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Il problema: lavoro in nero e abuso dei sussidi!

Ma scusate… non erano senza lavoro ? Non ci avete sempre detto che erano in difficoltà? Che avevano bisogno del Reddito di Cittadinanza, della NASPI, della cassa integrazione, dei bonus regionali, delle moratorie sulle bollette, degli esoneri contributivi, dei sussidi per l’affitto e di tutto quel carrozzone di aiuti che – guarda caso – paghiamo noi, ogni singolo mese, con le nostre tasse?

E invece no!

Perché mentre tu, io, noi… onesti contribuenti, ci alziamo la mattina, facciamo un’ora di macchina, sgobbiamo per uno stipendio che si assottiglia tra tributi e rincari, loro hanno già trovato il modo di fregare il sistema: sì, due volte.

Prima prendono i soldi pubblici – già, i nostri soldi, il denaro di chi paga le tasse senza sgarrare – migliaia e migliaia di euro che dovrebbero servire per sopravvivere o, quantomeno, per ricevere un servizio decente. Ma nella realtà, ahimè, non è così. Loro dichiarano di cercare un lavoro, quando sanno benissimo di non cercarlo affatto. Perché lo hanno già.
Sì, perché questi individui non sono “scansafatiche“, no. Preferiscono lavorare a nero. Nessun conto corrente su cui ricevere bonifici, nessun contributo da versare né per sé né per i propri “aiutanti”, nessun rispetto per chi, al contrario, si sgola per far rispettare le regole.
Attenzione, però: non mi riferisco a chi fa lavoretti extra, magari durante il weekend o nei permessi, per arrotondare onestamente. Parlo di chi, regolarmente assunto, emette una ricevuta di prestazione occasionale, come prevede la legge. No, non è a loro che mi riferisco.
Parlo di quelli che da anni vivono di sussidi e intanto creano concorrenza sleale, evasione fiscale e, soprattutto, riciclaggio di denaro (spesso di provenienza dubbia) nei confronti di chi, viceversa, cerca di essere in regola. Già, perché questi soggetti hanno ormai una lista di clienti fissi, fatturano in nero più di un dipendente (evadendo le tasse), sfruttano manodopera irregolare (pagando quei poveretti pochi euro al giorno) e mentono, approfittandosi dello Stato per 365 giorni all’anno.
Poi, quando vengono scoperti, ecco pronta la dichiarazione: “Non trovo lavoro!”.
Ma basta fare un giro in città, preferibilmente in periferia, o in campagna, per vedere cantieri abusivi, appartamenti pieni di macerie provenienti da demolizioni illegali, muratori che lavorano a giornata, idraulici pagati in contanti, elettricisti senza fattura e giardinieri fantasma. E in campagna? Braccianti agricoli sfruttati e pagati una miseria.
E allora mi chiedo: se questi individui sono disoccupati, come fanno – quando chiamati dall’ufficio del lavoro – a rifiutare tre contratti di lavoro e continuare a percepire il sussidio? E come fanno, nello stesso giorno, a essere ufficialmente “senza impiego” e poi andare a posare piastrelle a casa di qualcuno, ovviamente in nero?
Il trucco è semplice: lo Stato (cioè noi) paga, il mercato nero (cioè loro) guadagna. E nel mezzo? Chi è onesto ci rimette due volte.
E dire che la soluzione c’è ed è anche semplice, ma purtroppo il sistema preferisce coprire questo malaffare e adottare questa strategica ipocrisia. Basterebbe eseguire controlli seri, non come avviene oggi: a campione. Ad esempio, se uno percepisce un sussidio, deve essere sempre e in ogni circostanza rintracciabile. E nel momento in cui non viene trovato, perde tutti i vantaggi dei sussidi. Punto!
Più difficile è aspettarsi che qualcuno denunci questi comportamenti. Nessuno si fa avanti per segnalare un eventuale lavoratore in nero, a meno che non ci sia un problema concreto di sicurezza. Nel frattempo, quel soggetto continua a godere di aiuti pubblici.
Bisogna sanzionare pesantemente questi soggetti, ma anche coloro che operano come datori di lavoro irregolari, perché il problema non sono i poveri, ma i furbi. E di furbi, purtroppo, questo nostro Paese ne è pieno.
E voi, lavoratori e imprenditori regolari, cosa ne pensate di tutto ciò? Fatemi sapere…