Parlare di questione morale in questo paese è quasi un eufemismo, d’altronde basti osservare i quotidiani fatti di corruzione che vedono coinvolti tutti, dai politici a funzionari e dirigenti pubblici, per continuare con uomini delle istituzioni ma non  solo, anche ahimè magistrati. 

Si è provato in questi giorni attraverso un referendum bluff a modificare alcuni punti della giustizia, ma per fortuna gli italiani hanno preferito boicottare quell’ingiustizia e non sono caduti nel tranello referendario organizzato da una parte della destra.

Difatti, hanno provato attraverso la questione morale di  modificare la questione giustizia, ma non per renderla più giusta, bensì per far sì che essa fosse più favorevole a molti politici e più distaccata dai valori di legalità.. 

Già, fintanto che vi è in quel potere giudiziario una forte presenza politica ed un protagonismo sempre più determinante e discrezionale nella magistratura, ecco che tra i cittadini si alimenta un crescente malessere ed una diffusa domanda di più alta giustizia seguito da un profondo distacco che genera un allontanamento dai suoi rappresentanti politici. 

Questi ultimi, ridotti ad una funzione sempre più residuale, sono spesso tentati di compensare il loro potere declinante e/o precario, procurandosi rendite illegali, sollecitando la funzione di controllo della virtù (che travalica quella della mera legalità) da parte delle magistrature nazionali.

Va da sé che questa tensione tra politica e giustizia – per come riportavo sopra – è ormai generalizzata e si comporta differentemente a seconda dei contesti culturali che la caratterizzano e dagli eventi che vi intervengono. 

Ed è proprio su questo sfondo di giustizia crescente e nelle relazioni di espansione dell’illegalità politico ed economica che si colloca la maggior parte dei rapporti tra politici e magistrati, gli stessi (o per meglio dire, alcuni di essi…) che purtroppo hanno contribuito a determinare la grave crisi sociale che stiamo attualmente soffrendo!!!