Archivi categoria: hamas

Trump e il suo piano per la "Striscia di Gaza": Controllo, acquisto e nessun ritorno, sia per i Palestinesi che per gli ostaggi Israeliani?

Donald Trump vuole acquistare e controllare Gaza?

Il Presidente è tornato al centro dell’attenzione con dichiarazioni che lasciano poco spazio all’interpretazione: nel suo piano per Gaza non è previsto alcun diritto al ritorno per i palestinesi nelle loro abitazioni, ormai rase al suolo…

Ed allora il giornalista di Fox New, Bret Baier, durante un’intervista ha voluto chiedere al presidente: nel suo piano per Gaza, si ha come l’impressione che per i palestinesi non vi sia alcun diritto di ritornare nelle proprie abitazioni, peraltro totalmente distrutte, è corretto?

Non ne avrebbero… ma solo perché, grazie a me, avranno alloggi molto migliori”!!!

“Presidente – ha incalzato il giornalista – può spiegare meglio il concetto? Trump: semplice, costruire un posto permanente per loro, prospettando un piano che preveda una nuova sistemazione per i palestinesi, senza concedere però loro il ritorno nei territori originari”.

Questa visione si inserisce in un progetto più ampio che, secondo le sue dichiarazioni, mira all’acquisto e al controllo di Gaza, ponendo le basi per una gestione alternativa della Striscia, con la possibilità di cedere alcune aree ad altri Paesi del Medio Oriente per favorire la ricostruzione e il reinsediamento dei palestinesi.

Come prevedibile, le reazioni non si sono fatte attendere…

L’alto dirigente di Hamas, Khalil al-Hayya ha dichiarato che i progetti degli Stati Uniti e soprattutto del presidente americano Donald Trump, riguardo la Striscia di Gaza, sono “spacciati”: “Li faremo crollare come abbiamo fatto crollare i progetti prima di loro”, ha affermato durante una commemorazione del 46° anniversario della rivoluzione iraniana a Teheran.

Nel frattempo Hamas sospende il rilascio degli ostagg e le famiglie degli ostaggi israeliani prigionieri stamani stanno bloccando l’autostrada che da Tel Aviv porta a Gerusalemme per chiedere al primo ministro, Benjamin Netanyahu, di non mettere a repentaglio l’accordo per la loro liberazione: “Abbandonare gli ostaggi è un crimine di guerra”; le famiglie inoltre degli ostaggi hanno domandato al primo ministro Israeliano, di spedire a Doha una squadra di negoziatori che “abbia il pieno mandato di trattare la seconda fase, che portera’ alla liberazione di tutti gli ostaggi in un’unica soluzione“. 

Certo, le parole di Trump stanno suscitando forte scalpore ed acceso il dibattito sulla questione palestinese, lasciando aperte molte domande: si tratta di una reale strategia politica o di una semplice provocazione? E quali potrebbero essere le conseguenze di un piano simile per la regione mediorientale?

La situazione resta quindi incerta, ma una cosa è chiara: Gaza continua a essere terreno di scontro non solo sul campo, ma anche nei giochi di potere della politica internazionale, dove interessi strategici e visioni contrastanti si intrecciano senza condurre ahimè ad una soluzione definitiva!

Il conflitto in Medio Oriente: tutto si riduce a uno scambio di prigionieri?

Osservando quanto sta accadendo in questi giorni – dopo l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas del 19 gennaio – ho ripensato ai quindici mesi di conflitto in quel territorio. 

Migliaia di civili uccisi, tra cui donne e bambini, la Striscia di Gaza ridotta a un cumulo di macerie, una devastazione totale. 

Mi chiedo: a cosa è servito tutto questo? Qual era, fin dall’inizio, il vero obiettivo di Hamas? Liberare i propri ostaggi (e forse alcuni familiari), sacrificando la popolazione civile?

