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L’ignavia e/o la noncuranza della magistratura provocano dei danni sociali irreparabili!!!

 

Un libro, quello del maresciallo Filiberti che non piacerà a molti…

«Erano anni che Vernengo pascolava indisturbato per Rozzano. Agli occhi dei rozzanesi gli era concesso perché i carabinieri avevano paura di prendersela con un mafioso del suo calibro. In realtà, i carabinieri lo avevano già denunciato più volte, ma nessuno era stato così sventato da scrivere quello che io scrissi al Magistrato di Sorveglianza».

E questo ci porta, inevitabilmente, a un’altra considerazione ineccepibile: “l’ignavia e/o la noncuranza della magistratura provocano dei danni sociali irreparabili, perché delegittimano e rendono ridicolo chi è chiamato a salvaguardare l’ordine e la sicurezza pubblica”.

Basterebbe questo passaggio a capire perchè il libro che questa settimana è in vetta alla classifica di «Il mio libro», stia destando grande interesse e solenni arrabbiature: soprattutto all’interno dell’Arma dei carabinieri!!! 

É un libro che trasuda affetto, dedizione, per gli alamari della Benemerita… ma ne racconta anche i lati meno gradevoli, la burocrazia prevalente, l’opportunismo e punta il dito contro un altro potere forte, da sempre legato all’Arma: la magistratura!!!

Il teatro di tutto: Milano e poi Rozzano, le città dove l’autore ha lavorato come sottufficiale per decenni.

Il libro si intitola “Toghe e feluche” ed è firmato da Massimiliano Filiberti, maresciallo in pensione da un anno. Nome in codice: “Chimico”

Un investigatore vecchio stampo che ha battuto le piste della malavita organizzata prima che diventasse di moda: e che racconta con devozione i suoi esordi in via Moscova, alla scuola di sottufficiali mitici come Pippo Mondello e Mario Dolcemaschio. 

Poi ci sono gli ufficiali incrociati in questi anni e di alcuni – Paolo La Forgia, Andrea Chittaro, Carlo De Donno – il “Chimico” parla con grande rispetto, mentre di altri, con nome e cognome, dice ahimè cose pesanti… 

Ma a non andargli giù, a fargli sentire il congedo come un sollievo, è quella che descrive come una mutazione genetica dell’Arma, dove trovi ufficiali ai massimi livelli che, nei fatti, non hanno mai conosciuto l’Arma. 

Tutta gente da stato maggiore che – tradotto in termini spicci – significa: carriere costruite in ufficio».

L’Arma amata e vissuta da Filiberti è quella che sa come fiutare una traccia, arruolare confidenti, tirare le fila. 

Vale quando si dà la caccia a bande di rapinatori come gli autori del grande colpo alla Verga di via Mazzini, che si rivelano professionisti seriali e pericolosi oppure quando si pedina per settimane Mario Savio, «Marittiello o’Bellillo», ras dei quartieri spagnoli di Napoli arrivato a conquistare Milano. 

Quando ancora si lavora per incastrare criminali feroci come Chicco Pagani: «Lo sa perchè Pagani dopo vent’anni di carcere è tornato a fare il boss a Rozzano? Perchè è un pazzo, capace di uccidere una persona senza battere ciglio. Ha il cervello di un criceto ma non ha alcuna paura di uccidere»!!! 

Quando ci si imbatte in personaggi da film come Vittorio Hannan, elegantissimo e poliglotta presenza fissa dei grandi traffici di droga, quando si arriva troppo tardi per sventare un delitto annunciato come la morte del nomade Riccardo Fross, ucciso nel 2006 nel campo di via Stephenson, un delitto rimasto impunito, anche se «Chimico» sa che a sparare furono i vecchi boss della Comasina: ma ammazzarono la persona sbagliata…

Della lotta al crimine il vecchio maresciallo conosce le sottigliezze e i compromessi. 

Racconta senza scandalizzarsi la trattativa sottobanco che portò alla liberazione di Alessandra Sgarella, l’ultimo ostaggio milanese dell’Anonima sequestri. 

