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Un Paese al bivio: le intercettazioni, la giustizia e il futuro della legalità!

Ma siamo sicuri che stringere i tempi delle intercettazioni sia davvero una scelta di civiltà giuridica? O stiamo solo aprendo un varco per rendere più difficile la lotta ai crimini complessi?”.

Oggi voglio parlarvi di un tema che ci riguarda tutti: quello delle intercettazioni . Un argomento che, in apparenza tecnico, nasconde invece una questione profondamente politica e sociale. 

La Camera ha appena approvato – in via definitiva – un provvedimento che limita a 45 giorni (prorogabili solo in casi eccezionali) la durata delle operazioni di intercettazione. 

Una decisione che, secondo alcuni, rappresenta un passo avanti verso una maggiore tutela dei diritti individuali. Per altri, invece, è un colpo mortale alla capacità di contrastare reati gravi e organizzati. Ma chi ha ragione? E soprattutto, cosa significa tutto questo per noi cittadini?

Il testo, di fatto, introduce un tetto temporale alle intercettazioni, fissandolo a 45 giorni . Questo limite può essere superato solo se ci sono “elementi specifici e concreti” che giustifichino un prolungamento, da motivare espressamente. Inoltre, la norma prevede alcune deroghe per i reati di criminalità organizzata o quelli che coinvolgono minacce telefoniche. 

Ma qui sta il nodo cruciale: è davvero credibile che 45 giorni possano bastare per smantellare reti criminali sofisticate o ricostruire trame intricate tessute nel tempo?

C’è chi la definisce: “Una norma di civiltà giuridica”.

I sostenitori della riforma, sostengono che questa modifica non limiterà in alcun modo le indagini. Anzi, sarebbe un passo verso una maggiore garanzia per i cittadini, evitando abusi e intercettazioni prolungate senza un motivo valido.

Già… “una norma di civiltà giuridica”, secondo loro, garantisce spazio sufficiente per indagini preliminari efficaci”, ricordando che, in determinati casi, possono essere intercettati anche soggetti non indagati, purché vi siano elementi concreti.

Insomma, per questi si tratta di un bilanciamento tra sicurezza e diritti individuali , una sorta di patto tra Stato e cittadini per garantire che le indagini non diventino uno strumento invasivo o arbitrario.

Altri viceversa la definiscono: “Un’immunità per i delinquenti”

In effetti, sono in molti a pensarla diversamente. I magistrati e l’opposizione hanno espresso forti critiche. Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri , uno dei volti più noti della lotta alla criminalità organizzata, ha parlato chiaro: “Con questa approvazione si chiude il cerchio iniziato con l’abolizione dell’abuso di ufficio. I cittadini non avranno tutela contro abusi e sopraffazioni”.

Difatti, secondo Gratteri, limitare le intercettazioni significa indebolire uno strumento fondamentale per smascherare reati che spesso richiedono mesi, se non anni, di paziente lavoro investigativo.

Anche altri deputati dell’opposizione hanno lanciato un allarme: “Ci sono tanti reati gravi che senza intercettazioni non possono essere individuati e puniti. Quarantacinque giorni sono un periodo del tutto irrilevante. Il governo Meloni sta decidendo di dare un’immunità ai delinquenti” .

E qui arriva il nodo centrale: è davvero possibile combattere la criminalità organizzata, il terrorismo, la corruzione e altre forme di criminalità complessa con un limite così stretto?

Certo, non dobbiamo mai dimenticare l’altra faccia della medaglia e cioè quando i diritti vengono calpestati!

Non possiamo d’altronde ignorare la questione. Le intercettazioni, se usate male, possono diventare uno strumento di violazione della privacy. Non è un mistero che, in passato, ci siano stati casi di abuso: conversazioni private utilizzate impropriamente, vite distrutte da fughe di notizie, indagini basate su interpretazioni distorte.

Per questo, molti ritengono che mettere dei paletti sia necessario. Ma il problema non è tanto il principio – ritengo che nessuno voglia difendere gli abusi – quanto la sua applicazione pratica. Limitare le intercettazioni a soli 45 giorni rischia di regalare un vantaggio ai criminali più astuti: quelli che sanno aspettare, quelli che sanno nascondersi nell’ombra, quelli che pianificano crimini con cura millimetrica.

Ecco che sorge spontanea una domanda: dove si trova il confine tra sicurezza e libertà? Dove sta il confine tra sicurezza e libertà ? Come possiamo garantire che le indagini siano efficaci senza trasformarci in un Paese dove ogni conversazione può essere spiata?

Forse la risposta non sta nel porre limiti temporali rigidi, ma nell’introdurre controlli più severi e trasparenti. Ad esempio, perché non affidare a un giudice indipendente il compito di valutare periodicamente la necessità di prorogare le intercettazioni? Oppure, perché non investire di più nella formazione degli investigatori e nella tecnologia per rendere le indagini più rapide ed efficienti?

Questa legge solleva più domande che risposte, perché da un lato, c’è chi la vede come un passo avanti verso una maggiore tutela dei diritti individuali, dall’altro, c’è chi la considera una resa al crimine, un regalo involontario ai delinquenti.

Io credo che, prima di tutto, dobbiamo chiederci: cosa vogliamo per il nostro Paese? Vogliamo un sistema giudiziario che protegga i diritti di tutti, oppure uno che lasci spazio ai potenti di agire indisturbati?

Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti, discutiamone insieme, perché questa non è solo una scelta politica: è una decisione che riguarda ciascuno di noi, anche se – non essendo stati finora intercettati – non ce ne rendiamo ancora pienamente conto.

Scandalo corruzione marittima: lo Stato ancora nella rete.

L’ultimo filone d’inchiesta sulle frodi nelle pubbliche forniture ha portato al sequestro di ben 64 milioni di euro a una compagnia marittima. Mentre gli interrogatori davanti al GIP sono in corso, il pubblico ministero ha già richiesto gli arresti domiciliari per alcuni degli indagati.

E ancora una volta, come un copione ormai fin troppo familiare, tra i nomi coinvolti spuntano magistrati, forze dell’ordine e alti funzionari delle prefetture. Molti di loro, si legge negli atti, avrebbero addirittura viaggiato gratuitamente sulle tratte per la Sardegna e la Sicilia.
Per i pubblici ufficiali è scattata l’inevitabile contestazione di corruzione, anche se – almeno per ora – non sono emerse prove definitive sui favori concessi alla compagnia marittima in cambio dei “regali”. 
Le accuse, comunque, sono gravi: frode, falso e corruzione. Purtroppo, grazie alla nuova legge Nordio, il giudice dovrà ascoltare gli indagati prima di emettere misure cautelari, aggiungendo un ulteriore strato di burocrazia a un sistema già farraginoso.
Come sempre, evito di citare i nomi: li trovate ovunque, in ogni articolo, in ogni telegiornale. Al sottoscritto, invece, colpiscono le loro funzioni, i ruoli che ricoprivano, o che ancora detengono. Quelli che dovrebbero essere garanti della legalità, e che invece sembrano averla svenduta per un posto in prima fila sul traghetto, per un favore, per un vantaggio meschino.
E qui, ammetto, la rabbia lascia spazio a un’amarezza ancora più profonda.
Perché ogni giorno, in questo Paese, scopriamo che nessun livello sociale è immune dalla corruzione. Nessuno. Non le toghe, non le divise, non gli scranni del potere. Anzi, più si sale, più l’ipocrisia diventa sfacciata, più il marcio si fa sistemico!
E il dramma è che non è più nemmeno una sorpresa. È la normalità. È la rassegnazione di chi, come me, legge queste notizie e sa già come finirà: con qualche arresto domiciliare, con qualche annuncio trionfale, ma senza una vera svolta. Perché il vero scandalo non è che accada, ma che continuiamo a tollerarlo.
E allora sì, viene da pensare a quei “trenta denari” che hanno venduto l’onore di un intero sistema. Per cosa? Per un viaggio gratis? Per una raccomandazione? Per un po’ di potere in più?
Che misero prezzo per svendere la dignità di un Paese intero…

Angeli o demoni? Quando la nostra vita è nelle mani dei magistrati e delle norme.

Il tribunale è un luogo di giustizia, un’istituzione che dovrebbe incarnare l’equilibrio tra legge e umanità. 

Eppure, dietro le sue porte si nascondono storie che oscillano tra la luce e l’ombra, tra decisioni che salvano e altre che distruggono. 
Quando le nostre vite finiscono nelle mani dei magistrati e delle norme, ci troviamo in un territorio in cui la giustizia non è sempre sinonimo di “giustezza“, e dove il confine tra angeli e demoni può diventare sfumato.

Ogni giorno, nei tribunali italiani, si consumano drammi umani che raramente trovano spazio nelle cronache. Decisioni che riguardano la custodia dei figli, l’amministrazione di sostegno, le interdizioni, le separazioni, le eredità: sono tutte situazioni in cui la vita delle persone viene messa nelle mani di chi indossa la toga. 

I magistrati, con il loro potere discrezionale, hanno la responsabilità di decidere cosa è giusto e cosa non lo è. 

Ma cosa succede quando la legge, per quanto precisa, non riesce a cogliere la complessità delle vite umane?

Ci sono casi in cui i magistrati si rivelano veri e propri angeli custodi. Pensiamo ai giudici che, con sensibilità e attenzione, riescono a interpretare la legge in modo da proteggere i più deboli. Come quei tutelari che ascoltano davvero le volontà di un anziano o di una persona con disabilità, garantendogli dignità e autonomia. 

Oppure come i giudici minorili che, in situazioni di conflitto familiare, mettono al centro il benessere dei bambini, trovando soluzioni che vanno oltre il rigido dettato normativo. In questi casi, la giustizia diventa uno strumento di umanità, un faro che guida verso scelte giuste e compassionevoli.

Ma non sempre è così. Ci sono situazioni in cui la burocrazia, la fretta, o semplicemente l’incapacità di comprendere la complessità umana, trasformano la giustizia in un mostro. Pensiamo ai casi in cui un amministratore di sostegno viene imposto senza un reale ascolto del beneficiario, o ai procedimenti che si trascinano per anni, logorando le vite di chi aspetta una sentenza. 

Poi vi sono ahimè giudici che, nascosti dietro il formalismo della legge, prendono decisioni che sembrano ignorare completamente le conseguenze sulla vita delle persone. In questi casi, il tribunale diventa un luogo di sofferenza, dove la legge, invece di proteggere, opprime!

Le norme sono il pilastro su cui si fonda la giustizia, ma non sono infallibili. Spesso, infatti, sono scritte in modo generico, lasciando ampio spazio all’interpretazione. È qui che entra in gioco il ruolo del magistrato: la sua sensibilità, la sua esperienza, la sua capacità di guardare oltre il testo della legge. 

Ma è proprio questo spazio di discrezionalità che può diventare un’arma a doppio taglio; quando manca l’empatia o la volontà di approfondire, le decisioni rischiano di diventare fredde e distanti, trasformando la giustizia in una macchina che schiaccia chi le passa sotto.

A complicare ulteriormente le cose c’è la crisi del sistema giudiziario italiano, caratterizzato da carenze strutturali, tempi biblici e un carico di lavoro insostenibile per i magistrati. In questo contesto, anche i migliori professionisti faticano a garantire un’adeguata attenzione a ogni caso. Il rischio è che le decisioni vengano prese in fretta, senza il necessario approfondimento, con conseguenze drammatiche per chi si affida alla giustizia.

Cosa fare, allora, per evitare che le nostre vite siano lasciate in balia di un sistema che oscilla tra angeli e demoni? La risposta sta in una riforma profonda del sistema giudiziario, che garantisca più risorse, tempi certi e una formazione specifica per i magistrati, soprattutto in ambiti delicati come il diritto di famiglia o la tutela delle persone fragili. Ma serve anche una maggiore consapevolezza da parte di tutti noi: la giustizia non è un’entità astratta, ma un sistema fatto di persone, che può e deve essere migliorato.

Il tribunale è un luogo in cui si incontrano storie di dolore, speranza, ingiustizia e redenzione…

È un microcosmo che riflette le contraddizioni della nostra società, dove la legge può essere uno strumento di protezione o di oppressione. Spetta a noi, come cittadini, pretendere che la giustizia sia sempre più umana, più attenta, più giusta. Perché, in fondo, la differenza tra angeli e demoni non sta nelle norme, ma in come decidiamo di applicarle.

L’ignavia e/o la noncuranza della magistratura provocano dei danni sociali irreparabili!!!

 

Un libro, quello del maresciallo Filiberti che non piacerà a molti…

«Erano anni che Vernengo pascolava indisturbato per Rozzano. Agli occhi dei rozzanesi gli era concesso perché i carabinieri avevano paura di prendersela con un mafioso del suo calibro. In realtà, i carabinieri lo avevano già denunciato più volte, ma nessuno era stato così sventato da scrivere quello che io scrissi al Magistrato di Sorveglianza».

E questo ci porta, inevitabilmente, a un’altra considerazione ineccepibile: “l’ignavia e/o la noncuranza della magistratura provocano dei danni sociali irreparabili, perché delegittimano e rendono ridicolo chi è chiamato a salvaguardare l’ordine e la sicurezza pubblica”.

Basterebbe questo passaggio a capire perchè il libro che questa settimana è in vetta alla classifica di «Il mio libro», stia destando grande interesse e solenni arrabbiature: soprattutto all’interno dell’Arma dei carabinieri!!! 

É un libro che trasuda affetto, dedizione, per gli alamari della Benemerita… ma ne racconta anche i lati meno gradevoli, la burocrazia prevalente, l’opportunismo e punta il dito contro un altro potere forte, da sempre legato all’Arma: la magistratura!!!

Il teatro di tutto: Milano e poi Rozzano, le città dove l’autore ha lavorato come sottufficiale per decenni.

Il libro si intitola “Toghe e feluche” ed è firmato da Massimiliano Filiberti, maresciallo in pensione da un anno. Nome in codice: “Chimico”

Un investigatore vecchio stampo che ha battuto le piste della malavita organizzata prima che diventasse di moda: e che racconta con devozione i suoi esordi in via Moscova, alla scuola di sottufficiali mitici come Pippo Mondello e Mario Dolcemaschio. 

Poi ci sono gli ufficiali incrociati in questi anni e di alcuni – Paolo La Forgia, Andrea Chittaro, Carlo De Donno – il “Chimico” parla con grande rispetto, mentre di altri, con nome e cognome, dice ahimè cose pesanti… 

Ma a non andargli giù, a fargli sentire il congedo come un sollievo, è quella che descrive come una mutazione genetica dell’Arma, dove trovi ufficiali ai massimi livelli che, nei fatti, non hanno mai conosciuto l’Arma. 

Tutta gente da stato maggiore che – tradotto in termini spicci – significa: carriere costruite in ufficio».

