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La trappola degli Houthi: come il gruppo yemenita sta trascinando gli USA in una guerra senza uscita!

Donald Trump ha promesso di “annientare completamente gli Houthi“, ma questa dichiarazione, tipica del suo stile diretto e provocatorio, potrebbe scontrarsi con una realtà molto più intricata di quanto sembri. 

Infatti, gli Stati Uniti, nel caso in cui decidessero di intervenire nel Mar Rosso in nome della “libertà di navigazione“, dovranno fare i conti con un arduo avversario, che come abbiamo potuto vedere, nonostante anni di bombardamenti da parte dei sauditi ed un isolamento internazionale, ha dimostrato una resilienza straordinaria.

Quindi… bombardare non basta: vedasi la lezione (mai imparata) delle guerre asimmetriche!

Il New York Times sottolinea un dato cruciale: “raramente nella storia i conflitti sono stati vinti solo con raid aerei”! 

Come riportavo sopra, Gli Houthi, sostenuti dall’Iran (ma con un alto grado di autonomia operativa), hanno resistito a una coalizione guidata dall’Arabia Saudita tra il 2015 e il 2022, nonostante la superiorità militare saudita. Per cui, anche se Washington pensasse di intensificare gli attacchi, difficilmente riuscirebbe a piegarli senza un’occupazione del territorio…

E qui nasce il paradosso: dopo anni di fallimenti in Iraq e Afghanistan, gli USA hanno poco appetito per un nuovo intervento di terra. Nel contempo, le compagnie di navigazione potrebbero preferire rotte alternative (come quella del Capo di Buona Speranza), sicuramente più costose ma meno rischiose, vanificando di fatto l’obiettivo dichiarato del presidente Trump di “proteggere il commercio globale“.

Viene spontaneo chiedersi: Gli Houthi vogliono davvero questa guerra?

Secondo Farea Al-Muslimi, ricercatore yemenita presso Chatham House, gli attacchi statunitensi potrebbero essere esattamente ciò che gli Houthi desiderano: una guerra aperta con gli USA per legittimarsi come resistenza anti-imperialista e innescare un’escalation regionale. Non a caso, proprio in questi giorni, il gruppo militare yemenita ha intensificato i lanci di missili verso Israele, dimostrando una capacità di provocazione che va ben oltre il Mar Rosso.

Va detto inoltre che sebbene Teheran fornisca armi e intelligence agli Houthi, il movimento ha dimostrato di poter agire in modo indipendente, a differenza di Hezbollah in Libano. Quindi, anche se gli USA riuscissero a convincere l’Iran a ridurre il suo sostegno (magari attraverso accordi diplomatici), gli Houthi possiedono reti logistiche e consenso interno che li rendono difficili da sradicare.

Ecco perché ritengo errato da parte degli Usa ripetere gli errori compiuti, mi riferisco a quelle  procedure strategiche adottate nel passato, come i bombardamenti che invece di indebolire il nemico lo hanno rafforzato! Già… obiettivi vaghi (“annientare” un gruppo è più uno slogan che una strategia) e la sottovalutazione della complessità locale. Se gli USA continueranno su questa strada senza un piano chiaro, rischiano di ritrovarsi invischiati in un nuovo pantano mediorientale, con conseguenze imprevedibili per la stabilità regionale.

Concludo confermando che la retorica della “guerra lampo” contro gli Houthi, ignora ahimè tutte le lezioni della storia. Senza una strategia che vada oltre i raid aerei e consideri le dinamiche politiche yemenite, l’unico risultato potrebbe essere un’ulteriore destabilizzazione del Medio Oriente. E, come spesso accade, a pagarne il prezzo più alto sarebbero i civili yemeniti, già stremati da anni di guerra!

