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Ambarabà, Ciccì, Coccò, ai tre uomini confermò, lo spartirsi dei lavori, con denari e favori… il gran Boss così parlò, Ambarabà, Ciccì, Coccò!!!

Se dovessimo descrivere con modelli i soggetti “Ambarabà, ciccì, coccò“, questi potrebbero essere rappresentati in tre strutture distinte ma legati tra esse, già… in una serie di rapporti di scambi che potremmo semplificare in: politico, imprenditoriale, mafioso.

Lo schema, se pur può sembrare ridotto all’essenziale –va detto che esiste una molteplicità di rapporti che investono più componenti sociali ed i ruoli possono essere tra loro sovrapposti e/o diversificati), rende l’idea della complessità di questo sistema “illegale” che da quasi un secolo soffoca il nostro territorio.

Infatti, ciò che si vuol far credere all’opinione pubblica – da parte di quei oggetti posti nei settori chiave politico/istituzionale – è che vi sia da parte loro un interesse nel compiere i necessari atti a salvaguardia dei cittadini e di contrasto nei confronti della mafia, in particolare in quelle zone periferiche in cui si ha necessità d’intervenire per salvare i molti giovani a rischio. 

Questa categoria d’élite dimostra infatti di saper apprezzare gli arresti condotti dalle forze dell’ordine nei confronti di quegli affiliati criminali, ma evita (stranamente) di porre l’attenzione o di prendere le distanze – esprimendo di conseguenza il proprio risentimento, imbarazzo e soprattutto la propria contrarietà – quando si indaga sulla politica collusa o in quegli uffici istituzionali, tra i suoi referenti, nelle banche e soprattutto in quegli ambiti legati alla massoneria.

D’altronde come dicevo sopra vi è un legame che unisce ciascuno di essi ed è un meccanismo che fa si che essi si proteggano sempre, per salvaguardare ciascun loro interesse che va dalla raccomandazione, al favoritismo, dall’avanzamento di carriere, al giro di mazzette, corruzione, etc…

D’altro canto si sa… il politico favorisce l’imprenditore che si aggiudica gli appalti (oppure la concessione di favori di varia natura, come licenze, permessi, etc); egli infatti, utilizzando quel proprio ruolo all’interno della gestione pubblica, trasforma ciò che teoricamente dovrebbe essere una scelta imparziale, in una vera e propria contrattazione privatistica.

L’imprenditore da parte sua favorisce l’amico politico tramite il pagamento di tangenti, oppure interviene con favori di varia natura, come ad esempio finanziamenti per le campagne elettorali e sostegno in occasione delle elezioni.
Ecco quindi che viene totalmente a scomparire quella corretta libera concorrenza e si determina di fatto un meccanismo di spartizione del denaro pubblico!!!
Ed è in quest’ultima fase che la mafia gioca un ruolo determinante, perché grazie ad essa che si provvede all’organizzazione del consenso, alla raccolta dei voti, alla gestione delle preferenze elettorali, in particolare proprio in quelle aree periferie tenute sotto loro controllo.

Si può dire – senza ombra di dubbio – che quell’associazione criminale, rappresenta in maniera decisa lo strumento di consenso indispensabile per chi vuole forzare a suo favore i meccanismi della democrazia rappresentativa, ricevendo a fine elezione, proprio da quel politico ora eletto, favori di varia natura, tra cui licenze edilizie, concessioni, crediti agevolati, protezioni in senso generale, finanziamenti e rimborsi comunitari, leggi favorevoli e soprattutto interventi nei processi giudiziari.

Quanto sopra riportato, descrive solo in parte i vantaggi di ciascuna coalizione, ma mi riprometto nei prossimi post, di entrare meglio nello specifico affinché si possano comprendere in maniera palese, tutti i motivi che spingono la maggior parte dei miei conterranei a non voler cambiar nulla…
Sì… è vero: non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare!!!

La criminalità organizzata sugli appalti per i servizi della rete ferroviaria: per ora sono solo 35 le misure cautelari ma sono certo che a breve – da altre regioni – si aggiungeranno nuovi nominativi!!!

Certo scoprire che negli appalti per i servizi della rete ferroviaria vi sia – secondo l’ultima indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli – la criminalità organizata potrebbe sembrare una sorpresa ma se si analizzano le procedure di molte di quelle aggiudicazioni si scopre come dietro vi sia l’attuazione di procedure illegali e coercitive…

Difatti, le società che puntano a quegli appalti, ma anche le imprese che vengono solitamente inserite in qualità di subappaltatori, riescono ad ottenere ciò attraverso metodologie molto pratiche e soprattutto dirette ad ottenere quello scopo, vedasi l’utilizzo di metodi estortivi, la turbativa d’asta, l’intestazione fittizia di beni, la corruzione e soprattutto il riciclaggio, il tutto con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa che da un lato permette di controllare quegli appalti e d’altro determina chi deve lavorare e chi no…

Come sempre avviene in questi casi, quando cioè si giunge alla fine dell’inchiesta, ecco che si procede con l’esecuzione dei provvedimenti di misure cautelari, nel caso specifico per 35 soggetti, con i relativi decreti di sequestro preventivo sia di beni mobili che di immobili per un valore complessivo stimato in circa 50 milioni di euro.

A questi soggetti sono state imposte, per circa la metà, le misure di custodie in carcere, mentre per tutti gli altri, gli arresti domiciliari e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria…

Va altresì detto come i provvedimenti cautelari, siano stati eseguiti no solo nelle province di Napoli, ma anche in quelle di Caserta, Roma, Bari e Lecco, e sono stati emessi diversi procedimenti dal gip di Napoli nei confronti di persone ritenute gravemente indiziate, tra cui un avvocato e un responsabile di un’agenzia bancaria…

Ritengo che se quanto svolto in questi giorni dalla Dda partenopea, fosse anche esteso ad altre regioni del nostro Paese, si scoprirebbe come il sistema attualmente perpetrato ed ora per fortuna emerso, grazie all’inchiesta di cui sopra, non rappresenti altro che un esempio perfetto di quanto sta accadendo anche in altre realtà, di cui però finora si è preferito non indagare…

D’altronde non dobbiamo dimenticare come quei grossi appalti siano una manna dal cielo per la nostra politica e per molti referenti istituzionali che trovano attraverso essi un vero e proprio indotto, garanzia occupazionale per i propri familiari e/o amici, nuovi posti di lavoro in un grave momento di crisi, ma soprattutto, questi soggetti “raccomandati” diventano con il tempo, garanzia di quelle preferenze elettorali da sfruttarsi al momento opportuno… 

Quindi cosa dire, fa comodo a molti restare come siamo, poi che gli appalti vengono compiuti in maniera non regolare, che la sicurezza (tanto decantata dai nostri Presidenti e governanti) non venga applicata in maniera corretta, che le forniture siano sotto dimensionate e i raggiri sono sotto gli occhi di tutti, beh… poco importa, perché come si dice da noi “mangia e fai mangiare…”, perché ciò e quanto la maggior parte dei miei connazionali vogliono di fatto ottenere!!!

Penso che a tutti noi non resta che attendere di leggere – su qualche testata nota – la prossima inchiesta giudiziaria sui lavori “ferroviari”; d’altronde, considerate le facoltà magiche personali che molti amici mi attribuiscono, ho la sensazione che a breve, anche nella mia regione Sicilia, potrà accadere qualcosa di analogo con quanto emerso in queste ore… 

Come dicevo, non resta che attendere…

Pio la Torre: se dovessimo applicare in modo analitico quella sua legge, molti suoi connazionali oggi starebbero in carcere!!!

Era il 30 Aprile 1982 quando il segretario del “Partito Comunista Italiano” in Sicilia, Pio la Torre, veniva ucciso dalla mafia.

Fu lui a introdurre nel codice penale la previsione del reato di “associazione di tipo mafioso” e la confisca dei beni, una legge che permise di colpire la mafia su ciò che egli riteneva più importante e cioè il denaro…

Era il disegno di legge 1581, “Norme di prevenzione e di repressione del fenomeno della mafia e costituzione di una commissione parlamentare permanente di vigilanza e di controllo” nella quale veniva definita l’associazione di tipo mafioso quando, coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali.

Ed allora leggendo quanto sopra, ma soprattutto, osservando ciò che accade quotidianamente, la sensazione ahimè avvertita dal sottoscritto e che egli (insieme alle altre vittime di mafia) sia morto invano!!!

Mi dispiace dover manifestare questo pensiero, ma purtroppo la realtà ha evidenziato come questo Stato e ancor più le Istituzioni, abbiano concretamente realizzato sì quella legge, ma nel metterla in pratica, ci si è appositamente dimenticati di colpire coloro che pur non legati a quel cosiddetto vincolo “mafioso” sono perennemente predisposti nel compiere, insieme ad altri loro colleghi, quella gestione controllo di molte attività economiche, in cui vi è la necessità di ottenere concessioni, autorizzazioni, assegnazione di appalti o di servizi pubblici con la cnseguenza di realizzare ovviamente profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri legati proprio a quella forma di vincolo associativo… 

D’altronde vorrei ricordare come l’articolo 416 bis del codice penale stabilisce che chiunque fa parte di un’associazione (non solo di tipo mafioso) formata da tre o più persone, è punito con la reclusione da dieci a quindici anni e coloro che promuovono, dirigono o organizzano l’associazione siano puniti con la reclusione da dodici a diciotto anni, a cui segue in entrambi i casi la confisca dei beni!!!

Ora ditemi, ad esclusioni dei mafiosi chi sono coloro che hanno in questi lunghi anno pagato??? 

Mi riferisco a quelle migliaia di soggetti tra uomini/donne dello Stato, a quanti tra essi svolgono la funzione di parlamentari o rappresentano un qualsivoglia organo esecutivo territoriale locale, ad esempio regionali, provinciali o anche comunale e cosa dire di quegli amministratori giudiziari, dei dirigenti di Enti e di tutti quei funzionari o semplici dipendenti delle pubbliche amministrazioni??? 

Ecco se a questi poi sommiamo coloro che operano in altri settori  pubblici importanti come la Sanità, l’Università, la Scuola, gli Enti previdenziali, i Consorzi, le Partecipate etc… è emerso come dalle numerose inchieste giudiziarie e da un approfondimento dettagliato di di quei soggetti, il numero di coloro che di fatto appartengono a quel “vincolo associativo” sia numeroso e consistente, rappresentando la vera infezione grave a cui questo nostro Paese dovrebbe porre da sempre rimedio!!! 

Mi chiedo quindi: se chì commette quei delitti è le stesso che dovrebbe fare in modo che questi non si realizzino, come si può pensare di risolvere il problema quando la stessa legge “Rognoni-La Torre” non viene mai applicata a questi particolari soggetti, in quanto – se pur essi profondamente indegni – non risultano ahimè censiti all’interno di quelle note famiglie mafiose…

Già… come si dice: fatta la legge, trovato l’inganno!!!

La nuova mafia abita in mezzo a noi, ma è diventata invisibile!!!

Caro Don Ciotti, ho letto stamani l’articolo pubblicato su “La Repubblica” e se da un lato ne condivido il pensiero, ritengo quanto dichiarato superato da un bel pezzo; già è come se Lei si fosse fermato ad alcuni anni fa e non fosse andato avanti. 

Lo dico tra l’altro come associato a “Libera” perché vede, parlare di mafia, di boss, di criminalità organizzata, d’imprenditoria collusa è molto semplice, esiste e sappiamo tutti come essa faccia di tutto per appropriarsi di quei settori econiìomici dove girano parecchi milioni di euro… 

Ma il problema fondamentale oggi è costituito dalle coperture a livello politico o dalle complicità finanziarie ed economiche cui lei fa correttamente riferimento, no… sono i cittadini, il livello medio/basso e soprattutto tutti quegli ambienti istituionali che sembrano rappresentare di fatto la legalità e la giustizia, ma che celano al proprio interno, soggetti che mostrano essere fortemente collusi e corrotti…

Quì non si tratta più di contare le vittime, come anche lei ha potuto costatare sono anni che non accade nulla, in particolare si può anche dire che non esiste più neppure il concetto di “antimafia” di cui ormai nessuno crede più… 

D’altronde mi dica che cosa significa essere antimafia? Quanti sono i soggetti che si dichiarano apertamente, che denunciano con il proprio nome e cognome o anche con la propria faccia??? Beh… pochissimi, il sottoscritto le ha contate sulla proprie dita… 

Ma si sa… i cittadini preferiscono restare omertosi, nessuno che denuncia pur di salvaguardare la propria posizione o per garantirsi quel proprio orticello familiare necessaria per una eventuale raccomandazione, la stessa d’altronde che ha permesso loro di essere ora lì, in quei ruoli strategici se pur inadeguati.

Lacchè di mer… che approfittano di questo attuale sistema per compiere qualsivoglia malaffare e mettersi in tasca le tante mazzette che girano e non in maniera celata ma ben visibile!!!

Sì è vero… resta il sentimento puro di migliaia di giovani, gli stessi che scendono in piazza, ma sappiamo entrambi come quella grande intensità dovrà confrontarsi presto con la realtà, già… tutta quella passione verrà infettata dalla società civile, dalle circostanze esterne, ma anche dagli stessi familiari, gli stessi che negli anni hanno beneficiato di quegli appoggi e che sanno bene a cui doversi rivolgere per agevolare il percorso dei propri figlioli, perché senza quelle agevolazoni, essi dimostrano essere altrettanto inadeguati!!!

Altro che seme di legalità, l’unica cosa che è germogliata in questi anni si chiama “raccomandazioni e favori”, è rappresenta difatti per quei nostri giovani, la totale mancanza di responsabilità!!!

Ma lei è come Martin Luther King ed a quel suo “I have a dream”; sogna che ci possa essere un paese diverso e un futuro equo per tutti i giovani, ma sa bene che non è così!!!

Difatti, è proprio quello che alla fine della sua intervista rivolgendosi ai suoi giovani dichiara: “per costruire una realtà diversa bisogna prima sognarla”!!!

Mi dispiace concluedere non questa frase, ma il sottoscritto preferisce le parole riportate da Cicerone in una delle sue “Epistulae”: “Sunt facta verbis difficiliora”; letteralmente: “I fatti sono più difficili delle parole”!!!

La tendenza generale??? E’ sempre la stessa… farsi corrompere, ricevere mazzette, evadere e truffare a più non posso!!!