L’Arma amata e vissuta da Filiberti è quella che sa come fiutare una traccia, arruolare confidenti, tirare le fila. 

Vale quando si dà la caccia a bande di rapinatori come gli autori del grande colpo alla Verga di via Mazzini, che si rivelano professionisti seriali e pericolosi oppure quando si pedina per settimane Mario Savio, «Marittiello o’Bellillo», ras dei quartieri spagnoli di Napoli arrivato a conquistare Milano. 

Quando ancora si lavora per incastrare criminali feroci come Chicco Pagani: «Lo sa perchè Pagani dopo vent’anni di carcere è tornato a fare il boss a Rozzano? Perchè è un pazzo, capace di uccidere una persona senza battere ciglio. Ha il cervello di un criceto ma non ha alcuna paura di uccidere»!!! 

Quando ci si imbatte in personaggi da film come Vittorio Hannan, elegantissimo e poliglotta presenza fissa dei grandi traffici di droga, quando si arriva troppo tardi per sventare un delitto annunciato come la morte del nomade Riccardo Fross, ucciso nel 2006 nel campo di via Stephenson, un delitto rimasto impunito, anche se «Chimico» sa che a sparare furono i vecchi boss della Comasina: ma ammazzarono la persona sbagliata…

Della lotta al crimine il vecchio maresciallo conosce le sottigliezze e i compromessi. 

Racconta senza scandalizzarsi la trattativa sottobanco che portò alla liberazione di Alessandra Sgarella, l’ultimo ostaggio milanese dell’Anonima sequestri. 

Ha parole quasi di devozione verso gli ufficiali dell’Arma come Mario Mori che hanno pagato con processi infiniti la loro battaglia contro la mafia. Ma altri viceversa non gli vanno giù: come l’ufficiale che in piena pandemia lo costrinse in piena notte ad accertare – chissà perchè – se Beppe Marotta era ricoverato in ospedale.

E poi ci sono loro, i magistrati della Procura di Milano: quelli che «Chimico» sopporta di meno, con eccezioni che si contano sulle dita di una mano (Alberto Nobili, Gianni Griguolo, e pochi altri); sono i magistrati che non leggono neanche i rapporti, che rifiutano di arrestare, che rispediscono indietro gli appunti non graditi!!! 

E poi: «a Milano il turno esterno” tocca ai pm una volta ogni tre mesi. 

E siccome i pm lo sanno con notevole anticipo (quando gli toccherà quel cazzo di turno esterno), ci si aspetterebbe che quel giorno si liberassero da ogni impegno ed invece no, non è così ed infatti ti senti persino rispondere “mi sta disturbando perchè ora sono a cena fuori, mi richiami tra un’ora”

E tu lì, a girarti i pollici per un’ora, perchè magari il pm è a Brera a fare un apericena!!!

Chi la giustizia impedisce, di giustizia perisce!!!

Sono parecchi i cittadini di questo Paese che auspicano di veder ridotti i tempi della giustizia!!!
Quanto sopra infatti costituisce ormai una priorità a cui non si può rinunciare, altrimenti il rischio che potrebbe determinarsi è quello di veder molti miei connazionali, non affidarsi più ai Tribunali, già… per risolvere i loro problemi.
D’altronde un sistema di giustizia – che dichiara di esser rispettoso dei principi costituzionali – deve saper tener conto di essere prima di tutto efficace e quindi celere, nel dare le giuste risposte a chi si rivolge ad esso…
Ecco perché diventa fondamentale per quegli uffici dimostrare la loro piena efficienza, già… soprattutto nel compiere quei propri servizi, perché il rapporto che lega i cittadini a quei palazzi di giustizia è dato principalmente dai risultati che si vanno ottenendo…
Non credo comunque che il reale problema della giustizia dipenda soltanto dalla sua funzionalità, forse perché ritengo che esista un problema diverso, già… politico che rallenta questo sistema e mi riferisco ai rapporti fra i poteri dello Stato e su chi vorrrebbe di fatto controllare quella magistratura…
Una situazione che può esser risolta solo se si realizza la precondizione politica della distensione dei rapporti e del rispetto delle istituzioni di garanzia che vanno tenute fuori in questo sistema bipolare da ogni lotta politica…
Un paese litigioso come il nostro certamente non aiuta a far funzionare correttamente la pubblica amministrazione e soprattutto non permette alle regole di diritto di poter primeggiare e quindi alla giustizia di compiere in tempi ragionevoli i propri compiti… 
E’ tempo quindi di assicurare nuova credibilità a quel sistema perché i cittadini hanno bisogno di affidarsi a qualcosa di concreto, sì… come la giustizia che se pur lenta, raggiunge sempre il proprio scopo e cioè quello di riportare legalità dove non c’è e dando fiducia a quelle aule di Tribunali perché al loro interno vi è contenuto tutto ciò che deve essere!!!
Ed è per i sopraddetti motivi che ancora oggi che ciascuno di noi rivolge con grande fiducia le proprie istanze, perché sa in cuor proprio di poter trovare nei suoi interpreti, l’unico modo legittimo per far valere le proprie ragioni!!!
E quindi, riprendendo quanto manifestato in gesti da quegli amici nella foto: “Vai Giustizia… non fermarti mai”!!!
 

Catania è quinta!!!

Si questa volta non siamo ultimi, bensì quinti… immediatamente dopo Palermo…

Per cosa??? Dobbiamo andare fieri di questa classifica appena pubblicata su “https://www.errorigiudiziari.com/“???

Non proprio… perchè questa volta la classifica va letta al contrario e quindi i nomi dei primi dieci, rappresentano di fatto proprio le città che hanno evidenziato aver commesso i maggiori errori giudiziari nel corso dello scorso anno,  mettendo così in luce un fenomeno che continua a suscitare grave preoccupazione… 

E difatti la Sicilia, ancor più la nostra città di Catania, emerge come una di quelle più colpite da questo gravoso problema, avendo evidenziato in una serie di casi giudiziari, preoccupanti criticità nel sistema giudiziario, in particolare nel non aver protetto quei cittadini che erano stati accusati ingiustamente!!!

L’analisi ha inoltre evidenziato come vi sia altresì una tendenza limitata da parte dello Stato nel riconoscere in maniera corretta gli indennizzi alle vittime di ingiusta detenzione, in quanto la maggior parte delle domande presentate, sono state respinte o liquidate con importi minimi. 

Questo ovviamente solleva importanti interrogativi sulle ingiustizie in nome di una legge “uguale per tutti”, che evidenzia politiche di risarcimento inadeguate nei confronti proprie delle vittime di quegli errori giudiziari.

Ecco perchè c’è bisogno di un intervento legislativo urgente e soprattutto di un impegno da parte delle istituzioni a tutela dei diritti fondamentali dei cittadini. 

Perchè solo attraverso un sistema giudiziario retto e trasparente, a cui aggiungerei la parola “affidabile”, si potrà ristabilire quel rapporto di fiducia tra i cittadini e le Istituzioni, un legame che dimostra da troppo tempo di esser distaccato e che ha prodotto quel diffuso scetticismo verso lo Stato e di conseguenza nei confronti del sistema giudiziario.

E poi ci si chiede da quei nostri apparati Istituzionali di Roma, perché in questa terra nessuno denuncia!!!

La Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia.

Dal 1961 ad oggi sono morte 1061 persone tra cui 115 ragazzi!!!

Bambini e adolescenti ammazzati dalla mafia, già da coloro che si definiscono “uomini d’onore“…

Quindi a morire non sono soltanto gli uomini delle forze dell’ordine e neppure magistrati, ancora meno preti, sindacalisti, uomini delle istituzioni, professionisti, imprenditori, giornalisti o ahimè anche quelle donne, madri, mogli e figlie che si ribellano ai propri familiari affiliati … 

No… questa volta sono i bambini a pagare per le colpe dei padri oppure perché si trovavano causalmente lì a giocare o accanto ad un adulto che la criminalità aveva deciso di ammazzare!!!

La situazione più assurda è che quegli assassini, non ci hanno pensato un secondo a rimandare l’esecuzione sapendo bene che con quella loro azione, forse (ma di fatto quel dubbio… se solo l’avessero avuto…) un bimbo poteva restarne vittima!!!

Ma quelli se ne fottono dei bambini…

Potremmo chiamare quanto accaduto con il titolo di un film: “Il silenzio degli innocenti“; ancora oggi per molti di essi si attendono i nomi degli esecutori e soprattutto i mandanti!!!

In ricordo di ciascuno di essi è stato scelto un giorno importante, il primo giorno di primavera, il 21 marzo, deciso in quanto “simboleggia sia la rinascita, sia la vita“; l’inizio di un percorso di impegno e di speranza di lungo periodo, un momento nel quale, a causa dei conflitti in corso, non è garantito a questi fanciulli nulla, neppure quella semplice sopravvivenza…

Ho scritto in questi lunghi anni tantissimi post su queste giornate della memoria e vedrete come in alcuni casi non mi sia trovato d’accordo; il sottoscritto in questi trent’anni avrebbe voluto avere la sensazione che lo Stato fosse presente o quantomeno si dimostrasse più forte, certamente coeso contro quell’associazione criminale chiamata “cosanostra”, viceversa ho solo sentito belle parole, tante iniziative come proprio quelle di oggi, tantissime promesse, propaganda a non finire, ma nella sostanza – e potrei fare un elenco infinito di circostanze non compiute – tutto è rimasto sterile, facendo sì che negli anni la mafia abbia aumentato il proprio potere, non solo economico e finanziario, ma purtroppo sociale!!!

Sì… qualcuno vorrebbe illuderci con qualche arresto eccellente, ma la verità è che tutto è rimasto inalterato, chi comanda ora quell’associazione criminale è ancora seduto lì, ah… ricordo a chi di doverem che anche questo boss, come il suo predecessore, è di fatto “latitante” (speriamo quantomeno che questa volta non dobbiamo attendere altri trent’anni prima di giungere al suo arresto…) e la struttura che attualmente gestisce, è a tutt’oggi, rimasta inalterata!!!

Ma ormai da tempo ho capito che allo Stato fa comodo così, d’altronde il rischio è quello che realizzando una lotta seria verrebbero a saltare molte di quelle poltrone ed è questo il reale motivo per cui tutto alla fine così com’è!!! 

Comunque per oggi lasciamo andare, d’altronde non credo proprio che proprio stamani qualcuno si sia alzato in maniera volenterosa per fare una crociata contro la mafia ed arrestare un qualche noto criminale; già… con questa bella giornata…  lasciamo perdere e continuaiamo a goderci il profumo del mare e questo bel sole!!!    

La "Massomafia" a Messina!!!

Stamani, mentre osservavo sul cellulare una pagina social ho trovato questo post che mi permetto di allegare, avendone cattutaro l’immagine con uno “screenshot”.

Ed allora, senza entrare nel merito mi permetto comunque di esprimenre un pensiero su ciò che costituiscono per questa nostra regione le cosiddette  “massomafie“!!!
Difatti, a differenza di quanti scrivono, il sottoscritto ritiene che il vero problema della nostra isola non è costituito dalla mancanza di occupazione o dalla debole struttura economica dei nostri imprenditori, oppure come la maggior parte dei miei conterranei ripete spesso (a bassissima voce ovviamente…) che tutti i mali derivano dalla presenza diffusa della criminalità organizzata, no… il problema principale di questa terra è di chi la comanda, mi riferisco a quella casta (celata) composta da una serie d’individui che, vestiti come camerieri (ma quelli a differenza loro possiendono quantomeno “dignità”)  e cioè con i loro “grembiulini”, utilizzano da tempo quel circolo vizioso formato da: clientelismo, corruzione e ricattabilità.
Ovviamente questi soggetti sanno bene che la sola forza creata da quei legami come politica, pubblica amministrazione, professionisti, imprenditoria, non basta, perché la sopravvivenza di una “loggia” necessita di un’ulteriore sostentamento, già… di molto denaro!!!
Ed è così quindi che entra in gioco l’ultima forza!!! L’associazione mafiosa, ma soprattutto l’enorme potere economico/finanziario che rappresenta; è grazie infatti a quelle attività illegali che essa si sviluppa e permette a quei cosiddetti “adepti” di crescere e infiltrarsi in ogni ramo della vita sociale, non solo della nostra regione, ma di gran parte del Paese…
Comprederete bene come per la mafia riuscire a penetrare all’interno di quei circoli massonici è stato in questi anni un colpo di fortuna: quelle logge difatti inglobano al loro interno figure rilevanti quali banchieri, imprenditori, professionisti, magistrati, dirigenti, uomini infedeli delle istituzioni ed ahimè anche militari… 
Un sistema “deviato“, che permette a quell’associazione criminale e quindi ai suoi referenti, di ottenere importanti appalti pubblici, finanziamenti europei, ed inoltre grazie a quelle logge, si sono potuti allacciare nuovi legami con l’alta finanza internazionale per riciclare i capitali illeciti accumulati attraverso quelle note attività illegali, ma non solo, attraverso quegli uomini dai “grembiulini” decorati, si sono potute indirizzare talune sentenze in maniera favorevole, già… per quei loro “amici degli amici“. 
Un potere invisibile che con i suoi tentacoli infetta tutta la nostra democrazia e rende vano l’operato delle forze dell’ordine, quelle quantomeno fedeli allo Stato, ma non solo, condiziona di fatto l’operato di quegli esigui cittadini ancora onesti e coraggiosi che in questi anni hanno evidenziato di non accettare favori e di essere slegati da qualsivoglia compromesso, ma soprattutto, di non essere disponibili a vendersi a quel potere invisibile e in particolare a quei suoi interlocutori 
Viceversa tutti gli altri, quelli che si presentano quotidianamente come fossero persone “perbene”, beh… ciscuno di essi sa di essere “indegno”, sì… alla stregua di quei criminali, dal momento che ciascuno di loro sfrutta lo stesso denaro di provenienza illecita, quello che poi verrà di fatto riciclato attraverso acquisti personali/familiari, il tutto per per foraggiare un mondo sommerso che ormai opera pienamente nell’isola.
Ecco è grazie a loro che questa terra inaridisce e non si sviluppa, sono questi “maledetti” individui a non permettere la crescita di questa regione, perchè con le loro azioni fanno in modo che non si creino mai le condizioni di una libera crescita democrativa; viceversa essi con le loro azioni limitano la concorrenza, non garantiscono contratti regolari, permettono la schiavitù salariale, creano sperequazione finanziaria, parassitismo, ma soprattutto partecipano ad eludere tutte le norme previste sul lavoro, la sicurezza e la previdenza sociale.
E’ quindi questa classe dominante “massomafiosa” a permettere il rafforzamento di quelle organizzazioni criminali e di quei numerosi imprenditori da tempo collusi con esse, a cui si somma una compenetrazione di parassiti con i “grembiulini” (macchiati di sangue), che favorisce ogni giorno gli interessi comuni di un sistema di scambio, lo stesso dal quale tutte le parti traggono utili e privilegi di natura clientelare…
Quindi, fintanto che questo sistema illegale resterà così… unito e incontrastato, sì… se nessuno proverà concretamente ad estirparlo (questo cancro), mi dispiace dirlo, ma se i vari governi nazionali non sono riusciti finora a limitare l’infezione, allora ritengo che non ci resta che aspettare questa medesima condizione anche per il prossimo futuro!!!

