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Odessa, la luce che la guerra non potrà spegnere!

Ricordo ancora quella foto scattata tanti anni fa, quando mi recai in Ucraina per i lavori di ristrutturazione dell’ingresso del porto passeggeri di Odessa.
Era un’immagine che catturava un attimo di normalità, di bellezza, di vita. Oggi, guardandola, mi sembra di osservare un mondo perduto.
Quella città, così vibrante e piena di luce, oggi è ferita. Le sue strade, un tempo animate da risate e passi frettolosi, ora risuonano di un silenzio spezzato solo dal boato delle esplosioni.
Odessa era un luogo dove la vita scorreva con un ritmo diverso, più autentico. Ricordo i tram elettrici che solcavano le vie, le facciate color pastello dei palazzi, quelle architetture maestose che raccontavano storie di un passato complesso, a volte doloroso, ma sempre vissuto con dignità.
E poi c’erano loro, le persone. Genuine in ogni gesto, in ogni sorriso. Persone che, nonostante le difficoltà, sapevano trasformare un attimo qualunque in qualcosa di speciale…
Come quella volta in cui vidi una fila ordinata di persone dietro a una cisterna enorme – identica a quelle che da noi trasportano benzina o gasolio – e ciascuno di loro, paziente, aspettava il proprio turno per riempire i bidoni. Avvicinandomi, curioso, chiesi: “Gasoline? Petrolio?”. E tutti, all’unisono, mi risposero ridendo: “No… Vodka!“. Fu una risata collettiva, un lampo di gioia pura che mi insegnò come la felicità possa sbocciare anche nelle circostanze più impensate.
Attraversai l’Ucraina in lungo e in largo, da Čop a Kiev, passando per città che sembravano uscite da un romanzo dell’Est. Paesaggi sconfinati, strade di cemento interminabili, e quella sensazione di libertà che solo i luoghi ancora legati alla terra sanno regalare.
Anche il cibo aveva un sapore diverso, più vero, come se ogni boccone conservasse ancora il profumo del campo. Eppure, non tutto era idilliaco. Dietro le facciate rinnovate dei palazzi si nascondevano storie di fatica quotidiana, di famiglie che dividevano lo stesso spazio angusto, ma che non perdevano mai la speranza né la dignità. I bambini, soprattutto, mi rimasero nel cuore. La loro felicità era semplice, fatta di niente, e forse proprio per questo più autentica di qualsiasi altra cosa avessi mai visto.
Oggi, però, quelle strade sono il teatro di una guerra che non dovrebbe esistere. Odessa, con il suo porto strategico, è diventata un bersaglio. Le bombe cadono, i ricordi si sbriciolano, e quel senso di comunità che tanto mi aveva colpito rischia di svanire sotto le macerie. È straziante pensare che un luogo così ricco di vita e storia possa ridursi a un campo di battaglia. Ancora più atroce è rendersi conto che tutto questo accade per calcoli geopolitici, per confini da tracciare, per brama di potere.
So che la strada per la pace è lunga, che gli interessi in gioco sono molti, e che nessuna soluzione sarà indolore. Ma quando ripenso a quelle risate, a quei sorrisi, a quella vodka distribuita come un bene prezioso, mi chiedo come l’umanità possa permettersi di perdere tutto questo.
Odessa merita di tornare a essere la città che ho conosciuto, merita di rinascere. Perché nessuna guerra, nessun conflitto, potrà mai cancellare la bellezza che ho visto brillare nei suoi occhi. E nessuna bomba potrà spegnere la luce che, testardamente, continua a resistere.

"Papà!": Un abbraccio che cancella tre anni di dolore!

C’è una storia che sembra uscita da una fiaba, eppure è vera…
Una di quelle storie che ti spezza il cuore per poi ricucirlo con un filo di speranza. 
È la storia di un bambino di tre anni, scomparso nel nulla, e di un padre che non ha mai smesso di cercarlo. 
Una storia che ci ricorda che, anche nell’oscurità più profonda, la luce può ancora tornare.

Ed allora, eccovi la storia…

Nel 2008, Peng Gaofeng e sua moglie Xiong Yini vivevano una vita semplice ma piena d’amore a Shenzhen. Gestivano un piccolo supermercato, e ogni giorno era animato dalle risate del loro figlioletto, Lele, tre anni, vivace e con un sorriso capace di illuminare anche la giornata più grigia.

Quel 25 marzo, mentre Lele giocava all’ingresso del negozio, la vita della famiglia cambiò per sempre.

Già… un attimo di distrazione, un uomo sconosciuto che lo prende in braccio, un autobus che si allontana e poi… il vuoto.

Immaginatevi il panico, le urla disperate per le strade, i vicini che si uniscono alla ricerca, le lacrime che cancellano ogni speranza quando le immagini delle telecamere mostrano la verità: Lele era stato rapito!

Xiong Yini crolla, il dolore è troppo grande. Ma Peng Gaofeng no. Lui non può crollare, perché suo figlio è là fuori, da qualche parte, e lui deve trovarlo.

Chiude il negozio, affigge manifesti in ogni angolo della città, poi della provincia, poi della Cina intera. 

Trasforma il suo supermercato in un santuario della memoria: le pareti vengono tappezzate di foto di Lele, ogni scaffale un promemoria, ogni cliente una possibile pista…

I giorni diventano mesi, i mesi anni. I risparmi si esauriscono, il corpo si consuma, ma non la determinazione. Perché ogni notte, prima di addormentarsi, Peng Gaofeng rivede il sorriso di Lele e sa che non può arrendersi.

Ecco che improvvisamente giunge una svolta inaspettata…

Già… erano passati tre anni, quando una telefonata anonima, dall’altra parte della Cina pronuncia queste parole: “Forse abbiamo visto vostro figlio.”

Le mani tremano, il cuore batte all’impazzata e giunge anche una foto: sì… il tempo ha cambiato i lineamenti di quel piccolo, ma gli occhi sono ancora quelli. Sì… sono i suoi occhi!

Giunge finalmente in quella cittadina e avvisa la Polizia della segnalazione ricevuta e quel bambino viene portato in centrale…

Ed ecco che nella stazione di polizia di Pizhou, mentre il padre è seduto e attende speranzoso che qualche agente gli comunichi una qualche notizia, ecco che il miracolo si compie: Lele da lontano lo riconosce all’istante, inizia a correre verso di lui, lo abbraccia e grida “Papà!” come se quei tre anni non fossero mai passati.

E in quel momento, tutto il dolore, la paura, la disperazione, si sciolgono in un solo, infinito abbraccio.

So bene che Lele è stato fortunato. Ma quanti altri bambini non lo sono? Già… Quanti genitori, ancora oggi, aspettano un miracolo che non arriva? Quante madri fissano ancora la foto di un figlio perduto, chiedendosi: “Dov’è ora? Ha freddo? Ha fame? Si ricorda di me?”

Le istituzioni, le forze dell’ordine, noi tutti, dobbiamo fare di più. Perché anche solo una segnalazione, un’occhiata in più, un messaggio condiviso, può essere la differenza tra l’oblio e il ritorno a casa. La speranza è un dovere di tutti!

