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La memoria tradita: dalla Shoah alla Nakba.

Riprendo nuovamente il tema principale, che ieri avevo momentaneamente sospeso per chiarire alcuni concetti a cui tenevo… 

Torno dunque alla comparazione che, nell’ultimo anno e fino a oggi, si è voluto tracciare tra le esperienze terribili vissute da ebrei e palestinesi in momenti diversi della storia.

In questi mesi, molti si sono posti una domanda: com’è possibile che Israele, in quanto Stato ebraico, possa oggi commettere i crimini che vediamo in televisione ai danni di una parte dei palestinesi, quelli di Gaza? Certamente, si tratta di coercizioni non paragonabili a quelle perpetrate dai carnefici nazisti, ma comunque gravissime dal punto di vista morale e umano.

La verità è che si è cercato di dimenticare in fretta una guerra mostruosa e, soprattutto, un “olocausto” che non sarebbe mai dovuto esistere. La memoria avrebbe dovuto impedirne la ripetizione, eppure il desiderio di ricostruire l’Europa e di pacificare gli Stati coinvolti nel conflitto ha portato a relegare il passato in un angolo. Si doveva dare speranza e un futuro ai profughi ebrei sopravvissuti alla Shoah, ma questo ha generato una conflittualità irrisolta.

La pace doveva fondarsi sulla comprensione della guerra e sull’accettazione dei suoi orrori, ma in questo processo la memoria ha lasciato spazio all’oblio. La massima sottintesa è diventata: «Ricordati di dimenticare la guerra e i suoi olocausti. La guerra è un mostro che non deve svegliarsi, non guardarla».

L’aver osservato in Tv la “Cerimonia di commemorazione dell’80° anniversario della liberazione del campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz-Birkenau“, alla presenza di sopravvissuti e di numerosi Capi di Stato e di Governo, mi ha dato più l’impressione di voler allontanare e nascondere il delitto, piuttosto che far penetrare lo sguardo nella matrice profonda del crimine.

La verità è che l’Occidente ha goduto di una lunga pace non perché abbia realmente compreso le due guerre mondiali e la Shoah, ma per semplice paura, per una distensione meccanica seguita al trauma.

Ciò che accade oggi a Gaza non è altro che il proseguimento di una storia già vista. Gli anni della Nakba sono un passaggio di testimone che, pur senza la sistematica pianificazione dello sterminio, prosegue sotto una forma celata di pulizia etnica, mascherata da una presunta civiltà.

Basta osservare come, anche nel nostro Paese, l’attuale governo di destra abbia cercato di liquidare il Fascismo e il Nazismo come “malattie inspiegabili“, catastrofi naturali spuntate dal nulla, macchiando così il candido volto della nostra civiltà.

Questo sistema internazionale di pacificazione, costruito sulle rovine della Seconda guerra mondiale, ha paradossalmente generato una nuova era di democrazia e diritti, mentre riproduce ancora una volta lo sfruttamento e legittima l’oppressione coloniale. In questo contesto, la Nakba viene avallata, e al Sionismo viene garantito riconoscimento politico e impunità, in un territorio che non gli apparteneva.

Invece di trovare una soluzione pacifica e giusta per entrambi i popoli, che permettesse di far valere le proprie ragioni e di convivere, si è preferito imporre condizioni che, in questi 80 anni, hanno dimostrato di non portare alcun cambiamento. Il conflitto continua, e la storia si ripete.

Dalla Shoah al Darfur: L’eterna Ombra del Genocidio

Continuando con quanto espresso nella giornata di ieri, vorrei stamani allontanarmi perché ritengo prima di continuare quel percorso, affrontare due punti fondamentali sulla “Soluzione Finale” che hanno segnato il dibattito storico e morale degli ultimi decenni. Da un lato, si è cercato di convincere il mondo democratico e capitalistico che la Shoah rappresentasse un evento eccezionale e irripetibile. Dall’altro, si è insistito sulla necessità di preservarne la memoria affinché simili orrori non si ripetessero.

Ma viene da chiedersi: se assumiamo queste due affermazioni come verità assolute, non rischiamo di cadere in una contraddizione insanabile? Se la Shoah è davvero eccezionale e irripetibile, allora la memoria diventa superflua. Al contrario, se la memoria è necessaria, significa che la Shoah non è né eccezionale né irripetibile, ma piuttosto un tragico esempio di ciò che l’umanità è capace di fare.

Purtroppo, la storia ci ha dimostrato che la seconda ipotesi è quella più vicina alla realtà. Dopo la Shoah, il mondo ha continuato a essere teatro di genocidi, massacri e pulizie etniche.

In Cambogia, tra il 1975 e il 1979, il regime dei Khmer Rossi guidato da Pol Pot cercò di creare una società agraria utopica, sterminando chiunque fosse considerato un “nemico”: intellettuali, minoranze etniche, religiosi. Un quarto della popolazione, circa 1,7 milioni di persone, morì per esecuzioni, fame e malattie. Poco dopo, nel 1994, il Ruanda fu sconvolto da un genocidio che in soli 100 giorni portò al massacro di circa 800.000 persone, principalmente Tutsi e Hutu moderati, in un’esplosione di odio etnico alimentato da decenni di tensioni.

Anche l’Europa, nonostante le lezioni della Shoah, non fu immune. Durante la dissoluzione della Jugoslavia, tra il 1992 e il 1995, le forze serbo-bosniache attuarono una campagna di pulizia etnica contro i Bosgnacchi e i Croati, culminata nel massacro di Srebrenica, dove oltre 8.000 uomini e ragazzi musulmani furono uccisi.

