Ieri mattina, un’operazione antimafia di vasta portata, ha portato all’arresto di una ventina di persone, tra cui figure istituzionali di rilievo, tutte accusate di reati gravissimi come associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e trasferimento fraudolento di valori.
Archivi categoria: indagine
Un Mistero nei cieli: L’abbattimento dell’aereo in Kazakistan cosa nasconde?
Le immagini ora disponibili nei social mostrano segni evidenti che potrebbero indicare un abbattimento dell’aereo, piuttosto che un semplice incidente tecnico o umano.
Ci sono diversi multipli visibili sulla fusoliera dell’aereo, che sembrano compatibili con impatti di proiettili o esplosioni mirate.
Questo dettaglio, sorprendentemente, non è stato in queste ore affrontato dai notiziari principali.
Già… nelle dichiarazioni ufficiali si è parlato esclusivamente del bilancio delle vittime e del nimero dei sopravvissuti che secondo la procura generale dell’Azerbaigian varia da ora in ora, con all’incirca 32 superstiti, mentre il ministero kazako delle emergenze ne conta soltanto 29.
Fino ad ora, le autorità hanno recuperato solo 4 corpi dal luogo dello schianto.
Ovviamente questa incertezza nei numeri e nei fatti contribuisce ancor più ad alimentare i sospetti e quindi il mistero attorno all’accaduto.
La vera domanda che mi pongo è: chi c’era su quel volo che avrebbe potuto essere un obiettivo sensibile? Quali interessi avrebbero potuto giustificare un’azione così drastica? Se l’aereo è stato abbattuto, chi aveva interesse ad eliminare qualcuno a bordo?
È evidente che qualcosa di molto più complesso si nasconde dietro questo disastro e vedrete che nei prossimi giorni scopriremo il nome e/o i nomi di coloro che dovevano essere eliminati!!!
La comunità internazionale e i media indipendenti devono indagare a fondo per chiarire cosa è realmente successo e portare alla luce la verità.
Questo incidente mette in luce il drammatico scenario di un mondo in conflitto diffuso, dove i cittadini diventano inconsapevolmente pedine di giochi più grandi.
È giusto perire così, senza possibilità di scelta, solo perché qualcuno ha deciso?
La verità è che non possiamo accontentarci di risposte vaghe o di insabbiamenti.
Meritiamo risposte chiare, trasparenti e giustizia per le vittime.
Sebbene non sia detto che queste risposte arriveranno facilmente, il tentativo di celare tutto non durerà a lungo: la verità, prima o poi, emergerà.
Non ci resta quindi che aspettare, consapevoli che dietro ogni mistero vi è una complessa rete di interessi.
Per il bene delle vittime e della giustizia, è nostro dovere continuare a fare domande e pretendere risposte.
Nuova bancarotta fraudolenta: sequestro per oltre 15 milioni di euro.
Nel dettaglio, attraverso svariate alchimie contabili e stratagemmi giuridici concretizzatisi nella svalutazione di crediti, erogazione di ingiustificati finanziamenti, distrazione delle rimanenze di magazzino e cessione di immobili, gli indagati hanno complessivamente distratto o comunque dissipato da cinque società fallite, somme per un importo complessivo di circa 36 milioni di euro, destinando le risorse ad impieghi estranei alla loro attività.
Ho letto inoltre che i responsabili, allo scopo di rendere oltremodo difficoltosa la ricostruzione delle operazioni commerciali e, quindi, il recupero dei beni da parte degli organi della liquidazione, hanno omesso di consegnare parte delle scritture contabili obbligatorie, al punto da non richiedere tempestivamente la dichiarazione di fallimento al competente Tribunale, aggravando così la situazione di dissesto delle società.
Però a conclusione delle complesse attività d’indagine la Gdf è riuscita ad identificare un complesso immobiliare, avente un valore commerciale stimato in oltre 15 milioni che era stato sottratto al patrimonio di una fallita attraverso una compravendita simulata per un valore di 4,5 milioni di euro, così da evitare le azioni di recupero dei vari creditori, per poi esser ceduto in modo irregolare, ad una nuova società…
Dopo 24 anni gli restituiscono il patrimonio confiscato!!!
