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Appalti truccati con l’aiuto degli uomini delle forze dell’ordine??? Ma guarda un po’ che novità…

Sugli appalti e le metodologie utilizzate per la loro aggiudicazioni ho scritto fiumi di post e scopro di tanto in tanto, come la maggior parte delle notizie ora riportate, sono state a suo tempo dal sottoscritto anticipate…

Certo, da sempre un clamore mediatico leggere come dietro molti di quegli appalti vi fossero uomini dei carabinieri,  del ministero ed anche ahimè del Vaticano…

L’inchiesta della procura di Milano ha difatti portato all’arresto di un comandante dei carabinieri, ma riguarda anche un (presunto) traffico di influenze illecite per appalti all’interno del Vaticano…

Tra gli indagati – secondo l’Ansa – vi è il capo del dipartimento per gli affari generali e soprattutto la digitalizzazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, un sistema quello delle gare online, che non mi ha mai convinto…

Ed ecco quindi l’ordinanza di arresti domiciliari a carico di più soggetti tra cui i comandante dei carabinieri del secondo reggimento allievi, marescialli, brigadieri di Velletri (Roma) per corruzione, turbativa e false fatture su un appalto da quasi 700mila euro per servizi di pulizia della caserma, ed ancora un imprenditore legato al comandante, ed agli imprenditori tutti ora indagati. 

Secondo il procuratore Marcello Viola, gli indagati sono coinvolti in reati di traffico di influenze illecite, emissione di fatture per operazioni inesistenti, corruzione e turbata libertà degli incanti. 

Ma non solo le figure di cui sopra rimaste coinvolte nel procedimento penale, perché risultani altresì indagati in stato di libertà altri soggetti tra cui imprenditori, funzionari e dirigenti pubblici.

I fatti sono quelli abituali, favori in cambio di denaro e altre utilità… e non importa se si ha una divisa, un incarico dirigenziale, se si rappresenta lo Stato o la Chiesa, per tutti vale la regola di essere disonesti e corrotti nell’anima!!!

Non importa quanto denaro gli viene versato mensilmente ( grazie ai sacrifici dei cittadini onesti…), no… questi individui più ne hanno e più ne voglio, ma non solo, i loro familiari proprie come sanguisughe, partecipano attivamente nel reciclare tutto quel denaro sporco!!!

Altro che criminalità organizzata, mafia e delinquenza… questi in confronto ad essi, sono dei veri “Signori”!!!    

Come avevo previsto, ecco i primi "gilet" di protesta del nostro Paese!!!

L’unica differenza con quelli francesi è il colore… dal giallo all’arancione!!!
A protestare sono gli agricoltori della Puglia, in particolare i rappresentanti delle organizzazioni di categoria Cia, Confagricoltura, Legacoop, Confcooperative, Agci, che ieri sono per le strade di Bari in segno di protesta, indossando i “gilet” arancioni’ e dichiarando lo stato di agitazione…
I problemi sono quelli a difesa del settore, tra cui i danni provocati dalle gelate, l’emergenza xylella e la gestione delle misure del programma di sviluppo rurale…
I rappresentanti pugliesi del mondo rurale, hanno scelto per la protesta d’indossare dei gilet simili a quelli gialli utilizzati per le proteste in Francia, come simbolo della lotta a difesa del settore…
Per il momento non si tratta di una vera e propria occupazione, sono lì in attesa di risposte dal Ministero e fintanto che non le riceveranno, resteranno in piazza…
Il motivo d’aver scelto il colore arancione è da ricercarsi con l’uso che solitamente si ha nei casi di allerta meteo e proprio l’agricoltura – non solo quella pugliese – soffre più di altre categorie i cambiamenti climatici, ma soprattutto evidenzia un territorio disastrato che non garantisce, non solo alcuna salvaguardia per i cittadini, ma crea gravi alle infrastrutture pubbliche (strade, linee ferroviarie, elettriche, sistema idrico) a cui sommano ingenti danni a tutte quelle attività economiche e produttive, per un settore quello dell’agricoltura, trainante dell’economia di quella regione…
Certo siamo soltanto all’inizio e per fortuna la contestazione risulta essere contenuta…
Ma come la storia insegna, vi sono delle circostanze “anomale” che si sa come iniziano, ma non si sa mai come finiscono!!!
Speriamo che questa, non sia una di quelle…