Mar rosso a rischio chiusura: un piano per liberare lo stretto di "Bab el-Mandeb" …

Ha una larghezza complessiva di circa 30 km e separa lo Yemen (Ras Menheli) da Gibuti (Ras Siyyan) e rappresenta un punto nevralgico per lanciare raid contro le navi mercantili e militari…

Sono già 24 gli attacchi compiuti dagli Houthi contro le navi che stanno provando ad attraversare quel tratto del Mar Rosso e se continua così, l’escalation verso un conflitto armato nei confronti di Yemen e Iran è cosa certa…

Difatti, dopo gli USA anche una fonte interna del governo inglese ha riferito al Times che l’esercito del Regno Unito si sta preparando ad una serie di attacchi aerei contro le postazioni dei ribelli yemeniti, in coordinamento Stati Uniti e altri Paesi europei.

Da quanto si è appreso il piano prevede il lancio di missili gli contro obiettivi in mare e nei territori controllati dalle milizie filo-iraniane da parte della Raf o del cacciatorpediniere Hms Diamond che già a dicembre ha dimostrato le proprie capacità, avendo abbattuto alcuni droni dei ribelli. 

Prima di autorizzare l’operazione il governo britannico rilascerà una dichiarazione congiunta con Washington per intimare ai terroristi yemeniti di fermare quei loro attacchi e per non dover affrontare la forza militare congiunta in corso di preparazione…

D’altronde va ricordato come otto delle venti navi finora attaccate dai ribelli battevano bandiera del Regno Unito e avevano tra l’equipaggio cittadini britannici ed è il motivo per cui qualcosa in quello stretto dovrà essere posto in campo…

Nessuno ovviamente vuol dar via ad una nuova guerra, gli stessi Houthi puntano con la loro strategia a consolidare ed aumentare il loro favore da parte delle popolazioni arabe, facendo leva in particolare su quanto sta accadendo in Palestina, puntando contemporaneamente a ritagliarsi un ruolo quale membro di un’asse di resistenza, sostenuto celatamente dall’Iran. 

Quest’ultima infatti ha inviato in quelle aree antistanti lo Yemen il proprio cacciatorpediniere Alborz, il che potrebbe presagire a un ulteriore aumento della tensione già di suo abbastanza alta….

Ho già anticipato in questi mesi il rischio che il Mar Rosso potesse diventare a tutti gli effetti un nuovo fronte per Israele e per gli uomini di Hamas, che troverebbero ora nello Yemen e in quei loro sodali combattenti degli Houthi, nuove energie da utilizzare contro Israele e gli Usa…

Se qualcuno pensava ad una pace prossima, può lasciar perdere… il 2024 sarà un anno difficile e sicuramente la storia – ahimè – lo ricorderà alle future generazioni…

Libia: Tripoli sotto assedio!!!

Le forze libiche sotto la guida di Khalifa Haftar sono giunte a sud di Tripoli, spingendo il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il G7 a chiedere una sospensione all’avanzata militare sulla capitale. 

