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Senza la protezione dei colletti bianchi e della politica, noi criminali saremmo rimasti solo una banda di piccoli delinquenti di paese!!!

A dirlo è Carmine Schiavone, cugino del Boss attualmente pentitosi, Francesco Schiavone (detto Sandokan), simbolo del clan dei Casalesi, che ha raccontato alcuni anni fa a don Patriciello, la frase riportata nel mio titolo di apertura. 

Il boss, da 26 anni detenuto al 41Bis, è sicuramente custode d’importanti informazioni, in particolare sui legami che la politica e l’imprenditoria avevano con quel clan e sugli affari realizzati attraverso il controllo degli appalti pubblici ed i rapporti con le imprese del nord che a suo tempo sversavano rifiuti pericolosi e tossini nella regione campana…

Il suo esordio come pentito potrebbe giungere proprio in uno degli ultimi e più importanti processi su taluni colletti bianchi, quello che ha visto coinvolti alcuni funzionari di Rete Ferroviaria Italiana nella concessione degli appalti ad alcune imrpese ritenute colluse in cambio di denaro, favori e regali; che hanno portato nel 2022 a 35 arresti ed a 69 indagati…

Va detto comunque che il procedimento per gli appalti Rfi, sebbene il quadro accusatorio della Dda di Napoli sia basato su elementi gravi, ha subito forti rallentamenti, se pur le conferme da parte della Procura dell’ipotesi d’accusa: difatti, in sede di indagini preliminari il tribunale del Riesame e la successiva Cassazione hanno escluso gravi indizi in ordine al reato di associazione camorristica contestata dalla Dda, come d’altronde a metà 2023, il giudice per l’udienza preliminare di Napoli ha prosciolto tutti dall’accusa di riciclaggio e intestazione fittizia di beni, smontando così il piano accusatorio, tassello dell’inchiesta anticamorra.

Per il gup tra il colletto bianco (definito consulente) e il capoclan, non vi sarebbe stato “alcun rapporto di natura economico-criminale“, ma un semplice legame di riconoscenza in virtù dell’aiuto che si aveva ricevuto negli anni ’70, quando per l’appunto il boss Francesco Schiavone passò loro le sue aziende. 

Per gli altri 9 imputati che hanno scelto l’abbreviato, tra cui alcuni funzionari di Rfi, si è arrivati nei mesi scorsi ad una condanna; certamente ora, con le nuove dichiarazioni che il pentito potrà fornire ai magistrati, non si escludono nuove inchieste giudiziarie e soprattutto annunci pubblici, su personaggi e politici infedeli, finora considerati al di sopra di ogni sospetto!!!

D’altronde senza il sostegno e la protezione di quest’ultimi, quei criminali… sarebbero rimasti soltanto una banda di piccoli delinquenti di paese!!!

 

Controllo del territorio in Sicilia??? Manca – secondo il sottoscritto – un serio coordinamento!!!

Ho letto in questi giorni le dichiarazioni di un pentito che ha svelato come quotidianamente dalla Calabria giungano in Sicilia – in maniera banale – una montagna di cocaina, senza che nessuno tra le forze dell’ordine, riesca ad intercettarla… 

Comprenderete quindi come emerga in modo palese quel mancato controllo del territorio che ripeto in maniera assidua (già… ci fosse almeno qualcuno che ascoltasse le mie parole in maniera seria); uno strumento fondamentale non solo per contrastare la criminalità organizzata, ma soprattutto per limitare tutte quelle forme che determinano un enorme business finanziario che danno il via in nuove attività illegali attraverso  nuove “legali” cartiere!!!

Non entro in questa sede sul diritto alla sicurezza che quei mancati controllo determinano; basti osservare i fatti gravi a cui stiamo assistendo in queste ore, con l’uccisione ad esempio di un quattordicenne di origine romena, morto a causa di una sparatoria nel parcheggio della stazione Monte Compatri-Pantano, capolinea della metropolitana di Roma…

Già… viene da chiedersi: ma com’è che nessuno ha finora effettuato quegli opportuni controlli, in particolare su quei soggetti già segnalati che ora secondo le indagini, dovrebbero essere gli esecutori materiali di quell’omicidio???   

Peraltro non comprendo come sia possibile che una regione come la nostra, venga invasa ogni giorno dalla droga, armi e quant’altro, sapendo tra l’altro – permettetemi di aggiungere da ignorante – quanto pochi siano i passaggi per giungere sulla nostra isola e tutti – vorrei precisare – a mezzo di imbarcazioni!!!

Ed allora, volendo considerare quegli unici ingressi quasi fossero una demarcata frontiera, in questa personale idea di controllo del territorio vorrei altresì far presente come le nostre forze dell’ordine hanno la possibilità di avvalersi di nuove tecnologie informatiche e di video-sorveglianza, ma non solo, hanno la possibilità di verificare quelle schedature operative messe in atto in tanti anni di servizio di bocco stradale: auspico che quantomeno da quegli accertamenti documentali, il sistema ne abbia realizzato un database per verificare tutti quei possibili collegamenti tra i soggetti fermati e gli affiliati di quella criminalità organizzata, tra parenti e/o familiari e amici…

Ed allora, facendo le funzioni di docente, riprendo nuovamente quella scienza nota come “geografia“, nell’ottica di focalizzare il territorio siciliano e quindi i suoi principali porti d’ingresso, la regola vale anche per gli ingressi minori, ma ritengo che il Porto di Messina prima e quello di Palermo dopo, possono esser considerati quelli che dovrebbero ricevere da parte delle forze dell’ordine la massima attenzione!!!