Eppure, già prima della Shoah, l’Unione Sovietica di Stalin aveva dato prova di una violenza sistematica. Tra gli anni ’30 e ’50, milioni di persone furono perseguitate, deportate nei Gulag o giustiziate come “nemici dello Stato”. Interi gruppi etnici, come i Tatari di Crimea e i Ceceni, furono deportati in massa, mentre politiche come l’Holodomor in Ucraina causarono carestie deliberate, uccidendo milioni di persone.

Nel frattempo, in America Latina, i popoli indigeni subirono persecuzioni e massacri. In Guatemala, durante la guerra civile (1960-1996), le comunità Maya furono sterminate con l’accusa di sostenere i ribelli comunisti, lasciando un bilancio di 200.000 morti. E ancora oggi, in Darfur, il governo sudanese e le milizie Janjaweed conducono una campagna di pulizia etnica contro le comunità non arabe, causando oltre 300.000 morti e milioni di sfollati.

La memoria non basta…

Da questi eventi emerge un quadro chiaro e sconvolgente: l’odio etnico, il fanatismo ideologico e l’autoritarismo possono sempre e di nuovo condurre a tragedie immani. La Shoah non è un evento isolato, ma parte di un continuum storico in cui l’umanità ha dimostrato una spaventosa attitudine alla ferocia e al sadismo.

Eppure, troppo spesso la memoria della Shoah è stata ridotta a una musealizzazione sterile, trasformandola in un evento eccezionale e distaccato dalla storia contemporanea. Questo approccio, secondo me, rischia di sminuire la sua portata universale. La memoria non deve essere un monumento immobile, ma un esercizio costante di confronto e dialogo. Dobbiamo interrogarci sul nostro presente, sulle ingiustizie che ancora persistono, sulle ideologie che seminano odio e divisione.

Solo così possiamo sperare di spezzare l’eterna ombra del genocidio. Perché, come ci ha insegnato Primo Levi, “è avvenuto, quindi può accadere di nuovo”. E sta a noi fare in modo che non sia così.

CONTINUA 

Dal silenzio del passato all’azione nel presente

Sento in questi mesi paragonare il genocidio della Shoah all’attuale questione palestinese.

Perdonatemi, ma chiunque possieda una mente libera e quindi incondizionata non potrà – leggendo le prossime righe – giungere alle mie stesse riflessioni.

Pensare anche soltanto di paragonare la “soluzione finale” – lo sterminio sistematico e premeditato degli Ebrei in tutta Europa, perpetrato da menti malate naziste – è profondamente sbagliato. Un crimine, per come è stato progettato e perpetrato, disumano, che non colpì solo gli Ebrei, ma anche Rom, persone con disabilità, oppositori politici, scrittori, omosessuali e tanti altri considerati “indesiderabili”. Una ferita indelebile nella storia dell’umanità, un abisso morale da cui non ci siamo mai completamente risollevati e che ha segnato per sempre la nostra coscienza collettiva.

Ciò che accadde allora non può né deve mai essere giustificato. E il solo pensiero di paragonare quella tragedia alla questione palestinese è, a mio avviso, inappropriato.

Sebbene ciò che sta accadendo in questi mesi in Palestina possa essere definito una strage di innocenti, e in alcuni casi un crimine contro l’umanità, trovo pericolosi i parallelismi tra Nakba e Shoah che proprio alcuni illustri storici vorrebbero in queste ore riproporre.

Premesso che ogni violenza, specialmente contro donne e bambini, è sempre abominevole, tuttavia, non si possono mettere sullo stesso piano due tragedie di natura e contesto così diversi. Questo non significa negare la gravità di quanto sta accadendo oggi, ma è essenziale mantenere un linguaggio preciso e rispettoso della storia.

Voglio sottolineare che il mio intento non è sminuire l’una tragedia rispetto all’altra. Entrambe meritano attenzione: la Shoah per l’eredità storica e morale che ci ha lasciato, e la questione palestinese per l’urgenza di una soluzione che tuteli i diritti umani di tutte le persone coinvolte.

Ciò che invece lascia perplessi è l’uso politico della Shoah contro i palestinesi, quando è storicamente noto che quest’ultimi non hanno avuto alcun ruolo in quella tragedia. Non furono responsabili dell’antisemitismo né del Nazismo, eppure oggi si trovano a subire un’oppressione sistematica da parte di chi, più di ogni altro, dovrebbe conoscere il valore del rispetto per la vita umana.

Perché, allora, non imparare dal passato? Sì… diversamente da 80 anni fa, quando si preferì tacere, è nostro dovere intervenire con urgenza per trovare una soluzione, giusta e definitiva, per il popolo palestinese.

FINE PRIMA PARTE 

Manifestazioni contro Israele…

In questi giorni stiamo assistendo come in molte città del mondo vi siano manifestazioni contro Israele, in particolare sono le sedi universitarie ad essere state prese d’assalto e occupate…

Anche a Tel Aviv molti israeliani sono scesi in piazza (in particolare, ma non solo, i familiari presi in ostaggio da Hamas)  per protestare contro le politiche di governo e difatti nel mirino delle proteste vi è Benyamin Netanyahu che evidenzia non avere alcuna intenzione di barattare quei 130 connazionali con un eventuale accordo di tregua di lunga durata. 

Ritengo comunque che nonostante molti credano che le trattative portate avanti dal Cairo possano a breve concretizzarsi, il sottoscritto ritiene che il governo israeliano voglia portare avanti l’operazione militare nella città di Rafah, dove sono attualmente concentrati gli sfollati palestinesi della Striscia di Gaza.

