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Ogni guerra ha un debito che la storia farà pagare!

C’è qualcosa di stranamente familiare nel modo in cui i conflitti si ripetono, come se la storia fosse un palcoscenico su cui gli stessi attori, con maschere diverse, recitano sempre lo stesso dramma. 

I raid aerei sugli impianti nucleari iraniani non fanno eccezione e hanno immediatamente acceso quel vortice di dichiarazioni contrapposte che ormai conosciamo fin troppo bene. 

Da una parte, l’Iran ribadisce con orgoglio che il cemento può essere distrutto, ma la conoscenza umana no, che le strutture crollano ma non la volontà di costruirne di nuove. 

Dall’altra, Washington risponde con quel tono asciutto e calcolato che le è proprio, come a dire che la pace ha un prezzo e quel prezzo si paga in termini di forza, minacce e dimostrazioni di potere.

Ma al di là delle parole ufficiali, al di là dei comunicati stampa e delle analisi strategiche, ciò che veramente si muove sotto la superficie è qualcosa di meno visibile e molto più pericoloso: il risentimento!

Non è solo una reazione immediata, non è semplice indignazione politica, ma è un sentimento che si incarna nelle persone, nelle culture, nei racconti che i popoli si tramandano nel tempo. 

Quando Teheran dice che non dimenticherà, non sta facendo una promessa di vendetta, sta seminando un seme. E quel seme crescerà, anche a distanza di anni, di decenni, di secoli, diventando parte del tessuto identitario di un intero popolo.

Gli esperti, intanto, continuano a parlare di equilibri, di deterrenza, di accordi da negoziare o imporre. Come se tutto questo potesse essere gestito con un foglio di calcolo, dove ogni azione corrisponde a una reazione misurabile. 

Ma nessun modello riesce davvero a tenere conto della profondità emotiva di un popolo ferito, dell’accumulo di offese che si sedimentano nel tempo, diventando materia viva della memoria storica. Perché ogni colpo sparato, ogni missione compiuta, ogni parola pronunciata con arroganza, lascia un segno che va ben oltre il momento in cui le armi smettono di sparare.

E allora ci chiediamo, quasi senza rendercene conto, quanto durerà questa rabbia? Quante volte tornerà a galla, mutando forma, travestendosi da nuovo nemico, nuova causa, nuovo conflitto? Perché qualsiasi guerra, anche quella che si crede giusta, porta con sé un carico di dolore che non si esaurisce mai del tutto. Si trasforma, si nasconde, si accumula dentro le pieghe della storia, fino a che non trova un’altra occasione per manifestarsi.

Quel che resta dopo i bombardamenti non è solo il cemento spezzato o le strutture danneggiate, ma uno squarcio aperto nel rapporto tra due mondi, due visioni, due modi diversi di stare al mondo. E quando il rumore degli aerei si sarà spento e i riflettori si saranno spostati altrove, resterà quel silenzio pesante, fatto di domande che nessuno sa davvero come risolvere. 

La pace, quando arriverà, sarà fragile. Sarà provvisoria. E soprattutto, porterà con sé il peso delle scelte di oggi, scelte che altri dovranno sopportare, comprendere e forse, un giorno, pagare.

Un sistema che scricchiola: il lungo grido sommerso del popolo iraniano.

Mentre i telegiornali mostrano famiglie iraniane in fuga, attribuendo la loro decisione alla pa1ura di bombe e missili, c’è qualcosa di più profondo che emerge tra le righe. 

Quello che vediamo non è solo una reazione al conflitto, ma l’occasione per molti di lasciarsi alle spalle un regime che per 45 anni ha soffocato libertà e diritti. Le frontiere aperte in questo momento di caos offrono una via di fuga a chi, da tempo, sogna una vita lontana dall’oppressione.

Le donne iraniane, più di tutte, portano il peso di quasi mezzo secolo di privazioni. Dalla caduta dello Scià, le loro vite sono state segnate da imposizioni crudeli, da divieti che hanno spento sogni e spezzato destini. Migliaia di giovani donne hanno pagato con la vita il coraggio di alzare la voce, e oggi, forse, intravedono nella crisi attuale una possibilità di cambiamento. Per loro, questo non è solo un conflitto tra stati, ma lo scricchiolare di un sistema che potrebbe finalmente crollare.

E mentre la gente comune cerca una via d’uscita, i vertici del potere sembrano muoversi nell’ombra. Le voci su un possibile “lasciapassare” richiesto da Khamenei e dalla dirigenza militare alla Russia suonano come un déjà vu. 

È lo stesso copione visto con Assad, lo stesso terrore che ha travolto Saddam Hussein e i suoi fedelissimi quando il loro regime è caduto. La paura di essere braccati, di finire come quei dittatori i cui ritratti sono stati bruciati nelle piazze, è un fantasma che ora perseguita anche Teheran.

La storia si ripete, e i regimi autoritari sembrano condannati allo stesso epilogo: la fuga, la caduta, la resa dei conti. In Iraq, in Siria, e forse presto in Iran, la fine del potere assoluto ha portato con sé un’ondata di violenza, ma anche una flebile speranza di rinascita. Dietro le bombe e le retoriche di guerra, c’è un popolo che sogna da decenni una vita normale, libera dalle catene di un governo che ha imposto le sue regole con il pugno di ferro.

Ma accanto a questa tensione interna si staglia un pericolo ancora più vasto, capace di coinvolgere l’intera regione e ben oltre. Il programma nucleare iraniano, mai interrotto nonostante gli accordi e le promesse, rappresenta una minaccia concreta non solo per Israele, ma per tutta l’area mediorientale e non solo. 

La costruzione di una bomba atomica da parte della Repubblica Islamica non sarebbe soltanto un salto tecnologico, bensì un mutamento radicale degli equilibri geopolitici. Un singolo test nucleare potrebbe innescare una corsa agli armamenti senza precedenti, trascinando Paesi vicini come Arabia Saudita, Turchia ed Emirati Arabi verso un baratro impossibile da controllare.

Questo scenario rende il conflitto ancora più fragile e imprevedibile, perché ogni azione militare, ogni dichiarazione, assume il peso di una potenziale escalation globale. La prospettiva di un’arma nucleare in mano a un regime che nega l’esistenza dello Stato di Israele e sostiene gruppi terroristici in tutto il Medio Oriente non è una semplice ipotesi: è un rischio tangibile, che richiede l’attenzione costante della comunità internazionale.

Forse, in questo momento di fragilità, si nasconde l’opportunità che molti aspettavano. Non è solo una guerra tra nazioni, ma uno scontro tra chi vuole mantenere il controllo e chi, finalmente, intravede la possibilità di riprendersi la propria libertà. 

Sì… la vera posta in gioco non è solo il conflitto, ma il futuro di un intero popolo che ha atteso troppo a lungo.

L’attacco all’Iran? La logica conseguenza di anni di avvertimenti ignorati.

Già… era solo questione di tempo.

Per anni, attraverso analisi e avvertimenti sul mio blog, ho tracciato la rotta inevitabile verso questo momento. 

E così, mentre molti voltavano lo sguardo, il sottoscritto descriveva in questi anni l’accumularsi di tensioni, di segnali ignorati, della pericolosa determinazione di Teheran nel perseguire l’atomica militare e la ferrea legge che governa il Medio Oriente: era abbastanza ovvio che Israele non avrebbe mai permesso alla minaccia di concretizzarsi!

Quanto accaduto in quest ore, con le operazioni militari in corso contro scienziati e siti nucleari iraniani, si conferma ciò che vado ripetendo da tempo… 

Sì… basti rileggersi quanto riportavo già nel 2010, poi nel 2019 con l’escalation nello Stretto di Hormuz, ed ancora nel 2024 con le previsioni di un’azione israeliana, fino agli allarmi di quest’anno sull’irreversibilità della crisi. 

Ogni articolo era un tassello di un mosaico prevedibile, ah… se soltanto si fosse voluto vedere…

Teheran ha giocato col fuoco, convinta che le sue ambizioni nucleari potessero crescere indisturbate.

Ma esiste una verità strategica che i miei lettori conoscono bene: Israele agisce sempre quando percepisce il punto di non ritorno. Non è vendetta, è sopravvivenza! 