Questa storia ci ricorda due verità crudeli e bellissime: Il male esiste, e a volte colpisce nel modo più ingiusto,  ma l’amore è più forte. L’amore di un padre che non si arrende, di una comunità che non dimentica, di un bambino che, nonostante tutto, ricorda.

Oggi, grazie alla tecnologia, ai social, alla consapevolezza collettiva, possiamo fare la differenza. Basta una segnalazione. Basta un gesto. Basta non voltarsi dall’altra parte.

Quindi non arrendiamoci e a tutti coloro che ancora cercano: La vostra storia non è finita.

Teniamo accesa la speranza. Perché se c’è una cosa che questa storia ci insegna, è che i miracoli accadono e a volte, basta un grido: “Papà!“, per ricordarcelo.

PS: Se volete aiutare, dedicate qualche minuto al sito di “Chi l’ha visto?” della Rai. Chissà, potreste riconoscere un volto, ricordare un dettaglio, salvare una vita: https://www.chilhavisto.rai.it/dl/clv/Bambini_scomparsi/PublishingBlock-3e5ccddd-99cc-4a75-bdc0-1110f1316a62-0.html

Grazie. Per non dimenticare. 

"Morto un papa, se ne fa un altro": Riflessioni sulle condizioni di salute di Papa Francesco. Un’analisi sul suo operato, le ombre del passato e il futuro della Chiesa.

In questi giorni, l’attenzione di molti è rivolta alle condizioni di salute di Papa Francesco, un pontefice che, a mio parere, ha segnato profondamente la Chiesa cattolica degli ultimi due secoli.

Jorge Mario Bergoglio ha dimostrato con il suo operato un coraggio e una determinazione rari, riuscendo laddove molti suoi predecessori avevano fallito: nel portare alla luce e nel cercare di sanare quelle piaghe che hanno afflitto la Chiesa, comportamenti ignobili e indegni di chi dovrebbe rappresentare un faro di moralità e umanità.

Pensiamo ai silenzi di Pio XII sui crimini del nazismo, alle ombre che hanno avvolto figure come il cardinale Paul Marcinkus, direttore dello IOR (la Banca Vaticana) negli anni ’70 e ’80, un periodo in cui la finanza vaticana si è intrecciata con scandali di portata internazionale. Marcinkus fu coinvolto nello scandalo dei fondi neri destinati a Lech Wałęsa e al sindacato Solidarność, in chiave anti-sovietica, un’operazione che, se da un lato sosteneva la lotta per la libertà in Polonia, dall’altro sollevava interrogativi etici e morali sul ruolo della Chiesa nella guerra fredda.

Ma i legami oscuri non si fermano qui. Il crack del Banco Ambrosiano, con il suo presidente Roberto Calvi trovato impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra nel 1982, è solo la punta dell’iceberg. Calvi, soprannominato “il banchiere di Dio”, aveva stretti legami con lo IOR e con Marcinkus, e la sua morte, ufficialmente archiviata come suicidio, è ancora avvolta nel mistero. Molti sospettano che dietro il suo omicidio ci siano i tentacoli della criminalità organizzata, della loggia massonica P2 e dei servizi segreti italiani, in un intreccio di interessi politici, finanziari e criminali.

E poi c’è la Banda della Magliana, che negli anni ’70 e ’80 ha insanguinato Roma, e i suoi legami con Pippo Calò, il “cassiere” di Cosa Nostra, giunto nella capitale per gestire il monopolio dello spaccio di eroina nell’hinterland romano. Calò, insieme ad altri esponenti della mafia, ha tessuto una rete di complicità che ha coinvolto non solo la criminalità, ma anche pezzi dello Stato e della Chiesa.

E come non ricordare le ombre dei servizi segreti, della P2, del KGB e persino dei Lupi Grigi turchi, coinvolti in rapimenti e sparizioni come quelli di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, due casi che ancora oggi gridano giustizia? Questi fatti, insieme a molti altri, hanno macchiato la storia della Chiesa, lasciando cicatrici profonde della sua credibilità.

Papa Francesco, con la sua umiltà e la sua determinazione, ha cercato di aprire una nuova pagina, affrontando con coraggio scandali che per troppo tempo erano stati nascosti sotto il tappeto. Ma il suo impegno non si è fermato ai confini della Chiesa. Si è prodigato instancabilmente per la pace nel mondo, cercando di mediare in conflitti drammatici come quello ucraino-russo e israelo-palestinese, e denunciando senza sosta le ingiustizie globali, dalla povertà alle migrazioni, dalle disuguaglianze alla crisi climatica.

La sua età avanzata e le sue recenti difficoltà di salute ci ricordano, però, la fragilità umana, anche di chi sembra incrollabile. È comprensibile il dispiacere e la preoccupazione di molti fedeli, ma trovo difficile comprendere quegli atteggiamenti che spingono a pregare per una guarigione che, seppur miracolosa, non farebbe che posticipare di poco l’inevitabile. 

Come dice il proverbio: “Morto un papa, se ne fa un altro“. Una frase cruda, forse, ma che racchiude in sé una verità innegabile: nessuno è indispensabile, nemmeno un uomo straordinario come Papa Francesco.

Questo ovviamente non sminuisce il suo valore o il suo operato, ma ci ricorda che la vita è un ciclo, e che ogni persona, per quanto amata e rispettata, è parte di un disegno più grande. Papa Francesco, quando verrà a mancare, lascerà un’impronta indelebile, ma la Chiesa, come ogni istituzione, andrà avanti.

Ecco perché ritengo che, forse in queste ore, invece di pregare per un miracolo, dovremmo pregare per continuare il suo lavoro, per mantenere viva la sua missione di giustizia, umiltà e amore. Perché il vero miracolo non sarebbe la sua guarigione, ma la capacità di portare avanti il cambiamento che lui ha iniziato.

Già… che il suo esempio ci guidi, sempre. Che la sua voce, così forte nel denunciare le ingiustizie e nel difendere gli ultimi, non si spenga nei nostri cuori. Che il suo messaggio di misericordia e di speranza continui a risuonare in ogni angolo del mondo, anche quando lui non ci sarà più. Perché il vero lascito di un uomo non è nella sua presenza fisica, ma nelle azioni che ispira, nelle vite che tocca e nel bene che semina.

Papa Francesco ci ha mostrato che è possibile cambiare, che è possibile guardare in faccia il male e cercare di riparare i danni, anche quando sembra impossibile. Ci ha insegnato che la pace non è un’utopia, ma un dovere, e che ogni conflitto, per quanto complesso, può essere affrontato con dialogo e compassione.

Che il suo esempio ci guidi, sempre. Non solo nella preghiera, ma nell’azione. Perché il mondo ha bisogno di più “Francesco“, oggi… più che mai!

Ben venga questo 2025: Anno nuovo, vita nuova!!!

Con il nuovo anno alle porte, accogliamo il 2025 con entusiasmo e speranza. 

Già perché quanto sta per compiersi non è solo un cambio di calendario, ma un invito a credere in un futuro migliore, a sognare un mondo più sereno e privo di conflitti.