Sarà colpa della pandemia, ma l’impressione che ricevo dalle notizie che vado leggendo quotidianamente dimostra come l’intervento delle forze dell’ordine è sempre più in aumento e la tendenza generale evidenzia come vi sia una preponderanza di crimini mirati, in particolare sotto il profilo finanziario…  

La speranza era che la situazione emergenziale e i controlli serrati compiuti da parte delle forze di polizia, portassero a diminuire gli atti compiuti da parte della criminalità organizzata, in particolare quei reati contro la pubblica amministrazione, contro la persona e soprattutto quelli fiscali, ma ahimè quanto auspicato non ha avuto riscontro nella realtà, viceversa, la coercizione messa in campo insieme ad un patrimonio finanziario bloccato a seguito del covid-19, ha inasprito ancor di più la tendenza ha prendere possesso di tutte quelle attività entrate in sofferenza e di cui l’emergenza pandemica ha contribuito a fare emergere tutte quelle problematiche già in essere, di cui soffrivano parecchie società, in particolari quelle della ristorazione e delle attività commerciali…

La circostanza comunque più grave è che alle modalità specifiche attuate da quelle varie strutture criminali e dell’utilizzo di quel cosiddetto “metodo” mafioso con cui ormai quei loro affiliati si sono aggiudicati molte di quelle società e/o imprese ancora slegate da meccanismi diretti di affiliazione, si è venuto a creare nel territorio circostante una forma di sodalizio, tra quell’associazione imprenditoriale, che si avvale del metodo mafioso e quel mondo grigio che si muove in contemporanea su quello binario…

Un sistema da tempo consolidato, che il contagio epidemico ha ancor più rinsaldato, proprio a causa di quelle restrizioni che hanno visto diminuire gli introiti a nero di molti di quei soggetti, che non hanno più potuto prestare la propria complicità nel portare a compimento quelle iniziative, in particolari pubbliche ma non solo, che necessitavano per essere finalizzate di un aiuto interno da parte di quei colletti grigi… 

Un sodalizio funzionario/mafioso che volge il proprio sguardo su tutto ciò che riguarda nello specifico il contesto sociale e territoriale, lo stesso nel quale prende forma ed opera…

Ed allora in un periodo così incerto, con il rischio che un nuovo lock-down possa limitare nuovamente molti di loro a dover operare in “smart-working” e quindi restando segregati nella propria abitazione, senza poter aver la possibilità diretta di attuare tutti quei comportamenti fraudolenti ed illegali, gli stessi per i quali finora si erano resi disponibili, mentre ora a causa la pandemia, offrono – pur di poter raccogliere qualche mazzetta – la propria disponibilità, a prezzi ribassati…  

E non mollano niente: forse chissà… per non perdere la priorità acquisita???

19 Luglio 1992 – Morire per che cosa, a già… per la patria!!!

Come non ricordare in ogni momento della nostra giornata questa fatidica giornata del 19 luglio del 1992!!!

Ho già scritto parecchi post su quella su quella strage e su quanti sono stati barbaramente uccisi da cosa-nostra (e non solo): dal giudice Paolo Borsellino agli agenti di scorta Claudio Traina, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli e Eddie Walter Cosina.

Certo, rivedendo quanto accaduto, prima con il collega Falcone e poi con tutte le vicende giudiziarie che ne sono seguite, fino alla scarcerazione dell’esecutore di quegli attentati, entrato nel programma di protezione, viene spontaneo chiedersi, se quella lotta valesse la pena compierla…

Certo, se parlate con il sottoscritto vi dirà che non vi è vita vissuta se essa non prevede anche la morte…. 

Ma si sa, chi vive la propria vita da idealista e crede fermamente che attraverso le azioni e le parole si possa giungere a modificare quel particolare stato soporifero vissuto dalla maggior parte dei propri concittadini, non ha alcuna paura della morte, perché sempre pronto a morire per i propri ideali…

D’altronde, non si dice che “un uomo non muore mai se c’è qualcuno che lo ricorda…”??? Ed allora mi viene da credere che forse è grazie a questo pensiero che molti familiari vittime della mafia, sono riuscite (forse) nel corso di questi lunghi anni a sopravvivere… 

Io ricordo bene i danni provocati da quell’esplosione, in quegli anni frequentavo Palermo per … , ed un giorno passando dinnanzi a quella strada di Via D’Amelio rimasi scioccato nel vedere quelle immagini, quei palazzi sventrati, sembrava di essere in un luogo di guerra…

Ciò che comunque con il passar del tempo mi ha poi fatto riflettere, è essere ritornato dopo tanti anni in quei luoghi e aver visto come tutto fosse ritornato com’era, quasi a voler far scomparire quanto fosse accaduto, era come se quella strage andasse di fatto dimenticata, già… come se si fosse deciso arbitrariamente di non lasciare alcun segno su quel tragico momento!!!

Dicono che si muoia due volte. Una volta quando si smette di respirare e una seconda volta, un po’ più tardi, quando qualcuno ricorda il tuo nome… ed io ormai rivedo in ciascuna di quelle commemorazioni quanto sopra e ciò mi fa rabbia, perché invece di soffermarsi a ricordare, lo Stato e i suoi referenti istituzionali, invece di portare ghirlande e corone di fiori, avrebbe dovuto dare le giuste risposte a ciascun familiare e a ognuno di noi, dimostrando di aver condannato i reali colpevoli e non soltanto i loro pseudo esecutori, scoprendo chi si è impossessato di quell’agenda rossa del giudice Paolo e per quali motivi, e facendo luce su lavoro di una vita che è stato stroncato da qualcuno che sapeva troppo e forse chissà il suo nome era proprio riportato in grassetto su quell’agenda!!!

Giovanni Falcone l’aveva capito, tanto da scriverlo: Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.

Già…

La scarcerazione del boss Giovanni Brusca, attraverso le parole di don Luigi Ciotti…

Luigi Ciotti a Famiglia Cristiana:” Il dolore dei familiari è assolutamente comprensibile. Ma con la liberazione dell’ex boss mafioso si dimostra una giustizia che non è vendetta e che contempla la rieducazione del condannato”

Don Luigi Ciotti, 76 anni, è stato uno dei primi in Italia a capire l’ importanze di lavorare per costruire un’ alternativa alla mafia. Da quando nel ’ 65 ha fondato a Torino il Gruppo Abele,-  per l’ inclusione e la giustizia sociale coniugando accoglienza e cultura, dimensione educativa e proposta politica – i cammini si sono ampliati e diversificati, Negli anni ’ 90 è nato il periodico “Narcomafie”, nel 1995 “Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. Il 21 marzo 2014 il Papa ha celebrato messa con lui, per la Giornata in memoria delle vittime innocenti di tutte le mafìe.

Don Luigi molte persone sono disorientate dalla liberazione di Giovanni Brusca, feroce killer di Cosa Nostra, poi collaboratore di giustizia….

«Bisogna pensare innanzitutto al disorientamento e, in certi casi, al risentimento dei famigliari delle vittime. Il loro stato d’ animo è comprensibile e legittimo. La maggior parte di loro attende ancora verità e giustizia. Nei loro riguardi occorre dunque una maggior attenzione anche in termini di diritti. Riguardo invece la liberazione di Brusca, credo che si debba tenere presenti alcuni elementi».

Quali?

«Primo. Dalla scelta di collaborare di Brusca lo Stato ha tratto un innegabili vantaggi, come è stato riconosciuto da figure importanti della stessa magistratura. La sua confessione ha infatti permesso una grande quantità di arresti e un netto indebolimento della Cosa Nostra stragista dei “Corleonesi”. Secondo. Decidendo di collaborare Brusca sapeva bene a cosa andava incontro, conoscendo dall’ interno l’ organizzazione criminale di cui svelava i segreti. Andava incontro a una condanna a morte perché la mafia non perdona chi tradisce, a maggior ragione se il “traditore” è stato una figura non secondaria dell’ organizzazione. Terzo. La legislazione sui “pentiti” e “collaboratori di giustizia” è stata voluta fortemente da Giovanni Falcone. Certo si è trattata di un’extrema ratio, ma si è rivelata efficace con la mafia così come si era rivelata efficace con il terrorismo politico. La giurisprudenza deve misurarsi a volte con vicende storiche che richiedono nuovi parametri perché ci pongono di fronte a mali che non possono essere combattuti con strumenti ordinari. Quarto elemento. Concordo con il Procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho quando dice che l’ uscita dal carcere di Brusca non è una sconfitta ma una vittoria dello Stato. Lo Stato deve dimostrare una levatura morale superiore a quella dei suoi avversari o attentatori, e questa superiorità si dimostra anche attraverso una giustizia che non sia vendetta, che garantisca da una parte una giusta pena, dall’ altro uno spiraglio di speranza per chi sconta la pena e dimostra nei fatti di essere  cambiato, di stare dalla parte della giustizia. Del resto si tratta di un principio sancito dall’ articolo 27 della Costituzione laddove si parla di pene che devono tendere alla “rieducazione” del condannato».

E in base alla sua esperienza personale che considerazione fa?

«È il quinto elemento, tratto dalla mia personale esperienza. Bisogna credere nel cambiamento delle persone, nella capacità di riscattarsi dal male, il male subito ma anche il male compiuto. In 56 anni d’ impegno sociale ho visti percorsi di cambiamento e di conversione. Nessuno è irrecuperabile. Certo bisogna richiamare alle responsabilità e stimolare crisi di coscienza, delineando al contempo le opportunità offerte da un cambiamento radicale di vita non solo in termini di vantaggi materiali ma di libertà interiore, possibilità di vivere una vita più libera perché più giusta e più vera. Certo non è facile, e proprio nel mondo delle mafie le conversioni si contano sulle dita di una mano. Ma credo che si debba tentare. Mi auguro che Brusca si sia incamminato in questo cammino di ricerca di verità, non solo sui delitti di Cosa Nostra, ma sul suo esserne stato complice ed esecutore».

Dal suo osservatorio come è cambiata la sensibilità, in Italia, su questo argomento nella comunità ecclesiale?

«È cambiata in positivo, nel senso che in molti contesti la sensibilità è diventata consapevolezza e la consapevolezza impegno. Oggi sono aumentate le realtà ecclesiali impegnate a livello sociale, culturale, educativo. Missione della Chiesa è essere coscienza critica della società in cui vive e voce propositiva dei valori più alti e vitali, non limitandosi alla denuncia del fenomeno mafioso, ma rivolgendo il pressante appello, dando un vero aiuto alla conversione e, soprattutto, formando una nuova coscienza di fronte alla mafia. La strada è in salita perché, in generale, nella società è in aumento una sorta di normalizzazione: il fingere che il problema non esista o sia meno grave di quel che sembra, complice il suo manifestarsi in forme anche nuove e meno aggressive».

Quali momenti, quali prese di posizione che hanno segnato questo tema?

«Per rispondere occorrerebbero molte pagine. Mi limito a enunciarne alcune: già nel 1900 don Luigi Sturzo disse:” la mafia ha i piedi in Sicilia ma la testa forse a Roma. Risalirà sempre più crudele e disumana verso il Nord per portarsi al di là delle Alpi”. Il 3 settembre del 1982, ai funerali del Prefetto Dalla Chiesa,  il cardinale di Palermo Pappalardo denuncia l’ immobilismo e i ritardi della politica: “(…) mentre così lente e incerte appaiono le mosse e le decisioni di chi deve provvedere alla sicurezza e al bene di tutti (…) quanto mai decise, tempestive e scattanti sono le azioni di chi ha mente, volontà e braccio pronti per colpire”. Pochi giorni dopo, il 13 settembre, il Parlamento approverà il 416-bis, legge che per la prima volta parla esplicitamente di “associazione di stampo mafioso”. Nell’ ottobre 1991 la Commissione Giustizia e pace della Cei, pubblica un importante documento: «Educare alla legalità». Un passaggio dice: “Il cristiano non può accontentarsi di enunciare l’ ideale e di affermare i principi generali. Deve entrare nella storia e affrontarla nella sua complessità, promuovendo tutte le realizzazioni possibili dei valori evangelici e umani della libertà e della giustizia”. E ancora,  il 9 maggio 1993, dalla Valle dei Templi di Agrigento l’ invettiva di Giovanni Paolo II dopo l’ incontro  con i genitori del giovane magistrato ucciso Rosario Livatino, oggi beato: “Non può l’ uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, calpestare questo diritto santissimo di Dio. Nel nome di Cristo mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!”. Altro passo importante è stato il discorso di Benedetto XVI a Palermo nel 2010 quando definì la mafia come “strada di morte” e soprattutto le parole di Papa Francesco nell’ omelia della Santa Messa celebrata il 21 giugno 2014 alla Piana di Sibari in Calabria, quando definì la mafia “adorazione del male” e dunque i mafiosi “scomunicati”, non in comunione con Dio. Molto importanti sono il documento della Conferenza Episcopale Calabra “Per una nuova evangelizzazione della pietà popolare”, il documento dei Vescovi della Capitanata sulla mafia foggiana:” Giustizia per la nostra terra”, il documento contro il fenomeno della camorra dei Vescovi della Conferenza Episcopale della Campania: “Per amore del mio popolo non tacerò (1982)”, la lettera dei Vescovi di Sicilia a 25 anni dall’ appello di San Giovanni Paolo II: ”Convertitevi!”. Ma, accanto al positivo, permangono come detto eccessi di prudenza, rigidità, zone d’ ombra. E l’ idea che si possa essere cristiani senza un impegno per la giustizia sociale né un forte senso delle responsabilità civili dà luogo, in certi casi, a inquietanti forme di indulgenza – e perfino di copertura – verso forme di religiosità del tutto strumentali, come quelle esibite da alcuni esponenti delle cosche mafiose. Ecco allora la necessità, per la Chiesa, di continuare a saldare con forza il Cielo e la Terra, la dimensione spirituale con l’ impegno sociale e, pur nella specificità del proprio ruolo, di far sentire la sua voce contro le mafie e tutte le forme di “mafiosità” – corruzione, egoismo, indifferenza – che spianano la strada al potere delle organizzazioni criminali».

Formazione ad intra, catechesi, e  annuncio come sono state coniugate su questo tema?

«Dopo un lungo e spesso faticoso cammino sta emergendo la consapevolezza che parole esplicite su questo tema debbano essere pronunciate nel Catechismo, nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa e nel Diritto canonico. Lacuna più che mai da colmare dal momento che una Chiesa che parla al mondo non può non prendere posizione di fronte a un male ormai globalizzato come quello delle mafie. Mi auspico che nell’ annunciato Sinodo della Chiesa Italiana vengano affrontati anche i temi legati a mafie e corruzione».

Quali cammini di collaborazione con uomini e donne di buona volontà, anche di altre comunità di fede? 