Ed allora faccio un esempio banale ed auspico che qualche sagace figura istituzionale, posta all’interno di quei nostri bei palazzi storici, solitamente seduti in quelle comode poltrone, comprenda una volta e per tutte – visto che finora i fatti dimostrano di non averlo fatto – quanto sia semplice effettuare quei  controlli, senza bisogno di intervenire o mettere in campo un esercito, ma facendo uso semplicemente di cinque pattuglie (composta da almeno due unità…) dalle partenze della Calabria agli arrivi in Sicilia!!!

Difatti, per chi non abbia mai attraversato lo stretto con una imbarcazione (pubblica o privata), deve sapere che prima di imbarcarsi ed effettuato il dovuto biglietto d’ingresso, ci si mette in fila in attesa del traghetto; durante quella sosta, solitamente, un addetto di quelle compagnie si avvicina agli automezzi, per obliterare la ricevuta di viaggio. Ecco durante questa fase di controllo, basterebbe semplicemente abbinare due pattuglie per eseguire quei controlli; sì… come riportavo sopra,  basta semplicemente un’unità cinofila, formata da un cane (addestrato alla ricerca di droghe e armi da fuoco, attraverso alcuni odori diversi correlati ad essi…) e dal suo conduttore, insieme ad un altra pattuglia armata a protezione di questa unità per verificare ciascuna auto e soprattutto contribuire a far arrestare rapidamente eventuali sospettati e quindi a porre sotto verifica l’auto in questione…

Il sottoscritto preferirebbe altresì che non si attendesse l’uscita delle auto dalle navi sul suolo siciliano, sarebbe difatti più proficuo effettuare ulteriori controlli minuziosi direttamente a bordo delle navi; d’altronde tutti noi sappiamo del divieto a bordo di restare sugli automezzi e quindi di recarsi nei ponti passeggeri; per cui quale maggior serenità per le forze dell’ordine impegnate a ispezionare quegli automezzi, senza che vi sia nessuno che possa interrompere quegli accertamenti: infine… le altre pattuglie in attesa sulla terraferma, possono ora indirizzare (durante l’uscita dalla nave) l’eventuale mezzo segnalato, bloccarlo e farlo verificare da un’ulteriore pattuglia…

Quanto sopra ovviamente, può esser ripetuto in maniera identica per chi si dirige verso la Calabria e quindi la penisola; d’altronde si tratta di mettere in campo altre tre unità che ritengo possono venir  serenamente recuperate dalle migliaia di forze dell’ordine presenti in questo momento nelle due regione siciliana e calabrese!!! 

 Minch… ma accussi semplici ié??? Ma comu po’ ghiessiri ca nuddu cia pinsatu prima???  

Già come può essere o forse dovrei sospettare che forse qualcuno sicuramente ci ha pensato, ma come sempre accade in questa terra “infetta”, si è preferito girarsi dall’altro lato, sì… non prendere alcuna iniziativa che potrebbe condurre a possibili ripercussioni non solo personali e/o familiari, ma anche nella carriera, e quindi, si preferisce chiudere gli occhi e fottersene completamente d’ascoltare le istanze di sicurezza sempre crescenti richieste dalla collettività!!!

E difatti… ma quali piani coordinati di controllo del territorio parliamo??? Ma di quale lotta alla criminalità organizzata, ingresso di droga, armi e riciclaggio di denaro sporco discutono??? 

Ma sì… consentiamo a tutte quelle attività illegali di prosperare nella nostra “bedda Sicilia”; d’altronde, di una cosa negli anni mi son convinto: sono troppi… numerosi, coloro che mensilmente beneficiano di quel business (e non mi riferisco ai soli delinquenti…), già… gli stessi che evidenziano con le loro “sterili” azioni, di non voler rinunciare a quei benefici!!! 

Hanno manager in tutto il mondo: ho visto come moltiplicano milioni di euro!!!

Se il suo nome potesse essere rivelato, rimarrebbe – sempre che potrà sopravvivere alle possibili vendette con cui dovrà convivere – nelle cronache degli annali…

Ma “Paolo” non è il familiare di una associazione criminale e neppure un affiliato, ed ancor meno si può definire “pentito”, no…  egli è un uomo coraggioso, un carabiniere del ROS, non di quelli che vediamo abitualmente, no…  egli ha svolto una missione pericolosissima come “infiltrato”!!!

Rappresenta infatti il primo soggetto capace furtivamente d’infiltrarsi in quell’ambiente criminale calabrese, al fine di poter sottrarre informazioni e soprattutto far arrestare quanti appartenevano di fatto a quell’associazione a delinquere!!!

Ovviamente ora che dopo due anni è riuscito a far smantellare quel clan, ora che quegli affiliati sono stati arrestati, può provare a dormire sono tranquilli… 

Già… grazie alle sue informazioni potranno essere verificate quelle indagini di tipo patrimoniali, in particolare di quel gruppo dedito al malaffare, in particolare è il denaro proveniente da quelle attività illegali ad essere verificato, comprendere quindi dove esso è stato inserito all’interno delle imprese sane, che per ragioni diverse – forse a causa di difficoltà economiche – finiscono per cedere all’aiuto delle mafie o ingenuamente si avvalgono, senza immaginarne le ripercussioni, di soggetti altamente professionali, quali geometri, avvocati, architetti, commercialisti e ingegneri e dirigenti. 

