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Gestione consorzi: criticità e dubbi.

Al fine di chiarire alcuni dubbi e garantire la corretta e uniforme applicazione della disciplina vigente da parte delle stazioni appaltanti e degli Organismi di Attestazione, ritengo corretto affrontare alcune criticità attualmente presenti nei cosiddetti “Consorzi stabili”, in particolare:

Cumulo alla rinfusa nei Consorzi stabili 

La materia della qualificazione dei Consorzi stabili è stata oggetto, negli anni, di orientamenti oscillanti della giurisprudenza che il nuovo codice dei contratti pubblici ha tentato di comporre, in particolare, era stata segnalata l’opportunità di adottare una formulazione più chiara della norma che definisse l’esatto ambito applicativo del cumulo alla rinfusa per i consorzi stabili, chiarendo l’applicabilità del succitato meccanismo, senza limitazioni, per i contratti di lavori, servizi e forniture. 
Tale auspicio è stato realizzato dall’articolo 67, comma 2, lettere a) e b) dove è indicato che, per i consorzi stabili, in caso di appalti di servizi e forniture, i requisiti di capacità tecnica e finanziaria sono cumulati in capo al consorzio ancorché posseduti dalle singole imprese consorziate; inoltre, nel caso di appalti di lavori, detti requisiti sono posseduti e comprovati sulla base delle qualificazioni possedute dalle singole imprese consorziate. Ed ancora, nel comma 3 del medesimo articolo, si specifica che con riferimento alle autorizzazioni e agli altri titoli abilitativi, questi dovranno essere posseduti dal consorziato esecutore in quanto condizione necessarie per poter esercitare l’attività. 
La giurisprudenza più recente ha chiarito che è consentito ai consorzi stabili di far ricorso in modo generalizzato al cd. “cumulo alla rinfusa” ai fini dell’affidamento di servizi e forniture, e dunque di poter ben integrare i requisiti previsti dalla lex specialis mediante quelli posseduti dalle proprie consorziate, a prescindere dal fatto che le stesse siano state designate o meno in gara come esecutrici del contratto ed è quindi il consorzio stabile (e non già ciascuna delle singole imprese consorziate) ad assumere la qualifica di concorrente e contraente e, per l’effetto, a dover dimostrare il possesso dei relativi requisiti partecipativi, anche mediante il cumulo dei requisiti delle imprese consorziate, a prescindere dal fatto che le stesse siano designate o meno in gara per l’esecuzione del contratto di appalto. 
Inoltre, negli ultimi mesi, sembra essersi consolidato l’indirizzo giurisprudenziale che conferma la possibilità, per i consorzi stabili, di avvalersi dei requisiti maturati dalle singole consorziate, esecutrici e non, secondo il meccanismo del cumulo alla rinfusa, al fine di partecipare alle procedure di affidamento di lavori, servizi e forniture e di conseguire l’attestazione di qualificazione, facendo presente che, con riferimento alle procedure regolate dal nuovo Codice, si uniformerà agli orientamenti del Consiglio di Stato sopra richiamati. 
Partecipazione a più di un Consorzio stabile 
Con l’entrata in vigore del nuovo codice, è sorto il dubbio in ordine alla permanenza del divieto di cui all’articolo 36, comma 5, del decreto legislativo n. 163/2006, che impediva alla medesima impresa di partecipare a più di un consorzio stabile. 
L’Autorità ha ritenuto che il divieto in questione debba considerarsi permanente, in considerazione delle seguenti ragioni di carattere normativo e di merito. Sotto il primo profilo si evidenzia la volontà del legislatore di far salva, in via transitoria, la disciplina previgente (risalente addirittura al decreto legislativo n. 163/2006) e nella stessa direzione, si richiama l’articolo 67, comma 8, del nuovo Codice, che definisce le modalità di qualificazione dei Consorzi Stabili, stabilendo che gli atti adottati dall’ANAC restano efficaci fino alla data di entrata in vigore del regolamento di cui all’articolo 100, comma 4, dello stesso Codice. 
