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Tutto come al solito: un altro sindaco con le mani nel sacco!

C’è qualcosa di marcio, come sempre, dietro la facciata pulita della politica.

L’ennesima prova arriva da un’operazione che ha scoperchiato un sistema fatto di mazzette, favori e giochi sporchi, dove il confine tra istituzioni e malaffare diventa sempre più sottile, quasi invisibile. 

Un sindaco, un tempo considerato una promessa, colto in flagrante mentre intascava denaro in un ristorante. Soldi che – secondo l’inchiesta – rappresentavano solo l’ultima tranche di un accordo più grande, una tangente pattuita per garantire appalti, per assicurarsi che tutto girasse come doveva girare.

E non è solo lui. Intorno, una rete di collaboratori, imprenditori, faccendieri, ognuno con il suo ruolo in questa macchina ben oliata. Soldi nascosti ovunque: nelle tasche, dentro un panettone, persino dentro un tavolo da biliardo! 

Come se il denaro sporco potesse davvero sparire, svanire nel nulla, invece di lasciare tracce ovunque. Eppure, stranamente, questi soggetti continuano a farlo, come se fossero immuni, come se la legge non li riguardasse, come se il rischio di essere scoperti fosse solo un dettaglio trascurabile rispetto al guadagno, al potere, alla certezza di poter comprare tutto, anche la giustizia.

Poi c’è il fiduciario, quello che fa da tramite, quello che sa muoversi nell’ombra, quello che forse credeva davvero di poter sfuggire al controllo, di poter nascondere l’evidenza in un mobile, in un gesto, in un silenzio. Ma i soldi hanno un odore, lasciano una scia. E quando il sistema decide di far crollare il castello, tutto viene fuori, anche ciò che sembrava sepolto.

E intanto, mentre qualcuno finisce in carcere e qualcun altro trema nell’ombra, la domanda rimane sospesa nell’aria: quanti altri sono ancora lì, nascosti, intoccabili, pronti a ripetere le stesse trame, gli stessi abusi, le stesse manovre che avvelenano la politica?

Perché alla fine, come ho sempre detto, il problema resta lo stesso: quando la politica si piega al denaro, smette di servire il pubblico e comincia a servire solo se stessa. E quel male, quello vero, che divora le comunità, che legittima la corruzione e alimenta la criminalità, continua a crescere indisturbato, silenzioso ma implacabile.

Io, da parte mia, resto in attesa della prossima inchiesta che porterà alla luce altri nomi, altre verità, altri sindaci. Non ci vorrà molto, ne sono certo. Perché il cerchio… si sta per chiudere. E quando accadrà, spero che saremo pronti a guardare in faccia la realtà e a chiederci: cosa abbiamo fatto per cambiarla? Cosa faremo per impedire che accada ancora? 

Vi sono notizie che preferirei non leggere…

Purtroppo, quanto temevo è accaduto… 
Sì… una nuova inchiesta, relativa a una maxi-truffa ai danni di una banca, ha portato a un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica e dai finanzieri del Comando Provinciale di Catania. 
Questi hanno eseguito un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari, che ha disposto il sequestro preventivo – diretto e per equivalente – di somme e beni per un valore di circa 1,4 milioni di euro. 
Le indagini coinvolgono 15 persone, a vario titolo accusate di associazione per delinquere, truffa e autoriciclaggio aggravato.
Purtroppo, vi sono notizie che preferirei non leggere e questa è una di quelle. Perché? Perché quando trovi il nome di una persona che conosci, qualcuno con cui hai condiviso da ragazzo momenti di spensieratezza, beh… ti assale un senso di impotenza. Ti chiedi se, forse, stargli più vicino avrebbe potuto cambiare il corso della sua vita.
Certo, il più delle volte noi c’entriamo poco con ciò che accade, ognuno d’altronde sceglie la propria strada e decide come vivere e affrontare le sfide della vita. Nessuno può imporre scelte agli altri, né assumersi la responsabilità delle decisioni altrui. 
Eppure, quando leggi di amici o conoscenti che hai perso di vista – magari a causa di incidenti stradali, per l’uso di sostanze stupefacenti, alcol o di altre circostanze tragiche e/o gravi – anche perché la tua professione ti ha condotto lontano dalla tua città, beh… non si può fare a meno di cercare una spiegazione. Una ragione che, purtroppo, sai già non esistere.
Oggi, per me, è uno di quei giorni. Sento un profondo dispiacere per quanto ho letto. La speranza, ovviamente, è che si tratti di un errore di persona, un malinteso. Già… ci si aggrappa a questa possibilità, pur sapendo che, spesso, le cose accadono perché, in qualche modo, sono state cercate.
Ma a chi dare la colpa? Alla società? Al consumismo sfrenato? A quel desiderio insaziabile di possedere sempre di più, anche quando non ve n’è bisogno? Mio padre diceva sempre: “Non serve a nulla, tanto più di questo piatto di pasta non posso mangiare”. E aveva ragione. Eppure, sembra che molti di noi non riescano a fermarsi, spinti da un’insoddisfazione che li porta a cercare sempre qualcosa di più, spesso oltre quel limite consentito dalle leggi.
E allora, cosa fare? Come reagire di fronte a notizie come queste? Forse, l’unica cosa che possiamo fare è riflettere. Riflettere sulle nostre scelte, sui nostri valori, su ciò che davvero conta nella vita. E, forse, cercare di essere presenti per chi ci sta accanto, anche quando sembra non volerlo. Perché a volte, un gesto di vicinanza, una parola di conforto, possono fare la differenza.
Oggi, però, non riesco a non sentire un peso sul cuore. Perché dietro a questa notizia c’è un volto, un nome, una storia che conosco. E non importa quanto cerchi di razionalizzare, il dispiacere rimane.
Forse, il vero messaggio che voglio condividere con voi è questo: non diamo per scontato le persone che abbiamo accanto. Viviamo in un mondo che ci spinge a correre, a raggiungere obiettivi, a possedere sempre di più. Ma alla fine, ciò che conta davvero sono le relazioni, i legami, i momenti condivisi…
E se oggi sono triste per quanto accaduto, è perché so che, in qualche modo, tutti noi abbiamo una responsabilità: quella di prenderci cura gli uni degli altri, anche quando sembra difficile.

Vorrei quindi concludere auspicando che quanto ho letto rappresenti solo un brutto sogno. Spero di svegliarmi e scoprire che tutto è passato, che quell’amico di cui ho letto il nome possa tornare alla sua vita, alla sua famiglia, ai suoi familiari, lasciandosi alle spalle questa brutta esperienza.
So che la realtà è diversa, che le cose non si risolvono magicamente. Ma è proprio in momenti come questi che ci aggrappiamo alla speranza, a quella piccola luce in fondo al tunnel che ci ricorda che, nonostante tutto, c’è sempre la possibilità di un nuovo inizio.
Forse, questo è anche un invito a non arrendersi mai, a credere che anche dopo gli errori più grandi ci sia spazio per il riscatto. E se c’è una cosa che posso fare, è sperare che il mio amico trovi la forza di rialzarsi, di guardare avanti e di ricostruire ciò che è stato compromesso.
Perché alla fine, ciò che conta davvero non è ciò che abbiamo perso, ma ciò che possiamo ancora salvare. E se c’è una lezione che possiamo trarre da tutto questo, è che nessuno dovrebbe essere lasciato solo ad affrontare le proprie battaglie.

Incidente sul lavoro a Leini: dubbi e riflessioni sulla dinamica della tragedia.

Come molti di voi, ho appreso con sgomento la notizia riportata dal Tg1 riguardante la morte di un operaio di 35 anni, precipitato dal tetto di un capannone durante un intervento sul cantiere. La caduta, stimata intorno ai dieci metri, è stata purtroppo fatale. 

Tuttavia, da esperto in materia di sicurezza con oltre trent’anni di esperienza, non posso fare a meno di esprimere alcuni dubbi sulla dinamica dell’incidente.

Mi presento: mettendo da parte la passione di scrivere come “blogger”, svolgo da sempre l’incarico di R.S.P.P. (oltre che di Coordinatore della sicurezza e formatore), ed ora, pur non conoscendo i dettagli specifici di quel cantiere né il nome del collega responsabile, mi sento in dovere di fare alcune considerazioni tecniche. 

Dal servizio televisivo, ho potuto osservare il ponteggio utilizzato dai lavoratori e, con tutta onestà, devo dire che raramente ho visto un cantiere così ben organizzato dal punto di vista della sicurezza. Quel ponteggio, a mio parere, era realizzato in modo tale da rendere quasi impossibile una caduta accidentale, a meno che non si sia verificato un atto volontario o un intervento esterno di natura dolosa.

A supporto di questa ipotesi, aggiungo un ulteriore elemento: il comportamento dei colleghi dell’operaio dopo l’incidente. 

In casi del genere, come previsto dalla formazione di Primo Soccorso, è fondamentale contattare immediatamente il 118 e attendere l’arrivo dei soccorsi qualificati, evitando di spostare l’infortunato per non aggravare eventuali traumi alla colonna vertebrale o agli organi interni. Invece, sembra che i colleghi abbiano trasportato l’uomo in ospedale senza seguire queste procedure, un dettaglio che solleva non pochi interrogativi.

Inoltre, dalle informazioni disponibili, emerge che l’operaio non era dotato dei necessari dispositivi di protezione individuale (DPI) anticaduta, come imbracature, cordini, sistemi di ancoraggio o linee vita. Questo aspetto, unito alle dichiarazioni iniziali dei colleghi (che avevano parlato di un incidente domestico), non depone a loro favore e lascia spazio a numerose domande.

Parlare di “giallo” potrebbe sembrare eccessivo, ma è innegabile che ci siano elementi che richiedono ulteriori approfondimenti. Le indagini in corso dovranno chiarire cosa sia realmente accaduto, anche se sono convinto che, a livello strutturale, il ponteggio rispettasse tutte le norme di sicurezza previste per i lavori in quota.

Resto in attesa degli sviluppi delle indagini, nella speranza che si faccia piena luce su questa tragica vicenda.

Potere e omertà: La politica nelle mani della mafia.

Di poche ore è l’ennesimo processo con rito abbreviato relativo all’inchiesta su presunte infiltrazioni mafiose e casi di corruzione in un Comune alle falde dell’Etna.

In particolare, la Procura ha chiesto la condanna dell’ex sindaco per voto di scambio politico-mafioso e per alcuni presunti episodi di corruzione.

Come già avviene da tempo nelle pagine del mio blog, non intendo entrare nel merito delle inchieste giudiziarie, quelle competono ai Tribunali e ai siti web dedicati alla cronaca. 

Viceversa, come studioso dei comportamenti umani, e in particolare delle condotte che emergono quando fenomeni politici si intrecciano con soggettività mafiose, mi soffermo sugli effetti e sulle gravi conseguenze che tali dinamiche producono non solo nel territorio amministrato, ma anche nella società civile.

Non bisogna mai confondere la posizione di coloro che ricoprono incarichi istituzionali e, al tempo stesso, giustificano il proprio operato infedele attribuendolo a fattori esterni, come le organizzazioni mafiose. Questo atteggiamento permette a tali organizzazioni di stabilire e consolidare un rapporto capace di estendere i propri tentacoli verso la sfera politica e le istituzioni pubbliche.

In questo modo, l’associazione mafiosa acquisisce un carattere di autonomia e sovranità, elevandosi a una posizione di parità rispetto allo Stato. Ciò le consente di imporre le proprie regole, escludendo quelle statuali, e di affermare una logica di dominio che si concretizza nell’accumulazione di ricchezza. Tale ricchezza, a sua volta, le permette di agire come un soggetto sovrano, capace di legare a sé (alcuni) uomini politici o persino intere organizzazioni di potere, come i partiti.