Diceva il magistrato Piecamillo Davigo: “Chi di giustizia ferisce di giustizia perisce”.
Aggiungerei, sempre che si ha la fortuna di giungere a una fine, perché il più delle volte il rischio – considerati i tempi che la giustizia raggiunge tra tutte le fasi processuali – è quello di non riuscire a giungere alla fine in quanto si è passati ad altra vita…
Per fortuna non è il caso di Antonio Giordano, un imprenditore di Misilmeri edile che ha visto riottenere dai giudici la revoca della confisca definitiva dei beni, dopo la revisione del processo e l’assoluzione dall’accusa di mafia!!!
Certo un risultato ottenuto (grazie all’assistenza dell’avvocato Baldassare Lauria) dopo 24 anni di azioni legali che sono iniziate nel lontano anno 2000…
Tutti infatti iniziò con un arresto per associazione mafiosa, per poi esser stato condannato a cinque anni di reclusione ed ancora, nel 2011 i giudici della sezione misure di prevenzione disponevano altresì il sequestro delle imprese e dei beni immobiliari del valore di una decina di milioni di euro, provvedimento che divenne definitivo.
Ora dopo 24 anni, la Corte d’appello, presieduta da Gabriella Di Marco, ha stabilito che i beni possono essere restituiti all’imprenditore, ritenendo il venir meno dei requisiti legali avevano giustificato la confisca. Si tratta di una decisione che supera la consolidata giurisprudenza conservativa dello stesso tribunale palermitano – spiega il legale di Giordano – In materia di prevenzione l’appartenenza mafiosa (che giustifica la confisca) è sempre stata ritenuta una nozione diversa dalla partecipazione all’associazione mafiosa (che diversamente integra il reato di cui all’articolo 416 bis), cosicché l’eventuale assoluzione non ha mai determinato alcuna interferenza sul giudicato di prevenzione. Attiveremo adesso le azioni risarcitorie per il recupero del patrimonio perduto e dell’ingente danno patito dal Giordano».
Bisogna ricordare che l’imprenditore si era sempre protestato innocente ed aveva lottato per dimostrare che l’intercettazione con un presunto mafioso non lo riguardava personalmente e che l’interlocutore indicato dagli inquirenti non era lui…
E difatti, la persona interessata aveva poi confessato di essere il reale interlocutore del presunto capomafia e difatti, la stessa perizia fonica prodotta dalla difesa, aveva escluso che la voce (che si confrontava con il boss) potesse essere riconducibile a quella dell’imprenditore Antonino Giordano.
Ed ecco quindi che finalmente si è giunti a quest’ultima sentenza che lo ha visto scagionato dalle accuse, ed ora ha aggiunto l’Avv. Lauria – a seguito dell’assoluzione di revisione – sono venute meno le ragioni che avevano giustificato il giudizio di pericolosità sociale, evidenziandosi che gli accertati rapporti personali non andavano al di là della mera contiguità, del tutto irrilevante…
Certamente quanto sopra rappresenta una vicenda preoccupante, sì… per le modalità con cui si è giunti a quelle condanne e cioè attraverso una semplice e banale intercettazione telefonica e soprattutto a causa di una voce somigliante…
Ora, nel leggere quanto sopra pensavo ai rischi che oggi potrebbero verificarsi, sì… a ciascuno di noi, a causa ad esempio dell’utilizzo di un software che sfrutta l’IA( Intelligenza Artificiale ) capace quindi di riprodurre non solo testi interi con la voce femminile e/o maschile – vedasi ad esempio il link – https://www.naturalreaders.com/ – ma ahimè di clonare una voce e riprodurla in maniera perfettamente eguale a quella di chiunque si voglia essere, basti semplicemente scaricare un software come quello offerto da https://elevenlabs.io/ di cui se volete, potete osservare (in questo link su “Youtube”) il suo diretto funzionamento: https://www.youtube.com/watch?v=z4QPcjsJKu8.