Difatti il Capo del governo Netanyahu ha ribadito che “l’idea di porre fine alla guerra prima di raggiungere tutti i nostri obiettivi è inaccettabile; noi – ha spiegato – entreremo a Rafah e annienteremo tutti i battaglioni di Hamas presenti lì, con o senza un accordo, per ottenere la vittoria totale”

A dimostrazione quindi di quanto il sottoscritto già da tempo abbia più volte anticipato, non saranno ne gli Stati Uniti a bloccare l’operazione via terra e ancor meno l’Onu opuure la giustizia internazionale della Corte penale dell’Aja che potrebbe condannare per crimini di guerra il premier israeliano e alcuni membri della leadership politico/militare d’Israele.

La verità che non solo Israele è stanca di queste forze fondamentaliste militari, ma anche altri Paesi arabi sono infastiditi dal doversi sottomettere a quei capi Hezbollah, Houthi e Hamas, che si sa essere sovvenzionati da Teheran!!!

Difatti, sono queste forze paramilitari a permettere all’Iran di aumentare la propria influenza internazionale, anche nei confronti di quei paesi amici come Turchia e Turkmenistan; difatti… l’Iran grazie a quei gruppi mostra i muscoli nei confronti degli altri paesi arabi limitrofi come ad esempio l’Arabia Saudita, l’Iraq, l’Afganistan, ma anche lo stesso Pakistan di cui Teheran non vede di buon occhio il legame tra Islamabad e Washington, anche se bisogna dire che grazie al progetto “pipeline” e cioè al gasdotto che trasporta il gas del giacimento di South Pars nel Golfo Persico a Karachi, tra i due Paesi si è di fatto creato un cordone ombelicale che lega per l’appunto a doppio filo Teheran e Islamabad, liberando tra l’altro ciascuno di essi, dalla dipendenza dalle rotte occidentali….

Ed infine, vorrei ricordare come quelle forze fonfamentaliste servono a garantire all’Iran una forma di “difesa” nei confronti del suoi diretto contendente, mi riferisco ad Israele (e di conseguenza al suo diretto alleato “Stati Uniti”), certamente quest’ultimo militarmente più forte, anche in virtù delle armi nucleari a sua disposizione e infatti un aggressione agli interessi iraniani, potrebbe far scaturire un conflitto su più fronti con attacchi terroristici mirati, in tutte le città del mondo…

Certamente tutte le persone di buona volontà auspicano che si giunga presto alla fine del conflitto ed è giusto manifestare e far sentire la propria voce affinchè si possa raggiungere una pace duratura; ma ho come la sensazione che non tutto ciò che ci viene rappresentato dai media sia esclusivamente compiuto per il popolo palestinese, ma viceversa, credo che dietro molte di quelle manifestazioni pro-Palestina si celino messaggi di carattere antisemita e questo non può essere accettato, perché si tende a dimenticare quanto accaduto ahimè a quel popolo il secolo scorso…

Perdonate, ma non posso quindi approvare cartelloni con scritte antisemita come ad esempio “Rivedrete Hitler all’inferno” oppure “Apriteci i confini, così possiamo uccidere i sionisti, gli ebrei” o alri ancora: “Israele terrorista“!!!

La violenza si sa… genera nuova violenza e finché gli esseri umani si prefiggeranno la distruzione dei propri simili, finché il loro unico desiderio sarà vedere distrutti i loro fratelli, beh… nessuna pace potrà mai coesistere e i conflitti saranno sempre destinati a continuare!!!

E quindi, per quanto possa condividere e apprezzare le degne motivazioni di molti di quei pacifisti, resto comunque un intransigente oppositore dei metodi violenti anche laddove vengono posti al servizio delle più nobili cause!!!

Il problema arabo-israeliano parte da lontano…

Ascolto in questi mesi, in particolare nel mio Paese, quanti fanno parte dei due schieramenti attualmente contrapposti, ciascuno a difesa di una o dell’altra parte contendente quel conflitto che come sappiamo sta generando uno grave scontro n quel territorio medio orientale… 

Già… ho come l’impressione che siano in pochi coloro che conoscono la storia, in particolare su quanto è accaduto in quel territorio da sempre conteso, sin dalla fine della seconda guerra mondiale… 

Ed allora, senza voler prendere posizione e soprattutto lasciando ciascuno di voi libero di valutare in maniera obiettiva le conseguenze tragiche di quanto sta accadendo, provo a raccontare i motivi che hanno portato ora a quest’ultima tragica condizione…

Siamo nel 1947 quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò una risoluzione che prevedeva la suddivisione della Palestina in due stati, uno arabo ed uno ebraico!!!

La risoluzione (181) prevedeva la possibilità ai suoi residenti di scegliere la cittadinanza dello Stato, arabo o ebraico, una comunità comunque che secondo quella direttiva prevedeva una gestione economica unica, con la città di Gerusalemme, da sempre unione di quelle tre religioni monoteiste, posta sotto il controllo internazionale, affinchè ciascun fedele (appartenente ad una di quelle diversi fedi), potesse in qualsiasi momento, recarsi per poter pregare il proprio Dio…

La risoluzione venne condivisa da trentatrè membri delle nazioni unite, mentre dieci si astennero e tredici votarono contro, tra cui la Gran Bretagna, che aveva governato quel territorio sin dal lontano 1920…

Permettetemi in questa sede di rievocare un periodo storico che soltanto pochi anni prima aveva determinato l’Olocausto (Shoah in ebraico, lett. “catastrofe, distruzione”, una condizione che aveva provocato nei secoli precedenti, condizioni storico-politiche-religiose da provocare quel diffuso antisemitismo…), cioè il genocidio di sei milioni di ebrei, i cui responsabili sono stati individuati e processati come, autorità tedesche “naziste”, alleati e collaborazionisti. Ricordiamo come proprio gli “ebrei“, furono le principali vittime tra i gruppi ritenuti dai nazisti “indesiderabili” o “inferiori“, per motivi politici o razziali.