Nel corso degli anni, l’associazione mafiosa ha strutturato un sistema a doppio binario che opera su due fronti paralleli. Da un lato, vi è la manovalanza, impegnata nei traffici illeciti; dall’altro, vi sono i cosiddetti “colletti bianchi”, che si occupano di politica, preferenze elettorali, appalti, raccomandazioni e gestione della manodopera. Si tratta di una struttura dotata di regole, procedure e sanzioni proprie, un vero e proprio ordinamento giuridico parallelo.

Affrontare un problema di tale portata si rivela estremamente complesso… 

Non mancano esempi di illustri studiosi, uomini politici e magistrati che, nonostante anni di impegno e tentativi, non sono riusciti a scardinare questa rete pervasiva. Le continue inchieste giudiziarie sui rapporti tra mafia e politica, regolarmente depositate dai sostituti Procuratori nazionali, rappresentano un drammatico promemoria della profondità e della resilienza di questo sistema. Tuttavia, tali inchieste sono anche un segno che la lotta non è ferma, e che la consapevolezza è il primo passo per costruire un futuro in cui legalità e giustizia possano prevalere.

Quando la fede si intreccia con il crimine: una storia di ’ndrangheta e contraddizioni…

In una recente operazione della Procura di Brescia, emerge uno scenario che sembra uscito da un romanzo noir…

Già… una suora, figura simbolo di pace e dedizione, posta al servizio della criminalità organizzata: sì… quella calabrese, la nota ’ndrangheta…
Cosa dire, due vite agli antipodi unite dallo stesso sistema, perché da un lato, vi era un temuto elemento di spicco della ’ndrangheta lombarda, dall’altro, una suora, che secondo le indagini avrebbe messo le sue mansioni carcerarie al servizio del sodalizio criminale. 
Infatti, in una conversazione intercettata, un affiliato si riferisce a lei con parole inquietanti: «È una dei nostri. Se ti serve qualcosa dentro, chiedi a lei». 
La religiosa difatti sarebbe stata un importante tramite tra i membri del clan detenuti e quelli operativi fuori dal carcere, dimostrando come la rete mafiosa sappia insinuarsi anche in quelle fenditure insospettabili.
L’indagine ha ora portato all’arresto di ben 25 persone, tutte accusate di reati che vanno dal traffico di droga e armi all’usura, fino al riciclaggio e alle estorsioni. 
Tra i nomi eccellenti figurano anche ex consiglieri comunali, accusati di aver negoziato appalti pubblici in cambio di supporto elettorale, confermando ancora una volta il connubio – purtroppo frequente – tra politica e criminalità organizzata.
Cosa aggiungere… una pagina nera nella lotta alla criminalità, uno specchio delle contraddizioni umane e sociali. 
Una dimostrazione di come il crimine sappia corrompere e sfruttare ogni spazio, persino quelli dedicati alla fede e alla redenzione.
Viene spontaneo chiedervi cosa ne pensate? Come è possibile che realtà così distanti si intreccino in modo tanto inquietante? Se volete inviare la vostra risposta, sarò ben lieto di condividerla.

Nella DIA una squadra "infedele” rischia l’azzeramento!!!

Sembra che a differenza di quanto avevo annunciato nel mio precedente post http://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/10/quando-il-boss-e-un-maresciallo-della.html intotolato “Quando il “boss” è un maresciallo della Dia!!!, beh… sembra che le indagini non siano state “insabbiate” ma viceversa si sta evidenziando come la squadra addetta a quei “dossieraggi”  fosse più ampia di quanto si erà ipotizzato…

Per cui, oltre il maresciallo della Guardia di  Finanza  in servizio presso la sezione operativa della Dia pugliese, vi sarebbero ora altri soggetti che si sono prestati in quelle attività di spionaggio…

Gli illeciti messi in luce da un’inchiesta della DDA di Milano insieme alla Direzione Nazionale Antimafia, stanno evidenziando l’esistenza di una squadra “infedele” ed ovviamente – se quanto emerso dalle indagini dovesse confermarsi – si comprende come tutto quel reparto (della DIA) verrebbe azzerato!!!

Le indagini sono tutt’ora in corso e difatti i militari del Ros di Lecce hanno eseguito un decreto di perquisizione e sequestro negli uffici della direzione, in particolare in quelli della postazione del maresciallo (attualmente sospeso per sei mesi) per effetto dell’inchiesta in corso…

Si sta controllando tutto, dai documenti cartacei a quelli elettronici, senza tralasciare nulla e difatti si stanno esaminando anche le intercettazioni ambientali per comprendere quanto diffusa sia stata quella complicità e quali soggetti debbano ora esser coinvolti nell’inchiesta.

In particolare sono proprio quelli posti ai “piani alti” ad essere ora sotto mira: infatti quando il maresciallo in estate aveva appreso di essere oggetto di alcuni controlli amministrativi (con un fascicolo interamente dedicato ad egli), aveva subito lanciato l’allarme e proprio i suoi superiori lo avevano rassicurano attivandosi di contattare quelli che definivano ai “piani alti”, con la motivazione di non voler perdere una fonte professionale e capace come per l’appunto il maresciallo o forse perché viceversa si stava tentando di proteggere quest’ultimo per coprire tutti quei comportamenti illegali propri o compiuti da altri…

Quando il "boss" è un maresciallo della Dia!!!

Era chiamato il “boss”!!!

Risponde ora di associazione a delinquere un maresciallo della guardia di finanza, in servizio presso la sezione operativa della Dia pugliese, destinatario della sospensione per sei mesi dal servizio nell’ambito di un’inchiesta che ha già visto 53 indagati su un’attività di dossieraggio e furto di dati sensibili da banche dati strategiche nazionali.

Nell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip del tribunale di Milano vi è un intero capitolo dedicato a quel funzionario, in cui sono presenti, intercettazioni, servizi fotografici e quant’altro che provano incontri vari…

Secondo le indagini ancora in corso, il compenso mensilmente ricevuto in cambio di quelle informazioni “prelevate” nella banca dati, sarebbe di circa 1.300 euro al mese, poi aumentato di 100 euro…

Debbo dire che mi sembra una cifra alquanto irrisoria per informazioni così sensibili e sicuramente chi ne ha fatto uso, avrà ricevuto sicuramente maggiori benefici rispetto a questi pochi euro…

Lo stesso d’altronde, impaurito da altri controlli compiuti in precedenza su un collega carabiniere, anch’egli in servizio alla Dia (che in una circostanza si sarebbe prestato a estrapolare dati riservati), voleva lasciare, e così si sarebbe proceduto a delle rassicurazioni e soprattutto a un piccolo aumento sullo stipendio. 

Nello specifico gli è stato fatto avrebbe fatto presente che non avrebbe rischiato alcunchè lavorando per quel gruppo, poiché le informazioni da lui fornite sarebbero state mascherate con altre fonti e quindi non vi era nulla su cui preoccuparsi…

Certo ora che si è giunti alla misura interdittiva le circostanze cambiano, non solo epr egli ma anche per qualche altro collega coinvolto di cui non si conosce l’dentità… e che potrà fornire la propria versione dei fatti durante l’interrogatorio di garanzia previsto nei prossimi giorni.

Certo, quanto sta accadendo a livello nazionale sul famoso “Dossieraggio” è qualcosa certamente di preoccupante, però debbo dire che se da quelle analisi dei magistrati, dovessero emergere circostanze al limite della legalità oppure veinssero evidenziari fatti gravi, come ad esempio compromessi appartenenti alle nostre Istituzioni alle forze dell’ordine, beh… in questi casi è opportuno portare alla luce quanto scritto su quei dossier e iniziare a fare piazza pulita di tutte le mele marce!!!

Sono convinto che – per come accade solitamente da sempre in questo nostro Paese – tutto verrà insabbiato e si farà in modo che quei soggetti restino lì impuniti, già… dove sono!!!  

Tutti i dati degli italiani violati???

E’ stato arrestato il direttore generale della società Sogei (società controllata al 100% dal ministero dell’Economia) in flagranza di reato dalla Guardia di Finanza. 

La Società – che non risulta indagata – svolge un ruolo chiave nella gestione delle pagelle fiscali e nella modernizzazione della Pubblica Amministrazione e che conserva tutti i dati degli italiani, dalla fatturazione elettronica, fino al fascicolo sanitario.
Sogei sta per Società Generale d’Informatica S.p.A.e come riportato sopra, svolge servizi di consulenza informatica per la pubblica amministrazione, in particolare per il Ministero dell’Economia e per le Agenzie fiscali sulla base di contratti di servizio pluriennali, tanto d’aver realizzato e gestito i codici fiscali delle persone fisiche e le partite Iva delle aziende.
Si occupa altresì dell’anagrafe tributaria per conto del Ministero dell’economia, della gestione del sistema informativo della contabilità pubblica per la Ragioneria generale dello Stato, del sistema informativo e contabile del debito pubblico, della gestione del sistema informativo del gioco pubblico per conto dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli.
Ma non solo, monitora la spesa pubblica, in particolare la spesa sanitaria; sviluppa software per le Agenzie fiscali (Entrate, Dogane e monopoli, Demanio), produce e spedisce la tessera sanitaria per conto dell’Agenzia delle entrate, realizza l’Anagrafe nazionale della popolazione in collaborazione con il Viminale. Ha pure realizzato e gestito la piattaforma per il rilascio del Green pass durante il Covid.
A inzio anno la Sogei ha incorporato SOSE SpA (Soluzioni per il Sistema Economico, società partecipata da Mef e Banca d’Italia, operativa nel settore dell’analisi strategica dei dati in materia tributaria e di economia d’impresa) e il ramo ICT di Agenzia entrate Riscossione, diventando in tal modo il principale partner tecnologico di via XX settembre per la “messa a terra” della riforma fiscale, in particolare per la gestione delle pagelle fiscali. 
Parliamo quindi di un’azienda strategica per il Paese e viene tutelata come sito di rilevanza nazionale e protetta dagli attacchi informatici. A fine 2019 a Sogei è stato consentito di erogare, attraverso la stipula di una Convenzione, i propri servizi anche ad altri nuovi clienti, come la presidenza del Consiglio dei Ministri, il Consiglio di Stato, l’Avvocatura dello Stato, il ministero dell’Ambiente e dell’Istruzione. 
Per questi motivi Sogei ha frequenti rapporti con tutto il mondo dei fornitori della Pubblica amministrazione, come le società quotate Digital Value e Olidata nel mirino della Procura.
Digital Value si definisce un “gruppo a capitale italiano che opera nel segmento delle Infrastrutture ICT al servizio dei più importanti clienti pubblici e privati con l’obiettivo di guidare un’innovazione tecnologica sostenibile per lo sviluppo delle imprese del Paese” e vanta oltre 600 certificazioni e più di 50 partnership tecnologiche.
Olidata nasce a Cesena nel 1982 come Software House specializzata in soluzioni di contabilità “e diventa uno dei principali player europei di prodotti e servizi di Information Technology e di Office Automation”, si legge nel sito dell’azienda. Nel 1999 è stata quotata in Borsa. Attualmente il gruppo si configura come una sinergia di diverse aziende, ciascuna operante nel proprio settore di attività, “ma convergente verso una mission comune”.
Non ci resta che attendere per capire come nei prossimi giorni si evolverà l’inchiesta… 

Trattasi di semplice acquisizione documentale quella compiuta dalla Gdf presso il "Consorzio Stabile SIS".

Le Fiamme Gialle – oltre alle due sedi della società del gruppo Fs – si sono presentate negli uffici del “Consorzio Stabile Sis”, dove – a quanto riportato – è stata compiuta una sempòlice acquisizione di documenti (della società concessionaria del tratto autostradale tra Brescia Ovest e Padova Est).