Questa mattina Hamas ha rilasciato altri due ostaggi israeliani, con il previsto rilascio di un terzo nelle prossime ore: un cittadino con doppia cittadinanza, israeliana e statunitense. In cambio, Israele dovrebbe liberare 183 prigionieri palestinesi. Secondo Hamas, tra questi 18 stanno scontando l’ergastolo mentre 54 hanno condanne a lungo termine; i restanti sono abitanti di Gaza arrestati dopo l’attacco del 7 ottobre 2023.

I tre ostaggi liberati oggi – Bibas, Kalderon e Siegel – sono civili imparentati con altre persone sequestrate in quel tragico giorno. La moglie di Siegel e i figli di Kalderon erano stati liberati durante la breve tregua di novembre 2023. La vicenda della famiglia Bibas, invece, è ancora più drammatica: Yarden Bibas è il padre di Kfir e Ariel, due bambini di nove mesi e quattro anni al momento del rapimento, e marito di Shiri Bibas.

Hamas sostiene che i tre siano stati uccisi in un bombardamento israeliano nel 2023, ma Israele non ha conferme in merito. Secondo i termini dell’accordo, se fossero stati vivi sarebbero dovuti essere rilasciati prima degli uomini, cosa che non è avvenuta. La restituzione dei corpi degli ostaggi morti in prigionia è prevista nelle fasi successive del cessate il fuoco.

Questa volta il rilascio è stato meno caotico rispetto ai precedenti, quando gli ostaggi venivano liberati in mezzo a folle di palestinesi accorsi ad assistere alla scena, creando calche che rallentavano il trasferimento.

Ancora una volta sorge una domanda: la vera battaglia non dovrebbe essere per risolvere i problemi della società civile? Per trovare un modo pacifico di convivere con Israele, per costruire uno Stato Palestinese riconosciuto a livello internazionale? Per adottare processi che portino a una società più democratica e meno armata?

No, nulla di tutto questo. Il bilancio è solo quello di oltre 45.000 vittime civili, trasformate in scudi umani e carne da macello per gli interessi di un gruppo militare che si fa portavoce della liberazione di un popolo, ma che in realtà persegue solo il potere e la liberazione di alcuni suoi affiliati.

Quindici mesi di conflitto che hanno infiammato tutto il Medio Oriente: dal pogrom all’invasione di Gaza, dagli attacchi dei ribelli yemeniti alla crisi in Siria. Ma per cosa, esattamente?

Già…il dramma di Gaza: vite sacrificate per uno scambio di prigionieri…

Bisogna trovare urgentemente una soluzione per la popolazione di Gaza!

Sono trascorsi 450 giorni dall’inizio dell’aggressione a Gaza, e la sofferenza degli sfollati cresce drammaticamente. Pioggia e freddo estremo aggravano una situazione già insostenibile. Migliaia di persone vivono in rifugi improvvisati, incapaci di proteggersi dagli elementi, mentre il mondo sembra incapace di rispondere con l’urgenza necessaria.

In Cisgiordania, la situazione non è meno preoccupante. La Moschea di Al-Aqsa è stata oggetto di incursioni di massa da parte di centinaia di coloni, accompagnate da continui raid delle forze di occupazione in diverse aree. Questi atti non solo aumentano la tensione, ma alimentano un ciclo di violenza che sembra non avere fine.

Nel frattempo, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA) ha dichiarato che più di 100 tende a Khan Yunis sono state allagate dalle piogge, lasciando oltre 500 famiglie sulla costa di Gaza in condizioni disperate. L’assenza di infrastrutture adeguate e di un sostegno internazionale concreto rende ogni giorno più difficile la sopravvivenza di queste persone.

Le cifre diffuse dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sono devastanti: oltre 45.000 persone sono state uccise, e tra queste, il 50% erano donne e bambini. Questo massacro è di per sè un motivo sufficiente per fermare immediatamente il conflitto. La distruzione su vasta scala della Striscia di Gaza non ha precedenti e richiede una risposta decisa da parte della comunità internazionale.