Fa parte della "natura umana": chiesti trecentomila euro per pilotare una sentenza!!!

Avevo scritto proprio ieri sulla natura umana dei magistrati, della circostanza che essi non fossero dei supereroi, inattaccabile sotto il profilo morale, vero e proprio baluardo della legalità… si belle parole, ma nei fatti uomini e donne restano e come tali si comportano, non tutti per nostra fortuna, ma qualcuno ogni tanto “cade” ed è quanto accaduto in questi giorni ad uno di essi, ora accusato di tentata concussione per aver chiesto 300mila euro a un imprenditore che intendeva costruire un hotel…

Come dicevo, vi sono anche i magistrati retti, quelli che svolgono in maniera corretta la propria professione, anche quando si tratta di dover compiere delle indagini nei confronti di un collega, ed è così che un pm della Procura di Bari, insieme alla Guardia di finanza, ha dato il via – dopo la denuncia dell’imprenditore – ad un provvedimento che si è concluso con la notifica agli indagati.

Come riportavo sopra, la vicenda vedeva un’imprenditore, a cui erano state contestate delle cartelle esattoriali per circa 2 milioni di euro e per le quali aveva si era opposto con ricorsi alla giustizia tributaria, ricorsi accolti ma poi impugnati dall’agenzia delle entrate.

Ecco però che prima dell’appello, qualcuno avrebbe chiesto al costruttore del denaro soldi per dirottare la causa giudiziaria in suo favore, all’incirca 300.000 euro… 

L’imprenditore viceversa si sarebbe rifiutato di pagare e di conseguenza i procedimenti si conclusero con l’accoglimento dell’appello dell’agenzia delle entrate, nel frattempo però le denunce presentate portarono agli arresti del magistrato e di suoi complici, per corruzione in atti giudiziari..

Scriveva Giuseppe Scarpino: “Un uomo è tale se sceglie sempre di entrare dall’ingresso principale”!!!

Quando sembra che quanto compiuto risulti inutile, ecco che la parte sana della "Giustizia" si sveglia e fa il proprio dovere!!!

Tu hai però potuto vedere, in questa circostanza, che qualche volta la giustizia, se non arriva alla prima, arriva, o presto o tardi anche in questo mondo. Va a dormire per ora: che un giorno avrai forse a somministrarcene un’altra prova, e più notabile di questa”!!!

Scriveva così nell’XI capitolo Alessandro Manzoni nel suoi libro “I Promessi Sposi” e come dargli torto…

Già… la giustizia è lenta, a volte anche troppo, ma quando sembra che non si arrivi ad una sua naturale conclusione, ecco che improvvisamente si giunge ad una inaspettata fine e chi di dovere, ne paga le conseguenze!!!

D’altronde penso sempre che anche in quel sistema giudiziario, non tutto sia perduto, d’altronde voler credere che all’interno di quei palazzi di giustizia non vi siano livelli di corruzione è come avere i prosciutti negli occhi…

Quel luogo rappresenta come tutti i posti di lavoro un complesso nel quale si formano legami, coalizioni, vincoli, solidarietà che possono generare anche situazioni al limite della legalità…

No c’è da meravigliarsi, d’altronde parliamo di uomini e donne, ciascuno con le proprie debolezze “umane” e quindi a volte accade che nel rivolgerci ad essa, le nostre istanze, non trovino celermente quelle aspettative che ci saremmo aspettati, anzi ci sono dei momenti in cui sembra di sbattere contro un muro di gomma!!!

Poi improvvisamente accade qualcosa di inaspettato, la nostra caparbietà, il non aver mediato o ancor peggio l’essersi opposti ad eventuali forme coercitive, ha portato a non fermarsi quando qualcuno da quei palazzi ha provato – per ragioni che non sto qui a riportare, ma certamente per proteggere alcuni  interessi personali o di carattere associativi, gli stessi di cui accennavo sopra – a fuorviare la verità, ma non riuscendo nell’intento, ahimè si è stati costretti a rinunciarvi, facendo intervenire su quei nostri procedimenti, colleghi (per fortuna) liberi da qualsivoglia compromesso morale, e difatti, questi ultimi, riescono in tempi rapidi a definire quanto si sarebbe viceversa (da parte di altri loro colleghi…) voluto insabbiare!!!

Ci sarebbero anche le prove per evidenziare come certi meccanismi collusivi, conducano a legami che portino al dover presumere che dietro a quelle rilevanti protezioni, vi sia certamente qualcosa di ambiguo, ben occultato o quantomeno dissimulato dietro una qualche nota associazione, ma di fatto, ciascuno di loro è membro o seguace di una qualche loggia!!!

Comunque, come ho scritto nel titolo di apertura, alla fine la giustizia arriva ed è quanto accaduto in queste ore all’interno di un Tribunale siciliano; certo son passati cinque anni dal primo esposto, ma comunque, la verità finalmente è stata portata alla luce…

A volte mi sento stanco di combattere per questo Paese, per i miei connazionali e soprattutto per i tanti amici e conoscenti, ma poi penso ad una frase di Papa Francesco ed allora riprendo le forze e l’energia per continuare con quanto ritengo essere da sempre una missione: “La vita di ogni comunità esige che si combattano fino in fondo il cancro della corruzione, il cancro dello sfruttamento umano e lavorativo e il veleno dell’illegalità. Dentro di noi e insieme agli altri, non stanchiamoci mai di lottare per la verità e la giustizia”.

Imparzialità dei giudici??? Fosse soltanto quello il problema…

Ci si meraviglia perché un giudice scende in piazza a protestare contro le Istituzioni che rappresenta…
C’è poi chi esprime sui social le proprie idee politiche o ancora peggio manifesta apprezzamenti nei confronti di taluni partiti…
Abbiamo anche chi ad esempio evidenzia odio nei riguardi di una società sportiva, la stessa per cui poi casualmente viene chiamato a giudicarne i reati commessi..
Non dimentichiamo inoltre quei magistrati che tolta la toga sono entrati in politica ed altri ancora, sempre loro colleghi, che si son posti a disposizione di alcuni schieramenti, pur di far condannare gli avversari politici.
Come non ricordare altresì quanto accaduto nel CSM, con quello scandalo sulle nomine pilotate, un organo che avrebbe dovuto assicurare l’indipendenza e l’autogoverno della magistratura e che supervisiona ed ahimè, ha dimostrato possedere anche un forte controllo nella vita professionale di quegli stessi magistrati.  
Tutto ciò ovviamente non può lasciare indifferenti, anzi tutt’altro, ci fa comprendere quanto diceva un mio caro amico e cioè: dagli ospedali e dai tribunali, guardati bene!!!
Ah dimenticavo, esiste anche un sistema celato, che protegge quel sistema ahimè corruttivo e clientelare, lo stesso che attraverso una loggia manipola le sentenze e fa in modo che gli innocenti paghino ed i colpevoli vengano assolti; vedasi difatti sul web tutti i nomi di quei magistrati dimostratisi infedeli che sono stati posti sotto accusa per corruzione, frode processuale, depistaggio, processo pilotato, etc…

Una cosa è certa, il nostro sistema giudiziario dimostra essere fallace, certamente vi è qualcosa di ambiguo e naturalmente chi può godere di un potere economico/finanziario o di appoggi istituzionali, beneficia di un trattamento “soft”, viceversa, senza queste prerogative, si viene il più delle volte condannati, sì… a pagare incredibilmente anche le spese procedurali.

Credetemi sulla parola, evitate in tutti i modi di affidarvi a quel sistema, d’altronde nella maggior parte dei casi sarà come sbattere contro i mulini a vento e alla fine, solo per aver voluto giustizia, provando a fare emergere la verità, ecco che verrete considerati come quel “Don Chisciotte” che lotta contro una causa persa!
C’era un tempo la giustizia, forse…



Una morte anticipata: già… in una riunione condominiale viene accoltellato un trentacinquenne!!!

A metà agosto avevo anticipato che a breve una lite condominiale sarebbe degenerata in omicidio – https://nicola-costanzo.blogspot.com/2023/08/una-riunione-condominiale-finisce-col.html, e così ahimè è stato…

Già… mai parole risultarono più profetiche, ed ora, un uomo di 35 anni di Santa Margherita Ligure,  durante una riunione condominiale, è stato aggredito dal vicino di casa con un’arma bianca e ahimè l’accoltellamento ha determinato la sua morte. 

L’allarme al 118 era scattato per un’aggressione traumatica al cranio, ma dopo essere intervenuti i carabinieri che hanno condotto le indagini ed i mezzi di soccorso di base della Croce Bianca di Rapallo e della Croce Rossa di Santa Margherita Ligure, hanno costatato il decesso. 

L’aggressore, dopo la colluttazione, è stato portato al pronto soccorso di Lavagna, dove è stato piantonato e interrogato dai militari che potrebbero contestargli l’omicidio preterintenzionale.

Cosa aggiungere, ormai è palese che in queste riunioni condominiali, ciascuno di quei proprietari condomini, dia sfogo a tutti i problemi non solo legati a quella gestione, ma anche a quelle situazioni strettamente personali che nel corso dei mesi sono andate sfociando…

Il problema fondamentale è comprendere dove inizia e dove finisce ciò che rappresenta una semplice bega, da quanto effettivamente reiterato quale “malagestio” da parte di taluni amministratori condominiali, soprattutto quando quest’ultimi sono stati denunciati presso le autorità giudiziarie, ma che riescono, grazie ad un sistema giudiziario farlocco, a continuare i propri comportamenti di gestione in malafede e attraverso una giustizia che evidenzia nei fatti tutte le proprie lacune…

Non c’è quindi da meravigliarsi, perché quanto ora disgraziatamente accaduto, non è altro che l’ennesimo episodio di un qualcosa che si poteva facilmente evitare: già… basterebbe che ciascuno compiesse il proprio dovere, i cittadini da una parte e le Istituzioni dall’altra!!! 

  

Avverto il disgusto dei giudici Falcone e Borsellino, nel vedere da lassù certi atteggiamenti compiuti da quei loro colleghi…

Certo, a sentire certe notizie vien da pensare…

Ora, che i magistrati debbano anch’essi avere un momento per trascorrere le proprie vacanze è cosa naturale e indiscussa, in particolare dopo essere stati sottoposti per un anno intero, ai forti carichi di lavoro che come ben sappiamo, sono sempre più in aumento presso le sedi dei nostri Tribunali…

Qualcuno, certamente più interessato a non farsi i caz… propri, potrebbe anche chiedersi dove qualcuno di essi passi le proprie vacanze, come se conoscerne i possibili luoghi, possa determinare in essi un qualche fascino…  

Però, se da quella curiosa indagine emerge che un giornalista, precisamente del quotidiano “Il Giornale”, scopre come alcuni di essi abbiano trascorso la propria villeggiatura in uno e più esclusivi resort praticamente gratis o per essere più precisi al modico prezzo di 7 euro al giorno, qualche riflessione morale su quel comportamento viene spontaneo farla… 

E sì… perché se il problema fosse dipeso dalla esigua disponibilità economica che viene concessa – per quel suo incarico – al magistrato, se si evidenziasse che quel compenso sia di per se irrisorio, allora certamente un eventuale benefit, costituito ad esempio da una villeggiatura gratis, non comporterebbe alcun problema… 

Ma visto che le cose non stanno così e considerata per l’appunto la loro posizione sociale, certamente per sua natura complessa e soprattutto sopra le parti, ecco questa loro condizione, avrebbe dovuto consigliare a non accettare alcuna forma di regalia, in particolare questa ora emersa che evidenzia in se, qualcosa d’imbarazzante… 

Il quotidiano tra l’altro ci fa sapere che non esiste solo Pianosa a disposizione dei magistrati, ma anche Is Arenas in Sardegna, Merano, Corvara, Selva di val Gardena e altre mete turistiche importanti… e questa volta, non sono – come solitamente avviene – i nostri politici a godere di quei privilegiati posti da sogno, tra l’altro permettetemi di ricordare, inaccessibili a chiunque, ma per l’appunto, alcuni magistrati!!!

Ecco perché ho pensato per un momento a quei nostri giudici illustri, vittime della mafia, a cosa starebbero pensando da lassù osservando ahimè quanto accade quaggiù… 

Naturalmente nessuno di noi sta urlando a chissà quale scandalo o come accade in questo nostro paese fare in modo che si sia inizio ad una inchiesta giudiziaria; ripeto… nessuno pensa che farsi una vacanza gratis sia un reato, ma certamente la figura di magistrato che possa accettare una tale situazione fa venire a noi semplici cittadini dei dubbi, ad esempio uno di questi è quello che un domani il favore ricevuto, possa venir contraccambiato… 

Non sarà così, ma sorge spontanea una domanda: perché porsi sotto quelle imbarazzanti condizioni???

Sì… nulla a che trattasi di una condizione ricattatoria, ma il fatto stesso che la notizia sia uscita nei giornali e nel web, fa quantomeno comprendere che l’azione in se, non possa considerarsi onorevole (certamente non è qualcosa di cui andar fieri) e credo che sia merito di quella toga, se oggi quei loro nomi non siano stati pubblicati, anche perché osservando quanto accade nei social, non vorrei esser al loro posto e finire in quel pubblico ludibrio!!! 

Difatti, a dimostrazione proprio di quanto appena detto, mi permetto di concludere con una frase riportata su una nota testata web che riprende per l’appunto l’inchiesta de “Il Giornale”: “Ma d’altronde è così da un pezzo. Nel Csm-gate rivelato da Sallusti e Palamara c’erano magistrati che raccomandavano fratelli agli esami da magistrato e chiedevano biglietti a scrocco allo stadio, ovviamente in tribuna autorità mica in curva. Ora possono sciare e fare il bagno quasi gratis mentre noi paghiamo 50 euro al giorno d’ombrellone. A me va bene, a chi ha additato altri come privilegiati per anni non dovrebbe. Ma la coerenza non è uguale per tutti, un po’ come la legge amministrata dai magistrati”.

Omicidi compiuti nelle riunioni condominiali??? Ho come la sensazione che alcune negligenze vadano ricercate nell’operato superficiale di una parte delle nostre Istituzioni!!!