Nell’inchiesta in corso ho letto dal web che sono state indagate nove persone, di cui uno attualmente manager di Anas e gli altri due usciti per dar vita ad un sociertà di costruzioni, anch’esso perquisita dalla Gdf.

Oltre ai soggetti di cui sopra, sono state indagate altre persone ad essi legate che hanno avuto (o ancora hanno) procedimenti giudiziari, tra cui un ex funzionario Anas ed ex dirigente del Ministero delle Infrastrutture, imputato per il crollo del ponte Morandi.

Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione, turbativa d’asta e rivelazione ed utilizzazione di segreto d’ufficio.

“Mi auguro che gli inquirenti facciano bene e in fretta il loro lavoro. E se c’è qualcuno che ha sbagliato che paghi“: è stato il commento del ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini. Dal canto suo l’Anas, con una nota, ha espresso “piena fiducia nell’operato della Magistratura e sta fornendo tutta la necessaria collaborazione alle Autorità“.

Con l’operazione di oggi, inquirenti e investigatori sono andati a caccia di carte e dispositivi informatici per trovare riscontri alle loro ipotesi, un presunto sistema che avrebbe fatto beneficiare di “ingenti somme” e/o di appalti. 

In questa sede non entro negli episodi su cui si stanno concentrando gli accertamenti del Nucleo di polizia economico finanziario della Guardia di Finanza, ci tengo a riportare quanto precisato dal “Consorzio Stabile Sis” e cioè che “né la società né alcuno dei propri dirigenti e/o amministratori risultano indagati, né tantomeno, gli uffici societari sono stati interessati da alcuna perquisizione o sequestro da parte di organi di polizia giudiziaria, che, viceversa, hanno provveduto esclusivamente all’acquisizione di documentazione aziendale, anche contabile pertinente all’indagine in corso, ai sensi dell’art. 248 cpp“.

ANAS: nuova inchiesta per corruzione…

L’ennesima inchiesta giudiziaria…

Questa volta la Guardia di Finanza di Milano ha diretto le proprie indagini nei confronti dell’Anas, .nell’ambito di un’inchiesta per corruzione e turbativa d’asta diretta dai pubblici ministeri di Milano Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri.

Sono state infatti perquisite le sedi Anas di Roma, Torino e Milano e sono 9 le persone attualmente indagate e 3 società.

Gli uomini del Nucleo di polizia economico finanziario della Guardia di Finanza di Milano, coordinati dalla Procura, stanno indagando su una serie di appalti della società del Gruppo FS che gestisce la rete infrastrutturale stradale d’Italia. 

Dall’inchiesta sembra emergere  una presunta tangente da quasi 846.000 euro oltre ad altre “utilità”, come un’auto ed un appartamento.

Sono questi i primi dettagli della una nuova indagine della Procura milanese che sta evidenziando un presunto giro di mazzette sui lavori di manutenzione della rete stradale italiana, in particolare di Lombardia e Veneto, e che coinvolge funzionari ed ex funzionari Anas.

Qualcuno di voi è rimasto sorpreso??? Non certo il sottoscritto…

Chiusa l’inchiesta sul "Consorzio rete fognante Taormina"

Ho letto che l’nchiesta sul “Consorzio rete fognante Taormina” è stata chiusa.

La sostituta procuratrice Roberta La Speme, titolare dell’inchiesta sotto la guida del procuratore capo Antonio D’Amato, ha avvisato tutti gli indagati che gli accertamenti sono arrivati al capolinea.

Il provvedimento di chiusura delle indagini conferma in sostanza le ipotesi accusatorie sollevate dalla Procura di Messina, che ora andranno al vaglio del giudice per le indagini preliminari.

Come abbiamo letto nei mesi scorsi è stata la denuncia di uno degli addetti dell’ente a dare il via all’inchiesta di Polizia e Guardia di Finanza, che hanno analizzato i lavori affidati dal Consorzio, dopo il sequestro dell’impianto per inquinamento nel 2021, e i rapporti tra i dirigenti e le ditte incaricate.

 Il sospetto, sollevato anche dalla denuncia di una persona interna all’ente e suffragato, secondo l’Accusa, dalle intercettazioni, è che per gli affidamenti i dirigenti abbiano incassato dei favori. 

Al vaglio altresì le responsabilità negli episodi di inquinamento dell’Alcantara dovuti al mal funzionamento dell’impianto.

Trovate l’articolo completo con i nomi degli indagati al link: https://www.tempostretto.it/news/indagine-sul-consorzio-rete-fognante-taormina-caudullo-non-doveva-essere-sospeso.html

L’ex procuratore Pignatone indagato a Caltanissetta per favoreggiamento alla mafia!!!

L’ex procuratore Pignatone ora indagato per favoreggiamento ha dichiarato: Dimostrerò la mia innocenza.

Sembra dalle accuse che l’ex magistrato abbia insabbiato le indagini del 1992 sui rapporti tra esponenti di Cosa Nostra e il gruppo guidato da Raul Gardini. 

Sono indagati insieme ad egli l’ex pm Natoli (che ha fatto parte del pool di Falcone e Borsellino) e il generale della Guardia di Finanza Screpanti

Certo che questa vicende su mafia e appalti sembrano non trovare mai soluzione o quantomeno ogni qualvolta sembra esser giunti ad una soluzione, ecco che improvvisamente si torna indietro, già… come in quel gioco dell’oca!!!

La nuova accusa è di favoreggiamento alla mafia e difatti il magistrato nella giornata di ieri si è presentato al palazzo di Giustizia di Caltanissetta per essere interrogato: «Ho dichiarato la mia innocenza in ordine al reato di favoreggiamento aggravato ipotizzato e mi riprometto di contribuire, nei limiti delle mie possibilità, allo sforzo investigativo della Procura di Caltanissetta».

Secondo la procura sembrerebbe che l’ex procuratore possa aver avuto un ruolo – in concorso con gli altri due indagati e con l’allora procuratore Pietro Giammanco (deceduto nel 2018) – nell’insabbiamento delle indagini su mafia e appalti, su cui Paolo Borsellino iniziò a lavorare nel 1992 dopo la morte di Giovanni Falcone. 

In particolare sono i presunti rapporti tra i mafiosi Buscemi e Bonura ed il gruppo guidato da Raul Gardini ad interessare oggi la procura nazionale di Caltanissetta, ma non solo si sospetta anche che gli indagati abbiano insabbiato un’indagine della procura di Palermo di cui si chiese l’archiviazione. 

Certamente una situazione difficile quella che negli ultimi anni ha colpito gran parte della magistratura e soprattutto taluni suoi referenti ed in ciò, anche noi semplici cittadini troviamo alquanto difficile comprendere ciò che è reale da quanto rappresenta una finzione, già… fin dove possiamo fidarci di questo Stato e soprattutto di quegli individui posti lì a rappresentare la giustizia e quindi a fare in modo che le inchieste giudiziarie giungano ad un soluzione senza dimostrarsi ogni giorno che passa farlocche o quantomeno compromesse!!!

Sì ditemi… dove sta la verità, perché mi sembra di esser come nella foto allegata!!! 

Comandante dei carabinieri arrestato per corruzione!!!

Stasera un amico mi ha inviato questo link, allegando la frase: “Ormai nulla più mi meraviglia…”!!!

Ho iniziato quindi a leggere la notizia che fa riferimento all’arresto di un comandante della compagnia dei carabinieri con l’accusa di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico…

Debbo dire che sono anni che non mi meraviglia più niente, d’altronde ho semrpe pensato nel corso degli anni che talune circostanze, per potersi concretizzare, avessero bisogno di qualcuno dall’interno, mi riferisco ad esempio alle prolungate latitanze di noti boss mafiosi, ma anche a certi capi della criminalità organizzata del centro e nord del Paese, che hanno potuto godere, grazie a quelle collusioni, di libertà in quelle loro azioni criminali… 

Insieme al militare sono finiti ai domicilairi anche un’imprenditore e il titolare di un’agenzia investigativa, anch’essi accusati di corruzione, difatti, secondo l’accusa, il Comandante si sarebbe messo a disposizione di taluni imprenditori amici, sia italiani che cinesi, accedendo per almeno un centinaio di volte – secondo l’inchiesta – abusivamente al sistema banca dati delle forze dell’ordine per fornire informazioni, in cambio di diverse utilità…

Cosa dire, ciascuno di noi conosce bene il lavoro svolto dalle forze dell’ordine e sappiamo bene quanto importante sia l’operato svolto da quest’ultimi, rimasti ormai l’ultimo baluardo a salvaguarda della nostra democrazia, ma soprattutto di quanto ancora rimasto della dignità dello Stato…

Per cui, lungi dal sottoscritto fare “di tutta un erba un fascio“, certamente però notizie come quella sopra riportata rappresentano una vergogna per le nostre forze dell’ordine e credo sia giunto il tempo di fermare queste incresciose corruzioni, anche perché si sa… casi come questi non rappresentano certamente qualcosa d’isolato, ma viceversa, quando vengono evidenziati (comprenderete come il più delle volte notizie come queste si cerca di tenerle celate…) dimostrano essere assai frequenti, d’altronde basta semplicemente contare tutti gli agenti infedeli che sono stati in quest’ultimo decennio indagati, rinviati a giudizio o condannati per reati vari!!!

Ma d’altronde… i comportamenti umani sono connaturati all’uomo e questa sua natura travalica anche l’eventuale impiego di una divisa!!!

 

Salirò, salirò… fino a quando sarò solamente un ricordo lontano!!! Presidente Mattarella può aiutarmi??? – Seconda Parte

Continuando il post pubblicato ieri sul Governatore ligure Giovanni Toti, ho letto una frase del Ministro della Giustizia Nordio che avanzava sull’inchiesta una riflessione: “Si tratta di fatti che risalgono ad alcuni anni fa e l’inchiesta è nata tempo addietro. Ho esercitato 40 anni da pm e raramente ho chiesto provvedimenti di tutela cautelare dopo anni di indagini“.
Su quanto sopra ha dato seguito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini che ha dichiarato: “Dimettersi sarebbe una resa, non basta un’inchiesta“.

Ed allora scusatemi, senza voler fare alcun riferimento su quanto sta accadendo al Governatore ligure – peraltro per quell’inchiesta vi saranno altre sedi opportune per far emergere la verità (non certo il mio Blog) – vi è però una frase riportata che mi ha fatto sorgere un dubbio e vorrei sapere cosa ne pensa il nostro Presidente della Repubblica, Sergio  Mattarella, su quanto sto per riportare…

Sì… perché vede Presidente, se come ho letto “non basta un’inchiesta“, se l’operato quindi della magistratura (che Lei di fatto in qualità di Capo dello Stato rappresenta, poiché presiede il Consiglio superiore della magistratura e il Consiglio supremo di difesa) non conta un caz…, significa allora che in questo Paese ciascuno di noi può far ciò che vuole!!! 

E quindi a cosa servono le forze dell’ordine… mandiamole a casa!!! Già… perché esistono i Tribunali, perché rispettare le leggi o affidarsi ai processi??? Perché arrestare quotidianamente affiliati mafiosi, spacciatori, ladri, delinquenti, rapinatori, truffatori??? Perché pensare ad essi quando poi la maggior parte dei cittadini – anche chi di fatto appartiene alle Istituzioni – ruba, delinque, fa uso proprio di stupefacenti e dimostra con i fatti d’esser associato alla criminalità organizzata, ma non solo, raggira, ricicla ed esporta valuta nei paradisi fiscali???

