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Tribunale di Messina: ho scoperto oggi di non essere stato poi così distante dalla verità!!!
Difatti, dopo aver parlato ieri di Miguel Cervantes, scoprire improvvisamente come quello stesso edificio fosse stato luogo di ricovero dello scrittore (l’area ora destinata a Palazzo di Giustizia era un tempo Ospedale con il nome di S. Maria della Pietà) a causa delle ferite ricevute durante la battaglia di Lepanto del 07.10.1571, è stato per il sottoscritto un motivo di grande sorpresa…
Allora mi sono chiesto se forse ancora oggi non aleggi su quel fabbricato lo spirito di quel cavaliere errante che, come il sottoscritto, credeva nel compito di proteggere i deboli e gli oppressi, tenendo fede ai valori dell’onore e della cortesia, già… tipici di un vero cavaliere.
Ed oggi, in quello stesso luogo in cui un tempo ebbero a soffrire tanti uomini e donne, ecco che ora, all’interno di quelle stesse aule, si ritrovano altrettanti individui che provano a trovare in quella sede protezione e sostegno alla loro lotta che ahimè, si dimostra il più delle volte, vana, inconsistente e inutile!!!
La sensazione infatti che si percepisce entrando in quell’edificio, è l’aver imboccato una strada destinata a portarci in un mondo passato, lo stesso in grado di rievocare suggestioni letterarie di un’infanzia trascorsa che ormai credevamo perduta e della quale viceversa riusciamo ora a riappropriarci, rivedendo noi stessi proprio come uno di quei personaggi.
Sono le stesse immagini che ci consentono di ritrovare un tempo passato e di riviverlo quasi fossimo designati allo stesso modo a lottare contro quei mulini a vento, le stesse cause perse a cui fu destinato quel protagonista “Don Chisciotte”, che tra folle delirio e confusione, tra la realtà e immaginazione, trovò una smania di giustizia senza eguali…
Egli è diventato l’incarnazione dell’uomo ideale, un individuo che si batte contro le convenzioni, le prevaricazioni, senza temere di essere sconfitto, sospinto esclusivamente dai suoi grandi ideali!!!
“Non è possibile che il male e il bene durino a lungo: dal che ne consegue che, essendo durato molto il male, il bene è ormai vicino”. (Don Chisciotte della Mancia, di Miguel de Cervantes)
Conosco a fondo l’anima siciliana. Da una inflessione di voce, da una strizzatina d’occhi capisco molto più che da lunghi discorsi…
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nascono entrambi a Palermo, Falcone il 20 maggio del 1939, mentre Borsellino il 19 gennaio 1940.
Un destino che sembra accomunarli fin dalla nascita, difatti le loro case distano soltanto pochi passi da Piazza Magione, il quartiere popolare della “Kalsa”, i cui palazzi verranno sventrati prima dai bombardamenti degli Alleati e quindi dalla speculazione edilizia.
Giovanni è figlio di Arturo Falcone, direttore del Laboratorio chimico provinciale, e di Luisa Bentivegna; è il terzogenito dopo le sorelle Anna e Maria. Evidenzia sin da subito di essere un ragazzo studioso, frequentando con ottimi risultati prima il Convitto Nazionale, una delle scuole più rigorose di Palermo, e poi il liceo “Umberto I”. Come tutti i ragazzi della sua età ama il mare, lo sport, pratica canottaggio a livello agonistico.
Paolo invece e figlio del farmacista Diego Borsellino e di Maria Lepanto; è il secondo di quattro figli, Adele, la più grande, il fratello minore Salvatore e l’ultimogenita Rita. Ha un carattere gioviale e scherzoso, in famiglia lo descrivono come una “piccola peste”. Anche lui ha un ottimo rendimento scolastico al Liceo classico Meli, dove si diploma nel giugno del ‘58 con 8 in tutte le materie e 9 in greco.
Piazza Magione rappresenta il luogo della loro infanzia e dell’adolescenza di quei due futuri magistrati.
Nell’oratorio della chiesa di San Francesco, Giovanni e Paolo si troveranno a giocare anche con alcuni ragazzi di quel quartiere, gli stessi che anni dopo inquisiranno come “affiliati” a Cosa Nostra.
“Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non mi piace per poterlo cambiare”: così scriveva Paolo Borsellino.
Ma quanto è difficile amare qualcosa che non vuole cambiare, difatti, non c’è peggio che essere incompreso da coloro stessi che amiamo, già… è il calice amaro, la croce della nostra vita. Forse è per questo motivo che quei due uomini conservano sulle loro labbra quel sorriso doloroso e triste che tanto ci meraviglia…
Due eroi, che non volevano esserlo; lo stesso Falcone quando intervistato dichiarava: “Non sono Robin Hood nè un kamikaze e tantomeno un trappista. Sono Semplicemente un servitore dello Stato in terra “infedelium”.
Già… una terra ostile, la stessa che non li ha saputi difendere e neppure onorare, quantomeno per come avrebbero meritato, viceversa abbiamo potuto vedere come quegli apprezzamenti siano stati rivolti a coloro che viceversa hanno “……..”, lasciamo perdere, già… come dice spesso mia moglie: “stendiamo un velo pietoso“!!!
Il sottoscritto, quando pensa ad entrambi, li vede lì passeggiare insieme, scherzare, già… come quando erano adolescenti, ancora insieme a ridere, d’altronde si dice che il carattere di un uomo è formato dalle persone con cui si è scelto di vivere e loro avevano deciso sin dal primo incontro, di convivere per sempre insieme…