Sono passati solo alcuni mesi da quella lite condominiale (dicembre 2022) che portò un condomino ad uccidere tre donne a Roma ed ora nuovamente una lite condominiale che termina ahimè con l’ennesima vittima – vedasi i link: 

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2022/12/11/lite-per-il-condominio-spara-e-uccide-tre-donne_bd4629d0-281a-4e10-8316- 903d29b3c74a.html   

https://www.ansa.it/lazio/notizie/2023/07/08/ucciso-con-mazza-da-baseball-per-lite-condominiale-tre-arresti_39ca721d-7591-42d9-a372-8472bafa4233.html 

Sembrerà incredibile, ma a differenza della generale omertà con cui ogni giorno mi scontro, posso assicurare che il problema fondamentale su quanto accade di molti condomini è da ricercarsi principalmente nella superficialità o per meglio dire nella poca preparazione di alcuni “togati o uomini con la “divisa”…

Perché il problema fondamentale che in molti non vogliono capire o fanno finta di non capire per ragioni o interessi che non sto qui a riportare… è che dietro quei condomini, in particolare quando questi presentano bilanci da oltre un milione di euro, (neppure certi nostri Comuni viaggiano su queste cifre…) e risulta quindi facile intuire che siano in molti a fare di tutto per gestire tutta quella montagna di denaro… 

Ma la circostanza più grave e che questo tipo di situazioni vengano affrontate dalle nostre Istituzioni come fossero semplici beghe condominiali, eppure vi sono casi in cui queste presentano tipologie di reati le cui sanzioni sono ben riportate nel codice di procedura penale… 

Mi riferisco a raggiri, appropriazione indebita, mala-gestio, bancarotta e trasferimento fraudolento di valori, danno all’erario, a cui si sommano in taluni casi, associazione a delinquere finalizzate a commettere truffe a danno dello Stato nell’ambito delle misure di sostegno al settore edilizio, mi riferisco a quei cosiddetti “Bonus” concessi dallo Stato per lavori di recupero o restauro di facciate…

Vanno altresì evidenziati oltre a quanto sopra riportato per quegli specifici casi di truffa, anche taluni fatti gravi che hanno portano ad evidenziare, favoreggiamento alla latitanza, associazione mafiosa, spaccio, estorsione, usura, etc…

E sì perché un condominio, quando esso è rappresentato da un numero considerevole di individui, può rappresentare una vera e propria comunità, costituita da migliaia di unità che in certi periodi può raggiungere anche i 5/6mila condomini… 

Ed allora pur comprendendo la natura civilistica della definizione di condominio, non sempre questa definizione va dimessamente accettata, se pur la regola prevede che basta semplicemente che il numero di proprietari e di unità immobiliari superi una determinata soglia, per diventare così obbligatoria la nomina di un amministratore e la redazione di un regolamento… 

No, non sempre il condominio è quello…  quantomeno la regola vale quando la gestione del condominio è eseguita in maniera corretta, ma quando vi è la presenza di reati gravi, quando si è dovuto procedere a denunciare tali fatti emersi, quando ci si trova a combattere con un muro di gomma istituzionale che non effettua le dovute verifiche, quando chi è demandato a quel compito neppure s’interessa di leggere quei documenti, ditemi… o meglio caro Presidente Mattarella, mi dica a cosa serve denunciare, denunciare, DENUNCIARE???

E si… perché chi dovrebbe verificare dorme, chi dovrebbe studiare quelle carte fa in modo che esse vengano insabbiate, ed allora ci si ritrova a costatare come in taluni uffici istituzionali (auspico che tutti quei soggetti trasmessi ad alcune note testate televisive d’inchiesta abbiano prima o poi ad emergere…) si dorme, mentre viceversa alcune Procure fanno il proprio dovere…

Difatti, mentre chi ha ricevuto gli esposti li ha ritenuti quali “beghe condominiali” – il problema va anche ricercato in quel sistema massonico ben presente all’interno dei nostri apparati –  in altre strutture (dove sono presenti ufficiali e agenti di polizia giudiziaria integerrimi e professionali) quali quelli ad esempio che appartengono alla sezione e diretta e funzionale del Procuratore della Repubblica, beh… in quelle sedi, le verifiche condotte hanno potuto evidenziare come i reati a suo tempo denunciati, avevano ragione di esistere e quindi, quanto già a suo tempo in mano di taluni magistrati, avrebbe dovuto portare da tempo a una definita sentenza di condanna…

Eppure, ci si è palleggiati per anni, sono cinque per l’esattezza (già… da quel lontano 2018 in cui è stato presentato il primo esposto…) e se non fosse per la sola volontà di chi come il sottoscritto (ma anche di molti amici, gli stessi che in questi lunghi anni, hanno dimostrato di averne seguito l’esempio…) non sa piegarsi a quel sistema colluso e dimostra – con i fatti – di non aver paura di nulla e di nessuno, per poter raggiungere, dopo anni di silenzi assordanti e circostanze al limite della legalità, in parte lo scopo prefissato e cioè portare giustizia dove non c’è!!!

Sì… qualcosa è stato fatto, chi di dovere è stato rinviato a giudizio, ma nel frattempo l’illegalità ha continuato come nulla fosse, essendo di fatto, passata in maniera illegale in altre mani!!!

Ed allora mi chiedo, ma lo Stato cosa fa??? Ricordo… lo stesso Stato che ha nominato (a seguito di quanto dal sottoscritto e da altri compiuto) un Suo Amministratore, sì…  “giudiziario”, ma a cui viene reso impossibile operare, perché altri, gli stessi che ora sono rinviati a giudizio, non ne consentono la corretta gestione!!! 

Ho saputo che proprio alcuni giorni fa, in una sala riunione di un condominio, una Sig,ra insieme ad altri condomini, sono stati aggrediti, subendo violenza non solo verbale ma anche fisica, soltanto per essersi voluti ribellati a quel sistema coercitivo, maltrattamenti che sono stati successivamente denunciati alle forze dell’ordine presenti in Ospedale durante il ricovero…

Ed allora “mio caro Stato” cosa dobbiamo aspettare ancora ??? 

Forse si attende di contare le prossime vittime di Condominio??? 

Permettetemi di riportare la parte conclusiva su quanto ufficialmente inviato alcuni giorni fa a mezzo Pec : “Ecco perché richiedo un intervento mirato da parte delle Istituzione di cui all’indirizzo, per far sì che le parole espresse alcuni giorni fa dal nostro Presidente Mattarella,  parlando di legalità in una scuola, trovino finalmente quel giusto riscontro: grazie al lavoro prezioso delle Istituzioni, delle forze dell’ordine, delle associazioni di volontariato, la cultura dell’antimafia e il rigetto alla corruzione passa attraverso noi tutti, spezzando definitivamente le catene dell’omertà e della paura. Noi, non dobbiamo smettere di vigilare, il malaffare è sempre presente, capace di vivere nascosto e pronta a rialzare la testa al minimo sintomo di cedimento. La Repubblica vi è vicina e tutte le amministrazioni pubbliche devono far sentire con efficacia la loro presenza accanto ai cittadini e insieme a tutte le espressioni della società civile”.

Cosa nostra??? Non c’è più!!! Il 41 Bis??? Va eliminato!!!

Ecco su quale percorso giudiziario si è indirizzato il nostro Paese!!!

 “È in corso una smobilitazione della legislazione antimafia, si dice che Cosa Nostra non c’è più e che va abolito il 41 bis”, ovviamente non sono io a dirlo o meglio, il sottoscritto lo va ripetendo da un bel po’ di anni, ma comprenderete come il mio giudizio non rappresenti nulla di eclatante, dal momento che non ricopro alcuna posizione istituzionale, ma certamente l’operato compiuto costantemente come semplice cittadino – prima ancora che come delegato di un’associazione antimafia – mi ha portato a comprendere come in questi anni la giustizia, abbia deciso di percorrere una strada volta ad ostacolare o quantomeno a ritardare le attività di contrasto nella lotta alla criminalità organizzata e soprattutto verso la corruzione!!!

Quanto sta di fatto accadendo grazie a magistrati compiacenti presso taluni Tribunali, ha permesso di creare quei meccanismi deviati di complicità, compromessi, boicottaggi, ostruzionismi, rallentamenti, occultamenti, coperture, tutte procedure irregolari per creare disordine e caos, affinché la verità non giunga mai ad esser riconosciuta!!!  

Il sottoscritto in questi lunghi anni ha potuto vivere sulla propria pelle il fastidio dato per aver fatto il proprio dovere!!!

Vi è quasi una repulsione a questo modo di essere e non mi riferisco ai cosiddetti affiliati o a quanto dimostrano d’appartenere con le loro azioni a quella criminalità organizzata ed anche a quel sistema deviato politico/massonico/imprenditoriale, no… quei soggetti in un qualche modo, proprio per quel loro essere senza dignità, in un certo senso li comprendo… 

Ciò che viceversa mi da maggiormente fastidio è vedere gli occhi di quelle persone “comuni”, di coloro che vorrebbero farti credere d’essere onesti, già di avere anch’essi qualcosa in comune con il sottoscritto, ben sapendo nel loro intimo, quanto lontani siano dal solo potersi paragonare al sottoscritto!!!

Certo mi si dice a volte di essere “pesante“, di non comprendere i limiti, quando è giunto il tempo di doversi fermare, già… come se alla legalità si possa dare un termine, una linea di demarcazione, oltre la quale tutto è possibile, sì… tutto permesso!!!

Io comprendo questo ambiguo comportamento, perché quando un individuo nel corso della propria vita si è svenduto, quando si è compromesso, ecco che inizia a  pensare che anche gli altri debbano essere come lui, a giustifica del loro scorretto operato iniziano a credere che non può esserci chi viceversa è riuscito a non piegarsi, già… a non farsi corrompere, perché durante il corso della propria vita c’è sempre qualcosa di cui si ha bisogno e quindi non si può fare a meno degli altri, delle loro raccomandazioni, di quei favori strettamente personali, delle mazzette, di tutti quei meccanismi deviati e lerci con cui essi viceversa stanno convivendo… 

Dice bene il mio omonimo Nicola: “Il potere non vuole “gente pensante”, ma vuole conigli e gente accomodante che pur di avere uno sgabello è disposta anche a prostituirsi”

Già… il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Dott. Gratteri, risponde così alla domanda sul perché negli anni siano sfumate, dopo tante indiscrezioni, le sue possibili nomine a prima a ministro della Giustizia e, recentemente, come capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. 

Nicola… Nicola… tu sei come me… noi siamo uguali e noi siamo precisamente come ho scritto in un mio post “Ribelli” e questa tipologia di soggetti a modello “cani sciolti”, liberi e indipendenti, non potranno mai far carriera, perché noi non siamo ricattabili e quindi sfuggiamo a qualsivoglia inquadramento!!!  

“La mancata nomina a ministro è ormai archeologia, ma non è importante sapere che Giorgio Napolitano non ha voluto (Procuratore, mi permetta di aggiungere che forse un giorno scopriremo quanto realmente accaduto in questo nostro paese) è importante sapere chi è andato da Napolitano per dirgli di non farmi ministro, che è un’altra cosa”, ha dichiarato Gratteri parlando dal carcere di Opera, in uno degli incontri del suo tour milanese organizzato dall’associazione “Su la testa” presieduta dall’ex consigliere regionale lombardo, Luigi Piccirillo. 

“Io per la mia natura e per il mio lavoro sono allenato a essere un decisionista. Per me – ha sottolineato il magistrato calabrese – la mediazione è un accordo al ribasso, significa arrivare a una decisione che accontenta tutti e quindi la non soluzione del problema. Noi invece dobbiamo fare quello che serve, rispetto alla funzione e al ruolo che abbiamo. E questo tipo di ragionamento al potere fa paura”.

Procuratore, se la cultura della legalità passasse da uomini come Lei, me e molti altri, questo nostro paese sarebbe sicuramente meraviglioso e non esisterebbe più alcuna associazione criminale e la politica e i suoi interpreti, sarebbe libera da qualsivoglia compromesso!!!

Ma purtroppo tra un po’ Lei non ci sarà a svolgere quel suo incarico, di me forse… resteranno le condanne, le denunce in corso, quelle presentate e  quelle rimaste celate dentro i cassetti di un qualche magistrato e chissà se forse queste mie parole, espresse da un semplice Blog e seguite da tutti quegli incontri dove ho provato a trasmettere quel messaggio di legalità a molti ragazzi, ecco… chissà se forse un giorno, quanto si è insieme seminato, Lei col suo incarico ed io con la mia passione, porterà finalmente a quel rinnovato cambiamento a cui da sempre fortemente credo, perché rappresenta uno dei motivo fondamentali della mia vita, dandomi la forza a per continuare, ma soprattutto per non fermarmi!!!

Nicola, cosa aggiungere: andiamo avanti…

Quando si parla di componente massonica in ambito d’associazioni criminali, (come da tempo ripeto…) non si parla quasi mai di massonerie regolari!!!

A dirlo è il magistrato della Dda di Catanzaro, Giuseppe Lombardo, che ritiene questo un dato di particolare rilievo, che necessita di una ulteriore specificazione. 

Questo dato non significa che non ci possano essere componenti regolari che si trasformano in componenti deviate, irregolari, per entrare a far parte dei sistemi criminali di tipo mafioso particolarmente evoluti…

La teoria si accompagna tra l’altro ad esempi tratti da inchieste dove nelle intercettazioni citate a più ripetizioni, si tratteggiano sfumature massoniche all’interno di quelle organizzazioni criminali. 

Vedasi ad esempio quanto emerso nelle inchieste “Purgatorio” e “Bellu lavuru“, dove l’ascolto di taluni affiliato ha portato a quanto segue: «La ‘ndrangheta gliel’abbiamo lasciata a quattro “storti”. Adesso quelli che contano sono coloro i quali fanno parte della massoneria – ed ancora – «Attenzione, non conta la componente visibile, che è la ‘ndrangheta di base, che deve vedersi, per manifestarsi sul territorio. Quello che conta, io ne faccio parte da qualche anno, è la componente invisibile o massonica»!!!

Il procuratore Lombardo tra l’altro nel sottoporre alla Commissione una serie di elementi, ricorda come questi conducano all’affermazione della esistenza di una sola organizzazione, che in sé racchiude le mafie di Sicilia, Calabria, Puglia e Campania!!! 