E chi, come me, ha studiato senza pregiudizi gli equilibri di quella regione, sapeva che la risposta sarebbe arrivata proprio così: chirurgica, letale, prima che fosse troppo tardi.

Ora il regime iraniano grida alla “violazione del diritto internazionale“, ma tace sugli anni in cui ha violato ogni accordo sul nucleare. Minaccia ritorsioni, dimenticando che la partita vera si gioca da tempo, e che le mosse decisive sono quelle che nessuno annuncia ai giornali.

Per quanto il mio parere possa contare, nel mio blog avevo avvertito delle conseguenze: il silenzio mediatico su certi sviluppi non significava assenza di pericolo, ma l’avvicinarsi della tempesta. 

Oggi quella tempesta si è scatenata. E mentre il mondo si sveglia di soprassalto, chi ha seguito queste pagine sa che non siamo di fronte a un’improvvisa escalation, ma al compiersi di una logica che troppo a lungo è stata sottovalutata.

Il nucleare iraniano non era un’ipotesi astratta, e Israele non era disposto ad attendere la prova definitiva, ma non solo quest’ultima, anche gli stessi paesi arabi confinanti, hanno fortemente paura di ciò che potrebbe accadere loro nel caso in cui l’Iran si dotasse di un ordigno nucleare!!!

Lo scrissi allora, lo ribadisco oggi: quando la diplomazia fallisce e le minacce si materializzano, restano solo le parole profetiche… e i missili.

A conferma di quanto riportato sopra, vi riporto alcuni dei miei link, nei quali affrontavo il grave problema e prevedevo, ahimè, le sue attuali conseguenze: 

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/06/usa-iran-speriamo-bene.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2010/10/attacco-alliran.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/04/tensioni-iran-usa-israele-e-il-rischio.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/10/nessuno-ne-parla-ma-esiste-un.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/10/come-previsto-israele-attacca-liran.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/03/escalation-iran-israele-e-scenari-futuri.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/01/prove-tecniche-per-linizio-di-un-nuovo.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/07/la-partita-giocata-sullo-stretto-di.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/06/liran-abbatte-un-drone-usa-e-raccoglie.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/11/israele-prepara-unazione-contro-liran.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/08/ali-kamenei-fossi-al-suo-posto-ci.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2020/01/usa-e-iran-si-sta-preparando-uno.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2018/11/una-coincidenza-le-profezia-della.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/01/manipolazioni-dialogo-e-speranze-di.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/12/blog-post.html

https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/05/manifestazioni-contro-israele.html

L’attacco all’Iran? Lo avevo scritto!

Le mie parole di ieri si sono trasformate in fatti oggi, e il silenzio che avvolgeva quelle ombre nucleari è stato squarciato dal boato degli attacchi.

L’Operazione “Rising Lion” non è solo una rappresaglia, è la risposta a quel furto di documenti segreti che avevo messo in luce quando ancora i telegiornali tacevano, quando le testate news sembravano non accorgersi del pericolo imminente.

L’Iran gridava vittoria per il suo “colpo da maestro” nell’intelligence, ma oggi paga il prezzo di aver scatenato una tempesta che non poteva controllare. 

Quei documenti rubati, quei segreti nucleari sussurrati, hanno accelerato una reazione che era già scritta nel destino di una regione sull’orlo del baratro. Israele ha colpito non solo siti strategici, ma il cuore stesso del programma militare iraniano, eliminando scienziati e comandanti che ne guidavano l’ascesa atomica.

Teheran ora urla alla vendetta, chiama “codardo” l’attacco, parla di martiri e di crimine, ma dimentica che il primo passo verso l’abisso l’ha compiuto proprio lei. Quel furto celebrato come un trionfo si è rivelato l’inizio della fine, la scintilla che ha acceso una reazione a catena. E mentre il regime minaccia una punizione “severa ed esemplare”, il mondo trattiene il fiato, perché sa che ogni minaccia in questa partita può trasformarsi in un punto di non ritorno.

Avevo scritto che il nucleare non è una carta da giocare, ma l’ultimo atto, e oggi quell’atto si avvicina. Gli scienziati uccisi, i comandanti eliminati, i siti distrutti: tutto questo non è che l’ennesimo capitolo di una guerra che non conosce fronti, ma solo ombre e silenzi rotti dalla violenza. Eppure, mentre l’Iran promette vendetta, Israele dimostra ancora una volta di agire dove gli altri si limitano a parlare, di colpire prima che sia troppo tardi.

Il Medio Oriente è sempre più un vaso di Pandora, e quella chiave – i documenti rubati – l’ha spalancato. Ora il vento porta con sé non più sussurri, ma urla di condanna e promesse di sangue. E mentre i media si svegliano solo ora, cercando di raccontare ciò che è già accaduto, resta la consapevolezza che alcune verità vengono anticipate da chi osserva senza filtri, da chi legge tra le righe del silenzio.

Perché in questa partita, ogni mossa ha conseguenze irreversibili. E se ieri era il furto a minacciare l’equilibrio, oggi è la rappresaglia a farlo vacillare. Domani potrebbe essere troppo tardi per parlare di equilibrio.

Già… come riportavo ieri e come tra l’altro descritto nel quadro sopra riportato, domani… potrebbe restare solo la cenere.

IRAN – Ombre nucleari: il silenzio che precede la cenere…

Le parole scorrono come fumo denso, avvolgendo una verità che nessuno vuole ammettere ma che tutti temono…

L’emittente statale iraniana “IRIB” ha riferito – citando fonti informate – che i servizi segreti iraniani hanno condotto quello che definiscono “il più grande attacco di intelligence della storia” contro Israele, ottenendo enormi quantità di documenti e informazioni altamente sensibili.

L’Iran rivendica un colpo da maestro, un’operazione senza precedenti, capace di penetrare nel cuore segreto di Israele. Migliaia di documenti strappati via, custoditi in luoghi proteti, e tra quei fogli, si sussurra, vi sono segreti nucleari, progetti che potrebbero cambiare per sempre gli equilibri di una regione già sull’orlo del baratro.

Il silenzio di Israele è più eloquente di qualsiasi smentita. Si sa di due arresti, due giovani accusati di tradimento, forse pedine inconsapevoli in una partita più grande di loro. Ma il vero gioco si svolge altrove, nelle stanze dove si decidono i destini, tra mappe segnate da obiettivi strategici e parole che si trasformano in missili. Nessuno conferma, nessuno nega, perché in questa guerra d’ombra ogni verità è un’arma e ogni silenzio una minaccia.

Il Medio Oriente, ahimè, è un vaso di Pandora, e la chiave per aprirlo potrebbe essere proprio quella conoscenza rubata. D’altronde cosa accade quando i segreti nucleari smettono di essere segreti? Quando le paure si materializzano in progetti concreti, in rivalità che non conoscono più confini?

L’Iran avanza, Israele si ritrae, ma è solo l’illusione di un equilibrio precario. Basta una scintilla, un documento letto nel modo sbagliato, un sospetto in più, e la corsa all’arma definitiva diventerà inevitabile.

Quei documenti rubati potrebbero racchiudere informazioni capaci di mutare il corso degli eventi, forse persino la possibilità di costruire ciò che non dovrebbe mai esistere. Non è facile capire fino a che punto si possa giocare col fuoco senza bruciarsi, specialmente quando il fuoco ha il volto freddo dell’atomica.

Ogni volta che si parla di nucleare, ogni volta che un Paese fissa quell’orizzonte, si allunga l’ombra di qualcosa di irrimediabile. Il Medio Oriente è già un crocevia di tensioni, di interessi incrociati, di ferite mai rimarginate e aggiungere ora la minaccia atomica è come versare benzina su un falò che non si è mai davvero spento!

Quando un laboratorio segreto diventa un progetto accessibile, quando le ambizioni si traducono in calcoli precisi e materiali sensibili, il confine tra guerra e distruzione totale si assottiglia, fino a sparire. 

Ed allora non ci saranno più frontiere da difendere, né bandiere da innalzare, ma solo paesaggi cancellati, città ridotte a memoria, già come l’immagine di quel quadro riportato sopra!