Ingroia accusa Pignatone: “Era in rapporti con i boss della mafia”!!!
Ormai non mi soprende più nulla…
Già… anche leggere notizie come quella pubblicata dal quotidiano “Il Giornale” non suscità nel sottoscritto alcun disappunto…
Sì… perché in un qualche modo, quanto sta andando in questo epriodo emergendo, rappresenta ciò che da sempre il sottoscritto ha riportato in questo blog, in particolare quando ho raccontato su collusioni e insabbiamenti, vergognosamente compiuti da uno Stato indegno, attraverso quei suoi referenti, gli stessi che hanno permesso di fatto che quelle circostanze abiette potessero compiersi e la situazione assurda che molti di essi, ahimè ancora seduti lì, già in quelle poltrone istituzionali!!!
Ed allora leggiamo cosa racconta l’ex procuratore Antonio Ingroia: «Giovanni Brusca mi disse che il dottor Pignatone era in rapporti con uomini di mafia di peso, che era disponibile verso Cosa Nostra. Disse che lo aveva saputo da Totò Riina. Trasmettemmo i verbali alla procura di Caltanissetta dove vennero archiviati».
Se c’erano ancora dei dubbi sulla virulenza dell’uragano che sta scuotendo la magistratura intorno al «caso Pignatone», a fugarli arrivano le dichiarazioni di un ex pubblico ministero che è stato anche lui un’icona dell’Antimafia, fino allo sfortunato sbarco in politica.
Ingroia era in Procura a Palermo, era con Paolo Borsellino a Marsala. Conosce bene sia Pignatone che il suo vice Gioacchino Natoli, magistrati di punta dell’antimafia a Palermo. E che entrambi siano sotto inchiesta per favoreggiamento alla mafia sembra non stupirlo affatto. Soprattutto per quanto riguarda Pignatone, «che come magistrato era l’antitesi di Giovanni Falcone, che lo osteggiò in ogni modo, e che paradossalmente è stato raccontato per decenni dai giornaloni come l’erede di Falcone».
Pignatone – che da Palermo è approdato prima a Reggio Calabria e poi a Roma, e che oggi presiede il tribunale del Vaticano – è indagato per avere aiutato Cosa Nostra e il gruppo Ferruzzi, quello di Raul Gardini, a insabbiare l’indagine dei carabinieri del Ros su «Mafia Appalti», quella che svelava i rapporti dei clan corleonesi con la grande azienda del nord. Fu quella inchiesta il movente della morte di Paolo Borsellino, che avrebbe voluto portarla avanti. E a voler affossare l’inchiesta a tutti costi fu il procuratore di Palermo, Pietro Giammanco, di cui nel 1992 Pignatone era il collaboratore più fidato.
Non fu, dice Ingroia, un semplice errore di valutazione. Il problema è che Giuseppe Pignatone di quella indagine non avrebbe dovuto occuparsi perché toccava direttamente la sua famiglia. «L’indagine – spiega Ingroia – riguardava imprenditori mafiosi che avevano avuto a che fare direttamente con suo padre. Il padre di Pignatone era un ras della politica siciliana, un uomo vicino a Salvo Lima e quindi alla corrente andreottiana. Nelle carte che mandammo senza risultato a Caltanissetta c’era anche la storia degli appartamenti che i costruttori mafiosi oggetto dell’inchiesta Mafia-Appalti avevano venduto a prezzi ridottissimi, sostanzialmente regalati, alla famiglia Pignatone. Tra questi c’era quello di cui godeva il dottor Pignatone e dove credo abiti tuttora».
È lì, in questo incredibile coacervo di interessi mafiosi, imprenditoriali e giudiziari che ora – con la fatica dei trent’anni trascorsi – i nuovi capi della procura di Caltanissetta cercano la spiegazione della strage di via d’Amelio. Ingroia, va ricordato, la spiegazione l’aveva cercata da tutt’altra parte, nella inesistente trattativa tra Stato e Mafia, indagando Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e i carabinieri del Ros. E nonostante le assoluzioni in massa dei suoi indagati non demorde, «può darsi che ci sia stata una convergenza di moventi» nell’uccisione di Borsellino. Ma che il vero segreto custodito da Falcone portasse verso Raul Gardini e non a Berlusconi, ora ne è certo anche lui: «Quando Giovanni disse adesso la mafia investe in Borsa” parlava del gruppo Ferruzzi».