Immaginiamo la fine delle guerre, di quelle che dividono popoli e distruggono vite. Aspiriamo quindi ad un mondo dove i giovani possano guardare al domani con fiducia, liberi dalle paure legate a repressioni, dittature o conflitti inter-religiosi. 

Già… un mondo dove non vi siano rischi di guerre civili, ma solo la promessa di pace e cooperazione.

Il 2025 deve essere anche l’anno della consapevolezza ambientale. 

È urgente che i governi di tutto il mondo agiscano in maniera celere e con decisione per contrastare i cambiamenti climatici e preservare l’equilibrio naturale. Non si tratta semplicemente di tutelare il clima, ma anche di garantire che le risorse agricole e gli allevamenti, fondamentali per la nostra sopravvivenza, non siano compromessi. 

La natura è il nostro partner più prezioso, e dobbiamo rispettarla e proteggerla!!!

È giunto il momento per tutta l’umanità di fare un passo indietro, di riconoscere che il nostro compito su questa terra non è quello di distruggere, ma di costruire e migliorare. 

La tecnologia, che tanto ha trasformato le nostre vite, deve essere messa al servizio della natura, non contro di essa.

Ecco perché il 2025 può diventare l’anno in cui scegliamo di agire con responsabilità, solidarietà e rispetto per il pianeta e per le generazioni future. 

Insieme, possiamo creare una civiltà capace di rifiorire, dove il progresso si sposa con la sostenibilità, e la speranza diventa la forza motrice di ogni nostro gesto.

Quindi… ben venga questo 2025! Che sia l’inizio di un viaggio verso un futuro luminoso e condiviso.

La pace non è solo l’assenza di guerra, ma il rispetto della diversità e la condivisione della solidarietà!!! A differenza dell’uomo, l’IA ha compreso cosa fare…

La pace non è semplicemente l’assenza di conflitto armato, ma anche un concetto più ampio che coinvolge il rispetto della diversità, la giustizia sociale e la condivisione della solidarietà tra le persone e le nazioni. 

Si sa… la pace può essere raggiunta quando le persone lavorano insieme per risolvere i loro conflitti in modo pacifico, rispettando le differenze culturali, religiose e sociali e impegnandosi a costruire un mondo più equo e armonioso. 

Questo è un messaggio importante per promuovere la comprensione e la cooperazione tra le persone di tutto il mondo.

La convivenza pacifica tra due popoli con grandi differenze culturali, religiose, linguistiche, storiche e finanziarie può essere certamente una sfida complessa, ma è possibile raggiungerla attraverso sforzi concertati e strategie a lungo termine. 

Certo, vi sono alcuni approcci che possono aiutare a raggiungere l’obbiettivo, ad esempio il dialogo e la comprensione…

Il primo passo ad esempio per affrontare le differenze è promuovere il dialogo aperto, questo può includere incontri tra leader comunitari, gruppi di discussione interculturali e programmi educativi per sensibilizzare alla diversità.

L’uso inoltre di mediatori neutri può essere utile per affrontare i conflitti tra i due gruppi; la mediazione difatti, aiuta a trovare soluzioni pacifiche e negoziate ai problemi.

Un sistema giuridico inoltre protegge i diritti umani e garantisce l’uguaglianza ed è fondamentale per garantire la convivenza pacifica. Difatti, condannare leggi anti-discriminazione e porre meccanismi per affrontare le violazioni dei diritti, può certamente contribuire a costruire un ambiente più giusto…

E’ fondamentale creare programmi educativi e scambi culturali, questi potranno aiutare a ridurre i pregiudizi e a promuovere la comprensione reciproca. Scuole e istituzioni accademiche possono svolgere un ruolo chiave in questo processo.

Ed ancora… la collaborazione economica; essa può essere un incentivo per due popoli a lavorare insieme: progetti economici condivisi, investimenti reciproci e partnership commerciali possono favorire la stabilità e la prosperità.

In questo le organizzazioni internazionali ed i mediatori esterni potranno svolgere un ruolo importante nella facilitazione del dialogo e nella promozione della pace. L’intervento di terze parti può essere necessario in situazioni di conflitto prolungato.

Promuovere una cultura della pace è essenziale, questo implica educare alla non violenza, alla tolleranza e al rispetto delle differenze, sia nelle scuole che nelle comunità.

È importante notare come la convivenza pacifica richieda tempo e impegno da entrambe le parti, non vi sono soluzioni rapide o facili, ma attraverso la comprensione e lo sforzo continuo, è possibile costruire relazioni armoniose tra i popoli anche con differenze significative.

Certo qualcuno potrebbe obiettare: ma se l’odio di uno schieramento prevale, cosa si può fare per ristabilire l’ordine e la convivenza?

Ecco, in questi casi è importante comprendere come la situazione debba richiedere più tempo e maggiore perseveranza; purtroppo, non esiste una soluzione universale per tutti i problemi, ogni situazione è unica e necessita un approccio adattato alla circostanza. 

Giungere ad una convivenza pacifica richiederà un impegno costante, assiduo, da parte non solo di quelle parti coinvolte, ma anche da chi si trova al di fuori del conflitto, poiché solo attraverso il sostegno di tutti e con uno sforzo collettivo, si potrà ristabilire l’ordine eliminando definitivamente quell’odio che da sempre ha saputo alimentare ostilità e intolleranza tra quei due popoli attigui… 

Solidarietà al giudice Nicola Gratteri!!

Per fortuna ciò che non accade in certi territori “omertosi e succubi”, non avviene in altre realtà del nostro paese…

E’ quanto hanno manifestato centinaia di cittadini che si sono riuniti dinnanzi alla Stazione centrale di Milano per manifestare la propria solidarietà nei confronti di un grande professionista e magistrato: Nicola Gratteri. 

Sono oltre 150 le associazioni di tutta Italia che hanno dato vita alla manifestazione e che ha condotto sul palco alcuni noti magistrati e parecchi esponenti della società civile e delle istituzioni. 

Al grido “basta con le stragi” sono seguite le parole del presidente della commissione antimafia della regione Lombardia, Monica Forte: “Oggi dobbiamo evitare di commettere gli errori che furono commessi trent’anni fa quando ci furono le stragi; allora lo Stato ebbe una reazione forte e reagì con interventi legislativi soltanto dopo le stragi. Oggi non dobbiamo isolare chi fa il proprio dovere”

In piazza va detto c’erano anche parecchi calabresi,  tra cui alcuni componenti della comunità di “Progetto Sud” che per voce di Maria Pia Tucci ha dichiarato: “Non possiamo permetterci più di urlare dopo ‘mai più stragi’ ma proviamo a dirlo prima tutti insieme” 

D’altronde proprio il capoluogo lombardo è stata scelto quale sede della manifestazione, una regione che come ben sappiamo è stata egemonizzata in questi anni da quella nota associazione criminale calabrese chiamata “‘ndrangheta”, che attraverso i propri capitali di provenienza illecita, prova in ogni occasione a riciclare quel denaro acquisendo e investendo su imprese aggiudicatarie di appalti pubblici o su attività commerciali di qualsivoglia genere e per riuscirci non si limitano ad usare maniere coercitive e violente….