Come cambieranno le pensioni se non interverrà una modifica di governo…

Mi è stato inviato a mezzo mail un post interessante su  cosa succederà alle pensioni nel 2018…
Mi permetto quindi di riproporlo, anche se sono convinto che con le nuove elezioni ed un possibile nuovo governo con a capo il M5Stelle, potrebbe ribaltare totalmente quanto di seguito riportato, migliorano e rendendo finalmente più equa e senza favoritismi personali, quella voce chiamata “pensione” che nel nostro paese è stata finora fortemente beneficiata da tutta una serie di soggetti che certamente non la meritavano a scapito come sempre dei più disagiati…
Comunque quella è un’altra storia.  
Dopo il biennio 2016-2017 di pensioni “tutte bloccate” – in ragione del fatto che l’Istat ha certificato per due anni consecutivi un indice di svalutazione provvisoria (poi risultata definitiva) pari allo 0% o addirittura di poco negativa – dal 2018 le pensioni riprenderanno a crescere leggermente.
Infatti il decreto 20/11/2017 (in G.U. dal 30/11 scorso) del ministero dell’Economia e delle Finanze ha stabilito (art. 2) che, sulla base dei dati accertati fino a settembre 2017, “la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2017 è determinata in misura pari a + 1,1% dal 1° gennaio 2018, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo”.
Il conguaglio anzidetto sarà positivo qualora la svalutazione definitiva del 2017 sul 2016 risultasse superiore a quella previsionale dell’1,1%, ma sarà negativo qualora la svalutazione definitiva risultasse inferiore a quella prevista in via provvisoria.
Non si darà comunque luogo a conguaglio alcuno quando svalutazione previsionale e definitiva risultassero coincidenti, come accaduto ad esempio negli anni 2016-17.
Tuttavia un piccolo conguaglio negativo (- 0,1%), di poche decine di euro, ci sarà nel 2018 per recuperare lo 0,1% di differenziale tra inflazione previsionale (+ 0,3%) e definitiva (+ 0,2%) registrato nel 2015. Tale recupero avrebbe dovuto intervenire nel 2016, ovvero nel 2017, ma in entrambi i casi sono state approvate norme di salvaguardia (nelle leggi 208/2015 e 244/2016) secondo il principio che, anche in caso di inflazione negativa, le pensioni in pagamento non possano essere decurtate rispetto all’importo nominale in essere.
Qui di seguito vengono riportati gli indici di svalutazione (provvisori e definitivi) e di rivalutazione dell’ultima dozzina d’anni.
Anno Indice di svalut. provvisoria
Indice di rivalut. previsionale
Minimi Inps
(previsionali)
Minimi Inps definitivi o effettivi dopo conguaglio positivo o negativo
2007                + 2% 436,14 € invariato
2008                + 1,6% (+1,7%) 443,12€ conguaglio positivo + 0,1% = 443,56
2009                + 3,3% (+ 3,2%) 458,20€ conguaglio negativo – 0,1% = 457,74
2010                + 0,7% 460,94€ invariato
2011                + 1,4% (+ 1,6%) 467,40€ conguaglio positivo + 0,2% = 468,33
2012                + 2,6% (+ 2,7%) 480,51€ conguaglio positivo + 0,1% = 480,99
2013                + 3,0% 495,42€ invariato
2014                + 1,2% (+ 1,1%) 501,38€ conguaglio negativo – 0,1% = 500,88
2015                + 0,3% (+ 0,2%) 502,39€ conguaglio negativo – 0,1% = 501,89
2016                    0,0% ( 0,0%) 501,89€ invariato
    2017                    0,0% ( 0,0%) 501,89 € invariato
    2018                + 1,1% 507,41 €
( ): tra le parentesi, dopo conguaglio positivo o negativo
Per effetto dell’anzidetto d. m. Economia, nel 2018: il trattamento minimo Inps passa da 501,89 €/mese a 507,41 €/mese; il valore dell’assegno sociale da 448,07 a 452,99 €/mese; la pensione sociale passa da 369,26 a 373,32 €/mese.
Tuttavia, secondo il meccanismo introdotto dalla legge Letta (L. 147/2013, a valere per il triennio 2014-2016, poi prorogato per un ulteriore biennio, fino a tutto il 2018, dalla legge 208/2015), il criterio di rivalutazione degli assegni al costo della vita (+ 1,1 % anzidetto) opera nel seguente modo:
pensioni lorde fino a 3 volte il minimo INPS: rivalutazione piena al 100% = + 1,1%;
pensioni lorde tra 3 e 4 volte il minimo INPS: rivalutazione limitata al 95% = + 1,045%;
pensioni lorde tra 4 e 5 volte il minimo INPS: rivalutazione limitata al 75% = + 0,825%;
pensioni lorde tra 5 e 6 volte il minimo INPS: rivalutazione limitata al 50% = + 0,55%;