Comprenderete quindi – dopo quanto accaduto negli anni che vanno dal 1930 al 1945 – con quanto entusiasmo venne appresa la notizia straordinaria, da parte di tutti gli ebrei nel mondo, per l’evento che garantiva finalmente loro – dopo tanto girovagare – una patria, già… la concretizzazione millenaria di quanto predetto ai loro antenati.

Viceversa per gli arabi, quella risoluzione dell’Assemblea delle nazioni Unite, fu considerato un vero e proprio tradimento, che aveva di fatto consegnato una parte di quel territorio nella mani di un popolo invasore!!!

E quindi, mentre una popolazione festegiava, un’altra iniziava a compiere dimostrazioni violente!!!

Difatti, lo stesso Vicepresidente del Supremo comitato arabo, Jamal Al-Husseini, dichiarò: “siamo fermamente  determinati a combattere fini alla morte contro l’esistenza nel nostro paese, di un qualsiasi stato ebraico, non importa quanto piccolo sia”!!! Ed ancora: “se questo stato deve essere costituito, allora si fonderà sui nostri cadaveri”!!!

Poco tempo dopo, lo stesso Supremo comitato arabo espresse in un comunicato: “Gli arabi hanno nelle loro mani la soluzione definitiva al problema degli ebrei; il problema sarà risolto solo con il sangue e il fuoco. Gli ebrei saranno presto cacciati via“!!!

Ecco, è così che si diede inzio al conflitto palestinese, che iniziò all’indomani dell’approvazione del “Piano di partizione” e terminò il 14/05/1948 con la fine del mandato britannico.

Quindi seguì la seconda parte del conflitto che iniziò tra la notte del 14-15 maggio del 1948, poche ore dopo la proclamazione dello Stato di Israele e comportò un attacco congiunto delle forze armate di Egitto, Siria, Libano, Iraq, Trasgiordania e di un contingente saudita: questo conflitto termino il 20 luglio 1949 con la firma dell’armistizio, tra Israele e gli Stati arabi confinanti…

Spiegherò nel prossimo post quali complicazioni ebbe questa guerra, ma soprattutto quali conseguenze determinò in quei nuovi territori ora conquistati dagli ebrei, certamente più ampi di quelli a suo tempo assegnati con il “Piano di ripartizione”, che provocarono sulle popolazioni locali l’allontanamento di metà della popolazione araba verso luogi diversi della palestina (vedasi ad esempio la Striscia di Gaza..) e all’esodo di oltre un milione di uomini, donne e bambini, nei paesi arabi confinanti. 

Tomba di Gesù: le conseguenze per la fede sarebbero disastrose!!!

Prima di riprendere il post pubblicato ieri https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/01/non-e-che-la-tomba-di-gesu-e-stata.html vorrei fare una premessa che potrebbe far comprendere come il più delle volte, la verità non possa esser manifestata, in quanto causerebbe situazioni imprevedibili ed inimmaginabili…

Con questo voglio dire che non sempre la verità dei fatti – anche quando opportunamente accertata e verificata – viene da tutti accolta, anzi la maggior parte dinnanzi all’evidenza, preferisce il più delle volte girarsi dall’altra parte, non ascoltarla, di più… rifiutarla, sì perché contraddice con quanto finora si era creduto e quindi non si è pronti a quell’improvviso cambiamento!

Difatti, ponete il caso su quanto avevo riportato ieri e cioè che il ritrovamento della tomba di Gesù sia reale e che i fatti (e quindi che le analisi compiute sul Dna di quello scheletro con alcuni suoi presunti familiari, di cui in questi giorni parlerò…) dimostrassero che quell’uomo non fosse diverso da noi e quindi che non vi fu in quel tempo alcuna “resurrezione“, ma non solo, egli morì su una croce come le migliaia e migliaia di uomini e donne che nel corso dei secoli l’avevano preceduto e che per altri trecento anni lo hanno ahimè seguito; d’altronde parliamo di una pratica, quella della crocifissione, che i romani avevano appreso già dai Cartaginesi e che veniva per l’appunto utilizzata per infliggere il massimo del dolore, tortura che venne definitivamente abolita nel IV secolo dall’imperatore (ormai… cristianizzato) Costantino.

Peraltro vorrei ricordare come su quell’accaduto vi siano parecchie discrepanze, ad esempio i “Testimoni di Geova”, considerano Gesù morto non su una croce, ma legato ad un palo: questi difatti fanno riferimento alla circostanza che nel Nuovo Testamento si usò la parola greca σταυρός (stauròs) con il significato di “palo di tortura”; ma anche Luca impiegò un sinonimo, ξύλον (xylon), che significa “legno” e quindi i Testimoni di Geova sostengono che con tali termini gli evangelisti designassero un singolo palo verticale.

Gli stessi musulmani, che considerano Gesù (non il figlio di Dio) ma un grande profeta, nelle loro scritture riportano che egli ascese direttamente al cielo, senza patire in croce. 

Se quindi si escludono le fonti cristiane che da sempre parlano della “croce”, possiamo costatare come tutte le altre fonti, quelle cosiddette indipendenti non dicano molto su quell’episodio: Gli scrittori romani Tacito e Svetonio, nel 116 e nel 117 d.C. citarono Gesù dicendo solo che fu giustiziato, senza spiegare come. Giuseppe Flavio, autore intorno al 75 d.C. di Antichità Giudaiche, è l’unico “indipendente” ad attestare la croce con queste parole: “Gesù fu uomo saggio se pure conviene chiamarlo uomo, infatti egli compiva opere straordinarie (…) dopo che Pilato lo condannò alla croce, non vennero meno coloro che fin dall’inizio lo ebbero amato (…)”. 