Anche Ingroia trova sconcertante che Pignatone, convocato dai pm di Caltanissetta, si sia rifiutato di rispondere, e ancora più sconcertante che continui a presiedere il tribunale vaticano, «si sono dimessi ministri per molto meno». Ma è contento che la congiura del silenzio stia schiantandosi.
E che magari si trovi un perché ad altri misteri di quegli anni: «Quando arrivò una segnalazione che sarebbero stati uccisi Antonio Di Pietro e Paolo Borsellino, Di Pietro venne prelevato dai servizi e portato al sicuro in Costarica. Borsellino invece non venne nemmeno avvisato, e lo lasciarono a Palermo in pasto ai suoi carnefici. Perché?».
Nuova bancarotta fraudolenta per 17 milioni di euro!!!
Questa volta siamo a Rimini…
Continuiando con quanto pochi giorni fa avevo anticipato, ecco che sono stati equestrati dalla Guardia di Finanza delal città emiliana, appartamenti, terreni e stabilimenti industriali, per un valore di 17 milioni di euro.
L’operazione avvenuta nell’ambito di indagini per bancarotta fraudolenta ha coinvolte parecchie persone… che a causa della crisi di una storica ditta riminese dell’ortofrutta era finita in liquidazione…
L’amministratore si era rivolto così a 3 “consulenti finanziari”, tutti ora indagati, per tentare di salvare l’azienda.
Ma come sempre accade quando ci si rivolge al “Gattoe la Volpe” le promesse di possibili investimenti all’estero sono rilsutate vane, ed allora, prima che si giungesse al fallimento la società è stata svuotata di tutto il patrimonio immobiliare, intestando i beni intestati ad una società fittizia, tra l’altro senza ricevere alcun compenso in cambio…
Se andate a rileggervi il mio post vedrete che le modalità attuate sono semrpe le stesse… eppure si riesce sempre a defraudare lo Stato, anche se forse questa volta i beni sequestrati potrebbero compensare una parte del raggiro compiuto…
Va beh… non vi meravigliatre, già perchè come avevo scritto non sarà l’ultima della serie, difatti vedrete come a breve altre società la seguiranno…
Mi piace osservare come la maggior parte dei miei conterranei sia disponibile a perdonare taluni imputati a seguito di una sentenze di assoluzione…
Ed allora eccoli lì, tutti in fila, già… genuflessi a quel esponente politico, dirigente, imprenditore, funzionario, etc., finalmente “assolto”…
Ciascuno prova in modo benevolo a confortare quell’individuo, esprimendo in maniera premurosa la propria convinzione, già… che si fosse trattato di un errore giudiziario!!!
Il giudizio espresso da tutti è che la giustizia non sempre è perfetta, anzi il più delle volte sbaglia, ed è il motivo per cui, quanto accaduto a causa di quell’inchiesta giudiziaria debba esser sollecitamente eliminato, sì… come si fa’ con un cancellino da lavagna – a conferma che tutte le attività d’indagine compiute dal pubblico ministero fossero di fatto errate!!!
Ci si dimentica o forse si preferisce far finta di non sapere che un giudice può pronunciare sentenza di assoluzione anche quando manca o è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l’imputato lo abbia commesso, che il fatto costituisce reato o che il reato è stato commesso da persona imputabile!!!
Difatti, l’impossibilità di giungere a un accertamento della colpevolezza conduce alla pronuncia di una formula che corrisponde ad un accertamento positivo dell’innocenza e ciò discende dall’esigenza di annunciare la causa dell’assoluzione nel dispositivo.