Tra gli atti adottati dall’ANAC rientrano i Comunicati del Presidente dell’8/06/2016 “Questioni interpretative relative all’applicazione delle disposizioni del d.lgs. n. 50/2016 nel periodo transitorio” e del 31/05/2016 “Criticità rappresentate dalle SOA in conseguenza dell’entrata in vigore del d.lgs. 18 aprile 2016 n. 50”, in cui è ribadito il divieto di partecipazione a più consorzi stabili.
Nel merito, si evidenzia che la partecipazione a un consorzio stabile presuppone l’intenzione delle imprese consorziate di operare stabilmente in modo congiunto nel settore dei contratti pubblici per un periodo di tempo non inferiore a cinque anni, istituendo a tal fine una comune struttura di impresa. D’altronde appare difficile concepire come tale vincolo (stabile, continuativo e afferente alla totalità delle risorse umane e strumentali dell’impresa), possa essere istituito in favore di più entità, senza che ciò ne pregiudichi l’effettività. 
Inoltre, una tale apertura avrebbe l’effetto di svilire proprio l’elemento della stabilità che contraddistingue questa tipologia di consorzi, finendo per assimilare gli stessi ad altre tipologie di aggregazioni caratterizzate, invece, dalla temporaneità del vincolo. 
Occorre considerare, altresì, che le risorse messe a disposizione del consorzio possono essere contestualmente utilizzate dalle imprese consorziate anche per partecipare alle gare in forma singola. Se a ciò si aggiungesse la possibilità, per le consorziate, di partecipare stabilmente a più di un consorzio, ne deriverebbe un aumento delle occasioni di contemporanea spendita dei medesimi requisiti di partecipazione e di qualificazione da parte di più soggetti, con grave pregiudizio per l’effettiva capacità esecutiva. La possibilità di spendita plurima dei requisiti rappresenta una preoccupazione per il legislatore: l’articolo 67, comma 7, del codice, prevede infatti che possano essere oggetto di avvalimento i soli requisiti maturati dal consorzio (in proprio). Tale previsione è volta appunto ad evitare che i requisiti che discendono dall’esecuzione di un contratto (ripartiti tra consorzio e consorziate in forza di apposita delibera consortile) possano essere successivamente prestati a terzi, sulla base di diversi contratti di avvalimento sottoscritti (in qualità di impresa ausiliaria) dal consorzio affidatario e dalle singole consorziate. 
Mancata riproposizione della deroga che consentiva ai direttori tecnici delle imprese qualificate di conservare l’incarico presso la medesima impresa pur non essendo in possesso dei requisiti previsti
Il decreto del Presidente della Repubblica n. 34/2000 e il decreto del Presidente della Repubblica n. 207/2010 prevedevano una deroga in materia di dimostrazione dei requisiti professionali in favore dei direttori tecnici che, prima dell’entrata in vigore del Regolamento 34/2000, ricoprivano l’incarico per imprese iscritte all’Albo nazionale costruzioni. 
In particolare, era consentito a tali soggetti di mantenere l’incarico ricoperto anche in difetto dei requisiti di idoneità professionale più stringenti introdotti dagli stessi Regolamenti. 
L’articolo articolo 84, comma 12-bis, del decreto legislativo n. 50/2016, introdotto in sede di correttivo, aveva riproposto la medesima deroga, confermando la permanenza del previgente regime. 
Il decreto legislativo n. 36/2023 non prevede alcuna deroga in materia di dimostrazione dei requisiti del direttore tecnico. 
Pertanto, a decorrere dal 1° luglio 2023, anche i direttori tecnici che ricoprivano l’incarico antecedentemente all’entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 34/2000 devono essere in possesso dei prescritti requisiti di idoneità professionale. 
Le nuove disposizioni si applicano ai contratti sottoscritti a decorrere dal 1°luglio 2023 per il rilascio di una nuova attestazione di qualificazione o per il suo rinnovo. 
La verifica triennale e le variazioni minime delle attestazioni in corso di validità dovranno essere svolte in applicazione delle disposizioni vigenti al momento della sottoscrizione del contratto per il rilascio dell’attestazione originaria. 