Non è l’attacco che dobbiamo temere, non sempre. Talvolta è la reazione a far precipitare tutto. Un errore di valutazione, un gesto mal interpretato, un documento letto con gli occhi sbagliati. Basta poco per mettere in moto l’ingranaggio, e molto per fermarlo, ammesso che sia possibile.

L’equilibrio esiste solo finché nessuno osa romperlo. Ma ogni equilibrio è fragile, specie quando poggia su una paura reciproca che tiene a bada le intenzioni. E se quella paura svanisce, se uno dei contendenti crede di poter agire senza conseguenze, allora sarà la fine di ogni logica strategica, e l’inizio di un incubo senza ritorno.

Perché il nucleare non è una carta da giocare, non è una moneta di scambio, è l’ultimo atto, il punto oltre il quale non c’è più niente. Chiunque lo usi, chiunque lo minacci, firma la sentenza non solo per il nemico, ma anche per sé stesso, per chi sta vicino, per chi non c’entra nulla.

Il nucleare non è uno strumento di guerra, è la fine di ogni guerra, perché dopo di esso non ci saranno più vincitori né vinti. Solo cenere…

Tensioni Iran-USA (Israele) e il rischio nucleare.

Cosa sta succedendo davvero in Iran? E perché il Medio Oriente sembra sempre sull’orlo di una crisi globale? 

Negli ultimi giorni la Guida Suprema iraniana Ali Khamenei ha messo l’esercito in massima allerta dopo le minacce lanciate da Trump. 

Teheran avverte che un attacco avrà conseguenze gravissime, ma allo stesso tempo apre a mediazioni come quella proposta dall’Oman per evitare lo scontro diretto.

Tuttavia le accuse reciproche tra Iran Arabia Saudita e Stati Uniti continuano ad alimentare tensioni nella regione.

Il vertice d’emergenza alla Mecca convocato da Re Salman ha visto l’Arabia Saudita accusare l’Iran di destabilizzare il Golfo dagli attacchi alle petroliere alle ingerenze nello Yemen. L’Iran ribatte che si tratta di accuse infondate, parte di una campagna orchestrata dagli Stati Uniti e da Israele per isolare Teheran.

Intanto l’ONU conferma che l’Iran rispetta i limiti nucleari imposti dall’accordo del 2015 ma le scorte di uranio crescono e il dubbio sulla bomba atomica iraniana torna a pesare sulle menti di tutti.

La Francia con Macron in prima linea prova a salvare l’accordo nucleare del 2015 e a frenare l’escalation ma Trump ha già chiarito che nessuno deve parlare per gli Stati Uniti. Parigi si ritrova in una posizione difficile alleata agli americani ma critica sulle sanzioni che colpiscono l’Iran.

L’Iran dal canto suo dichiara che non parlerà finché le sanzioni non saranno revocate. La situazione è un groviglio di interessi contrapposti dove ogni mossa sembra portare verso un punto di non ritorno.

Se l’Iran dovesse entrare in possesso di un’arma nucleare cambierebbe radicalmente gli equilibri di potere nella regione. Israele e Arabia Saudita non accetterebbero mai una simile prospettiva perché significherebbe perdere il monopolio della forza nel Golfo. 

Gli Stati Uniti con le loro basi in Qatar e le portaerei nello Stretto di Hormuz vogliono impedire a Teheran di controllare il flusso di petrolio globale mentre l’Europa teme una nuova guerra ma è divisa e impotente senza l’appoggio degli USA. In questo scenario il nucleare non è solo una questione tecnologica ma un simbolo di supremazia geopolitica.

Le politiche espansionistiche e di controllo degli Stati Uniti e di Israele hanno modellato il Medio Oriente negli ultimi decenni. Gli interessi economici legati al petrolio le alleanze strategiche e la volontà di contenere l’influenza iraniana hanno spesso portato a interventi militari o a pressioni diplomatiche. 

Ma fino a che punto queste politiche hanno contribuito alla stabilità della regione? Oppure hanno semplicemente alimentato un ciclo infinito di violenza e tensioni?

Trump gioca la carta della “massima pressione” ma l’Iran non cede… 

Riuscirà l’Europa a trovare una via d’uscita o il Golfo è destinato a esplodere trascinando il mondo in un conflitto con conseguenze imprevedibili? È davvero possibile una soluzione diplomatica o siamo condannati a un nuovo ciclo di violenza? 

Forse la risposta sta nel comprendere che la pace non può essere imposta dall’esterno ma deve nascere da un dialogo sincero tra le parti coinvolte. Tuttavia finché gli interessi nazionali continueranno a prevalere sul bene comune sarà difficile immaginare un futuro diverso per questa regione così tormentata.

Come un angelo oscuro che s’innalza con la sua spada, anche il mondo si prepara a seminare morte attraverso il crescente rischio di un conflitto nucleare. 
Ogni nuovo arsenale, ogni test missilistico, ci avvicina a una soglia da cui non c’è ritorno…
Già, la crescente espansione degli arsenali nucleari di paesi come Cina, Russia e Corea del Nord ha modificato gli equilibri globali, sfidando la supremazia degli Stati Uniti. 
Pechino sta accelerando la produzione di plutonio e potenziando le sue capacità con nuovi sottomarini e missili balistici, mentre la Russia modernizza il proprio arsenale introducendo missili avanzati e incrementando la flotta nucleare. 

Anche la Corea del Nord ha intensificato i test missilistici intercontinentali, aumentando il potenziale di minaccia nucleare globale.

Gli Stati Uniti, pur mantenendo un arsenale significativo, affrontano criticità come l’obsolescenza di alcune testate e difficoltà nella produzione di nuovo materiale nucleare. 

La loro strategia di modernizzazione è limitata, basata su politiche di aggiornamento piuttosto che su una reale espansione o diversificazione, rendendoli meno competitivi rispetto ai rivali. 

Inoltre, la recente “Nuclear Employment Guidance” riconosce la necessità di adeguare la deterrenza nucleare contro minacce congiunte, ma permangono dubbi sull’efficacia della sola deterrenza nel gestire crisi future.

Il cambiamento del sistema internazionale, da unipolare a multipolare, implica che gli Stati Uniti debbano adattarsi a una competizione nucleare senza precedenti per mantenere la stabilità globale. 

Solo una strategia dinamica e aggiornamenti più incisivi potranno contrastare le sfide poste dalla proliferazione nucleare e dalle ambizioni espansionistiche di altri stati.

E quindi in questo particolare scenario, solo attraverso il dialogo internazionale, le misure di disarmo e i trattati di non proliferazione, che si potrà giungere a prevenire una catastrofe nucleare che, come ben sappiamo, avrebbe conseguenze devastanti per l’umanità intera!!!

Non ci resta quindi che sperare…

In un mondo dove l’ombra di un conflitto nucleare sembra farsi più densa, la speranza diventa l’ultimo baluardo contro una possibile catastrofe. 

Sperare, tuttavia, non è solo un atto passivo: significa impegnarsi attivamente per costruire ponti diplomatici, intensificare gli sforzi per il disarmo e sostenere una cultura di pace e dialogo. 

Significa inoltre ricordare alle generazioni attuali e future il devastante potere distruttivo delle armi nucleari, affinché l’umanità non perda di vista le terribili lezioni del passato.

Ecco perché in un contesto internazionale sempre più teso, dove la deterrenza tradizionale rischia di non bastare, la speranza deve accompagnarsi a decisioni concrete e a una visione chiara: solo così possiamo allontanare la mano dell’angelo oscuro che minaccia di seminare distruzione!!!

Nessuno ne parla, ma esiste un significativa motivazione che guida l’attacco all’Iran!!!

Ho l’impressione che quanto stia accadendo sia stato da tempo previsto!!!