Ad esempio, se vi è la prova che il fatto è stato commesso in presenza di una causa di giustificazione o di una causa personale di non punibilità ovvero vi è dubbio sull’esistenza delle stesse, il giudice pronuncia sentenza di assoluzione!!!
Infatti con questa formula, il giudice dichiara che il fatto addebitato all’imputato è stato compiuto proprio da lui, tuttavia il fatto non può essere considerato un illecito penale e da qui il “non costituisce reato“, perché manca l’elemento soggettivo (dolo, colpa o preterintenzione).
Cosa voglio dire, che vi è differenza sostanziale tra un imputato che non ha commesso il reato o non è previsto dalla legge come reato e viceversa chi il reato lo ha commesso e poi, per ragioni più svariate ( e grazie a certi stratagemmi trovati…) non può essere condannato e quindi viene assolto!!!
Ecco perché soltanto la formula “il fatto non sussiste” e ”l’imputato non ha commesso il fatto” stabiliscono l’assoluzione più ampia che nega in maniera chiara il presupposto storico dell’accusa, tutto il resto viceversa può essere equiparato ad una insufficienza di prove oppure che le prove stesse non siano sufficienti a carico dell’imputato, comprenderete che ciò non significa che egli sia esente da colpe…
Ed allora, rivolgendomi ai numerosi lacchè che vedo presenti in quelle feste, riunioni, cene, ma che poi evitano di pubblicare immagini di quella loro presenza su social e quant’altro, beh… vorrei dirvi che quando desiderate ossequiare quei soggetti ahimè ancora “imputati”, quando in maniera celere vi siete recati in quegli trattenimenti – senza esser stati personalmente invitati – per incontrarli, abbracciarli, fatelo senza eludere quei selfie, non esitate avendo paura di venir scoperti, rischiando quindi che qualcuno possa rinfacciarvi quel “rapporto” d’interesse…
Ma d’altronde comprendo bene quanto sia per molti di voi difficile allontanarsi da questi individui, sì… gli stessi che da sempre hanno foraggiato un struttura clientelare, corrotto e colluso, lo stesso meccanismo perverso che apertamente criticato ma con cui finora avete convissuto…
E quindi perché rinnegare ciò che si è stati o ciò che si è!!! Quindi… nel difendere quel vostro intimo referente, sarebbe opportuno che non andiate in giro a dire che si è trattato di un errore giudiziario o ancor peggio che quel soggetti ahimè coinvolto è una persone perbene, perché lo sappiamo tutti che non è così, già… anche se c’è stato un verdetto di assoluzione!!!
Una talpa in Procura??? Vedasi quale novità…
E’ stato scoperto un commesso giudiziario che sarebbe negli anni divenuto una talpa all’interno della Procura di Palermo!!!
Già… interi fascicoli sarebbero stati non solo fotografati, ma addirittura portati all’esterno del Tribunale, affinché si provvedesse ad informare gli eventuali indagati…
Difatti, ora la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, ha arrestato il dipendente infedele con l’accusa di favoreggiamento, continuato e aggravato!!!
Le indagini – delegate alla squadra mobile e alla sezione di polizia giudiziaria della polizia di Stato – si sono concentrate su un addetto al trasporto dei fascicoli dalle segreterie dei pubblici ministeri agli altri uffici del Tribunale.
Ed è durante uno di quei trasporti che il commesso avrebbe consultato i procedimenti, fotografato e diffuso notizie coperte dal segreto istruttorio, sottratto i fascicoli ed informato all’esterno le persone sottoposte ad indagini in corso…
La soffiata riguardava soprattutto le intercettazioni e l’impiegato così avvisava chi veniva ascoltato dagli investigatori, ed è per questo motivo che si parla di grave danno alle indagini.
Il commesso giudiziario sarebbe così diventato nel tempo il “punto di riferimento” per i diversi soggetti del circuito criminale palermitano che intendevano verificare l’esistenza e/o lo stato di indagini a loro carico.