«I cammini nell’ arco degli anni si sono intrecciati e moltiplicati  man mano che cresceva, anche grazie all’ opera riformatrice di papa Francesco, la consapevolezza che la fede implica un’ etica, cioè un impegno della Chiesa e del credente nel mondo e per il mondo. Con altre confessioni religiose come la Chiesa Avventista del Settimo Giorno, la Chiesa Ortodossa Rumena, l’ Unione Induista Italiana, la Comunità Islamica, l’ Unione Comunità Ebraica Italiana, l’ Unione Buddista Italiana, la Chiesa Valdese, si sono creati legami stabili e, in certi casi, di lunga data».

Massimo Giletti: chi sa non parla, perché gli ha fatto comodo così!!!

Caro Massimo, sai bene quanto ammiro il tuo lavoro, ma l’inchiesta sulla mafia girata in Sicilia e trasmessa ieri sera su La7 intitolata “Abbattiamoli“- con la testimonianza di Calogero Pulici, stretto collaboratore del Procuratore Aggiunto, Teresa Principato, nelle indagini su Matteo Messina Denaro – credimi non ha nulla di scandaloso sotto il piano dello scoop, perché ripete le stesse circostanze ambigue che abbiamo già visto durante l’arresto di Totò Riina, di quel suo appartamento lasciato lì senza alcun controllo, chissà forse affinché lo stesso venisse vandalizzato e quella sua cassaforte defraudata di chissà quale documenti compromettenti…

D’altronde basti vedere la comunicazione nel mese di Agosto trasmessa al Capitano “Ultimo” (Sergio De Caprio – divenuto successivamente Colonnello) al quale, proprio il Comando generale dei Carabinieri lo informava d’averlo ridimensionato dalla guida operativa dei suoi duecento uomini del Noe…

Per chi non lo sapesse, sono uomini addestrati a perseguire reati ambientali, ma soprattutto individui capaci di scovare quelle attività di malaffare e di corruzione, preparati nel saper riconoscere quei reati legati alla circolazione di denaro per il pagamento di tangenti, concussioni, traffico, ecc…

Ed ora, nel vedere quella tua intervista: https://www.la7.it/nonelarena/video/abbattiamoli-giletti-intervista-calogero-pulici-sul-mistero-della-mancata-cattura-di-messina-denaro-11-06-2021-386459 ho ricordato un mio post, scritto nel 2015, in cui raccontavo una vicenda quasi analoga a quella accaduta al finanziere ed ora da te intervistato: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2015/08/non-piu-ultimo-ma-primo-tra-i-primi.html  

Ma d’altronde non è ne la prima e neppure l’ultima novità!!! 

Abbiamo visto quanto accaduto nella trattativa tra “Stato e mafia” e cosa è successo successivamente a Massimo Ciancimino – figlio del politico democristiano Vito Ciancimino, ex Sindaco di Palermo legato alla cosca mafiosa di Salvatore Riina – che dopo essersi proposto a testimone di giustizia in vari processi di mafia (facendo emergere tra l’altro quel noto “papello”) è stato a sua volta (incredibilmente) indagato per calunnia, concorso in associazione mafiosa e quindi condannato in via definitiva per reati vari… 

Non parliamo poi dei depistaggi compiuti durante le stragi dei due giudici Falcone e Borsellino, una vergogna e nessun colpevole… 

Credo che in questo nostro Paese sia impossibile far emergere la verità, perché sono in molti a ritenerla scomoda ma non solo… rischiosa, già perché farebbe saltare molte teste, di cui alcune attualmente sedute in quelle comode poltrone istituzionali!!!

Caro Giletti, provare a ribaltare la storia è quasi impossibile, sì è vero, ci si può provare e tu insieme a molti di noi ci stai provando, ma non sempre si riesce a far cadere quel muro di omertà e complicità, in particolare quando si tratta di provare a far emergere nomi o circostanze ben riportati in quei fogli da tempo ingialliti, furtivamente portati via da quella cassaforte…

Sono certo che chi è entrato in possesso di quei documenti si è potuto permettere in questi anni di manovrare, corrompere, inquinare e soprattutto ribaltare gli uomini e le donne di questa nazione, affinché nuovi equilibri politici, economici e finanziari, potessero proseguire quegli intrecci programmati, a cui sono certamente state fatte seguire, le necessarie posizioni istituzionali e ahimè anche mafiose, affinché il paese potesse giungere dov’è!!! 

Scusate ma non sono d’accordo. Mafiosi per poter godere della protezione dello Stato, bisogna pentirsi prima di essere catturati!

Giovanni Brusca lascia il carcere, grazie a una legge che consente ai mafiosi che collaborano con la giustizia di ottenere benefici, ad iniziare dagli sconti di pena…

Una legge voluta dal giudice Falcone e se la normativa può essere considerata cinica e opportunistica, essa ha portato a importanti risultati, soprattutto ha chiarito molte di quelle pagine vuote di cui non si sapeva nulla…

Ma allora tutto si riduce ad un mero ragionamento opportunistico, tra costi e ricavi, e seppur ne comprendo in pieno i vantaggi del criminale nel tentare di riacquistare la propria libertà, viceversa non ne comprendo i reali vantaggi che lo Stato riceve ai fini processuali…

Come d’altronde non sono minimamente convinto del suo pentimento o che questo individuo abbia di fatto raccontato tutto, già… chissà se si è riservati di raccontare circostanze che avrebbero potuto tirare in ballo noti politici, gli stessi che poi negli anni, hanno sì, affinché si giungesse oggi a quella scarcerazione…

Ecco perché non sono convinto di quel pentimento, certo non ho elementi per poterlo escludere, ma come ripete spesso mia moglie, “chi nasce quadrato, non muore tondo“, ma certamente quanto in questi anni ha raccontato agli inquirenti, ha sicuramente portato a condanne eccellenti, a cui lo Stato forse non sarebbe mai giunto!!!

Comunque, anche nel caso in cui si siano ottenuti reali benefici da quel pseudo “pentimento“, il sottoscritto ritiene che nulla cambi moralmente in quei criminali, neppure il tempo trascorso all’interno di quei penitenziari!!!

D’altronde per un soggetto che si è assunto più di 150 omicidi tra cui il piccolo Di Matteo, non posso credere che all’interno di esso si sia conservata quantomeno una piccola parte buona, già… mi riferisco a quella morale!!!

Ecco perché sono in molti a parlare di  “Vergogna di Stato”, perché con questo metodo è facile essere per un periodo criminali e poi quando catturati dimostrarsi “pentiti”!!!

Non condivido nulla di questa doppia possibilità, sì… è come se essi sapessero a priori che esiste in ogni circostanza una doppia occasione, quella criminale e quella da uomini liberi!!!

Lungi da me pensare di poter anche lontanamente condividere quel pensiero criminale o qualsivoglia atto che possa minimamente ispirarsi a quei comportamenti coercitivi, ma viceversa mi sento  di potervi dire, che conoscendo la mia razionalità, difficilmente mi sarei mai pentito se avessi deciso nel corso della mia vita di fare il criminale e sicuramente ne avrei pagato le conseguenze!!!    

Ecco perché non posso credere che Brusca sia oggi pentito nel suo animo, anzi penso proprio il contrario e chissà se tra qualche anno non scopriremo quanto sia stato capace di prenderci tutti per i fondelli, se non noi… certamente questo cosiddetto “Stato quaraquaquà“!!!

E quindi, la legge va riformata! 

Mafiosi per poter godere quindi della protezione dello Stato, bisogna pentirsi prima d’essere catturati, altrimenti è troppo facile così…

"La mafia non è invincibile"!!! Già… belle parole, peccato però che in questi lunghi anni, non si sia riusciti a debellarla!!!

“O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative”, con queste parole esordisce il Presidente Mattarella e continuando: “La mafia esiste ancora, non è stata sconfitta. È necessario tenere sempre attenzione alta e vigile da parte dello Stato”!!!

Ed allora viene spontaneo chiedersi: ma di quanto altro tempo c’è bisogno per far si che non si parli più di mafia in questo nostro paese???

Non è che forse le politiche di contrasto sia state labili o influenti ai fini di quella lotta??? 

Perché non ci si spiega come sia possibile che questa organizzazione criminale, anche durante un periodo di crisi come quello appena attraversato – causa emergenza sanitaria – abbia riacquistato credibilità e capacità finanziaria, mentre tutto il resto del paese sia andato a chiudere…

Il sottoscritto un’idea su quel fallimento ce l’ha e parte da quell’organo istituzionale chiamato “magistratura” che proprio in questi mesi ha perso credibilità dinnanzi la pubblica opinione e che ha permesso dal suo interno, d’indebolire la lotta al crimine e alla mafia…

Per poi passare alla politica e a quelle norme mai realmente attuate, come giustificare l’aver permesso – anche se solo per pochi mesi – l’apertura delle porte del carcere a soggetti con il 41-bis, giustificando quell’atto di clemenza, con la presenza del covid-19 all’interno di quei penitenziari…

E cosa dire di quei governi nazionali che in questi lunghi anni si sono alternati, incapaci di dare un reale segnale di lotta alle mafie e neppure di crescita al paese, in particolare al meridione, sempre più colpito da quelle presenze coercitive…

La verità che a nessuno interessa combattere la mafia, perché essa fa comodo a molti, in particolare proprio a quei soggetti che grazie a essa ci mangiano!!!

Come ho scritto in un mio precedente post… basterebbero poco più di sei mesi per fare scomparire la mafia e ciascun loro affiliato, ma prima di tutto serve la volontà di farlo, altrimenti staremo ancora qui a sentir cazzate da quel pulpito, ogni qualvolta si dovrà commemorare chi, a differenza di loro – realmente – la mafia l’ha combattuta in prima linea ed è il motivo per cui oggi non è più tra noi!!!

Il resto sono e restano soltanto chiacchiere e di queste – credeteci – ci siamo rotti i c….!!!  

Sembra ieri eppure sono passati 29 anni da quella giorno tragico di Capaci e ad oggi i veri protagonisti di quella strage, non sono mai emersi!!!

Già… sono passati 29 anni da quella strage di Capaci e domani si ripeterà quella consuetudine ipocrita di usare le icone di Falcone e Borsellino per fare un po’ di propaganda… sia personale da parte dei nostri uomini istituzionali (necessaria a consolidare la propria immagine dinnanzi all’opinione pubblica) che sociale per quanti aspirano ad ottenere visibilità politica per la loro prossima campagna elettorale…

Eppure ci si dovrebbe preoccupare di un periodo così tragico come quello che stiamo vivendo e non mi riferisco al covid-19… no, parlo della crisi drammatica della “magistratura” che ha evidenziato sia nel caso Palamara che per quanto concerne i corvi al Csm, di come anch’essa, baluardo di giustizia e legalità, sia stata colpita da una drammatica e devastante crisi morale!!!  

Sono d’altronde le stesse irregolarità marcate e invasive che si sono ravvisate nell’inchieste compiute sui due magistrati dopo essere stati assassinati insieme alle loro scorte…

Infatti, che fine ha fatto quell’agenda rossa o quei file spariti dal notebook personale che conteneva gli appunti del giudice Falcone necessari guarda caso per difendersi dalle accuse formulate da quel Csm…???

Un portatile acceso mentre si trovava in un locale posto sotto sequestro e con i sigilli del Ministero della Giustizia, ma tutti noi sappiamo bene che fine abbiano fatto quei nostri eroi dell’Antimafia… 

Sì vedrete, domani saranno nuovamente tutti lì a ricordarli: prima a Palermo e poi chissà a Capaci…

Condivido quanto detto dal ministro della Giustizia Marta Cartabia, ricordando la figura di Falcone: “Ha insegnato che nella lotta alla mafia non basta perseguire il singolo reato; bisogna agire su tutte le articolazioni su cui si radica il potere della mafia. Quelle sociali, quelle economiche. Quelle che oltrepassano i confini nazionali”.

Difatti ritengo sia all’estero che vada ricercata la verità storica, bisogna ripartire dalla posizione degli Usa!!! 
Quest’ultimi infatti vedevano nella politica internazionale del presidente Andreotti qualcosa da doversi interrompere, in particolare quei processi di distensione iniziati con l’avvento di Papa Woityla, politiche che si contrapponevano a qualsivoglia conflitto militare internazionale e spingevano l’allora governo italiano ad attuare nuove aperture anche nei confronti della Russia di Gorbačëv… 

Ma un nuova figura si era candidata a Presidente degli Usa, George Bush, che di lì a poco diverrà uno degli uomini più potenti del mondo, appoggiato tra l’altro da quelle industrie degli armamenti che per il sostegno finanziario dato alla sua elezione, chiedevano ora quel ritorno d’investimento attraverso nuovi conflitti mondiali, che come abbiamo avuto modo di vedere, ci sono stati e sono durati parecchi anni!!!

Ecco perché la politica estera del presidente Andreotti andava alterata, perché avrebbe di fatto compromesso quell’imperialismo americano: egli quindi, insieme a quel suo partito “Democrazia cristiana” andava bloccato!!! 

Come fare quindi affinché ciò poteva realizzarsi??? 
Semplice, compiere due stragi d’effetto…  in particolare la seconda doveva scatenare a livello mediatico un reazione deflagrante: già… la fine della Prima Repubblica con i suoi partiti tradizionali e l’avvento di un nuovo corso politico che abbiamo visto quale essere stato…

E la mafia??? Ma quale mafia, quella è stata usata per lasciare il marchio, per dire a tutti chi era stato l’artefice di quella strage, chi era stato quindi a compierla… 

Ma quelli erano semplici pecorai!!! Brusca non aveva mai preso un telecomando in vita sua, non sapeva neppure come usarlo, gli hanno fatto credere che avesse realmente premuto quel pulsante, ma sono stati altri – ben più professionisti – a farlo!!!

Ecco a cosa è servito l’ausilio dell’FBI, per dare il l’etichetta di origine a quella strage, attraverso immaginate un po’… cicche di sigaretta lasciate appositamente in quella collinetta, poi ritrovate e analizzate (mi chiedo… mentre che c’erano, perché non lasciavano quei pecorai anche il loro documento d’identità sotto qualche pietra) ma per favore…

Cosa nostra si è fatta prendere in giro e quei suoi uomini sono stati ingenui comparse!!!
Per loro è stata la fine, poiché da semplici attori sono divenuti dinnanzi agli occhi del mondo i veri criminali di quella strage, mafiosi e assassini che da tutti ora venivano e andavano colpiti per quanto avevano commesso: sì… per aver utilizzato un congegno (forse neanche funzionante…) senza neppure saperlo !!!

Mentre, della vera organizzazione non se ne saprà più nulla!!!

