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Siciliani siate fiduciosi, da Cosa nasce Cosa…

Come riportavo alcuni giorni fa, è sbalorditivo osservare con quanta passione i miei conterranei s’interessino di comprendere quanto avviene nel Paese ed in particolare nella nostra regione…
Si cerca altresì di conoscere quanto stia programmando la ben nota “associazione“, affinché, come si dice spesso da noi: “da cosa… possa nascere cosa”.
Sono in tanti ancora a credere a quell’illusione che da sempre condiziona la nostra isola…
Voler insistere in quell’abbaglio che fa credere molti come: “con la mafia si lavora e con lo Stato si muore di fame”!!!
Certo, prendendo atto di quanto è avvenuto nel corso di questi anni, si potrebbe anche pensare che quella associazione sia sempre un passo avanti e che lo Stato purtroppo corre ai ripari, quando ormai è troppo tardi…
E d’altronde come dare torto a quei poveri siciliani in cerca di un lavoro, quando essi stessi prendono atto che la mafia ha messo quel loro “zampino” ovunque, senza dover ulteriormente aggiungere… in quasi tutti gli affari della nostra terra.
Viene spontaneo a loro dire: a chi dovremmo rivolgersi… se non a loro???
Ed è tragico sapere che ancora oggi, sono in molti a pensarla così!!!
Ritengo d’altronde impalpabile quanto compiuto negli anni passati da parte delle istituzioni (per fortuna che qualcosa in questi ultimi anni stia cambiando…) ad iniziarsi da quanto operato contro le infiltrazioni mafiose…
Per esempio, se iniziamo dagli accertamenti d’infiltrazione mafiosa: la verifica di quegli organismi societari… non sempre determina in modo preciso i reali soggetti proprietari (in quanto questi restano “celati” all’interno di quelle imprese), poiché i controlli si fermano ai soliti prestanome…
Le informative prefettizia infatti tengono sì conto delle indagini effettuate dagli organi inquirenti (al fine di evincere l’esistenza di elementi relativi a tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi delle imprese), ma nella pratica, si scontrano con quella libertà decisionale che non conduce ai provvedimenti di risoluzione del rapporto, ma sono frutto di una scelta della stazione appaltante, in particolare quando questa è di natura privata.
Il più delle volte si riscontra come tali valutazioni (laddove si dovessero riscontrare indizi non così gravi e precisi) danno luogo a dubbi circa la reale sussistenza del “pericolo di infiltrazione mafiosa”, quindi questo giudizio viene rimesso all’amministrazione richiedente per l’eventuale adozione di provvedimenti ostativi o risolutori al sorgere o alla prosecuzione di rapporti con l’impresa sospetta… che però, nella gran parte delle volte, continua a far continuare la ditta aggiudicataria (chissà. forse anche perché, legata ad essa da collusioni varie…).
Se a quanto sopra si aggiungono i tempi – assai lunghi – che i provvedimenti interdittivi realizzano tra sequestri e confische alle società infiltrate dalla mafia, ecco che si scopre come, le due attività previste e cioè, quella amministrativa e quella giudiziaria, invece di convergere su un’unico obbiettivo, curiosamente divergono!!!
Lo Stato si ritrova così a perdere… in quanto l’attività giudiziaria deve iniziare nuovamente con il proprio operato e nel contempo le “opere pubbliche” continuano a rimanere nelle mani delle organizzazioni criminali e servono quindi a poco, quelle procedure di rilevazione dei dati dell’imprese (affidatarie, subappaltatrici e fornitori di manufatti e servizi) o le richieste generalità delle maestranze presenti nel cantiere o ancora, la stessa identificazione dei mezzi d’opera per comprenderne i proprietari o i noleggiatori degli stessi (a caldo o a freddo).
Andrebbero altresì controllate con maggiore precisione, le norme previste sulla sicurezza sul lavoro e di quelle attinenti la disciplina previdenziale; fondamentale diventa la verifica sulla tracciabilità dei flussi finanziarie e l’eventuale individuazione di quei collegamenti con la criminalità organizzata…
La verità è che questi controlli sono di per se parecchio difficoltosi (e soprattutto vanno estesi in modo capillare a tutte le commesse in corso…), ed è proprio su questo fattore che punta la criminalità organizzata, sapendo che l’esiguo numero di personale, rende di per se quegli stessi controlli… irrisori!!! 
E’ evidente come necessitino nuovi sistemi di verifica in grado di contrastare quelle avanzate metodologie mafiose, che dimostrano purtroppo, come in questo settore, i risultati ottenuti siano scadenti.
D’altronde, abbiamo potuto valutare quanto quei cosiddetti “protocolli di legalità”, siano serviti esclusivamente ad allontanare nell’immediato alcune imprese, a favore di altre concorrenziali e di come successivamente quest’ultime, siano state anch’esse colpite successivamente da quegli stessi provvedimenti interdittivi; peccato che nel contempo quest’ultime abbiano terminato gran parte di quell’opera, consentendo così, a società “infiltrazione”, di poter amplificare la propria attività finanziaria!!!
E’ ovvio che bisogna fare di più… in particolare si deve realizzare una effettiva trasparenza amministrativa che inizi con i controlli sopra riportati e segua momento per momento, l’assegnazione e la gestione degli appalti…
In questa ottica, dovrà essere sviluppato e migliorato lo scambio di informazioni di quei dati, tra i soggetti incaricati dei controlli, gli organi istituzionali, gli enti pubblici amministrativi, completando quella banca dati che racchiuda tutte le società interdette ed i soggetti affiliati ad essa…
Comunque, cari Siciliani… state fiduciosi: sì, mentre attendete con trepidante attesa i cambiamenti positivi da parte del Governo… anche “Cosa nostra” da parte sua, sta lavorando per tutti Voi!!! 