Ora, come sempre accade in queste circostanze, sono in corso tutta una serie di perquisizioni.
va premesso che il dipendente proveniva dal bacino degli “ex pip”, sì… quegli ex precari del bacino di emergenza di Palermo: durante le indagini, le forze dell’ordine sono riuscite ad istallare un trojan nel suo cellulare, scoprendo così che il commesso avvertiva gli indagati del fatto che fossero intercettati!!!
Certo sembra assurdo, ma quanto ora emerso è qualcosa che non fa più notizia, d’altronde sono convinto che egli rappresenti solo uno dei tanti dipendenti infedeli che operano all’interno dei nostri Tribunali, anche perché, oltre a loro, vi sono tutta una serie di soggetti che partecipano attivamente affinché quei palazzi di giustizia non funzionino per come dovrebbero.
Potrei farvi un elenco delle tante situazioni che non vanno; ad esempio vi sono documenti che spariscono dai fascicoli, note che vengono riportate in ritardo o peggio ancora, registrate oltre i termini previsti di legge, poi ovviamente c’è chi dichiara che non è stato possibile procedere a causa di problemi tecnici nel sistema informatico, senza però che vi sia alcuna effettiva prova su quanto riportato…
Vorrei altresì ricordare come taluni soggetti, posti all’interno di uffici – ripeto di grande responsabilità e riservatezza – risultano di fatto essere familiari di soggetti, che per gli incarichi espressi, risultano essere in conflitto con quella loro professione, ma la circostanza assurda è che chi dovrebbe controllare, stranamente chiude tutte e due gli occhi e così si continua a procedere tra insabbiamenti, ostacoli, occultamenti, falsità e quant’altro…
Quindi mi chiedo: perché meravigliarsi???
CATANIA: Gdf verifica gli anni di gestione 2013-2018!!!
Lo scorso anno ricordo di aver letto un un articolo realizzato da “contropiano.org” che analizzava in maniera precisa il fallimento dell’amministrazione Etnea: “Il senso di quanto accaduto non risiede solo nella drammatica condizione di alcune migliaia di lavoratori comunali e delle partecipate per il rischio sui pagamenti degli stipendi e nella fruibilità dei servizi da parte della popolazione, ma nella evidente abdicazione del sistema pubblico al mantenimento di strumenti di coesione sociale tra aree territoriali del paese, il cui divario socio-economico è ormai a livelli di guardia.
Ovviamente se il buco finanziario c’è… qualcuno l’ha realizzato e quel qualcuno ora è sulla lente d’ingrandimento degli investigatori della Gdf, che proprio stamani si sono recati presso la Segretaria Generale Rossana Manno, da poco insediata, alla quale hanno notificato una delega della Procura di Catania per l’acquisizione di tutti gli atti amministrativi risalenti ad uno specifico periodo, il 2013-2018.
Ma d’altronde, continuare a pensare come ancora in molti fanno – soggetti che si piegano alle volontà del malaffare e della corruzione – e cioè che la giustizia non giungerà mai alla loro porta… è veramente da sciocchi, perché il tempo dell’illegalità è finito, anche per coloro che finora sono stati (ahimè da questo nostro collaudato sistema clientelare…) ben protetti!!!A proposito dell’elefante, si… nella cava!!!
Incredibile!!! La Regione siciliana proprietaria di 500 mila ettari e nessuno ne sa nulla…
Pensate realmente che ciascuno di essi utilizzi quell’eguale considerazione che aveva sul lavoro il giudice Borsellino, quando dichiarava: “A fine mese, quando ricevo lo stipendio, faccio l’esame di coscienza e mi chiedo se me lo sono guadagnato”, perdonatemi, ma non credo proprio…Dopo 10 anni di "Forum", anche il giudice finisce sotto inchiesta!!!
