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E’ l’inizio di una nuova guerra di mafia???

Il capo della famiglia criminale della famiglia “Gambino” è stato assassinato a colpi d’arma da fuoco a Staten Island.  
Francesco Calì… detto “Franky Boy” di 53 anni, è stato ritrovato ucciso dipo aver subito ferite multiple d’arma da fuoco, vicino casa sua, poco dopo le 21:00 di ieri sera…
Secondo la procura federale era a capo di una delle famiglie criminali più pericolose di New York…
Calè è stato immediatamente trasportato in un ospedale dove però è giunto morto e nessuna informazione è stata fornita dalla polizia locale….
Secondo la stampa, il Calì era riuscito a salire ai vertici della “famiglia” sebbene non avesse mai dovuto affrontare un’accusa penale, ma quella posizione era stata acquisita grazie al matrimonio con una familiare del clan “Inzerillo”, famiglia di “cosanostra” siciliana prima dell’inzio delle stragi di Toto Riina… 
D’altronde in questi anni, molti di quegli affiliati appartenenti alla “famiglia” criminale dei Gambino (circa una sessantina) erano stati arrestati, in particolare nell’ultima operazione chiamata “Old Bridge” e quindi egli era diventato uno dei pochi referenti…
Era dal 1985 che un boss di quella famiglia venisse assassinato con queste modalità feroci: si trattava del Boss Paul Castellano e venne assassinato fuori dallo “Sparks Steakhouse” a Manhattan, dietro ordine di Paul Gotti, che ne prese il posto…
Un tempo la famiglia Gambino era una delle più potenti organizzazioni criminali negli Stati Uniti, ma a seguito di vari procedimenti federali che dagli anni ’80 alla fine degli anni ’90 hanno mandato in prigione i suoi massimi dirigenti, quella sua presenza è stata ridotta sensibilmente…
Come riportavo sopra, egli (il Calì…) era riuscito a star fuori dai guai con la giustizia, se non per l’unica condanna ricevuta dieci anni fa, quando si dichiarò colpevole di una cospirazione per estorsione nel tentativo fallito di costruire una pista “NASCAR” a Staten Island…
Venne condannato a 16 mesi in un carcere federale ed fu rilasciato nel 2009.
Una cosa è certa… qualcosa di quel mondo sta per cambiare e voler pensare che quanto ora accaduto non sia l’inizio di una nuova guerra di mafia – dopo una tregua durata quasi 35 anni – mi sembra… poco credibile!!!
Ma d’altro canto, come si dice dalle nostre parti: a noi interessa poco… quelle sono “cose di cosa nostra”!!!

Perché è proprio la verità a fare paura nei delitti di mafia!!!

Secondo il pentito Salvatore Facella, l’omicidio del procuratore di Palermo, Gaetano Costa (6 agosto 1980), non sarebbe stato deciso dalla commissione di Cosa nostra, ma su ordine di due uomini d’onore, zio e nipote. 
Secondo quel collaboratore di giustizia il procuratore venne assassinato da Salvatore Inzerillo e da suo zio Balduccio Di Maggio… 
Secondo il Facelloa, un affiliato di nome Ciccio Intile, gli aveva raccontato che Di Maggio, durante una riunione, si vantava che il nipote (Inzerillo) aveva ucciso il procuratore Costa…
Purtroppo per quell’omicidio a distanza di quasi 38 anni… non sono stati individuati i colpevoli… infatti l’unico processo celebrato nella città etnea, si è concluso nel ’92 con l’ assoluzione, diventata poi definitiva, nei confronti dell’unico imputato, per l’appunto Salvatore Inzerillo, accusato in quel processo di essere stato il palo del commando…
Ha detto bene in questi giorni il figlio del procuratore Michele Costa: “Si è avuto paura di cercare la verità”, aggiungendo inoltre che, a suo giudizio, si sarebbe dovuto approfondire con maggiore determinazione le cause e le responsabilità dell’agguato… 
Ma si sa… da noi, in questo paese ingrato, ci si ricorda delle vittime della mafia soltanto nei giorni di commemorazione, si davanti davanti alle lapidi poste in ricordo di quelle uccisioni, poi per il resto, ci si dimentica di quegli uomini e donne che hanno dato alla loro vita per questa terra!!!
Amareggiato, Michele Costa ha dichiarato: “Ci siamo battuti all’inverosimile, ma la memoria di mio padre è stata cancellata. L’assassinio ha tutti i caratteri di un ‘omicidio strategico’. Mio padre lo ha scritto prima di morire. Esiste per questi delitti una precisa esigenza: che si sappia qual è la scaturigine, la causa, ma non si sappia mai perché!!! Difatti, il vecchio pg di Caltanissetta (Sergio Lari, ndr) mi ha quasi insultato perché avevo ipotizzato, peraltro con garbo, che si avesse paura a scoprire la verità”…
Perché il vero problema non era tanto quello di identificare l’esecutore materiale di quell’omicidio, ma accertare chi fossero i mandanti di quel delitto!!!
Nella sentenza della corte d’ assise di Catania, si è parlato di interessi che andavano cercati altrove… in quella “zona grigia”, fra malaffare e criminalità organizzata, dove probabilmente era maturata la decisione di assassinare quel Procuratore, capace di firmare in totale solitudine – in quel palazzo dei veleni –  gli arresti di quei mafiosi legati alla cosca Spatola-Inzerillo!!!
Non va dimenticato come quest’uomo, Gaetano Costa, pur essendo l’unico magistrato a Palermo al quale erano state assegnate un’auto blindata ed una scorta, non ne usufruiva,  in quanto riteneva che la sua protezione avrebbe messo in pericolo altri e che lui era uno di quelli che “aveva il dovere di avere coraggio”!!!
Ed oggi, ancor più di ieri, si comprendono meglio le parole pronunciate dalla moglie Rita Bartoli a  vent’anni dell’omicidio del marito: “In tutti questi lunghi, amari anni ho preferito tacere su quanto mi bruciava dentro, gelosa dei miei sentimenti e della appartenenza del mio dolore, delle mie emozioni: i sentimenti e le reazioni ho pensato appartenessero solo a me stessa e non potevano essere oggetto né di commiserazione dai parte dei probi, né di soddisfazione da parte dei reprobi”.
Si… perché in fondo:E’ proprio la verità a fare paura nei delitti di mafia”.