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Cave e miniere ( VI Parte ): tempi delle istruttorie

E’ stato rilevato dalle Associazioni di categoria che nel caso di istanze presentate ai sensi dell’art. 19 del D.Lgs 152/06 e ss.mm.ii., si verifica spesso che l’istruttoria si concluda con la determinazione di assoggettare a VIA il progetto di cava,  dopo un tempo medio di attesa di oltre 15 mesi, in palese violazione dei termini previsti dalla normativa e che per arrivare alla conclusione della successiva procedura di PAUR sia necessario un ulteriore dispendio di tempo di oltre due anni.

La conseguenza è che gli esercenti di cava in attesa di rinnovo dell’autorizzazione sono costretti a sospendere l’attività estrattiva per alcuni anni, col serio rischio di perdere le commesse di fornitura già acquisite e, quindi, di chiudere la propria attività. 

Sull’argomento è stato ha replicato che la non trattazione di tutti i fattori ambientali, nei progetti,  comporta un assoggettamento diretto a VIA delle istanze di procedura di verifica ambientale,  precisando che la CTS non è pagata sul numero di pratiche, e che il rimando a VIA comporta un aggravio del carico di lavoro per la stessa CTS.

Su quest’ultima affermazione i tecnici delle associazioni di categoria hanno fatto osservare che la CTS è, invece, giustamente, retribuita per ogni parere reso e che il rimando a VIA di un’istanza comporta una nuova procedura di VIA e quindi l’emissione di ulteriori pareri retribuiti secondo le modalità indicate nel D.A. n. 311/GAB del 31/12/20 “determinazione dei compensi per i componenti della CTS a decorrere dall’anno 2021”.

Inoltre, nel corso dell’incontro del 02/03/21 è stato chiesto alla CTS di pronunciarsi sull’ordine cronologico di istruttoria applicato alle istanze, visto che in qualche caso è stato da essi verificato che taluni procedimenti sono stati conclusi nei tempi di Legge, mentre in altri casi si assiste ad una violazione dei termini perentori previsti dalla Legge. 

La risposta ricevuta dai tecnici delle associazioni di categorie è stata alquanto sorprendente; a suo avviso, la CTS è dotata di gruppi più veloci rispetto ad altri, motivo per cui qualche pratica riesce ad avere il parere in tempi molto più rapidi rispetto a tante altre, ammettendo che non vi è un rigido rispetto dell’ordine cronologico.

Le Associazioni di categoria hanno potuto constatare, previa consultazione dei pareri pubblicati sul sito regionale dell’ARTA, che mediamente per le procedure ex art. 19 D.lgs 152/2006 e ss.mm.ii. il parere della CTS arriva non prima di 15 mesi.

Tuttavia va segnalato qualche raro emblematico caso di procedimento ex art. 19 che ha ricevuto parere favorevole, non rimandato a VIA, in meno di 5 mesi, sebbene l’istanza sia pervenuta successivamente a tante altre rimaste ancora inevase!!

Anche su questa evidenza il CTS non ha accettato alcun confronto…

A parere dei tecnici delle associazioni di categoria, sarebbe opportuno che l’assegnazione delle pratiche avvenisse nel rigoroso rispetto dell’ordine di entrata delle istanze e che i gruppi valutativi fossero composti in maniera omogenea, in modo tale da evitare distonie nei tempi e nelle modalità di espletamento delle pratiche.

Infine, in occasione del secondo e terzo incontro i Componenti della CTS hanno accolto la proposta di redigere una check list di riferimento per i proponenti dei progetti di cava, al fine di uniformare il contenuto e la completezza degli studi ambientali dei progetti.

La check list redatta dalla CTS, pervenuta poi alle associazioni di categoria, per mezzo email, è stata oggetto di discussione nel terzo incontro svoltasi in data 16/04/21.

Sulla natura di questo documento la CTS ha manifestato qualche perplessità anche con riferimento al campo di applicazione della stessa check list, precisando che questa non può avere una funzione di indirizzo ai fini della “completezza della documentazione”, ma deve essere utilizzata solo per definire gli elementi necessari che permettano una valutazione ambientale appropriata sui contenuti dell’istanza, al fine di evitare errori e incomprensioni, rimarcando più volte che la check list non può essere predisposta dalla CTS, ma è un documento che deve essere ufficializzato dall’Amministrazione.

