attività…Le soluzioni per risolvere questa crisi ci sono… ma per applicarle servono persone capaci… e questo purtroppo rappresenta ancora oggi… il nostro più grande problema… se si vuole procedere con la volontà di cambiare pagina…
Eliminare radicalmente quel modo subdolo di procedere, fatto di collusioni, protezioni, favoritismi, clientelismi, scambi di favori, richieste personali… di cui noi tutti siamo ben a conoscenza, anche se il più delle volte, facciamo finta di non saperle queste cose… o meglio ne prendiamo atto come se queste capitano soltanto agli altri… dimenticando quelle che giornalmente andiamo compiendo!!!
Dopo aver nominato altri commissari in Trentino Alto Adige, Molise, Basilicata ecco che per la Sicilia è stato scelto “Mister Sixtyone-zero – 61 a 0” perché da coordinatore di Fi nell’isola, fece vincere al suo partito tutti i collegi uninominali…
Certamente anche “cosa-nostra” sa che per continuare ad avere quella necessaria influenza, dovrà canalizzare da qualche parte quei voti… e certamente non saranno la sinistra di Renzi o il M5Stelle di Grillo i suoi migliori interlocutori, anzi tutto il contrario…
Incredibile… ed invece è tutto vero, con l’aggiunta che per quanto paghiamo, non godiamo minimamente di servizi adeguati, anzi questi sono quasi sempre, scadenti e ove privi della cosiddetta “raccomandazione” si fa pure fatica ad usufruirli…
Ahh… l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire ” UMANITA’ “, una bella parola… ma piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i ( e con rispetto parlando…) pigliainculo e i quaquaraquà…
La mafia, l’omertà e la collusione a svariati livelli nello Stato, il profondo radicamento mafioso nella popolazione, sono le basi narrative su cui si poggia il romanzo poi diventato un celebre film con il titolo ” Il giorno della civetta “, oggi come allora attuale, dal forte messaggio di denuncia…, in un momento in cui l’attivismo antimafia sta attraversando un momento di scarsa visibilità e di debole dinamicità, rispetto ad alcune fasi del passato, dove l’appassionata reazione della società civile, seguita alle stragi degli anni novanta, aveva operato una completa trasformazione, sia nei giudizi che nei comportamenti degli stessi cittadini nei confronti della mafia….
I problemi della realtà siciliana, dovuti principalmente a quel sottosviluppo culturale ed economico, che rappresenta su tutti i cittadini, una spada di Damocle, crea indirettamente, quella condizione favorevole per poter alimentare consensi alla mafia, che in questa anomala situazione, tende a sostituirsi allo Stato per poterne prenderne il posto…
L’organizzazione mafiosa infatti, continua in maniera imperturbabile i propri affari, procedendo così in maniera silenziosa a muovere i propri tentacoli, grazie a quelle connivenze politiche e istituzionali, confortate da deboli resistenze da parte di commercianti e imprenditori alle richieste estorsive, incoraggiati dall’omertà assoluta da parte dei cittadini, sollevati da quella mancata credibilità sulle istituzioni statali e sulla incapacità di fare rispettare le regole, rassicurati inoltre da controlli inesistenti e dalla ampia discrezionalità nelle applicazioni delle norme, e per finire… appoggiati da una inespressa e superficiale repressione statale, fatta di procedimenti penali ” soft ” e non certamente severi…
Ah…, finalmente dalle 8.00 di domani si può iniziare a votare…
Non se ne poteva più, di tutta questa propaganda elettorale, di trasmissioni televisive, dove è stato promesso di tutto e di più…
Chissà, quante di queste promesse non saranno mantenute, saranno quindi ricordate come false, ma soprattutto quanti resteranno delusi, per aver contribuito, con il proprio voto, ad una situazione che è rimasta inalterata…
E noi… già poveri noi, spettatori inermi, di uno stato di fatto, a cui si è sperato dare una svolta, un cambiamento…, ma che forse non arriverà mai…
Comunque, intanto andiamo a votare, ognuno in coscienza, voti chi meglio reputi, possa esprimere quei principi di moralità e legalità, che ormai da tutte sono richiesti…
Sono curioso di vedere come andranno queste votazioni, chi vincerà, come saranno suddivisi i seggi e quali coalizioni si formeranno…
L’importante comunque è che tutto questo trambusto sia finito e che a breve si cominci a lavorare sul serio, visto che finora si è soltanto parlato e giocato!!!
A differenza di ciò che ci vogliono raccontare, siamo ritornati in piena crisi economica, la disoccupazione tocca livelli critici, le imprese sono ferme, manca la circolazione del denaro e diventiamo ogni giorno di più, sempre più poveri…
Bisogna ripartire, con nuovi programmi di sviluppo, che permettano una ripresa immediata, c’è la necessità di dare finalmente una svolta…, provando a riallinearci a quei paesi come la Germania e la Francia…, rappresentanti oggi di modelli di sviluppo…
Assistiamo a queste elezioni, partecipando al voto, in maniera seria e scegliendo quanto si ritiene giusto…, tanto alla fine sarà qualcosa, con cui dovremmo ovviamente confrontarci…
Sapremo quindi se abbiamo fatto bene oppure se abbiamo sbagliato!!!