Tecnis: viene ritirato il certificato antimafia

Desideravo riprendere un commento pubblicato su Live Sicilia, in quanto fa riferimento ad una azienda che il sottoscritto conosce benissimo, visto che a tutt’oggi ne fa parte, in qualità di Direttore tecnico e di Rspp…
facciamofintadiniente 16-11-2015 – 15:28:47
Lo detto e lo ripeto l’ultima volta, poi si diventa noiosi, il film e già visto ed il finale assicurato.
Per non mensionare tutte le ditte precedenti, l’elenco e troppo lungo, ricordiamo la più recente, La Incoter SPA dei F.lli Basilotta, con lo sgambetto del certificato, adesso la Tecnis senza certificato non può più ne operare ne gareggiare a nuovi appalti, la magistratura con questo ennesimo piccolo sforzo, distruggerà l’ultima Impresa Edile Siciliana. Arriveranno i commissari, che di Edilizia e di gare, “senza nulla togliere a i pregi personali che possono avere” non ne capiscono un tubo, per coprire le spese correnti cominciano a svendere quello che ce di svendibile in azienda e nel giro di 1 max 2 anni ditta spolpata e tutti licenziati.
Cosi da qui a qualche anno tutte le opere che ci sono da fare in Sicilia, le faranno solamente cooperative ed aziende pulite del nord.
La colpa delle Imprese Siciliane e quella di Ambire in alto, fino a quando si parla di imprese con max 20 dipendenti ” ca si fanu i ratteddi” nessuno le disturba, quando qualche Imprenditore Siciliano con le palle, in una terra arida e complessa come la Sicilia, riesce ad emergere ed a togliere campo alle concorrenti del Nord, ecco le strategie mettersi in atto e il gioco e fatto.
A pagare sempre e solo noi popolo inetto Siciliano, ma cu nicci porta a fari si cosi, contadini dobbiamo rimanere, e si operai ca restunu a casa, pazienza lu governu anticchia di disoccupazioni cia duna e campunu, pinsamu a saluti, poi li pulintuna ni diciunu ca campamu e spaddi soi, e facemiccillu diri, e la virità!!
Auguri Sicilia……………..

Premesso che alla società Tecnis S.p.a. è stato ritirato il certificato antimafia (preso atto della revoca, ancora oggi però non se ne conoscono le reali motivazioni che l’hanno determinato…), ora, con riferimento ai lavori appaltati, molti non sanno che alcuni di quei lavori, erano stati a suo tempo, affidati e/o aggiudicati proprio alla In.Co.Ter S.p.a., e che, a causa del provvedimento interdittivo sopraggiunto (seguito dal ritiro del certificato antimafia) ed avendo la stessa, sin dalla fase di gara firmato con le varie stazioni appaltanti, quei previsti protocolli di legalità (condizione obbligatoria e coerente con l’obiettivo del contrasto da eventuali tentativi di infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore gli appalti), ecco che in quella occasione… quegli stessi appalti, le furono revocati…
A cominciare dal 3° tratto “Grotta Rossa-svincolo Canicatti” per l’ammodernamento della SS640 Agrigento-Caltanissetta, per seguire quindi con l’Interporto di Catania, ed ancora, il Parco eolico in provincia di Messina ed il completamento dei lavori nel Centro Outlet Village di Agira…
Circa 100 Milioni di euro di lavori andati in fumo… o meglio, consegnati ad altre imprese… per scoprire come, solo pochi anni dopo, alcune di quelle imprese, furono allontanate (non so dirvi se fosse intervenuto un’eventuale revoca del nulla osta antimafia) comunque, come si dice… oltre il danno, la beffa!!!
L’In.Co.Ter S.p.a. in ogni modo, se pur tra mille difficoltà, ha saputo reagire…
L’ingresso dell’amministrazione giudiziaria ha permesso comunque una certa continuità aziendale, attraverso l’aggiudicazione di lavori per milioni di euro quali:
– S.I.S. S.C.P.A.: Raddoppio Ferroviario in Palermo;
– IRAQ: Lavoro autostradale Umm Qasr-Al Zubair;
– CO.MER. S.P.A.: Fornitura di Conglomerati Bituminosi e noli;
– GESTIONE IMMOBILIARE S.R.L.: Realizzazione di un capannone prefabbricato da adibire ad uffici per autonoleggio;
– PROVINCIA DI RAGUSA: Lavori di manutenzione straordinaria nelle SS.PP. 31-15 e S.R. 25;
– PROVINCIA DI CALTANISSETTA: Manutenzione straordinaria e messa in sicurezza Sp233 e SP 253 ex RT Mussomeli-Caltanissetta
– COMUNE DI SOLARINO: Lavori per la esecuzione delle opere di urbanizzazione relative al Piano per gli insediamenti produttivi – I° Stralcio Funzionale;
– COMUNE DI SAN GIOVANNI LA PUNTA: Opere di Urbanizzazione Primaria nell’area P.I.P.;

