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La "silenziosa" tempesta finanziaria: Trump, i mercati e lo spettro del 1929!

Già… ho come l’impressione che le mosse di Donald Trump – apparentemente aggressive e senza freni – nascondano in realtà una corsa contro il tempo. 

Sì… un percorso per evitare ciò che nessuno vuole annunciare: l’arrivo di una crisi economica di proporzioni storiche, forse paragonabile solo al crollo del 1929.

Questo mio semplice ragionamento nasce da un dato: in queste settimane, gli investitori stanno svendendo i titoli del Tesoro americano a un ritmo preoccupante.

Non si tratta di una semplice fluttuazione di mercato, ma di un alquanto segnale chiaro, anzi… troppo evidente!!!

Sì… da quando i “Treasury bonds” – da sempre considerati dagli investitori “porto sicuro” – hanno iniziato a perdere appeal; ciò significa che la fiducia nel sistema vacilla e se vacilla lì… dove il sistema dovrebbe essere più solido, allora il problema è più profondo di quanto vogliano farci credere!

Il motivo di questa fuga? Le politiche di Trump, certo…

I dazi imposti a raffica, le tensioni commerciali, l’incertezza che si è diffusa come un veleno nei mercati globali, ma c’è sicuramente dell’altro!

Mi riferisco al debito pubblico statunitense, quel mostro da 36 trilioni di dollari che incombe come un’ombra sull’economia americana; la mia sensazione, ma credo che sia anche quella più diffusa ora tra gli investitori, che proprio gli Stati Uniti potrebbero non essere più in grado di onorare i propri impegni nel lungo periodo.

E così, mentre le borse crollano, anziché rifugiarsi nei “Treasury“, epr come d’altronde hanno sempre fatto in passato, ecco che viceversa, i grandi capitali mondiali, scappano da tutto: azioni, obbligazioni, epersino i titoli di Stato! Un movimento finanziario certamente innaturale, che rompe ogni schema finora conosciuto, ed allora mi sono chiesto: quando i mercati si comportano in modo irrazionale, non è perché forse sta succedendo qualcosa di grosso? Sì… qualcosa che i media non stanno raccontando?

Trump lo ha capito bene… ed è per questo che ha annunciato – solo dopo ore aver firmato dinnanzi ai fotografi con quel suo pennarello nero – una tregua di 90 giorni sui dazi più pesanti. Non lo ha fatto per generosità, ma per mera necessità! Perché se i rendimenti dei Treasury continuano a salire, il costo del debito diventerà insostenibile e le banche, le imprese, ed anche – ahimè – i cittadini comuni, si troveranno strozzati da tassi più alti, ed allora sì che il default non sarà più un’ipotesi remota, ma uno scenario concreto!

Ma la cosa più inquietante è secondo il sottoscritto: IL SILENZIO!

Il silenzio in Europa e ancor più… nel nostro Paese, basti osservare i media, Tg nazionali, quotidiani, social nessuno parla di questa emorragia di fiducia, sì… nessuno spiega perché gli investitori stiano abbandonando persino i beni rifugio.

Ed allora mi sono chiesto: non è che forse perché, se la gente iniziasse a capire, inizierebbe anche a muoversi. A ritirare i soldi dalle banche. A disfarsi delle obbligazioni. A cercare vie di fuga che, in un sistema finanziario già fragile, potrebbero innescare il panico.

E allora viene da chiedersi se siamo davvero sull’orlo di un nuovo 1929? La storia non si ripete mai allo stesso modo, ma spesso fa rima con se stessa. E oggi, come allora, i segnali ci sono. Sono lì, nelle curve dei rendimenti, nei bilanci delle banche, nel nervosismo dei mercati, sta quindi a noi vedere, ascoltare e capire.
Sì… prima che sia troppo tardi.

Non solo imprese mafiose: Le nuove frontiere del crimine.

Già… esistono imprese che, pur potendo essere definite “criminali” per le modalità con cui estendono le loro ramificazioni illecite, operano al di fuori della tradizionale criminalità organizzata. 

I loro referenti infatti si trovano a un livello talmente alto che perfino i capi di quelle organizzazioni mafiose spesso ignorano la loro esistenza.

Parliamo di soggetti dotati di alta professionalità e competenze specialistiche, rappresentano una classe completamente diversa. Molti di loro vantano titoli accademici eccellenti, conseguiti in prestigiose università, e si distinguono nettamente dalla manovalanza che solitamente appare nelle cronache di nera.