Già… vi era bisogno di trovare un espediente per coinvolgere l’Iran in un conflitto e difatti, l’aver permesso ad Hamas prima e agli Ezbollah dopo d’attacare Israele, serviva esclusivamente per tirare dalla giacchetta il governo di Teheran…

Difatti (come ho affermato nei miei precedenti post) i servizi segreti israeliani erano ben a conoscenza dell’attacco compiuto il 7 ottobre 2023 dai combattenti di Hamas, gli stessi che dopo aver attraversato il confine della striscia di Gaza hanno attaccato molti partecipanti di quel festival musicale vicino al kibbutz di Re’im e sequestrando molti di quei giovani…

Certo, al mondo intero è sembrato un episodio imprevisto ed eccezionale, ma la verità è che quei poveri cittadini israeliani facevano parte di un programma che comprevedeva essi quali “effetti collaterali”, affinchè permettessero ad Israele di appropriarsi definitivamente della Striscia di Gaza e attendend che altri iniziassero a reagire…

Mi riferisco a gruppi armati sia libanesi come gli Hezbollah, ma anche agli Huthi dello Yemen, secondo Israele attivi in medio oriente grazie al sostegno politico, economico e militare dato loro dall’Iran, accusata di aver contribuito alla loro organizzazione; dal canto loro le autorità iraniane, pur rimarcando il diritto alla resistenza dei palestinesi e accogliendo di buon grado l’iniziativa militare contro Israele, ha sempre negato un coinvolgimento diretto, definendo queste accuse come immotivate.

E difatti il conflitto in questi mesi non si è esteso nei confronti di quella Repubblica islamica (nata dopo la rivoluzione del 1979 è importante punto di riferimento per moltissimi movimenti di ispirazione islamica principalmente sciiti ma non solo) che non riconosce la legittimità di Israele, ma è rimasto come in attesa… 

Ed allora cosa fare per estendere il conflitto e spingere l’Ayatollah Khamenei a colpire Israele?

Israele inizia a colpire tutti i capi dell’organizzazione di Hamas ed Hezbollah, ma non solo, colpisce con un attacco missilistico Haniyeh nella sua residenza proprio nella capitale iraniana, ma non solo, uccide Nasrallah, capo del partito sciita Hezbollah e sganciando 73 tonnellate di esplosivo sui bunker di Hezbollah a Beirut e lasciando forti dubbi sulla sorte di Safieddine indicato come il successore del leader delle milizie sciite. 

Ed ecco quindi che le Forze armate dell’Iran hanno deciso di scagliare contro Israele oltre 200 razzi e missili da crociera, colpendo – nonostante il sistema di difesa israeliano “Iron Dome” città come Gerusalemme e Tel Aviv.  

Certo, il ministro degli Esteri di Teheran Abbas Araghchi ha dichiarato come conclusa l’offensiva, avvertendo che ulteriori attacchi seguiranno se Israele dovesse reagire… 

Ma era proprio ciò che il governo di Benjamin Netanyahu si aspettava da anni, perché il lancio dei missili effettuato ora dall’Iran costituisce di fatto, una vera e propria “dichiarazione di guerra” e quindi sono certo che a breve inizierà un’operazione militare, talmente energica che potrebbe anche determinare la caduta del governo iraniano… 

Perché come dicevo all’inizio c’è un motivo fondamentale perché questa guerra abbia inizio ed è motivata dal voler bloccare l‘Iran dal mettere in atto le bombe nucleari che entro pochi mesi potrebbero essere realizzate…

Non c’è più tempo!!! Gli impianti nucleari esistenti vanno immediatamente distrutti come le stesse  riserve d’uranio debolmente arricchito che grazie ad un processo di “arricchimento in lotti” è già disponibile per essere utilizzato nella costruzione dell’arma nucleare.

Ecco eprché si voleva coinvolgere nel conflitto l’Iran, perché sono in molti – anche tra i paesi arabi limitrofi – a mostrarsi attratti dal convivere con un Iran dotato di armi nucleari, anzi credo proprio che sia il contrario…  

Certo in questi anni tra sabotaggi industriali, omicidi di scienziati, forniture limitate e/o vietate, si è riusciti a limitare lo sviluppo di nuove generazioni di centrifughe, fondamentali per l’arricchimento dell’uranio, ma nuovi macchinari potrebbero aver consentito ora all’Iran di accelerare la produzione dell’uranio arricchito, riducendo così i tempi di costruzione di quella bomba che – senza l’attacco israeliano – potrebbe esser pronta in poche settimane!!!

Ecco perché in queste ore il ministro degli esteri iraniano, Abbas Araghchi, si sta spendendo  viaggiando per incontrare tutt quei governanti arabi, dalla Siria al Libano, affinchè si giunga in maniera celere ad una soluzione pacifica, tanto d’aver voluto dichiarare: ” Non vogliamo la guerra ma siamo pronti a reagire”!!!

Ma la verità è tutt’altra, sì… è fondamentale non dar inzio a un conflitto sul territorio iraniano, poichè quest’ultimo potrebbe condurre alla distruzione non solo degli impianti nucleari, ma anche di quelli petroliferi, dai quali come sappiamo provengono principalmente le entrate del Paese…

Ecco perché – pur auspicando di sbagliarmi – sento dentro la sensazione che a breve inizierà un nuovo conflitto, già… con ripercussioni che ahimè nessuno è capace di prevedere!!!

Alì Kamenei, fossi al suo posto ci penserei due volte ad attaccare Israele!!!

Per fortuna che c’è il nuovo Presidente iraniano Masoud Pezeshkian a convincere l’ayatollah Ali Khamenei (85 anni) a rinviare l’attacco contro Israele.

Comprendo perfettamente quali motivi spingano l’attuale leader supremo a voler rispondere all’uccisione dello scorso luglio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ma il rischio che si potrebbe correre con un nuovo attacco, è simile a quello che condotto al conflitto in corso nella “Striscia di Gaza”.

Già… aver creduto in una azione folle, in quell’attacco violento programmato dai miliziani di Hamas che -come abbiamo assistito- ha portato ai numerosi sequestri di civili; sì… hanno pensato senza aver previsto anticipatamente quali esiti avrebbe condotto quell’errata operazione militare, la stessa (ne sono fortemente convinto) che era già prevista e segnalata dall’intelligence istaeliana al governo, che infatti ha atteso che si compiesse quell’attacco, affinchè si potesse giungere al progetto previsto e cioè di liberare tutti i territori israeliani dalla presenza araba!!!

Ed ora sto ascoltando in Tv di come l’ayatollah Khamenei ,vorrebbe rispondere contro Israele con una rappresaglia , dimenticando o chissà… non tenendo conto di quanto Israele e soprattutto gli Usa, stanno progettando un conflitto contro quel Paese…

Ed ora egli vorrebbe promuovere questo “auspicato” desiderio dei suoi avversari, convinto che attraverso i suoi missili e droni, potrà dare inizio ad un conflitto anti-sionista che dovrebbe espandersi a macchia d’olio…

Beh, penso che non appena quella rappresaglia inizierà, in sei giorni – già come quanto accaduto nel 1967 – l’Iran si ritroverà con tutte le proprie strutture militari distrutte, con gli impianti nucleari colpiti in maniera decisa (se pur quest’ultimi siano stati posti in questi ultimi anni ancor più sottoterra, proprio per evitare di restare colpiti dai raid missilistici…) e tutto ciò porterà non solo ad una disfatta politico e internazionale, ma anche al rischio di una caduta del regime…

D’altronde questa personale analisi rappresenta quanto di fatto vuole tutto il Medio Oriente e cioè contenere l’egemonia iraniana; non va dimenticato come lo stesso Netanyahu, dopo l’incontro con i rappresentanti di Egitto e Giordania, aveva annunciato che la minaccia strategica iraniana costituisce il principale problema nella regione, portando, per la prima volta dalla fondazione di Israele, ad un’intesa arabo-israeliana.

Quanto sopra inoltre riflette un’altra intesa, quella tra israeliani e americani, dal momento che anche dagli Usa viene espresso come la sconfitta dell’Iran sia la sua priorità assoluta nella regione e difatti, la maggior parte dei paesi arabi ad oggi, non hanno ancora chiarito la propria posizione nel conflitto tra Iran e Israele!!!

Difatti, le possibilità degli arabi variano tra neutralità, alleanza con Israele, e coesistenza con Iran e Israele…

Ora, sebbene ciascuna di queste posizioni danneggino gli interessi dei paesi arabi, sembrerebbe però che i loro governanti non abbiano molta scelta, d’altronde il rischio sarebbe quello di rimanere coinvolti dal conflitto, senza aver la certezza di prevedere quali conseguenze negative si potrebbero ahimè determinare.