Inoltre,
si potrebbe dire alla Toto Salvaggio “increddibbile”… nel periodo di confisca (tra Ottobre 2012 e Novembre 2012) è stato revocato per “errore”  il nulla osta antimafia, precisando che allora la società amministrata era di fatto… rappresentata dallo Stato: difatti, presentava un socio di maggioranza (custode giudiziario nominato dal tribunale), un collegio sindacale totalmente rinnovato per il 100%, un nuovo amministratore (giudiziario) e per finire un Direttore Tecnico ( il sottoscritto ) che ad oggi, presenta un casellario giudiziario “limpido”, quanto l’acqua che scorreva nel fiume Giordano, ai tempi del Battista!!!
La tematica è che, la gestione di queste società sequestrate/confiscate è totalmente diversa da qualsivoglia conduzione, poiché entrano in gioco delle nuove limitazioni, parametri di esposizioni diverse dal classico management nel quale l’imprenditore assume in se tutte le problematiche e ne copre ovviamente i rischi… con proprie garanzie.

L’impresa è quindi chiamata a “ridefinire” il proprio organigramma, le proprie metodologie secondo logiche più strettamente “giuridiche” dove molte di quelle decisioni, debbono essere autorizzate, anche in quei casi rientranti nella gestione ordinaria, quale la definizione di contratti, produzione, vendite, la ricerca di eventuali mercati di sbocco, la disponibilità finanziaria, l’accesso a risorse di finanza (senza personali garanzie), tutte condizioni necessarie per la continuità aziendale…
L’impresa, con questa trasformazione perde di fatto, le sue originali peculiarità, in particolare quel valore intrinseco dato da quei legami interpersonali, da quella capacità di networking dove i rapporti inter-organizzativi sono basati principalmente sulla fiducia…
Inoltre, l’impresa confiscata viene vista ora da tutti, come fosse “malata” e dove, il solo intervento del nominato amministratore, non basta ovviamente a mantenere quel sistema relazionale con fornitori, clienti, istituti di credito, pubbliche amministrazioni, ecc…  nel quale l’azienda era inserita…
La gestione tecnico/amministrativa, richiede non solo competenze professionali, che di per se possono essere trovate all’interno della stessa azienda… ma il sostegno dello Stato, di quelle politiche finanziarie/sociali – non assistenziali – che garantiscono all’impresa quella capacità di proseguire e di sviluppare nuovi progetti innovativi, tenendo conto, non solo della salvaguardia dei posti di lavoro, ma soprattutto dei benefici che tale gestione potrà dare a tutta la comunità…