Sono geni del male: informatici, bancari, broker, esperti d’arte, professionisti nel settore commerciale, amministrativo e legale. Creano e gestiscono imprese artificiose, spesso multinazionali, che operano con criteri manageriali e si dedicano ad attività illecite in base alle richieste del mercato. Non appartengono alle associazioni di tipo mafioso, così come definite dal codice penale, ma sviluppano strategie sofisticate per infiltrarsi nelle stanze del potere, quelle in cui si prendono decisioni strategiche.

A differenza delle organizzazioni mafiose, che si caratterizzano per traffici illeciti accompagnati da violenza e azioni delittuose, queste imprese criminali sfruttano la tecnologia avanzata, utilizzano intermediari e sistemi di pagamento criptati, manipolano i mercati finanziari tradizionali e alternativi. Non hanno bisogno di sporcarsi le mani: la loro forza risiede nella capacità di muovere risorse e influenze senza lasciare tracce.

Questi professionisti hanno creato un sistema finanziario parallelo, connesso alla finanza tradizionale ma separato da essa, progettato per ottenere guadagni speculativi enormi. 

Ad esempio, manipolano il prezzo di un bene, lo gonfiano artificialmente, e lo vendono a un prezzo maggiorato, generando plusvalenze che appaiono legali. Tutto avviene in forma digitale: beni immateriali trasferiti da una parte all’altra del mondo senza la necessità di movimentare merci fisiche o attraversare confini.

Le loro operazioni sono estremamente difficili da individuare e perseguire. Anche quando un raggiro viene scoperto e denunciato, il denaro trafugato è già stato trasferito in paradisi fiscali, al riparo da qualsiasi azione legale. Non devono preoccuparsi delle distanze geografiche o del rischio di attraversare confini pericolosi; tutto si svolge comodamente dietro lo schermo di un computer.

Questi imprenditori criminali rappresentano una nuova frontiera del crimine, dove tecnologia e finanza si intrecciano in modo inestricabile. Hanno strumenti all’avanguardia che permettono loro non solo di eludere le leggi, ma di anticipare le contromisure degli investigatori, rendendo le loro attività quasi impossibili da tracciare. Si muovono in un’area grigia, sfruttando lacune normative e connessioni globali.

Ecco il vero volto di queste imprese: non è la ferocia, ma la capacità di manipolare sistemi complessi, influenzare i mercati e infiltrarsi nei gangli vitali dell’economia globale. Il loro obiettivo non è solo arricchirsi, ma esercitare un controllo silenzioso, quasi invisibile, che rende il mondo un po’ più vulnerabile e insicuro.

Forse è arrivato il momento di guardare oltre i confini del crimine tradizionale e di riconoscere che il vero potere si nasconde spesso dove meno ce lo aspettiamo: nelle pieghe di un sistema apparentemente legittimo, orchestrato da menti brillanti al servizio del profitto illecito.

La "pandemia mafiosa"!!!

Durante l’emergenza COVID-19, mentre il mondo era impegnato a combattere una crisi sanitaria e sociale senza precedenti, le organizzazioni mafiose hanno trovato terreno fertile per rafforzare la loro presenza e ampliare i propri affari illeciti.

Difatti, abbiamo potuto verificare come le mafie in quel periodo abbiano approfittato del caos economico e normativo per riciclare capitali illeciti attraverso reti internazionali di società di copertura. 

Paesi con legislazioni finanziarie permissive o scarsa trasparenza fiscale sono stati cruciali per ripulire i proventi di traffici di droga, armi, rifiuti e sfruttamento umano. 

Questi capitali sono poi rientrati nei mercati europei ed in particolare nel nostro Paese attraverso investimenti in settori strategici: ristorazione, turismo, logistica e sanità. 

La pandemia quindi ha di fatto accelerato la penetrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico legale, spesso approfittando di imprese in difficoltà o di bandi pubblici emergenziali poco controllati.

Inoltre, la crisi di liquidità ha condotto molti  imprenditori, commercianti ed anche famiglie a finire nelle mani degli usurai ed il debito contratto durante il “lockdown” non si è fermato con la riapertura: chi non è riuscito a ripagare è stato risucchiato in un circolo vizioso di sfruttamento, con la perdita di attività, proprietà e persino libertà personale. 