Tuttavia, la pace non può essere raggiunta unilateralmente. Anche il gruppo di Hamas deve assumersi le proprie responsabilità, liberando gli ostaggi israeliani. Solo un gesto di questo tipo potrebbe spingere l’opinione pubblica mondiale a fare pressione per una cessazione definitiva delle ostilità. Senza tale atto, il governo israeliano continuerà con il suo progetto (se pur non apertamente dichiarato) di espulsione sistematica degli arabi dalla Striscia di Gaza e dalla Cisgiordania.

È evidente come le azioni dell’esercito israeliano, tra cui la distruzione sistematica degli ospedali di Gaza, siano mirate a costringere i residenti a lasciare definitivamente la regione e trasferirsi in Egitto. Questa strategia è stata confermata dal quotidiano Haaretz, che ha riportato come la chiusura degli ospedali faccia parte di un piano per svuotare l’area settentrionale della Striscia di Gaza dai civili.

Nel frattempo, anche in Cisgiordania si verificano incursioni contro luoghi sacri, tra cui moschee, da parte di coloni protetti dalle forze di occupazione. Questi atti non fanno che aumentare il malcontento e la tensione all’interno della popolazione locale.

I colloqui di pace tra Hamas e Israele sono fermi. Le speranze di una ripresa delle negoziazioni sembrano legate all’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Tuttavia, l’incertezza rimane alta. 

Mentre i residenti nella Striscia di Gaza continuano a sperare che il 2025 porti la fine delle sofferenze e un nuovo inizio, il realismo impone un approccio più cauto. L’attuale programma del governo israeliano lascia poco spazio all’ottimismo.

Una soluzione duratura può essere raggiunta solo attraverso la creazione di uno Stato Palestinese indipendente, che garantisca diritti e sicurezza per entrambe le parti. Senza questo passo cruciale, ogni discussione sulla pace rimane solo una vuota retorica. 

L’umanità ha il dovere di agire, prima che sia troppo tardi!!!

Medioriente: solo chi non possiede un’adeguata competenza, può pensare di risolvere il problema con un banale colloquio!!!

Bisogna conoscere la storia di quel territorio, per poter comprendere perché si è arrivati oggi a questo punto!!!

Innanzitutto bisogna ripartire da una questione e cioè la creazione di una nazione che non esisteva, quantomeno non nel periodo storico che stiamo da poche generazioni vivendo…

Per gli ebrei non esisteva alcuni Stato fino al 14 maggio 1948, quando David Ben Gurion, primo ministro proclamò ufficialmente la nascita dello Stato d’Israele!!!

Era più di duemila anni che quel popolo vagava per il mondo senza che mai alcuna comunità internazionale riconoscesse a quella comunità quel promesso territorio, già…  tanto esaltato in quel noto libro bibblico… 

La stessa circostanza però andrebbe riferita al popolo palestinese, in qnato anch’essi, per che come abbiamo visto nel corso dei secoli, è stato ahimè esposto a continue dominazioni.

Da ciò possiamo comprendere quanto difficile sia la costruzione di due Stati per questi due popoli, ma non solo, bisogna fare in modo che queste entità convivano tra loro in modo pacifico, dimenticando però che quando nasce uno Stato, quello Israeliano, il territorio palestinese viene improvvisamente inglobato nella nazione ebraica, se pur, come riportato sopra, in quel preciso periodo non esisteva alcuna entità di nazione che identificasse la nazione del popolo palestinese…

Ovviamente un ignaro osservatore a prima vista potrebbe credere che il diritto all’esistenza di una delle parti, precluda di fatto la presenza dell’altra, mentre qualcun’altro potrebbe presumere che solo con la cancellazione di una delle due si potrebbe riportare l’ordine. 

Ed è ciò che sta di fatto accadendo in quel territorio da oltre mezzo secolo, dove cioè nessun palestinese vuol riconoscere la presenza dello Stato d’Israele, in quanto la ritiene estranea!!!

Ecco perché ritengo che non vi è alcuna soluzione diplomatica che possa risolvere questo problema, perché nessuno, né gli israeliani e ancor meno i palestinesi, vogliono convivere rinunciando alla propria identità di nazione autonoma e difatti vedrete che neppure la costituzione di due Stati, porterà mai in quell’area una pace definitiva e soprattutto una collaborazione tra le parti… 

Non vi è alcuna risoluzione politica a questo dilemma, il problema è talmente complesso che nessuno sforzo internazionale potrà mai risolvere la questione. 