Difatti continuando, quando iniziamo a sentire collaboratori di giustizia siciliani ai quali poniamo domande non su Cosa nostra, ma sulla ‘ndrangheta, questi cominciano a raccontare tutta una serie di particolari, che il collaboratore calabrese ovviamente bypassava nel suo racconto…

Un pentito ad esempio rispondendo ai magistrati della Dda di Reggio Calabria nel 2014 la prima cosa che dice è:

 “lo sapete che io collaboro dal 1994? Sì. E lo sapete che già in quegli anni io ho parlato di Calabria? Sì. E ci avete messo 20 anni, però, per venire a sentirmi. In questo sistema accanto alla componente tipicamente mafiosa, devono operare altre componenti: istituzioni deviate o infedeli, professionisti al servizio delle grandi mafie, purtroppo anche componenti politiche, mi viene da dire, appartenenti infedeli anche ai servizi di sicurezza. È una costruzione complessa «in grado di interagire con tutti i centri di potere che contano», e “deve” contenere anche «la componente massonica nell’accezione che vi spiegavo prima”!!! 

Ecco… si sa tutto di quel sistema massonico, eppure quest’ultimo continua a operare come nulla fosse, d’altronde permettetemi di ricordare come i nostri stessi deputati regionali e i componenti del governo, avrebbero dovuto dichiarare la loro eventuale iscrizione a logge massoniche e non hanno risposto e quindi, cosa ci si può aspettare se non quella abituale inconsistenza prodotta dalla politica e dalle normative poste in campo per contrastare quel sistema corrotto e criminale, quanto poi di fatto si preferisce tenere tutto in piedi???   

Antimafia a Messina??? Sì, per discutere…

Come al solito ho letto del consueto giro di audizioni previste in scaletta, dei temi al centro del confronto con la Commissione regionale antimafia, della geografia criminale presente nell’area del messinese e di quali sono le principali indagini aperte…

Sono seguite le discussioni sulla scopertura di magistrati negli organici, di quelle poltrone di vertice ancora da nominare, della carenza di risorse poste a disposizione, sia umane che strumentali…

Certo, tutti a ricordare come la mafia messinese rappresenti un nodo cruciale alle risorse, un’associazione criminale quella peloritana, in grado di manipolare l’economia legale, basti osservare le numerose inchieste per infiltrazione degli appalti pubblici, in articolare quelle relative allo sfruttamento del territorio, dei fondi europei e nella gestione dei rifiuti… 

Eppure con una situazione così delicata, incredibilmente… sì per non voler dire “volontariamente”, la città di Messina evidenzia la totale mancanza di un procuratore capo, un procuratore generale e un presidente di Corte d’Appello, a quanto appena detto, va sommata la mancanza di un procuratore capo in uno dei Comuni più a rischio, quello di Barcellona Pozzo di Gotto… 

Eppure si parla, si discute, ci si incontra, ma alla fine non accade nulla!!!

Siamo alle solite… dinnanzi ad un sistema criminale che controlla tutta la provincia, cosa si fa… si discute… 

“Chi ogghiu persu e che tempu persu” avrebbe detto mio padre e così, mentre loro perdono tempo a discutere, le ecomafie si impadroniscono dei milioni di euro di contributi, fondi destinati all’agricoltura…

Non parliamo più dello scioglimento dei Comuni dove è ormai evidente non solo il tentativo, ma la certezza di come alcune famiglie si siano di fatto sostituite, con propri familiari e uomini ad essi legati, alle gestione delle amministrazioni pubbliche, ah dimenticavo, nel frattempo comunque qualcuno sta discutendo… 

Ma d’altronde a cosa serve sciogliere gli organi politici quando poi i soggetti collusi infiltrati all’interno di quegli uffici restano seduti lì???

Ma le colpe non vanno ricercate soltanto in questi uffici, perché c’è anche chi, a differenza di quanto si potrebbe credere, fa in modo che tutto resti così com’è, mi riferisco a certi provvedimenti che dimostrano essere assolutamente “ambigui” e i cui giudizi dimostrano essere fortemente “arbitrari”, forse chissà per proteggere quel sistema massonico così palesemente presente all’interno di quella struttura giudiziaria…

Tranquilli, stanno tutti aspettando la terza “tranche” dei fondi del Pnrr, così potranno accaparrarsi anche quelli e a differenza di quanti scrivono oggi su eventuali pericoli a cui i magistrati sono rischio, beh… sono certo che nessuno mai invierà loro ” buste con proiettili per piegarsi ai voleri di chi intende intimidire la vita amministrativa ed economica di questo territorio“, no… tranquilli, basterà semplicemente inviare la busta con qualcos’altro e le cose vedrete si sistemeranno da sole e nel migliore modo possibile!!!

D’altronde si sa, la legalità passa prima dagli uomini e solo dopo, viene messa in pratica da essi…

Perché se manca quel fondamentale requisito, il resto serve a poco, anzi potremmo dire a nulla ed allora in questi casi cosa si fa??? 

Nulla… semplicemente si discute!!!

   

Corruzione in Tribunale: già… erano posti lì per spartirsi il denaro pubblico!!!

Avevo anticipato questo post ieri sera…

Sì… non mi ha minimamente sorpreso ascoltare la notizia dal Tg1, perché solo chi crede che coloro che indossano una toga, siano immuni dal compiere comportamenti dissoluti, venali e senza alcun freno morale, mi dispiace per loro, ma dimostrano di essere degli illusi, per non dire fessi!!! 

Ecco quindi scoprire per l’ennesima volta come anche nei tribunali vi siano dei soggetti pubblici, che possiamo tranquillamente paragonare a quegli associati malavitosi, gli stessi che svolgono quotidianamente comportamenti a delinquere!!!

E difatti, nel tribunale di Latina ecco che un un gruppo ben strutturato, ha sfruttato per anni la possibilità di conferire nomine a colleghi e incarichi ai propri amici compiacenti, il tutto per percepire e spartirsi compensi da una cassa messa loro a disposizione da un sistema giudiziario fallace!!!

Lo sanno tutti, il sottoscritto lo ha denunciato nel lontano 2010 eppure nulla è cambiato, il sistema è sempre quello, gli amici degli amici si appropriano di quelle nomine, i figli e/o i familiari di molti magistrati fanno in modo dal ricevere incarichi importanti e soprattutto ben remunerati, per non far nulla, eppure quel sistema fraudolento, prosegue senza che nessuno ci metta mai una pezza!!!

Che schifo, già… se si pensa che la giustizia viene rappresentata da questi soggetti viene – come ho scritto alcuni giorni fa parlando di beni confiscati – il voltastomaco!!! 

Le accuse ci sono tutte e vanno a vario titolo da corruzione per atti contrario ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari, induzione indebita a dare o promettere utilità, eppure, vedrete, come solitamente avviene in questi casi, a nessuno di loro verrà inflitta una condanna da condurli direttamente in un qualche penitenziario…

No… state tranquilli, alla fine il sistema si auto-protegge da se, d’altronde chi dovrebbe mai giudicare quei loro colleghi, già… quanti tra essi possono permettersi di scagliare la prima pietra, d’altronde, molti di essi sono ricattabili e alla fine dovranno piegarsi alle ragioni della casta e supportare  quel sistema corruttivo…

Ha scritto il giudice della Procura di Perugia che l’accordo oggetto dell’indagine era di riversare una parte dei soldi ricevuti, attraverso quelle nomine favorite ed avallate, in completa violazione di legge e soprattutto in esecuzione di un disegno criminoso ben delineato e che ha evidenziato l’esistenza di uno schema collaudato che andava avanti da anni e che, verosimilmente, si è realizzato, come dovrà essere verificato, anche in altre occasioni…

Nell’ordinanza si legge – è quella di una donna che ha bisogno di soldi, ma non perché il suo stipendio sia oggettivamente basso, percependo oltre 3mila euro mensili, ma perché si ostina a voler vivere al di sopra delle proprie possibilità economiche, abitando in affitto a Roma, ma lavorando a Latina, con tutto ciò che ne consegue in termini di spese ordinarie; ma soprattutto la stessa è sembrata non voler rinunciare all’acquisto di oggetti di lusso, come gioielli o orologi”…

Incredibile, sono le stesse parole che ho usato proprio usato in un mio post intitolato Amministratore giudiziario condannato per aver rubato denaro ad una ditta “sequestrata”!!! – link: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2023/03/amministratore-giudiziario-condannato.html

Secondo il magistrato “ha quindi pensato di sfruttare il proprio ruolo per lucrare sulle nomine del compagno e di amici, dai quali farsi poi remunerare quale atto dovuto; è evidente che quel pubblico ufficiale faceva insomma un uso distorto della propria funzione di magistrato per perseguire tale obbiettivo: sequestri originari, emessi ragionevolmente in maniera legittima e sulla base dei presupposti di legge, o almeno non vi sono allo stato delle indagini elementi per affermare il contrario, hanno costituito l’occasione per porre in essere le successive condotte delittuose, a cominciare dalle nomine di favore.

Ma non solo, coadiuva le attività di gestione della procedura, ne indirizza l’attività giudiziaria ed era determinante nel conferimento di incarichi, rivolgendosi ad amici di vecchia data sollecitando le liquidazioni in favore dei professionisti “raccomandati” e ricavandone cospicue utilità: da un lato infatti riceve a sua volta, dai soggetti dei quali ha mediato la nomina, incarichi all’interno delle procedure, dall’altro è verosimile riceva denaro non dovuto da questi ultimi, sia formalmente per fatture emesse a titolo di ‘consulenza’”.

Dall’ordinanza tra l’altro è emersa anche la consapevolezza del giudice di essere venuta a conoscenza dell’indagine in corso, tanto d’avere provveduto a distruggere il proprio cellulare – poi qualcuno vorrebbe farmi credere che non vi siano talpe a protezione del sistema –   comportamenti che hanno condotto necessario l’arresto visto che gli indagati avevano già iniziato ad inquinare il quadro indiziario!!!

Ma quale caz… di "antimafia"!!!

Cosa avevo scritto alcuni giorni fa… 

Ecco le foto esposte presso le pareti di quella scuole con le immagini delle nostre vittime della mafia, giudici, uomini delle istituzioni, militari, ma anche semplici cittadini coraggiosi e poi, sempre in quella scuola ( ma potrei dire anche in tantissime altre, vedasi quanto accaduto a certi insegnanti di Campobello di Mazara…) ci sono loro, quei soggetti che vengono tra l’altro insigniti dal nostro Presidente della Repubblica, per la loro opera di “legalità”!!!

Minch…, mi viene da dire, ma prima di dare plausi e insignire onorificenze non sarebbe il caso di valutare quei particolari soggetti così fortemente dediti alla legalità, riconoscendone con i fatti, il reale contributo dato sul campo nel contrasto di quelle attività promosse da quella associazione criminale???

L’avevano chiamata la “preside antimafia” ed ora che i carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo sono andati a notificarle l’ordinanza e rimasta quasi sorpresa… 

Questa preside insieme al suo vicepreside e ad una dipendente di una rivendita di prodotti informatici, sono ora accusati di peculato e corruzione, tutti ai domiciliari per una indagine che ha svelato l’ennesimo sistema criminale messo in atto in questo fragile e corrotto paese…

Ora certo sono tutti a meravigliarsi su quanto accaduto, direi quasi sorpresi, come se nessuno sapesse che queste situazioni sono all’ordine del giorno, d’altronde basti vedere quanto accaduto poche ore fa a Latina, con l’arresto di un magistrato che si occupava di beni sequestrati ( di cui parlerò domani…) e che dimostra ancora una volta, come anche nei Tribunali lo schifo è fortemente presente e chi ha il coraggio di denunciare – ecco caro Presidente Mattarella forse sono questi i soggetti che le dovrebbe premiare, ma lasciamo perdere, tanto è fiato perso – si ritrova coinvolto in un sistema che gli si ritorce contro, già… un muro di gomma fatto di connivenze e affiliazioni massoniche!!!

Come riportavo sopra le prove ci sono è le denunce altrettanto, ma nonostante quanto fatto da quei cittadini coraggiosi, ci si ritrova sempre a dover combattere contro un sistema posto a protezione degli amici degli amici, già proprio come quelli di cosa nostra, ma questi hanno le toghe, posti lì a fare in modo che alla fine ci si scoraggi e ci si arrenda, questo ovviamente è quanto essi sperano… poveri illusi: non sanno con chi hanno a che fare!!!

Già… come dicevo è veramente incredibile quanto avviene, ma d’altronde non vi è modo di contrastare questo sistema corruttivo e clientelare, poiché la maggior parte di quei magistrati, con quelle loro arbitrarie azioni, con quegli ambigui provvedimenti, con quei sospetti stralci e quant’altro posto in campo, evidenziano palesemente di essere fortemente compromessi!!!

E difatti ritengo dalla mia personale esperienza, che è soltanto attraverso azioni di forza come quelle mediatiche, che si riesce – il più delle volte – a far primeggiare la verità, sempre che si riesca a coinvolgere quei direttori di quotidiani o testate web, disposti a metterci la propria faccia e a seguire quelle valide argomentazioni, altrimenti ahimè si finisce come il giornalista Massimo Giletti, zittito e limitato dalla propria redazione, pur di insabbiare tutte le verità scomode di cui era venuto a conoscenza e che qualcuno ha imposto che non venissero portate alla luce!!!

E la chiamano “antimafia”: si del caz…!!!

Procuratore capo a Messina: speriamo in bene…

Dopo il trasferimento di De Lucia a nuovo procuratore capo a Palermo, si è aperta la corsa alla successione e il Csm, nella nuova composizione, esaminerà le tante candidature ricevute…

Sì… sono ben quindici i magistrati in corsa per il posto lasciato vacante da un paio di mesi.

Non entro nei meriti dei candidati, certamente mi dispiace aver letto che proprio il Csm, nella nuova composizione, esaminerà le tante domande pervenute, dopo un periodo che è stato caratterizzato dalla modesta competizione frutto anche di meccanismi correntizi che intervenivano alla preliminare spartizione, come emerso dall’inchiesta Palamara!!!

Poco importa quindi se il nuovo Procuratore capo di Messina sarà un uomo o una donna, ciò che interessa a noi cittadini è che quel magistrato, nel compiere il proprio incarico, non tralasci mai nulla di quelle sue funzioni inquirenti e che diriga l’ufficio della Procura in maniera trasparente, senza dover sottostare a compromessi, ma organizzando l’attività nei migliori dei modi, esercitando personalmente le funzioni attribuite dalla legge al pubblico ministero o assegnandole ad altri magistrati addetti a quell’ufficio, in qualità di sostituti procuratori aggiunti o di procuratori aggiunti…

Ritengo comunque che uno dei problemi più gravi dal punto di vista istituzionale, è non riuscire a ricevere una risposta in tempi rapidi ad ogni domanda di giustizia, ma non solo, vi è anche una manifesta criticità per quanto concerne la custodia dei dati sensibili, già… bastano solo pochi euro, perché chiunque entri in possesso della documentazione relativa alle indagini eseguite dalla polizia giudiziaria in sede o dalle forze di polizia sul territorio, ed infine, non meno trascurabile, la difficoltà di riuscire a giungere a processo (ovviamente quando vi sono i presupposti confermati dalle indagini…), a causa di archiviazioni certamente “ambigue” o quantomeno fortemente discutibili, in quanto solitamente queste ultime, non tengono conto del lavoro professionalmente compiuto da quegli organi di polizia giudiziaria!!!