Ha parole quasi di devozione verso gli ufficiali dell’Arma come Mario Mori che hanno pagato con processi infiniti la loro battaglia contro la mafia. Ma altri viceversa non gli vanno giù: come l’ufficiale che in piena pandemia lo costrinse in piena notte ad accertare – chissà perchè – se Beppe Marotta era ricoverato in ospedale.

E poi ci sono loro, i magistrati della Procura di Milano: quelli che «Chimico» sopporta di meno, con eccezioni che si contano sulle dita di una mano (Alberto Nobili, Gianni Griguolo, e pochi altri); sono i magistrati che non leggono neanche i rapporti, che rifiutano di arrestare, che rispediscono indietro gli appunti non graditi!!! 

E poi: «a Milano il turno esterno” tocca ai pm una volta ogni tre mesi. 

E siccome i pm lo sanno con notevole anticipo (quando gli toccherà quel cazzo di turno esterno), ci si aspetterebbe che quel giorno si liberassero da ogni impegno ed invece no, non è così ed infatti ti senti persino rispondere “mi sta disturbando perchè ora sono a cena fuori, mi richiami tra un’ora”

E tu lì, a girarti i pollici per un’ora, perchè magari il pm è a Brera a fare un apericena!!!

Carabiniere: chissà se forse l’esiguo stipendio non lo abbia istigato a compiere quelle rapine!!!

Si era specializzato nelle rapine nel capoluogo emiliano…

A prima vista sembrava una di quelle abituali rapine compiute da un qualsivoglia malvivente della zona, poi la sorpresa quando si è compreso che il rapinatore fosse un sottufficiale dell’arma dei carabinieri in servizio presso la Banca d’Italia.

Mi chiedo – se proprio doveva rapinare – forse era meglio farlo in quella banca che accontentarsi di qualche spicciolo, tanto il reato è eguale!!!

Comunque il carabiniere “rapinatore” durante il colpo si è fatto consegnare poche centinaia di euro e seppur le telecamere della farmacia non avevano permesso di identificare l’uomo, grazie alla ricostruzione di quei suoi spostamenti, effettuati in precedenza e nei giorni successivi, si è giunti a comprendere come egli si fosse – immediatamente dopo la rapina – cambiato d’abito in un locale vicino…

Difatti, il gestore del locale lo ha poi identificato, dichiarando ai suoi colleghi come l’uomo entrato fosse un carabiniere in servizio presso il vicino ufficio della Banca d’Italia.

Ora il sottufficiale rischia la radiazione dell’arma e quindi, dopo essere stato condotto in carcere e confessato il furto, ha accampato quale giustificazione quella di esser ahimè pieno di debiti…

Ovviamente sono tutti lì pronti a tirare la pietra, ma – mi dispiace dirlo – non so quanti realmente (anche tra i suoi colleghi… ) possono realmente fare ciò e sì… perché facile condannare chi si è macchiato di questa grave colpa, ma a volte ci si dimentica come il più delle volte, durante il proprio operato, si scende a compromessi o ancor peggio si è fatto un uso distorto di quella divisa…

D’altronde perché meravigliarsi, vicende come quella ora riportata è già capitata tante e tante di quelle volte, il sottoscritto ad esempio in questi lunghi anni ha scritto pagine e pagine, vedasi ad esempio questa del 2018: https://nicola-costanzo.blogspot.com/2018/05/double-face-uomini-dal-doppio-volto.html

Certo, ora come sempre avviene in questi casi, l’Arma si è dissociata, condannando il comportamento del maresciallo che è stato immediatamente sospeso!!!

Ora, senza voler giustificare quell’insano comportamento d’una cosa comunque resto convinto e cioè che, quella tipologia di professione, dovrebbe essere maggiormente gratificata, in particolare i suoi livelli più bassi: sarebbe infatti opportuno ridurre un parte di quel denaro concesso a chi sta in alto, dietro a quelle loro scrivanie (senza dimostrare di averne merito) e concedere certamente qualcosa in più, a chi viceversa rischia ogni giorno la propria vita, già… operando sul campo!!!