pensioni lorde oltre 6 volte il minimo INPS: rivalutazione limitata al 45% = + 0,495%.
Il criterio di perequazione introdotto dalla legge Letta è nettamente peggiorativo rispetto al meccanismo precedente (legge 388/2000), infatti:
a) porta da 3 a 5 le fasce economiche di importo pensionistico prese a riferimento per la rivalutazione
b) l’incremento (in percentuale progressivamente decrescente) opera sull’intero importo della pensione goduta, anziché in misura distinta sulle diverse fasce di importo,cioè in misura del 100% per gli importi fino a 3 volte il minimo Inps, del 90% per gli importi successivi tra 3 volte e 5 volte il minimo Inps e del 75% per gli ulteriori importi oltre le 5 volte il minimo Inps (come avveniva in precedenza per i vari segmenti di una singola pensione).
Si passa quindi per le pensioni medio-alte (diciamo quelle oltre le 6 volte il minimo Inps) da un recupero complessivo tra l’80 – 85%, rispetto all’inflazione accertata, a meno del 50%.
Anche la legge Fornero (L. 114/2011), pur non modificando i criteri della legge 388/2000, aveva pesantemente alterato la perequazione previgente, escludendo per il biennio 2012 e 2013 dalla rivalutazione tutte le pensioni di importo oltre le 3 volte il minimo INPS. In aggiunta, il decreto legge 65/2015 (convertito nella legge 109/2015), intervenuto dopo le censure della sentenza 70/2015 della Corte costituzionale, non ha sanato le malefatte dei nostri legislatori sprovveduti, ristorando in modo parziale e decrescente i percettori di pensioni di importo oltre le 3 volte il minimo Inps e fino alle 6 volte, lasciando ancora totalmente senza rivalutazione le pensioni di importo oltre le 6 volte il minimo.
Gli unici pensionati sempre tutelati dall’inflazione sono stati pertanto, anche negli anni difficili della congiuntura economica, esclusivamente i titolari di assegni fino a 3 volte il minimo INPS.
Prendendo a riferimento gli ultimi 11 anni (dal 2008 al 2018 compresi), si può dire con sicurezza che gli interventi peggiorativi sulla perequazione delle pensioni oltre le 6 volte (e ancor più oltre le 8 volte il minimo Inps), intervenuti per il 72,72% del periodo anzidetto in deroga ai criteri della legge 388/2000, hanno determinato una perdita permanente del potere d’acquisto delle pensioni in questione di non meno del 10-15%, in concreto da 500 € netti mensili circa a più di 1000 € mensili, anche senza tener conto dell’appesantimento fiscale delle addizionali comunali e regionali intervenute dai primi anni duemila e del taglieggiamento crescente del cosiddetto “contributo di solidarietà”, intervenuto da ultimo nel triennio 2014-2016 sulle pensioni di importo oltre le 14 volte il minimo Inps.
Anche senza gli interventi sgraziati anzidetti, c’è da dire che la perequazione automatica delle pensioni non raggiunge mai pienamente il pieno ristoro dall’inflazione per almeno i seguenti principali motivi: 1) perché il recupero interviene in tempi successivi rispetto al momento dell’insulto inflattivo; 2) perché il “paniere” che pesa l’incremento del costo della vita per le famiglie di operai ed impiegati non è specifico per le persone anziane, anche se rappresenta la base per la rivalutazione riconosciuta delle pensioni; 3) perché, anche in via ordinaria, la percentuale di rivalutazione è riconosciuta in misura progressivamente decrescente al crescere dell’importo della pensione goduta.
Contro la cattiva legislazione previdenziale evidenziata, oggi non rappresenta più un argine neppure la Corte Costituzionale, soprattutto in ragione dei criteri di nomina dei relativi componenti, basati su valutazioni politico-partitiche, anziché su solide motivazioni di competenza, valore, imparzialità.
Assistiamo quindi spesso a sentenze della Corte che rivelano un imbarazzante ossequio rispetto agli input che provengono dal Palazzo, anche a costo di sconfessare lettera e spirito di principi e valori della Costituzione vigente (su tutti quelli di cui agli artt. 3, 36, 38 e 53) e decine di precedenti sentenze della Corte stessa su analoga materia (da ultimo, la sentenza 250/2017, che ribalta la precedente sentenza 70/2015).
Non rimane che esclamare: ”Povera Italia, poveri pensionati, poveri giovani d’oggi, sfortunati pensionati di domani!”.