Per cui, nell’augurare a tutti i candidati una “buona fortuna”, auspico al futuro Procuratore Capo che possa semplicemente svolgere quanto previsto dalla normativa, nulla di più e cioè:

– Promuova la repressione dei reati e l’applicazione delle misure di sicurezza

– Curi l’esecuzione dei giudicati ed ogni altro provvedimento del giudice

– Controlli l’osservanza delle leggi e la pronta e regolare amministrazione della giustizia

– Eserciti l’azione civile ed intervenga nei processi civili nei casi stabiliti dalla legge

– Vigili sul servizio dello Stato Civile

– Svolga le altre funzioni di minore rilievo  

Se riuscirà in questo, avremmo fatto tutti un passo avanti, altrimenti continueremo come sempre e cioè tra chi prova ad avere una giustizia “giusta” e chi viceversa preferisce che il sistema continui ad essere fortemente malato!!! 

Che dire… speriamo in bene!!!

Cosa sta accadendo alle cause civili nel Tribunale di Messina???

Già… sembra che la giustizia civile a Messina non riesca a smaltire in tempi celeri i procedimenti in corso… 

L’allarme è stato riportato nella relazione introduttiva del presidente di corte d’Appello facente funzioni, Sebastiano Neri, che ha fatto emergere tutti i problemi di quel foro, riportando nella propria relazione come il settore penale, soffra meno rispetto a quello civile che viceversa, ha diminuito i propri procedimenti soltanto dello 0,7%… un’inezia rispetto al trend pre-pandemia….

Sui motivi della lentezza della giustizia civile si potrebbe discutere per anni: troppa burocrazia, pochi processi on-line e ancor meno magistrati, rappresentano le cause che vengono citate più spesso. Ecco perché la riforma della giustizia rappresenta una delle priorità del prossimo governo.

Un problema quello che riguarda i tempi della giustizia civile, quella cioè che interessa le imprese e le famiglie; stando alle indiscrezioni quello dei tempi della giustizia civile è una delle priorità del presidente del consiglio Meloni e del ministero della giustizia diretto da Carlo Nordio, che ha già espresso parere sugli enormi problemi dovuti alle differenze territoriali nella capacità di smaltire i procedimenti da parte dei tribunali. 

Nel settore lavoro le cause sono diminuite del 15,1% in un anno, mentre i contenziosi soltanto dello 0.7%. 
Ma l’allarme è per la legge Pinto, ovvero la procedura che consente l’equa riparazione per le lungaggini giudiziarie. A Messina sono aumentate nel 40% – un dato spiega Neri che: “resta tra i più alti in Italia e  fa schizzare in basso l’indice di smaltimento degli arretrati negli uffici”.

Tra l’altro, il 6% delle cause di lavoro – si evidenzia nel dossier – possono durare anche più di 10 anni e il 41,9% dei procedimenti complessivi dura più di 30 anni!!! 

Ecco perché poi diventano numerosissime le domande che fanno riferimento alla Lg. del 24 marzo 2001, n. 89, (c.d. legge Pinto) che prevedono in queste circostanze, il risarcimento dei danni, patrimoniali e non patrimoniali, derivanti dall’irragionevole durata del processo, ma non solo, questi ulteriori procedimenti, richiedono a loro volta risorse, quali magistrati e personale amministrativo, che di fatto vengono sottratti alla definizione delle altre cause. 

Insomma, da quanto sopra esposto si comprende come ci si trova nella situazione del “cane che si morde la coda” e purtroppo non si vede nell’immediato alcuna soluzione.

Ed ancora, ai tanti procedimenti di cui sopra ancora da completarsi, vi sono quelli di convalida degli sfratti, un numero enorme che è schizzato in alto nel 2022 a causa della pandemia e che ha nei fatti  aggravato le condizioni economiche di parecchie famiglie… 

D’altronde è ormai condizione consolidata che l’efficienza del sistema giudiziario è fondamentale per il buon funzionamento del sistema economico nazionale, difatti recenti studi realizzati nell’ambito dell’economia del diritto, hanno messo in evidenza come, elevati costi della giustizia e tempi lunghi di risoluzione delle controversie civili, generino ogni anno alte perdite per l’economia e riducano le condizioni di sopravvivenza delle imprese di minori dimensioni, alterando in parte le condizioni di concorrenza dei mercati. 

Ecco perché i ritardi nella conclusione dei processi civili, penalizzano tutte le realtà produttive, sottraendo risorse e minando la competitività del sistema economico…

Uno Stato che isola e non sostiene i magistrati coraggiosi, è un potere istituzionale "complice" che di fatto legittima le mafie ed i loro interessi!!!

Sembra incredibile ma è così… lo Stato invece di difendere quei magistrati che si espongono in prima linea, li isola e soprattutto di delegittima!!!

E’ sempre stato così, non c’è bisogno che vi faccia l’elenco di chi è morto per nome della legge… l’elenco è lunghissimo e le complicità sono altrettanto numerose!!!  

Ed allora ecco che grazie a quelle mancate azioni, la mafia e tutte le altre organizzazioni criminali si sono via via riorganizzate estendendo i loro rami tentacolari in tutta la penisola…

Non parliamo delle leggi blande messe in campo e di una mancata professionalità per non dire specializzazione nel comprendere quali evoluzioni stavano per compiere quei suoi affiliati, che a differenza del periodo corleonese non spara più, ma i suoi affari sono cresciuti a dismisura e si sono infiltrati nella parte sana della società civile…

IL giro di denaro è cresciuto e la pandemia da covid ha permesso di alimentare la compravendita di ciò che prima non si poteva comprare, in particolare quelle società commerciali e imprese che nessuno pensava mai di vendere…

A tutto ciò si somma una parte di cittadini, preferibilmente all’interno dei settori pubblici, inclini a farsi corrompere; dirigenti, funzionari, ma anche semplici impiegati di quel pubblico servizio, che per pochi euro si svende per pilotare gli appalti o viceversa non controlla per come si dovrebbe!!!

Della politica non ne parliamo… essi non si occupano di contrastare niente e nulla, d’altronde molti di essi godono dei voti procurati da quelle associazioni criminali e quindi perché occuparsene…

Ha detto bene alcuni giorni fa il giudice Gratteri puntando il dito contro il recente governo Draghi, colpevole a suo dire, di aver dato forma a riforme pericolose che certamente non aiutano la giustizia: “L’hanno definito il ‘governo dei migliori’ ma ha solo fatto disastri sul piano del contrasto alle mafie e alla criminalità organizzata e sul piano delle riforme che l’Europa ha chiesto”. Ad esempio aggiunge: “L’improcedibilità, votata da tutti i partiti, tranne da chi era all’opposizione (Fratelli d’Italia) è terribile,  perché cancella anni di processi. Poi va sommato il tentativo di riforma dell’ergastolo ostativo ed il bavaglio alla stampa inserito all’interno della “presunzione di innocenza”. “I cittadini hanno diritto ad essere informati, ma non potranno più conoscere, né sapere i fatti di un’operazione di polizia. E così tutto diventa difficile. Ma la grande stampa non ha protestato, ciò significa che questa situazione sta bene a molti”.

Aggiungerei: in particolare proprio a loro!!! D’altronde basti osservare a chi appartengono quelle testate…

La partita tra magistrati finisce 3-1: ma incredibilmente a vincere è l’ingiustizia!!!

Sig. Costanzo buongiorno,

le scrivo perché penso sia uno dei pochi a cui oggi ci si può rivolgere per far emergere circostanze gravi che evidenziano ancora una volta come la nostra giustizia sia nelle mani di nessuno o quantomeno che chi è preposto per far emergere la verità e dimostri con i fatti come giustizia venga compiuta, non si dimostri viceversa colluso con quel “sistema” malato, di cui abbiamo letto fino a poco tempo fa nelle nostre cronache giudiziarie.  

La vicenda che sto per raccontarLe rappresenta qualcosa di assurdo e dimostra come i giudici dei nostri tribunali cambino giudizio a seconda dei magistrati che si occupano di quel nostro procedimento. 

Difatti, quanto finora accaduto è diventato per la sottoscritta e soprattutto per molti altri amici, insostenibile!!!

Non si può accettare che dopo ben 3 ordinanze/sentenze emesse dai Giudici del Tribunale di Messina (                                                 ), in un altro procedimento, un’altra Giudice (                              ) possa controvertere il giudizio e l’operato fin qui svolto dai suoi precedendi colleghi.

La circostanza inquietante è che quanto finora accaduto si riferisce ai procedimenti in sede civile, ma ciò che rende ancor più grave il contesto, è quanto accaduto in sede penale, dove incredibilmente (con indagini in corso a seguito di denunce presentate dalla sottoscritta alla Gdf e alla Pg) viene improvvisamente sostituito il PM con una collega (                                                    ), tra l’altro già nota alle cronache in quanto citata nel cosiddetto “Sistema Palamara”!!!    

Vedasi link:                                                                                                                     

Questo Magistrato senza tener conto del giudizio precedente dei suo colleghi, è riuscito ad archiviare una parte del fascicolo (anche se in effetti ha tentato di archiviare tutto il fascicolo), vorrei aggiungere una nota gravissima e cioè che al suo interno sono visibili tutte le relazioni della GDF che ha in carico le indagini e la sottoscritta – senza alcuna censura – è riuscita in maniera tranquilla, a causa di un sistema operativo che definirei “superficiale” all’interno di quell’ufficio” del Tribunale di Messina, pagando solo €. 28.00, averne copia (all’incirca 250 pagine), nelle quali erano presenti documenti sensibili, le confermo che si è provveduto a fare un esposto sulle metodologie di archiviazione fin qui adottate. 

Ma d’altronde non vi è tanto da meravigliarsi, che il Tribunale di Messina sia uno posto ambiguo dove molti pentiti hanno evidenziato problemi di talpe, massoneria, intrecci gravi, è noto a tutti ed io in questa disamina non aggiungo nulla di nuovo: https://www.youtube.com/watch?v=AJQvHxzAEtc

Tra l’altro (essendo una sua assidua lettrice) vorrei ricordare come anche Lei ne parlò in un suo precedente posto: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2022/02/la-massoneria-mafiosa-messina-parla.html

Comunque per sintetizzare, la nostra storia inizia da un semplice controllo contabile, per poi scoprire come dietro vi fosse uno scenario inquietante a causa di un “sistema” consolidato con ramificazioni impensabili.

Quanto sopra ha prodotto non solo un enorme danno erariale, ma presenta reati di peculato, frode, raggiro e sottomissione di privati cittadini, parliamo di somme che si aggirano intorno al 1.700.000 euro e che vedono esposti (sin dal 2017) presentati presso Catania e Messina, ma non solo, durante questo periodo è emerso come il “meccanismo” posto in atto, risulti essere esteso anche in altre realtà come la nostra. 

Pertanto auspico che il suo Blog Lei ed altri noti programmi televisivi che abbiamo (insieme a Lei) proprio in questi giorni contattato, possano occuparsi in maniera analitica di questa vicenda, affinché ci si incontri, unitamente ai nostri avvocati (civilisti e penalisti), per poterVi fornire tutta la documentazione di cui in questa mia missiva, solo per brevi linee ho accennato. 

Siamo un gruppo di cittadini perbene, che vorrebbero ricevere un po’ di giustizia in un sistema che finora si è dimostrato certamente iniquo, se pur va detto, abbiamo sempre fatto i passi corretti e mi riferisco alle procedure richieste sia civili che penali, agli esposti presentati nelle Procure Generali, cui sono seguite vari esposti presso le GDF, i VV.FF., le ASP, vari Comuni interessati alla vicenda, ma tutti, in particolare questi ultimi, hanno evidenziato di preferire metter la testa sotto la sabbia (oppure dovrei malignamente pensare che anch’essi sono parte integrante di quel sistema?).

Chissà se con il Suo aiuto e aspettando quei noti giornalisti a cui sono state mandate a mezzo Pec le nostre comunicazioni, provino finalmente a far emergere quanto in questi anni è accaduto e ancora oggi accade, affinché si possa finalmente mettere la parola fine ad una vicenda che ormai rasenta per la giustizia di questo nostra Paese il ridicolo!!!

Ringraziando, per l’attenzione

Firmato (                                 ).

Quando il CSM interviene a favore di un magistrato e nega il trasferimento d’ufficio per incompatibilità!!!

E’ una di quelle circostanze che non ho mai compreso, nel senso che ritengo giusto che il Consiglio superiore della magistratura intervenga a difesa nel caso in cui un magistrato finisca sotto i riflettori di una qualche inchiesta giudiziaria o per delle intercettazioni che mettano a rischio la propria indipendenza quale condizione di imparzialità e quindi garanzia di uguaglianza, ma se esiste anche soltanto il dubbio che quanto sopra possa essere viceversa verificato o realmente accaduto, non sarebbe il caso di prendere in ogni caso delle precauzioni, come ad esempio il trasferire quel magistrato in un’altra sede???

D’altronde non si dice che: un dubbio è un dubbio, due dubbi sono un sospetto, tre dubbi una certezza??? 

Ma d’altronde voi aggiungere, chi dovrebbe essere libero dal giudicare??? Abbiamo visto quanto accaduto con lo “scandalo delle nomine”, che ha per l’appunto coinvolto proprio il Csm, già… l’organo che al di sopra delle parti avrebbe dovuto assicurare e garantire indipendenza e autogoverno alla magistratura, supervisionando tra l’altro anche la vita professionale di quei suoi magistrati.

Dimenticate le intercettazioni pubblicate alcuni anni fa su quel noto componente del Csm e presidente dell’Associazione nazionale magistrati, finito sotto indagine per corruzione e dalle cui conversazioni erano emerse informazioni sui modi in cui sarebbero stati pilotati gli incarichi in diversi uffici giudiziari??? 

Quanto sopra ha fatto pensare a molti di noi che quanto compiuto da quel Consiglio non sia stato realizzato in maniera libera “moralmente” (quantomeno permettetemi di averne il dubbio…), ma che esso possa essere stato condizionato anche soltanto da un voto, da uno di quei suoi componenti.

Sono certo che se si potessero controllare tutte le volte in cui ad esempio è stato chiesto il trasferimento a seguito di una proposta – certamente per motivi fondati, rappresentati da) qualcosa di ambiguo o quantomeno controverso – troveremo tutta una serie di decisioni della commissione, dove la maggioranza ha deciso di promuovere e/o bocciare anche solo con un voto contrario e/o favorevole quella istanza.