Saranno certamente felici, tutti coloro che recandosi a Forum per avere giustizia erano stati viceversa condannati da quel giudice…
Nell’intercettazione il Foti chiede di fatto una consulenza all’amico sulla costituzione di una società all’estero, per conto di un cliente, con la piena consapevolezza, che si possa trattare di una questione delicata, tanto da citare l’articolo del codice penale “648 bis” (Fuori dei casi di concorso nel reato(2), chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti (3) da delitto non colposo (4); ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa (5), è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da euro 5.000 a euro 25.000. La pena è aumentata quando il fatto è commesso nell’esercizio di un’attività professionale), che come avrete ben compreso fa riferimento a operazioni di riciclaggio di danaro…
Ecco quindi che l’avvocato Leonardi consiglia di puntare sulla Croazia, dove esiste la possibilità di creare società anonime… un suggerimento che piace al giudice di forum e che decide di mettere in contatto lo stesso avvocato con il cliente, che tra l’altro si occupa di transazioni e falsi finanziamenti su fatturati di società francesi…
Tra gli indagati oltre l’avvocato Leonardi, ritenuto il principale promotore delle operazioni societarie che consentivano di sottrarre alla giurisdizione nazionale patrimoni oggetto di bancarotte, reati tributari e riciclaggio, vi sono la “cream” dei colletti grigi: avvocati, dottori commercialisti, esperti contabili, consulenti e broker esteri, abili nel de-localizzare all’estero imprese caratterizzate da squilibri finanziari, per trasferirne il patrimonio immunizzandolo così da azioni esecutive erariali…Ed in questo cosa centra il giudice di Forum???
Secondo le indagini, egli era l’interlocutore principale per garantire a quei gruppi familiari imprenditoriali la totale sottrazione dal pagamento delle imposte ed eludere procedure esecutive e concorsuali…
SENTI DA CHE PULPITO VIENE LA PREDICA…
Ho letto un articolo http://catania.livesicilia.it/2018/07/19/inchiesta-sulloda-4-indagati-larcivescovo-accusato-di-peculato_467268/ a firma di Laura Distefano e Antonio Condorelli, sulla accusa di Peculato mossa all’Arcivescovo di Catania Salvatore Gristina e ad altre tre persone…Era un periodo nel quale non esisteva ancora l’emergenza dei migranti…
Ero andato a trovare i miei genitori presso il Villaggio “Madonna degli Ulivi” nel quale stavano pernottando…
La sera, insieme all’allora mia fidanzata (oggi mia moglie…) e ai miei genitori, ci siamo seduti al ristorante, quando improvvisamente si è notato come un trambusto… chi correva di qua, chi di là, tutti a sistemare celermente alcuni tavoli, per unirli e farne uno intero a forma di U, per circa 30 persone…
Erano tutti li a manifestare i propri pensieri su quei poveri bambini denutriti, sulla eccessiva espansione demografica in quei paesi, sullo sfruttamento di quelle terre da parte dei paesi più ricchi e poi la corruzione e la mal distribuzione delle ricchezze e via discorrendo…
Era il classico esempio di chi predica bene e poi razzola male!!!
D’altronde sono gli stessi uomini che proprio ieri hanno manifestato contro il governo in nome dei diritti dei migranti…
Ma poi dimenticano o fanno finta di scordare, che molte di quelle loro strutture, sarebbero perfette per essere utilizzate all’accoglienza dei migranti, ma disgraziatamente, quelle stesse, sono state in questi anni trasformate vergognosamente in B&B… oppure sono state concesse a note Università Private e Associazioni varie… il tutto ovviamente esentasse, eppure da quei locali si stanno realizzando profitti milionari!!!
Alla faccia dell’evasione…
Al sottoscritto sembrano enti di riciclaggio, peraltro se pensate a tutti i soldi in contanti incassati quotidianamente dalle parrocchie… il sottoscritto ad esempio, proprio alcuni minuti fa è uscito da una Chiesa, causa un funerale, e di quella donazione (chiamata cartella… ) in contanti… non resta alcuna traccia!!!