Sono quindi questi i motivi che mi spingono a suggerire all’Ayatollah Kamenei ed anche al Presidente Pezeshkian di pensarci bene, già… più e più volte, prima di attaccare Israele, sì… per non doversene pentire!!!

 

Continuando così, ci stanno conducendo alla guerra!!!

“Tutto ciò che la NATO sta facendo oggi è preparare un possibile scontro con la Russia. La NATO sta aumentando il ruolo delle armi nucleari nella pianificazione militare, e quindi la Russia dovrà cercare misure per eliminare le minacce se i discorsi sullo spiegamento di tali armi in Polonia e in altri paesi diventeranno piani concreti”, ha affermato, spiegando che le esercitazioni in corso indicano precisamente che ora tutti i concetti di sicurezza basati sulla cooperazione sono stati abbandonati e “la NATO è tornata agli schemi di sicurezza della Guerra Fredda”.

A dirlo è il vice ministro degli Esteri di Mosca, Alexander Grushko, che nella sua dichiarazione ha denunciato in maniera diretta l’affronto offensivo che i paesi della Nato stanno preparando nei confronti della Russia, con il rischio non solo di creare un innalzamento delle tensioni, ma di giungere a un vero e proprio conflitto nucleare.

D’altronde un altro annuncio è stato fatto proprio alcuni giorni fa da un alto funzionario dell’Alleanza, che ha previsto di schierare 300.000 soldati in stato di massima allerta!!! 

Ma anche il nostro governo, per nome del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni durante il G7 ha dichiarato: «Abbiamo raggiunto un accordo politico per fornire un sostegno finanziario aggiuntivo all’Ucraina di circa 50 miliardi di dollari entro fine anno con un sistema di prestiti: non si tratta di una confisca ma di profitti che maturano. Era un risultato non scontato di cui vado particolarmente fiera. Ora dovrà essere definito dal punto di vista tecnico».

E difatti a seguito di quanto sopra, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha scritto un post sui social ringraziando l’Italia per il sostegno militare, finanziario e umanitario all’Ucraina!!!

E chiaro quindi che l’Italia, se pur dichiara a gran voce di voler preservare la pace, nel contempo sta ponendo le basi per un conflitto armato, a cui – tra l’altro – non è affatto preparata!!!

Ed inoltre, quando qualcuno di quei militari dell’Alleanza, parla di deterrente nucleare, sa bene di dire una grande cazzata, perché la Russia ci sovrasta in bombe termo nucleari e comunque, ne basterebbero semplicemente una decina per dire addio a tutto ciò che rappresenta la nostra attuale civiltà…

Si sa… la guerra è sempre un fallimento per l’umanità, ed ecco perché è tempo di sedersi e ricercare una soluzione pacifica, poiché quanto finora causato – da entrambi le parti – è pura follia e non può più esser accettato, sì… perchè tempo di ridare nuovamente dignità e rispetto all’esser umano se non si vogliono contare milioni e milioni di morti!!!  

Il problema arabo-israeliano parte da lontano – Seconda parte.

Come riportavo nel post di ieri, sebbene il conflitto costò agli israeliani ben l’1% della popolazione (quest’ultima già di suo tempo esigua…), lo Stato d’Israele riuscì a sopravvivere al tentativo degli arabi per impedire la nascita di quello Stato, ma a seguito di quelle guerre, permise ad essa di espandersi ancor più di quanto le fosse stato assegnato dall’Assemblea delle Nazioni Unite!!!

Viceversa, la popolazione araba palestinese dopo la guerra fu costretta ad un esodo dai villaggi abitati verso gli stati limitrofi. 

Inoltre, in quello stesso periodo lo Stato israeliano impedì agli sfollati palestinesi di ritornare (di contro veniva incentivata nel mondo la politica d’immigrazione ebraica), espropriando tutte quele loro terre e dichiarandole di proprietà dello stato d’Israele!!!

Difatti, gli eventi che susseguitorno furono definiti dai palestinesi col termine arabo “nakba” e cioè catastrofe!!!

Difatti, soltanto 150 000 palestinesi rimasero in Israele, mentre la maggior parte, circa 750 000 fuggirono, trovando rifugio in Cisgiordania (280.000), nella Striscia di Gaza (200.000), in Giordania (70.000), in Libano (97.000), in Siria (75.000) e in Iraq (4 000).

La comunità arabo palestinese subì inoltre una forte lacerazione interna, anche per la circostanza che l’economie dei Paesi arabi confinanti fossero a quel tempo modeste, risultarono quindi incapaci di assorbire un così tale afflusso di rifugiati; tra l’altro, come riportavo sopra, Israele si oppose al rimpatrio di quei profughi e quindi l’esilio di quei rifugiati divenne in quei campi profughi palestinesi, permanente!!!

Solo alla fine del 1949 l’ONU creò un’agenzia apposita per fornire assistenza e occupazione ai rifugiati palestinesi, la cosiddetta UNRWA. 

Nel contempo la catastrofe (al-Nakba) divenne ancor più estesa, seguita da un colpo di Stato in Siria in cui venne destituito il Presidente, quindi lo stesso re dell’Egitto seguì eguale sorte, nel frattempo il re giordano Abdallah venne assassinato a cui seguirono come vittime, i primi ministri di Libano e Egitto!!!  

Da quel momento, il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi e dei loro discendenti divenne uno dei temi più controversi del conflitto israelo-palestinese e seppur si provo negli anni seguenti a far crollare Israele, nulla, neppure i mezzi economici, politici e militari utilizzti riuscirono nell’intento.

E difatti, lo Stato d’Israele con il passar degli anni divenne viceversa ancor più robusto, non soltanto accrescendo la propria popolazione, ma migliorando le proprie difese militare, tanto che il suo esercito divenne in poco tempo, tra le prime 20 potenze mondiali militari.più organizzate al mondo. 

Sì… dalla dichiarazione di indipendenza del 14 maggio 1948, Israele ha continuato – e continua – ad espandere le proprie risorse militari, ma non solo,  già… perché non vanno dimenticate quelle nucleari che, nonostante il governo israeliano non abbia mai ammesso ufficialmente di possedere testate nucleari, secondo le stime internazionali, queste oscillano intorno alle centinaia!!!

Certo, la politica araba palestinese non ha mai smesso di lottare, d’altronde come hanno riportato in questi lunghi anni nei proclami i loro leader: “Bisogna riprendersi la Palestina, perché senza di essa, non c’è vita ma soprattutto dignità per gli arabi“!!!  

Pensare quindi che si possa giungere ora ad una pace è una speranza vana, d’altronde non ci potrà mai essere un negoziato tra Israele e Hamas, perchè le ragioni di sopravvivenza di una, dipendono dalla concreta eliminazione dell’altra e quindi – con queste premesse – nessuna trattativa e/o sforzo di mediazione potrà mai essere raggiunto!!!

Soltanto con un totale rinnovato cambiamento, sia politico che sociale, si potrà giungere forse ad un accordo tra le parti!!! 

Questo tra l’altro dovrà  prevedere la costituzione di un nuovo Stato Palestinese diverso dai territori nei quali si era finora vissuto, gli stessi che ora – a seguito dell’attacco di hamas, sono finiti nelle mani d’Israele!!!

Inoltre, tra i due stati confinanti, dovrà essere creata una fascia demilitarizzata, controllata dalle forze dell’ONU!!!

Altrimenti sarà tutto inutile e chi prospetta di possedere da entrambi le parti soluzioni altrenative e/o proclama interventi militari, sa bene di dire una grande cazzata!!! 

Nessuno in questo momento può cambiare lo stato di fatto ed è soltano attraverso il buon senso, ma soprattutto mettendo in campo equilibrio e rinunciando ad eliminare l’altra parte contendente, che si potrà giungere finalmente a quella desiderata pace secolare!!!

La partita giocata sullo stretto di Hormuz se non bloccata, porterà a breve ad una escalation incontrollabile!!!