Ogni soggetto “usurato” è diventato un nodo in una rete di controllo più ampia, utilizzato dalla mafia per acquisire ulteriori risorse o per consolidare il proprio potere sul territorio.

Difatti, basti ricordare come la pandemia non è stata solo una crisi sanitaria, ma si rivelata un acceleratore di disuguaglianze, sfruttata dalle mafie per insinuarsi dove lo Stato era più debole!!!

In alcuni contesti, la criminalità organizzata si è perfino proposta come alternativa allo Stato, offrendo aiuti economici, pacchi alimentari e soluzioni rapide a chi si trovava in difficoltà. 

Un vero e proprio “welfare mafioso”, un’arma invisibile per conquistare nell’immediato consenso sociale, ma devastante nel lungo termine.

E difatti, oltre all’usura e al riciclaggio, le mafie hanno potuto così intensificare il controllo su tutta una serie di attivita che vanno dagli:

– Appalti pubblici: con gare d’emergenza spesso prive di adeguata supervisione, le infiltrazioni criminali hanno avuto vita facile.

– Sanità: la gestione di forniture mediche, mascherine e dispositivi di protezione ha attirato gli interessi delle organizzazioni criminali.

– Immobili e attività commerciali: sfruttando la crisi, i clan hanno acquisito proprietà e aziende, consolidando il loro patrimonio.

Ed allora viene spontaneo chiedersi, cosa ha fatto nel frattempo lo Stato per combattere questa pandemia parallela?

Nulla… già, perché la lotta a quella “pandemia mafiosa” richiedeva interventi mirati che non sono stati di fatto realizzati, anzi potrei dire tutt’altro… 

Mi riferisco ad esempio al provare a rafforzare i controlli sui flussi finanziari, adottando tecnologie avanzate per tracciare transazioni sospette.

Oppure sostenere ad esempio chi era in difficoltà, con misure economiche rapide ed efficaci che togliessero spazio all’usura.

Inasprire pene per tutti quei crimini economici legati alla pandemia, creando così un forte deterrente.

Investire nella cultura della legalità, per sensibilizzare i cittadini e le imprese sul pericolo di accettare aiuti da quei soggetti “mafiosi”.

La pandemia ci ha insegnato che la criminalità organizzata non aspetta, anzi viceversa si adatta ed evolve sfruttando ogni fragilità per rafforzarsi e sopraffare il sistema sociale e di mercato. 

Ecco perché lo Stato avrebbe dovuto prevenire situazioni di emergenza come quelle ahimè vissute, affinchè non si trasformassero in opportunità di crescita per la criminalità organizzata e, di conseguenza, per tutte  le mafie. 

Sì… perché alla fine, come sempre avviene, siamo solo noi cittadini a pagarne le conseguenze!

Trump potrebbe anche contribuire a porre fine al conflitto in Ucraina, ma una soluzione non si realizzerà prima del 2026!

Sì… Donald Trump è ora il 47° Presidente degli Stati Uniti!

In molti si chiedono se riuscirà a mantenere le promesse della campagna elettorale, riuscendo a convincere l’amico Putin a sospendere la guerra in Ucraina.

Tuttavia, in queste riflessioni, si dimentica un elemento cruciale: gli Stati Uniti, per il governo di Mosca, rappresentano ancora una nazione ostile, direttamente coinvolta nel conflitto contro la Russia. Per questo motivo, non basta un cambio di Presidente per stravolgere gli obiettivi militari già stabiliti. Sospendere le operazioni significherebbe, infatti, abbandonare lo scopo iniziale di questa guerra e tradire le promesse fatte al Presidente ucraino Zelens’kyj.

Abbandonare ora il popolo ucraino in guerra e rinunciare al sostegno internazionale precedentemente offerto potrebbe compromettere del tutto la politica di Zelens’kyj. Tale “dietrofront” isolerebbe l’Ucraina e potrebbe portare al potere un nuovo leader, forse più incline a compromessi con la Russia, che pur di ottenere rapidamente la pace, potrebbe concedere le concessioni territoriali richieste, abbandonando definitivamente le aspirazioni di una modernizzazione dell’alleanza e della sicurezza europea.

In effetti, quanto è stato fatto finora ha rappresentato una provocazione che ha eroso la fiducia con l’ex partner russo, da cui — ricordiamo — dipendiamo ancora per gas e petrolio.

