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Legalità in teoria, ma non in pratica: il paradosso delle regole aggirate.

Da un po’ di tempo in Sicilia ho come l’impressione che tutto proceda in maniera perfetta…

Già… scorgendo i quotidiani e/o le notizie sul web, occasionalmente mi ritrovo a leggere di qualche inchiesta giudiziaria, ma per lo più delle volte, gli argomenti trattano argomenti futili o certamente di poco conto.

Ed allora mi sono chiesto come fosse possibile che la regione che ha ottenuto i maggiori finanziamenti europei (sì perchè con 5,9 miliardi di euro, la Sicilia è prima tra le regioni italiane, seguita da Lombardia con €. 5,5 mld e Campania con €. 5,2 mld) e con una rete diffusa di appalti in corso (e in fase di progettazione) non sia più sotto le mire di quella ben nota organizzazione criminale.    

Ma soprattutto mi chiedo: come può essere che quel l’intreccio da sempre indissolubile, tra mafia, economia e politica, abbia deciso improvvisamente di sciogliersi? 

Ed allora debbo credere che quanto avvenga sia soltanto di facciata, che si è semplicemente passati ad una modalità che potremmo definire accomodante e soprattutto “occultata“; si tratta semplicemente di operare in maniera celata, facendo in modo che ad aggiudicarsi gli appalti siano proprio quelle loro imprese affiliate…

E così una grossa fetta di quegli appalti finisce nelle loro tasche, soffocando di conseguenza, non tanto lo sviluppo della regione – che grazie ai miliardi pervenuti sta volando a gonfie vele – no… è in quel voler entrare a gamba tesa nell’economia e negli aspetti sociali che ahimè, riesce a condizionare la vita di ciascun conterraneo.

Sì… vediamo saltuariamente alcuni colpi inflitti dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, ma “cosa nostra” continua di fatto a rappresentare una minaccia persistente e in continua evoluzione. 

Peraltro, anche il più ingenuo cittadino ha comrpeso come quell’organizzazione mafiosa si dimostri abile nel reinventarsi e nel trovare nuovi spazi di azione evidenziando proprio in quei fondi del PNRR il loro interesse, infiltrandosi così nei gangli vitali del tessuto economico ed in quello politico-amministrativo.

Difatti, è proprio grazie a questi legami che si permette a quell’organizzazione di esercitare un controllo capillare sul territorio, sfruttando vecchie logiche e, al contempo, promuovendo nuovi referenti per gestire i suoi affari illeciti.

Qualcuno potrebbe obiettare che esistono i controlli, che vi sono norme da rispettare, che c’è un protocollo di legalità che sovrasta qualsivoglia procedimento. Ma quanto queste azioni risultino concrete, beh… è tutto da verificarsi. D’altronde, ditemi: chi controlla i controllori?

Affidarsi alle regole non è sufficiente!!!

 Il sistema – secondo il sottoscritto – risulta ancora troppo bypassabile. E se qualcuno fa finta di non averlo compreso, è solo perché gli fa comodo così!

I capi della magistratura: “Comandano con logiche mafiose”!!!

A dirlo è Nino Di Matteo, uno dei magistrati più importanti di Italia, amato dalla maggior parte dei cittadini e odiato e temuto da molti personaggi politici ed anche da taluni suoi colleghi… 

Sappiamo bene come molte delle vicende tenute celate son emerse grazie a lui… come non ricordare la vicenda covid e i detenuti al 41 bis pronti ad uscire oppure quando ha fatto emergerel’esistenza della Loggia Ungheria e via discorrendo…

Per ultima quanto ha dichiarato: “temo che, soprattutto negli ultimi anni, si siano formate anche al di fuori o trasversalmente alle correnti, delle cordate attorno a un procuratore o a un magistrato particolarmente autorevole, composte da ufficiali di polizia giudiziaria e da esponenti estranei alla magistratura che pretendono, come fanno le correnti, di condizionare l’attività del Consiglio superiore della magistratura e dell’intera magistratura… Con l’appartenenza alle cordate vieni tutelato nei momenti di difficoltà, la tua attività viene promossa, vieni sostenuto anche nelle tue ambizioni di carriera e l’avversario diventa un corpo estraneo da marginalizzare, da contenere, se possibile da danneggiare… La logica dell’appartenenza è molto simile alle logiche mafiose, è il metodo mafioso che ha inquinato i poteri, non solo la magistratura».

Parole forti che ora vengono utilizzate dai suoi detrattori per colpirlo… ma certamente, se il magistrato è uscito allo scoperto per pronuniciare queste parole, sono certo sarà anche in grado anche di dimostrare con i fatti quanto sta accadendo in questo nostro Paese… 

D’altronde abbiamo visto cos’è accaduto in questi mesi al Csm, già… ogni qual volta che si parla di giustizia e di magistratura ci si accorgecome non tutto vada per come noi cittadini auspichiamo, d’altronde sno loro a decidere chi indagare e chi rinviare a giudizio, chi assolvere e chi condannare!!!

Da’ltronde basti vedere cosa è accaduto in questi mesi a molti nostri politici… dopo anni di galera sono stati assolti per non aver commesso il fatto…

Ma allora viene spontane chiedersi: qualcuno allora ha sbagliato… e chi???

Viene quindi da chiedersi che se la nostra magistratura – per come riporta Di Matteo – è davvero dominata dalla cordate, viene logico pensare che taluni processi, in particolare quelli politici, siano davvero piltotati per ragioni che poco o nulla c’entrano con la giustizia…

Ed allora cosa si può fare??? Per il momento nulla credo, si subisce qualsivoglia decisione semza potersi appellare, d’altronde ditemi: a cosa servirebbe…???