Perché sono questi ultimi ad offrire loro una collaborazione “spontanea”, ammonendo su rischi finanziari che potrebbero condurre a fallimenti societari oppure si utilizza la tattica di avvertire su notizie ricevute in maniera confidenziali (ovviamente false…) da terzi, quasi sempre soggetti posti all’interno di organi di polizia o di quelli giudiziari, rivelazioni su possibili provvedimenti in corso di realizzazione da parte delle procure nazionali…

Ecco il motivo per cui è stato fondamentale l’operato di quell’infiltrato, perché grazie a egli si è riusciti ora ad aggredire in maniera efficace il patrimonio di quella cosca!!!

Certo… comprendo bene come quanto compiuto rappresenti una goccia in mezzo al mare, ma se non si comincia mai, difficilmente si potrà distruggere quanto viene compiuto ogni giorno da tutte le mafie presenti nel territorio nazionale, grazie soprattutto all’ausilio di quei suoi “infedeli e celati” aiutanti, dai bianchi colletti inamidati!!!

Incredibile!!! Può essere mai che nessuno lo abbia riconosciuto???

E’ dire che in una delle foto che avevo realizzato in un mio post egli è somigliante almeno al 90% http://nicola-costanzo.blogspot.com/2021/10/alla-ricerca-di-matteo-messina-denaro.html eppure nessuno incredibilmente è stato in grado di riconoscerlo…

Il sottoscritto tra l’altro, nella foto principale pubblicata allora in formato “gif”, creata appositamente quasi a voler paragonare questa immagine bruciata nel fuoco con la cosiddetta “punciuta” compiuta dagli affiliati di cosa nostra, aveva eliminato da quella foto gli occhiali, proprio per far si che il viso fosse più chiaro e leggibile, in quanto l’effetto movimento provocato dal fuoco, rendeva a mio parere poco riconoscibile la fisionomia del latitante… 

Ma incredibilmente così non è stato, eppure era facile riconoscerlo, non era cambiato di molto, era semplicemente invecchiato, ma chiunque – bastava restare un po’ più attenti e avere quel coraggio che evidentemente è mancato – l’avrebbe potuto riconoscerlo e quindi denunciarlo, anche in forma anonima!!!

Difatti, nell’immaginare quel latitante  il sottoscritto aveva realizzato varie ricostruzioni, tutte ipotetiche ma in fondo poco si sono distaccate da questo soggetto ora arrestato…

Basti rivedere ad esempio un altro link http://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/04/gli-investigatori-stanno-cercando.html da cui si evidenziava una certa somiglianza con le foto appena pubblicate in queste ore dall’Arma dei Carabinieri…

Ma poi mi viene spontaneo chiedere: arriva un nuovo soggetto in un paesino siciliano, prende un’abitazione in affitto, evidenzia di essere autonomo, recita in quel circondario l’immagine di un pensionato qualsiasi, ma se lo si osserva con attenzione si comprende come non dimostra di avere un età così avanzata, ed allora se non un pensionato significa che è una persona certamente benestante e perché si è trasferito lì???

Peraltro osservandolo ancor più con attenzione, chiunque avrebbe notato che vestiva elegante e che sicuramente durante le uscite settimanali si cambiava spesso, forse anche troppo visto il quartiere in cui viveva, inoltre un occhio attento, avrebbe riconosciuto l’orologio al polso e soprattutto un qualsiasi vicino (di quelli cosiddetti “cuttighiari“) avrebbe compreso che egli non svolgeva alcuna vita mondana, nessuna frequentazioni, mai alcuno che lo cercava e ancor meno visite, neppure di notte… 

Ed infine, come può essere che nessun controllo in quel paese è stato eseguito da parte delle forze dell’ordine, eppure sarebbe stato spontaneo verificare chi fosse questo cosiddetto geometra” appena trasferitosi in quel paese e soprattutto per quale motivo, visto che non svolgeva di fatto alcuna professione???

Lo dico perché il sottoscritto, in qualità di collega (del boss) – almeno per quanto riportato in quel documento d’identità – ogni qualvolta che si è trasferito per lavoro e quindi preso domicilio in una località italiana, in particolare nel nord del paese, ultima questa in Toscana, è stato sottoposto ad accertamenti, in primiss dalla Polizia Municipale e successivamente dai Carabinieri…  

E allora mi chiedo, perché questi controlli non sono stati mai effettuati in quella sua residenza??? 

Non è che forse si sapeva chi risiedeva in quella abitazione e come ho scritto in un mio post (nel quale è possibile osservare altre ricostruzioni del visohttp://nicola-costanzo.blogspot.com/2018/03/alla-ricerca-di-matteo-messina-denaro.html si è preferito soprassedere proprio poiché a nessuno interessava prenderlo???

Oggi difatti il rischio più grande, lo sta affrontando chi in questi questi anni lo ha protetto; già… se egli decidesse di parlare con i magistrati e raccontare quanto sa o ancor più, se barattasse quei documenti in suo possesso, per ottenere quella desiderata (e protetta) libertà, ecco che sarebbero molte le teste che vedremmo cadere!!!