Presidente Mattarella gradirei una risposta, perché vede è difficile per il sottoscritto espletare ogni giorno quei principi di “legalità“, palesando alle mie figlie e ai tanti giovani che abitualmente incontro e a cui provo d’infondere quei valori di giustizia, liceità, diritto, costituzionalità, quando poi essi apprendono dai media/social quanto putrido sia questo nostro Paese, in particolare quell’apparato statale, lo stesso d’altronde che evidenzia costantemente poca limpidezza e mette in luce sempre più soggetti infedeli, gli stessi tra l’altro incaricati di amministrarci!!!  

La verità caro Presidente Mattarella è che forse parliamo di un sistema talmente infetto e contaminato che ormai non si può far più niente!!! E chissà se non è per questo motivo che i suoi colleghi pur di nascondere le malefatte prefiscono proteggerlo, alterando la verità e portando avanti con le loro dichiarazioni, una montagna di falsità!!! 

Già… perché sono tutte pedine dello stesso domino e quindi se cade una, cadono tutte le altre!!!

Salirò, salirò… fino a quando sarò solamente un ricordo lontano!!! Il Presidente della regione Liguria Giovanni Toti è stato arrestato – Prima parte

Più giù di così, non si poteva andare, più in basso di così, c’è solo da scavare…

Già… come diceva quel brano di Daniele Silvestri, ci vuole un po’… per riprendermi, per riprenderti… ci vuole un argano a motore”!!!

Avevo scritto al presidente Tajani proprio alcuni giorni fa un post http://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/04/berlusconi-anche-da-defunto-la-sua.html che si concludeva con questa frase: Se quel partito vuole risalire la china per riprendere le percentuali di un tempo, basta semplicemente che il suo segretario Tajani inizi a far pulizia, ricominciando dall’inizio, buttando fuori tutti coloro che si sono macchiati di colpe gravi e portando all’interno del partito non i soliti raccomandati o i figli dei “tal dei tali”, ma individui preparati e soprattutto con il pedigree limpido e trasparente, affinchè la legalità diventi il cardine principale di quel partito!!! Ecco… quando ciò verrà realizzato, forse tra qualche anno, mi rivedrà nuovamente all’interno di quell’urna e chissà se non anche per dare il mio consenso, ma non certo ora… 

Già… non certo ora, d’altronde ditemi, con quale spirito i cittadini liguri possono ora andare al voto, osservando quanto accaduto alla carica più alta della loro regione, un governatore che secondo l’inchiesta giudiziaria in corso e quanto riportato nell’ordinanza di custodia cautelare avrebbe: svenduto la propria funzione e quindi la propria attività in cambio di finanziamenti, abdicando in tal modo ai propri doveri istituzionali!!!

Ma non solo, sembra che sulla vicenda aleggi l’ombra di Cosa Nostra, sì… tanto per non farci mancare nulla!!!

Ed allora, vista la prossimità alle votazioni tra cui anche quelle europee, pur di ottenere l’elezione o la rielezione dell’incarico avrebbe “svenduto la propria funzione e la propria attività in cambio di finanziamenti, abdicando in tal modo ai propri importanti doveri istituzionali“. 

Già… ho letto che proprio con queste parole la gip di Genova Paola Faggioni ha motivato l’esecuzione della misura cautelare degli arresti domiciliari per il governatore della Liguria Giovanni Toti, arrivata al termine di indagini durate più di quattro anni e che hanno colpito in tutto una decina di persone tra Genova e La Spezia. 

Naturalmente tutto il centro destra resta in silenzio e se da un lato le opposizioni chiedono le dimissioni del governatore, dall’altro le voci della maggioranza si dicono convinte della sua innocenza e restano garantiste!!!

Il sottoscritto ritiene che sarebbe più corretto per tutta la politica astenersi e demandare quindi alla magistratura l’iter giudiziario, senza fare osservazioni sull’operato dei Pm o su eventuali tempi richiesti per poter giungere alla definizione dell’inchiesta.

Ritengo altresì scorretto promuovere – per come ho visto stamani in alcuni Tg nazionali del servizio pubblico e di quello privato – l’operato del governatore, sì… notizie nelle quali veniva apprezzato il lavoro compiuto negli anni, quasi a voler presentare a giustifica in una bilancia le buone azioni, affinchè venissero da noi ascoltatori soppesate: sì… è come se un individuo è stato bravo in ben 10 occasioni e quindi  possa ora commettere torti per altrettanto numero di volte!!!

Fine prima parte.

In attesa della decisione del GUP: Finanzieri indagati!!!

Una cittadina siciliana…

Un summit…

Dei soggetti, tra cui alcuni ufficiali della Gdf, si incontrano in un bar e…

Beh, trovate l’articolo completo su: https://innocentedigela.com/2023/04/07/complotto-di-gela-finanzieri-indagati-presto-dal-gup-video-esclusivo/

Ovviamente quanto ora riportato sul sito web deve essere ancora confermato dal GUP e quindi – come giusto che sia – bisogna attendere che la giustizia faccia il proprio corso…

  

Corruzione in Tribunale: già… erano posti lì per spartirsi il denaro pubblico!!!

Avevo anticipato questo post ieri sera…

Sì… non mi ha minimamente sorpreso ascoltare la notizia dal Tg1, perché solo chi crede che coloro che indossano una toga, siano immuni dal compiere comportamenti dissoluti, venali e senza alcun freno morale, mi dispiace per loro, ma dimostrano di essere degli illusi, per non dire fessi!!! 

Ecco quindi scoprire per l’ennesima volta come anche nei tribunali vi siano dei soggetti pubblici, che possiamo tranquillamente paragonare a quegli associati malavitosi, gli stessi che svolgono quotidianamente comportamenti a delinquere!!!

E difatti, nel tribunale di Latina ecco che un un gruppo ben strutturato, ha sfruttato per anni la possibilità di conferire nomine a colleghi e incarichi ai propri amici compiacenti, il tutto per percepire e spartirsi compensi da una cassa messa loro a disposizione da un sistema giudiziario fallace!!!

Lo sanno tutti, il sottoscritto lo ha denunciato nel lontano 2010 eppure nulla è cambiato, il sistema è sempre quello, gli amici degli amici si appropriano di quelle nomine, i figli e/o i familiari di molti magistrati fanno in modo dal ricevere incarichi importanti e soprattutto ben remunerati, per non far nulla, eppure quel sistema fraudolento, prosegue senza che nessuno ci metta mai una pezza!!!

Che schifo, già… se si pensa che la giustizia viene rappresentata da questi soggetti viene – come ho scritto alcuni giorni fa parlando di beni confiscati – il voltastomaco!!! 

Le accuse ci sono tutte e vanno a vario titolo da corruzione per atti contrario ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari, induzione indebita a dare o promettere utilità, eppure, vedrete, come solitamente avviene in questi casi, a nessuno di loro verrà inflitta una condanna da condurli direttamente in un qualche penitenziario…

No… state tranquilli, alla fine il sistema si auto-protegge da se, d’altronde chi dovrebbe mai giudicare quei loro colleghi, già… quanti tra essi possono permettersi di scagliare la prima pietra, d’altronde, molti di essi sono ricattabili e alla fine dovranno piegarsi alle ragioni della casta e supportare  quel sistema corruttivo…

Ha scritto il giudice della Procura di Perugia che l’accordo oggetto dell’indagine era di riversare una parte dei soldi ricevuti, attraverso quelle nomine favorite ed avallate, in completa violazione di legge e soprattutto in esecuzione di un disegno criminoso ben delineato e che ha evidenziato l’esistenza di uno schema collaudato che andava avanti da anni e che, verosimilmente, si è realizzato, come dovrà essere verificato, anche in altre occasioni…

Nell’ordinanza si legge – è quella di una donna che ha bisogno di soldi, ma non perché il suo stipendio sia oggettivamente basso, percependo oltre 3mila euro mensili, ma perché si ostina a voler vivere al di sopra delle proprie possibilità economiche, abitando in affitto a Roma, ma lavorando a Latina, con tutto ciò che ne consegue in termini di spese ordinarie; ma soprattutto la stessa è sembrata non voler rinunciare all’acquisto di oggetti di lusso, come gioielli o orologi”…

Incredibile, sono le stesse parole che ho usato proprio usato in un mio post intitolato Amministratore giudiziario condannato per aver rubato denaro ad una ditta “sequestrata”!!! – link: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2023/03/amministratore-giudiziario-condannato.html

Secondo il magistrato “ha quindi pensato di sfruttare il proprio ruolo per lucrare sulle nomine del compagno e di amici, dai quali farsi poi remunerare quale atto dovuto; è evidente che quel pubblico ufficiale faceva insomma un uso distorto della propria funzione di magistrato per perseguire tale obbiettivo: sequestri originari, emessi ragionevolmente in maniera legittima e sulla base dei presupposti di legge, o almeno non vi sono allo stato delle indagini elementi per affermare il contrario, hanno costituito l’occasione per porre in essere le successive condotte delittuose, a cominciare dalle nomine di favore.

Ma non solo, coadiuva le attività di gestione della procedura, ne indirizza l’attività giudiziaria ed era determinante nel conferimento di incarichi, rivolgendosi ad amici di vecchia data sollecitando le liquidazioni in favore dei professionisti “raccomandati” e ricavandone cospicue utilità: da un lato infatti riceve a sua volta, dai soggetti dei quali ha mediato la nomina, incarichi all’interno delle procedure, dall’altro è verosimile riceva denaro non dovuto da questi ultimi, sia formalmente per fatture emesse a titolo di ‘consulenza’”.

Dall’ordinanza tra l’altro è emersa anche la consapevolezza del giudice di essere venuta a conoscenza dell’indagine in corso, tanto d’avere provveduto a distruggere il proprio cellulare – poi qualcuno vorrebbe farmi credere che non vi siano talpe a protezione del sistema –   comportamenti che hanno condotto necessario l’arresto visto che gli indagati avevano già iniziato ad inquinare il quadro indiziario!!!

Se saranno questi i magistrati che un giorno dovranno giudicare, ditemi: quale giustizia equa dovremmo mai aspettarci???

Già di suo la magistratura mostra ogni giorno tutti i suoi limiti, per non chiamarli intrecci, collusioni, malaffare e potrei proseguire…

D’altronde proprio in questi lunghi mesi ho potuto assistere a circostanze spiacevoli per non chiamarle con il loro nome… dove a seguito di indagini approfondite e ben svolte da parte delle PG di talune procure ed anche della GDF, ecco che incredibilmente, con l’evidenza di quei rapporti ove è acclarata una serie di reati perpetrati da parte di taluni soggetti, ecco che incredibilmente taluni nostri magistrati, hanno deciso di stralciare quei provvedimenti, ovviamente immediatamente impugnati e dai quali – tramite giudizi di nuovi magistrati, si è avuto (dopo non vi riporto i tempi tecnici) ragione, ma successivamente – secondo quanto riportato nelle giustificazioni – causa la mole di arretrati e quant’altro, si continua a stagnare quel provvedimento, che dovrebbero essere viceversa risolto senza indugio o certamente in tempi celeri, ma così purtroppo non è…

Ma si sa, quando si toccano, uomini o donne delle istituzioni o facenti parte di quel palazzo, tutto diventa difficile ed è come sbattere in un muro di gomma, a cui essi sanno che la maggior parte dei cittadini rinuncia nel proseguire…

Il problema come ripeto spesso è che la Massoneria comanda in Sicilia e questi sono i risultati!!! Ma nessuno vuole far nulla, chissà… forse perché chi dovrebbe fare, andava forse alle cene organizzate insieme all’ex boss di costa nostra ora arrestato???

Essa comanda tutti, in particolare proprio quei palazzi dove dovrebbe esserci giustizia e sono soltanto pochi i meritevoli, mi riferisco a taluni Pm che naturalmente escludo dal mio giudizio; essi se pur colleghi di quei soggetti abietti, nulla hanno a che fare con essi, perché a differenza di loro, sono ligi al dovere e soprattutto sacrificano ogni giorno la loro vita per la giustizia di questo Paese!!!

