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Procuratore capo a Messina: speriamo in bene…

Dopo il trasferimento di De Lucia a nuovo procuratore capo a Palermo, si è aperta la corsa alla successione e il Csm, nella nuova composizione, esaminerà le tante candidature ricevute…

Sì… sono ben quindici i magistrati in corsa per il posto lasciato vacante da un paio di mesi.

Non entro nei meriti dei candidati, certamente mi dispiace aver letto che proprio il Csm, nella nuova composizione, esaminerà le tante domande pervenute, dopo un periodo che è stato caratterizzato dalla modesta competizione frutto anche di meccanismi correntizi che intervenivano alla preliminare spartizione, come emerso dall’inchiesta Palamara!!!

Poco importa quindi se il nuovo Procuratore capo di Messina sarà un uomo o una donna, ciò che interessa a noi cittadini è che quel magistrato, nel compiere il proprio incarico, non tralasci mai nulla di quelle sue funzioni inquirenti e che diriga l’ufficio della Procura in maniera trasparente, senza dover sottostare a compromessi, ma organizzando l’attività nei migliori dei modi, esercitando personalmente le funzioni attribuite dalla legge al pubblico ministero o assegnandole ad altri magistrati addetti a quell’ufficio, in qualità di sostituti procuratori aggiunti o di procuratori aggiunti…

Ritengo comunque che uno dei problemi più gravi dal punto di vista istituzionale, è non riuscire a ricevere una risposta in tempi rapidi ad ogni domanda di giustizia, ma non solo, vi è anche una manifesta criticità per quanto concerne la custodia dei dati sensibili, già… bastano solo pochi euro, perché chiunque entri in possesso della documentazione relativa alle indagini eseguite dalla polizia giudiziaria in sede o dalle forze di polizia sul territorio, ed infine, non meno trascurabile, la difficoltà di riuscire a giungere a processo (ovviamente quando vi sono i presupposti confermati dalle indagini…), a causa di archiviazioni certamente “ambigue” o quantomeno fortemente discutibili, in quanto solitamente queste ultime, non tengono conto del lavoro professionalmente compiuto da quegli organi di polizia giudiziaria!!!

Per cui, nell’augurare a tutti i candidati una “buona fortuna”, auspico al futuro Procuratore Capo che possa semplicemente svolgere quanto previsto dalla normativa, nulla di più e cioè:

– Promuova la repressione dei reati e l’applicazione delle misure di sicurezza

– Curi l’esecuzione dei giudicati ed ogni altro provvedimento del giudice

– Controlli l’osservanza delle leggi e la pronta e regolare amministrazione della giustizia

– Eserciti l’azione civile ed intervenga nei processi civili nei casi stabiliti dalla legge

– Vigili sul servizio dello Stato Civile

– Svolga le altre funzioni di minore rilievo  

Se riuscirà in questo, avremmo fatto tutti un passo avanti, altrimenti continueremo come sempre e cioè tra chi prova ad avere una giustizia “giusta” e chi viceversa preferisce che il sistema continui ad essere fortemente malato!!! 

Che dire… speriamo in bene!!!

La magistratura è un pugile alle corde, il Csm protegge i sodali di Palamara!!!

Alle elezioni dell’Anm (Associazione Nazionale Magistrati) di Palermo ha vinto il gruppo 101, che chiede il sorteggio del Csm.

Il consigliere togato Nino Di Matteo, in un’intervista su ‘La Stampa‘, ha spiegato che si tratta di un “segnale da non sottovalutare: tanti magistrati chiedono una cura forte per un organismo malato. 

Il sorteggio temperato, magari per un tempo limitato, è il vaccino per il virus del correntismo“.

Una cura quindi che potrebbe spezzare il dominio decennale delle ‘cordate’, come definite dallo stesso magistrato nel suo libro ‘I nemici della giustizia’, e che potrebbe restituire credibilità alla magistratura.

Il Csm non gode di una brillante storia e la bocciatura di Giovanni Falcone il 19 gennaio 1988 a capo dell’ufficio istruzione del Tribunale di Palermo rappresenta ancora una onta che solo un radicale e permanente cambiamento potrà redimere.

Tuttavia, come ha detto lo stesso magistrato antimafia, “il Csm si dibatte tra spinte al cambiamento e controspinte conservatrici, come la difficoltà di liberarsi delle vecchie logiche, dure a morire, e nella tentazione di sopire, ridimensionare“. E poi ancora “avevo sempre diffidato del Csm: isolava e delegittimava, anziché difendere, i magistrati liberi e coraggiosi, non intruppati. Quelli che, come dicevano di me, non ‘coltivano’ le domande per gli incarichi direttivi“.

Domande che, purtroppo, vengono coltivate molto spesso in seno a mere logiche di appartenenza che portano il candidato (che appartiene ad una corrente) ad avere delle corsie preferenziali, a danno di quei magistrati indipendenti che applicano la legge e garantiscono l’obbligatorietà dell’azione penale ad oggi minacciata dalla riforma della giustizia Cartabia. 

“Continuo a ritenerla dannosa e pericolosa (la riforma ndr) – ha detto Di Matteo – Sono perplesso per la prevalenza delle esigenze legate ai fondi del Pnrr su quelle di giustizia, in una visione della società dominata dall’economia e non dal diritto. 

Contesto la soluzione tecnica dell’improcedibilità, estranea alla nostra cultura giuridica, che manderà in fumo i processi anziché velocizzarli. E sono allarmato dall’attribuzione al Parlamento del potere di stabilire criteri di priorità nell’esercizio dell’azione penale” poiché quest’ultima sarà “in mano alle mutevoli maggioranze politiche. 

Difatti… il Parlamento potrà dire ai pm di perseguire prioritariamente gli scippi e solo se avanza tempo la corruzione…