L’auspicio come ricorda la coordinatrice della Dda di Milano Alessandra Dolci è quello di veder crescere sempre più la cultura della legalità, in particolare tra i giovani, grazie all’ausilio di  gruppi e movimenti antimafia sempre più crescenti, ma soprattutto attraverso il gran lavoro e l’impegno messo in campo (libero da compromessi o ancor peggio da fazioni e/o correnti politiche che provano a condizionarne  l’operato) da taluni magistrati perbene e incorruttibili, com’è ad esempio il nostro Nicola Gratteri!!!

La lotta si sa è ancora lunga e soprattutto di difficile soluzione, ma con l’impegno di tutti, sì…provando ad unire le forze di quelle persone oneste, ecco che si potrà alla fine vincere contro questo sistema malato e infetto, perché a volte basta poco, già… si tratta semplicemente di volere che le cose buone accadano!!!

Tutti bravi a nascondersi: ora provate a metterci la faccia…

Infatti, questa pubblicità fotografata all’interno della metro è perfetta per il 90% dei miei connazionali!!!
Sì… oggi mi sento buono, tanto d’aver considerato ancora un 10% d’individui capaci di poter salvare ciò che resta di questo nostro Paese, ahimè corrotto…
Non voglio fare il pessimista, d’altronde qui di pessimismo non vi è nulla, ma nella amara constatazione di quanto riportava Leopardi e cioè che tutto in natura è destinato a decadere verso uno stato peggiore e corrotto e che pertanto a questo stato naturale bisogna contrapporre l’ottimismo degli sforzi della persona, auspico ancora che in quest’ultimi possa esserci una residua parte onesta che incrementi quel definitivo cambiamento delle coscienze o quantomeno che quella parte loro malata venga finalmente sopraffatta dalla sana…
Ecco perché stimolo nel mio blog ad essere diversi, a non decadere moralmente in quei meccanismi messi in atto da chi già da tempo risulta essere contagiato e che non fa nulla, neppure in famiglia, affinché quella sua peste non vada ad intaccare i propri cari, in particolare i più giovani…
Ma disgraziatamente avviene proprio il contrario: quest’ultimi difatti, osservando come il proprio genitore sia riuscito – senza alcun proprio merito – a elevarsi ad una posizione rilevante, ma soprattutto senza mai chiedersi quali capacità egli abbia messo in campo per giungere a quello stato, evita di chiedersi se quell’abilità finora espressa, fosse farina del proprio sacco o se qualcuno dall’esterno abbia in maniera concreta determinato quell’innalzamento sociale o economico…

Perché a differenza di ciò che si crede, di noi si sa tutto, già… chi siamo, chi frequentiamo, da chi siamo soggiogati (nella mia Sicilia mi verrebbe da aggiungere a chi apparteniamo o a quale “famighia” si è legati), ed ancora, chi è il nostro politico di riferimento…
Ma non solo, quali proprietà possediamo, il denaro che disponiamo, i movimenti bancari che effettuiamo, i costi che sosteniamo, quali regalie effettuiamo, ma soprattutto quali riceviamo, in particolare chi paga le vacanze, i rolex e via discorrendo…  
Ah proposito, vi do una bella notizia: a breve l’Agenzia delle Entrate metterà in atto una nuova procedura di verifica attraverso un software che in maniera dettagliata, permetterà di effettuare tutti i controlli di sperequazione finanziaria sui componenti di uno stesso nucleo familiare…
In particolare saranno gli acquisti effettuati da ciascuno di essi che verrà monitorato e confrontato in base al proprio reddito espresso, in particolare saranno auto, moto, minicar, gioielli, hotel, aerei, centri benessere e quant’altro, già… saranno queste procedure che consentiranno di evidenziare tutte le anomalie o le incongruenze tra le disponibilità economiche realmente dichiarate e le spese viceversa sostenute da ciascuno di essi (chissà… forse grazie a qualche contributo extra ottenuto mediante il solito meccanismo illegale e/o corruttivo)!!!

D’altronde come ripeto spesso, basterebbe mettere in pratica pochi aggiustamenti per eliminare definitivamente l’illegalità e l’evasione di questa nazione, che ricordo vale ancora ben oltre 80 miliardi di Euro e che rappresenta a tutt’oggi la più grave piaga sociale ed economica negativa del nostro Paese…
Immaginatevi per un momento se tutto quel denaro fosse suddiviso per fini di solidarietà sociale o per sostenere la ricerca medica o ancora per aiutare migliaia e migliaia di giovani nei loro studi e/o nell’inserimento verso quella loro prospettata professione…
Io conservo un sogno, sì… che tutto ciò un giorno possa realmente avvenire, ma bisogna che tutti, sì tutti noi, iniziamo intanto a metterci la faccia!!!    

 

La verità? Nessuno sa come affrontare il problema dei migranti!!! Il sottoscritto quantomeno prova a dare una soluzione…