Non credo comunque a quest’ultima ipotesi (anche se in cuor mio spero profondamente che ciò avvenga…), come d’altronde mi sento di aggiungere che, se egli decidesse di ravvedersi e collaborare, difficilmente vedrete (dall’alto di quei poteri collusi) glielo permetteranno!!!  

Uomini a un bivio…

E’ un periodo particolare, sì molti soggetti sembrano essersi arenati, quasi fossero giunti ad un bivio ed ora debbono decidere se continuare con quanto finora svolto o abbandonare tutto e tutti passando  dall’altra parte della barricata…

Ma d’altronde come si fa a cambiare se stessi, quella propria indole, quando si è stati abituati sempre nella stessa maniera o quantomeno continuando a compiere quanto gli è stato loro richiesto, inseguendo in ogni circostanza il mero profitto…  

Li osservo, so bene la loro origine e conosco perfettamente i trucchi del mestiere per non comprendere appieno quali motivazioni hanno condotto negli anni taluni a salire ed altri scendere, so bene chi c’è dietro di loro o quantomeno chi ci potrebbe essere, chi li finanzia e dove quest’ultimi prendono il denaro per portare avanti quei business, ma come ripeto sempre, se lo sa il sottoscritto, lo sanno anche altri soggetti ben più preparati sull’argomento, d’altronde quello rappresenta di fatto la propria professione!!!

E’ l’odore del denaro, già basta seguire quell’odore come diceva Falcone, sì… esso trasuda di profitto ed aggiungerei, anche di molto altro… 

Ma abbiamo visto in questi anni come sia bastata una semplice parola per far crollar tutto, già quella raccontata ad esempio da un pentito che pur di barattare la sua condanna ed anni e anni di penitenziario, prova parlando a salvarsi, già raccontando tutto ciò che sa!!! 

Vedrete, come sempre accade in queste circostanze non serviranno prove, basterà a quei magistrati affidarsi alla loro memoria, nessuna pen-drive celata in qualche buca sotto terra verrà presentata, come d’altronde nessun video compromettente uscirà fuori da qualche celato locale inaccessibile, no, questi soggetti non possiedono alcun documento fotocopiato, l’unica loro prova è quella ripresa con gli occhi, ascoltata attraverso le orecchie e quindi memorizzata nella testa. 

Si sale e si scende, ma d’altronde anche questo è stato previsto, peraltro fanno tutti parte dello stesso mazzo di carte, ma alla fine, è solo il mazziere a decidere come sostituirli!!!

Per iniziarsi alla Massoneria? Semplice… basta recarsi a Messina!!!

Ho ritrovato sul web un bellissimo articolo del giornalista Consolato Minniti, a cui allego – a conferma di quanto ora vado a riproporre – l’audizione dell’interrogatorio, alla presenza dei pubblici ministeri…

Faccio altresì presente che essendo l’argomento fin troppo ampio, mi permetto di completare il suddetto post nei prossimi giorni…  

Innanzitutto, ha parlare è il pentito Virgilio, il quale come potrete ascoltare direttamente dalla sua voce, ha svelato tutti i retroscena della loggia massonica, tirando dentro esponenti di primo piano sia della Chiesa che delle cosche, ricordando anche il noto “Maestro venerabile” della loggia massonica P2, Pietro Gelli, che secondo egli: anche da morto gestisce un enorme potere!!!

Ed allora leggiamo di quel resoconto – trovate la registrazione audio presso il link: https://www.facebook.com/watch/?v=656858658890266&extid=NS-UNK-UNK-UNK-AN_GK0T-GK1C&ref=sharing .

«Dato che dovevo rimanere riservato, vengo sacrato cavaliere all’interno della chiesa di Sant’Anna, all’interno delle Mura del Vaticano. (…) Su di me avevano altri progetti, cioè Franco, non avendo figli maschi, aveva deciso… Franco chi? Franco Sensi, l’ex presidente della Roma».

Ho avuto frequentazioni molto “alte” – dice il collaboratore di giustizia Cosimo Virgilio – e lo mette nero su bianco nel suo interrogatorio alla presenza dei Pm Giuseppe Lombardo e Stefano Musolino…

Ed allora partiamo da quei suoi inizi a Messina:

Vengo iniziato la prima volta agli inizi degli anni ’90 a Messina, presso il “Grande Oriente d’Italia”.  Il tempio si trovava nella zona alta di Messina, precisamente nella zona Papardo. 

I miei presentatori, definiamoli così – spiega il pentito delle cosche della Piana di Gioia Tauro – l’allora preside della Facoltà di Economia e Commercio, Caratozzolo, e il figlio Marcello, quest’ultimo era colui che aveva, all’epoca, i principali agganci a livello nazionale, sia con la parte buona che con la parte non buona». 

Virgiglio racconta di essere entrato prima in un “Rotary club” e poi nel “Sacro Sepolcro”, meglio individuato come “Ordine equestre del Sacro Sepolcro” di Messina. 

All’interno del Rotary Club – chiarisce – figuravano le più importanti figure cattedratiche, quindi tutti i professori universitari sia della mia facoltà che principalmente della facoltà di Giurisprudenza, ed anche medicina. 

Virgiglo, dunque, arriva nella sede di via Nino Bixio, a Messina, dove incontra Mimmo Borgese «all’epoca proprietario dell’hotel Mediterraneo” sulla Statale 18, l’oggi defunto Mimmo Piromalli, meglio conosciuto come il padre “dell’orbo”. 