Ma si sa… difficilmente verranno premiati dal sistema, già da questo ordinamento corrotto, dove tutti si vendono, sì… per nulla, anche per un semplice favore!!!    

E difatti, ecco emergere ora un tentativo di truccare l’ultimo concorso svolto in magistratura ordinaria. E’ quanto scoperto dai magistrati di piazzale Clodio, coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi. 

Si tratta di una vicenda che risale ad alcune settimane fa ma che è stata resa nota dal capo dei pm di Roma nel corso di un convegno alla Corte dei Conti. 

In base a quanto riferito dal magistrato nel corso di una delle prove scritte è stato messo in atto un tentativo di alterare la regolarità della selezione: «Hanno tentato di rendere riconoscibile il tema in una delle tre discipline – ha affermato Lo Voi – informando uno dei commissari del concorso del segno identificativo dello scritto. 

E’ una vicenda di cui parlo in quanto non più coperta dal segreto investigativo».

Immagino con quanto imbarazzo è stata deciso di riportare la notizia, già… che figura di m…!!!

Leggendola mi chiedevo: Se saranno questi i magistrati che un giorno dovranno giudicare, ditemi: quale giustizia equa dovremmo mai aspettarci???

Chissà, forse la stessa che stiamo subendo…

"Striscia la Notizia": Stefania, tu che vieni qui a Campobello di Mazara ricorda che non tutti i siciliani sono mafiosi e non tutti i mafiosi sono siciliani!!!

Ho visto in Tv quanto accaduto all’inviata di “Striscia La Notizia”, Stefania Petix e a quel suo bassotto e allora mi sono ricordato di un post scritto nel 2019 che ora mi permetto di riproporre http://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/05/tu-che-vieni-qui-contemplare-ricorda.html 

Per cui, come non mi ha fatto alcuna impressione vedere – dopo troppi giorni – quell’esiguo corteo promosso contro la mafia (è evidente che è stato organizzato a seguito delle  intense sollecitazioni da parte dei familiari delle vittime e dalle numerose insistenze dei media…), così non mi ha turbato (a esclusione dell’oltraggio compiuto dal signore col motorino…) quanto accaduto durante la sua richiesta di “Selfie” in quella cittadina… 
Tra l’altro mi permetto di consigliare alla giornalista Petix che, se proprio vuole farsi un selfie con qualcuno più coraggioso, può tranquillamente chiamare in qualunque momento il sottoscritto, permettendomi però di registrare insieme a Lei un video, nel quale mi sarà permesso di esprimere ciò che penso della mafia, ma soprattutto di quella lotta sterile compiuta dallo Stato e da molti suoi uomini istituzionali, che si ricordano di essa, soltanto nelle giornata in ricordo delle vittime…
Vorrei tra l’altro descrivere meglio quest’ultimo concetto e per farlo ripropongo quanto ho vissuto in qualità di delegato di una associazione di legalità, in Calabria nel 2017, durante una marcia contro la ‘ndrangheta: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2017/03/si-locri-per-un-giorno-libera-e-dopo.html
Oggi a distanza di quegli anni, risento le stesse frasi ed allora mi chiedo: cosa è cambiato???
Ah… si… è stato preso il boss di cosa nostra, Matteo Messina Denaro (ok, va be, crediamo alla favola…) ed allora, dopo questo arresto cos’è cambiato in Sicilia???  Non esiste più la mafia??? Il controllo del territorio è passato finalmente nelle mani dei Stato e quindi dei cittadini??? Debbo quindi pensare che le migliaia e migliaia di uomini e donne delle nostre forze dell’ordine, verranno destinate ad altre mansioni o alla lotta di corrotti e corruttori???
Ma per favore, invece di perdere tempo a fare selfie del caz…, perché non si utilizza quella trasmissione per compiere azioni concrete o quantomeno far comprendere a tutti come mettere in pratica quelle soluzioni definitive che garantirebbero a tutti i cittadini serenità e sicurezza, condizioni quest’ultime che sappiamo bene, sono sempre mancate in quell’isola, forse perché qualcuno – volontariamente – non vuole richiamare alla memoria, che la mafia allo Stato, ha sempre fatto comodo!!!
Ed allora, cara Stefania, facciamocelo pure questo selfie, quantomeno con l’auspicio che da ora in poi, qualcosa possa cambiare!!! 

L’ennesima truffa sui fondi agricoli e i soliti nomi di funzionari corrotti!!!

Ma dico… lo sanno tutti come funzionano quelle truffe ed ancora c’è chi prova a defraudare lo stato e quei fondi…

Il sottoscritto bel sei anni fa scriveva un post a riguardo “Fondi europei rubati all’Agricoltura” – link http://nicola-costanzo.blogspot.com/2016/01/presa-diretta-fondi-europei-rubati.html ed ancora oggi ci troviamo a leggere si inchieste che riguardano questo settore…

Ma qualcuno di quei soggetti, potrebbe anche provare ad essere più originale, senza ripetere quegli stessi meccanismi fraudolenti che ormai tutti conoscono in particolare quelle forze dell’ordine predisposte a quei controlli!!!

Ho letto sul quotidiano “Live Sicilia” che sono ben sessanta gli indagati… 

Scrive bene il giornalista Riccardo Lo Verso: Sessanta indagati. L’inchiesta rischia di diventare un maxiprocesso

Come ripotavo nel titolo, una truffa milionaria che colpisce la nostra agricoltura, un presunto sistema illecito e ramificato, dove troviamo tutti, imprenditori, funzionari pubblici, commissari, professionisti, etc… pur di spartirsi quei fondi nazionali ed europei che dovrebbero di fatto sostenere le imprese agricole siciliane, ma che invece creano quel mercato parallelo e a nero fatto di spartizioni di mazzette, clientelismi, favoritismi, assunzioni, corruzioni, etc…

Il solito schifo di una regione che non prova minimamente a cambiare, ma che si adegua ad un sistema perverso nel quale ci si trova bene, fintanto che non arriva la magistratura, quella sana ovviamente, perché ahimè c’è anche quella marcia!!!

Speriamo quantomeno che le indagini compiute dal “Gruppo Tutela Spesa Pubblica” del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, non vadano con il tempo a scontrarsi con le protezioni che da ora in poi inizieranno a muoversi per proteggere quel sistema ed i suoi affiliati,  affinché tutto venga insabbiato ed il denaro fin qui trafugato sparisca per sempre… 

Ciò che maggiormente mi dispiace è sapere sin d’ora che non passera molto tempo prima di dover leggere nuovamente d’inchieste analoghe a quella appena pubblicata: già… al fine non c’è mai peggio!!!

Olio lubrificante scadente venduto come prodotto di alta qualità!!!

Acquistavano olio lubrificante di scarsa qualità e lo sostituivano in dei fusti come “alta qualità”!!!

Bastava semplicemente cambiare le etichette dei fusti e la truffa era fatta…

Va detto come il più delle volte, questo tipo di olio lubrificante – costa 1/3 di quello originale – produce dei danni ai mezzi d’opera non indifferenti, in particolare ad escavatori ed autocarri, ma non solo anche ad alcune attrezzature particolari quali ad esempio i martelli demolitori…

Comunque la truffa è stata scoperta dalla Guardia di Finanza che ha condotto l’inchiesta coordinata con la Procura e cinque soggetti sono ora indagati, tra cui l’amministratore della società fornitore del lubrificante oltre a vari gestori e collaboratori…

Secondo l’inchiesta, la loro condotta ha permesso sia alle società che alle persone fisiche di ottenere ingenti guadagni ponendo in essere non solo una concorrenza sleale a danno degli operatori onesti, ma causando gravi danni materiali a quei pseudo “astuti” clienti 

Le ipotesi investigative emerse a seguito dell’esame della documentazione contabile, che presentavano numerose incongruenze tra la quantità di prodotto acquistato e quello venduto, evidenziavano una contabilità extra dell’impresa, quest’ultima rinvenuta tra l’altro all’interno dei computer aziendali, conferme che sono giunte anche dall’esito dalle analisi dei campioni di prodotto sequestrato – circa 8.000 litri – in diverse officine.

Riposto, avvicendamento al vertice della Guardia Costiera

Ho letto ieri dell’avvicendamento al vertice della Guardia Costiera di Riposto e desideravo riportarne in questo mio blog la notizia…

Dopo due anni infatti ha lasciato l’incarico di comandante del Circomare ripostese, il tenente di vascello, Francesca Natale che ora assumerà un nuovo e importante mandato al Comando Generale delle Capitanerie di porto a Roma. 

Al passaggio delle consegne con l’ufficiale subentrante, tenente di vascello Diletta Volpe, ha preso parte il comandante della direzione marittima di Catania, Contrammiraglio, Giancarlo Russo, ma non solo, erano presenti alla cerimonia i vertici locali delle forze di polizia, associazioni e naturalmente i sindaci del comprensorio jonico, con in testa il sindaco di Riposto Enzo Caragliano che ha espresso parole di ringraziamento per l’ufficiale che lascia la cittadina marinara: “un comandante che si è distinto soprattutto per la tutela dell’ambiente, attraverso iniziative di contrasto forti, determinate e talvolta impopolari”.

Una garanzia certamente di legalità che contrasta ahimè con quanto viceversa compiuto negli anni precedenti (periodo settembre del 2019 – maggio del 2020) emersa con l’inchiesta  “Pecunia Portuum” e nella quale sono state evidenziate tutta una serie di interventi irregolari, difformi e soprattutto “grossolani”, all’interno di quel porto. 

Infatti per quanto sopra, la Gdf ha eseguito un’ordinanza con cui il Gip ha disposto delle misure cautelari interdittive nei confronti di alcune imprese e di sei soggetti indagati per frode nelle pubbliche forniture e in relazione all’esecuzione dei lavori realizzati per l’appalto a protezione dello specchio acqueo del primo bacino del porto di Riposto.

Auguro quindi al nuovo ufficiale, Diletta Volpe, di continuare quell’opera fondamentale di vigilanza, controllo e sicurezza, ben condotta in questi due anni, dal suo predecessore.

Buon lavoro.  

Sequestrato il depuratore di Giardini Naxos!!!

 

Dopo anni di segnalazioni e denunce, ecco che finalmente siamo giunti dove credo si sarebbe potuti pervenire già parecchi anni fa…
Ma si sa, il nostro Paese non è mica la Svezia o il Giappone, da noi i tempi della giustizia si dilatano in maniera talmente indefinita che il più delle volte siamo portati a credere che non si possa giungere mai ad una conclusione!!!
Eppure non è così, perché la giustizia arriva sempre, certo come dicevo sopra dopo un po’ di tempo, anche perché vi è sempre qualcuno che senza volerlo, forse per negligenza (o per incapacità) prolunga a dismisura quei tempi…

Poi ovviamente c’è chi mette i bastoni tra le ruote, mentre per qualcun altro si tratta di non compiere il proprio dovere, senza aggiungere tutti coloro che essendo corrotti provano attraverso quel sistema colluso a non far emergere la verità!!!
Ecco quindi che come sempre avviene uno paghi per tutti ed anche in questo caso specifico a pagare è il solo responsabile tecnico del consorzio, l’unico a venir chiamato in causa.
Già… è stato denunciato per il reato di inquinamento ambientale, come se una sola persona possa aver commesso da solo quanto ora emerso, mentre gli altri, già tutti gli altri, anche coloro che non sono passati necessariamente da quel consorzio, sono e restano ahimè a piede libero…
Infatti… se dovessimo fare tutti i nomi che hanno contribuito a quello sfacelo, dai politici alle istituzioni, dai funzionari agli addetti di quel consorzio, beh… sono sicuro che se fossero trasferiti tutti in un qualche penitenziario, non ci sarebbe più posto!!!