Già di tutti coloro che hanno realizzato lo studio e la dinamica di quell’attentato, di come si sia saputo anticipatamente di quel piano di volo coperto da Segreto di Stato e quindi di quegli apparati dello Stato deviato che hanno avvisato da Roma del suo arrivo a Palermo; ed ancora, della consegna e della predisposizione della dinamite sotto quel tratto stradale, della scelta del luogo e del momento ideale su quando compiere quell’attentato, tutte circostanze studiate in maniera precisa e dettagliata da altri, quegli stessi soggetti che in questi trent’anni non sono mai emersi!!!

Il resto si è soltanto prestato a recitare una comparsa, la stessa che ogni anno ci viene ahimè a noi tutti… riproposta!!!

23 febbraio 1889: Stanislao Rampolla del Tindaro… morto "suicida" per mafia!!! Ma secondo i giudici, a Marineo la mafia non esisteva!!!

Nel 1887 Stanislao Rampolla era stato incaricato dal questore di Palermo Taglieri con il preciso compito di contrastare la mafia di Marineo, poiché «la mafia di quel difficile comune, per lungo tempo sopita, tentava di levare nuovamente il capo».

Stanislao morì suicida, sì… “per la vergogna” a seguito del suo trasferimento da parte del Prefetto per le sue denunce contro la mafia di Marineo, in provincia di Palermo.

Ripartiamo dall’inizio, Rampolla, cavaliere del Regno, aveva alle spalle 35 anni di servizio nella polizia ed un passato di combattente nelle rivoluzioni del 1848 e del 1860. A Marineo aveva trovato un memorandum del precedente delegato, Gaetano Pepi, che accusava il notaio Filippo Calderone, da otto anni sindaco del paese, di esercitare la propria autorità per proteggere i malviventi.

Dopo appena due mesi, Rampolla, in perfetta sintonia col comandante dei carabinieri Giuseppe Attardi, poté confermare al questore Taglieri che il notaio Calderone usava le 27 guardie campestri per danneggiare i suoi avversari politici, che le guardie municipali da lui reclutate erano dei delinquenti comuni, sottoposti in passato a misure di polizia per estorsione, furti e persino omicidi, e colpevoli adesso di vessazioni e prepotenze a danno dei commercianti. Non solo, il carcere cittadino era in mano agli uomini del sindaco, i quali consentivano ai detenuti di passeggiare tranquillamente per il paese. In sostanza, il sindaco Calderone proteggeva criminali in cambio di quel sostegno elettorale che gli consentiva di mettere le mani sul municipio, lucrare con la sua attività professionale e procacciare clienti ai figli Innocenzo e Camillo, avvocati a Palermo.

Nella gestione illegale del Comune erano implicati anche alcuni suoi assessori, come Giobatta Cangialosi e Pietro Mordagà, oltre ai consiglieri comunali, tutti analfabeti o semi-analfabeti, e i pretori Galluzzo e Ferrante, che, insieme al Regio Procuratore di Palermo Nicolai, gli davano appoggio.

In questo contesto, il tesoriere comunale Carmelo Pecoraro era cognato dell’assessore Cangialosi; il commesso telegrafico, che alloggiava gratuitamente nei locali comunali, era cognato del genero del sindaco e cugino del consigliere Pernice; l’addetto al trasporto della corrispondenza, Onofrio Romeo, era zio dei consiglieri Pernice e Calderone; e il fratello sacerdote, Ciro Romeo, era maestro elementare; il registro della popolazione era gestito da Vincenzo Marino, cognato del consigliere Scarpulla e cugino dell’assessore Calderone; un panettiere, tale Ciro Bivona, cugino dei consiglieri Sanfilippo e Pernice e compare del sindaco, era diventato capo della polizia urbana.

Il contesto ambientale e i reati contestati al Calderone avrebbero dovuto comportare la sua immediata destituzione da sindaco. Il Prefetto, però, non solo non intervenne, ma, da lì a poco, così come aveva fatto con i precedenti delegati, trasferì ad altra sede (prima Castronovo, poi Castelbuono) anche il cavalier Rampolla, che qualche giorno dopo, per la vergogna, si suicidò.

La vedova, Giovanna Cirillo, scrisse un memoriale all’allora Ministro dell’Interno Francesco Crispi, che ebbe l’effetto di trascinare in tribunale il sindaco e i suoi complici, ma il processo si concluse con la loro assoluzione. Secondo i giudici, infatti, a Marineo la mafia non esisteva, il cavalier Rampolla era solo un vecchio pazzo e sua moglie solo una povera vedova accecata dal dolore!!!

C.O.V.I.D…. il virus??? No: Collusioni Omertose (d’un) Verminaio Istituzionale Delinquente!!!

L’anno sta finendo, ma nulla sotto il profilo della gestione del malaffare, delle collusioni e di quei sistemi clientelari e corruttivi è andato diminuendo….

Infatti, grazie al “C.O.V.I.D.”, quanti gestiscono quei poteri d’affari hanno aumentato in questi mesi i loro introiti e tra loro – incredibile a dirsi – si sono insinuati anche coloro che viceversa avrebbe dovuto far rispettare la legge ed invece, per come stiamo leggendo in questi giorni, in modo celato si sino proposti per fare affari anche quei soggetti legati alla criminalità organizzata che hanno trovato grazie a questi ultimi, benefici che viceversa non avrebbe mai ottenuto… 

Difatti, basti contare le complicità che sono emerse durante l’anno su quegli uomini e donne della nostra magistratura, in particolare vedasi quanto emerso in Calabria, ma non solo, anche in luoghi che fino a poco tempo fa si credevano “immuni”, già… come il Trentino e la Valle d’Aosta!!!

Abbiamo visto ribaltare clamorose inchieste di mafia/’ndrangheta e quei loro affiliati considerati un tempo affiliati, ora, grazie alle sentenze, sono divenuti semplici appartenenti a gruppi malavitosi e quindi punibili con semplici reati di associazione… 

Sì.. questo “C.O.V.I.D.“, ha evidenziato mai come in quest’anno la diffusione di quel  virus… che nulla centra con quel “19”, perché questo tratta di corruzione, omertà, di un verminaio istituzionale delinquente,  sceso a patti con l’immoralità e perdendo ogni essenza propria di dignità!!!

Certo, le mafie in questo periodo – come ho scritto più di una volta quest’anno – si sono adeguate alla pandemia, anzi quest’emergenza sanitaria ha permesso loro di inserirsi in un più ampio mercato “legale“, lasciato ora libero da quegli scoraggiati imprenditori che hanno preferito chiudere la loro attività, cedendola dopo tanti anni di sacrifici… imprese che come stiamo vedendo, sono state immediatamente acquistate da quei “soggetti”, a prezzi certamente vantaggiosi…

E così… c’è chi fallisce o liquida tutto e chi viceversa prolifera, propone affari, gestisce nuove situazioni e soprattutto entrano a gamba tesa sul mercato, grazie a quelle complicità di cui parlavo sopra, già di quegli uomini istituzionali, della magistratura ed anche ahimè delle forze dell’ordine…

Sì… un sistema criminale controllato da personaggi legati ai vari clan che utilizzano il proprio portafoglio per corrompere dirigenti e funzionari di quegli uffici pubblici, ma non solo, grazie a sentenze pilotate limitano o fanno direttamente annullare quegli atti giudiziari…

Un sistema corruttivo ormai chiaro, basato su sentenza comprate, consulenze false, perizie affidata ad avvocati e commercialisti “amici degli amici”, il tutto per giungere a verdetti favorevoli che hanno quale fine quello di far beneficiare i criminali… 

Certo, il tutto è stato organizzato grazie anche al periodo di crisi che si è venuto a creare grazie al “Covid-19” che, se da un lato ha permesso di bloccare gran parte delle attività amministrative di quei Tribunali, di contro ha fatto sì che si potessero compiere celermente quelle attività burocratiche/giudiziarie senza che nessuno si potesse accorgere di quanto stesse accadendo, già… a iniziare dai loro colleghi certamente retti… 

Vedremo quindi a breve con la ripresa delle attività – grazie anche alle vaccinazioni – cosa accadrà all’interno di quegli ambienti e quanto tempo ci vorrà per riprendere a pieno quello standard, recuperando quanto è andato perduto…

Chissà quindi se con il 2021 non verranno portate a galla nuove inchieste, già… per scoprire che quanto finora emerso, non rappresenti altro che la punta di un iceberg, perché tutti quegli individui fortemente “inquinanti”, sono ahimè ancora sott’acqua!!!

La vera antimafia si fa in prima persona, senza dover attendere – per come finora fatto – che siano sempre gli altri a metterci il coraggio!!!

Si parla di contrasto alla mafia, di combattere quella generalizzata omertà, di non sottostare alle estorsioni compiute da quei soggetti affiliati alla criminalità organizzata, ma quando si tratta di mettere in pratica quelle azioni, quando si tratta di denunciare ecco che la maggior parte fugge o si piega!!!

Sì… sento ogni giorno parlare di antimafia, ma quando dichiaro di passare all’azione, di mettere in pratica quei gesti fondamentali per determinare il giusto distacco da quei racket… ecco che improvvisamente vengo guardato con sospetto, quasi fossi un “alieno” ed il discorso cambia improvvisamente su argomenti diversi e superficiali…   

Ecco perché ammiro Giuseppe Piraino, perché in qualità di imprenditore ha deciso di non piegarsi al racket, denunciando gli esattori che gli chiedevano il “pizzo”…

Oggi comunque non è più solo… quel clima di ostilità sta cambiando – anche se va detto… il problema resta ancora presente in tutta la sua gravità, poiché si sa… la cultura mafiosa è ancora ben presente nel territorio – ma egli ha saputo dimostrare di non aver paura e difatti va avanti, sì… oggi insieme ad altri commercianti che come lui dimostrano di non aver paura…

Forse è tempo che all’interno di quell’associazione criminale, ci si convinca che è tempo di modificare quel proprio “modus operandi”, già… quel proprio modello organizzativo di negoziazione con cui finora ha sopravvissuto, in quanto ormai, questa consueta pratica non può più essere applicata, proprio in virtù della circostanza che la diffusione della pandemia sta determinando…

I commercianti stanno chiudendo a causa dei debiti affrontati ed oggi in gioco vi è la loro di sopravvivenza e quindi non sono più disponibili a barattarla con nessuno, in particolare con chi – senza averci messo nulla di proprio, mi verrebbe da dire… come lo Stato – pensa di voler imporre ancora una “tassa“!!!

Basta quindi con esose richieste amministrative, basta con il pizzo e quant’altro, perché se si continua così – sì… con il prossimo eventuale lock-down – saranno i cittadini a porsi dinnanzi alle proprie attività con i bastoni, in particolare perseguitando tutti coloro che proveranno a chiedere loro denaro!!!     

“Il tempo è nemico, tanto quanto la mafia”!!!

Con questa frase ha esordito il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, valutando le procedure burocratiche necessarie alla realizzazione di nuovi impianti pubblici per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti in Sicilia…
Certo per far ciò ci vorrà del tempo, anche perché come abbiamo visto, quei suoi precedenti colleghi hanno volutamente “preferito” trascurare il problema, che ora emerge in tutta la sua gravità!!!
Si sta agendo con procedure ordinarie – ha aggiunto durante la conferenza stampa – ma non ci vorranno sei anni come già avvenuto, perché pensiamo di realizzarli in tre anni. Ma si sa.. le procedure sono estenuanti nelle attese“. 
La verità è che non è cambiato nulla da quando veniva riportato alcuni anni fa in una relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti: “in Sicilia, prima dell’ambiente è inquinato il sistema gestione rifiuti!!!
Già… ben 400 pagine ed una intensa attività d’indagine parlamentare, seguita quindi da tre missioni e decine di audizioni ed una importante acquisizione di documenti per disegnare lo stato dell’arte del ciclo dei rifiuti…
Difatti, il perdurare della capacità d’infiltrazione del sistema da parte di “cosa nostra”, dimostra ancora oggi una diffusa e penetrante corruzione negli apparati amministrativi ed il ricorso massiccio al sistema delle discariche, tutte situazioni che si annidano dietro il continuo stato di emergenza… 
Un sistema di illegalità diffuso e radicato che costituisce uno dei veri ostacoli ad un’autentica risoluzione delle problematiche esistenti in questa terra…
Certo dice bene il presidente Musumeci: “dobbiamo impedire il monopolio, l’oligopolio“, sottolineando di “avere rispetto per l’imprenditoria privata, quando resiste alle pressioni esterne ed è impermeabile“!!!
Ma quanti di essi realmente hanno finora evidenziano in maniera concreta quella propria dissociazione (da quell’organizzazione criminale…) è tutto da dimostrare!!!
D’altro canto ditemi: quanti sono gli imprenditori che hanno finora denunciano???
È stato evidenziato come molte società e i loro imprenditori (non possedendo alcun merito personali e quindi imprenditoriale…) non potrebbero sopravvivere in un sistema legale, già… per loro sarebbe impossibile crescere in una terra che basa la propria economia sulla concorrenza leale. 
Ecco perché per crescere o per meglio dire “proliferare” in questa regione, si ha bisogno di quell’ausilio “esterno”, di quell’organizzazione mafiosa che attraverso proprie capacità economiche e finanziarie, collegamenti diretti con amministratori e politici, legami con dirigenti, funzionari e professionisti ben inseriti in quella zona “grigia”: ecco i reali motivi perché nessuno di loro si dissocia, perché non avrebbero alcuna possibilità di sopravvivere!!!
Certo, comprendere i confini per un imprenditore è difficile, quanto può spingersi o viceversa limitare quelle proprie azioni, poiché… se da una lato troviamo i cosiddetti imprenditori “affiliati“, dall’altro vi sono molti altri che non interloquiscono direttamente con quel sistema, sì… in alcuni casi non ne fanno formalmente parte, ma purtroppo, per portare a soluzione quelle loro problematiche sono costretti a rivolgersi a quei politici o ancor peggio a funzionari infedeli, che  a prima vista concedono quel sostegno in modo gratuito, ma successivamente, faranno in modo che quegli imprenditori restituiscano il favore ricevuto, ecco quindi che indirettamente, senza alcuna volontaria intenzionalità, si dà inizio a quello scambio di favori…
Per cui, se potessi dare oggi un ammonimento al nostro Presidente Musumeci, gli consiglierei in quel suo ruolo di non fidarsi!!! 
Già perché pur apprezzando quanto da egli annunciato e cioè che:” l’obiettivo della Regione nel settore è di arrivare al 60% al pubblico e al 40% ai privati, che adesso trattano il 70% “, resta sempre da risolvere il problema più importante, quello di trovare soggetti “incorruttibili e forse visto il caso specifico dovrei aggiungere “coraggiosi“, che sappiano da un lato non piegarsi alle volontà di quel mondo colluso e criminale, ma anche verificare con attenzione quelle procedure previste – sia per quanto di competenza delle strutture pubblici, che ancor di più per quelle compiute dalle imprese private – affinché si possa iniziare a risolvere definitivamente questo problema dei rifiuti – altrimenti come solitamente avviene in questa terra – tutti questi “bellissimi” intenti, resteranno delle inutili chiacchiere!!!