L’attività estrattiva in Sicilia ed il ruolo fondamentale del Direttore Tecnico dei lavori…


Parlare di cave nella nostra regione, è voler tentare di aprire una crepa su un argomento  considerato da molti  “scomodo” ed è la ragione  per cui difficilmente, se ne sente parlare… 

Difatti, uno dei motivi per non parlarne è proprio perché alcune di queste cave, operano in maniera abusiva e/o risultano per lo più illegali, ma anche perché, gli introiti più consistenti, vengono assicurati dall’infiltrazione ai vari livelli su talune opere pubbliche nell’ambito d’importanti progetti in corso o prossimi dal realizzarsi… 
Un importante business si muove quindi dietro l’estrazione, a causa proprio della materia prima necessaria, per le piccole e le grandi opere pubbliche. 
Certo i controlli ci sono, ma si è visto come in questi trent’anni, in attesa di quel “Piano Cave”, molte di queste, risultavano abusive o quantomeno mancavano di quei minimi requisiti di buona conduzione per l’attività estrattiva che come ben noto, presuppone che la stessa, progredisca in conformità alle normative generali vigenti, al progetto approvato e a quanto previsto sugli adempimenti della sicurezza…
Quante volte infatti, attraversando le strade della nostra regione, abbiamo visto vere e proprie montagne scomparse… divorate da mezzi meccanici e poi abbandonate così, senza che nessuno se ne sia più preoccupato…
D’altronde molte di quelle attività estrattive erano per lo più illegali in mano alla criminalità organizzata… ed è evidente che i controlli, sono stati compiuti in maniera certamente superficiale… per evitare forse possibili ritorsioni personali!!!
Una illegalità che è durata per anni e che ha fruttato non solo tanto denaro, ma soprattutto potere a quei gruppi affiliati… che grazie ad imprenditori collusi e a tecnici e/o funzionari compiacenti, si è giunti a questo disastro ambientale, visibile a noi tutti… 
Si, ogni tanto leggiamo di omissioni e abuso di atti d’ufficio, di sequestro di cave, di danni all’ambiente, ma di quei milioni di metri cubi estratti, di quella terra e roccia andata dispersa nell’ambiente, per realizzare quelle opere strutturali, ecco, ora che al loro posto ci sono soltanto voragini… come si pensa di ripristinare quelle aree???   
Ovviamente non entro nel merito dei progetti, delle planimetrie, molte delle quali opportunamente ritoccate per essere consegnate al momento della richiesta del rinnovo delle licenze… 
Analoga situazione andrebbe fatta per le autorizzazioni, per l’uso dell’esplosivo, per il ripristino di quei luoghi e quant’altro… ma come si è visto, molto è stato concordato e forse mascherato… 
Se si osservano le foto scattate e conservate dall’Istituto Geografico Militare in questi cinquant’anni, si potranno vedere le mutazione del nostro paesaggio, dove ettari di bosco e intere colline sono andate perdute e dove al posto, non resta nulla di quel territorio naturale bellissimo, ma vi è soltanto… un paesaggio lunare. 