Com’erano i torroncini??? Buonissimi!!! D’altronde sono offerti da noi…

 

Rimango basito nel leggere sul quotidiano “La Sicilia” l’articolo pubblicato stamani, non tanto per la vicenda in se… giudiziaria, ma per i personaggi coinvolti che dovrebbero rappresentare modelli a cui ciascuno di noi dovrebbe aspirare per quei principi di alta etica e moralità messi in campo, per trasparenza, lealtà e correttezza deontologica…                                                      “Ciao, ti sono arrivati i torroncini? chiede in un sms Vincenzo Barbaro a Luca Palamara, che, sempre via WhatsApp, lo rassicura: “Sì buonissimi!!!”. Sono le 11,26 del 15 gennaio 2018. E, al di là della dolcezza dell’approccio, lo scambio di messaggi fra il magistrato messinese e l’allora consigliere del Csm, l’oggetto del contatto è al di sopra di ogni sospetto. «Chi viene a Messina per l’anno giudiziario?», domanda Barbaro. «Ti faccio sapere perché stiamo decidendo», risponde Palamara.                  Ora però i due – il primo procuratore generale a Messina, il secondo ormai ex pm travolto dall’inchiesta che ha terremotato l’intera magistratura – sono al centro di un’informativa del Gico della guardia di finanza di Roma. 

Centosessantacinque pagine in cui la Procura di Perugia ha sfoderato le prove per le accuse a Palamara: nell’udienza preliminare di lunedì sono stati contestati i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e corruzione in atti giudiziari.

La nuova tesi dei pm perugini, guidati da Raffaele Cantone, è che Palamara sia stato il protagonista di una fuga di notizie riservate, che avrebbe acquisito anche da Barbaro (non indagato a Perugia), all’epoca pro-curatore facente funzione a Messina, e rivelato all’imprenditore Fabrizio Centofanti, fra gli imputati a Perugia, legato a sua volta all’avvocato Piero Amara, dominus del “sistema Siracusa”. Barbaro, dal canto suo, è tranchant: «La rivelazione di notizie è palesemente insussistente, come potrà essere comprovato nelle competenti sedi con inoppugnabile produzione documentale, oltre che con la deposizione di tutti i soggetti che a vario titolo si sono occupati del processo». E il pg di Messina preannuncia «sin da ora adeguate iniziative giudiziarie nei confronti dei responsabili».

Nell’informativa della guardia di finanza ci sono tre capitoli sul tema. A partire dai contatti fra Palamara e Barbaro, molti entro il limite della fisiologia fra un (potente) consigliere del Csm e un collega in carriera. Fra i due numeri ufficiali appena otto contatti in due anni, dal maggio 2017. E anche le chat Whatsapp (un’imbarazzante cloaca per altre toghe) non sono poi così scabrose. «Nominato!!!», comunica il grande capo di Unicost il 6 luglio 2017, quando cioè il plenum del Csm decide sul posto di procuratore generale di Messina. «Ok grazie», si limita a rispondere il diretto interessato. Che, qualche giorno dopo, ascoltate le critiche di Luca Forteleoni (re delle preferenze al Csm, pupillo di Cosimo Ferri e da oggi consigliere Anac) a Radio Radicale sulla sua nomina a pg, si sfoga proprio con Palamara, il quale gli sconsiglia di scrivere al consigliere critico. «Però bisognerebbe cantargliele, ha la faccia di bronzo», insiste Barbaro. «Su quello non preoccuparti», risponde Palamara all’interlocutore che sembra rassicurato: «Lo sappiamo fare bene». Alla vigilia di Natale del 2017, il magistrato messinese chiede all’interlocutore romano il numero di Paola Balducci, laica di sinistra del Csm. «Le ho promesso i torroncini», chiarisce. E Palamara ne approfitta («2 mandali pure a me») per chiedere e ottenere il dolce cadeaux. «Te li faccio mandare da Cavallo», gli garantisce il pg di Messina, riferendosi forse ad Angelo Cavallo, oggi procuratore capo di Patti. Fin qui soltanto carinerie fra colleghi. A tirare in ballo Barbaro, però, è un recente interrogatorio di Amara. 

Il “facilitatore” siracusano, lo scorso 4 febbraio, sostiene che «il dottore Barbaro, all’epoca procuratore facente funzione di Messina, non gradiva la nomina» di Maurizio de Lucia al vertice della Procura. Amara mette a verbale che «Barbaro si era rivolto a Palamara prima del nostro arresto. Di tale incontro mi era stato riferito da Centofanti. Questi mi disse che Palamara gli aveva riferito che Barbaro si era rivolto a lui perché l’appoggiasse ai fini del raggiungimento di un incarico direttivo». E poi il cuore dell’accusa: «Bar-baro avrebbe riferito a Palamara che a carico mio, di Calafiore (Giuseppe Calafiore, socio di Amara e coimputato in più processi fra Roma Messina) e di Centofanti non c’era nulla: “Tutta fuffa”. Poco dopo, in un incontro a Messina «per questioni riguardanti Eni», Amara avrebbe raccontato quanto appreso da Centofanti all’avvocato Bonaventura Candido, che «era molto amico di Barbaro» e infatti «gli andò a riferire» tutto. Il manovratore del “Sistema Siracusa” viene aggiornato da Centofanti anche delle successive evoluzioni. L’imprenditore gli racconta di «un nuovo incontro» fra Palamara e Barbaro, con quest’ultimo che «si era lamentato del fatto che io fossi al corrente ditale interlocuzione», ma anche del fatto che ne avesse parlato con Buonaventura. Ma Amara si spinge fino a ipotizzare un ulteriore faccia a faccia fra il procura-tore generale e il manovratore del Csm «dopo i nostri arresti del 6 febbraio 2018», quando emerse il verminaio di Siracusa. E la fonte è sempre Centofanti: «Barbaro nel corso di tale incontro – dice Amara – avrebbe riferito a Palamara questa frase: “Hai visto, fino a che ci sono stato io non è successo nulla, poi è arrivato de Lucia ed è successo quello che è successo!». Secondo i riscontri del Gico, Barbaro (in veste di procuratore facente funzione) partecipa ad almeno due vertici con i colleghi di Roma sulle indagini a carico di Amara & C.: il 14 febbraio e il 15 marzo 2017.

Nel verbale, quasi tutto omissato, l’avvocato siracusano lascia anche qualche traccia di veleno: «Temo che possa esserci un intreccio sistemico che possa danneggiarmi», dice ai pm riferendosi alla Procura di Messina. E sbotta: «Barbaro ha impugnato il patteggiamento di Calafiore, una circostanza mai vista in precedenza». L’ipotesi di un conto da regolare emerge anche nella prima difesa mediatica di Barbaro. Che, non a caso, sottolinea «due strane coincidenze temporali» rispetto alle accuse di Amara. La prima, per il pg, è aver «proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza di patteggiamento riguardante il coimputato dell’avvocato Amara, e cioè l’avvocato Calafiore, per inadeguatezza della pena»; la seconda è che proprio ieri a Reggio Calabria «un delicato processo» in cui il magistrato messinese «è parte offesa di plurimi reati di diffamazione».

Finora è soltanto la parola di Amara contro Barbaro, che nega con forza qualsiasi coinvolgimento. E a questo punto è importante la testimonianza di Candido. Anch’esso sentito, lo scorso 9 febbraio. L’avvocato messinese ammette di aver parlato con Amara delle indagini che lo coinvolgevano assieme all’ex pm di Siracusa, Giancarlo Longo, «per la prima volta nel corso di un pranzo» al ristorante “Da Nino” a Letojanni. In quell’occasione il terzo commensale è Angelo Mangione, socio e difensore del legale aretu-seo. Ma fu «un confronto tra colleghi che iniziavano a conoscersi», riferisce Candido, al quale però gli interlocutori chiedono già nel pranzo di «predisporre subito una memoria difensiva» per Longo, di cui poi assume la difesa. L’avvocato messinese incontrerà più volte Amara a Roma.

Ma ricevendo confessioni su fughe di notizie? «Mi fece comprendere di sapere tante cose sullo sviluppo delle indagini. Eravamo al corrente che tirasse una brutta aria». Candido, in questo contesto, non parla di Barbaro, con cui ostenta ai pm «un rapporto di viva cordialità», una conoscenza «non solo nella sua veste professionale». Eppure i dettagli sul magistrato sostiene di apprenderli sempre da Amara, che gli raccontò come Barbaro «avesse interesse a “tenere a bagnomaria” questa vicenda, in quanto toccava il dott. Giordano (Francesco Paolo Giordano, allora procuratore di Siracusa, oggi sostituto pg a Catania), che era un concorrente per la corsa alla Procura generale di Messina, e ciò poteva pregiudicare la sua corsa a tale incarico». Una teoria sostenuta anche dal suo assistito Longo («sembrava convinto che Barbaro aveva un interesse che le indagini andassero per le lunghe per colpire Giordano»), ma contestata da Candido, con-vinto che il magistrato messinese «era una persona perbene» e, dopo avergli parlato, che «non conoscesse i dettagli di tale vicenda». Ma l’avvocato poi arrestato gli fece anche «qualche riferimento al rapporto tra Barbaro e Palamara», con riferimento a «un contatto in relazione alla vicenda Procura generale». Nel lungo colloquio, i pm di Perugia leggono l’interrogatorio di Amara a Candido. Che, in un primo momento, con-ferma il racconto sulle «indagini fuffa», ma poi, facendo riaprire, smentisce. E, sui rapporti Palamara-Barbaro, fa aggiungere che la nomina a procuratore capo di Messina c’era già stata, così come «gli apprezzamenti di Longo sulla vicenda Giordano erano precedenti». L’avvocato invierà al Gico un’ulteriore integrazione per iscritto, definendo le ipotesi di Amara «forti suggestioni comunque mai riprese e, per quanto mi riguarda, francamente per nulla verosimili». Ma Palamara e Barbaro si sono mai incontrati davvero? Le indagini della guardia di finanza non riescono a certificarlo. Nella chat di Whatsapp, il 10 ottobre 2017, c’è la traccia di un mancato appuntamento al Montemartini (probabilmente l’hotel Palazzo Montemartini di Roma), «dove ci siamo visti l’altra volta», precisa l’ex pm. 

«Rispetto a tale presunto incontro non si hanno evidenze», scrive il Gico nell’informativa. Eppure è lo stesso pg di Messina a rivelare un incontro con il l’ex leader di Unicost. E lo fa in una “comunicazione riservata” alla Procura di Messina del 14 ottobre 2017. Avrebbe visto Palamara due giorni prima, «trovan-domi per ragioni di servizio a Roma», nel suo ufficio al Csm.

Barbaro premette di essere stato informato «da un mio conoscente» che «in non meglio precisati ambienti giudiziari, verosimilmente di Catania o Siracusa» s’era diffusa la notizia che le sue indagini, da procuratore facente funzione, sul sistema Siracusa «sarebbe stato strumentalmente utilizzato per danneggiare» il rivale Giordano, in quel momento sotto scacco, per ottenere il posto di pg a Messina, «grazie anche all’interessamento» del «collega e amico» Antonino Di Maio, «del quale sono stato il magistrato affidata-rio durante l’uditorato», e dell’onnipresente Palamara. Di Maio è l’ex procuratore di Trani poi indagato per abuso d’ufficio e favoreggiamento personale nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo. Ma i rumors sul piano anti Giordano a cui fa riferimento il magistrato nella “riservata” trovano un riscontro (di cui l’allora procuratore facente funzione è al corrente) anche in un’intercettazione ambientale nella stanza di Longo, nel febbraio 2017.