Sempre nell’ultima riunione, è stato reso noto che l’Assessorato Territorio ed Ambiente, nell’intento di velocizzare i procedimenti istruttori, ha programmato di inserire nella CTS altri 30 professionisti a supporto degli attuali componenti, accogliendo le varie richieste dell’associazioni imprenditoriali che da tempo sollecitano l’Amministrazione Regionale a potenziare l’organo tecnico del servizio 1 VIA-VAS.

Tale decisione è stata molto apprezzata dalle rappresentanti delle Associazioni di categoria e ci si augura che, nel più breve tempo possibile, la CTS possa essere operativa in pieno organico, nonostante le perplessità manifestate dalla CTS secondo la quale “non è automatico il raddoppio della produttività con il raddoppio dei componenti”!!!

CONTINUA…

Cartella esattoriale??? Parte seconda…

Abbiamo visto nella prima parte alcuni modi per contestare le richieste di pagamento… ora esaminiamo una istanza in autotutela e/o ricorso al Garante del Contribuente…
Nulla vieta di presentare una istanza in autotutela: si tratta di un ricorso che non ha termini e che può essere spedito (anche con Pec) in qualsiasi momento. 
Non sospende in automatico la cartella né obbliga l’amministrazione a rispondere. 
Tuttavia, in caso di errori macroscopici, può essere risolutivo. 
L’istanza in autotutela non deve rispettare formule particolari: l’importante è chiarire gli estremi dell’atto e le ragioni della sua nullità. 
L’istanza va inviata sia ad Agenzia Entrate Riscossione che all’ente titolare del credito. 
Puoi procedere con raccomandata a.r. o con posta certificata, senza necessità della difesa di un avvocato e senza pagare un euro…  
Due sono i problemi di questa procedura: l’amministrazione non è tenuta a rispondere all’autotutela e, se non lo fa, il silenzio si considera come rigetto dell’istanza (non quindi un «accoglimento» come invece con l’istanza «cartelle pazze» di cui abbiamo parlato sopra); a differenza dell’istanza «cartelle pazze», il ricorso in autotutela non sospende la cartella che, pertanto, può sempre essere “azionata”: in altre parole, si può subire un fermo, un’ipoteca o un pignoramento nonostante la richiesta in autotutela. 
Detta istanza non sospende neanche il decorso dei termini per agire in tribunale e presentare impugnazione contro la cartella. 
Questo significa che, se in prossimità della scadenza dei termini per agire in giudizio non si è ricevuto alcuna risposta dall’amministrazione, sarà sempre meglio avviare anche la causa per non doversi poi trovare con la sorpresa di un rigetto dell’istanza.
Per rendere l’istanza in autotutela più “decisa” è possibile indirizzarla anche al Garante del Contribuente; sebbene questi non ha la possibilità di annullare l’atto o di ordinare al fisco come comportarsi, i suoi pareri sono comunque importanti e possono essere di indirizzo anche al giudice in caso di successivo contenzioso. 
Il ricorso al Garante può essere fatto anche autonomamente, in sostituzione o successivamente al ricorso in autotutela.
Entro quanto tempo impugnare la cartella di pagamento?
Per impugnare la cartella di pagamento, il contribuente deve rispettare dei termini precisi: 60 giorni dalla notifica della cartella se gli viene richiesto il pagamento di tasse e tributi (Ici, Imu, Tasi, Tari, Irpef, Iva, imposta di registro, bollo auto e, comunque, tutte le somme di competenza dell’Agenzia delle Entrate): in tal caso il ricorso va presentato alla Commissione tributaria; 30 giorni dalla notifica della cartella se gli viene richiesto il pagamento di multe: in tal caso il ricorso va presentato al giudice di pace; 40 giorni dalla notifica della cartella se gli viene richiesto il pagamento di contributi previdenziali: in tal caso il ricorso va presentato al tribunale ordinario, sezione lavoro.
A questi termini si applica la sospensione feriale (non va computato il periodo 1-31 agosto). 
C’è però un’eccezione a questa regola, applicabile solo agli avvisi di accertamento se il contribuente abbia presentato istanza di accertamento con adesione. 