Si chiamavano “compari” con Marcello Caratozzolo, e la presenza di questo Piromalli, che arrivò a bordo di un’Alfa 164 verde»…

FINE PRIMA PARTE

Gomorra: La fine della 4° serie: "Senza testa e ne piedi"!!!

Scusate… ma oggi ho voglia di distrarmi e quindi tralascio d’inoltrarmi in inchieste, arresti effettuati, scandali finanziari, vicende di cronaca nera o ciò che riguarda ruberie, agguati, favoreggiamenti, immigrazione clandestina, criminalità e quant’altro…
Sì… oggi ho deciso di parlare di qualcosa che riguarda l’immaginario collettivo, ho desidero riprendere una fiction televisiva molto famosa ed apprezzata dall’opinione pubblica non solo nazionale, ma anche internazionale…
La storia descritta riprende alcuni avvenimenti riportati nel libro dell’autore Roberto Saviano, intitolato “Gomorra”, che racconta nella sua gravità quanto accaduto realmente nel comprensorio di quella regione Campana…
Ho finito quindi di vedere la serie “Gomorra 4”, di cui fanno parte una serie di attori bravissimi, in particolare (senza togliere nulla agli altri…) l’attore che raffigura il boss di Secondigliano, Gennaro Savastano detto Genny, personaggio interpretato dall’attore Salvatore Esposito… e quindi pur tralasciando di raccontare le puntate – per non togliere il patos a quei suoi ammiratori – ciò che desidero evidenziare è la conclusione che s’è voluta dare all’ultima puntata, che ritengo non stia ne in piedi, ne in terra…
Ripeto, non racconterò quanto avviene, ma desidero riprendere alcune parti di quelle puntate, perché a differenza della sceneggiatura fin qui “corretta”, in questa 4° serie taluni passaggi sembrano essere un po’ troppo fantasiosi e visti i personaggi in gioco, sono poco convincenti, anzi potrei aggiungere che non lo erano affatto!!!
Tralasciamo quindi quella fantasiosa trasformazione dell’oro in lingotti – paragonabile al famoso  procedimento di quegli alchimisti, che trasformavano il piombo in oro – ma quel far passare un boss criminale per fesso a scapito di più scaltri gentleman inglesi, sembra qualcosa di improbabile attuazione…  
E cosa dire di quegli omicidi commessi nei confronti di soggetti che fin qui avevo evidenziato grandi capacità in accortezza e perspicacia, ma che ora all’improvviso – non se ne comprendono i motivi– affidano la propria vita a soggetti terzi, totalmente estranei a quel loro ambiente…
Va be… diciamo che alcuni di quegli attori dovevano essere sostituiti (chissà… forse per nuovi impegni oppure perché stanchi di recitare sempre la stessa parte in questa serie che li ha lanciati…), ed allora, li si è fatti passare per “sciocchi”, anche se tra questi uno di essi dimostra – se pur gli errori commessi – quella propria “coerenza”, avvisando l’amico (sangue blu) su un eventuale tradimento… 
Continuando con il personaggio “sangue blu“, che senso ha ricevere un’avvertimento su un possibile attentato alla sua vita nel rifugio nel quale si era momentaneamente nascosto e non avvisare immediatamente del pericolo le persone a lui più care poste lì in sua attesa; già… bastava una semplice telefonata, eppure questa stessa non c’è stata (e dire che stanno ore ed ore dinnanzi a quei cellulari…), cos’è un’altro errore commesso dallo sceneggiatore, oppure serviva anch’esso per eliminare un’altra fetta di attori…
Viceversa, coloro che necessitano per la quinta serie, si son salvati da un analogo attentato: troppo logico!!!
Ed ora passiamo alla più grande cazzata… 
Mi riservo di parlare dei nomi, ma ditemi: cosa spinge un boss a discutere con il genitore di un bambino della stessa scuola di suo figlio, sapendo che quell’individuo è il magistrato che gli sta dando addosso???
E cosa dire di quest’ultimo che pur sapendo d’incontrare il boss, inizia una dissertazione personale da condurlo a raccontare particolari intimi sulla propria vita adolescenziale, neppure se fosse stato un suo amico d’infanzia; una circostanza inconcepibile, ma che stranamente si ripete in maniera costante.
Ed ora passiamo alla cosa più assurda, sì… un boss che appena arrestato decide immediatamente di volersi pentire e s’affida proprio a quel magistrato di cui sopra, richiedendo ad egli la protezione dello Stato, ma nel contempo (non se ne comprendono i motivi) ricerca la libertà chiedendo a quel suo superiore boss di liberarla!!!
Ma chi ha scritto questa parte di sceneggiatura, l’unica motivazione che posso intuire è quella di voler far uscire da quella serie ulteriori attori!!!
Ed anche l’ultima scena, quel frase in cui si ricorda sul “non doversi fidare di nessuno“!!! 
Non vi è alcuna prova su quel tradimento, tutto è basato su una semplice sensazione personale, in quanto nulla possiede quel “capo” a spingerlo a dover reagire in quel modo; manca la certezza o la prova di quell’inconfutabile tradimento… anche perché la testimonianza compiuta, avrebbe potuto coinvolgere esclusivamente la parte avversa di quella criminalità, lasciando fuori i propri amici…
Ecco quindi dov’è che lo sceneggiatore sbaglia!!!
Mi permetto allora (da lettore di thriller) di suggerire l’inizio della 5° serie, affinché si possa rimediare all’errore compiuto alla fine di questa 4°!!!
D’altronde, la giusta conclusione a questa 4° serie avrebbe dovuta essere quella in cui uno degli uomini Istituzionali (e perché no, anche quello stesso magistrato…) presente durante le dichiarazioni spontanee di quel boss pentito, divenuto collaboratore di giustizia, racconti (a Genny Savastano) quanto accaduto in quella stanza, durante la testimonianza… 
Ciò chiarirebbe in maniera inequivocabile la motivazione che ha costretto il boss a eliminare quel suo referente, altrimenti la fine di questa 4° serie, per come riportavo nel mio titolo, evidenzia d’essere: “senza testa e ne piedi“!!!
Ci vediamo alla prossima serie…

