“In ogni caso sono i giovani che dovranno prendere domani in pugno le sorti della società, ed è quindi giusto che abbiano le idee chiare. Quando io parlo ai giovani della necessità di lottare la droga, praticamente indico uno dei mezzi più potenti per combattere la mafia. In questo tempo storico infatti il mercato della droga costituisce senza dubbio lo strumento di potere e guadagno più importante. Nella sola Palermo c’è un fatturato di droga di almeno quattrocento milioni al giorno, a Roma e Milano addirittura di tre o quattro miliardi. Siamo in presenza di una immane ricchezza criminale che è rivolta soprattutto contro i giovani, contro la vita, la coscienza, la salute dei giovani. Il rifiuto della droga costituisce l’arma più potente dei giovani contro la mafia.“
Mi permetto di ricordare il magistrato Rocco Chinnici con queste parole semplici e chiare, piene d’intensità e di valore alla vita, parole intense che si rivolgono ai giovani, a quel loro futuro che è anche il futuro di questo Paese e solo un uomo così fortemente legato a questa sua terra poteva trasmettere…
In Egli vi era una totale pienezza delle istituzione, se così non fosse stato – a differenza di molti suoi colleghi – non avrebbe fatto parte di quel noto “pool antimafia”, che seppe dare una svolta decisiva nella lotta alla mafia, quella stessa mafia che il 29 luglio del 1983 all’età di 58 anni lo assassinò brutalmente… e con lui sono morte anche il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere Stefano Li Sacchi, perché quell’associazione criminale non fa sconti e quando uccide colpisce anche chi nulla centra con quella lotta…
Rocco Chinnici fu ucciso perché aveva compreso dove andavano indirizzate le indagini… infatti durante un’intervista aveva dichiarato: “La mafia stessa è un modo di fare politica mediante la violenza, è fatale quindi che cerchi una complicità, un riscontro, una alleanza con la politica pura, cioè praticamente con il potere. Se lei mi vuole chiedere come questo rapporto di complicità si concreti, con quali uomini del potere, con quali forme di alleanza criminale, non posso certo scendere nel dettaglio. Sarebbe come riferire della intenzione o della direzione di indagini.”!!!
Sì… è giusto commemorare domani il giudice Chinnici, ma come ripeto sempre non bisogna dimenticare che nel frattempo cosa nostra ha continuato ad avvelenare questo paese, in particolare la nostra regione, inquinando, ammalando, contagiando…
Su una cosa però sono perfettamente d’accordo con quanto Egli dichiarava: “Lo Stato deve intervenire concretamente e con spirito moderno anche nella struttura tecnica della lotta… perché finora è stata fatta quasi sempre solo e soltanto accademia. Difatti… viviamo in una società malata di cui non conosciamo le proporzioni della malattia, la gravità, le dimensioni del contagio!!!
Potrei aggiungere che quelle parole d’allora, sono ancora attuali e non è il sottoscritto a dirlo, ma le continue inchieste giudiziarie cui giornalmente assistiamo…
Da quanto appena detto si comprende come qualcosa in quella lotta non abbia funzionato a dovere…
Che le metodologie messa in campo dalla politica, dalle istituzioni e dalle forze dell’ordine sono state errata o quantomeno inconcludenti, perché in fin dei conti – diciamoci la verità – non si è riuscita nell’intento!!!
E cioè… quello di sradicare dalla società civile tutta questa impregnante cultura mafiosa, è la mafia lo sa e si fa forte di quella propria naturale propensione a comprarsi gli uomini necessari per portare avanti i propri business… sa che vi è in loro una naturale predisposizione a volersi svendere e così con il tempo si è instaurata una forma di corrispondenza biunivoca, la totale convinzione dove tutti hanno un prezzo, perché in nessuno di loro vi è un briciolo di principi morali e ancor meno dignità e fintanto che saranno questi gli insegnamenti che daremo ai nostro giovani, difficilmente vedremo questa nostra terra mutare definitivamente!!!