Va detto comunque che la maggioranza degli studiosi accetti parzialmente questo scritto, attribuendo ad esso interpolazioni e manomissioni compiute da alcuni “cristiani”, in particolare ci si riferisce ad alcune affermazioni che hanno di fatto migliorato un resoconto negativo di Gesù, togliendo e quindi modificando le frasi realmente riportate nel testo originale!

Ritorniamo quindi all’inizio…

Poniamo per un momento che si confermasse che quello scheletro ritrovato all’interno di una tomba, potesse appartenere realmente al corpo di Gesù, ditemi: ma veramente pensate che gli ebrei, dopo quanto hanno passato a causa di quell’accusa di “deicìdio” e cioè d’aver fatto crocifiggere Gesù Cristo, tema principale divenuto a partire dal 300 d.c. motivo dell’antisemitismo cristiano, possano far trapelare una notizia del genere???

Sono anni che il mondo intero, dopo quanto accaduto a partire dalla seconda metà del XX secolo a causa della Shoah (il genocidio di cui furono responsabili le autorità della Germania nazista ma anche i loro alleati, ma di cui anche la chiesa cristiana in particolare quella cattolica ha gravi colpe per quei “silenzi assordanti”…), ha provato a ricucire un rapporto con gli israeliani ed ora quest’ultimi, dopo millenni di antisemitismo (lo stesso tra l’altro che si sta in questi giorni ripetendo a causa il conflitto in corso nella Striscia di Gaza contro il gruppo di Hamas, a scapito anche della popolazione palestinese che come stiamo assistendo sta subendo numerose vittime, senza che ahimè nessuno sia in grado di fermare questa guerra assurda…), ora che finalmente hanno iniziato ad avere nuove relazioni con gran parte del mondo intero, in particolare con il mondo cristiano che ha visto profondamente migliorare i rapporti diplomatici con il Vaticano, pensate che voglia tornare al passato???

Già… vorrei aggiungere di quanto gli israeliani siano felici per non dire “appagati”, mi riferisco al il profilo economico/finanziario, per essere i custodi di quel turismo “cristiano” ma non solo, che da sempre si reca in quella terra santa, fonte di business e di guadagni per tutti coloro che attendono e organizzano tour per visionare quei luoghi sacri, sì… centinaia di migliaia di pellegrini che ogni giorno per fede, fanno in modo di recarsi in quelle mete religiose.

Credetemi… poco importa alla maggior parte di loro dell’aspetto spirituale dei fedeli, ciò che interessa maggiormente è il flusso milionario che quel settore turistico/religioso produce, quantificabile in milioni e milioni di euro che vengono suddivisi tra enti, confraternite, accompagnatori spirituali, guide, tour operator, agenzie di viaggio, assicurazioni, servizi di autotrasporti, cui seguono per l’ingresso ticket staccati dinnanzi quei luoghi sacri, a cui si aggiungono attività di compravendite di reliquie e oggetti sacri venduti in ogni angolo di strada da ambulati, commercianti, negozianti, etc… e per finire, come non evidenziare le migliaia strutture di accoglienza create appositamente da privati e da enti religiosi, ubicate tutte in posizione strategiche: ricordo tra l’altro che stiamo parliamo di luoghi sacri per tutti i credenti delle tre grandi religioni monoteiste: Ebraismo, Cristianesimo ed Islam!!!

Immaginatevi quindi quanto sia ora penalizzante quel conflitto armato che ha di fatto determinato su tutto il territorio un crollo improvviso di presenze e che purtroppo prevede di dover continuare così ancora per molti mesi, incidendo negativamente su tutta l’economia turistica di quell’area; pensate quindi che gli israeliani desiderano – dopo quanto sta già loro accadendo – di rimanere coinvolti in un qualche ritrovamento che possa accendere nuove controversie religiosi o dibattitti teologici, sulla eventuale possibilità che uno scheletro possa appartenere a Gesù??? Ma per favore, non ci pensano minimamente!!! 

Domani comunque riprenderò a parlare di quella tomba di famiglia scavata appena fuori la città vecchia di Gerusalemme, provando così a dare un senso non solo a quel remoto passato, ma soprattutto a quanto in questi anni, mi è stato – come per tanti – intenzionalmente riportato… 

Migranti: ecco i messaggio fuorvianti che circolano sui social per indurre i nostri giovani all’ennesimo errore!!!