Non so quanti di voi ricordano ciò che è successo trentasette anni fa (era il 2 Aprile 1982) nelle isole Falkland, tra Regno Unito e Argentina…  
Una guerra che durò due mesi e fu vinta dagli Inglesi, dopo che l’Argentina aveva attaccato quelle isole per riconquistarle dal dominio britannico (che vige ufficialmente dal 1833).
Il Regno Unito inviò subito nella zona navi, aerei, sottomarini e scacciò in soli 74 giorni le forze argentine che avevano occupato gli arcipelaghi!!!
Quanto sopra per far comprendere in quali modi opera quel Regno, non ci pensa un attimo… d’altronde basti pensare alla Germania (nazista) di Hitler che pur provandoci, non riuscì mai a distruggere quell’allora impero!!!
L’Iran ora, attraverso i suo “pasdaran“, sta provando ad alzare la tensione, proprio contro le petroliere battenti bandiera inglese dinnanzi a quello stretto di Hormuz, dove ogni giorno centinaia di navi colme di petrolio provenienti dai paesi del golfo, attraversano quell’angusto passaggio per dirigersi nei porti di mezzo mondo… 
Anche l’ambasciatore di Londra, pochi giorni fa, ha comunicato che è giunto il tempo che il regime iraniano si dia una regolata, prima che i due paesi si trovino ad affrontare una pericolosa escalation!!!
Ma lo stato islamico ha dimostrato di non tenere in considerazione quei consigli, tanto d’aver sequestrato la “Stena Impero“, battente bandiera inglese, dopo che più di due settimane fa, la petroliera “Grace 1″ era stata sequestrata dai Royal Marine britannici al largo di Gibilterra…
Secondo l’ambasciatore iraniano, l’aumento delle tensioni inglesi è dovuto principalmente ai cambiamenti in corso nelle politiche interne,  un chiaro riferimento all’establishment della difesa del Regno Unito e ai suoi alleati all’interno dei cosiddetti “think tank” (come il il neo conservatore della Henry Jackson Society) e soprattutto quei potenti alleati di petrolio (come ad esempio l’Arabia Saudita) e ovviamente i costruttori di armi,
Il rischio è rappresentato da una escalation militare incontrollabile  e la situazione nel Golfo Persico sta diventando di giorno in giorno sempre più pericolosa…
A dar manforte al Regno Unito ci sono ovviamente gli Stati Uniti che dopo essersi ritirati nel maggio scorso dall’accordo iraniano sull’emissione nucleare, hanno iniziato ad inasprire economicamente le sanzioni sulle industrie petrolifere e petrolchimiche dell’Iran…
Per dimostrare la propria forza militare, gli Usa hanno inviato nell’area portaerei nucleari… ma ugualmente l’Iran non si è fatta intimidire, preparando migliaia di missili da lanciare appena dovesse essere attaccata…
Va ricordato d’altronde come l’aver imposto sanzioni all’Iran, sta causando enormi difficoltà a quei paesi che hanno necessità di ricevere le importazioni di petrolio greggio come ad esempio il nostro paese, anche perché tutto ciò ha permesso ad atri altri produttori di petrolio di far lievitare i prezzi, penso agli Emirati Arabi Uniti, Qatar, Kuwait, ma anche altri come ad esempio la Russia… 
Il rischio è che la tensione attualmente in corso potrebbe costringere l’Iran a bloccare quello Stretto di Hormuz, con barriere artificiali, navi relitto fatte affondare appositamente, mine navali, ecc…  tutti espedienti per evitare di garantire l’approvvigionamento energetico di greggio nel mondo… 
D’altro canto così non si può continuare… Sappiamo bene come le esportazioni di petrolio siano la linfa vitale del sistema economico iraniano e le sanzioni imposte finora stanno causando una minaccia alla salvaguardia dei propri cittadini, con ripercussioni che iniziano a mostrare pesanti perdite nell’economia reale del paese…
Prima che sia troppo tardi… l’ONU deve intervenire, senza farsi influenzare dagli Usa e Regno Unito, ma operando in maniera neutra per risolvere il problema in maniera celere, prima che si dia inizio (per come molti desiderano, in particolare i produttori di armi pesanti “major weapons”, potenti fabbricanti di aerei, navi, sottomarini, carri armati e sistemi missilistici, che vorrebbero alleggerire quei loro colmi depositi…) ad una nuova escalation militare!!! 

Usa – Iran: Speriamo bene…

Lo scorso anno avevo scritto su una profezia http://nicola-costanzo.blogspot.com/2018/11/una-coincidenza-le-profezia-della.html e a inizio anno avevo ripreso quel post per annunciare una possibile escalation militare tra Usa e Iran http://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/01/prove-tecniche-per-linizio-di-un-nuovo.html
Oggi purtroppo quelle riflessioni iniziano ad avere delle conferme!!!
Infatti, Teheran ha accelerato il conto alla rovescia per la sua violazione dell’accordo nucleare con l’annuncio che supererà il limite di scorte di uranio nei prossimi 10 giorni!!!
L’agenzia atomica del paese ha altresì  affermato che Teheran potrebbe iniziare il processo di arricchimento dell’uranio fino al 20%, più vicino al livello delle armi, dal 7 luglio.
L’annuncio di Behrouz Kamalvandi, portavoce dell’Autorità per l’energia atomica iraniana, mette così pressione all’Europa per trovare nuove condizioni all’accordo nucleare del 2015…
La risposta iniziale dei leader europei è stata negativa, difatti il presidente Macron, ha esortato l’Iran ad essere paziente e responsabile, mentre il ministro degli esteri tedesco, Heiko Maas, ha dichiarato: “Non accetteremo certamente una riduzione unilaterale degli obblighi“!!!
Un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale ha accusato l’Iran di voler imporre un ricatto nucleare.
L’UE ha concordato un calendario inedito a Teheran per contribuire e facilitare gli scambi tra Iran e nazioni europee, ma ad oggi non è chiaro se le misure arriveranno abbastanza velocemente e se saranno sufficienti per convincere l’Iran a ripensare alla sua strategia di scalpore nucleare.
L’Iran dichiara che sta agendo dopo che un anno fa Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo unilateralmente. 
Da allora, l’UE non è stata in grado di proteggere le sue imprese del settore privato dalla minaccia delle sanzioni secondarie statunitensi se tentano di commerciare con l’Iran. 
D’altronde le sanzioni statunitensi hanno ridotto le esportazioni di petrolio dell’Iran a 400.000 barili al giorno, ben al di sotto dei livelli necessari per finanziare la spesa pubblica!!!
Ora… Washington e il Regno Unito accusano degli attacchi alle petroliere nel Golfo di Oman la scorsa settimana l’Iran, ma ovviamente quest’ultimo ha negato qualsivoglia coinvolgimento e ha descritto l’operazione come una copertura creata ad arte per incolpare il paese islamico.
Il capo dell’esercito iraniano, Maj Gen Mohammad Hossein Baqeri, ha detto che se l’Iran avesse mai deciso di bloccare l’esportazione di petrolio dal Golfo, lo farebbe apertamente, senza ricorrere all’inganno o ad operazioni segrete, come viceversa sta facendo lo stato “terrorista e ingannevole” degli Usa…
Secondo i termini dell’accordo nucleare, l’Iran può mantenere una scorta di non più di 300 kg di uranio a basso arricchimento. 
In una riunione Kamalvandi ha affermato che, data la recente decisione dell’Iran di quadruplicare la produzione di uranio a basso arricchimento, il 27 giugno sarebbe passato al limite…
Come dicevo nel titolo: Speriamo bene… 

Prove tecniche per l’inizio di un nuovo conflitto…

Alcuni mesi fa scrivendo su una profezia della Bibbia, concludevo dicendo: “Non va dimenticato come da quella sua rivoluzione islamica nel 1979, gran parte della politica interna controllata dagli ayatollah, si sia basata principalmente sulla propaganda contro l’occidente e nei confronti soprattutto di Israele; ecco quindi che oggi, gli iraniani provano a usare la rabbia della Russia e della Turchia contro le sanzioni imposte oltre a loro, anche a questi due Stati, affinché si possa consolidare questa loro alleanza contro gli Stati Uniti e quei loro alleati…”!!!