Mi farebbe piacere per un momento che questo problema venisse affrontato in maniera serena, senza alcuna influenza “partitica”, ma soprattutto senza alcun condizionamento esterno, lontano cioè da quelle chiacchiere inutili e senza alcun senso pratico, che ogni giorno purtroppo, ci vengono riportate dai media nazionali…  
Ed allora, affrontiamo il problema non dal punto di vista dei partiti di governo o di quelli dell’opposizione e non prendiamo per “oro colato” quanto ci viene dichiarato dai quei sottoposti del Vaticano, come dobbiamo prendere le distanze da quelle manifestazioni critiche e mai costruttive, comportamenti estremamente di rifiuto dettati da avversioni indiscriminate nei confronti degli stranieri e di tutto ciò che proviene dall’estero…
Ed allora proviamo a vedere in maniera aperta quanto c’è di vero e quanto di falso in questa vicenda dei migranti… 
Partiamo innanzitutto dal fatto concreto che vi sono – a causa di guerre civili e di quant’altro legato ad alcune politiche di quei governi – milioni di persone, uomini donne e soprattutto bambini, che stanno scappando da quelle regioni per salvaguardare la propria esistenza…
Quindi, ad esclusioni di quanti provano ad “infiltrarsi” per ragioni che non sto qui ad esaminare, ma che possono certamente costituire un grave problema sociale, proviamo a comprendere chi oggi desidera giungere qui e chi da quel desiderio vuole godere di vantaggi finanziari, sulla pelle di quei migranti…
Innanzitutto bisogna partire da lontano, da quando questi individui scappano da quei loro paesi di origine e iniziano ad attraversare sulla terraferma tutti quei confini limitrofi, per giungere nel nostro continente…
C’è chi proviene dall’Asia, da quel medio oriente tanto devastato da guerre civili e non solo ma anche da conflitti armati e chi proviene dal continente Africano e prova a giungere presso le coste della Libia e del Marocco, per attraversare il mare su una qualche imbarcazione… 
Durante quel tragitto… eccoli… sono tutti lì a chiedere loro soldi o prestazioni personali…
I primi sono rappresentati da quelle bande criminali armate, presenti in quegli stati di passaggio, che pur di estorcere loro del denaro li minacciano ricattandoli di non farli passare… 
per gli altri che giungono presso le coste prospicienti il nostro paese, ecco per loro, ci sono i cosiddetti scafisti che pretendono una cospicua somma di denaro in contante per farli attraversare il mare… 
Quindi vi sono le cosiddette Ong, alcune di loro fino a poco tempo fa realizzavano fatturati irrisori, ma improvvisamente, grazie forse a questo mercato d’esseri umani, hanno iniziato a fatturare cifre iperboliche, veramente strana la coincidenza…
Ma qualcuno da noi è ancora convinto che si tratta di organizzazione umanitarie e non a  fine di lucro… peccato però che quel loro aumento dei bilanci nel frattempo dimostrino il contrario!!! 
Per quanti di loro sono giunti sulla terraferma, in particolare nel nostro Stato… o dovrei precisare nella nostra Sicilia, ecco aprirsi le porte della “accoglienza”, che si sono manifestate in tutta la loro meschinità, in quanto sono servite principalmente ad incassare denaro pubblico (o europeo) e concedere favori ad alcune società di servizi, consulenza e quant’altro, e per favorire quei posti di lavoro, i quali saranno barattati dai nostri “bravi” politici in scambio di voti…. 
Li hanno chiamati “cara” ma di caro non possedevano nulla… anzi si è scoperto successivamente, come fossero divenute vere e proprie aree di spaccio e di prostituzione, dando alla creazione all’interno delle stesse, di gang criminali di colore che dettavano a tutti le regole di quei centri di accoglienza…
Alcuni avevano provato a dichiarato che si trattava di menzogne, ma la realtà ha dimostrato il contrario – in particolare quando la nostra procura etnea, ha evidenziato come quanto ciò fosse reale e non inventato!!!
Anche il solo parlare dei problemi dei migranti è diventato un business… si una vera e propria speculazione a cui sembra che molti nostri parlamentari e/o politici locali, non riescono a fare a meno…
Eccoli… sono tutti lì a mostrarsi in televisione, a giudicare quanto avviene, ma mai… si mai ho sentito uno di loro dire: “una di quelle famiglia di migranti l’adotto io;… portateli per favore a casa mia e mi prenderò cura di loro insieme ai miei cari”!!!
Già il sottoscritto non ha mai sentito una dichiarazione come quella riportata sopra… e credo neppure voi, anche perché sono certo che appena avesse solo pronunciata quella frase, avrebbe trovato dimora “sutta l’acchi da marina” (come si dice a Catania) perché i suoi familiari non lo avrebbero fatto entrare!!!
Sono buoni solo a sparare cazzate, ma si sa…  da noi sono quasi tutti così, d’altronde l’ipocrisia la fa da padrona in questo nostro paese o per essere più precisi, non c’è bisogno di andare a scoprire quanto xenofobi siano in Europa, perché basta attraversare il nostro stretto di Messina per scoprire come le percentuali dei migranti nelle altre regioni d’Italia, siano particolarmente irrisorie, rispetto alle presenze nella nostra regione…. 
Peraltro noi siamo il loro primo punto d’accesso…???
Lampedusa non costituisce il principale porto d’attracco per quelle Ong, per poi trasferire i loro migranti presso le aree d’accoglienza in località Agrigento???
Ma vorrei chiedere a ciascuno di voi, anche a quanti dicono di sentirsi profondamente “cristiani”, sì… vorrei sapere, ma con quali modalità vengono inseriti questi migranti nel sociale???
Di quali diritti potranno godere??? Con quali modi verranno garantite le loro esigenze???
Leggo quotidianamente di notizie in cui si parla di sfruttamento della manodopera, caporalato, di criminalità organizzata, di prostituzione, spaccio di droga, vendita di prodotti clonati…
Proprio ieri sera guardavo in Tv la replica di una serie televisiva del maestro camilleri: “Il Commissario Montalbano“; era una puntata della seconda stagione… siamo nel 2000 (a quel tempo non guardavo questa serie Tv…), ebbene, a quasi vent’anni di distanza si affrontavano in quella serie, gli stessi problemi di quei poveri migranti, come fossimo oggi, si perché nel frattempo d’allora… non è cambiato nulla!!! 
La verità è che si è solo discusso inutilmente… tutti, nessuno escluso!!!
Un fallimento completo dei partiti, delle istituzioni, della chiesa, delle associazioni di volontariato, dei sindacati, dell’Unione Europea…
C’è un motivo in tutto questo, nessuno di loro sa cosa fare… eppure il sottoscritto è convinto che oggi i migranti possano costituire una grande ricchezza per il nostro paese… si tratta soltanto di metterli in condizione di rendere al massimo quelle loro potenzialità… 
Alzare muri non serve a nulla, come provare a limitare gli sbarchi… certo nessuno può pensare di entrare in quest paese soltanto perché protetto da una pseudo imbarcazione chiamata “Ong”… 
Questo tipo di violazione non è corretta, se pur giustifico moralmente quel suo capitano, sicuramente sorretto da forti motivazioni solidali e caritatevoli, ma vi sono regole da rispettare se si vuole entrare in questo paese e queste, vanno sempre rispettate!!! 
Dobbiamo fare un passo avanti… 
Dobbiamo iniziare a inserire gradualmente i migranti presenti in questa nostra terra, come…???
Ad esempio offrendo loro un lavoro dignitoso e una abitazione, in particolare in quelle aree nelle quali scarseggia manodopera, parlo di quei settori come agricoltura, allevamento e commercio.
Ricreare ad esempio un sistema moderno di ciò che erano un tempo le “fattorie o case coloniche”; ricreare nuovi nuclei abitativi completamente arredate per unità familiare, nelle quali i migranti potranno risiedere con le loro famiglie.
Nel contempo, i capo famiglia e gli eventuali figli maggiorenni, potranno iniziare a lavorare in quei terreni/allevamenti/strutture per la commercializzazione dei prodotti, posti in aree limitrofe…
Ciascun migrante potrà così finalmente, in maniera dignitosa, mettere in pratica quanto più desidera, il tutto non attraverso il sostentamento di una politica Statale, ma bensì grazie al proprio lavoro – quest’ultimo regolarmente retribuito e rispettoso dei contratti previsti – con il quale potrà pagare il canone d’affitto “economico” e le relative utenze, ma soprattutto potrà beneficiare per il proprio sostentamento, di una parte di quelle produzioni realizzate. 
Nel contempo tutti i nuclei abitativi realizzati, verranno integrati con aree polivalenti ludiche e ricreative, ma anche con strutture nelle quali svolgere didattica per i minori e per le loro madri, affinché imparino la nostra lingua, gli usi ed i costumi di questo nostro paese. 
Integrazione significa accogliere, ma soprattutto “inserire” e quanto sopra descritto, può costituire un esempio quale punto di partenza… 
Ovviamente quanto sopra vale esclusivamente per coloro che desiderano restare in questo nostro paese e creare una prospettiva di futuro per i loro figli… altrimenti – come accade anche per noi italiani nel mondo – non vi è alcun motivo di restare e purtroppo dovranno essere dal nostro paese, espatriati!!!  

Questa propagandata "compassione" è peggiore di quegli stessi criminali!!!