Cazz… le studiano tutte pur d’ingannare e far confondere i nostri ragazzi, in particolare nel voler creare una verità… già un paragone, dove questa non esiste!!!
Mi spiego meglio, alcuni minuti fa mia figlia ha mandato questa immagine sul mio profilo di “whatsapp”…
Appena  lo vista, gli ho chiesto come poteva pensare di paragone la Shoah con quanto sta accadendo a quei poveri migranti…
Sono due avvenimenti, cosi profondamente diversi,che non possono essere minimamente posti a paragone, neppure volendoci provare e certamente non con tanta semplicità…
E’ da ignoranti, ma soprattutto da faciloni e volutamente riduttivi… pensare che tra i due fatti storici, possano esserci condizioni similari…
Quanto accaduto agli ebrei è qualcosa che l’umanità tutta… non potrà mai cancellare, qualcosa di atroce che ha portato l’uomo a livello di “preistoria”, se pur i nostri predecessori, seppur a livello di bruti e bestie, non avrebbero mai potuto compiere qualcosa di così inumano e orrendo!!!
Ora comprendo meglio perché non si vuole fare studiare la materia di “Storia” ai superiori, ecco il perché di questi nuovi programmi scolastici, già… sono realizzati affinché essi non possano comprendere quanto è realmente accaduto, affinché quegli stessi errori possano, in un prossimo futuro, essere ripetuti…
Ci si dimentica che gli ebrei erano dei liberi cittadini europei, uomini, donne e bambini, italiani, tedeschi, polacchi, francesi, spagnoli, ecc… che con la forza sono stati presi e inviati nei campi di concentramento e di sterminio. 
Quanto realizzato in maniera strategica, fu preparato in maniera dettagliata molti anni prima, attraverso l’uso di una tecnologia innovativa, sì… la prima macchina elettronica IBM, potremmo definirla la prima forma di calcolatore elettronico… 
Era una Hollerith a schede perforate, che servi per l’appunto a raccogliere i nominativi di sei milioni di ebrei presenti in Europa… 
Quanto sopra è stato perfettamente descritto in un libro (lo appena dato a mia figlia, con la speranza che riesca a leggerlo…), un atto di accusa che ha reso possibile la precisione di censire intere popolazioni in base ad alcuni criteri (l’appartenenza alla razza ebrea), che era alla base di ciò che fu successivamente l’obiettivo di Hitler e cioè della “soluzione finale”!!!
L’apporto del colosso informatico (tale era l’Ibm già negli anni Trenta) fu così fondamentale da rendere scientifico quel processo che condusse circa sei milioni di prigionieri ad essere eliminati dai nazisti in quelle camere a gas o perire di stenti, sevizie e malattie. 
Vanno inoltre ricordati insieme agli ebrei, tutti coloro che subirono la stessa sorte, mi riferisco a coloro che si ribellarono a quella dittatura, ai prigionieri di guerra, agli zingari e omosessuali…
Voler paragonare la deportazione degli ebrei, con quanto sta accadendo in questi anni è veramente meschino, se pur il problema dei migranti costituisce un grave problema che deve essere da tutti affrontato… ma certamente non può essere compiuto con le “fakenews“, con i messaggi social “fuorvianti“, con le dichiarazioni di esponenti dei partiti di opposizione che non propongono alcuna soluzione al problema, ma tentano solo di far cadere quel governo, votato tra l’altro dai loro connazionali…
Il problema deve essere affrontato in maniera seria, innanzitutto dando a quei migranti la possibilità di vivere innanzitutto nella propria terra, in maniera dignitosa, in uno dei posti più belli del mondo (per chi ha vissuto come il sottoscritto l’Africa sa di cosa parlo…), con i loro familiari e in particolare i propri amici, senza la necessita di cercare ricchezze e benessere dove non esistono, in particolare proprio nel nostro paese…
Invece di illuderli con nostri programmi televisivi, raccontiamo a coloro che vogliono giungere qui da noi, la realtà di un paese qual’è il nostro… facciamo vedere in tv (o nel web) la verità dei fatti… non le soap opera, le fiction o i reality show, no… trasmettiamo programmi che mostrano le condizioni in cui vivono quei loro connazionali, evidenziamo come la maggior parte di essi è senza un lavoro e come passano il loro tempo ad elemosinare oppure a sperare di poter lavare il vetro di un auto nei nostri incroci… 
Ma forse qualcuno pensava che queste centinaia di migliaia di rifugiati, provenienti dalla Nigeria, Camerun, Togo, Senegal, Burkina Faso, Liberia, Niger sono scappati perché lì vivevano peggio??? 
No… non credo proprio!!!
Molti di quei paesi stanno cambiando politiche interne… seppur presente una consistente disoccupazione, i governi hanno lanciato nuovi programmi d’investimento per i giovani, stanno provando ad innalzare il proprio livello e gli obiettivi si stanno iniziando a vedere, grazie anche agli interventi economici e finanziari ricevuti e difatti ora, sono sempre meno i giovani che provano ad emigrano, è finito il tempo in cui si sperava di trovare lavoro in Europa, per aiutare poi da lì la propria famiglia, rimasta in Africa…
Per cui, se da un lato il problema della Shoah resterà indelebile nelle nostre coscienze e ciascuno di noi, porterà per sempre quella parte di “responsabilità“, viceversa, il problema dei migranti, con la buona volontà si potrà anche risolvere, certo… non per come si è fatto finora e neppure con tutte quelle chiacchiere inutili che sento quotidianamente in Tv, ma attraverso programmi mirati, ma soprattutto attraverso la collaborazione di tutti i paese europei!!!