Purtroppo non è passato tanto tempo che quella escalation militare ha iniziato a mettere in atto quei piani…
Le forze missilistiche dell’Iran, insieme al suo alleato libanese “Hezbollah”, hanno iniziato a colpire in queste ore alcune città israeliane, dando così ad Israele la possibilità di scatenare tutta la sua potenza aerea che infatti ha colpito gran parte degli obiettivi strategici in Iran. 
Questa contrasto è in corso da alcuni anni, in particolare da quando gli israeliani hanno cercato di impedire che le armi iraniane potessero diventare sempre più sofisticate…
Mi riferisco in particolare quei missili a lungo raggio  passati dall’Iran agli Hezbollah in Libano, a cui vanno sommati quei convogli che sono stati in questi mesi intercettati e le cui bombe sono state fatte detonare…
Non va inoltre dimenticato quel programma nucleare che – secondo le informazioni proveniente dal governo iraniano – è stato più volte sabotato dai servizi segreti israeliani, con la sparizione misteriosa di alcuni loro scienziati…
Inoltre, la guerra in Siria ha permesso di aumentare la vicinanza delle forze belliche iraniane ai confini settentrionali israeliani, dando così sostegno al governo del presidente Bashar al-Assad, che grazie anche alla forza militare russa, ha potuto far sopravvivere quel suo governo, permettendo altresì all’Iran di poter sfruttare questa attuale situazione per promuovere la sua politica contraria allo stato ebraico e appoggiato d conseguenza, tutta una serie di gruppi radicali intenti alla sua distruzione!!!
L’Iran spera che questi attacchi possano trasformarsi a breve in una guerra a tutto campo, nei quali altri paesi arabi possano entrare in appoggio…
Un ricorso storico di quel 1967… già, un conflitto allora combattuto tra Israele da una parte ed Egitto, Siria e Giordania dall’altra, che si tramutò come sappiamo in una totale vittoria israeliana… e che ora vede l’Iran come nuovo avversario, lo stesso che  spera di portare in tempi rapidi ad una escalation militare, anche se – come sempre avviene in queste circostanze – entrambe le parti vanno dichiarando, che “nessuno vuole la guerra”.
Infine va aggiunto come la Russia non stia intervenendo sul conflitto in corso, permettendo difatti all’aviazione militare israeliana libertà di movimento nei cieli sopra il Libano e la Siria…
Analoga posizione è quella presa da Washington che sta pensando ad un ritiro nella regione delle proprie forze militari a seguito delle nuove politiche statunitensi intraprese dell’amministrazione Trump, che vede di buon grado un cambio di regime, piuttosto che un dialogo…
Viceversa Teheran vede le azioni di Israele come un ulteriore indicatore dell’intenzione degli Stati Uniti a giungere ad un nuovo conflitto, spingendo così entrambi sull’orlo di una guerra su vasta scala!!!
Una guerra sta per scatenarsi???
Le prove tecniche in corso dicono di si…

Da Chernobyl a Fukushima…

Sono passati 25 anni dal disastro nucleare di Chernobyl ed ancora oggi vengono nascosti, i reali numeri di quella tragedia…
Sembra che i morti ad oggi accertati, a causa delle radiazioni siano circa 500.000!!!
Certo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, ha concluso che il numero più probabile di decessi causati dalla catastrofe è stato di 16.000… ovvio visto che è finanziata da coloro che producono energia ed in particolare in tutti questi anni, ha sostenuto l’uso dell’energia nucleare per scopi civili, mentre l’Accademia delle Scienze Russa stima che, ad oggi, soltanto in Ucraina e Bielorussia ci sono stati 140.000 morti, circa 60.000 nella Russia ed i restanti in tutte quelle aree colpite dalla nube radiattiva… ed ancora non si conoscono le conseguenze dal punto di vista sanitario, sulla effettiva ripercussione che in questi anni si è avuta su tutti i bimbi e nascituri, dopo quel maledetto  26 aprile del 1986…
Non dimentichiamoci che tra gli elementi radioattivi, ve ne sono alcuni come lo iodio-131, il cesio 134-137 e lo stronzio 89-90, dispersi nell’ambiente contaminano la catena alimentare che può venire assorbita dall’uomo attraverso il cibo e l’acqua, minaccia questa che sarà purtroppo presente  ancora per molti decenni a venire…
Ed inoltre l’esposizione agli elementi radioattivi ( è dimostrato ) porta ad un aumento di leucemia e tumori… con ripercussioni alla tiroide per gli uomini, ed al seno per le donne…
Eventuali malformazioni, vengono trasmesse ai feti… esistono prove certe e studi condotti dopo la seconda guerra mondiale, nelle aree colpite dalla bomba atomica ( Hiroshima e Nagasaki ), dove  ancora oggi, a distanza di settant’anni si manifestano…;
Ora se pensate che Cernobyl ha  rilasciato radioattività per circa duecento volte superiore a quella delle due bombe atomiche, lascio Voi immaginare quale situazione hanno dovuto e stanno ancora pagando in termini di vite le persone che vivevano accanto all’impianto… ed anche quelle che hanno avuto in questi anni una esposizione prolungata e cibo e acqua contaminata da basse dosi di radiazioni.

Oggi purtroppo siamo a parlare del Giappone e delle sue centrali, dopo che è fallito il tentativo di spegnere l’incendio con gli elicotteri, il personale temporaneamente fatto sgomberare dalla centrale giapponese a causa degli alti livelli di radioattività nell’impianto è ritornato al lavoro per la messa in sicurezza… ( è come suicidarsi…). Nelle ultime ore una nube, probabilmente una fuga di vapore, si è levata dal reattore n.3 la cui capsula di contenimento, potrebbe non essere più integra;

Il Giappone sapeva da oltre due anni che i propri impianti non sarebbero stati in grado di reggere l’urto di un potente terremoto. A rivelarlo è Wikileaks, secondo cui nel ” Dicembre 2008 un funzionario dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica informò Tokyo che le norme di sicurezza delle sue centrali erano obsolete e che un violento sisma avrebbe posto problemi seri agli impianti…”.
Certamente ora, nessuno più, vuole sentire parlare di nucleare, ma ormai tutto gira attorno alla parola Energia e se non si trovano rapide ed alternative soluzioni, c’è poco da fare, per limitare la corsa ad accaparrarsi quella ancora rimasta in giro…
Una di questa si sta svolgendo in Libia, per il controllo del greggio e del gas… e proprio l’Italia che ne stava godendo i benefici si ritrova oggi, tirata per i capelli, a bombardare l’ex amico Gheddafi…;
Oggi si è ad un bivio…, dipendere da quei paesi che possiedono le materie prime e che ne controllano i prezzi di mercato, oppure ricominciare ad incentivare la ricerca e sperare in nuove possibilità che permettano in maniera pulita la sopravvivenza nostra e dei nostri figli… 