Barbaro va da Palamara «al fine di accertare se anche costui fosse a conoscenza» delle «infamanti esterna-zioni». E il guru del Csm lo rassicura: sono «dicerie palesemente infondate», perché «evidentemente sape-va» che Giordano «era estraneo ai fatti». Ma, «per ragioni che non venivano esplicitate», Palamara pronuncia davanti all’interlocutore una fatwa sull’allora procuratore di Siracusa: «Non sarebbe mai stato proposto quale dirigente di un ufficio giudiziario messinese». 

Eppure il dominus delle toghe, rivela Barbaro, «mi faceva chiaramente comprendere di essere a conoscenza di circostanze relative al procedimento penale in questione, nel quale era coinvolto un suo amico, e mi riferiva i nominativi dei magistrati titolari e del Gip». Ma il discorso «non veniva ulteriormente approfondito», perché Barbaro non è «in condizione di interloquire sul punto» in quanto non essendo più procuratore facente funzione di Messina, non ha più «notizie sullo stato del procedimento e sui magistrati titolari».

Il confronto, nel racconto di uno dei protagonisti, finisce «su altri argomenti con altri colleghi nel frattempo intervenuti nell’ufficio». Nell’informativa il Gico scrive che sull’incontro del 12 ottobre 2017 rivelato da Barbaro «non emergono evidenze investigative». Ma i finanzieri, nel notebook sequestrato a Palamara, trovano una convocazione della commissione del Csm. Al tredicesimo punto all’ordine del giorno (nelle sedute previste il 9, 10 e 12 ottobre) c’è «l’esposto del Sig. Cateno Roberto De Luca (alias: “Scateno”, oggi sindaco di Messina, più volte indagato e finora sempre uscito pulito, ndr) il quale si duole di presunti favoritismi politici e connivenze “dalle movenze anche mafiose”» da parte dello stesso Barbaro e di altri due magistrati, Valeria Curatolo e Mario Samperi. L’esposto 311/2017, relatore il consigliere Antonio Leone, verrà archiviato.

Politica, criminalità organizzata, imprenditoria, amministratori locali ed anche professionisti tra cui un notaio!!!

Una vera e propria associazione a delinquere quella emersa in Calabria grazie al Procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, nell’operazione “Basso Profilo”!!!

D’altronde basti leggere i nomi coinvolti nell’inchiesta per comprendere a quale livello di corruzione e malaffare si era giunti… 

Dice bene il procuratore: “Dieci anni fa era impensabile che un notaio, nella sua funzione, compisse atti di intestazione fittizia di beni di persone albanesi, di persone che non erano nemmeno lì. Fa un po’ impressione vedere questo mondo delle professioni al servizio di faccendieri e in questo caso di ‘ndranghetisti”.

Ma ormai – caro Procuratore – non c’è più nulla di cui meravigliarsi, perché anche le persone, quelle più insospettabili, hanno svenduto la propria dignità per pochi denari maledetti, che non faranno mai la loro felicità o quella dei loro cari, perché come ripeto spesso alle mie figlie, i soldi rubati portano solo disgrazie, anche personali di salute!!! 

Ma ormai parlare di moralità in questi anni è qualcosa d’insolito, poiché discordante da quanto la maggior parte delle persone ogni giorno compie e quindi, chi non si adegua viene visto come distante e quindi allontanato o posto in isolamento!!!

Perché la verità è che tutti vogliono “mangiare”, già… per i motivi più vari, d’altronde non è soltanto una questione di soldi se si pensa che a compiere quelle bassezze vi siano notai o esponenti di quella politica nazionale, individui che certamente hanno poco da lamentarsi sotto il profilo finanziario, visto il denaro che quotidianamente incassano dai propri clienti o dallo Stato!!!

Il limite – ha aggiunto il procuratore – qual è? 

Già… “Quando ci sarà un limite? Fin dove il mondo delle professioni si spingerà ad essere prono, ad essere al servizio della ndrangheta? Questa è la nostra nuova frontiera, che ormai da quattro anni, da quando sono qui a Catanzaro stiamo cercando di dimostrare. Ogni indagine avanziamo di un pezzo, andiamo sempre più avanti, entriamo sempre più nei quadri della pubblica amministrazione, nei quadri della classe dirigente, della classe borghese, aristocratico e dotta, e scopriamo pezzi di mondo marci. E questo è desolante. Perché  – ha concluso il procuratore capo della Dda di Catanzaro – non stiamo parlando di stato di necessità stiamo parlando di ingordigia, che è  una cosa diversa”.

Sono anni che mi sono convinto del fatto che fintanto non utilizzeremo quel sistema “israeliano“, nel nostro Paese poco o nulla cambierà mai!!! 

Come…. non sapete qual è il sistema israeliano??? 

Semplice… quando un cittadino attenta al proprio Paese, quando per i motivi più vari, religiosi, politici, personali, etc,.., compie un qualsiasi attentato ai danni  della propria comunità, a tutta la sua famiglia, compresi i parenti e gli affini, viene demolita la propria dimora, sequestrati tutti i beni ed espulsi definitivamente senza alcun denaro e oggetto prezioso dal paese!!!

Ecco basterebbe semplicemente fare questo a tutti quei disonesti, corrotti, infetti, lestofanti e delinquenti – evidenziati ogni giorno da quelle inchieste giudiziarie – che entro un solo, non si troverebbe più un solo individuo disponibile a compiere quelle azioni di malaffare!!!

Si… basterebbe semplicemente quanto sopra, ma ditemi, chi dovrebbe realizzare queste norme, già… chi??? Forse coloro che seduti in quelle poltrone realizzano costantemente quei comportamenti disonesti???

Non cambierà nulla, anzi continuando così vedrete… andrà sempre peggio!!!

Si… ok… l’ennesima cava abusiva!!! Scusate, ma chi avrebbe dovuto controllare, dov’era???

Una cava estesa all’incirca 80.000 mq di sabbia marina in località Acate (RG), è stata sottoposta a sequestro dal Comando dei Carabinieri per la Tutela Ambientale, conosciuto ormai da tutti come  “NOE”…
La circostanza più assurda – quantomeno per quanto concerne il sottoscritto – non è raffigurata dal leggere la serie di reati commessi da quella società e di conseguenza dal suo amministratore…
No… quanto compiuto d’altro canto, rientra in quelle abituali metodologie praticate dalla maggior parte delle società presenti nel nostro paese, difatti, ciò che maggiormente mi da fastidio è qualcos’altro… che se avrete la bontà di leggere, andrò a breve a spiegare!!! 
Peraltro… a conferma di quanto sopra, vi è la conferma che risultiamo essere in graduatoria ai primi posti nel mondo, per evasione e corruzione!!!
Qui da noi infatti, vi è una certa predisposizione a commettere quegli illeciti, ciascuno – dal più piccolo al più grande – prova a celare quei propri profitti, operando il più delle volte in maniera abusiva…
La situazione più assurda, non è dovuta tanto a quella loro scaltrezza… no infatti, non dipende da una particolare dote personale o da chissà quale furbizia speciale che altri soggetti viceversa non possiedono…
No… nulla di tutto ciò, la loro… potremmo dire “fortuna” è casuale o meglio è legata al nostro territorio, dipende dall’incompetenza altrui o per essere più precisi, dal non svolgere con estrema professionalità il proprio incarico, basti vedere quei mancati accertamenti, quelle verifiche non compiute, cosa dire… per strafottenza o forse per timore, ed anche, per una propria diretta partecipazione, sì…  a quel malaffare!!!
Ecco… questo è ciò che più di tutto mi da fastidio!!!in alcun modo 
Scoprire sempre che nessuno di quei funzionari controlla quanto è di propria pertinenza… perché d’altronde di questo si tratta… 
Qui non si discute di un camioncino di sabbia “rubato”… ma di una cava estesa 80mila metri quadrati e non può essere che nessuno abbia notato nulla!!!  
Per cui… sapere che il titolare di quell’azienda sia stato denunciato, credetemi sulla parola… non mi da alcuna soddisfazione, anzi tutt’altro… anche perché vorrei comprendere nello specifico i motivi che l’hanno spinto a compiere quelle azioni illegali, seppur premetto, che ciascuna di esse non può essere in alcun modo giustificata… 
Ma ciò che il sottoscritto vorrebbe vedere indagati, sono quei responsabili seduti all’interno degli Enti pubblici, quanti tra dipendenti, funzionari e soprattutto dirigenti, che sapevano e non hanno fatto nulla; la dimostrazione peraltro è data da essi stessi… nel non aver mai riscontrato in tutti questi anni, alcuna violazioni in quelle cave…
Ora – grazie al “NOE” – si è scoperto di come mancasse la denuncia d’inizio lavori, la nomina del direttore dei lavori (tra l’altro prevista per legge), la verifica dell’idoneità dei mezzi d’opera utilizzati per lo scavo ed il trasporto di quella “sabbia marina”, che mi auguro (ma questo rappresenta un altro aspetto inquietante, e non centra nulla con l’attuale inchiesta) non sia stata utilizzata per la produzione di conglomerato cementizio…  
Sì… vorrei sapere oggi da coloro che operano all’interno di quel Distretto minerario, com’è sia stato possibile che questa società esercitava la propria attività estrattiva, se pur sprovvista di regolare autorizzazione in quanto scaduta da circa quattro anni,, senza che nessuno di loro abbia fatto le necessarie verifiche???
Un consiglio… forse è il caso che il dirigente di quell’ufficio faccia riprendere dai suoi sottoposti tutte le autorizzazioni fin qui rilasciate dall’Ente, ed inizia – una per una – verificando quelle correttamente prorogate e viceversa quelle da tempo scadute, recandosi inoltre sul posto, per controllare se i lavori di coltivazione sono stati realmente sospesi oppure no!!!
Perché credetemi, mi sono stancato di descrivere questo settore… sono anni che ne parlo, sin da quando nessuno per timore ne evidenziava i problemi ed il sottoscritto di contro, ne anticipava in questo blog i rischi ambientali e finanziari, ma soprattutto, evidenziavo quei possibili collegamenti tra gli imprenditori e taluni colletti bianchi, che si prodigavano a non compiere i necessari controlli… 
Già… mi auguro quantomeno che ora non si debba più leggere d’ulteriori inchieste giudiziarie compiute a seguito dei controlli del Gruppo militare del “NOE”, perché altrimenti tutto… sì proprio tutto, inizierebbe a diventare (per quegli addetti ai controlli in qualità di “pubblici ufficiali”) fortemente imbarazzante!!! 
Attenzione, attenzione quindi…
Ed è il motivo che mi spinge a voler concludere questo post con un proverbio: A buon intenditore poche parole… 

Il Boss scappa, grazie ai servitori "infedeli" dello Stato!!!

Un altro capitolo penoso si aggiunge a quelli letti in questi giorni…
Una nuova inchiesta investigativa sulle fughe di notizie da parte di alcuni servitori dello Stato (marchiati ora come “infedeli”), che coinvolge la regione Campana e alcuni uomini che hanno fatto emergere quelle notizie riservate e coperte da segreto…
Non si riusciva infatti a comprendere come in talune azioni di contrasto, le procedure operative messe in campo nei confronti di quelle organizzazioni criminali… fallivano, a causa di circostanza ambigue… 
Ad esempio, vedasi quelle condotta contro alcuni uomini di un clan campano che decisero improvvisamente di non dormire nella propria abitazione, perché di lì a poche ore, sarebbe scattato un blitz nei loro confronti o come quella riportata alcuni giorni fa, dove una presunta madrina della camorra ha beffato tutti giocando in anticipo e cioè lasciando la propria abitazione alcune ore prima della retata…
L’insieme di detti avvenimenti erano alquanto strani e qualcuno all’interno di quegli uffici istituzionali ha iniziato a insospettirsi, dando il via a quel filone investigativo che ha portato quindi alla fuga di notizie…

Le successive intercettazioni hanno infatti confermato la presenza di contatti proibiti tra esponenti di spicco della camorra napoletana e non meglio specificati esponenti delle forze dell’ordine, soggetti che evidentemente erano a libro paga della camorra. 

