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Retrofront sul caso Saguto…

Dopo quanto pubblicato ieri, la Procura generale di Caltanissetta ha ritenuto esecutiva una parte della sentenza emessa ieri dalla Cassazione, che però aveva disposto il rinvio di una parte delle condanne, disponendo un nuovo processo d’appello.

La guardia di finanza quindi su ordine della Procura generale di Caltanissetta, ha arrestato e portato al carcere Pagliarelli l’ex giudice Silvana Saguto ed il marito…

Ho letto sul web che in base alle prime informazioni disponibili, i magistrati nisseni avrebbero ritenuto definitiva e quindi esecutiva una parte della condanna della coppia, che supera i 4 anni e che dunque determina la reclusione. 

All’ex giudice Saguto erano stati inflitti in secondo grado 8 anni e 10 mesi mentre al marito 6 anni e 2 mesi, più o meno eguali le condanne per gli altri imputati…

Ovviamente gli ordini di esecuzione hanno sorpreso tutti, compresi gli stessi difensori, perché gli imputati avrebbero potuto essere arrestati già ieri pomeriggio, subito dopo la lettura della sentenza, dopo cioè aver preso visione del complesso dispositivo emesso dalla Suprema Corte, che disponeva comunque per alcuni capi d’imputazione un nuovo processo…

Quindi, sembrava sfumata quantomeno la possibilità che qualcuno finisse in carcere, viceversa la Procura generale di Caltanissetta ha considerato definitiva una parte delle condanne per corruzione, per le quali la pena era stata quindi già determinata.

Ed ecco quindi il colpo di scena, che ha portato all’arresto dell’ex giudice Saguto e di suo marito…

Permettetemi un pensiero, la vicenda beni confiscati in generale, ha rappresentato – lo dico per esperienza diretta – il più grande fallimento dello Stato!!! D’altronde se si esaminassero in dettaglio tutti i procedimenti compiuti in altre realtà non solo regionali, ma anche nazionali, emergerebbe come quel sistema fosse in se corruttivo, clientelare, basato prettamente sulla nozione mercantile di “dare ed avere” e sono pochi i giudici a non aver beneficiato di quella gestione, di quei loro amici incaricati come “amministratori giudiziari”, ma aggiungerei anche molti di quei soggetti “interdetti”, che di fatto, grazie a quegli uomini e donne dello Stato, hanno potuto godere di una gestione di sequestro e/o confisca alquanto ridicola!!!

La Saguto ha rappresentato eventualmente la punta dell’Iceberg, ma la montagna che sta sotto di essa è ancora lì, unita, tutta intera e non prova minimamente a liquefarsi!!!

Quella gestione ambigua dei beni sequestrati e confiscati…

La chiamano “gestione“, sì… ma credo che poco o nulla possiedano quei suoi incaricati in professionalità nello gestire quelle società sottoposte a provvedimenti interdittivi…

Se poi a quanto sopra ci si aggiunge anche il rischio concreto di depredare i patrimoni mobiliari e immobiliari di quelle società a loro affidate, allora diventa evidente il contrasto dello Stato a quelle strutture (forse) in odor di mafia, in quanto chi dovrebbe farle rientrare nella legalità, preferisce di fatto approffitarne, con l’aggravante di reiterare con quegli abietti reati…

Denaro che sparisce… soldi che finiscono in quei meccanismi “cinesi”, certamente truffaldini di quella gestione delle amministrazioni giudiziarie…

Abbiamo letto in questi anni il fallimento compiuto dallo Stato, se pur negli anni i suoi apparati istituzionali hanno ben prtetto o per meglio dire “insabbiato” i metodi poco leciti utilizzati da quei suoi uomini e donne durante gli incaricati ricevuti…  

Ma quando finalmente si credeva che tutto fosse rientrato nella norma, ecco che improvvisamente un giudice di Palermo per le indagini preliminari, ha firmato una nuova ordinanza di custodia cautelare, ponendo agli arresti domiciliari un amministratore giudiziario (commercialista) e sua moglie… 

La circostanza più inquietante a cui il Gip fa riferimento è: “il requisito della concretezza e dell’attualità del rischio di reiterazione specifica è agevolmente desumibile dal fatto che tutti i delitti in contestazione sono tra loro legati da un unico movente, costituito dalla deviazione delle funzioni di pubblico ufficiale che ha consentito all’amministratore giudiziario (e a sua moglie…) di depredare i patrimoni delle società sequestrate fino ad epoca recente”.

Episodi di peculato quindi che rischiano di non essere i soli…. a cui d’altronde l’amministratore di fronte ai reiterati solleciti, non ha depositato i rendiconti di gestione, né la documentazione dell’attività svolta, rendendo così impossibile, di accertare se vi siano state condotte appropriative”!!!

Già… fintanto che gli incarichi procederanno per come finora fatto, con magistrati che da quei Tribunale affidano ai loro più intimi amici la gestione di quelle società d’amministrare, diventa sicuramente impossibile cambiare questo stato di fatto e quella sua gestione subdola!!!