L’eventualità di impedire l’ingresso dell’Ucraina nella NATO rappresenterebbe una minaccia non solo perché non porterebbe alla fine del conflitto, ma rischierebbe di allargarlo, coinvolgendo anche i paesi confinanti. Non va dimenticato, inoltre, che verso la fine della Guerra Fredda, l’Unione Sovietica ricevette più volte rassicurazioni da Stati Uniti e Germania, in particolare che la NATO non si sarebbe mai estesa oltre i confini della Germania riunificata.

Come sappiamo, però, quella promessa non fu rispettata: dopo l’implosione dell’Unione Sovietica, quasi tutti i paesi ex-comunisti aderirono alla NATO, spingendo i confini dell’Alleanza fino alla Russia, che percepì questa espansione come una grave umiliazione.

Negli anni, paesi come Albania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Macedonia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria sono entrati nella NATO. Di recente, anche Finlandia e Svezia hanno presentato la propria candidatura, rinunciando alla neutralità; l’Ucraina stessa, già nel 2008, aveva avviato il processo di adesione.

In questo scenario, sperare che Trump possa “miracolosamente” risolvere la situazione appare irrealistico. Un cambiamento potrebbe essere possibile solo tramite concessioni territoriali e politiche significative per la sicurezza della Russia, compresa la revoca delle sanzioni internazionali. Solo con un’apertura economica — inclusa la ripresa delle importazioni ed esportazioni di beni essenziali, dai prodotti agricoli agli industriali — si potrebbe intravedere una via di uscita diplomatica.. 

A proposito di recessione…

Un altra serie di dati industriali, questa volta provenienti dalla Germania sta sollevando forti preoccupazioni tra gli analisti, considerato che la Germania da sola, rappresenta la più grande economia europea e che nessuno si sarebbe aspettato che la produzione industriale potesse diminuire dell’1,9 %, arrivando ad una crescita inferiore dello 0,3%.
Questa flessione aveva caratterizzato non solo l’industria pesante, ma anche la produzione nell’industria automobilistica, energetica e delle costruzioni…
Gli economisti ora stanno a osservare quanto sta avvenendo, per comprendere tecnicamente, se è in corso una recessione… o se questa attuale crisi dipenda dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, con l’incertezza economica che la Brexit sta realizzando nella zona euro, ed infine le turbolenze sui mercati azionari che potrebbero agire come un ulteriore freno…
Mai come in questo periodo il DAX tedesco ha toccato il fondo, perdendo quasi il 20% delle proprie azioni…
Certo, il calo della produzione industriale tedesca è stato conseguenza dei problemi nel settore automobilistico, a causa di quanto emerso nelle emissioni di scarico delle proprie autovetture… che ha condotto ad una deflazione degli ordini…
La specificità e la dimensione della crisi finanziaria con cui si sta muovendo, il fatto altresì che l’intero sistema bancario stia ancora galleggiando, ci ha condotto in un certo senso, in un’area grigia, in una economia che a prima vista sembra essersi stabilizzata, ma che cela un potenziale di crisi che nessuno è ancora in grado di prevedere e misurare…  ma che potrebbe stravolgere il mondo!!!
D’altronde la cosa peggiore che oggi sta capitando, è che la crisi dei mercati finanziari non è rimasta un fattore isolato, ma ha lasciato degli strascichi; vedasi ad esempio quanto accade con le banche, le quali ormai non prestano più denaro, perché temono di non ricevere indietro i soldi e così tutto si sta fermando, anche la più piccola attività imprenditoriale…
Vedremo cosa accadrà e quali conseguenze avranno tutte quelle politiche messe in atto dai vari governi nazionali!!!
Di una cosa sono comunque certo: Gli attuali problemi non potranno essere risolti in maniera celere, ma ci vorranno anni, prima che la condizione di stabilità e crescita di alcuni anni fa, possa nuovamente ritornare!!!   

Le previsioni della CE nel 2019-2020, mostrano come stiamo affondando all’ultimo posto…

Un altro triste avvertimento…
Già, dando seguito a quanto avevo riportato ieri, oggi l’agenzia di rating del credito Moody’s ha previsto che la crescita economica globale probabilmente rallenterà nei prossimi due anni.
Nella loro nota vi è riportato: “Prevediamo che la crescita globale rallenterà al di sotto del 3,0% nel 2019 e nel 2020, da un 3,3% stimato nel 2017-18″!!! 
La stessa Moody’s per come il sottoscritto dichiarava, teme la guerra commerciale attualmente in corso tra USA e Cina, prevedendo anch’essi che questa s’intensificherà a partire sin dal 2019, ferendo tutta l’economia globale…
Le tensioni persistenti e soprattutto come dicevo sopra in forte espansione tra queste due superpotenze, determineranno a livello mondiale ampie implicazioni negative su tutti gli gli investimenti “.