Perché è proprio la verità a fare paura nei delitti di mafia!!!

Secondo il pentito Salvatore Facella, l’omicidio del procuratore di Palermo, Gaetano Costa (6 agosto 1980), non sarebbe stato deciso dalla commissione di Cosa nostra, ma su ordine di due uomini d’onore, zio e nipote. 
Secondo quel collaboratore di giustizia il procuratore venne assassinato da Salvatore Inzerillo e da suo zio Balduccio Di Maggio… 
Secondo il Facelloa, un affiliato di nome Ciccio Intile, gli aveva raccontato che Di Maggio, durante una riunione, si vantava che il nipote (Inzerillo) aveva ucciso il procuratore Costa…
Purtroppo per quell’omicidio a distanza di quasi 38 anni… non sono stati individuati i colpevoli… infatti l’unico processo celebrato nella città etnea, si è concluso nel ’92 con l’ assoluzione, diventata poi definitiva, nei confronti dell’unico imputato, per l’appunto Salvatore Inzerillo, accusato in quel processo di essere stato il palo del commando…
Ha detto bene in questi giorni il figlio del procuratore Michele Costa: “Si è avuto paura di cercare la verità”, aggiungendo inoltre che, a suo giudizio, si sarebbe dovuto approfondire con maggiore determinazione le cause e le responsabilità dell’agguato… 
Ma si sa… da noi, in questo paese ingrato, ci si ricorda delle vittime della mafia soltanto nei giorni di commemorazione, si davanti davanti alle lapidi poste in ricordo di quelle uccisioni, poi per il resto, ci si dimentica di quegli uomini e donne che hanno dato alla loro vita per questa terra!!!
Amareggiato, Michele Costa ha dichiarato: “Ci siamo battuti all’inverosimile, ma la memoria di mio padre è stata cancellata. L’assassinio ha tutti i caratteri di un ‘omicidio strategico’. Mio padre lo ha scritto prima di morire. Esiste per questi delitti una precisa esigenza: che si sappia qual è la scaturigine, la causa, ma non si sappia mai perché!!! Difatti, il vecchio pg di Caltanissetta (Sergio Lari, ndr) mi ha quasi insultato perché avevo ipotizzato, peraltro con garbo, che si avesse paura a scoprire la verità”…
Perché il vero problema non era tanto quello di identificare l’esecutore materiale di quell’omicidio, ma accertare chi fossero i mandanti di quel delitto!!!
Nella sentenza della corte d’ assise di Catania, si è parlato di interessi che andavano cercati altrove… in quella “zona grigia”, fra malaffare e criminalità organizzata, dove probabilmente era maturata la decisione di assassinare quel Procuratore, capace di firmare in totale solitudine – in quel palazzo dei veleni –  gli arresti di quei mafiosi legati alla cosca Spatola-Inzerillo!!!
Non va dimenticato come quest’uomo, Gaetano Costa, pur essendo l’unico magistrato a Palermo al quale erano state assegnate un’auto blindata ed una scorta, non ne usufruiva,  in quanto riteneva che la sua protezione avrebbe messo in pericolo altri e che lui era uno di quelli che “aveva il dovere di avere coraggio”!!!
Ed oggi, ancor più di ieri, si comprendono meglio le parole pronunciate dalla moglie Rita Bartoli a  vent’anni dell’omicidio del marito: “In tutti questi lunghi, amari anni ho preferito tacere su quanto mi bruciava dentro, gelosa dei miei sentimenti e della appartenenza del mio dolore, delle mie emozioni: i sentimenti e le reazioni ho pensato appartenessero solo a me stessa e non potevano essere oggetto né di commiserazione dai parte dei probi, né di soddisfazione da parte dei reprobi”.
Si… perché in fondo:E’ proprio la verità a fare paura nei delitti di mafia”.