Il 26 Agosto venne eletto Papa il cardinale Albino Luciani, conosciuto con il nome di Giovanni Paoli I: 33 giorni dopo venne assassinato!!!

A differenza di tutti coloro che in questi lunghi anni, hanno evitato di toccare l’argomento, per i motivi che ben intuiamo, ecco il sottoscritto – visto l’anniversario – riprende uno di quei casi di cui il nostro Vaticano non può andare fiero!!! 
Sì… potremmo inserire questo omicidio con tutte quelle migliaia di crimini, compiuti in questi duemila anni sotto il nome di Gesù Cristo!!!
Ed allora ripercorriamo quanto accaduto in quei 33 giorni…
Era il 26 agosto del 1978 quando il patriarca di Venezia, cardinale Albino Luciani, veniva eletto Papa e prendeva il nome di Giovanni Paolo I…
Tutti quelli che lo conoscevano parlavano di un persona mite, semplice nei modi e con una grande umiltà d’animo…
Ma dietro quella sua giovialità, vi era un uomo con una grande polso di ferro, conosciuto in quell’ambiente per aver risolto questioni difficili e spinose… 
Infatti… già da vescovo dimostro quella sua energia quando, di fronte alla ribellione ripetuta della comunità di Montaner – che voleva imporre alla diocesi il nome del parroco per motivi principalmente ideologici – Luciani non esitò a piombare in paese, portare via il tabernacolo con l’eucarestia ed annunciare l’interdizione canonica contro la parrocchia!!!
Una decisione certamente sofferta e da cui scaturì uno scisma, ma resasi obbligata dalla necessità di difendere l’incolumità dei sacerdoti inviati lì per svolgere il loro mandato e che venivano ripetutamente intimiditi e cacciati da quei cosiddetti “ribelli“. 
Dietro quindi a quel sorriso, non si nascondeva un “bonaccione”, ma tutt’altro, ma un uomo forte, mai arrendevole e  pronto a confrontarsi con tutti, senza mai farsi intimorito nel dover prendere una decisione scomoda!!!
Ecco… è in questo suo carattere che va analizzata la sua morta… in quel voler fare piazza puliti di tutti quei prelati che negli anni si erano macchiati di colpe gravi e di cui egli, era da Papa, venuto a conoscenza!!!
33 giorni… tanto durò il suo pontificato, uno dei più brevi della storia della Chiesa cattolica..
Difatti, il 29 settembre dello stesso anno, papa Luciani morì e secondo quanto riportato il decesso fu attribuito ad un infarto improvviso… ma d’altronde qualcuno di voi pensava forse che le autorità vaticane, avrebbero dichiarato l’assassinio… a dimostrazione di quanto sopra, sappiate che non fu mai eseguita alcuna autopsia su quel corpo, con la giustificazione che si trattava del cadavere di un pontefice…
Caro Papa Francesco, perché non dai oggi l’autorizzazione – a quasi 40 anni di distanza – a verificare se sono presenti veleni nel corpo di Albino Luciani, d’altronde con le nuove tecniche diagnostiche, autoptiche e forensi, ci vorranno pochi giorni per scoprire le cause di quella morte e si eliminerebbero tutti i possibili dubbi!!!
Ma la risposta la conosciamo già… è morto perché è stato assassinato!!!
I motivi vanno ricercati nel dossier che Papa Luciano stava preparando, che conteneva l’elenco di tutta una serie di alti prelati, tra cui molti cardinali, iscritti alla Massoneria e non solo, forse erano tra coloro che avevano partecipato alle migliaia di abusi sui minori… e non escludo che tra quei nomi, ci possa essere stato anche un cardinale, poi divenuto Papa…
Come ben comprenderete, la sua morte improvvisa evitò quella epurazione… e molti di quei soggetti a rischio, continuarono a restare nelle proprie poltrone, ed anzi, qualcuno prese pure il suo posto e difatti abbiamo visto cosa è accaduto storicamente… 
Innanzitutto in Polonia il sindacato “cattolico” Solidarnosc, guidato dall’operaio Lech Walesa, iniziò uno scontro con le autorità comuniste in cui aveva una parte di rilievo anche la Chiesa (in particolare è stato dimostrato l’interessamento personale di Karol Józef Wojtyła) e che condusse ad una rivoluzione pacifica che diede al Paese un nuovo assetto costituzionale… 
Seguì la caduta del muro di Berlino, la fine di regimi totalitari sudamericani o quelli dittatoriali come quello di Nicolae Ceaușescu in Romania, l’attentato di Alì Agca, per giungere alla fine di quella nazione chiamata URSS…
Una cosa è certa…  l’incartamento presente nella stanza di Papa Luciani, il giorno seguente la sua morte, era sparito!!!

Quali nomi erano riportati in quel dossier… e chi può avere avuto vantaggio da quella sua morte??? 

Forse è solo una coincidenza, ma certamente è strano che in una struttura blindata, qual’è il Vaticano, si sia riuscito a far sparire un documento così importante… 
Alcuni mesi fa ho letto un bel libro intitolato “In nome di Dio”, nel quale l’autore ipotizza un omicidio a sfondo politico ad opera di alcuni prelati che per l’appunto si opponevano alle riforme programmati da papa Luciani, come ad esempio quel famoso “IOR”, gestito a quel tempo dal tanto discusso monsignor Paul Marcinkus, ed anche di Roberto Calvi, il presidente del Banco Ambrosiano trovato alcuni anni dopo impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri, a Londra (l’inchiesta parlo di “assassinio”, accostando in proposito il nome del Vaticano a Cosa nostra e alla massoneria…)!!!
Dovrei parlare della gestione del denaro della mafia, delle dichiarazioni di alcuni pentiti tra cui Vincenzo Calcara, di quelle banche e dei loro banchieri come Michele Sindona, a disposizione del vaticano tanto quest’ultimo da essere indicato come “l’uomo mandato da Dio”, già… ma quell’abile banchiere di Patti, s’accorge subito che qualcosa non funziona e che i bilanci presentati dal Vaticano sono falsati e che la situazione è peggiore di quello che sembra…
Una cosa è certa, papa Luciani vuole provvedere immediatamente alla trasformazione della banca vaticana e soprattutto evidenzia forti riserve sull’operato di monsignor Marcinkus… una circostanza questa che, visti i legami di quell’alto prelato, gli costeranno molto cari, tanto da pagarle con la sua vita!!!
Già prima i due monsignori erano giunti allo scontro, quando alcuni anni prima Luciani, aveva chiesto allo Ior per evitare il pignoramento di uno dei palazzi vescovili più antichi di Venezia, sede del seminario… 
Monsignor Marcinkus rifiutò l’aiuto e dovette intervenire Paolo VI in persona, inviando (a quello che sarebbe stato di lì a poco il suo successore) un assegno a sua firma, proprio il giorno in cui l’ufficiale giudiziario avrebbe dovuto porre i sigilli all’edificio!!!
Non resta molto da aggiungere, Albino Lucini è stato assassinato e se qualcuno di quel ristretto mondo Vaticano desidera smentire questa mia tesi, convochi tre società internazionali ed indipendenti, in grado di portare a termine  quegli accertamenti biologici e tossicologici (secondo rigorosi standard internazionali e linee guida forensi), che a suo tempo – per i motivi sopra descritti – non furono compiuti!!! 

19 Luglio, Via D’Amelio: Il momento più buio della Repubblica!!!

Via d’Amelio, Sicilia, Palermo… sono passati ventisei anni anni da quella strage, dove il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli e Walter Eddie Cosina, persero la vita…
Già sono passati ventisei anni e abbiamo ascoltato i giudici della Corte d’Assise di Caltanisetta, confermare come dietro a quella strage vi sia uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana!!!
Resto (come allora…) dell’idea che quel secondo attentato – dopo il precedente del collega Falcone – servì principalmente per ottenere – in maniera “democratica” – un golpe, d’altronde come dimenticare i successivi giorni di black-out, tra Palazzo Chigi e gli apparati di sicurezza, una circostanza quest’ultima mai chiarita…
Quello fu un clima di completo smarrimento, di confusione  generale, non si sapeva a chi dare le responsabilità, se hai terroristi, alla mafia o come riportavano alcuni investigatori che ipotizzavano la presenza dei servizi deviati… uomini certamente legati ai poteri forti, ma pur sempre esterni alle istituzioni.
Abbiamo visto peraltro come dietro quegli attacchi “pilotati”, vi sia stata una corrente politica che aspirava a prendere il potere prima in Sicilia e quindi in tutta l’Italia… destabilizzando quella politica e soprattutto quei partiti della prima repubblica, in cui uomini erano finiti sotto le vicende giudiziarie prima di tangentopoli e quindi sotto il ricatto degli attentati… 
Sì è vero, sono passati ventisei anni… ma non è cambiato nulla o meglio qualcosa è cambiato, ma le domande su quanto accaduto, restano ancora lì…. senza risposte!!!
Infatti, grazie a quel disordine pubblico, si è intervenuti per colmare il vuoto della politica nazionale… in particolare un partito nato dalle ceneri di ciò che restava di quelle superate formazioni politiche, vecchie conoscenze i cui voti ora sono transitati verso questa nuova realtà, hanno dato il via (dalla Sicilia), a quella scalata che portò quel partito “variegato” al governo!!!
Così facendo si garantirono sia gli interessi economici/finanziari del suo leader, che quelli mafiosi dei loro amici politici regionali/nazionali, che di lì a poco, si sarebbero trasformati in scambio di voti e intervento abrogativi, a favore dei boss, come ad esempio il 41bis!!!
Borsellino è morto, ed è morto perché stava per colpire tutti coloro che facevano parte di quel sistema colluso e criminale, lo stesso che ha ordito quel complotto nazionale!!!
Ciascuno di quei nomi era scritto in grassetto, sì… su quell’agenda rossa, che poi, come tutti sappiamo, sparì nel nulla, ma vedrete… un giorno improvvisamente salterà fuori.
Una cosa è certa… “cosa nostra” ha agito seguendo gli ordini ricevuti, gli stessi soggetti con cui aveva suo tempo concordato la nota “trattativa”, gli stessi che ancora oggi, pur di mantenere quel segreto, tutelano il lattante Matteo Messina Denaro e di conseguenza gli interessi finanziari ed economici di quell’associazione criminale, per come si era fatto in precedenza con Riina e Provenzano!!!
Domani saranno in molti a ricordare quanto accaduto, peccato però che in questi lunghi anni, alcuni di quegli uomini istituzionali, hanno potuto partecipare a quella commemorazioni, sì… perché se pur in maniera tacita, sapevano di essere intervenuti in maniera diretta a quella strage, come i loro complici, che sono in tutti questi anni, rimasti in silenzio!!!
Di positivo c’è che nel frattempo gli anni son passati e molti di quegli infedeli uomini dello Stato, sono passati ad altra vita, certo giustizia non è stata fatta… ma quantomeno su quei palchi… si è fatta pulizia!!! 
Certo so bene che qualcuno di loro ancora resiste, ma vedrete non manca molto, a breve potranno iniziare a scontare le loro pene e mi auguro che ciò, possa avvenire laggiù… sì… all’Inferno!!! 

Che senso ha essere accompagnato la mattina per poi essere libero di essere ucciso la sera?

A chiederlo è stato Paolo Borsellino nel 1984 dinnanzi alla Commissione antimafia, in un breve video proiettato al Senato…
A ripensare oggi a quelle parole viene da pensare… peraltro lo stesso magistrato lamentava d’aver assegnata la scorta esclusivamente di mattina, per mancanza di autisti giudiziari, come se di notte la mafia non l’avrebbe potuto colpire… 
Il giudice inoltre lamentava la mancanza di segretari e dattilografi… ripeteva “ne abbiamo bisogno per tutto l’arco della giornata”, comunicando a quella “sorda” politica, la drammatica situazione nella quale si trovava costretto ad operare, una mole eccessiva di lavoro e a rischio della vita… 
Ma, d’altronde sappiamo bene com’è finita… la politica non lo ha ascoltato ed i servizi deviati insieme ad una nuova classe politica emergente, presero il potere in questo paese..:
Viene una certa tristezza a sentire quelle parole pronunciate dinnanzi alla Commissione: “Voglio sottolineare la gravità dei problemi di natura pratica che ogni giorno dobbiamo affrontare. Con la gestione dei processi di mole incredibile, è diventato indispensabile l’uso di attrezzature più moderne, come i computer: il pc è finalmente arrivato ma non sarà operativo se non tra qualche tempo, ci sono problemi gravi di installazione, è stato messo in un camerino. Deve servire per la gestione dell’enorme processo che stiamo portando avanti. È indispensabile, c’è una mole di dati incredibile, il processo impegna ben 4 magistrati. Non bastano più le rubriche artigianali; Quanto al personale – prosegue il magistrato – non si tratta solo di dattilografi e segretari di cui avremmo bisogno di aver garantita la presenza per tutta la giornata, non solo per la mattinata, ma mi riferisco anche agli autisti giudiziari: la mattina con strombazzamento di sirene la gran parte di noi viene accompagnata in ufficio dalle scorte ma il pomeriggio c’è una sola macchina blindata e io sistematicamente vado in ufficio con la mia auto per poi tornare a casa verso le 21-22″.
Infine – rispondendo ad un esponente della Commissione – il magistrato Borsellino dichiarò: “La libertà la riacquisto… ma non vedo che senso ha perdere la libertà la mattina per essere libero di essere ucciso la sera”.!!!
Finalmente un po’ di trasparenza, già…in un paese che come abbiamo visto, ha preferito tenere segreto e quindi occultato quel periodo storico e quanti hanno partecipato di fatto a quelle collusioni…  

Tremano i politici ed i "colletti bianchi": Vito Nicastri sta collaborando!!!

