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Sicilia: Chissà se un giorno – prima di morire – riuscirò a viaggiare su quei binari dell’alta velocità???

Ho letto stamani su “La repubblica” un articolo che parlava di una scommessa personale…

Vi rimando quindi a quel link che tratta per l’appunto della realizzazione di un’opera ingegneristica, quel treno che collegherà (un giorno…) Palermo a Catania, una tappa certamente fondamentale per lo sviluppo dell’Isola, insieme alle sue sorelle gemelle – ancora da iniziarsi – sulla Catania-Messina e sulla Messina-Palermo…

Ovviamente non entro nel merito dei ritardi e delle motivazioni (di cui tra l’atro posso affermare di conoscerne bene i motivi…) e quindi se pur riconosco in quel suo personale “I have a dream” qualcosa di mirabile, dall’altro, sono per mia abitudine a essere portato all’obiettività, mai di parte e quindi ad analizzare le situazioni per come realmente e sono  e non come potrebbero essere o diventare… 

Comunque trovate il post al seguente link: https://www.repubblica.it/dossier/cronaca/crescere-in-europa/2023/02/03/news/una_scommessa_personale-386181029/

Sono comunque d’accordo con l’Ingegnere, responsabile dei lavori della nuova linea per Rete ferroviaria italiana, quando dichiara che i siciliani, da anni, aspettano il cambiamento, ma come ben sappiamo, questa fiduciosa evoluzione non avrà luogo in maniera celere, in quanto sono in molti dall’alto di quei poteri, a volere un popolo sottomesso, mai evoluto e su questo anche i miei conterranei hanno le loro colpe, perché da sempre assistono con distacco ai cambiamenti, quasi non li volessero, già si parla di “alta velocità”, quando di contro si tende in tutti modi a restare “immobili”!!!

Già… ripenso alle parole del principe Salina: l’isola vive sei mesi all’anno sotto un sole infuocato, il clima e il paesaggio hanno inciso negativamente sull’animo degli abitanti al pari delle vicende storiche. Per tutte queste ragioni la Sicilia è una terra “immobile”, senza prospettive future.

Ed allora vorrei dire che serve a poco scommettere, quando dall’altra parte i giocatori di quel tavolo (fornitori, appaltatori, subappaltatori) – per ragioni che non sto qui a riportare, non hanno più “fiches” da puntare e quindi potersi aggiudicare la posta!!! 

Ing. sappiamo entrambi quali sono i reali problemi che hanno portato ad oggi a quei ritardi, il sottoscritto tra l’altro l’ha palesemente esposti (sì… formalmente a chi di dovere, in quelle opportune sedi) e debbo ammettere che qualcosa in questi mesi è stato fatto, certo poco, ma d’altronde (per come riportavo sopra) il sistema – se pur imperfetto – va ad ogni costo protetto, perché come diceva il nipote di quel principe, Tancredi: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi»!!! 

Quindi ben vengano questi cambiamenti, ma se si vuole realmente un evoluzione della nostra Sicilia, bisogna che essa diventi attrattiva, non per dare la possibilità d’estate ai turisti di farsi i bagni, ma diventando polo attrattivo di capitali, di idee e di persone, quegli stessi “talenti” che ad oggi – come il sottoscritto – hanno scelto di andar via!!!

Ing. mi consenta questa similitudine: considerato quanto avviene nel nostro Paese, auspico soltanto di non dover attendere trent’anni prima di poter viaggiare in Sicilia su quel treno “alta velocità”, anche perché sicuramente, per quel giorno, non sarò più su questa terra!!! 

Ah… dimenticavo, nell’attesa mi sto consolando viaggiando ad alta velocità da Firenze a Milano, con Italo e Freccia Rossa!!!

Essere o non essere…

Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli. 
Morire, dormire, nulla di più, e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio della carne, è soluzione da accogliere a mani giunte. 
Morire, dormire, sognare forse: ma qui é l’ostacolo, quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte quando siamo già avvolti dal groviglio mortale che ci trattiene: è la remora questa che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti… 
Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell’uomo borioso, le angosce del respinto amore, gli indugi della legge, la tracotanza dei grandi, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale? 
Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore, a sgomentare la nostra volontà e a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d’altri che non conosciamo? 
Così ci fa vigliacchi la coscienza; così l’incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. 
E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso e dell’azione perdono anche il nome…
Già… qual’è la vera nobiltà: l’imperturbabilità dell’animo o il coraggio di lottare per la giustizia? 
Qual è la vera forza: la sopportazione o la capacità di abbattere gli ingiusti? 
Qual è il vero traguardo: la pace o la vittoria?
Oppure… decidere di rimanere in balia del dubbio, tra l’essere e il non essere, tra la vita e la morte, tra l’azione e l’immobilità: ma questa è l’unica scelta che non ho mai condiviso, perché fa di noi uomini per l’appunto… l’esser “vigliacchi”!!!