Certo dispiace leggere di come il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catania, coordinata dal Procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro e dal pm Fabio Regolo, debba indagare sulla “governance” dell’ODA (Opera Diocesana Assistenza…), sulla quale avrei da raccontare una circostanza non molto gradevole, ai tempi in cui a dirigere l’Ente vi era un certo padre “C……a”!!! Chissà può essere pure che un giorno la racconterò… Per quanto riguarda l’indagine, consiglio di leggere il link… d’altronde i due giornalisti d’inchiesta, sono professionalmente più preparati del sottoscritto e descrivono in maniera perfetta quanto accaduto…
Certo, è assurdo che proprio quei soggetti, posti solitamente da quel pulpito… predichino ogni giorno parole come onestà, morale, misericordia, povertà, rispetto e poi nella pratica si comportino come veri e propri delinquenti…
Viene da chiedersi: “Come è possibile che uomini di chiesa, possano adottare comportamenti così aberranti???”.
Forse la verità e che essi sono uomini come tutti gli altri e peccano nella stessa maniera come ciascuno di noi… “scusate, ma in questo caso devo distaccarmi e usare un termine diverso “Voi” .
Si voi, perché ponete ciascuno di loro in un ruolo “elevato”, come se in un qualche modo, potessero avere un rapporto diretto con il divino, mentre sono soltanto degli esseri umani, con le loro debolezze, tanto fragili da lasciarsi influenzare dal vile denaro…
Non creso nell’aldilà… ma se dovesse esistere spero solo che ci sia l’inferno!!!
Sì, affinché questi uomini miserabili, possano bruciare nel fuoco eterno!!!
Curiamo la corruzione…
Gli interventi normativi e gli strumenti di prevenzione e contrasto che sono stati introdotti all’interno delle strutture sanitarie hanno potuto fare poco contro la corruzione.
Come sempre tra le Regioni con la qualità media dei Piani più bassa c’è la Sicilia… accompagnata da Calabria, Campania e Puglia…Nessuno sa, nessuno deve sapere!!!
Dai possibili legami proposti nel faccia a faccia tra la società olandese e Ciancio, fino alla conoscenza di fondi dell’editore nella Plurifid. Disposti a lavorare per la mafia…
E’ stata realizzata una indagine dalla quale è emerso che più del 50% dei disoccupati, sarebbe disposto, pur di lavorare, a farsi assumere da una società… con legami malavitosi.Sono in tanti a credere – in particolare nella ns. regione – che comunque, la criminalità organizzata da sempre ha fornito quelle occasioni di lavoro che oggi, con questi governanti, e attraverso le lotte adottate dagli organi inquirenti, sono ovviamente diminuite…
Sappiamo bene che quando i cittadini si sentono abbandonati dallo Stato che avrebbe dovuto garantirli, proprio quando la fame e la povertà inizia a farsi sentire, ecco che allora le persone sono più disposte ad accettare compromessi e connivenze…
E’ soltanto l’inizio di una forma di violenza, che in casi gravi può sfociare in ribellione e che trova proprio nei soggetti malavitosi, i principali protagonisti nell’accensione di quella scintilla, necessaria per accendere quel fuoco della protesta… e che ovviamente trova sostegno in quei tanti disoccupati che non riescono ad arrivare a fine mese…
E’ ovvio che poi, la criminalità organizzata trova terreno fertile in un tessuto sociale ed economico come quello presente, un paese come il nostro, indebolito dalla crisi e con livelli di disoccupazione record del 13% che sale al 42% per i soli giovani… ed è ovvio quindi, che in questo contesto, la criminalità organizzata trovi quel supporto e quel sostegno dei propri concittadini, che vedono in quelle loro azioni, le uniche capacità imprenditoriali che possano almeno garantire, nuove opportunità di lavoro…
Bisogna intervenire al più presto per poter bloccare questa situazione incresciosa che lega la criminalità alla crisi, iniziando ad intervenire con procedure che favoriscano, in maniera celere ed immediata, l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani, che rappresentano – per queste organizzazioni criminali – la principale fonte da cui attingere quelle necessarie risorse umane, per concretizzare i loro principali obbiettivi e cioè quelli delle collusioni e del malaffare…
Come si dice… l’onestà paga, la disonestà quando accettata… viene anch’essa pagata!!!

.jpeg)
.jpeg)
.jpeg)
.jpeg)



.jpg)






