Haftar, comandante dell’esercito nazionale libico auto-proclamato (LNA), ha lanciato un’offensiva per prendere la capitale, detenuta dal governo di unità sostenuto dall’ONU e da una schiera di milizie…
L’assalto fulmineo, ordinato mentre il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres si trovava in Libia (per una visita finalizzata a cementare un accordo politico per lo svolgimento delle elezioni),ha fatto saltare qualsiasi accordo.
Ecco quindi che dopo l’incontro di Bengasi con Haftar, Guterres ha dichiarato che ha lasciato la Libia con “una profonda preoccupazione e un cuore pesante” esprimendo la speranza che si possa evitare un “confronto sanguinoso“.
Poco dopo – una fonte del governo unitario – ha dichiarato che le forze della LNA si sono scontrate con un’alleanza filo-governativa a meno di 50 chilometri a sud della capitale.
L’ufficio stampa di Haftar ha confermato che ci sono stati “violenti scontri ai margini di Tripoli con alcune milizie armate“.
A New York nella notte, dopo una riunione di emergenza a porte chiuse, il Consiglio di sicurezza ha invitato le forze di Haftar a fermare la loro avanzata e ha avvertito che i responsabili della riaccensione del conflitto saranno ritenuti responsabili.
L’appello di Haftar per fermare la sua offensiva è stato sostenuto all’unanimità dal Consiglio, inclusa la Russia, che aveva in precedenza sostenuto lo stesso generale… 
Il consiglio per nome dell’ambasciatore tedesco Christoph Heusgen (che detiene la presidenza del Consiglio), ha invitato le forze dell’LNA a fermare tutti i movimenti militari!!!
L’inviato dell’Onu, Ghassan Salame, ha detto al consiglio che Haftar (ha precisato a Guterres durante la sopraddetta riunione di Bengasi) non ha alcuna intenzione di fermare la sua campagna militare…
I combattimenti sono attualmente in corso nella regione di Gasr Ben Ghechir a sud dell’aeroporto e  il portavoce della LNA Ahmad al-Mesmari ha detto che cinque combattenti del suo gruppo sono stati uccisi negli scontri nelle ultime 24 ore, ma ha insistito sul fatto che è stato fatto un importante passo avanti. 
Haftar ha inoltre dichiarato di aver inviato un messaggio audio a Tripoli: “impegnandosi di voler risparmiare i civili e le istituzioni statali”.
Gli USA e i loro alleati hanno emesso una dichiarazione congiunta che esorta “tutte le parti a allentare immediatamente le tensioni“, mentre la Russia ha chiesto “tutti gli sforzi possibili per risolvere completamente la situazione con mezzi politici pacifici“. 
Ma questo processo di pace non sarà facile, anche perché dietro Haftar c’è il sostegno finanziario e militare dell’Arabia Saudita e dei suoi alleati, quali Egitto ed Emirati Arabi Uniti, che puntano innanzitutto a limitare il flusso di greggio e di gas, proveniente dallo stato libico, affinché il prezzo del greggio a barile, possa quindi nuovamente rialzarsi… 
Una guerra civile che porterebbe ad estendere quel conflitto anche oltre i propri confini, difatti “nel caso in cui l’Algeria continui a trarre profitto dall’attuale caos in Libia per regolari incursioni militari, le forze libiche sono pronte per andare in guerra immediatamente”!!!
È in questi termini virulenti e inequivocabili che il generale libico Khalifa Haftar, ha avvertito l’Algeria…
Lo stesso militare parlando a migliaia dei suoi sostenitori a Bengasi ha dichiarato di aver “avvertito le autorità algerine della sua capacità di spostare la guerra verso i confini algerini in pochi istanti”!!!
L’ufficiale ha fatto sapere di avere già inviato suoi emissari ad Algeri per sollevare la questione. 
Non sarà quindi facile bloccare questo conflitto e sicuramente la chiave di volta è rappresentata dalla caduta del governo del suo rivale Fayez al-Sarraj e dalla presa della città di Tripoli, che a breve, più di altre, soffrirà delle ripercussioni di questa guerra civile…  
Speriamo quantomeno che tutto si possa risolvere in maniera civile, democratica, ma soprattutto indolore per e popolazioni civili!!!

Ecco perché la Libia è cosi importante per noi italiani!!!