Già… a quanto sembra, l’imprenditore di Alcamo delle energie rinnovabili Vito Nicastri, ha deciso di collaborare con la giustizia!!!
L’inchiesta della Procura di Palermo, inizia a fare paura a molti, sia perché egli è ritenuto tra i finanziatori della latitanza di Matteo Messina Denaro, ma soprattutto per quei suoi collegamenti con il mondo della politica, tra Palermo e Roma!!!
L’inchiesta si sta allargando a macchia d’olio…  non solo perché ha coinvolto l’ex sottosegretario della Lega Armando Siri, ma soprattutto perché sembra che stiano uscendo i nomi di alcuni assessori e dirigenti regionali della giunta Musumeci…
Il terremoto era stata già preannunciato dal sottoscritto… basta riguardarsi molti dei miei post, in particolare quando avevo scritto su quegli assessorati Energia e Ambiente e Territorio, che non mi convincevano minimamente… 
Certo, ora che Nicastri ha deciso di collaborare, quanto avrà da dire rappresenterà un duro colpo sia per quel clan mafioso di Matteo Messina Denaro, ma soprattutto per quell’area da sempre definita “grigia”, dove gli interessi d’affari mafiosi s’incontrano con quelli della politica e dei colletti (amidati) bianchi…  
L’indagine, come ormai consuetudine,  ha svelato un giro di mazzette alla Regione siciliana…. 
Tangenti che sarebbero andate – secondo gli inquirenti – nelle tasche di diversi funzionari, affinché si  potessero avere agevolazioni nei loro affari nel campo delle energie rinnovabili…
Ovviamente le mazzette sarebbero servite anche a stoppare i concorrenti…  ed ora con le sue rivelazioni al vaglio dei magistrati, Nicastri potrebbe fare luce su quel giro di tangenti, che sarebbero andate anche ad altri soggetti non indagati, di cui finora non si è parlato, ma che a breve potrebbero essere chiamati per raccontare ai magistrati, cosa è realmente accaduto!!!
Un pensiero per quanti (ancora a piede libero) hanno partecipato a quelle collusioni ed ora a seguito delle attuali collaborazioni hanno fortemente paura di restare coinvolti (già… forse sarebbe meglio che si consegnassero alla giustizia…): E poi ti accorgi che il posto in cui ti sentivi più al sicuro era nell’instabilità di quel tremare!!!

L’ennesima inchiesta su magistrati e poliziotti!!!

Quando sembrava che tutto venisse “insabbiato” ecco che la Procura di Messina, converte l’indagine a carico di ignoti – sul depistaggio dell’inchiesta sulla strage di via d’Amelio – iscrivendo nel registro degli indagati alcuni magistrati del pool che indagarono sull’attentato di Palermo. 
Inoltre, agli stessi indagati e alle persone offese, la Procura ha notificato l’esecuzione di accertamenti tecnici irripetibili…
Stiamo parlando della Strage in cui hanno perso la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta… 
Già… dopo aver ascoltato in questi ventisette anni (da quel tragico 19 luglio del 92′), tutta una serie di miriade invenzioni e falsità, ecco che ora vengono iscritti tra gli indagati, i due magistrati che si occuparono della prima inchiesta sulla strage, Carmelo Petralia (procuratore aggiunto a Catania) e Anna Maria Palma (avvocato generale di Palermo). 
Gli accertamenti irripetibili riguardano la verifica di 19 cassette su cui vennero registrati gli interrogatori e che potrebbero essere ora danneggiati; ecco quindi i motivi che hanno condotto a richiedere durante l’esame, la partecipazione dei legali (delle persone coinvolte) con l’ausilio dei consulenti…
Oltre ai due magistrati sopra riportati, sembra che nell’indagine – tra coloro che indagarono sulla strage e che gestirono il “falso pentito” (proprio pochi giorni fa ha ritrattato le accuse rivolte ai pm, dichiarando: “Non furono i pm ad orchestrare il depistaggio sulla strage Borsellino, ma solo i poliziotti. Il dottor Di Matteo non mi ha mai suggerito niente, come neppure il dottor Carmelo Petralia. Sono stati i poliziotti a convincermi di  parlare della strage”) – siano stati inseriti i magistrati Nino Di Matteo (attualmente alla Dna) e Giovanni Tinebra (deceduto).
Risultano altresì indagati per depistaggio (accertato con la sentenza “Trattativa”), tre poliziotti di Caltanissetta: Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei.
Pensare oggi, che si possa aver inquinato le indagini, addebitando quella strage di Via D”Amelio (successiva a quella compiuta a Capaci al giudice Falcone) a “cosa-nostra” per motivi “oscuri” e da ricercare in ambito politico, che sta evidenziando come siano state costruite a tavolino le dichiarazioni di falsi pentiti, dove molte circostanze sono state del tutto inventate e soprattutto facendo credere a noi tutti, come dietro quell’attentato vi fosse la mano della cupola, in particolare di quel suo boss Totò Riina che peraltro, in ogni sede giudiziaria, si era sempre dichiarato estraneo con quell’attentato… motivando che altri avessero interesse affinché fosse sovvertisse quell’allora democrazia…    
E difatti abbiamo visto tutti cosa è accaduto… 
Un vero e proprio “Colpo di Stato”… ma senza sparare un colpo, sì… un nuovo partito e una piccola rivolta di piazza, a cui hanno seguito le dichiarazioni di quei media “pilotati“, che hanno brillantemente saputo alzare quella già alta tensione sociale, a cui sono scaturite vergognose “monetine” gettate su quei leader di governo, tanto da farli preoccupare sulla loro incolumità, incitandoli a scappare via da questo paese… 
E difatti… improvvisamente e senza comprenderne i motivi, ecco che ci siamo ritrovati tutti catapultati in questo trentennio di nuovi governi – di cui alcuni mai votati – conosciuti come 3° e 4° Repubblica – che certamente non hanno brillato per capacità, ma soprattutto sono mancate – a differenza di quanto avevano promesso in campagna elettorale – nel contrasto alla illegalità, corruzione, criminalità e malaffare…
Ma d’altronde se le premesse sono quelle riportate anche dal sottoscritto in questi giorni, con tutta una serie d’inchieste che vanno dal “CSM” ad alcune Procure nazionali, dai Tribunali a quegli uffici istituzionali, dai magistrati a gli uomini delle forze dell’ordine dimostratisi corrotti, proseguendo ancora con Enti istituzionali e personalità note di associazioni di categorie o di legalità, già con tutto questo lerciume che ogni giorno ci viene evidenziato, dove si pensa di poter andare???
Si dice che nella vita abbiamo quello che ci meritiamo. Io dico che nella vita abbiamo ciò che meritiamo: il dieci percento dipende dalle scelte che abbiamo fatto all’interno di quella cabina elettorale, mentre il restante 90% dipende ahimè da coloro che per nome e per conto nostro: pianificano, programmano, organizzano, eliminano e successivamente insabbiano, danneggiano, distruggono, ma soprattutto occultano!!!

Catania: Il pericolo di fuga di notizie??? C’è sempre stato!!!

A proposito del segreto d’ufficio o di quella protezione delle notizie riservate di cui proprio alcuni giorni fa avevo scritto, volevo ora ricordare una circostanza particolare per la nostra città…
Riguarda quella in cui (allora come oggi) tra le forze dell’ordine – della stessa struttura organizzativa – non vi sia stata la volontà d’informare i reparti operativi ove per l’appunto si stava per compiere l’operazione di cattura…
Mi riferisco al 18 maggio del 1993, quando venne arrestato nelle campagne di Mazzarrone – nell’ambito dell’operazione Luna Piena dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato – il latitante Benedetto Santapaola…      
Ecco, in quella circostanza, l’allora vicecomandante della polizia Antonio Manganelli (diventato successivamente capo della Ps), non si fidò di comunicare ai colleghi di Catania l’operazione in atto, ma fece arrivare gli agenti direttamente in elicottero dalla base di Reggio Calabria, proprio perché temeva una eventuale talpa nel gruppo operativo etneo che avrebbe portato ad una fuga di notizie… 
D’altronde questa “ambigua” circostanza non si spiega altrimenti…
Una cattura che – come avviene solitamente con il passar degli anni – si è dimostrata alquanto criptica, certamente diversa da come ci è stata raccontata… 
Ma d’altronde perché meravigliarsi… non stiamo forse assistendo in questi giorni al clamoroso depistaggio dell’indagine sull’attentato al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta???
Peraltro, se ricordate la conferenza stampa (che si tenne in quei giorni nella nostra Questura), ci fu una circostanza elusiva e cioè quando il vicecomandante della polizia Antonio Manganelli, dichiarò che erano entrati nella cascina – ove era presenti il latitante e sua moglie – sfondando la porta in alluminio anodizzato, ma ecco che qualcuno dei giornalisti allora presenti, chiese al vicecomandante, come mai ai loro occhi, quelle porte fossero risultate integre…
Ecco…per come riportavo sopra, le notizie vere – prima o poi – vengono a galla… e infatti, proprio alcuni giorni fa, ho letto un articolo di un giornalista che, aveva potuto interloquire durante un processo (da dietro le sbarre) il boss catanese…
Durante quell’incontro gli chiese se avesse compreso che stavano per arrestarlo e la risposta fu: “ho capito che la polizia aveva circondato la cascina, quando ho visto alcuni poliziotti travestiti da contadini che trasportavano ceste di asparagi. Troppo grossi per la stagione…”; ed allora il giornalista gli chiese: perché non è scappato??? E Santapaola gli rispose: “ero troppo stanco per continuare a fuggire”!!!
Ora, se mi avessero raccontato questa storia alcuni anni fa… non ci avrei minimamente creduto, ma oggi, con tutto ciò che sta accadendo e soprattutto con le molteplici inchieste che stanno gettato discredito non solo ai comandi operativi, ma anche a strutture che fino a poco tempo fa, erano considerati simboli di giustizia come per l’appunto era propriamente il “CSM”… ecco oggi, molte di quelle perplessità stanno iniziando ad avere conferma!!!
E difatti… riprendendo quella vicenda, è emersa ora una nuova verità e cioè quella che a far arrestare il boss fu il “capodecina” del quartiere “Ognina”, Marcello D’Agata, per evitare che Santapaola fosse ucciso dai “corleonesi”, che in quel preciso momento erano in urto con il capo mafia catanese, a causa della sua avversione alle stragi volute e compiute dal capo di “cosanostra” Totò Riina… 
A scriverlo è il “Fatto Quotidiano” che  riporta come la rivelazione sarebbe stata fatta ai magistrati dal pentito catanese Maurizio Avola, aggiungendo inoltre come la cattura del boss fosse in qualche modo predisposta, tanto che quest’ultimo, non adotto alcuna contromisura a sua protezione, come ad esempio la mancata presenza dei suoi uomini fidati, solitamente posti a sentinella di quell’area, nella quale per l’appunto era presente la cascina o come del resto il fatto che egli si fosse rasato e vestito elegantemente, già… come se sapesse che di li a poco, avrebbero proceduto al suo arresto!!!
Come scriveva il grande Pirandello: La realtà che ho io per voi è nella forma che voi mi date; ma è realtà per voi e non per me; la realtà che voi avete per me è nella forma che io vi do; ma è realtà per me e non per voi; e per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi. E come? Ma costruendomi, appunto…

"Capaci" non solo di ricordare, ma di mettere in atto quegli insegnamenti!!!

Dappertutto, in questo giorno di lutto,  sono presenti  manifestazioni a ricordo dell’anniversario della strage di Capaci…  
Si parla di legalità, s’affrontano tematiche riguardanti la giustizia, sono stati realizzati incontri, convegni, finalizzati alla riflessione su temi quali liceità, giuridicità, legittimità ecc…
Tutte le scuole hanno realizzato progetti educativi presentati dagli studenti con la partecipazione delle autorità locali, sono state ricordate le vittime di quella strage compiuta nel 92′, presso l’autostrada Palermo-Trapani in località Capaci…
A Palermo giunge al porto la “nave della legalità” salpata ieri dal porto di Civitavecchia con a bordo 1.500 studenti… 
Ad attenderli sulla banchina vi sono altri ragazzi come loro e ad accompagnarli vi è la sorella del giudice, Maria Falcone…
Due grandi poster con le foto dei magistrati Borsellino e Falcone, sono stati posti all’esterno e sembrano accogliere queste migliaia di giovani…
Tutto bello… anzi no, bellissimo, peccato però che queste azioni vengano compiute esclusivamente in questi giorni della memoria,  poi durante l’anno, tutto prosegue come se nulla fosse accaduto…
Ovviamente non ho alcun rimprovero da fare ai ragazzi, anzi tutt’altro, loro rappresentano la speranza, il futuro, la possibilità di cambiare un giorno questa terra  infetta…
Ma poi c’è la realtà, poi ci sono loro, già molti di quei loro genitori o familiari, sono gli stessi che vivono quelle loro vite in maniera “indegna“, lontani anni luce da quegli insegnamenti morali…
In loro non vi è alcuna etica, in quei loro comportamenti vi è il contrario di quanto oggi rappresentato!!!
Ecco perché vivono in maniera distaccata questi anniversari, d’altro canto li ritengono privi di alcun interesse, sono irrilevanti nella la vita reale perché essa dimostra di proseguire in tutt’altra maniera e persegue il sistema “clientelare/mafioso”, perché altrimenti si resta fuori… 
Lo sanno bene loro che vi sono dentro… sanno difatti che è necessario prima di tutto ottenere il rispetto degli altri e che solo certe amicizia possono dare… (in particolare quelle degli “amici degli amici”)!!! 
Infatti saranno queste conoscenza a garantire successivamente quelle necessarie raccomandazioni o la possibilità d’avanzamento di carriera, quei favori personali per i propri cari, quelle conoscenze politico/istituzionali e professionali… 
Conoscono perfettamente questa terra e soprattutto i loro conterranei, ed oggi… incrociando per strada gli sguardi di quei ragazzini ancora così “puri”, sorridono… perché sanno perfettamente a cosa andranno incontro a breve e come anch’essi – ora antagonisti di questo sistema mafioso – un giorno si piegheranno a quel mondo “infetto”…
D’altronde non dimentichiamoci che questi nostri ragazzi, questi nostri figli che oggi sono a manifestare, sono eguali a quelli che ventisette anni fa erano scesi per le strade per lottare contro quel sistema criminale, contro quell’associazione mafiosa, contro quei suoi referenti politici, imprenditoriali ed istituzionali… 
Ma quei giovani d’allora eravamo noi, non altri…, eppure il sistema ha continuato a svilupparsi nello stesso modo, anzi no… si è espanso in maniera peggiore, basti osservare tutte le migliaia d’inchieste giudiziarie effettuate o gli arresti compiuti dalle forze dell’ordine nel corso di quasi trent’anni!!!
Un vero schifo, sì… perché dimostra che quelle morti non sono servite a nulla, non hanno modificato le coscienze della maggior parte dei cittadini, che continuano a infangare quotidianamente – con le loro azioni – le azioni di quei due magistrati… e non solo di loro, ma anche di tutti coloro che credevano in questo nostro Stato ed hanno sacrificato la loro vita per questa terra…
Una terra che – a differenza di quanto ci viene solitamente raccontato, da quei quattro raccomandati seduti in quelle poltrone istituzionali – continua a vivere nell’inganno e nella corruzione, dove a delinquere peraltro non è la gente povera o il delinquente abituale, no… qui il “fangu” (come si pronuncia a Palermo) è rappresentato dai colletti bianchi, dai dirigenti e funzionari posti in quegli enti pubblici, dai politici collusi, dagli imprenditore affiliati, da tutti quegli uomini istituzionali complici con il malaffare, dagli amministratori giudiziari compiacenti e purtroppo anche da magistrati e uomini delle forze dell’ordine, ahimè corrotti… 
Altro che mele marce, qui di sano non vi è rimasto nulla!!! 
Si è vero, vi sono loro… questi ragazzi che oggi sono tutti lì a manifestare!!!
Sicuramente vanno apprezzati e certamente incitati in questa loro azione, in particolare da noi genitori, ridotti ormai a numero esiguo… (ma che hanno saputo conservare una purezza morale perduta dalla maggior parte dei loro coetanei…) in quella lotta per la “legalità”, perché siamo noi i primi insegnanti per loro, siamo i primi che osservano e che prendono come metro di riferimento … 
Perché la verità in fondo è assai semplice: dipende principalmente da cosa ci hanno saputo insegnare “moralmente” i nostri genitori e per come crescendo ci siamo comportati, non solo sotto l’aspetto professionale – nel  rispetto delle leggi previste – ma bensì nell’aver rapporti sociali inclini a quelle regole morali che vanno aldilà di qualsiasi regola scritta…   
Ecco… basterà quanto sopra e vedrete che anche i vostri figli diverranno “modello” di legalità,  rispettosi di quei principi d’onesta e giustizia… 
Il resto sono solo cazzate!!!  