Mi dispiace ma non credo che vi possano essere negoziati internazionali che porteranno ad una pace, anche perché gli interlocutori non sono cittadini civili che voglioni trovare una soluzione pacifica, bensì quei territori sono nelle mani di formazioni militari che non hanno alcuna intenzione di trovare una pace, poiché quest’ultimi (mi riferisco agli uomini di Hamas ed Hezbollah) sono lì volontariamente per combattere e distruggere Israele e fintanto che resterà un solo ebreo in quel territorio, la lotta armata andrà avanti, possa anche passare un secolo!!! 

Perché così è stato sin dal dopoguerra e così sarà per sempre!!!

Certo sarebbe bello poter esprimere parole diverse, auspicare che questo conflitto possa improvvisamente finire, comprendo benissimo come sia più pregevole fantasticare e soprattutto come una guerra non sia mai minimamente giustificabile, ma credere che dopo quanto accaduto a Gaza e nel sud del Libano possa riportare nuovamente gli animi sereni, è non voler ammettere la realtà o far finta – ipocritamente – che si possa arrivare ad un disarmo di tutta quell’area mediorientale!!!

Pensare che Israele sospenda l’attacco e come auspicare che quei gruppi militari decidano improvvisamente di disarmarsi per giungere a una tregua; tutti sanno che una eventuale situazione “provvisoria” servirebbe esclusivamente a far riarmare le due parti, per poi riprendere nuovamente tra qualche anno con un nuovo conflitto!!!

Di una cosa sono certo, questa situazione non porterà a nulla di buono, anzi viceversa penso che entrambi le parti potrebbero restare coinvolti in un conflitto così grave che alla fine potrebbero pentirsi di averlo anche solo cominciato; difatti… si potrebbe concludere tutto con una preoccupante profezia e cioè la distruzione di entrambi quei popoli!!!

Scriveva Geremia: «Ridurrò Gerusalemme un cumulo di rovine, rifugio di sciacalli; le città di Giuda ridurrò alla desolazione, senza abitanti. Chi è tanto saggio da comprendere questo? A chi la bocca del Signore ha parlato perché lo annunzi? Perché il paese è devastato, desolato come un deserto senza passanti?”… Come siamo rovinati, come profondamente confusi, poiché dobbiamo abbandonare il paese, lasciare le nostre abitazioni. Udite, dunque, o donne, la parola del Signore; i vostri orecchi accolgano la parola della sua bocca. Insegnate alle vostre figlie il lamento, l’una all’altra un canto di lutto: La morte è entrata per le nostre finestre, si è introdotta nei nostri palazzi, abbattendo i fanciulli nella via e i giovani nelle piazze. I cadaveri degli uomini giacciono – dice il Signore – come letame sui campi, come covoni dietro il mietitore e nessuno li raccoglie».


Né Biden e neppure gli alleati potranno fermare la guerra in medio oriente!!!

Sono tutte cazz…. quelle che ci vengono raccontate nei Tg nazionali ed internazionali!!!

Lo sanno bene i Capi di Stato e di governo di tutti i Paesi del mondo che questa guerra si concluderà solo dopo che Israele avrà espulso dalla striscia di Gaza tutti i palestinesi, ma non solo, proverà a includere in maniera permanente quei territori del Libano a sud del fiume Litani!!!

Parliamo di un’area – quest’ultima – da cui   negli anni e soprattutto negli ultimi mesi il gruppo armato degli Hezbollah ha preso di mira inviando missili nel nord di Israele, ma non solo, dal governo di Netanyahu si è affermato che il gruppo militare aveva trasformato i villaggi libanesi in basi militari, sì… adiacenti alla “Linea blu“ occupata dalle forze “UNIFIL” (inviate dall’ONU per il mantenimento della pace in Libano), da cui poter sferrare i loro attacchi contro le comunità settentrionali di Israele”. 