Ma non solo questo, sì perché basta semplicemente che alcuni di quei consiglieri si astengano per vedere così sfumare ad esempio, quella proposta di trasferimento per incompatibilità!!! 

Siamo alle solite, la politica ed i giochi di potere entrano a gamba tesa nella valutazione di quei particolari uffici non solo dei tribunali, ma anche delle procure, ovviamente il tutto a danno di una giustizia che dovrebbe essere giusta, imparziale ed equa, ma che di fatto si è dimostrata negli anni, discutibile, incerta, ma soprattutto disonesta!!!

Come sempre a pagare è il braccio, mentre la mente se la cava!!!

Da un post di Luca Fazzo…
Se c’erano dei dubbi sulla necessità di mettere mano alla legge sulla responsabilità civile dei magistrati come chiedeva il referendum respinto venti giorni fa dalla Corte Costituzionale, a fugarli dovrebbe bastare la singolare amara sorte toccata a Gioacchino Genchi, ex funzionario di polizia, ed ex consulente informatico di numerose procure. 

Il povero Genchi viene condannato dalla Corte d’appello di Roma a risarcire tre ex indagati di cui aveva intercettato, esplorato, meticolosamente analizzato le conversazioni, benché fossero parlamentari della Repubblica, e come tali protetti dalla Costituzione. 

Dopo una serie di andirivieni processuali i tre politici intercettati abusivamente si sono visti dare ragione. 

Si tratta di Clemente Mastella, già ministro della Giustizia, dell’europarlamentare Sandro Gozi e dell’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli, che erano finiti anche loro nel tritacarne dell’indagine «Why Not» della Procura di Potenza, condotta dal pm Luigi de Magistris, appoggiata in ampia parte sulle consulenze informatiche di Genchi e alla fine afflosciatasi in una assoluzione generale. 

Il reato commesso da Genchi è ormai prescritto, ma restano le conseguenze più pesanti e concrete: i risarcimenti che l’ex poliziotto dovrà pagare di tasca sua. 

Ma il suo mandante, il pm che gli aveva commissionato le consulenze, e che non poteva non conoscerne i metodi, non risponderà di nulla: la richiesta di danni a de Magistris, spiegano i legali degli intercettati, è stata dichiarata inammissibile in base «a una applicazione assai restrittiva della normativa sulla responsabilità civile dei magistrati». 

Esito surreale: paga il braccio, la mente se la cava. 

Il referendum??? Non si farà!!!

Loggia Ungheria: scontro in Procure, tra denunce e rivelazione di segreto d’atti d’ufficio!!!

Si tratta della presunta esistenza di una “Loggia” segreta denominata “Ungheria”, un’associazione in grado di condizionare le nomine in magistratura e gli incarichi pubblici.

Sembra di essere in un romanzo di Le Carre, in quelle sue spy story, già… da una prima lettura tutto assomiglia essere collegato a qualcosa di fantasioso, ma… man mano che ci si addentra nelle pagine del libro si scopre come tutto sia realmente collegato…      

Ecco quindi che da Brescia passa la credibilità della magistratura italiana, passa dalla sua Procura alla Sezione disciplinare del Csm, si valuta a porte chiuse trasferimento di Paolo Storari, il pm che accusa il suo capo, Francesco Greco, indagato per aver ritardato l’apertura dell’indagine nata dalle dichiarazioni messe a verbale dall’avvocato Piero Amara. 

Per cui le denunce sono arrivate le contestazioni per rivelazione di segreto d’ufficio e per omissione d’atti d’ufficio nell’ambito dell’indagine sul cosiddetto falso complotto Eni altrettanto, sappiamo inoltre dell’apertura dell’inchiesta per aver ritardato l’apertura dell’indagine nata dalle dichiarazioni messe a verbale da Piero Amara sulla presunta “Loggia Ungheria”…

Ho letto che nel frattempo si è tenuta davanti alla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura l’udienza (svolta a porte chiuse), per decidere sulla richiesta della Procura generale della Cassazione di trasferimento d’urgenza e cambio di funzioni per il pm milanese Paolo Storari.

Il pg Giovanni Salvi aveva avviato a suo carico l’azione disciplinare per la vicenda della consegna a Piercamillo Davigo, all’epoca togato al Csm, dei verbali non ufficiali di una deposizione di Pietro Amara, che denunciava l’esistenza di una presunta loggia massonica denominata “Ungheria”. 

Nel contempo in questi giorni sono arrivati tanti messaggi di sostegno a Storari da altri suoi colleghi magistrati. 

Cosa dire, un vero casino… e mi sarei aspettato un intervento da parte del Quirinale, ma il Presidente Mattarella oltre a tacere sull’argomento, si è tenuto  lontano da questa storia tanto da decidere che non valesse nemmeno la pena di smentire…

L’udienza disciplinare proseguirà il giorno del mio onomastico, già  martedì 3 agosto, alle 11.30 e sarà nuovamente a porte chiuse, come si dice i panni sporchi si lavano a casa… 

Non so più a cosa credere… 

Ora, che qualcosa in quell’organo istituzionale non andasse perfettamente si era capito già da un po’ di tempo, il sottoscritto nei miei precedenti post avevo avvertito del pericolo e delle funzioni che quegli uomini e donne rappresentavano, già perché prima di essere magistrati sono come noi individui e quindi è logico comprendere come essi sbaglino, involontariamente e ahimè per come stiamo assistendo, il più delle volte deliberatamente!!!
Cosa aggiungere: continuiamo a sperare nella giustizia!!!  

Com’erano i torroncini??? Buonissimi!!! D’altronde sono offerti da noi…

 

Rimango basito nel leggere sul quotidiano “La Sicilia” l’articolo pubblicato stamani, non tanto per la vicenda in se… giudiziaria, ma per i personaggi coinvolti che dovrebbero rappresentare modelli a cui ciascuno di noi dovrebbe aspirare per quei principi di alta etica e moralità messi in campo, per trasparenza, lealtà e correttezza deontologica…                                                      “Ciao, ti sono arrivati i torroncini? chiede in un sms Vincenzo Barbaro a Luca Palamara, che, sempre via WhatsApp, lo rassicura: “Sì buonissimi!!!”. Sono le 11,26 del 15 gennaio 2018. E, al di là della dolcezza dell’approccio, lo scambio di messaggi fra il magistrato messinese e l’allora consigliere del Csm, l’oggetto del contatto è al di sopra di ogni sospetto. «Chi viene a Messina per l’anno giudiziario?», domanda Barbaro. «Ti faccio sapere perché stiamo decidendo», risponde Palamara.                  Ora però i due – il primo procuratore generale a Messina, il secondo ormai ex pm travolto dall’inchiesta che ha terremotato l’intera magistratura – sono al centro di un’informativa del Gico della guardia di finanza di Roma. 

Centosessantacinque pagine in cui la Procura di Perugia ha sfoderato le prove per le accuse a Palamara: nell’udienza preliminare di lunedì sono stati contestati i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e corruzione in atti giudiziari.

La nuova tesi dei pm perugini, guidati da Raffaele Cantone, è che Palamara sia stato il protagonista di una fuga di notizie riservate, che avrebbe acquisito anche da Barbaro (non indagato a Perugia), all’epoca pro-curatore facente funzione a Messina, e rivelato all’imprenditore Fabrizio Centofanti, fra gli imputati a Perugia, legato a sua volta all’avvocato Piero Amara, dominus del “sistema Siracusa”. Barbaro, dal canto suo, è tranchant: «La rivelazione di notizie è palesemente insussistente, come potrà essere comprovato nelle competenti sedi con inoppugnabile produzione documentale, oltre che con la deposizione di tutti i soggetti che a vario titolo si sono occupati del processo». E il pg di Messina preannuncia «sin da ora adeguate iniziative giudiziarie nei confronti dei responsabili».

Nell’informativa della guardia di finanza ci sono tre capitoli sul tema. A partire dai contatti fra Palamara e Barbaro, molti entro il limite della fisiologia fra un (potente) consigliere del Csm e un collega in carriera. Fra i due numeri ufficiali appena otto contatti in due anni, dal maggio 2017. E anche le chat Whatsapp (un’imbarazzante cloaca per altre toghe) non sono poi così scabrose. «Nominato!!!», comunica il grande capo di Unicost il 6 luglio 2017, quando cioè il plenum del Csm decide sul posto di procuratore generale di Messina. «Ok grazie», si limita a rispondere il diretto interessato. Che, qualche giorno dopo, ascoltate le critiche di Luca Forteleoni (re delle preferenze al Csm, pupillo di Cosimo Ferri e da oggi consigliere Anac) a Radio Radicale sulla sua nomina a pg, si sfoga proprio con Palamara, il quale gli sconsiglia di scrivere al consigliere critico. «Però bisognerebbe cantargliele, ha la faccia di bronzo», insiste Barbaro. «Su quello non preoccuparti», risponde Palamara all’interlocutore che sembra rassicurato: «Lo sappiamo fare bene». Alla vigilia di Natale del 2017, il magistrato messinese chiede all’interlocutore romano il numero di Paola Balducci, laica di sinistra del Csm. «Le ho promesso i torroncini», chiarisce. E Palamara ne approfitta («2 mandali pure a me») per chiedere e ottenere il dolce cadeaux. «Te li faccio mandare da Cavallo», gli garantisce il pg di Messina, riferendosi forse ad Angelo Cavallo, oggi procuratore capo di Patti. Fin qui soltanto carinerie fra colleghi. A tirare in ballo Barbaro, però, è un recente interrogatorio di Amara. 

Il “facilitatore” siracusano, lo scorso 4 febbraio, sostiene che «il dottore Barbaro, all’epoca procuratore facente funzione di Messina, non gradiva la nomina» di Maurizio de Lucia al vertice della Procura. Amara mette a verbale che «Barbaro si era rivolto a Palamara prima del nostro arresto. Di tale incontro mi era stato riferito da Centofanti. Questi mi disse che Palamara gli aveva riferito che Barbaro si era rivolto a lui perché l’appoggiasse ai fini del raggiungimento di un incarico direttivo». E poi il cuore dell’accusa: «Bar-baro avrebbe riferito a Palamara che a carico mio, di Calafiore (Giuseppe Calafiore, socio di Amara e coimputato in più processi fra Roma Messina) e di Centofanti non c’era nulla: “Tutta fuffa”. Poco dopo, in un incontro a Messina «per questioni riguardanti Eni», Amara avrebbe raccontato quanto appreso da Centofanti all’avvocato Bonaventura Candido, che «era molto amico di Barbaro» e infatti «gli andò a riferire» tutto. Il manovratore del “Sistema Siracusa” viene aggiornato da Centofanti anche delle successive evoluzioni. L’imprenditore gli racconta di «un nuovo incontro» fra Palamara e Barbaro, con quest’ultimo che «si era lamentato del fatto che io fossi al corrente ditale interlocuzione», ma anche del fatto che ne avesse parlato con Buonaventura. Ma Amara si spinge fino a ipotizzare un ulteriore faccia a faccia fra il procura-tore generale e il manovratore del Csm «dopo i nostri arresti del 6 febbraio 2018», quando emerse il verminaio di Siracusa. E la fonte è sempre Centofanti: «Barbaro nel corso di tale incontro – dice Amara – avrebbe riferito a Palamara questa frase: “Hai visto, fino a che ci sono stato io non è successo nulla, poi è arrivato de Lucia ed è successo quello che è successo!». Secondo i riscontri del Gico, Barbaro (in veste di procuratore facente funzione) partecipa ad almeno due vertici con i colleghi di Roma sulle indagini a carico di Amara & C.: il 14 febbraio e il 15 marzo 2017.

Nel verbale, quasi tutto omissato, l’avvocato siracusano lascia anche qualche traccia di veleno: «Temo che possa esserci un intreccio sistemico che possa danneggiarmi», dice ai pm riferendosi alla Procura di Messina. E sbotta: «Barbaro ha impugnato il patteggiamento di Calafiore, una circostanza mai vista in precedenza». L’ipotesi di un conto da regolare emerge anche nella prima difesa mediatica di Barbaro. Che, non a caso, sottolinea «due strane coincidenze temporali» rispetto alle accuse di Amara. La prima, per il pg, è aver «proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza di patteggiamento riguardante il coimputato dell’avvocato Amara, e cioè l’avvocato Calafiore, per inadeguatezza della pena»; la seconda è che proprio ieri a Reggio Calabria «un delicato processo» in cui il magistrato messinese «è parte offesa di plurimi reati di diffamazione».

Finora è soltanto la parola di Amara contro Barbaro, che nega con forza qualsiasi coinvolgimento. E a questo punto è importante la testimonianza di Candido. Anch’esso sentito, lo scorso 9 febbraio. L’avvocato messinese ammette di aver parlato con Amara delle indagini che lo coinvolgevano assieme all’ex pm di Siracusa, Giancarlo Longo, «per la prima volta nel corso di un pranzo» al ristorante “Da Nino” a Letojanni. In quell’occasione il terzo commensale è Angelo Mangione, socio e difensore del legale aretu-seo. Ma fu «un confronto tra colleghi che iniziavano a conoscersi», riferisce Candido, al quale però gli interlocutori chiedono già nel pranzo di «predisporre subito una memoria difensiva» per Longo, di cui poi assume la difesa. L’avvocato messinese incontrerà più volte Amara a Roma.

Ma ricevendo confessioni su fughe di notizie? «Mi fece comprendere di sapere tante cose sullo sviluppo delle indagini. Eravamo al corrente che tirasse una brutta aria». Candido, in questo contesto, non parla di Barbaro, con cui ostenta ai pm «un rapporto di viva cordialità», una conoscenza «non solo nella sua veste professionale». Eppure i dettagli sul magistrato sostiene di apprenderli sempre da Amara, che gli raccontò come Barbaro «avesse interesse a “tenere a bagnomaria” questa vicenda, in quanto toccava il dott. Giordano (Francesco Paolo Giordano, allora procuratore di Siracusa, oggi sostituto pg a Catania), che era un concorrente per la corsa alla Procura generale di Messina, e ciò poteva pregiudicare la sua corsa a tale incarico». Una teoria sostenuta anche dal suo assistito Longo («sembrava convinto che Barbaro aveva un interesse che le indagini andassero per le lunghe per colpire Giordano»), ma contestata da Candido, con-vinto che il magistrato messinese «era una persona perbene» e, dopo avergli parlato, che «non conoscesse i dettagli di tale vicenda». Ma l’avvocato poi arrestato gli fece anche «qualche riferimento al rapporto tra Barbaro e Palamara», con riferimento a «un contatto in relazione alla vicenda Procura generale». Nel lungo colloquio, i pm di Perugia leggono l’interrogatorio di Amara a Candido. Che, in un primo momento, con-ferma il racconto sulle «indagini fuffa», ma poi, facendo riaprire, smentisce. E, sui rapporti Palamara-Barbaro, fa aggiungere che la nomina a procuratore capo di Messina c’era già stata, così come «gli apprezzamenti di Longo sulla vicenda Giordano erano precedenti». L’avvocato invierà al Gico un’ulteriore integrazione per iscritto, definendo le ipotesi di Amara «forti suggestioni comunque mai riprese e, per quanto mi riguarda, francamente per nulla verosimili». Ma Palamara e Barbaro si sono mai incontrati davvero? Le indagini della guardia di finanza non riescono a certificarlo. Nella chat di Whatsapp, il 10 ottobre 2017, c’è la traccia di un mancato appuntamento al Montemartini (probabilmente l’hotel Palazzo Montemartini di Roma), «dove ci siamo visti l’altra volta», precisa l’ex pm. 