Giovanni Falcone: Oggi avrebbe compiuto 80 anni!!!

Diceva l’amico Paolo Borsellino: “La mafia dovrà essere chiamata a rispondere del sacrificio di queste vittime innocenti”!!!
Il giudice oggi avrebbe compiuto 80′ anni… ma una carica d’esplosivo piazzata su un’autostrada del nostro Paese ha fatto si che la sua vita – insieme a tante altre presenti – terminasse lì…
Un agguato sofisticato… preparato a tavolino e compiuto sicuramente con l’aiuto di specialisti dei servizi segreti (deviati…), d’altronde chi mai può credere che quei pecorai scesi dalle montagne,  potessero avere una così alta preparazione di esplosivi a distanza…
Un nuovo sistema politico/mafioso voleva che si alzasse la tensione, che cadessero alcune teste di governo, che quella classe dirigente andasse definitivamente a casa per essere cambiata da una nuova, ed in questo la mafia ha dato una mano…
Abbiamo visto proprio in questi giorni, alcuni noti pentiti di quei giorni ribaltare quanto allora dichiarato e ribaltare totalmente quelle accuse,  motivando di essere stati ingannati e d’aver ricevuto i suggerimenti per rispondere alle domande dei pubblici ministeri!!!
Sono emersi molti collegamenti tra quella parte dello Stato ed esponenti della criminalità organizzata, ambienti del terrorismo eversivo e logge segrete… 
In quell’omicidio vi sono stati interessi superiori, perché non fu soltanto Cosa nostra a decidere di compiere quell’attentato, bensì altre entità, le stesse che poi avrebbero commissionato alla mafia la strage di via D’ Amelio, del collega Borsellino…
Diceva bene Buscetta: “le motivazioni, vanno ricercate al di là della mafia”!!!
Riprendendo quindi quanto sopra esposto ed a conferma che i “pecorai” non erano in condizione di utilizzare quelle tecnologie sofisticatissime, ecco i nuovi dati sui quali la procura di Caltanissetta sta ora indagando, e cioè che il tipo di esplosivo utilizzato, non è quello specificatamente usuale per la mafia. 
Ma ormai chi poteva parlare è morto; i due boss di cosa-nostra, hanno concluso la loro esistenza all’interno dei penitenziari e chi resta oggi ancora in vita (se pur latitante…) – a differenza di quanto ci viene raccontato – non è stato in questi lunghi anni catturato, forse per evitare proprio che potesse parlare e  raccontarci così la verità su quelle stragi, continuando di fatto a proteggere chi ancora oggi spera di non perdere quel potere politico… 
Certo, questo nuovo governo giallo/verde sta mettendo in crisi quella struttura piramidale e soprattutto i propri interessi economici/finanziari che si vedono ogni giorno colpiti da inchieste delle procure nazionali…
Difatti… non mi meraviglierei di assistere a breve ad una nuova escalation criminale, non tanto per contrastare quella lotta dello Stato che in questi mesi si è fatta più risoluta e vigorosa, ma soprattutto, per ripristinare quei collegamenti politici che – se pur mai interrotti – non stanno garantendo le necessarie protezioni a quell’associazione criminale, per salvaguardare quel business criminale!!!
“Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra i vertici di Cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi. Ho l’impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi.” 
Giovanni Falcone

Otto e mezzo??? No… "zero patata"!!!


La puntata di ieri sera a La7 presentata da Lilli Gruber, con ospite il Ministro del’interno Matteo Salvini, ha evidenziato da parte della padrona di casa un atteggiamento tendenzioso da dare fortemente fastidio… 

Era talmente comprensibile la linea predisposta dalla giornalista, che ha dato fortemente fastidio… anche perché si vedeva come stesse provando – insieme a quel “giornalista” di Huffington Post – di mettere in difficoltà il ministro, senza però mai riuscirci… e ciò ovviamente faceva imbestialire quei due opposti interlocutori!!!
Si avvertiva la tensione, d’altronde vi era stata durate la giornata una premessa, sì… il vicepremier durante un precedente comizio aveva preannunciato l’appuntamento e parlando della Gruber aveva detto: “Mi tocca andare da lei, simpatia portami via” e tutti i presenti giù a ridere…
Ed allora la giornalista ha preparato tutta una serie di domande a modello “SS” è dire che uno degli argomenti trattava per l’appunto apologia del fascismo… un libro pubblicato da una casa editrice il cui titolare è legato ad ambienti neofascisti… ma come valutare quelle sue domande, che non si discostavano per nulla da quegli atteggiamenti intimidatori utilizzati durante quel periodo storico… 
Domande su domande… senza mai attendere la risposta dell’ospite, sì… perché la sensazione che si voleva trasmettere era quella di far percepire ai telespettatori il disagio del ministro… ma purtroppo senza mai riuscirci, anzi durante quella diatriba avveniva viceversa il contrario e il ministro Salvini da quello scontro, ne usciva vincitore…
Peraltro, avete sentito la Gruber difendere i colleghi giornalisti della Rai che percepiscono centinaia e centinaia di migliaia di euro e non si possono licenziare???
Bene… anzi no male, perché secondo la giornalista non vi è in ciò alcuna ingiustizia, anzi alla provocazione del ministro sul compenso di tremilioni di euro dati al collega Fazio, la gruber evidenzia di non scandalizzarsi, anzi ne prende le difese…  
Certo così facendo salvaguarda anche il proprio di onorario, ma dimentica che a differenza sua, quei signori della Rai, li paghiamo noi!!!
Ed infine quel voler riprendere il tema sul 25 aprile, rinfacciando al ministro quella sua mancata presenza al corteo dei partigiani e preferendo viceversa l’inaugurazione di una caserma a Corleone… 
Alla risposta del ministro la Gruber risponde in modo sbrigativo: “Sì vabbè… vabbè…”.
D’altronde, garantire agli uomini dello Stato una struttura su uno dei posti conosciuti come origine di ciò che nel mondo viene definito “mafia”, per quella giornalista ha poca importanza… sì molto meglio festeggiare una “liberazione”…
Ma scusate, ma di quale liberazione parliamo, di quella che si sono storicamente inventati???
Ma questo è il nostro Paese e così sono molti suoi connazionali, voltagabbana come i suoi giornalisti: prima tutti di destra, poi all’improvviso di sinistra e da alcuni anni pseudo centristi, indecisi, conservatori, ma soprattutto direi… opportunisti!!!

Dott. Renato Panvino – Non è che a Catania stanno iniziando a dislocare quelle figure troppo scomode??? No… sicuramente mi sto sbagliando: quei trasferimenti vanno considerati semplicemente delle "promozioni"…


Il Dott. Renato Panvino – a capo dal 2014 del Centro Dia della Sicilia Orientale e I° Dirigente della Polizia di Stato –  lascia la nostra città etnea per assumere l’incarico di Questore vicario a Nuoro… 

Cosa dire, quando sento parlare di “trasferimenti”, il mio primo pensiero va immediatamente al Prefetto Mori…
Un uomo (per quei  giovani che poco sanno di lotta alla mafia nella nostra terra) nominato prefetto e trasferito in Sicilia nel 1924, precisamente a Trapani, dove la sua fama di uomo d’un pezzo ma soprattutto la condizione di non essere siciliano – e quindi estraneo da quella realtà “mafiosa” – rappresentò allora un valore aggiunto…
E difatti il suo lavoro iniziò subito, decidendo di ritirare tutti i permessi d’armi e di nominare una commissione provinciale per la concessione dei nulla osta – resisi di lì a poco obbligatori – per la guardianìa e il campieraggio, attività che solitamente venivano gestite proprio dai mafiosi…
L’intervento di Mori produsse effetti talmente positivi che fu rinominato “Il prefetto di ferro“, tanto che lo stesso Benito Mussolini decise di trasferirlo direttamente nel capoluogo siciliano, con ampi poteri straordinari…
Giunto a Palermo prese competenza sull’intera regione e inizio quella sua guerra (direi personale) per sconfiggere la mafia nell’isola!!! 
Basti guardare cosa scriveva Mussolini in un telegramma: “Mori ha carta bianca per ristabilire in Sicilia l’autorità dello Stato; se le leggi vigenti saranno un ostacolo, creeremo nuove leggi senza alcun problema!”.
Certo, durante quegli anni alcune delle procedure adottate sicuramente efficaci, sarebbero oggi considerati atti brutali e al di fuori della legalità, ma grazie ad essi, poté condurre una importante repressione nei confronti della mafia e di quella malavita locale composta da briganti, ma soprattutto riuscì a colpire quei signorotti locali (discendenti di quella vecchia nobiltà, latifondisti e notabili) che iniziarono a vedere in quell’uomo qualcosa di scomodo…
La sua fama – dovuta alla sua efficace e vigorosa azione di contrasto alla mafia – divenne ancor più sgradita non solo quando iniziò a colpire i piani alti, tra cui ad esempio alcuni politici siciliani che si erano riciclati all’interno del partito fascista, ma soprattutto, quando riesce ad elevare un ambiente ostile alla mafia dal punto di vista culturale. 
Difatti la sua azione non si esplicò soltanto con la volontà di condannare i criminali con pene severe o contrastando quel fenomeno mafioso colpendo gli interessi economici e la loro consistenza patrimoniale, bensì… egli riuscì in qualcosa di ancor più grande e cioè, eliminare definitivamente quella condizione “pesante” d’impunità nei confronti di coloro che governavano l’isola (d’altronde una sensazione purtroppo ancora oggi ben conosciuta dai miei conterranei, in quanto fortemente radicata in essi…)!!! 
Il Prefetto Mori, andò così conquistando il favore della popolazione – realizzando quanto negli anni successivi si è visto… è andato affievolendosi – quello di chiedere ad essa, d’attivarsi nella lotta alla mafia, combattendo l’omertà e sostenendo soprattutto l’educazione delle generazioni future!!! 
A Mori d’altronde non interessa contrastare lo strato della mafia più bassa, ma si occupa di quelle sue connessioni con l’ambiente politico, imprenditoriale e istituzionale, iniziando a colpire tutti quei cosiddetti colletti bianchi ed operando una vera e propria pulizia al suo interno, fintanto che alla fine di quel suo lavoro, non riuscendolo a contrastare con la forza, decisero di premiarlo… sì allontanandolo a Roma, con il riconoscimento di “Senatore del Regno”
Cosa aggiungere quindi…  
Ringrazio da siciliano il dott. Renato Panvino per quanto ha fatto per questa nostra città e con l’occasione di augurare ad egli un buon lavoro a Nuoro, auspico da cittadino catanese che il suo successore, sia altrettanto capace e meritevole di sedere in quel suo posto…  
Vorrei quindi dare il mio personale benvenuto al prossimo Capo di quell’ufficio “DIA”, riprendendo per l’occasione una frase riportata dal prefetto Mori: Costoro non hanno ancora capito che i briganti e la mafia sono due cose diverse. 
Noi abbiamo colpito i primi che, indubbiamente, rappresentano l’aspetto più vistoso della malvivenza siciliana, ma non il più pericoloso. 
Il vero colpo mortale alla mafia lo daremo quando ci sarà consentito di rastrellare non soltanto tra i fichi d’india, ma negli ambulacri delle prefetture, delle questure, dei grandi palazzi padronali e, perché no, di qualche ministero…
Buon lavoro a tutti.