Quanta ipocrisia ci è in questo paese…
Insopportabili quei nostri politici che pur di manifestare contro l’attuale governo, sono lì subito a dichiarare: “Bisogna salvaguardare innanzitutto le vite umane…”.
Ma nessuno di loro ci dice in quali modi e come interrompere questo flusso migratorio che ha creato il più grande business di traffico d’esseri umani, dopo quello compiuto con la tratta degli schiavi africani nel XVI secolo…
Se si osserva in maniera obiettiva quanto sta accadendo, si potrà scoprire di come la similitudine è sconcertante… 
I moderni mercanti di uomini usano le stesse tecniche usate trecento anni fa e sono guidati dalla stessa mentalità come se, per loro, si fosse fermato il tempo!!!
Quanto sta accadendo oggi… non ha nulla a che fare con il salvare delle vite.
Nessuno, neppure quelle cosiddette ONG hanno interesse affinché qual flusso migratorio diminuisca… Tutt’altro… per loro quella sorveglianza imposta ora dal nostro paese sulla migrazione irregolare, crea ora gravi problemi finanziari…
Se pensate per un istante a cosa ha dichiarato alcune ore fa un paese come l’Irlanda, che ha deciso di aprire le porte ai migranti… fino ad un massimo di venti unità, mi fa venir da ridere!!!
Ma di cosa stiamo parlando… chi ne vuole venti, chi dieci, chi ha preso una barca e sembra essere diventato il salvatore dei migranti e chi li ha fatti sostare per alcuni giorni nei propri porti, ora dichiara d’aver fatto più di quanto fosse necessario…
Nel frattempo l’Italia si ritrova con mezzo milione di migranti, senza avere nel contempo alcun conoscenza reale della situazione di dove sono dislocati, a causa delle politiche folli dei governi Renzi e Gentiloni, che hanno permesso a chiunque di entrare, senza aver valutato se quanti giunti presso le nostre coste, fossero realmente profughi in quanto scappati da territori ove sono presenti conflitti sociali o di guerra o se erano dei semplici criminali, che hanno deciso di fuggire dai loro paesi per non scontare le pene a cui erano stati condannati…
Il messaggio che si vuole fare passare e che tutte le vite vanno protette, ma come e in quali modi nessuno di loro sa dirlo…
Secondo alcuni nostri politici, “incapaci” (sotto tutti i punti di vista..) di accogliere in casa propria uno solo di quei migranti, quest’ultimi, indipendentemente dallo status di immigrazione, dovrebbero avere accesso ai nostri servizi umanitari e ad un’assistenza sanitaria…
Non è giusto – secondo loro – maltrattare le persone per avere un adeguato controllo di frontiera, quanto compiuto oggi dal nostro governo è inaccettabile…
Strano, perché proprio le Nazioni Unite in una ricerca pubblicata, ha parlato di “criminalizzazione” di individui ed organizzazioni che forniscono assistenza umanitaria!!!
Si parla della Francia dove è stata vietata la distribuzione del cibo in alcuni campo profughi, oppure di molti paesi europei che hanno introdotto in questi anni leggi… che hanno di fatto limitano l’aiuto a chi era nel bisogno, mettendo quelle persone in pericolo di vita…
Come dimenticare i migranti che si sono trovati di fronte ad un “muro”, ostacoli sollevati appositamente per limitarne l’ingresso ed anche gli aiuti essenziali, in particolare nei confronti dei bambini e degli anziani…
Ed ora, dopo che tutta l’Europa si è vista da lontano i problemi ed i costi derivanti da quel flusso migratorio, dopo aver osservato in maniera indifferente quanto accadeva nel nostro paese, ora dopo che il nostro Ministro degli esteri, Matteo Salvini, ha fatto emergere il problema, tutti hanno “compassione” dei migranti che provano a giungere nel nostro territorio…
Mentre di quegli altri bloccati dinnanzi ai confini spagnolo, turco, bulgaro, rumeno, ed anche sloveno e polacco… o di quei paesi come il Regno Unito che  ha preferito uscire dall’Eu, per non sottostare al trattato di Schengen, nessuna parola d’indignazione!!!
Questa “criminalizzazione” manifestata nel nostro paese sotto forma di “compassione” è estremamente preoccupante!!!
D’altronde, celare le vere intenzioni dei migranti non è giusto… in quanto nascondono le reali intenzioni che spingono molti di essi a trasferirsi nei nostri territori, per ragioni che il più delle volte nulla centrano con la guerra o con l’instabilità sociale di quei loro paesi, ma che ragioni prettamente personali, delle quali, il più delle volte, non siamo a conoscenza….
Questa propaganda meschina compiuta oggi da quanti siedono al governo ma stanno all’opposizione, insieme a quegli uomini di cultura e giornalisti, che da sempre cavalcano l’onda del buonismo di sinistra, mi hanno stancato… 
Sono come buffoni di corte, messi lì a servire il proprio padrone, osteggiando a seconda delle circostanze il clima sociale di questo paese, tanto disponibile a rendersi ridicoli, quando si tratta di mostrare i muscoli e deboli, quando si tratta d’affrontare i problemi, come ad esempio quello di chiedere ai migranti, di dimostrare il loro status d’immigrazione prima di accedere in questo nostro paese… 
Peraltro, provate a recarvi nei loro paesi di provenienza e vedrete quante difficoltà vi sono, prima che vi permettano d’entrarvi liberamente… 
Ma si sa… parlare è facile e ancora più da noi, che a spararle grosse, si diventa popolari!!! 