In questo caso i giorni per presentare il ricorso diventano 150: ai 60 giorni dalla notifica dell’atto se ne aggiungono altri 90 per consentire di espletare la procedura di adesione.
I termini invece sono diversi se si ricorre contro il pignoramento. 
In tal caso, se ci si oppone a vizi di procedura e formali, si hanno solo 20 giorni, altrimenti non ci sono termini e il contribuente può ricorrere in qualsiasi momento, almeno finché l’esecuzione forzata e l’espropriazione (del bene o del denaro) non è già avvenuta.
Venendo ora ai singoli mezzi per difendersi da Agenzia Entrate Riscossione, e quindi alle varie eccezioni da sollevare nell’atto di opposizione contro la cartella esattoriale, vediamo qual è il più usato dai contribuenti.
Abbiamo detto che la cartella di pagamento non è il primo atto che riceve il contribuente ma solo quello che anticipa l’esecuzione forzata, ossia il pignoramento. 
Essa è infatti un titolo esecutivo, un documento che accerta l’esistenza di un debito. 
Ma prima di essa ci sono una serie di procedure interne che si manifestano al contribuente attraverso la notifica dell’avviso di pagamento (anche detto «atto prodromico» appunto perché “viene prima” della cartella medesima). 
Se l’interessato non ha ricevuto tale atto anche la cartella è nulla. 
La ragione è semplice: in una situazione del genere gli verrebbe precluso difendersi e impugnare l’originaria pretesa. 
Quindi se con la cartella è la prima volta che vieni a conoscenza del tuo debito, puoi fare ricorso al giudice per far annullare la cartella stessa. 
Attenzione: il ricorso deve rispettare i termini di legge ossia: 30 giorni per le cartelle relative a multe stradali (la competenza è del giudice di pace); 40 giorni per le cartelle relative a contributi previdenziali Inps e Inail (la competenza è del tribunale ordinario, sezione lavoro); 60 giorni in tutti gli altri casi, ossia imposte e tributi (la competenza è della Commissione Tributaria Provinciale).
Certo, potrebbe essere che l’atto prodromico ti sia stato notificato ma che tu non lo abbia saputo magari perché assente o in vacanza o perché qualcuno della tua famiglia ha ritirato la raccomandata per te. 
A questo punto, per non fare cause inutili (che peraltro potrebbero comportare la condanna alle spese), ti consiglio di fare prima una istanza di accesso agli atti amministrativi: devi cioè recarti agli uffici di Agenzia Entrate Riscossione e chiedere una copia dei documenti che comprovano l’avvenuta notifica. 
Ti devono essere forniti entro 30 giorni. 
In questo modo potrai sapere se l’originario avviso di pagamento ti era stato notificato o meno. 
In particolare sappi che: se nel momento in cui è passato il postino tu non eri a casa, questi deve aver lasciato in cassetta un avviso con l’indicazione che la cartella è in giacenza presso l’ufficio postale o presso il Comune; 
inoltre ti deve essere inviata una seconda raccomandata (dovresti aver ricevuto anche questa) che ti avvisa della suddetta giacenza. 
Se così non fosse, la notifica sarebbe nulla e potresti far annullare la cartella; se il postino ha invece consegnato la cartella a un familiare convivente o al portiere (ebbene sì… lo può fare se tu non sei a casa…), non deve inviarti una seconda raccomandata informativa. 
Pertanto spetta a te informarti da chi vive insieme a te se, in tua assenza, è stata consegnata una raccomandata.
Se ritieni che la firma sulla raccomandata non è la tua, puoi sempre contestare la notifica ma devi dimostrare la falsità della stessa con un procedimento che si chiama «querela di falso» e che allunga un po’ i tempi…
Ecco quanto sopra, rappresenta un’ulteriore possibilità per dare risposte certe, ad eventuali notifiche inesatte o quantomeno non dovute… 
Naturalmente ci tengo a precisare nuovamente, quanto avevo in precedenza riportato e cioè che lo scopo di evidenziare queste precise modalità, serve per potersi difendersi da eventuali ingiustizie compiute da parte degli enti di riscossione e non per creare procedure ambigue, esclusivamente per rifiutarsi di pagare quanto realmente dovuto!!!