La criminalità a Malta si propone come sponsor finanziario…

Non solo mafia, ma anche camorra e ‘ndrangheta hanno trasferito su quell’isola parte dei loro profitti…

Malta d’altra parte, rappresenta la sede perfetta per far transitare parte di quei loro investimenti mondiali, che grazie alla globalizzazione, hanno potuto indirizzare i loro interessi verso quei paesi del nord e sud america ed anche nei paesi dell’est asiatico, fino a giungere in Australia…
Quel loro potere sta difatti nell’aver preso il controllo di quel territorio e averlo iniziato a sfruttare grazie alla crescita all’interno di quella comunità, potendo così inserire i propri uomini in quelle posizioni amministrative che contano…
Osservando, si ha come l’impressione che non stia accadendo nulla, d’altro canto quei loro affari avvengono in maniera silenziosa e quindi quella loro presenza viene considerata da molti come fosse un bene, un sano investimento per quelle cittadine che hanno bisogno di crescere, ma nella realtà quanto sta da loro accadendo, può paragonarsi ad un cancro, è come un cancro… si alimenta, progredisce e distrugge tutto, anche la vita stessa di quelle comunità…
Certo a rischio non è la sicurezza dei cittadini, peraltro essi non puntano più al crimine, bensì mirano all’economia del paese, al suo potere economico… 
Ecco i motivi per cui creano in quei paesi come Malta, tutta una serie di società che beneficiano di insignificanti controlli e che possono così permettersi d’aprire conti correnti bancari e investire ovunque…
Fanno transitare i proventi derivanti da quei commerci di droga, contraffazione di valute e merci, traffico dei rifiuti tossici, denaro proveniente da tutte quelle attività illecite, per grazie a quelle banche messe a disposizione, possono riciclare quel denaro sporco in attività legali, in particolari commerciali e immobiliari…
Sì… qualcosa in quello Stato sembra stia cambiando, le più recenti operazione hanno visto più di un centinaio d’individui legati a quelle organizzazioni criminali posti sotto arresto…
Un mio caro amico della Valletta, inserito all’interno di una struttura istituzionale (investigativa a modello “DIA”), osteggiando quanto in questi mesi avevo scritto nel mio blog sulla sua terra (pur suo malgrado confermava quanto dal sottoscritto riportato), mi ha però preannunciato che nei prossimi mesi vi sarà un aumento esponenziale di quei controlli (inseriti ora in un programma definito da una sigla che mi scuso ma in questo momento non ricordo, ma che tradotta stava per “operazione anti-mafia internazionale”), in tutte quelle attività in cui sanno cesere inseriti soggetti mafiosi infiltrati…
Mi ha aggiunto, è finito il tempo in cui “chiunque portava soldi qui da noi poteva essere considerato come una risorsa ed era di conseguenza protetto e quindi impunibile!!!
Noi – caro Nicola – sappiamo da sempre la provenienza di quei mezzi finanziari, sicuramente sconfinati (e di cui purtroppo debbo ammettere, noi maltesi avevamo fortemente bisogno…) come d’altronde, conosciamo bene quegli imprenditori legati a quel vostro “mondo mafioso”… e se pur essi pensano che noi siamo dei “fessi” (in quanto riteniamo loro dei “business man” che operano in investimenti o effettuano operazioni da broker internazionali…), beh… dimenticano la cosa più importante e cioè… che siamo noi a comandare e anche a decidere per loro!!!
Ha aggiunto: “sappi che quei soggetti, restano qui fintanto che siamo noi a volerlo, altrimenti li cacciamo – per come d’altro canto abbiamo già fatto – sequestrando loro quel denaro posto nostre banche: pensa un po’, di alcuni di loro… stiamo ancora aspettando che ci fanno causa “!!!   
“Noi sappiamo bene chi sono, li conosciamo ad uno ad uno, e sappiamo perfettamente che in questi ultimi anni stanno provocando gravi danni alla nostra economia, sia locale che nazionale, in quanto stanno inquinando il nostro mercato attraverso quei loro canali finanziari e creditizi; ma soprattutto, la loro presenza, sta incentivando nella comunità quei processi di concorrenza sleale, creando nuovi mercati alternativi che promuovono di fatto attività illegali o a nero, come ad esempio la vendita di merce contraffatta e l’aumento d’evasione fiscale”.
Una bella chiacchierata quella fatta su “Facebook” dalla quale ho compreso di come a breve ci saranno da quell’isola grosse novità… cosa aggiungere: “è bello saperle in anticipo”!!!

La politica siciliana??? Non esiste, già… serve soltanto a spartirsi le poltrone!!!

Leggere quanto accade politicamente in Sicilia è veramente squallido…
Da siciliano non voglio perdere la speranza che prima o poi questa politica clientelare/mafiosa possa definitivamente cambiare, ma puntualmente le mie speranze vengono costantemente disattese… 
Sì perché il problema non è decidere di cambiare colore, partito, movimento o quant’altro… alla fine sono gli uomini mandati a governare che non vanno bene… già sembrano tutti eguali, come se fossero stati “riprodotti” dalla stessa stampante…
Difatti, ad ogni elezione crediamo che quel momento potrà rappresentare un importante cambio di passo… 
Ed invece, appena conclusasi quella campagna elettorale, le cose tornano ad essere come prima… a volte anche peggio!!!
Ad animare ovviamente quella competizione, contribuiscono una serie di dichiarazioni dei nostri esponenti (politici o ex politici ) che sono sempre in prima fila a sensibilizzare l’opinione pubblica…
Ma quest’ultima come sempre dimostra il proprio interesse – proprio come il contadino “Mazzaro – nei confronti della “roba“, per se o per i propri familiari… 
Ed i nostri politici sono bravi ad aver percepito ciò… e difatti puntualmente promettono quanto sanno non poter mantenere, d’altronde sanno che i cittadini sono come delle pecore, poste in fila a credere quanto gli viene detto…
Diversamente accade in quell’ambiente nel quale le poltrone contano più di ogni altra cosa… 
Ecco, in quell’ambiente accade che le indicazione date dal partito o da quel suo leader non vengono gradite dai propri esponenti o dagli alleati, ed allora emergono diatribe che conducono all’allontanamento o ancor peggio alla scissione dei suoi membri…
Ecco allora comparire tutta una serie di “pseudo” mediatori che iniziano a lavorare sotto banco… 
Sono i soggetti più infidi e sleali che conosco, perché da un lato provano a concretizzare un ritorno alla normalità, mentre dall’altro promuovono se stessi a quelle posizioni finalmente libere, alle quali loro non avrebbero sicuramente potuto ambire… 
Ed allora prepariamoci, perché il voto ora comunale, ma soprattutto quello europeo a breve, metterà in risalto i limiti di ciascuno, rimettendo in discussione quegli equilibri fin qui portati avanti, non solo a carattere locale, ma anche regionale e nazionale!!!
I prossimi mesi costituiranno per la nostra regione (ma non solo, anche per la politica etnea) un periodo turbolento, che farà emergere ancor più quelle polemiche attualmente in corso all’interno di quei partiti come il “Pd” e “Forza Italia”, di cui quest’ultimo a quanto sembra, propenso (attraverso quel suo delfino Miccichè) ad unire le proprie forze con quelle autonomiste dell’ex governatore Lombardo… 
Viceversa taluni rappresentanti di quel partito del “cavaliere” – appresa l’infelice notizia – hanno immediatamente deciso (correttamente) di defilarsi, formando un nuovo movimento politico, per unire a breve le proprie forze (alle prossime elezioni Europee) con la Lega di Salvini o con FdI della Meloni…
Infine – tanto per esser sicuro di non dimenticar nulla – vanno messe in conto anche l’eventuali inchieste della nostra magistratura (che state tranquilli, ci saranno…), che potrebbero a breve coinvolgere per l’ennesima volta, taluni nostri politici locali…
E allora sì che la baraonda che a presto si determinerà per quelle poltrone, diverrà ancor più… inquietante…
Alcuni minuti fa su “WhatsApp” ho chiesto notizie ad un mio amico (G.F.) che appartiene a quella corrente politica di “centrodestra” e su chi stanno indirizzando quelle loro preferenze… 
In particolare ho proposto alcuni nomi, ed egli gentilmente mi ha risposto: “In questo momento siamo con tutti…” ed allora il sottoscritto ha risposto “come dice il detto… “con tutti e con nessuno” ed egli concludendo ha precisato, “Quando la situazione torna in equilibrio sì prenderà una decisione”!!!
Ecco… da quanto sopra si comprende il polso reale della situazione politica nella nostra regione: “Non vorrei esser al loro posto”!!!

La vera forza della mafia??? I suoi legami esterni!!!

Riportava un tempo l’ex magistrato Luciano Violante: “Per intrecciare relazioni di questo tipo, lo strumento privilegiato dai gruppi mafiosi è, più che la violenza, la corruzione, la quale è per sua natura silenziosa, crea un clima di complicità, favorisce la mimetizzazione, consente di conseguire l’utile desiderato con rischi minori, mina dall’interno le istituzioni”. 
Sulla stessa lunghezza d’onda il pensiero di un altro magistrato siciliano, Antonio Ingroia, che da sempre ha sottolineato la pericolosità dei rapporti esterni della mafia: “Il rafforzamento che deriva all’associazione mafiosa da tali rapporti, è evidente; è in virtù di essi che la mafia è un potere criminale prima ancora che un’organizzazione criminale. Un sistema di potere fondato certamente sulla violenza, ma che per la sua sopravvivenza ha bisogno di un costante rapporto con settori della classe dirigente”!!!
E difatti, quanto fin qui emerso grazie alle inchieste delle varie procure siciliane, dimostra – senza che permanga in proposito alcun ragionevole dubbio – come le organizzazioni mafiose abbiano negli anni curato quella loro politica di relazioni esterne, con tutti gli esponenti di quelle categorie professionali ed in particolare con i dirigenti/quadri degli Enti pubblici, per proseguire con esponenti al vertice del circuito politico-istituzionale…
La presenza di tali soggetti è ormai certa e si estende dal settore finanziario a quello giuridico, da quello degli organi d’informazione, fino ai settori culturali più diversi… 
Ovviamente questi soggetti esterni, non sono dei veri e propri “affiliati“, ma pur non facendo parte direttamente di quella organizzazione mafiosa, ne costituiscono un punti di riferimento per l’individuazione, l’organizzazione, la conduzione e la massima redditività di quell’attività criminale…
Difatti, ciò che ha reso quell’organizzazione criminale così importante, non è rappresentato dalla sua pericolosità espressa in potenza militare, ma dalla rete di relazioni esterne in funzione delle quali è sempre riuscita a superare – ove possibile – indenne, quelle l’emergenze che negli anni si sono manifestate, mantenendo immobile il proprio potere sul territorio e quindi sulla società civile…
D’altronde, se non si comprendono quei legami e quelle relazioni esterne, si comprende poco della mafia attuale…
Infatti, già a suo tempo riportava bene l’ex magistrato Gian Carlo Caselli: “La mafia… è mafia proprio perché ha potuto e può ancora contare su quegli appoggi esterni, indispensabili alla sua esistenza e soprattutto alla sua espansione”…
Ecco perché un gruppo mafioso è più forte di un’altro, a seconda se possiede una maggiore capacità espansiva e cioè se presenta al suo interno, non solo una struttura organizzativa solidale in grado di limitare la penetrabilità e la razionalizzazione delle attività svolte, ma soprattutto perché presenta un’estensione verso l’esterno, permettendo così ad essa un incremento del capitale sociale disponibile. 
Attraverso queste ulteriori capacità relazionali, alcuni gruppi mafiosi hanno accresciuto  maggiormente il loro capitale e di conseguenza i propri utili, che poi hanno riciclato per estendere i loro tentacoli e per intrecciarne nuove amicizie e conoscenze, riproducendosi ed infettando come un cancro, non solo lo spazio delle proprie aree di origine, ma soprattutto quelle di nuove e diversa pertinenza… 
Ecco perché tra quei mafiosi ed i soggetti esterni si è stabilito un vero e proprio “equilibrio” che, pur essendo spesso temporaneo e occasionale, ha reso possibile quella loro cooperazione e quello scambio di favori e corruzioni… 
Fintanto quindi che quei mafiosi avranno la capacità di procurarsi all’esterno i necessari aiuti per compiere quei loro affari illeciti, allorquando ci saranno sempre soggetti disponibili a farsi corrompere e a instaurare con loro rapporti di scambio reciprocamente vantaggiosi, e soprattutto, con un ambiente come quello attuale, pieno d’individui ricattabili legati al mondo della politica e dell’imprenditoria… non mi si dica di credere a quanto ho sentito pronunciare oggi dalla cittadina di Corleone e cioè che lo Stato: “Vince”!!! 

Gli investigatori stanno cercando Matteo Messina Denaro: Sì… ma solo per avvisarlo sulle indagini in corso!!!

Non si contano più gli anni da quando si è dato inizio al programma di cattura del più importante latitante di “cosanostra”
Ogni tanto sentiamo notizie nei Tg in cui si è prossimi alla sua cattura ed altre volte in cui ci viene raccontato che egli è defunto da parecchi anni…
Poi c’è la volta in cui qualche pentito ci rivela che è vivo e vegeto, ed altre volte in cui ci viene proposto il nome del nuovo boss che ha preso il suo posto…
Una cosa è certa… la confusione è totale!!!
Anzi… ho come il sospetto che forse quanto accade viene appositamente compiuto… affinché tutto resti inalterato!!!
D’altronde diceva Arthur Schnitzler: “L’ordine è qualcosa di artificioso… il naturale è il caos”!!!
Come dargli torto, ogni qualvolta che sembra si stia giungendo al suo arresto, ecco dissolversi tutto, in primiss egli.. che sembra svanire come un fantasma, già, è come se venisse puntualmente informato da qualcuno…
Pensate che quanto appena detto sia un sospetto??? 
No, ora non più… ne abbiamo avuto la certezza, infatti, con questa pesante accusa la Procura della Repubblica di Palermo ha fatto scattare le manette ad un ufficiale della Dia di Caltanissetta, ad un carabiniere in servizio a Castelvetrano e non solo, insieme a loro è stato arrestato anche l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, in passato in contatto epistolare con il boss latitante. 
Sembra che dalle indagini i due militari, di cui uno in servizio presso la direzione investigativa antimafia di Caltanissetta e l’altro un appuntato presso la compagnia di Castelvetrano, siano accusati di rivelazione di segreto d’ufficio, accesso abusivo a sistema informatico e favoreggiamento… 
Ora finalmente, si comprendono meglio i motivi per cui uno dei boss più ricercati al mondo e forse l’unico ancora rimasto che conosce i segreti delle più importanti stragi di mafia, sia ancora latitante.
Come riportavo sopra è finito in manette anche l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino., detto “Svetonio”, un soprannome sembra attribuitogli proprio dal boss latitante Matteo Messina Denaro, all’epoca in cui lo stesso, per incarico del Sisde (del generale Mario Mori), intrattenne una corrispondenza con il capo mafia latitante, qualcuno racconta all’insaputa di quest’ultimo, sperando in una sua resa. 
Circostanza inconsueta quella adottata dal boss che, una volta scoperto l’inganno  o per meglio dire il doppio gioco, non l’abbia punito… 
Comunque, questa operazione ha definitivamente confermato quelle collusioni che da sempre chiunque di noi – semplici cittadini – avevamo sospettato e cioè che al servizio del boss, vi fossero alcuni di quegli investigatori, che sulla “carta”, erano impegnati nella sua cattura…
Cosa aggiungere… 
Ho l’impressione che nessuno abbia realmente interesse a prendere quel boss, forse perché egli garantisce con la sua presenza, quell’equilibrio interno necessario a quell’associazione criminale, che viceversa, senza la sua supervisione, sarebbe sicuramente a rischio e darebbe il via a una serie di guerre fratricide già viste… non solo in Sicilia ma in tutto il territorio nazionale, ed è proprio ciò che lo Stato non vuole e quindi, buona latitanza…