Prevedo sin d’ora come tra qualche anno sarà questa la situazione geografica di quell’area e poco o nulla potranno fare paesi come Usa, Germania, Gran Bretagna, Francia e ancor meno noi dell’Italia che contiamo come nazione – se pur ritengo ottimo l’impegno profuso dal nostro Ministro degli Esteri, Antonio Tajani – quanto il due di coppe, quando la briscola è a bastoni!!!

Difatti, non si tratta più di riportare a casa quei poveri ostaggi israeliani, essi ormai fanno parte di quel cosiddetto “danno collaterale” che bisogna pagare per raggiungere ahimè i propri scopi e cioè poter inglobare in maniera radicale quei territori posti al confine con lo Stato d’Israele, per evitare una volta per tutte nuove ripercussioni militari.

Vedrete, le popolazioni civili espulse da quei territori che a breve verranno definitivamente occupati dall’esercito israeliano, saranno costrette a fuggire dalle loro case per cercare rifugio all’esterno, sapendo di dover iniziare a vivere in una condizione di emergenza certamente catastrofica!!!

Ovviamente – come sempre accade in questi casi – i sistemi di protezione se pur fragili ed incerti proveranno certamente ad assistere i rifugiati, se pur come già visto, l’impatto sulle comunità ospitanti non risulterà per nulla facile da gestire e soprattutto i finanziamenti della risposta umanitaria non terranno il passo con le esigenze di tutte quelle migliaia di profughi.

La verità è che da gran parte del mondo interno si preferisce “lavarsi la coscienza” (non solo per quanto sta accadendo in quell’area…) inviando a tutte quelle popolazioni disperate, cibo, vestiario, medicinali e quant’altro possa loro necessitare, l’importante (per tutti…) è non dover affrontare in maniera diretta il problema!!!

Difatti posso aggiungere che nell’affermare quanto sopra, non faccio riferimento ai soli paesi occidentali, bensì prendo di mira quei paesi arabi ricchi, che finora hanno preferito sostenere un costo economico (quello militare richiesto da gruppi come Hamas, Hezbollah, Huthi ed anche dall’Iran…) che dover rischiare di rimanere implicati in conflitti dei quale finora si è scelto di restare fuori!!!

Come ho scritto all’inizio del post: tutto il resto sono cazz…!!!

Colpita la residenza privata del premier Netanyahu!!! Ora – dopo quanto occorso ai leader di Hamas e Hezbolah – non vorrei trovarmi al posto del leader supremo Khamenei o del Presidente iraniano Masoud Pezeshkian!

Secondo un funzionario del governo israeliano (che ha riferito alla tv Channel 12), ha provocare l’attentato – per eliminare il primo ministro Benyamin Netanyahu – sia stato l’Iran, se pur il drone fosse partito dal Libano…

L’obiettivo dell’attacco era l’abitazione privata del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, anche se le autorità israeliane non hanno dato alcuna conferma che la casa colpita dall’ordigno, fosse realmente quella di Netanyahu, ma certamente quanto ora accaduto, influenza negativamente qualsivoglia trattativa di pace…  

Altri due droni erano stati intercettati, mentre quello che ha colpito la struttura nella zona di Cesarea”, non ha causato vittime e feriti. 

Il leader supremo iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei ha nel contempo dichiarato: “Hamas, il movimento islamico palestinese è vivo e tale rimarrà” nonostante la morte del suo leader Yahya Sinwar!!!

Quanto sta accadendo nel Libano difficilmente porterà ad una pace, anzi tutt’altro, ciò che di fatto sta per compiersi è un’escalation del conflitto, con un ampliamento del conflitto verso l’Iran che potrebbe determinare una guerra sanguinosa e i cui sviluppi sono ahimè imprevedibili!!!

Sperare in una possibile pace ritengo sia attualmente un utopia, ma soprattutto ritengo questa possibilità molto lontana dal compiere!!!