L’appunto dimenticato di Falcone: “Cinà in buoni rapporti con Berlusconi. Berlusconi dà 20 milioni a Grado e anche a Vittorio Mangano“

Come può essere che un appunto così importante, resti per trent’anni dimenticato. 
Sembra che l’appunto facesse parte di un block-notes utilizzato forse durante un interrogatorio e poi, chissà per quale motivo è rimasto lì… disperso tra tutte quelle carte che stranamente non sono andate ancora distrutte…
Vi starete chiedendo cosa vi fosse scritto in quell’appunto di così rilevante…
Ecco, c’è scritto: “Cinà in buoni rapporti con Berlusconi. Berlusconi dà 20 milioni a Grado e anche a Vittorio Mangano“!!!
La calligrafia sembra essere proprio quella del giudice Giovanni Falcone e sono state trovate all’interno di quello che è stato proprio l’ufficio del magistrato, nel palazzo di giustizia di Palermo, una stanza che è diventata ormai da tempo… un vero e proprio un museo… 
A fare la scoperta, è stato proprio uno dei suoi più stretti collaboratori del magistrato, Giovanni Paparcuri, che dopo essere andato in pensione, accoglie in quel “bunker” del pool antimafia, proprio i visitatori…
Nel fare ciò, alcuni giorni fa, stava sfogliando alcuni scritti di Falcone, conservati come riportavo sopra in quel museo, contenevano vecchie dichiarazioni del pentito Marino Mannoia… all’improvviso, si è imbattuto in quell’appunto che parla di Berlusconi!!!
Veramente assurdo che nessuno se ne  fosse accorto prima… ecco quindi che Paparcuri ha immediatamente informato la Procura. 
Quelle frasi scritte, non fanno altro che dare seguito a quanto più volte, proprio il sottoscritto ha evidenziato e cioè confermano quanto già emerso, nel processo al co-fondadore  Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva, a sette anni di carcere, proprio per concorso esterno a Cosa nostra… 
Difatti, proprio recentemente, lo stesso, insieme al “Cavaliere”, sono stati nuovamente iscritti dalla procura di Firenze, quali indagati per le stragi di mafia del 1993, come possibili mandanti occulti, per gli attentati di Firenze, Roma e Milano…
D’altronde come dimenticare quanto dichiarato dal defunto “capo dei capi” di cosa nostra, che ha più e più volte negato, l’azione di quelle stragi, avvertendo su di egli quelle accuse, quale “capro espiatorio” per coprire i veri mandanti di quelle bombe,  certamente da attribuire ad altri individui, che nulla centravano con quella associazione criminale…
Ma ritorniamo all’appunto… chi è Gaetano Cinà, indicato “in buoni rapporti con Berlusconi”???
E’ certamente un mafioso, sembra molto amico di Dell’Utri; è l’uomo che nel 1987 annuncia all’amico per telefono, l’arrivo al capoluogo milanese di una enorme cassata… con sopra il simbolo della Fininvest. 
Analoga situazione vi è per Gaetano Grado, affiliato a “cosa-nostra” e presente negli anni 70′ frequentemente nella regione lombarda, dove era altrettanto presente il noto “stalliere” Vittorio Mangano, fattore della villa del cavaliere ad Arcore… 
Nulla di nuovo, sono elementi già a conoscenza di tutti, se neon fosse che lo stesso pentito, si sia sempre astenuto – quando interpellato – di riferire sul cavaliere… “non ricordo, sono anziano e malato… e poi non posso rilasciare alcuna dichiarazione alla stampa” e nel processo Dell’Utri, lo stesso pentito si è avvalso della facoltà di non rispondere!!!
Dai documenti emersi nei procedimenti sembra che il boss Stefano Bontate, capo di Francesco Mannoia, avesse incontrato nei primi anni degli anni 70′ proprio Berlusconi, grazie alla mediazione di Dell’Utri… e proprio la Cassazione riconobbe che Berlusconi stipulò un patto di protezione con quella associazione criminale, per evitare possibili sequestri di persona a se o ai suoi familiari, ed anche per evitare danneggiamenti ai ripetitori tv posti in Sicilia… lo stesso boss Riina, intercettato in carcere dichiarava: “A noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi”!!!
Una cosa è certa… su quel periodo c’è ancora molto da scoprire… e certamente qualcuno è riuscito ad approfittare di quella particolare condizione politico-istituzionale, chissà forse alimentando quel periodo di terrore, utilizzando quelle bombe in maniera precisa e puntuale, affinché si generasse in ciascuno di noi, l’opinione che gli uomini di quell’allora nostro Stato, fossero deboli o collusi con quel mondo deviato e criminale e che ci fosse bisogno di un totale cambiamento… 
Circostanza quest’ultima… che di fatto, di lì a poco è avvenuta, con l’eliminazione politica di gran parte di quei partiti ed interlocutori, con l’avvento di nuovi “paladini” e/o “cavalieri“, che si sono posti agli occhi degli Italiani, come gli unici capaci di guidare il paese e contrastare quella criminalità organizzata…
Quanto accadrà successivamente, servirà esclusivamente ad occultare quanto realmente accaduto… Tutto finirà per essere sepolto nel dimenticatoio… come peraltro, quest’ultimo appunto del giudice Falcone…

C’è una talpa in Tribunale!!!