La verità è che bisogna premiare chi è capace, chi ha dimostrato nel corso della propria esperienza professionale di avere avuto polso, di aver saputo gestire con oculatezza le società a egli affidate e soprattutto è stato capace di tenere a debita distanza quei referenti “interdetti”, senza permettere loro possibili ingerenze o prevaricazioni…

Perchè quindi ci si è meravigliati su quanto accaduto in queste ore a quell’amministratore giudiziario di Palermo???  

Sì… quanto emerso non è altro che la consuetudine, vedrete infatti come a breve altri inchieste analoghe seguiranno, perché purtroppo, sono in molti all’interno di quegli apparati a volere che questa “benedetta” condizione, possa continuare all’infinito!!!

Decreto di sequestro a Catania, per gli Amministratori giudiziari!!!

Stasera, avrei voluto pubblicare la seconda parte di “Ecco… questa è la lista di quanti sono ricattabili“, ma avendo letto la notizia (pubblicata sui quasi tutti i nostri quotidiani on line), ed avendo a cuore questo argomento, ho preferito dirottare, su questa ultima notizia, la mia attenzione… 

Il provvedimento è stato emesso nei confronti di nove indagati, di cui tre, erano di fatto, amministratori giudiziari…
Il decreto di sequestro evidenzia il reato di bancarotta fraudolenta scaturito da condotte di distrazione, dissipazione e occultamento di risorse finanziarie della società Aligrup S.p.a., sottoposta sin dal 2001 ad amministrazione giudiziaria…
Non ho alcun interesse a ripetere quanto trovate perfettamente riportato nei quotidiani, bensì voglio riportare l’attenzione sulle condotte illecite contestate… dalle quali, si è potuto accertare come, la gestione di quegli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale, operava sostanzialmente negli interessi della famiglia interdetta… appoggiando non solo le operazioni degli eventuali soci (che avevano subito il provvedimento interdittivo), ma operando in modo arbitrario, sulle società del gruppo imprenditoriale ad essi collegate… 
Abbiamo negli anni potuto verificare come in circostanze analoghe, questo tipo di società, siano state condotte con la manina… a quel naturale processo di liquidazione o indirizzate verso quel di concordato preventivo, il tutto eseguito, previo l’intervento di taluni amministratori (corrotti e compiacenti), nominati per l’appunto, per alterare appositamente i dati posti a bilancio negli anni. 
Sempre durante quei periodi, vi è la consapevolezza –da parte di quegli amministratori collusi– di procedere con la distrazione delle poste in essere, ma soprattutto, si rivolge quella propria attenzione, verso i restanti beni immobiliari, i quali permettono di realizzare una vendita finanziaria interessante in quanto il bene viene venduto (a qualche amico o conoscente) ad un prezzo irrisorio, rispetto al valore di mercato e la parte residua di quel valore reale… viene consegnata brevi mano in contanti… 
Ovviamente quanto sopra determina un depauperamento delle risorse economiche e la sparizione di quei beni patrimoniali delle società, a vantaggio esclusivamente di quanti sono di fatto interdetti o sotto la lente delle istituzioni…
Abbiamo già avuto modo di vedere, con il caso “Saguto” di Palermo, la connivenza di quegli amministratori giudiziari (nominati dal Tribunale) e di come, si è provveduto ad eseguire i sequestri (sui conti correnti, a deposito e nelle varie cassette di sicurezza), intestati ad essi o a propri familiari e comunque nella disponibilità di quegli indagati… ed ora, per l’ennesima volta… la storia si ripete anche qui da noi!!!
Bisogna dare atto alle procure di non fermarsi dinnanzi a fatti del genere che oltre ad essere gravi, condizionano il giudizio che ognuno di noi ha, nell’operato degli uomini e donne… scelti dalle nostre istituzioni.
Sono tempi duri quindi, per il “mestiere” di amministratore giudiziario, perché, oltre al rischio – in caso di comportamenti sleali – di non ricevere quel compenso maturato negli anni, si rischia, di restare esclusi (nei casi di fallimento…) da quei benefici che li faceva rientrare tra i cosiddetti “privilegiati” (come ad esempio per i dipendenti…)…
Inoltre, da quanto sopra, emerge il rischio, non solo di subire un provvedimento di sequestro e/o di confisca dei propri beni, ma di restare coinvolti (a seconda della gravità delle loro compiute azioni) in quei reati previsti dal nostro codice penale. quali ad esempio, l’associazione a delinquere o il concorso esterno in associazione mafiosa…
Sono certo che in questo momento, molti tra loro (di quella categoria) stanno tremando… e chissà se in questo momento, non stiano cercando di far sparire dai propri conti bancari, quanto in maniera disonesta avevano fin qui realizzato…
Riporto quanto avevo scritto nel post del 11 dicembre dello scorso anno: “diceva mio padre… i soldi rubati si piangono tutti… e sono ahimè… lacrime amare”!!!
Ho letto di un amministratore giudiziario (pentito) che rispondendo alle domande del Procuratore della Repubblica ha dichiarato: “Ho rubato, corrotto, ingannato, concusso e mentito”… ed il Pm, “La pianti di vantarsi e venga al dunque”…