Come peraltro non saranno le minacce annunciate da Teheran (“severa e avverrà al momento, nel luogo e nei modi appropriati”) a far modificare lo scenario in atto, che vedrete, porterà sicuramente ad uno scontro frontale tra Israele e le forze congiunte che vorrebbero la sua totale eliminazione: mi riferisco ai gruppi conosciuti come Hamas, Hezbollah, Psdaran e Houti.

Prima però di questa guerra simultanea, penso che Israele – proprio a seguito dell’attacco compiuto stamani per uccidere il suo leader – se pur finora contrario ad eliminare il leader supremo iraniano – per non immolare quella sua figura ad eroe e quindi a martire della causa – penso che viceversa, a breve, organizzerà (per come ha già fatto con gli altri leader) un omicidio mirato: sì… per colpire l’Hayatollah oppure l’attuale Presidente iraniano, Masoud Pezeshkian!!!

Nessuno ne parla, ma esiste un significativa motivazione che guida l’attacco all’Iran!!!

Ho l’impressione che quanto stia accadendo sia stato da tempo previsto!!!

Già… vi era bisogno di trovare un espediente per coinvolgere l’Iran in un conflitto e difatti, l’aver permesso ad Hamas prima e agli Ezbollah dopo d’attacare Israele, serviva esclusivamente per tirare dalla giacchetta il governo di Teheran…

Difatti (come ho affermato nei miei precedenti post) i servizi segreti israeliani erano ben a conoscenza dell’attacco compiuto il 7 ottobre 2023 dai combattenti di Hamas, gli stessi che dopo aver attraversato il confine della striscia di Gaza hanno attaccato molti partecipanti di quel festival musicale vicino al kibbutz di Re’im e sequestrando molti di quei giovani…

Certo, al mondo intero è sembrato un episodio imprevisto ed eccezionale, ma la verità è che quei poveri cittadini israeliani facevano parte di un programma che comprevedeva essi quali “effetti collaterali”, affinchè permettessero ad Israele di appropriarsi definitivamente della Striscia di Gaza e attendend che altri iniziassero a reagire…

Mi riferisco a gruppi armati sia libanesi come gli Hezbollah, ma anche agli Huthi dello Yemen, secondo Israele attivi in medio oriente grazie al sostegno politico, economico e militare dato loro dall’Iran, accusata di aver contribuito alla loro organizzazione; dal canto loro le autorità iraniane, pur rimarcando il diritto alla resistenza dei palestinesi e accogliendo di buon grado l’iniziativa militare contro Israele, ha sempre negato un coinvolgimento diretto, definendo queste accuse come immotivate.

E difatti il conflitto in questi mesi non si è esteso nei confronti di quella Repubblica islamica (nata dopo la rivoluzione del 1979 è importante punto di riferimento per moltissimi movimenti di ispirazione islamica principalmente sciiti ma non solo) che non riconosce la legittimità di Israele, ma è rimasto come in attesa… 

Ed allora cosa fare per estendere il conflitto e spingere l’Ayatollah Khamenei a colpire Israele?

Israele inizia a colpire tutti i capi dell’organizzazione di Hamas ed Hezbollah, ma non solo, colpisce con un attacco missilistico Haniyeh nella sua residenza proprio nella capitale iraniana, ma non solo, uccide Nasrallah, capo del partito sciita Hezbollah e sganciando 73 tonnellate di esplosivo sui bunker di Hezbollah a Beirut e lasciando forti dubbi sulla sorte di Safieddine indicato come il successore del leader delle milizie sciite. 

Ed ecco quindi che le Forze armate dell’Iran hanno deciso di scagliare contro Israele oltre 200 razzi e missili da crociera, colpendo – nonostante il sistema di difesa israeliano “Iron Dome” città come Gerusalemme e Tel Aviv.  