Nessuno si salva da solo…

E’ proprio vero…
Riprendo il titolo di un romanzo di Margaret Mazzantini, per affrontare un tema che mi è stato proposto ieri sera dalla mia amica Chiara (di Addio Pizzo Catania) e che ovviamente mi sta molto a cuore…
Si tratta di realizzare un Parco giochi al “Villaggio Dusmet” di Catania…
Poche migliaia di euro per fare felici dei bambini ed anche le loro mamme che ora, grazie a questa realizzazione, avranno un posto sicuro dove stare… 
Sì…grazie a tutti noi, questo progetto può diventare realtà!!!
Immaginatevi la gioia che si avrà a breve in quell’area (adesso abbandonata…) appena questo parco giochi sarà completato… 
Un rincorrersi di voci e di risate di bimbi, un posto allegro e colorato in un quartiere (abbandonato) se non fosse per la presenza dell’Aeroporto,  reso famoso dagli allagamenti che ha dovuto subire in questi anni e che l’hanno reso ancor più incolore…
Si parla tanto nel consiglio comunale di riqualificazione dei nostri rioni, ma poi ci rendiamo conto di come, quel nostro denaro pubblico, venga utilizzato (il più delle volte) in progetti sconclusionati… vedasi per esempio l’ultima iniziativa… quella “pista ciclabile” sul lungomare… ma poi, quando si cerca di creare per i piccoli residenti un’area giochi, uno spazio adatto a loro, ecco che allora… ci viene comunicato che mancano i soldi…
Sono piccoli sogni nel cassetto… che hanno necessità di pochi euro per essere realizzati…
Decidiamo quindi di partecipare a quel sogno, con una piccola offerta a quel progetto… potrà diventare anche il nostro progetto e sapremo in cuor nostro, d’aver contribuito alla sua realizzazione…
Sapere sin d’ora che, quel giorno, si verrà ripagati da tutti quei piccoli occhi felici e da quelle faccine sorridenti… penso non abbia prezzo!!!
Non dimentichiamoci inoltre dei bambini disabili che troveranno in questo posto, un momento di spensieratezza, in un quartiere che manca appunto di luoghi ricreativi…
Purtroppo si pensa poco a questi bambini con disabilità e difatti la maggior parte dei nostri parchi pubblici non garantiscono nemmeno l’accesso al gioco ai bambini con difficoltà motorie. 
In alcuni casi… non possono neppure accedere ai parchi perché non esistono quelle necessarie condizioni minime affinché si possano superare quegli ostacoli fisici o quelle barriere architettoniche presenti, il più delle volte, costituiti da scalini o pavimenti senza caratteristiche antiscivolo…
Non parliamo poi di salire su quei giochi… per esempio uno scivolo o un’altalena: vedo ancora realizzare dei parchi giochi fuori norma, che non rispettato neppure i necessari accorgimenti per permettere a tutti i bambini la loro fruibilità…
E’ dire che il diritto al gioco… dovrebbe rappresentare uno dei diritti fondamentali per i bambini, in quanto permette loro di crescere in maniera sana, di imparare a relazionarsi con gli altri, sono liberi di muoversi in autonomia, giocando insieme e scoprire che si può imparare gli uni dagli altri, che non si è diversi… ma eguali, ognuno con i propri pregi e difetti, rispettando sempre durante quei giochi, turni e regole…
Già, una disciplina che crescendo ci si è dimenticati… e lo si vede!!!
Sarebbe opportuno infatti per molti miei concittadini… ritornare in quei parchi, per riprendere nuovamente quei comportamenti civili che d’adulti sono andati persi…
Vi prego quindi, leggendo questo mio post, di partecipare attivamente con un contributo (bastano anche soltanto 5 euro) e che potete inviare direttamente tramite il link: 
Inoltre vi chiedo di fare un’ulteriore sforzo e cioè quello di sensibilizzare il maggior numero di persone possibili, affinché questo progetto venga in maniera celere realizzato, permettendo così a quelle famiglie di poter godere di qualche ora di divertimento.

Spero quindi che aiuterete AddioPizzo Catania, in particolare perché, come diceva il Giudice Antonino Caponnentto (ed è la frase che viene appunto riportata nella loro pagina web…): “la mafia teme la scuola più della giustizia” e teneva sempre a ricordarci che sono i bambini… il nostro futuro!!!

Lo sono tutti… non soltanto quelli privilegiati, quelli cioè che –sorretti e posti dai propri familiari in alto su quella torretta… sono già pronti a scendere veloci su quello scivolo– ma soprattutto gli altri, quelli che devono farsi da soli… arrampicati a salire su quei pioli in legno… con le loro uniche forze!!! 

Impegniamoci sempre sul fronte sociale… perché “nessuno si salva da solo” e la solidarietà è una ricchezza per tutti!!!
Io l’ho già fatto…

Catania si fa bella… ma gli incivili sono sempre in agguato!

In questi giorni il centro storico di Catania si veste di festa…

Sono infatti cominciati i lavori di preparazione per decorare tutte le strade e piazze principali, da Piazza Duomo a Via Etnea, da Via di San Giuliano alla zona famosa della “movida”, e poi ancora Corso Sicilia, Viale Liberta, Viale Vittorio Veneto, Via Gabriele D’Annunzio, Corso Italia, Piazza Roma, ecc…  
Anch’io affacciandomi da Corso Sicilia, posso ammirare come è bastato poco per cambiare il look di questa città…
Il cosiddetto salotto buono, si presenta pian piano curato, con l’inserimento ovunque di fioriere, elementi divisori stradali abbelliti con nuove piante variegate, agli incroci vengono predisposti luminarie colorate e l’interno dei portici viene abbelliti da negozianti e commercianti…
Inoltre passeggiando per le strade ho intravisto gli alberi alberi illuminati e in alcune piazze preparare l’abete, simbolo tradizionale delle feste di natale… ed in corso anche la preparazione di vari presepi… 
Questo è certamente un momento importante di grande riflessione, che valica quegli stessi confini religiosi per spingere tutti… verso un nuovo rapporto d’unione e fratellanza, in particolare verso quanti oggi ricercano nel nostro paese, quella augurata possibilità di sopravvivenza che hanno di fatto perduto, dopo essere dovuti scappare dai loro paesi d’origine… che a noi sembrano così distanti, ma che sono di fatto così vicini e che restano ancora oggi, sotto l’influenza di tensione civili e guerre…    
Ecco perché questo Natale sarà molto diverso da quelli che l’hanno preceduto… dovrà infatti rappresentare un momento di gioia, pace e speranza e non potrà essere rappresentato dall’esclusivo girotondo consumistico, legato ai regali, sconti e promozioni…
Il primo gesto che dovrà essere manifestato, dovrà essere quello della “solidarietà”, riuscire a compiere quei piccoli gesti (fatti con il cuore) a sostegno di chi oggi non possiede nulla o sta male, basta pochissimo per far ciò… per esempio, con sole 2 euro si può sostenere l’Aism (l’Associazione italiana per la lotta alla sclerosi multipla).
Ed allora tentiamo di farla qualcosa… per quanto certamente a noi possibile, perché è in questi piccoli gesti che si da valore all’essenza della propria vita, dimostrando non solo agli altri (senza bisogno di propaganda) ma soprattutto a se stessi, quanto realmente si vale, realizzando quanto più si può… nel più completo silenzio!
Certo, debbo dire che a guardarla dall’alto è proprio un bello spettacolo… considerato che per tutto l’anno l’ho potuta osservare… dispiacendomi, per come come era stata ridotta… 
Ma ora non è momento di giudizi o valutazioni negative, per un momento evitiamo tutti di essere critici ed superiamo quell’immagine di brutto passato… e guardiamo in maniera ottimistica, indirizzando i nostri auspici verso questo nuovo anno 2016, ormai prossimo all’arrivo…
Si è vero… si sta facendo tanto e speriamo che questa bella presentazione non duri solamente questi pochi giorni di festa, ma possa proseguire anche negli anni a venire…
Questa sarebbe una bella speranza, anche se i fatti, già sin d’ora dimostrano il contrario… basta soltanto ingrandire le immagini sopra riprese, per contare le carte abbandonate e lasciate purtroppo su quei decorati giardini…
Dopotutto… si dice che nessun uomo “civile” si rammarica mai per un piacere e nessun uomo “incivile” sa che cosa sia un piacere… 
E’ proprio vero… Catania  si fa bella, ma gli incivili sono sempre in agguato!!!

Come intervenire sul problema… immigrazione.

L’immigrazione, da quanto sta avvenendo, rappresenta una sfida preoccupante, non solo per il nostro Paese, ma per tutta l’Europa. 