In questi anni ho scritto parecchi articoli sulla Libia e su quel suo ex dittatore, sugli interessi internazionali e commerciali che quella sua posizione geografica strategica possiede (sia perché si affaccia sul mediterraneo, che per essere porta d’accesso per quanti giungono dal Sahara), ed inoltre per l’immense risorse energetiche di cui dispone e a cui tutti mirano, quali petrolio e gas…
Il prezzo del petrolio d’altronde ha iniziato in questi mesi a riprendere verso quei valori alti di un tempo e quindi diventa essenziale per molti paesi, in particolare quelli europei, intraprendere nuove azioni tali da definire quella loro presenza in quelle aree, attraverso promesse finanziarie d’investimenti, non solo per sviluppare quel settore petrolifero e di gas naturale, ma anche per aumentarne la produzione…
Ecco perché l’Italia ha perso una grande occasione… in quanto non è riuscita a mantenere quel rapporto privilegiato con l’ex dittatore Mu’ammar Gheddafi, permettendo così ad altre nazioni quali USA, Gran Bretagna ma soprattutto Francia, di far cadere quel governo e mettere le mani su quei giacimenti, hai quali per anni, non hanno avuto accesso… 
L’aver destabilizzato nel 2011 il paese nord africano, sull’onda di quella cosiddetta “Primavera Araba”, ha favorito non solo quei moti d’insurrezione popolare che come ben sappiamo sfociarono in una guerra civile (nella quale la Nato… ma in particolare le nazioni di cui sopra,  avrebbero fiancheggiando le forze ribelli affinché venisse rovesciato il regime di quel dittatore -che venne difatti assassinato pochi mesi dopo), ma soprattutto, quelle nazioni che hanno appoggiato le fazioni locali, le stesse che ora si ritrovano ad aver preso il controllo di quelle risorse energetiche…
Si parla di miliardi di riserve di barili di petrolio e di gas, comprenderete quindi come, ciascuna di quelle milizie, sta tentando di accaparrarsi quel controllo delle risorse energetiche, che garantirebbe ad essa un grande potere non solo finanziario, ma anche politico e sociale…
Vedrete, questa guerra civile durerà per altri cinque anni… perché in questo momento nessuna di quelle fazioni, può ritenersi superiore alle altre… anche perché ciascuno dei suoi capi, sta in fin dei conti, provando a diventare il nuovo dittatore di quel paese, in sostituzione di quello scomparso…
Nel frattempo il problema terroristico e di contrabbando, ma soprattutto quello umanitario dei profughi, continuerà in quella sua crescita esponenziale, perché… con una condizione instabile come quella attuale, sarà impossibile limitare o ancor più bloccare, quei flussi migratori diretti verso il nostro continente…
Peraltro, se da un lato il nostro Paese si è accollato gran parte di quei profughi, dall’altro l’Europa è stata a guardare, in particolare proprio quei paesi (come la Francia ad esempio) che più di altri, si sono dichiarati da sempre aperti all’accoglienza e alla tutela dei diritti umanitari, ma che nella pratica, hanno saputo soltanto approvare leggi repressive su quel diritto di asilo ed immigrazione… 
Analoga circostanza è accaduta nel territorio libico, dove l’Europa non ha saputo imporre una decisione comune, bensì ciascuno ha scelto il proprio referente, ad esempio mentre la francia si è schierata con Haftar, il nostro Paese ha deciso di appoggiare Serraj…
E’ ovvio che ciascuno di essi, nel puntare a riaffermare la propria posizione predominante per controllare il paese, si appoggia, proprio a quelle compagnie petrolifere straniere che hanno grandi interessi a mettere le mani su quel petrolio locale…
Ecco perché quella guerra continuerà, perché dietro  a quelle milizie ci sono loro, quelle società petrolifere che controllano già l’economia mondiale e che si possono permettere di foraggiare, questo o quel governo e nel caso particolare della Libia, questa o quella fazione militare!!!
Va infine aggiunto che, a causa della guerra civile, il paese è stato totalmente distrutto e va quindi nuovamente ricostruito!!!, 
Immaginatevi quindi quale pozzo di desideri per le nostre imprese di costruzione… appalti su appalti milionari per realizzare tutte quelle opere necessarie, ad iniziarsi dalla rimozione delle macerie, per passare a quelle necessarie infrastrutture, reti idriche e fognarie, strade, ripristino del centro storico, nuovi sobborghi per civili abitazioni, ospedali, scuole, stazioni di polizia, penitenziari, magazzini, punti di ritrovo, logistici, impianti sportivi, luoghi di culto, ed anche impianti per l’energia alternative…
Ed ancora, vanno ricostruiti dalle fondamenta quei settori fondamentali quali industria, agricoltura, pesca e commercio…  Comprendere bene come questa nazione, possa diventare un cuccagna per tutti quei paesi fortemente in crisi, sia sotto l’aspetto produttivo che occupazionale, tra cui ad esempio proprio il nostro, che troverebbe per la vicinanza non solo geografica, ma soprattutto culturale, quell’indotto capace di capovolgere o meglio stravolgere in maniera positivo, questa nostra economia…
Ora il gioco è nelle mani della nostra diplomazia e chissà se questa volta sarà capace di fare scelte diverse, senza cioè accodarsi alle decisioni altrui, ma definendo quanto necessario per giungere a quegli accordi internazionali, che favoriscano principalmente il nostro paese…