Ai posteri ardua sentenza…
Caro candidato alla Presidenza della nostra Regione,
Ora però sperare nel 2020 mi sembra un po, come voler mettere le mani avanti, certo il Giudice Paolo Borsellino, aveva come Martin Luter King… a dreams, un sogno, quella speranza di vedere la nostra ” terra bellissima ” senza più queste orribili piaghe, che ci hanno fatto conoscere negativamente nel mondo…
Ed allora esaminiamoli, ad uno ad uno cominciando così con i primi 10;
2. La Legalità…
Riforma dei regolamenti della Giunta regionale e del Parlamento per responsabilizzare assessori e deputati sugli obiettivi da conseguire e sulla attuazione degli indirizzi approvati; sarebbe importante però vedere, quanti di questi obbiettivi vengono realmente conseguiti ed in caso contrario per costatata incapacità, poterli mandare a casa…
Attuazione di un piano contro le nuove povertà con l’obiettivo di individuare, anche con il ricorso al Fondo Sociale Europeo, un ampio programma di interventi a favore delle fasce deboli della popolazione; istituzione di un tavolo di lavoro con il mondo del volontariato sociale e con il personale delle cooperative impegnate nella assistenza, anche domiciliare, dei soggetti aventi diritto, al fine di introdurre criteri di trasparenza nella gestione delle risorse e garantire un maggiore presenza delle Istituzioni regionali nella gestione dei servizi; programmazione di interventi a favore dei disabili e dei portatori di handicap; monitoraggio della spesa sociale e sua razionalizzazione.
La nostra è una sanità malata ed è malata perché coloro che ne sono dentro, hanno dimenticato il giuramento a cui hanno fatto voto…; l’interesse personale, la carriera, l’aspetto economico ha preso il sopravvento ed ognuno, a vari livelli, cerca di ottenerne vantaggi…Le mie perplessità vede, nascono principalmente dalla conoscenza dei miei conterranei, da quella loro natura, dai loro modi, da un millenario incrocio di razze e uomini, da una storia che ci ha visti protagonisti e soccombere sotto altre popoli, culture diverse che si sono unite e di questa terra mai stabile ma sempre in movimento…
Tutto si può realizzare, ma per concretizzare le nostre idee servono gli uomini…; questo è quanto oggi io credo manchi… e l’esempio l’ha fatto Lei, proprio qualche giorno fa… raccontando della sua giovinezza con Almirante e dove, girando per la Sicilia ed incontrando la gente nelle piazze, queste, erano sempre piene… ma quando poi, si trattava di andare a votare, ecco che le urne erano vuote…
Oggi sono certo che le sue urne… non saranno vuote e che lei diverrà a breve il nuovo Presidente…
Ma sono altrettanto convinto, che coloro che oggi la votano e la sostengono a Presidente, domani, appena inizierà a lavorare sul Suo programma, le gireranno le spalle e finiranno per non appoggiarla più…; chissà forse un giorno, incontrandoci, ricorderemo questo bel programma, che per i “ soliti ” motivi, non si è potuto concretizzare…
Oggi infatti le nostre imprese si imbattono con le difficoltà d’accedere al credito…, con la mancanza di incentivi fiscali, che contrariamente vengono sostituiti da nuove tassazioni e da aliquote sempre più alte, integrate anche da quei rallentamenti, causati da procedure burocratiche ed amministrative inefficienti…
Tralasciando quindi, qualche paese Europeo, posto negli anni scorsi sotto la sfera dell’ex Unione Sovietica, oggi restano soltanto in pochi quelli che, possono rappresentare quel sogno tanto desiderato dai nostri imprenditori Italiani… e quindi escludendo l’altra contendente Kazakistan e la sua capitale Astana, l’IRAQ diventa fondamentale per tutte quella moltitudine di grandi e medie imprese che vogliono dare una nuova possibilità di ripresa ed una nuovo accesa speranza di quel coraggio imprenditoriale che nel corso di questi ultimi anni si è andato affievolendo ed in molti casi spegnendo…
Diventa basilare imprimere un’accelerazione, programmare il proprio sviluppo, utilizzare quei percorsi d’intesa che possano garantirsi la partecipazione ad appalti pubblici, dove i contratti vengono rispettati dai reciproci Governi, dalla Banca Mondiale e dove il supporto dell’Ufficio ICE e quanto svolto dalle Associazioni e dalle Camere di Commercio, possono certamente agevolare e migliorare la permanenza in questo paese…
Oggi l’Iraq è impegnato in una grande opera di ricostruzione del proprio sistema economico a tutti livelli, impegnando le più cospicue risorse provenienti dagli introiti petroliferi, per la realizzazione di queste opere, a dimostrazione di ciò infatti, sono ormai centinaia le imprese Italiane a vario titolo presenti nel paese ed ancora l’ufficio Ice e l’Ambasciata d’Italia a Baghdad ricevono continuamente richieste di imprese italiane che si offrono per eseguire grandi opere oppure per fornire impianti nei diversi settori…
Qualcuno è già partito, proprio come un gruppo di Imprese Siciliane ( della Provincia di Catania ), che sta operando nella realizzazione di una autostrada che dal Kuwait porta fin dentro l’IRAQ, tracciando oggi quelle linee guida, per quelle imprese che ora vogliono accodarsi, intrecciando percorsi e collaborazioni, che porteranno a nuovi e importanti sviluppi…