«Rispetto a tale presunto incontro non si hanno evidenze», scrive il Gico nell’informativa. Eppure è lo stesso pg di Messina a rivelare un incontro con il l’ex leader di Unicost. E lo fa in una “comunicazione riservata” alla Procura di Messina del 14 ottobre 2017. Avrebbe visto Palamara due giorni prima, «trovan-domi per ragioni di servizio a Roma», nel suo ufficio al Csm.

Barbaro premette di essere stato informato «da un mio conoscente» che «in non meglio precisati ambienti giudiziari, verosimilmente di Catania o Siracusa» s’era diffusa la notizia che le sue indagini, da procuratore facente funzione, sul sistema Siracusa «sarebbe stato strumentalmente utilizzato per danneggiare» il rivale Giordano, in quel momento sotto scacco, per ottenere il posto di pg a Messina, «grazie anche all’interessamento» del «collega e amico» Antonino Di Maio, «del quale sono stato il magistrato affidata-rio durante l’uditorato», e dell’onnipresente Palamara. Di Maio è l’ex procuratore di Trani poi indagato per abuso d’ufficio e favoreggiamento personale nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo. Ma i rumors sul piano anti Giordano a cui fa riferimento il magistrato nella “riservata” trovano un riscontro (di cui l’allora procuratore facente funzione è al corrente) anche in un’intercettazione ambientale nella stanza di Longo, nel febbraio 2017.

Barbaro va da Palamara «al fine di accertare se anche costui fosse a conoscenza» delle «infamanti esterna-zioni». E il guru del Csm lo rassicura: sono «dicerie palesemente infondate», perché «evidentemente sape-va» che Giordano «era estraneo ai fatti». Ma, «per ragioni che non venivano esplicitate», Palamara pronuncia davanti all’interlocutore una fatwa sull’allora procuratore di Siracusa: «Non sarebbe mai stato proposto quale dirigente di un ufficio giudiziario messinese». 

Eppure il dominus delle toghe, rivela Barbaro, «mi faceva chiaramente comprendere di essere a conoscenza di circostanze relative al procedimento penale in questione, nel quale era coinvolto un suo amico, e mi riferiva i nominativi dei magistrati titolari e del Gip». Ma il discorso «non veniva ulteriormente approfondito», perché Barbaro non è «in condizione di interloquire sul punto» in quanto non essendo più procuratore facente funzione di Messina, non ha più «notizie sullo stato del procedimento e sui magistrati titolari».

Il confronto, nel racconto di uno dei protagonisti, finisce «su altri argomenti con altri colleghi nel frattempo intervenuti nell’ufficio». Nell’informativa il Gico scrive che sull’incontro del 12 ottobre 2017 rivelato da Barbaro «non emergono evidenze investigative». Ma i finanzieri, nel notebook sequestrato a Palamara, trovano una convocazione della commissione del Csm. Al tredicesimo punto all’ordine del giorno (nelle sedute previste il 9, 10 e 12 ottobre) c’è «l’esposto del Sig. Cateno Roberto De Luca (alias: “Scateno”, oggi sindaco di Messina, più volte indagato e finora sempre uscito pulito, ndr) il quale si duole di presunti favoritismi politici e connivenze “dalle movenze anche mafiose”» da parte dello stesso Barbaro e di altri due magistrati, Valeria Curatolo e Mario Samperi. L’esposto 311/2017, relatore il consigliere Antonio Leone, verrà archiviato.

I magistrati dovrebbero seguire l’esempio di Gesù, operando in ogni occasione con integrità!!!

Nelle intenzioni di preghiera, Papa Francesco, chiede ai magistrati di riflettere sugli effetti delle delle loro decisioni: Dai giudici dipendono scelte che influiscono sui diritti e sui beni delle persone.
Bergoglio afferma che per essere un buon magistrato occorre evitare favoritismi e pressioni che possono contaminare le decisioni da prendere: La loro indipendenza deve tenerli lontani dal favoritismo, dalle pressioni che possono contaminare le decisioni che devono prendere.
Come Gesù, questi pubblici ufficiali non devono mai contrattare la verità!!!
I Magistrati devono seguire l’esempio dato da Gesù, che non negozia mai la verità…
Il Papa esorta ciascuno di noi fedeli a pregare per coloro che gestiscono la giustizia: Preghiamo perché tutti quelli che amministrano la giustizia operino con integrità, e perché l’ingiustizia che attraversa il mondo non abbia l’ultima parola.
Certo anche il Papa… leggendo di quelle molteplici inchieste che hanno coinvolto uomini della magistratura, sarà rimasto frastornato… perché mai e poi avrebbe pensato che quei professionisti integerrimi, sarebbero potuti cadere così in basso!!!
Ogni tanto penso che sia un vero peccato che il sottoscritto non creda alla giustizia “divina”, sì… perché non mi sarebbe dispiaciuto potere vedere in un’altra vita, alcuni di quei togati, continuare la loro esistenza in uno di quei noti gironi dell’Inferno… 
V’immaginate la scena… posti lì a bruciare per l’eternità dentro quel calderone d’olio bollente per tutte le colpe commesse in questa terra… 
Ma Papa Francesco ci chiede di pregare per loro… 
Il sottoscritto aggiunge che una preghiera la si potrebbe anche fare per taluni di essi, in particolare per quei magistrati e/o uomini delle Istituzioni che hanno dato la vita per questo loro ingrato paese, ma dedicare oggi una preghiera generalizzata a tutti gli uomini di quell’ordine, mi viene alquanto difficile, già… è come voler pregare per tutti i prelati, sapendo che molti di essi hanno compiuto atti spregevoli nei confronti dei minori!!!
Quindi facciamo una cosa… per il momento lasciamo perdere le preghiere e pensiamo ai fatti, valutiamo chi sta operando in maniera corretta – vedasi ad esempio alcuni uomini e le donne della nostra procura etnea – e chi di contro meriterebbe di essere preso a calci in culo e purtroppo di questi – vi assicuro – ve ne sono tanti, anzi troppi!!!
Cosa aggiungere, io da tempo non credo più a nulla (anzi ho iniziato a scrivere un libro sull’argomento… ) ma una piccolissima parte di me vuole sperare, sì… che forse anch’io possa sbagliarmi e che le colpe commesse in questa terra da molti uomini e donne togati, vengano finalmente da essi espiate!!!
Almeno lì… in quell’altra vita, visto che in questa vita terrena, sono riusciti dopotutto – grazie a quei loro colleghi – ad evitare di esser condannati!!! 

Il Boss scappa, grazie ai servitori "infedeli" dello Stato!!!

Un altro capitolo penoso si aggiunge a quelli letti in questi giorni…
Una nuova inchiesta investigativa sulle fughe di notizie da parte di alcuni servitori dello Stato (marchiati ora come “infedeli”), che coinvolge la regione Campana e alcuni uomini che hanno fatto emergere quelle notizie riservate e coperte da segreto…
Non si riusciva infatti a comprendere come in talune azioni di contrasto, le procedure operative messe in campo nei confronti di quelle organizzazioni criminali… fallivano, a causa di circostanza ambigue… 
Ad esempio, vedasi quelle condotta contro alcuni uomini di un clan campano che decisero improvvisamente di non dormire nella propria abitazione, perché di lì a poche ore, sarebbe scattato un blitz nei loro confronti o come quella riportata alcuni giorni fa, dove una presunta madrina della camorra ha beffato tutti giocando in anticipo e cioè lasciando la propria abitazione alcune ore prima della retata…
L’insieme di detti avvenimenti erano alquanto strani e qualcuno all’interno di quegli uffici istituzionali ha iniziato a insospettirsi, dando il via a quel filone investigativo che ha portato quindi alla fuga di notizie…

Le successive intercettazioni hanno infatti confermato la presenza di contatti proibiti tra esponenti di spicco della camorra napoletana e non meglio specificati esponenti delle forze dell’ordine, soggetti che evidentemente erano a libro paga della camorra. 

Riporta un magistrato dell’inchiesta: “Uno degli aspetti più inquietanti dei gruppi camorristici è rappresentato dalla contiguità con servitori infedeli dello Stato, siano essi esponenti delle forze di polizia o di uffici giudiziari” – ed ancora – “durante la presente attività investigativa venivano captate conversazioni relative a tale preoccupante aspetto”!!!
Stando alla ricostruzione della Procura, uno dei boss della criminalità era a conoscenza di essere finito al centro di un servizio di appostamento, tanto infatti è bastato per attivarsi immediatamente con un’altra fonte (anch’egli servitore “infedele” dello Stato), che naturalmente al telefono confermava i suoi dubbi…
Infatti… è proprio grazie ad un’altra soffiata che quei criminali vengono avvisati di un blitz imminente; nell’intercettazione si sente dire: “entro 48 ore ci arresteranno tutti quanti”!!!
A confermare dei rapporti proibiti con quegli esponenti delle forze dell’ordine, viene di l’ a poco intercettata una discussione nella quale si ricorda il messaggio ricevuto che aveva permesso per l’appunto la fuga del boss: “La guardia ci disse di avvisarla che in serata l’andavano ad arrestare…”!!!
Ora sono oltre 140 i presunti affiliati alla camorra di Secondigliano arrestati e decine i sopralluoghi delle forze dell’ordine in quelle abitazioni popolari nelle quali si pensano possano nascondersi altri pericolosi latitanti…
Certo però che fino a quando ci saranno a proteggerli quei cosiddetti “infedeli” servitori dello Stato, la partita sarà sempre a loro favore, già di quella squadra di casa… e sì, perché loro giocano in 15 contro 7!!!
Ah dimenticavo: hanno pure l’arbitro a favore!!! 

Mi sento come il Commissario Montalbano, che come riporta: "La lurdia è dentro di noi"!!!

Ad ascoltare ogni giorno quelle notizie che riguardano le nostre istituzioni, i suoi uomini, da quelli più in alto “togati” fino agli ultimi – come dice Catarella – “ruote del carretto“, mi sento davvero male!!!
Ecco perché mi permetto di riproporre un video dell’episodio 11, intitolato “Il giro di boa“, di quel lontano 22 settembre 2005 in quanto – seppur passati 14 anni – mi sento oggi come quel Commissario, perché mi accorgo che non è migliorato nulla!!!
Peraltro… ricordate i fatti accaduti all’interno della Scuola Armando Diaz di Genova durante lo svolgimento del G8 nel 2001, quando dei reparti mobili della Polizia di Stato con il supporto operativo di alcuni (non tutti per fortuna) battaglioni dei Carabinieri, fecero irruzione e arrestarono ben  93 attivisti mentre 61 furono portati in ospedale in quanto feriti, dei quali 3 in prognosi riservata e uno in coma….

Per chi non ricorda quell’avvenimento passato, furono posti sotto accusa 125 poliziotti, compresi dirigenti e capisquadra, per quello che fu definito dalla stampa un pestaggio da “macelleria messicana“!!!

Certo sono passati 18 anni d’allora, ma se osserviamo quanto è successo quest’anno, si ha come l’impressione che nulla sia cambiato… o per meglio dire, che una parte di quelle Istituzioni, rappresentata da uomini e/o donne, ci abbia di fatto traditi!!!
Perché è così che mi sento oggi… già come quel Commissario Montalbano, fortemente ingannato da tutto ciò in cui credevo, sì… in quella giustizia che ritenevo al di sopra delle parti, in quei soggetti delle nostre forze dell’ordine che reputavo incorruttibili e soprattutto moralmente integerrimi!!!
Ma abbiamo visto che è così… e leggere quelle inchieste che hanno portato agli arresti, magistrati, funzionari di polizia, finanzieri, uomini dell’arma dei carabinieri e gdf, per proseguire con dirigenti e funzionari all’interno di quegli apparati statali, ecco… non so voi, ma io mi sento leggermente… “schifiato“!!!
Vero… non bisogna fare di tutta un’erba un fascio, ma se ciascuno stelo di quel “fascio” avesse controllato meglio quanto accadeva intorno ad esso, forse non saremmo arrivati a questo punto!!!

Ma d’altronde si sa… è la natura umana a condizionare gli uomini, in particolare tutti coloro che per l’appunto nascono “deboli“!!!

Già… perché subentrano dei fattori determinanti, quali ad esempio la paura di esporsi, sì… personalmente, quel modo d’essere di fatto omertosi, l’evitare di mettersi in cattiva luce nei confronti dei propri colleghi con il rischio d’essere ritenuti – a causa di quelle denunce – dei traditori…
Ed ancora, il voler proteggere i propri colleghi, il voler difendere l’apparato nel quale si opera, ecco quanto sopra conduce ciascuno di loro a limitare la propria professionalità, a scapito ovviamente della morale e di ciò che rappresenta (attraverso quella propria appartenenza), la giustizia!!!

Servitori dello Stato“… già così vengono definiti da tutti, ma stranamente proprio nel 2017 avevo scritto un post a riguardo, nel quale  ritenevo già allora, che qualcosa non funzionasse in maniera corretta ed oggi purtroppo le inchieste evidenziate, mi danno ragione: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2017/06/servitori-dello-stato-certamente-no.html
Concludo quindi con le stesse parole pronunciate da un magistrato chiamato a valutare quegli uomini e donne delle nostre Istituzioni: “non è consentito in uno stato di diritto quale è il nostro, che la sola appartenenza a una categoria sociale oppure a un corpo meritevole qual è quello delle nostre forze dell’ordine, renda immuni da ogni responsabilità e autorizzi persino la commissione di reati, mettendosi al riparo dal subire indagini – Sono soddisfatto che le misure abbiano colpito un numero ristretto di militari, a dimostrazione dell’impegno, della correttezza, del senso delle istituzioni e dello spirito di sacrificio che normalmente pongono nell’adempimento dei loro molteplici e delicati compiti i militari delle nostre forse dell’ordine, verso i quali esprimo ancora una volta, unitamente ai sostituti procuratori tutti, il più incondizionato e alto apprezzamento…
Già…