A causa di particolare condizione, i primi a soffrire saranno i paesi Europei, in particolare proprio il nostro che insieme al Regno Unito si prevede avranno una crescita lenta intorno all’ 1,1-1,2%…
Analoga previsione è prevista  Regno anche nel 2020 con una crescita per gli Stati membri dell’UE, intorno all’1,3%.
Ovviamente le previsioni di cui sopra, non tengono conto dei rischi imprevisti prodotti all’eventuale Brexit inglese, ma soprattutto di quelle trasformazioni politiche attualmente in corso in molti paesi europei, tra cui il nostro, che hanno visto stravolto totalmente quel loro governo, con l’ingresso di nuove forze di cambiamento, anche nazionaliste, che stanno modificando quel concetto di Europa e di moneta unica (Euro) a suo tempo imposto…
Con una incertezza economica talmente profonda, diventa difficile a chiunque fare delle previsioni esaustive sul prossimo futuro. 
D’altronde in un mondo in crescente polarizzazione, populismo e politicizzazione, anche per quegli esperti di economia globale, risulta ardui poter soltanto immaginare le sfide che a breve ci attenderanno…

Per tutti coloro che credono che nessuno stia manipolando lo "spread"…

Sono state depositate alla Procura di Roma due esposti contro i commissari Guenther Oettinger e Pierre Moscovici, in quanto – sempre secondo le denunce presentate – avrebbero fatto in modo di alterare lo spread italiano!!!
Sì… proprio loro, i due componenti della Commissione Ue che in questi mesi non hanno fatto altro che criticare il nostro paese, il governo giallo/verde e le politiche adottate, in particolare la legge di bilancio…
A presentare gli esposti ci hanno pensato due giornalisti: Francesco Palese e Lorenzo Lo Basso.
A loro dire, i due commissari, attraverso  quelle loro dichiarazioni sulla manovra di governo, hanno condizionato gli investitori stranieri e quindi il nostro mercato azionario…
E’ evidente a tutti che, le frasi espresse hanno fatto in modo che in molti hanno iniziato a vendere le quote a suo tempo acquistate, influenzando di fatto negativamente il mercato e le borse…
D’altronde si parla di dichiarazioni rese alla stampa a mercati aperti, che hanno modificato l’andamento delle contrattazioni, incidendo sulla fiducia e la stabilità patrimoniale dei gruppi bancari, alterando di conseguenza il valore del nostro spread!!!
Difatti, si è dimostrato come alcune dichiarazioni rese ancor prima che i due commissari ricevessero il “Documento programmatico di bilancio”, avessero causato l’ascesa dello spread, che ha iniziato a salire, dai 240 punti sul quale si era stabilizzato agli otre 300 di questi giorni… “
Ma ormai è certo: i due commissari hanno palesemente voluto violare le regole Ue!!!
D’altronde se si pensa che un commissario come Moscovici è andato ha dichiarare: “Fare rilancio economico quando uno è indebitato si ritorce sempre contro chi lo fa, ed è sempre il popolo che alla fine paga”… cosa pensavate potesse accadere, se non che lo spread crescesse a dismisura!!!
Analoga circostanza è stata contestata a commissario Ottinger che in una intervista allo “Spiegel” ha preannunciato la bocciatura della Commissione, anticipandone per di più i contenuti…
E’ evidente che  siamo sotto assedio, ma come ho scritto in questi giorni, tutta questa faziosità si ritorcerà contro l’UE!!!
Ed infine, per coloro che ancora oggi credono alle chiacchiere di quei loro leader, partiti d’opposizioni, gli stessi che in questi anni si sono dimostrati servili nei confronti del potere Franco/Tedesco… bene a ciascuno di loro, a quegli Stati, ma sopratutto a quei venduti commissari dico: “Date tempo al tempo, alla fine la verità verrà fuori e si scoprirà chi stava bleffando e chi no!!!     

Come superare la crisi…???