Il fenomeno infatti, presenta varie implicazioni che spaziano da quelle economiche a quelle sociali, da quelle culturali a quelle di ordine pubblico.
Difatti, proprio l’opinione pubblica, corre spesso il rischio di avere una visione distolta del fenomeno dell’immigrazione, in quanto si tende a parlare d’immigrati, solamente quando… accadono gravi fatti che attentano all’ordine;
Quasi sempre… si parla di immigrati collegandoli alla criminalità organizzata, ed è per questo, che il fenomeno viene trattato principalmente come un problema!
Non bisogna però dimenticare, che il fenomeno dell’immigrazione è fatto sostanzialmente da uomini, donne e bambini, dalle loro storie, speranze e paure che s’incrociano, diritti ricercati e desiderio di costruire qualcosa di nuovo per se e per i loro cari.
L’immigrazione inoltre… viene spesso trascurata, anche da quanti vedono in essa una risorsa, poiché nella pratica, quest’ultimi, in virtù dei mancati controlli, calpestano e offendono, quell’intima dimensione umana. 
Da qui la nascita d’interventi verso l’integrazione, cioè di quelle politiche per l’alloggio, l’assistenza sociale e l’istruzione, ma anche, purtroppo, per contrastare quanto si sta realizzando in alcuni paesi europei, con quelle politiche di chiusura… ad iniziarsi da l’innalzamento di barriere alle frontiere…
La verità è che bisognerebbe considerare l’integrazione, non alla stregua di un problema politico, ma di una sfida, che ha come premio la crescita dell’intera comunità…
Certamente un grande disagio prova chi si trova ad affrontare questo difficile passo, soprattutto perché fatto in perfetta solitudine… ad aspettarlo c’è infatti un’altra terra, una cultura estranea, una lingua diversa e tanta voglia di tornare a quelle radici da cui forzatamente ci si è dovuti allontanare… emozioni difficili da ricostruire e sensazioni che se non provate, sono difficile da immaginare!!! 
Ecco perché l’immigrazione diviene necessità di integrazione, ecco perché il problema del singolo diviene problema della collettività, in virtù di questi ultimi mesi, dove è diventata fonte di accesi dibattiti in tutta Europa, poiché non è più soltanto il nostro paese ad esserne interessato, ma anche la maggior parte degli altri stati europei, che attraverso questi flussi migratori, iniziano per la prima volta, a trasformarsi da paesi di emigrazione a paesi di immigrazione…
Bisogna cominciare a risolvere innanzitutto il problema dell’integrazione… a cominciarsi dall’istruzione, infatti, tra gli ostacoli che un immigrato si trova ad affrontare, primo tra tutti c’è quello della lingua…. 
Da qui la necessità di promuovere un programma di accoglienza dell’immigrato, mirato  a fornirgli un bagaglio linguistico sufficiente, almeno, ad un suo facile inserimento nel tessuto sociale e lavorativo, ovviamente basato sulla necessità di fornire all’immigrato una coscienza civile dei propri diritti e la consapevolezza al rispetto dei propri doveri!!!
Tutto ciò è finalizzato all’abbattimento delle discriminazioni da parte dello stesso mercato del lavoro e dei servizi che, non riconoscendo titoli di studio o qualifiche conseguite in patria, impiegano una manodopera di basso profilo o costringono persone altamente specializzate a svolgere mansioni umili e degradanti…
Ecco che, il processo integrativo diviene lotta contro quelle chiusure mentali di derivazione xenofoba, l’istruzione rappresenta per l’immigrato, l’unica arma con cui difendersi da astrusi preconcetti, tenendo conto sia di quanti stanno giungendo, che di quelli già inseriti a pieno nel tessuto sociale…
I paesi interessati, hanno modificato, alla luce di queste nuove esigenze, le precedenti politiche di integrazione, accendendo a questo proposito il dibattito su come promuovere l’integrazione.
Da come lo si voglia intendere, tale processo… deve essere esteso a tutte le categorie di immigrati, tenendo comunque conto soprattutto… delle differenze etnografiche.
Oggi, il nostro governo, si trova ad affrontare non solo i nuovi flussi d’ingresso, ma anche il problema degli stranieri fin qui presenti ed ora disoccupati… che sta di fatto comportando seri problemi tra gli stessi immigrati, creando così ulteriori problemisu aspetti, personali e sociali.
Tra questi, vi sono:
– le cattive condizioni di vita degli immigrati, sia dal punto di vista del lavoro, attraverso bassi salari, sicurezza e diritti precari, sia nella ricerca dell’alloggio, che presenta sempre alti prezzi di acquisto e/o affitto o presenta condizioni poco igieniche o sovraffollamento;
– il peggioramento delle condizioni di lavoro e di alloggio degli Italiani delle fasce più deboli, che entrano in competizione con gli immigrati;
– lo scadimento di un sistema di protezione sociale gravato da troppo assistiti, con conseguenze negative per gli Italiani che non hanno la possibilità di pagarsi tutele privatistiche; 
– la delinquenza degli immigrati senza lavoro, una condizione di cui questi immigrati possono essere parzialmente anche vittime, perché arrivano con speranze non realizzabili e vittime, ovviamente, sono anche i cittadini locali, soprattutto quelli dei quartieri dove si concentrano gli insediamenti di immigrati;
– lo sfruttamento degli immigrati da parte della criminalità organizzata che gestisce i flussi migratori, con l’impoverimento dell’immigrato, che al suo Paese poteva godere ancora di una condizione di vita dignitosa e che ora, spinto dalle conflitti civili e dalle guerre, si è trovato costretto a vendere tutto per pagarsi il viaggio e sperare in un futuro migliore…
– l’impoverimento dei Paesi di provenienza, privati delle risorse umane più intraprendenti e più pronte al sacrificio 
– la violenza sui soggetti deboli nelle comunità-ghetto di immigrati; 
– nuovi conflitti sociali ed economici, soprattutto tra le classi deboli italiane e immigrate, la cosiddetta “guerra tra poveri”; 
– conflitti politici e culturali per l’esistenza di differenze inconciliabili su principi di convivenza e diritti fondamentali: idea della laicità dello Stato, diritti delle donne e dei minori, diversa sensibilità sull’esigenza di isolare violenza e terrorismo, ecc.

Oggi però quelle aspettative… non vengono realizzate, anzi ci si accorge che quelle… erano state enfatizzate da chi li aveva incoraggiati a partire, per poterli così, successivamente, obbligare allo schiavismo e nel caso di donne e ragazze (indotte con la promessa di un lavoro) costrette alla prostituzione… 
Si badi bene… come quelli sopra riportati, sono problematiche derivanti da un’immigrazione smisurata ed incontrollata, la stessa che in questi anni…. stiamo ahimè subendo.
Bisogna trovare quindi nuovi stratagemmi e non bastano più quei centri d’accoglienza che, abbiamo visto, come il più delle volte, sono stati gestiti da chi apparteneva alla criminalità organizzata…
Molti di questi problemi, potrebbero essere evitati, gestendo in modo diverso il fenomeno, per esempio, beneficiando di questi soggetti, destinandoli all’utilizzo di manodopera nei settori in cui c’è carenza, incrementando la loro creatività, lo sviluppo delle loro idee, a limentare quello spirito laborioso e di sacrificio propriamente tipico della loro vita, da un reciproco miglioramento culturale, ma soprattutto da quel dovere morale chiamato… “solidarietà”, che deve essere sempre pronto ad accogliere le persone, in condizione di bisogno!!!