Oggi purtroppo la Tecnis è entrata in un tunnel di difficile soluzione o meglio le soluzioni ci sarebbero… basterebbe applicarle!!!
Il problema infatti, non è rappresentato ne dalle perdite degli appalti… (questi dopotutto verranno affidati ad altre imprese) e neppure dalle ripercussioni occupazionali (la cui continuità potrebbe essere garantita dalle imprese aggiudicatarie… è già successo alcuni anni fa con le imprese dei Cavalieri), il fondamentale problema è che attraverso queste procedure, le nostre imprese non avranno mai modo di crescere e resteranno sempre ad un livello nazionale inferiore… da subappaltatori… o come direbbe l’amico di sopra… “semplici cottimisti”.    
Quindi evitiamo di far finta di non sapere cosa accadrà a questa bella realtà…a quelle risorse umane, alle loro famiglie, a quegli appalti, a quei beni strumentali tra cui macchinari e attrezzature, al patrimonio immobiliare, ma soprattutto ai suoi imprenditori, ora messi alla gogna da tutti… da quanti ne invidiavano le capacità e da coloro, tra colleghi e/o amici, che sotto l’apparente dispiacere per quanto accaduto, sperano ora, che da quella incresciosa situazione, potranno avvantaggiarsene… dopotutto è proprio nel carattere di pochi uomini, saper onorare senza invidia un amico che ha fatto fortuna…
Già… non facciamo finta di niente… perché lo sappiamo sin d’ora tutti… come andrà a finire!!!

Oro e argento ai propri concittadini…

Mentre da noi i cittadini diventano sempre più poveri, in altri posti nel mondo, si affida la propria crescita, alle cosiddette risorse umane…
Già, da noi la consuetudine che viene sempre applicata, sia che si tratta di amministrazioni pubbliche, che di società private, è sempre quella di “sfruttare” al massimo i lavoratori e non concedere mai premi per meriti o gratificazioni economiche personali…
Qualunque cosa tu voglia dimostrare, attraverso il tuo costante impegno, ad iniziare da quel sentirsi attaccato alla società dimostrazione di una sentita fedeltà, fiero di appartenere a quel gruppo, ma soprattutto stacanovista nel voler essere sempre presente, non curandosi dell’orario di lavoro, ma anzi, evitando di creare eventuali difficoltà, derivanti dall’utilizzo esagerato ed improprio di permessi, malattie, assenze, ecc…, ecco che purtroppo ci si accorge, che purtroppo quanto finora svolto non è servito a nulla, si… diciamo che ti sei saputo salvaguardare il proprio posto di lavoro e forse con i tempi che corrono non è male…, ma soltanto quello e niente più…
Dicevo all’inizio, che in altri paesi qualcuno ha pensato invece, di premiare i propri lavoratori…
Si è il caso di un cittadina nella Cina, Changjiang, nella provincia di Jinagsu, che per festeggiare il 40 anniversario di un’impresa di proprietà dell’Amministrazione Comunale, ha donato ad ogni cittadino in regalo, un lingotto d’argento e uno d’oro, da 100 grammi ciascuno…

Se considerate che l’impresa in questione, la Jiangsu Xin Chang Jiang Group, è diventata nel corso degli anni una delle prime 20 imprese cinesi, ed oggi opera in quasi tutti i settori, dalle costruzioni, alla produzione d’energia, passando per le industrie di metalmeccanica e chimica, ecco che si è deciso di premiare tutti, con questo regalo importante…

Già inoltre, se si pensa che in Cina le famiglie sono parecchie numerose, ed una famiglia media è costituita da 5 persone, si capisce che questi hanno ricevuto 1 kg tra lingotti d’oro e d’argento…, per un controvalore di circa 25-30.000/euro…
Quindi mentre da noi, le nostre amministrazioni ci dissanguano e le nostre imprese ci licenziano, ecco che ci troviamo a dover invidiare altri paesi nel mondo, dove vengono detratti una parte di utili, per suddividere parte di questi maggiori profitti con tutto il proprio personale…

Un bel esempio di civiltà e di crescita, così lontana da quel modo ancora feudale di gestire invece il nostro Paese, dove ciò che è Suo… resta Suo, mentre ciò che è mio… è sempre Suo!!!