A proposito di "liberi pensieri"…

Mi permetto di riprendere un’intervista della professoressa Dell’Aria, sospesa per 15 giorni a causa di un Tweet su un lavoro degli studenti, dove veniva accostata una pagina di giornale che annunciava l’entrata in vigore delle leggi razziali fasciste alla fotografia del ministro dell’interno, Matteo Salvini, dopo il via libera al “decreto sicurezza”…
La prof.ssa Rosa Maria Dell’Aria sta ora scontando quindici giorni di sospensione dal servizio, anche se la professoressa ha sin da subito dichiarato: “Nessuna polemica con Salvini”!!!
Il sottoscritto però concorda con quanto espresso dalla Prof.ssa e cioè: “odiano il libero pensiero perché incapaci di costruirne uno”… 
Ed è proprio il motivo per cui nel 2010 ho deciso di realizzare questo mio blog, intitolato per l’appunto “LIBERI PENSIERI”, perché non vi è cosa peggiore di usare coercizione e censura, pur di limitare il pensiero altrui…
E’ stata accusata di “omessa vigilanza” su un compito in classe dei suoi allievi che hanno voluto paragonare i morti delle camere a gas con i morti nelle prigioni libiche o finiti sotto al mare…
Certo… è difficile paragonare la tragedia della “Shoah” con tutte le violenze terribili che hanno visto l’eliminazione metodica dei propri simili, crimini commessi non durante la guerra, ma bensì successivamente… in un principio che puntava a elevare la nostra civiltà e che di fatto, l’ha riportata agli anni più bui… 
La lista è lunghissima… 
Basti ricordare quanto compiuto nel Ruanda nel 94′, dove i civili ruandesi sono stati massacrati nel conflitto scoppiato tra hutu e tutsi a cui va sommata un’analoga cifra stimata per le vittime del vicino Burundi…
Peraltro, come dimenticare il genocidio degli Herero in Namibia, che nei primi anni del 900′ portò allo sterminio dell’85% della popolazione oppure quanto compiuto nel Tibet o in Birmania!!!
Ed ancora come non ricordare il processo di epurazione del popolo cambogiano avvenuto tra il 1975 e il 1979, sotto il regime di terrore instaurato dai Khmer rossi di Pol Pot!!!
Se poi ampliamo il periodo storico partendo dal dopoguerra ad oggi, possiamo inserire tra i genocidi quelli compiuti da Stalin negli anni del terrore comunista, dove circa 20 milioni i russi furono eliminati con esecuzioni sommarie, soltanto per essere (secondo l’allora regime) controrivoluzionari, ed inoltre un consistente numero di russi, finirono la loro esistenza nei gulag o dalla fame…
Successivamente (siamo nel periodo 1965/67), quasi un milione di comunisti indonesiani furono deliberatamente assassinati dalle forze governative, per poi nel 1974 prima e nel 1999 dopo, continuare con quelle stragi (dai gruppi paramilitari filo-indonesiani) con oltre 250mila vittime tra la popolazione di Timor-Est…
E se qualcuno è convinto che i genocidi siano finiti, si metta comodo perché la lista ahimè è ancora lunga, d’altronde la natura umana dimostra essere peggiore di quanto la si vorrebbe far apparire… 
Ecco quindi il genocidio di un 1.900.000 cristiani e animisti in Sudan, morti a causa del blocco imposto dal governo di Khartum all’arrivo degli aiuti umanitari destinati per l’appunto al Sudan meridionale…
E’ cosa dire su quanto accaduto negli anni 90′ in quei paesi dell’ex Jugoslavia dove a tutt’oggi non si hanno cifre sicure sulle vittime dei genocidi e delle “pulizie etniche” realizzate con veri e propri campi di sterminio a modello “nazista” o anche di quegli analoghi crimini fin qui celati, compiuti in Liberia, Sierra Leone, Angola, Congo, Libano, Corea del Nord, Sri Lanka, Haiti, e potrei continuare attraversando l’oceano Atlantico…
Già, come non ricordare le stragi commesse dalla rivoluzione messicana o da quei regimi dell’america latina oppure scendendo geograficamente verso l’america meridionale, come non evidenziare i crimini commessi dai regimi delle dittature miliari che hanno assassinato milioni di vittime, basti ripensare ai famosi “desaparecidos”, uomini e donne legati con catene e gettati vivi nell’oceano pacifico, direttamente dagli aerei militari…
E cosa dire delle vittime stimate dall’organismo ONU nel 1998 in un milione di morti di cui 560 mila bambini, iracheni morti a causa dell’embargo internazionale e della politiche militari del dittatore Saddam Hussein.
Ed infine giungiamo ad oggi… dove i nostri ragazzi raccontano di stragi come quella dei migranti o realizzate dalle guerre civili, paesi africani prospicienti il mediterraneo, colpiti da quegli scontri interni che disgraziatamente neppure la comunità internazionale è riuscita a placare… 
Riprendendo quindi la vicenda accaduta in questi giorni, concordo con la Prof.ssa quando dice:” un pensiero autonomo e indipendente e svilupparlo con la capacità di sostenere le proprie tesi e, che piaccia o no il lavoro svolto, quella relazione scolastica ha tutte le caratteristiche per essere un ottimo lavoro di una persona adulta e consenziente”.
Ma oggi abbiamo compreso tutti che nessuno vuole persone adulte, capaci di ragionare, d’altronde a dimostrazione di quanto sopra basti vedere i programmi scolastici che hanno eliminato nelle scuole superiori la materia di “storia”, l’hanno ridotta nei contenuti (volontariamente…) e unita con la geografia…
Ecco quindi la nuova materia insegnata ai nostri ragazzi: si chiama “Geostoria!!!
Dietro questa scelta esiste certamente un motivo ed è quello di rendere ignoranti – sotto il profilo storico – i nostri ragazzi, affinché essi non abbiano memoria su quanto finora accaduto, perché senza alcun approfondimento della storia, non potrà esserci alcuna  personale riflessione… 
Perché si sa… la “Storia” insegna a non dimenticare, ma soprattutto a non ripetere gli errori dei momenti bui, affinché si possano  prevenire e contrastare tutti quegli orrendi massacri sopra riportati!!!
Ecco perché… “la ragion di stato teme lo svilupparsi del pensiero, in particolare i nostri governanti perché quella libertà mette loro con le spalle al muro, i quali preferiscono la banalizzazione alla complessità, così la politica rinuncia al suo compito di suggeritore di analisi e divide il campo tra sfegatati tifosi di una parte, contro l’altra. 
E invece il pensiero complesso ha bisogno di numeri, dati certi, di valori non derogabili e di conoscenze, e il pensiero complesso, purtroppo per noi, è uscito dal dibattito da un bel pezzo.  Purtroppo per noi”.

Foibe… per non dimenticare!!!