Innanzitutto bisogna esaminare gli aspetti globali che hanno condotto a questa crisi… 

Individuati questi, bisogna ovviamente capire come agire per superare il panico che si è creato, sia a livello di imprese che di famiglie, ricercare quelle rapidi soluzioni che possano contrastare e salvaguardare il nostro sistema finanziario, trovare quei giusti rimedi per modificare le logiche dei profitti facili, dando così  priorità ad una nuova flessibilità nella politica economica monetaria, che porti nuovamente a stabilizzare l’economia e che salvi nel contempo la produttività ed i posti di lavoro.
Diventa quindi di primaria importanza, la collaborazione tra tutte le parti coinvolte, per evitare che soltanto una parte si salvi, salvaguardando i propri interessi, a discapito invece di quanti a causa di ciò, sono costretti a soccombere…

Bisogna creare quel nuovo circolo virtuoso che permetta la ripresa, che coinvolga quanti fanno parte di questo sistema perché si induca nuovamente a produrre sviluppo… 

Creditori e debitori, debbono trovare quel giusto equilibrio, se desiderano migliorare il proprio e l’altrui business ed in questo, proprio le banche, dovrebbero modificare quel loro esclusivo atteggiamento di finanziatori, ma cominciare ad abbandonare quelle uniche logiche per loro possibili e cioè quelle del profitto e dell’interesse, ma iniziare a collaborare con gli imprenditori, affiancandosi nei rischi dell’impresa ( …valutandone ovviamente i vari casi ) e verificare le prospettive reali all’interno del mercato in cui l’impresa opera. 

Da parte loro invece le imprese, debbono programmarsi in maniera chiara, valutando le reali necessità finanziarie, producendo piani di risanamento, riducendo quei costi e quelle voci di spesa che risultano superflue, migliorare infine la produttività e contrastarne le criticità…

Le variabili coinvolte purtroppo sono tante e diverse, ma soltanto attraverso la disponibilità di tutti, si può giungere a definire quelle possibili soluzioni, che riportino ad una ripresa di sviluppo in maniera celere, in linea con un mercato di grande competitività e dove le nostre imprese sono rimaste indietro in tecnologia ed investimenti…  
Cambiare questo trend negativo è possibile, valorizzare il management, modificare le linee produttive, trasformare i nostri prodotti, individuare nuovi mercati, diversi da quelli con cui finora si è operato, potrebbe rappresentare l’inizio di quel necessario cambiamento, per poter nuovamente vedere competitive le nostre imprese…, un tempo famose in tutto il mondo!!!

Speriamo nei Saggi…

E’ iniziato il lavoro dei cosiddetti dieci “saggi” scelti dal nostro Presidente della Repubblica per dare inizio a queste commissioni, cercando dei punti d’intesa, ai quali le forze politiche non sono riuscite  a giungere…
Un altro governo di larghe intese, quasi fosse un prolungamento di quel governo Monti, che dopo le elezioni appena trascorse è ancora in carica…
Ancora per una volta, dipendiamo da una scelta del Quirinale e speriamo che questa seconda esperienza non si concluda come quella appena trascorsa, dove in una crisi economica e sociale  eravamo allora e dove ad una crisi totale siamo giunti oggi!!!
Ora vengono scelti questi 10…, speriamo che non sia ( come sento dire da tutti gli schieramenti ) una ulteriore perdita di tempo…
Comunque io spero che non sia la solita decisione inutile è soprattutto mi auguro che non serva per continuare a garantire coloro che ancora oggi, godono di quei privilegi antipopolari, ma che mi da l’idea che qualcuno… ancora oggi si giri appositamente, facendo finta di non vedere…