Con questa frase l’ex direttore di sala del Teatro Massimo di Palermo, Alfredo Giordano, si è espresso dinnanzi al Pm che lo stava interrogando…
Anche gli insospettabili colletti bianchi, iniziano a pentirsi, proponendosi ora, a collaboratori di giustizia…
Durante l’interrogatorio (ancora per lo più segretato), l’ex direttore ha dichiarato di fare parte del clan di Villagrazia – Santa Maria di Gesù,  decidendo di confidare ai magistrati del Tribunale di Palermo quanto a sua conoscenza…
Era già sotto controllo dei militari a causa di quella sua vicinanza a certi ambienti mafiosi… 

Ora a quasi un anno di distanza da quel suo arresto ha deciso di parlare… dichiarando di essere da sempre contrario a cosa nostra, ma che giustifica quelle sue amicizie, in quanto d’origine da amicizie d’infanzia…

Ovviamente nessuno ha creduto a quelle sue dichiarazioni, soprattutto perché, non erano di fatto supportate con atti concreti, viceversa, da alcune intercettazioni, si è avuta la conferma che vi fosse, da parte dell’indagato, una vera e propria predisposizione a quella associazione, come ad esempio, dando la coperture ad alcuna latitanti o il sostegno elettorale a politici… tra questi vi era un candidato alle regionali con il “Grande Sud”, che si sarebbe impegnato a pagare 30 mila euro per 500 voti, ma sembra che poi… non se ne fece nulla.
Ma la cosa più grave è quando racconta di avere all’interno del Tribunale di Palermo delle amicizie… precisamente con un giudice donna (chissà perché, ma il sottoscritto ha già un nome in mente e “non è l’unico che conservo in questa mia testa”) e che questi contatti avrebbero consentito ad egli, di far dissequestrare alcuni beni beni a due mafiosi…

Infine ha dichiarato che altri due dipendenti, sempre all’interno di quel teatro, si erano improvvisati banchieri, sì… prestavano denaro applicando tassi d’interessi d’usura…
Ed allora…desideravate vedere qualche fiction sulla mafia in tv??? No… basta andare al Teatro!!!!

Ecco come si aggiustano i processi per mafia…

Le dichiarazioni riportate dal pentito Carmelo D’Amico nell’aula della Corte d’Assise di Messina, dove si stava celebrando un processo per omicidio di mafia, sono state alquanto forti… ed hanno dato il via ad una serie di verifiche da parte dei giudici del distretto di Reggio Calabria, che hanno di fatto competenza territoriale, sulle vicende in cui sono coinvolti i giudici messinesi.

Il pentito ha detto: abbiamo corrotto qualche pubblico ministero, qualche procuratore generale e abbiamo “aggiustato” qualche processo molto importante…
“Minchia… cosa dovevano fare di più, hanno fatto tutto…”, certo che se quanto dichiarato fosse realmente vero, non so più a quale santo bisogna votarci… 
Il pentito, alle domande del Pm ha risposto in questo modo: guardi, io ho deciso di collaborare con la giustizia, perché sono stato sempre chiuso al 41 bis, da quando mi hanno arrestato dal 2009; ovviamente stando da solo ho avuto modo di riflettere…ed anche perché il 41 bis è sicuramente un carcere duro… ed è per quei motivi che ho deciso di cambiare vita, anche se avrei avuto la possibilità di uscire prima o poi… dal carcere, perché io, ho esperienza nei processi… perché abbiamo aggiustato o meglio… la nostra organizzazione ha aggiustato diversi processi, abbiamo corrotto qualche giudizio di cui ne ho parlato, abbiamo corrotto qualche pubblico ministero, qualche procuratore generale e abbiamo aggiustato qualche processo molto importante e quindi c’era una alta  possibilità che io potessi uscire dal carcere.”
Il processo a detta del pentito “più importante”, sarebbe stato quello scaturito dal triplice omicidio Geraci-Raimondo-Martino, avvenuto la notte del 4 settembre 1993 alla stazione di Barcellona: le vittime erano tre ragazzi di Milazzo e furono giustiziate perché avevano superato i confini territoriali del loro comune e si erano spinti oltre… sino a Barcellona P.G. per poter commettere i reati…
Il pentito, tra le sue ammissioni  ha toccato anche toccato anche l’Arma dei carabinieri con le sue dichiarazioni: ho avvisato pure Carmelo Bisognano dell’operazione Icaro, l’ho avvisato io che c’era l’operazione in corso, perché avevamo saputo praticamente, tramite carabinieri “corrotti” che noi, avevamo sul libro paga dal ’90, carabinieri corrotti di cui uno apparteneva alla… alla squadra catturando latitanti, un altro era nella Dda… nella Dda che faceva la scorta… e tanti altri, tra carabinieri e poliziotti, che sono sui nostri libri paga e che ne ho parlato purtroppo”.
Infine, il passaggio alla Cassazione:  la nostra associazione – ha detto D’Amico – era molto ramificata a livello politico, a livello istituzionale, era una delle più potenti che c’era in Sicilia, aggiungendo che la cosca barcellonese e anche molto sanguinaria… 
Noi siamo arrivati anche sino alla Cassazione a sistemare un processo molto noto!!!
Abbiamo corrotto un giudice di Cassazione, io stesso sono andato personalmente insieme a Pietro Mazzagatti Nicola, per corrompere questo giudice nativo di Santa Lucia del Mela e che risiede attualmente a Roma; abbiamo come le dicevo queste persone ed era per questi motivi, che le dicevo prima… che ero sicuro di uscire, perché sapevo che avrei goduto dell’appoggio in Cassazione di questo giudice corrotto…”
Certo a sentire queste dichiarazioni si resta sconvolti e dobbiamo trattenere qualsivoglia esternazione personale sperando che si sia trattato dell’ennesimo tentativo di impressionare i media, per dar modo al processo di aumentare quella propria audience…
Se così non fosse… sarebbe meglio applicare quella citazione che diceva: se i processi fossero risolti a pari e dispari almeno la meta’ delle sentenze sarebbero giuste!!!