Riporta un magistrato dell’inchiesta: “Uno degli aspetti più inquietanti dei gruppi camorristici è rappresentato dalla contiguità con servitori infedeli dello Stato, siano essi esponenti delle forze di polizia o di uffici giudiziari” – ed ancora – “durante la presente attività investigativa venivano captate conversazioni relative a tale preoccupante aspetto”!!!
Stando alla ricostruzione della Procura, uno dei boss della criminalità era a conoscenza di essere finito al centro di un servizio di appostamento, tanto infatti è bastato per attivarsi immediatamente con un’altra fonte (anch’egli servitore “infedele” dello Stato), che naturalmente al telefono confermava i suoi dubbi…
Infatti… è proprio grazie ad un’altra soffiata che quei criminali vengono avvisati di un blitz imminente; nell’intercettazione si sente dire: “entro 48 ore ci arresteranno tutti quanti”!!!
A confermare dei rapporti proibiti con quegli esponenti delle forze dell’ordine, viene di l’ a poco intercettata una discussione nella quale si ricorda il messaggio ricevuto che aveva permesso per l’appunto la fuga del boss: “La guardia ci disse di avvisarla che in serata l’andavano ad arrestare…”!!!
Ora sono oltre 140 i presunti affiliati alla camorra di Secondigliano arrestati e decine i sopralluoghi delle forze dell’ordine in quelle abitazioni popolari nelle quali si pensano possano nascondersi altri pericolosi latitanti…
Certo però che fino a quando ci saranno a proteggerli quei cosiddetti “infedeli” servitori dello Stato, la partita sarà sempre a loro favore, già di quella squadra di casa… e sì, perché loro giocano in 15 contro 7!!!
Ah dimenticavo: hanno pure l’arbitro a favore!!! 

Tremano i politici ed i "colletti bianchi": Vito Nicastri sta collaborando!!!

Già… a quanto sembra, l’imprenditore di Alcamo delle energie rinnovabili Vito Nicastri, ha deciso di collaborare con la giustizia!!!
L’inchiesta della Procura di Palermo, inizia a fare paura a molti, sia perché egli è ritenuto tra i finanziatori della latitanza di Matteo Messina Denaro, ma soprattutto per quei suoi collegamenti con il mondo della politica, tra Palermo e Roma!!!
L’inchiesta si sta allargando a macchia d’olio…  non solo perché ha coinvolto l’ex sottosegretario della Lega Armando Siri, ma soprattutto perché sembra che stiano uscendo i nomi di alcuni assessori e dirigenti regionali della giunta Musumeci…
Il terremoto era stata già preannunciato dal sottoscritto… basta riguardarsi molti dei miei post, in particolare quando avevo scritto su quegli assessorati Energia e Ambiente e Territorio, che non mi convincevano minimamente… 
Certo, ora che Nicastri ha deciso di collaborare, quanto avrà da dire rappresenterà un duro colpo sia per quel clan mafioso di Matteo Messina Denaro, ma soprattutto per quell’area da sempre definita “grigia”, dove gli interessi d’affari mafiosi s’incontrano con quelli della politica e dei colletti (amidati) bianchi…  
L’indagine, come ormai consuetudine,  ha svelato un giro di mazzette alla Regione siciliana…. 
Tangenti che sarebbero andate – secondo gli inquirenti – nelle tasche di diversi funzionari, affinché si  potessero avere agevolazioni nei loro affari nel campo delle energie rinnovabili…
Ovviamente le mazzette sarebbero servite anche a stoppare i concorrenti…  ed ora con le sue rivelazioni al vaglio dei magistrati, Nicastri potrebbe fare luce su quel giro di tangenti, che sarebbero andate anche ad altri soggetti non indagati, di cui finora non si è parlato, ma che a breve potrebbero essere chiamati per raccontare ai magistrati, cosa è realmente accaduto!!!
Un pensiero per quanti (ancora a piede libero) hanno partecipato a quelle collusioni ed ora a seguito delle attuali collaborazioni hanno fortemente paura di restare coinvolti (già… forse sarebbe meglio che si consegnassero alla giustizia…): E poi ti accorgi che il posto in cui ti sentivi più al sicuro era nell’instabilità di quel tremare!!!

L’ennesima inchiesta su magistrati e poliziotti!!!

Quando sembrava che tutto venisse “insabbiato” ecco che la Procura di Messina, converte l’indagine a carico di ignoti – sul depistaggio dell’inchiesta sulla strage di via d’Amelio – iscrivendo nel registro degli indagati alcuni magistrati del pool che indagarono sull’attentato di Palermo. 
Inoltre, agli stessi indagati e alle persone offese, la Procura ha notificato l’esecuzione di accertamenti tecnici irripetibili…
Stiamo parlando della Strage in cui hanno perso la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta… 
Già… dopo aver ascoltato in questi ventisette anni (da quel tragico 19 luglio del 92′), tutta una serie di miriade invenzioni e falsità, ecco che ora vengono iscritti tra gli indagati, i due magistrati che si occuparono della prima inchiesta sulla strage, Carmelo Petralia (procuratore aggiunto a Catania) e Anna Maria Palma (avvocato generale di Palermo). 
Gli accertamenti irripetibili riguardano la verifica di 19 cassette su cui vennero registrati gli interrogatori e che potrebbero essere ora danneggiati; ecco quindi i motivi che hanno condotto a richiedere durante l’esame, la partecipazione dei legali (delle persone coinvolte) con l’ausilio dei consulenti…
Oltre ai due magistrati sopra riportati, sembra che nell’indagine – tra coloro che indagarono sulla strage e che gestirono il “falso pentito” (proprio pochi giorni fa ha ritrattato le accuse rivolte ai pm, dichiarando: “Non furono i pm ad orchestrare il depistaggio sulla strage Borsellino, ma solo i poliziotti. Il dottor Di Matteo non mi ha mai suggerito niente, come neppure il dottor Carmelo Petralia. Sono stati i poliziotti a convincermi di  parlare della strage”) – siano stati inseriti i magistrati Nino Di Matteo (attualmente alla Dna) e Giovanni Tinebra (deceduto).
Risultano altresì indagati per depistaggio (accertato con la sentenza “Trattativa”), tre poliziotti di Caltanissetta: Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei.
Pensare oggi, che si possa aver inquinato le indagini, addebitando quella strage di Via D”Amelio (successiva a quella compiuta a Capaci al giudice Falcone) a “cosa-nostra” per motivi “oscuri” e da ricercare in ambito politico, che sta evidenziando come siano state costruite a tavolino le dichiarazioni di falsi pentiti, dove molte circostanze sono state del tutto inventate e soprattutto facendo credere a noi tutti, come dietro quell’attentato vi fosse la mano della cupola, in particolare di quel suo boss Totò Riina che peraltro, in ogni sede giudiziaria, si era sempre dichiarato estraneo con quell’attentato… motivando che altri avessero interesse affinché fosse sovvertisse quell’allora democrazia…    
E difatti abbiamo visto tutti cosa è accaduto… 
Un vero e proprio “Colpo di Stato”… ma senza sparare un colpo, sì… un nuovo partito e una piccola rivolta di piazza, a cui hanno seguito le dichiarazioni di quei media “pilotati“, che hanno brillantemente saputo alzare quella già alta tensione sociale, a cui sono scaturite vergognose “monetine” gettate su quei leader di governo, tanto da farli preoccupare sulla loro incolumità, incitandoli a scappare via da questo paese… 
E difatti… improvvisamente e senza comprenderne i motivi, ecco che ci siamo ritrovati tutti catapultati in questo trentennio di nuovi governi – di cui alcuni mai votati – conosciuti come 3° e 4° Repubblica – che certamente non hanno brillato per capacità, ma soprattutto sono mancate – a differenza di quanto avevano promesso in campagna elettorale – nel contrasto alla illegalità, corruzione, criminalità e malaffare…
Ma d’altronde se le premesse sono quelle riportate anche dal sottoscritto in questi giorni, con tutta una serie d’inchieste che vanno dal “CSM” ad alcune Procure nazionali, dai Tribunali a quegli uffici istituzionali, dai magistrati a gli uomini delle forze dell’ordine dimostratisi corrotti, proseguendo ancora con Enti istituzionali e personalità note di associazioni di categorie o di legalità, già con tutto questo lerciume che ogni giorno ci viene evidenziato, dove si pensa di poter andare???
Si dice che nella vita abbiamo quello che ci meritiamo. Io dico che nella vita abbiamo ciò che meritiamo: il dieci percento dipende dalle scelte che abbiamo fatto all’interno di quella cabina elettorale, mentre il restante 90% dipende ahimè da coloro che per nome e per conto nostro: pianificano, programmano, organizzano, eliminano e successivamente insabbiano, danneggiano, distruggono, ma soprattutto occultano!!!

Una cosa è certa: i cittadini non si fidano più delle vecchie forze politiche e di quei loro antiquati interlocutori!!!

I responsabili di quei partiti sanno bene della disaffezione dei cittadini ad andare al voto e non vedono al momento contromisure da adottarsi per cambiare questo trend…
Certo, qualcuno ha provato a cambiare gli interpreti, ma la musica alla fine è rimasta invariata e come dicevo sopra, i cittadini non sono stupidi ed oggi a differenza di ieri, non si fidano più delle promesse, ma vogliono fatti concreti e non parole!!!
D’altronde una cosa è evidente a tutti, la politica non è un qualcosa che viene svolto per migliorare la società civile, bensì serve a quei politici per portare avanti i propri interessi (personali e/o familiari), ma soprattutto ha dimostrato di avere come unico scopo quelli di sviluppare meccanismi collusivi e clientelari…
Disgraziatamente su quanto appena detto non esiste alcun antidoto e comunque molti di quei soggetti, continuano imperterriti a compiere quei loro comportamenti disdicevoli, senza preoccuparsi di poter restare coinvolti in una delle tante inchieste giudiziarie… 
Non vi è in loro alcuna dignità, come peraltro mancano totalmente di quei necessari valori, già… d’altronde essi per primi non hanno alcun riferimento ideologico ma solo orientamenti partitici e non vi è in loro alcun interesse a sviluppare temi rilevanti… a loro interessa esclusivamente sedere i quelle poltrone… il resto saranno soltanto chiacchiere!!!
Perché la sfida oggi non è più tra l’anti-politica e i partiti, non sono più quei suoi referenti ad essere messi in discussione, come non è un nome rispetto ad un altro che farà la differenza…
No… oggi si è stanchi di ciò che rappresenta la politica in tutte le sue sfaccettature e non solo sul piano dell’organizzazione, ma su ciò che esprime ancora oggi l’ideologia e la cultura politica!!!
Provare a recuperare la fiducia di cittadini è ormai difficile, perché ciascuno di essi si pone in maniera distaccata e considera la politica come un qualcosa di distante… 
Ma il cambiamento è ormai in corso, in particolare in quelle nazioni dell’Europa che dimostrano di possedere una profonda coesione sociale, e difatti questo stravolgimento emergerà in tutta la sua forza dopo il voto del 26 c.m. e non basteranno più quei superati partiti a limitare i cambiamenti già in corso…
E’ veramente strano: “la storia sta evolvendo e loro sono ancora qui a chiederci il voto”… 
Non comprendono che quella preferenza tra un po’ non servirà più a nulla… perché tutto sta cambiando verso una nuova democrazia, un periodo dove l’uomo non è più isolato, ma al primo posto insieme agli altri: il resto vedrete… verrà da se!!!