Ed allora vediamo chi sono questi 10 saggi scelti dal presidente…, eccoli: Prof. Valerio Onida, senatore di Scelta Civica, Mario Mauro ( ex europarlamentare Pdl), il senatore Gaetano Quagliariello (Pdl) e il professor Luciano Violante (esponente del Pd ); Enrico Giovannini – presidente dell’Istat, Giovanni Pitruzzell – presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Salvatore Rossi – membro del Direttorio della Banca d’Italia, l’onorevole della Lega –  Giancarlo Giorgietti, il senatore del Pd Filippo Bubbico – presidenti delle Commissioni speciali operanti alla Camera e al Senato ed infine il ministro Enzo Moavero Milanesi.
Se ho ben capito, questi nostri saggi saranno divisi in due commissioni e lavoreranno sia sui temi istituzionali che su quelli economico-sociale…
Mi chiedo come mai… il prof. Monti non abbia pensato a questa meravigliosa soluzione, già ne sono meravigliato!!!
Si, certamente sono tutti preoccupati della tenuta del nostro Paese e dei i mercati…, ma questa nostra economia sta affondando come barca che possiedo falle da tutte le parti… e quindi voler sperare che lo spread non aumenti è come sperare voler rivolgersi alla fede ed ottenere sin da subito un miracolo…
Comunque debbo dire che quanto riportato dal M5stelle e cioè quello di voler scegliere personalità che non rappresentano proprio dei nomi che hanno radicalmente trasformato e modificato dei veri cambiamenti nella nostra società, potrebbe anche essere vero, ma io attenderei prima di giudicare e poi successivamente se ne potrà criticare l’operato, per adesso lasciamoli lavorare…

Da Tre…Monti a Monti

C’era una volta Tremonti… un ministro dell’economia che nel 2010 iniziava con una manovra che prevedeva il blocco degli stipendi del pubblico impiego, la rimodulazione di uscita per il pensionamento, tagli alle spese dei ministeri, soppressione delle province con un numero di abitanti inferiori a 220.000 e di alcuni enti ed infine un quelle attese misure anti evasione, doveva salvare l’Italia da una eventuale crisi…

Ai tempi si diceva che era una manovra lacrime e sangue, quella firmata da Tremonti… e considerato che molto di quanto previsto non era stato realizzato, pensavamo di aver scampato il pericolo, ma allora non immaginavamo che dovevamo ancora avere il piacere di conoscere il futuro ” prof. ” Dracula…

Ora dopo circa un’anno proprio l’ex Ministro, contesta la manovra appena varata, certo…” una manovra andava fatta, ma questa è troppo sbilanciata dal lato delle tasse… e sulle tasse è troppo sbilanciata sull’Iva, sulla benzina, sulle bollette e sulle addizionali, quindi colpisce tutti e soprattutto quelli più in basso”.
E’ bello vedere come ci si dimentica di quanto in precedenza fatto e si contesta il lavoro degli altri…
Ora si spera che arrivi un’altra manovra… qui andiamo avanti soltanto in manovre…prendi di qua e sposta di là… sembra di rivedere il giochino che faceva Mussolini con i nostri carri armati…
Una cosa giusta la dice…, il giudizio sul governo verrà dai mercati …si infatti vedremo…ad oggi non mi risulta che tutti questi effetti abbiano inciso sui mercati…
Parla di nota positiva… di una tregua politica…unico merito politico di questa fase… c’è stata finalmente la sospensione di quelle interminabili liti… soprattutto con Berlusconi!!!

Si spera ovviamente che gli obiettivi saranno centrati, anche se ormai ci hanno portato ad entrare in  in recessione, nessuno ora vuole dire di chi è la colpa, quanto mai l’ex Ministro, che avrebbe dovuta prevederla… ed ora si vorrebbe scaricare le colpe, all’attuale governo tecnico…
Tremonti infatti è ancora convinto che il Governo Berlusconi ha fatto molto bene nei primi tre anni, che sapendo della crisi… è riuscito a tenere i conti in ordine… si peccato che per l’Unione Europea i nostri conti fanno proprio schifo… 
Ora si cercano nuove soluzioni, liberalizzazioni, nuove tipologie di voto, abbasso dei costi della politica…,  ma perché, tutte queste belle cose,  non sono state fatte in questi tre anni, per non dire in questi 16 anni…???
Forse come dice Bersani era meglio se taceva…, infatti è incredibile pensare che chi ci ha portati in questa situazione, oggi si metta a criticare come se quanto in precedenza fatto, non fosse dipeso proprio da quelle inutili scelte, fatte dal suo governo e di cui oggi dobbiamo economicamente rispondere… 
La verità che si è pensato soltanto a fare leggi a favore dei soliti amici, ed è proprio a quegli amici…, che hanno basato la propria crescita economica sui favoritismi, cui oggi, quelle mancate riforme di sviluppo, basate sulla ricerca, l’innovazione, le tecnologie, nell’investire sulla professionalità e specializzazione del personale, stanno portando proprio quel sistema, basato sulla menzogna, a iniziare a cedere su se stesso, come un castello di carte…