L’allarme è risaputo, basta rileggersi quanto riporta la relazione sullo stato della sicurezza del Ministero dell’Interno e dei profitti che le associazioni criminali hanno nel partecipare agli appalti pubblici…
E’ dire che esistono delle direttive e soprattutto delle precise raccomandazioni per i titolari delle attività estrattive, e soprattutto per il Direttore dei lavori di cava!!!  
Già, un ruolo importante, nella gestione della cava, dalla cui solerzia dipende certamente la corretta gestione della stessa. 
Non per nulla il legislatore, per confermare l’importanza che ha questo ruolo, ha previsto (Art. 13 della L.R.S. 127/80) che, l’Ing. Capo del Distretto Minerario, esprimesse parere di merito, con l’evidente ratio di filtrare i soggetti non ritenuti appropriati… 
Se quanto sopra viene correttamente oggi applicato… non sta a me dirlo, certamente l’impressione è che spesso questa figura sia sottovalutata dagli stessi esercenti, i quali tendono ad avere un Direttore dei lavori preferibilmente “ricattabile“, attribuendo ad egli, un mero ruolo formale, che conduce spesso quel soggetto a convalidare condotte negligenti, compiute per l’appunto da altri individui  all’interno di quella cava…
Infatti, si e potuto constatare di come, la presenza di una figura del Direttore dei lavori appropriata e soprattutto libera “moralmente e professionalmente”, dia  modo ai funzionari di quell’Ente -durante i controlli previsti- di trovare una condizione eccellente ed in ordine con le norme e con i progetti a suo tempo approvati….
Di contro, quando il Direttore Tecnico dimostra di essere negligente, insicuro o ancor peggio timoroso, ecco, in questi casi, è stato dimostrato che le attività estrattive presentano gravi problemi: difatti, nel primo caso, le ricadute negative, gravano inevitabilmente sull’esercente, costretto ad un’ulteriore lavoro di vigilanza e dando così scarsa importanza al ruolo stesso del Direttore tecnico dei lavori; mentre nel secondo caso, quando cioè il Direttore di cava e colluso con l’imprenditore, ecco che i problemi di danno, non saranno soltanto ambientali, ma anche fiscali e tributari… 
Diventa quindi fondamentale, la verifica da parte dei funzionari del Distretto, attraverso visite frequenti e possibilmente non programmate, compiute in modo inatteso, affinché si possa prendere atto della situazione sul momento… verificando tutti quegli adempimenti previsti e i documenti custoditi in cava… 
Ecco, se quanto sopra verrà fatto in maniera corretta, se tutti quei soggetti descritti sopra, controllati e controllori, adempieranno a quei loro ruoli, allora sicuramente tutto andrà alla perfezione… 
Altrimenti, osservando quanto sta avvenendo in altre realtà produttive della nostra regione, non mi meraviglierei di leggere tra qualche giorno, i nomi evidenziati di qualcuno di quegli addetti -di questo specifico settore- riportati come ormai consuetudine, su tutte quelle note testate d’inchiesta giornalistiche, a causa di nuovi provvedimenti giudiziari, compiuti dalle nostre “puntuali” Procure Nazionali…