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La mafia comanda a Catania…

 Ancora arresti, già… gli ennesimi!!!

“Agorà”, è questo il nome che la Dda di Catania ha dato all’inchiesta scaturita dalle indagini dei carabinieri del Ros di Catania e del comando provinciale di Siracusa, che ha portato all’arresto di 47 persone. 

Il nome è azzeccato, d’altronde va ricordato come il nome “Agorà”, nell’antica Grecia, indicasse la piazza principale della polis, ove  si mantenevano o si creavano numerose relazioni interpersonali e nella quale venivano prese numerose decisioni,

Ci si meraviglia sempre quando accadono circostanze come quella emersa nella giornata di ieri, in particolare si fa finta di non comprendere come il settore delle imprese sia di difficile definizione, in particolare su ciò che riguarda il rapporto che si viene ad instaura nei casi di estorsione in quanto diventa estremamente difficile comprendere e quindi distinguere tra chi è vittima e chi ne è complice.

Infatti, molte imprese negli anni si sono mosse in stretto collegamento con quelle strutture criminali e quindi diventa problematico affermare ce quei rapporti siano stati occasionali, se siano stati determinati da costrizione o da legami di amicizia, oppure se siano stati – come solitamente accade – da motivati reciproco d’interesse…

Difatti, ciò che maggiormente si evidenzia nelle attività ove vi è un forte interesse economico – in particolare negli appalti pubblici – è l’uso coercitivo e finanziario di quelle associazioni criminali; in primis con l’uso della violenza (solitamente rimane la prima “risorsa” potenziale), a cui segue – ma non per importanza strategica – la capacità di corruzione, dovute alla notevole disponibilità finanziarie di quell’organizzazione.

D’altronde entrambi dimostrano di avere dei vantaggi: la criminalità per vedersi finanziata la propria organizzazione, interviene con piccoli e grandi favori ed offre soprattutto un canale aperto nei contatti con i politici cui essi sono legati; viceversa l’impresa “amica” gode di quelle azioni di scoraggiamento adottate sulla concorrenza mediante intimidazioni ed ottenendo così gli appalti, i quali solitamente vengono ottenuti in quanto agevolati mediante forme di corruzione da parte di quei collusi funzionari pubblici. 

Certo è difficile fare una analisi sociologica di quanto accade, ma comprendere come ormai anche per la magistratura è diventato difficile comprendere il limite di demarcazione e soprattutto poter verificare l’esistenza di quelle relazioni sociali (nel caso specifico il rapporto di scambio istauratosi tra l’impresa edile ed il clan mafioso) per indicare con esattezza la funzione svolta da queste tipologie di relazioni, le quali, non sempre, riescono a far emergere in maniera chiara gli elementi che possono costituire reato, ma che in ogni caso, assumono in se una grande rilevanza dal punto di vista sociologico e soprattutto socio-economico.

Ma d’altronde per meglio comprendere i passaggi di quanto è avvenuto negli anni e ancora oggi si ripete, vi consiglio un bellissimo libro di Claudio Fava, di cui vedete il titolo nelle foto sopra in allegato…