Ci si ricorda ogni anno della “shoah”, degli ebrei sterminati nella seconda guerra mondiale, ma poco si fa per richiamare alla memoria un avvenimento come il massacro delle foibe, perpetrato ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia, avvenuto durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra ad opera dei Comitati popolari di liberazione.
Il nome deriva da alcune grandi voragini (per l’appunto “foibe”), in cui si smaltiscono le acque di superficie nei terreni carsici e nei quali furono gettati centinaia di corpi di vittime…
Tralasciando la disputa secolare fra italiani e popoli slavi per il possesso delle terre dell’Adriatico orientale, nella quale andrebbe inquadrata storicamente la lotte tra questi popoli, ciò di cui vorrei ricordare, è quanto avvenne a centinaia di persone, con il crollo della dittatura fascista e con l’imposizione di quello filosovietico…
Difatti, con l’armistizio tra Italia e Alleati, le truppe tedesche assunsero il controllo di Trieste e successivamente di Pola e Fiume, lasciando (momentaneamente) sguarnito il resto della Venezia Giulia….
Nel contempo venne proclamata unilateralmente l’annessione dell’Istria alla Croazia (da parte del Consiglio di liberazione popolare per l’Istria) che condusse a improvvisati tribunali, i quali emisero centinaia di condanne a morte. 
Le vittime non furono soltanto i rappresentanti del regime fascista o dello Stato italiano, ma anche tutta una serie di oppositori politici e potenziali nemici di quel nascente Stato comunista jugoslavo che s’intendeva creare…
La maggioranza dei condannati (tra salme esumate da foibe, pozzi minerari, cave di bauxite, fosse comuni, a cui si aggiungono le vittime accertate ma non recuperate, quelle vittime presunte sulla base di segnalazioni locali o altre fonti, vittime dei campi di concentramento, quelli da lavoro, ed ancora da deportazioni, eccidi e altri massacri), conduce ad una cifra approssimativa di 16.500 vittime, di cui molti di essi, gettati nelle foibe mentre erano ancora in vita…
A fine 1943 furono disposte delle indagini che portarono al rinvenimento dei corpi, e paradossalmente, l’enfasi data ai ritrovamenti (da parte della nuova Repubblica di Salò) alimentò da un lato il clima di terrore (che favorì il successivo esodo), dall’altro lato la reazione negazionista con cui le sinistre respinsero per molto tempo la fondatezza di quel crimine…
Da una testimonianza di un superstite della primavera del 1945 (pubblicata il 26 gennaio 1946 sul periodico della Democrazia Cristiana triestina “La Prora”) si può comprendere l’efferatezza di quelle barbarie: “dopo giorni di dura prigionia, durante i quali fummo spesso selvaggiamente percossi e patimmo la fame, una mattina, prima dell’alba, sentii uno dei nostri aguzzini dire agli altri -facciamo presto, perché si parte subito-; infatti poco dopo fummo condotti in sei, legati insieme con un unico filo di ferro, oltre a quello che ci teneva avvinte le mani dietro la schiena, in direzione di Arsia. Indossavamo i soli pantaloni e ai piedi avevamo solo le calze. Un chilometro di cammino e ci fermammo ai piedi di una collinetta dove, mediante un filo di ferro, ci fu appeso alle mani legate un masso di almeno 20 k. Fummo sospinti verso l’orlo di una foiba, la cui gola si apriva paurosamente nera. Uno di noi, mezzo istupidito per le sevizie subite, si gettò urlando nel vuoto, di propria iniziativa. Un partigiano allora, in piedi col mitra puntato su di una roccia laterale, c’impose di seguirne l’esempio. Poiché non mi muovevo, mi sparò contro. 
Ma a questo punto accadde il prodigio: il proiettile anziché ferirmi spezzò il filo di ferro che teneva legata la pietra, cosicché, quando mi gettai nella foiba, il masso era rotolato lontano da me. La cavità aveva una larghezza di circa 10 m. e una profondità di 15 sino la superficie dell’acqua che stagnava sul fondo. Cadendo non toccai fondo e tornato a galla potei nascondermi sotto una roccia. Subito dopo vidi precipitare altri quattro compagni colpiti da raffiche di mitra e percepii le parole -un’altra volta li butteremo di qua, è più comodo- pronunciate da uno degli assassini. Poco dopo fu gettata nella cavità una bomba che scoppiò sott’acqua schiacciandomi con la pressione dell’aria contro la roccia. Verso sera riuscii ad arrampicarmi per la parete scoscesa e guadagnare la campagna, dove rimasi per quattro giorni e quattro notti consecutive, celato in una buca. Tornato nascostamente al mio paese, per tema di ricadere nelle grinfie dei miei persecutori, fuggii a Pola. E solo allora potei dire di essere veramente salvo”…
L’uomo, quando è messo alla prova… dimostra di non essere un animale o una belva feroce… ma di essere peggio!!! 
Rappresenta in se… quella sadica malvagità, che mostra di possedere ogni qualvolta viene messo alla prova… 
Difatti, quella mente debole e paurosa, opera quotidianamente con una metodologia che lo contraddistingue perfettamente: egli –in ogni circostanza– prova innanzitutto a salvare se stesso, sarà per quell’innato istinto di sopravvivenza, ma che mostra –per l’appunto in quelle estreme occasioni– di ricercare e desiderare, chissà… forse per poter manifestare quella propria espressione istintiva, libertà congenita che finalmente viene svincolata da quegli obblighi morali della società civile, che l’hanno reso di fatto… represso!!!
Io comunque… sono come Molière: Odio gli uomini tutti: gli uni perché malvagi e di cattive azioni; gli altri perché ai malvagi mostrano compiacenza e non hanno per essi quell’odio vigoroso che il male deve sempre destare negli onesti!!!