Fotovoltaico quante contraddizioni…

Carissimi amici, questi sono attualmente i dati reali del fotovoltaico in Italia.
Li evidenziamo per controbattere la campagna mediatica degli ultimi mesi condotta contro le fonti rinnovabili, e il fotovoltaico in particolare, con lo scopo di screditare l’affidabilità tecnica e le potenzialità economiche delle fonti rinnovabili e per giustificare così il ritorno all’energia nucleare. Le reti televisive, omettono tutto quello che concerne la tecnologia solare, infatti dalle rimostranze degli addetti al fotovoltaico colpiti dal blocco improvviso del 3° Conto Energia che comporta il fermo delle attività di circa 150.000 posti di lavoro, le reti sopra menzionate non hanno mai accennato, mentre molte volte siamo costretti a sorbirci servizi per ditte di qualche “vattela pesca” attività che licenzia una cinquantina di persone, o per qualche esasperato che sale sulle gru. All’interno della Direttiva Europea 2009/28/CE, emanata per favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili, sono stati inseriti dal Ministro Romani dei commi che ne hanno snaturato il contenuto, andando di fatto a colpire gli investimenti del settore fotovoltaico ed eolico.
Contro questo intervento legislativo si sono mobilitate moltissime organizzazioni di categoria e ambientaliste: Aper, Assosolare, Gifi, Asso Energie Future, Legambiente, WWF, Greenpeace, Kyoto Club, Rete Imprese Italia (associazione che comprende Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti), CGIL, Cisl, Uil e molte altre hanno preso posizione chiedendo al Governo di rivedere la sua decisione.A sostenere l’intervento del Governo è la lobby del nucleare, con ENEL in testa, che ha preferito gettare discredito sulle rinnovabili diffondendo una serie di informazioni non corrette e tendenziose invece di avviare un serio confronto sulle fonti energetiche.
Ci sembra quindi opportuno fare chiarezza
OCCUPAZIONE DI TERRENO AGRICOLO
Nel decreto in questione viene inserito il limite di 1 MW per gli impianti su terreno agricolo: proposta favorevolmente accolta dalle associazioni. E’ bene però precisare che il territorio fino ad oggi occupato dal fotovoltaico è poco.
Prendiamo come esempio la Provincia di Padova, che si estende su una superficie di 214.259 ettari. I dati presenti sul sito http://atlasole.gse.it/ mostrano che sono presenti circa 40 MW di impianti di taglia singola superiore a 50 kW; mentre gli impianti inferiori a questa taglia è pressoché certo siano installati su edifici. Anche ipotizzando che questi 40 MW (cosa altamente improbabile) siano tutti ubicati al suolo, se ne deduce un consumo di meno di 100 ettari: ovvero lo 0.04% della superficie disponibile. Secondo Legambiente in Italia si urbanizzano 50.000 ettari ogni anno per la costruzione di nuovi edifici, strade e aree residenziali. Si capisce quindi come la critica legata all’uso del suolo venga strumentalmente utilizzata solo per attaccare il fotovoltaico quando invece dovrebbe essere prioritariamente incentrata sulle grandi speculazioni edilizie che si sono verificate negli ultimi anni. Vieppiù che gli impianti fotovoltaici possono essere facilmente rimossi ripristinando l’ambiente, e il materiale impiegato (moduli, cavi, strutture,…) può essere completamente riciclato.
MAGGIORI ONERI NELLE BOLLETTE
APER è andata a fare un calcolo preciso degli impatti in bolletta delle sovvenzioni alle rinnovabili.
Considerando una bolletta media di 425 €/anno si può vedere come 31 € siano destinati alle voci A3, A2 e MCT. Dietro queste sigle si nascondono varie spese che nulla hanno a che vedere con le fonti rinnovabili:
– 5,2 € sono destinati allo smantellamento delle centrali nucleari. Considerato che le 3 centrali italiane sono state “spente” nel lontano 1987, si può facilmente intuire quale sia l’enorme spreco di denaro anno dopo anno per la messa in sicurezza e la gestione (impossibile) del problema scorie;
– 2,8 € vengono regalati alla grandi imprese energivore, come cementifici e acciaierie, per fornire loro energia a basso prezzo. L’Unione Europea ha già multato varie volte il nostro Paese perché questa è una pratica di concorrenza sleale;
– 8,4 € vengono destinati alle cosiddette “assimilabili” ovvero all’energia prodotta bruciando i rifiuti (inceneritori) e gli scarti dei processi di raffinazione del petrolio. In 9 anni sono stati spesi 33 Miliardi di € per sovvenzionare questa energia, altamente inquinante e fonte di gravissime patologie.
– Rimangono quindi meno di 15 € all’anno, pari a 1.25 €/mese, di fondi realmente spesi per le rinnovabili e solo parte di questi fondi vanno al fotovoltaico.
Poniamoci questa domanda: Siamo disposti ad investire un caffè al mese per avere energia pulita, distribuita ovunque, scalabile e senza nessun impatto sull’ambiente e sull’uomo?
E’ bene ricordare che i costi esterni legati all’uso delle fonti fossili sono enormi: come detto, il problema delle scorie nucleari è tuttora irrisolto e vengono spesi circa 200 Milioni di euro all’anno solo per “andare avanti” in attesa di una soluzione, mentre d’altro canto i danni ambientali delle centrali termoelettriche a carbone sono enormi e si scaricano sul sistema sanitario nazionale.
In Italia non ci sono numeri precisi ma, secondo uno studio dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, sono stimabili spese di circa 12 Miliardi di euro all’anno per la cura di patologie legate agli inquinanti emessi da centrali termoelettriche.
Se nei prossimi mesi la bolletta sarà più pesante non sarà certo per colpa del fotovoltaico ma dell’andamento del prezzo del petrolio al quale il prezzo dell’energia è strettamente legato: di contro se avessimo avuto una maggiore potenza installata da fonti rinnovabili, tale dipendenza sarebbe molto ridotta. Si dimentica poi di ricordare che il settore fotovoltaico produce gettito per le casse dello Stato e allo stesso tempo la distribuzione di incentivi ad impianti medi e piccoli significa tenere la ricchezza sul territorio.
ESEMPI DI DISINFORMAZIONE
– Dal Sole24ore del 1 Marzo 2011 pagina 22: il ministro Romani sostiene che gli italiani “in bolletta hanno pagato 20 Miliardi di incentivi tra il 2009 e il 2010”. Falso: i dati del 2010 non sono ancora noti mentre quelli del 2009 sono pari a 2.1 Miliari di euro (fonte: Autorità per l’Energia).
– Dal Corriere della Sera del 3 Marzo 2011 pagina 35: il giornalista Sergio Rizzo riporta che sarebbero state richieste autorizzazioni per 130 GW. Un numero fuori da ogni logica se si considera che, come rilevabile in data odierna dalla home page del sito http://www.gse.it siamo giunti a 3.7 GW, ovvero solo il 2% di quanto riportato dall’autore. L’autore presenta poi il dato della Puglia, dicendo che ben 358 ettari sono stati occupati dal fotovoltaico. Purtroppo non basta dare un numero “grande”: l’astronomica cifra equivale infatti allo 0.02% della superficie complessiva.
Nel contempo si dimentica che in Puglia è attiva, a Cerano, la centrale a carbone più inquinante d’Europa: “grazie” a questa centrale un salentino su 3 è a rischio cancro.
Nell’altra parte dell’articolo l’autore continua a riportare dati non contestualizzati: prima cita il caso di un impianto non completo in Puglia e poi di un sequestro in Sicilia. Fermo restando che è giusto punire gli speculatori e chi non rispetta le procedure, vale la pena ricordare che sul primo caso l’ing. Trezza del GSE si è espresso dicendo che era l’unico palese caso di violazione riscontrato in centinaia e centinaia di controlli, mentre quanto al sequestro si tratta di un impianto che come detto dall’autore non è “ mai entrato in funzione” e, pertanto, in base al criterio del Conto Energia, non riceverà nemmeno un euro di incentivi.
– Dal Sole24ore del 4 Marzo 2011 pagina 5: il titolo dell’articolo fa intuire che si siano fermate le speculazioni grazie alla legge del Governo. Niente di più falso. Il decreto all’art. 23 comma 9-ter reintroduce una potenza massima annuale come nella primissima versione del Conto Energia del 2005. Questo sistema fu modificato proprio per evitare che speculatori senza scrupoli, con in mano solo un pezzo di carta, potessero lucrare sulle autorizzazioni a scapito dei veri investitori.
– Dichiarazione dell’AD di ENEL, Fulvio Conti il 5 Marzo: secondo Conti il decreto spinge “allo sviluppo dell’efficienza della tecnologia che progredisce”. Si fatica a capire come si possa fare “sviluppo” o “efficienza” senza un quadro legislativo chiaro. Conti poi dice che ENEL sta costruendo a Catania una fabbrica da 750 Milioni di Euro per produrre moduli fotovoltaici: farebbe bene a ricordare che circa il 40% di tale cifra arriva da una sovvenzione statale e regionale a fondo perduto.
– Dal Sole24ore del 6 Marzo 2011: il Ministro Romani sostiene che “questo decreto stabilizza il mercato dando un quadro chiaro sugli incentivi”. E’ quasi ridicolo dover commentare questa frase: non esistono incentivi certi dopo il 31 Maggio 2011 e il mercato è in subbuglio totale.
Condividete questi concetti con amici, parenti e conoscenti. I dati parlano chiaro e in questo momento abbiamo il diritto e il dovere di difendere la nostra causa.