Il Distretto Produttivo della Pietra Lavica dell’Etna


Venerdì 6 dicembre alle ore 18.00, presso l’Orto Botanico di Catania, sono stato invitato ( dagli amici Dott. Alfio Grassi e Giuseppe Buccheri ) a presentare il sito che, insieme all’amica Valentina avevamo realizzato per l’occasione.

Noto purtroppo che (consuetudine ormai diffusa), agli incontri cui vado saltuariamente partecipando, il tempo dedicato a relazionare sul programma annunciato, non permetta, causa il limitato tempo a disposizione, di poter approfondire e dibattere l’argomento principale, a causa dei ” soliti ” cambiamenti”, che hanno quale unico fine, quello di far convergere sugli organizzatori dell’evento le proprie attenzioni…   

Comunque (tralasciando questa personale critica), l’incontro per il tempo messo a disposizione è stato molto interessante, grazie e soprattutto alle personalità che sono state invitate a parteciparvi.
Sono intervenuti, il Direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università degli Studi di Catania Dott. Pietro Pavone, l’Assessore all’Energia ed ai servizi di Pubblica Utilità della Regione Siciliana Dott. Nicolò Marino e l’Assessore del Comune di Catania ( Ordinario di Diritto romano e di Epigrafia e Papirologia giuridica nelle Università  La Sapienza di Roma e Magna Grecia di Catanzaro) Prof. Orazio Licandro.

Sono inoltre seguiti gli interventi del Presidente del Distretto Produttivo della Pietra Lavica dell’Etna nella persona del Dott. Ing. Alfio Papale e del docente di Vulcanologia Prof. Carmelo Ferlito, che ha relazionato sui criteri per la certificazione e la valorizzazione della Pietra Lavica.
Un particolare ringraziamento al Dott. Ing. Marcello Messina, progettista della revisione del Piano Cave Regionale per il bacino Lavico Etneo.

Egli, nel suo intervento ha reso noto al pubblico presente ed in particolare all’Assessore N. Marino, dell’iniziativa progettuale intrapresa dal Distretto Produttivo della Pietra Lavica dell’Etna, in merito alla revisione del Piano Cave Regionale approvato nel 2010, con il quale si sta elaborando una pianificazione particolareggiata dei bacini lavici estrattivi presenti nel comprensorio Etneo, sottoposti a tutela ambientale, ma certamente di gran interesse per il futuro della pietra lavica dell’Etna.

Un plauso infine deve essere fatto al Distretto Produttivo della Pietra Lavica dell’Etna, che, senza alcun contributo finanziario di natura pubblica, sta attuando un modello di sviluppo della Filiera, merito particolare dell’impegno volontario degli associati e soprattutto da una politica oculata di autogestione economica, che ha permesso al Distretto: il riconoscimento da parte dell’Assessorato all’Energia, quale soggetto proponente in merito alla revisione del Piano Cave Regionale nel bacino etneo, la realizzazione di un sito web ( presentato dal sottoscritto… nella sopraddetta conferenza ), nonché, l’implementazione di un piano commerciale a gestione consortile che permetta a breve il rilancio e la valorizzazione del prodotto lavico in tutte le sue forme, oggi duramente colpito dalla grave crisi internazionale, che ha comportato, per le aziende della filiera un drastico ridimensionamento del fatturato annuale, pregiudicando la stessa sopravvivenza del comparto, nell’ambito della competitività internazionale aggravata dalla concorrenza cinese che in questi anni, ha introdotto nel mercato mondiale, prodotti in pietra lavica di scarsa qualità, ma con prezzi di gran lunga inferiori a quelli applicati dalla filiera Etnea.

L’evento si è poi concluso con la presentazione di prodotti d’arte e artigianato, realizzati tutti con la ns. meravigliosa Pietra Lavica.

Vista l’incessante crescita del tasso di disoccupazione, questo enorme bacino, con il suo settore in espansione grazie alla propria filiera, potrebbe, qualora le istituzioni decidessero definitivamente di implementarlo, diventare per i giovani siciliani e per quanti, laureati e tecnici alla ricerca di una nuova tipologia di lavoro, diventare una particolare e interessante prospettiva, idea vincente d’investimento per i prossimi anni a venire.
Consiglio quindi a quanti interessati di tenersi aggiornati, visionando quotidianamente i seguenti indirizzi link:
http://www.distrettopietralavicadelletna.com
http://www.facebook.com/pages/Distretto-Produttivo-Pietra-Lavica-dellEtna