Certo, il ministro degli Esteri di Teheran Abbas Araghchi ha dichiarato come conclusa l’offensiva, avvertendo che ulteriori attacchi seguiranno se Israele dovesse reagire… 

Ma era proprio ciò che il governo di Benjamin Netanyahu si aspettava da anni, perché il lancio dei missili effettuato ora dall’Iran costituisce di fatto, una vera e propria “dichiarazione di guerra” e quindi sono certo che a breve inizierà un’operazione militare, talmente energica che potrebbe anche determinare la caduta del governo iraniano… 

Perché come dicevo all’inizio c’è un motivo fondamentale perché questa guerra abbia inizio ed è motivata dal voler bloccare l‘Iran dal mettere in atto le bombe nucleari che entro pochi mesi potrebbero essere realizzate…

Non c’è più tempo!!! Gli impianti nucleari esistenti vanno immediatamente distrutti come le stesse  riserve d’uranio debolmente arricchito che grazie ad un processo di “arricchimento in lotti” è già disponibile per essere utilizzato nella costruzione dell’arma nucleare.

Ecco eprché si voleva coinvolgere nel conflitto l’Iran, perché sono in molti – anche tra i paesi arabi limitrofi – a mostrarsi attratti dal convivere con un Iran dotato di armi nucleari, anzi credo proprio che sia il contrario…  

Certo in questi anni tra sabotaggi industriali, omicidi di scienziati, forniture limitate e/o vietate, si è riusciti a limitare lo sviluppo di nuove generazioni di centrifughe, fondamentali per l’arricchimento dell’uranio, ma nuovi macchinari potrebbero aver consentito ora all’Iran di accelerare la produzione dell’uranio arricchito, riducendo così i tempi di costruzione di quella bomba che – senza l’attacco israeliano – potrebbe esser pronta in poche settimane!!!

Ecco perché in queste ore il ministro degli esteri iraniano, Abbas Araghchi, si sta spendendo  viaggiando per incontrare tutt quei governanti arabi, dalla Siria al Libano, affinchè si giunga in maniera celere ad una soluzione pacifica, tanto d’aver voluto dichiarare: ” Non vogliamo la guerra ma siamo pronti a reagire”!!!

Ma la verità è tutt’altra, sì… è fondamentale non dar inzio a un conflitto sul territorio iraniano, poichè quest’ultimo potrebbe condurre alla distruzione non solo degli impianti nucleari, ma anche di quelli petroliferi, dai quali come sappiamo provengono principalmente le entrate del Paese…

Ecco perché – pur auspicando di sbagliarmi – sento dentro la sensazione che a breve inizierà un nuovo conflitto, già… con ripercussioni che ahimè nessuno è capace di prevedere!!!

Doha: si prova a raggiungere una tregua…

I mediatori del vertice di Doha stanno cercando di trovare una soluzione per raggiungere al più presto una tregua…

Usa, Egitto, Qatar, Israele e Hamas provano a trovare un accordo ma sembra che dal vertice non ci sia alcuna corrispondenza con quanto si era stabilito il 2 luglio scorso…

La verità è che senza il rilascio degli ostaggi e dei detenuti, difficilmente si giungerà a quell’auspicato cessate il fuoco.

Certo Hamas spera nell’intervento dell’Iran, ma il rischio di ampliare il conflitto in caso di attacco a Israele, condurrebbe – per come ho già anticipato – il governo di Teheran a subire conseguenze “catastrofiche” e si concluderebbe qualsivoglia trattativa!!!

Non credo che Israele torni sui suoi passi o che restituisca i territori ai palestinesi, gli stessi che di fatto occupava sin dal 1967, ritengo viceversa che le politiche del primo ministro Benjamin Netanyahu siano estremamente nazionaliste e quindi sarà difficile che si potrà ritornare a quella condivisione tra i due popoli prima dell’attacco di Hamas…

Se non si pensa di costruire un nuovo Stato palestinese al di fuori dei territori d’Israele, sarà del tutto impossibile riuscire a risolvere questo problema che come abbiamo visto, sono decenni che non trova soluzione e non sarà l’uso della forza che potrà modificare questa attuale condizione.

Alì Kamenei, fossi al suo posto ci penserei due volte ad attaccare Israele!!!

Per fortuna che c’è il nuovo Presidente iraniano Masoud Pezeshkian a convincere l’ayatollah Ali Khamenei (85 anni) a rinviare l’attacco contro Israele.

Comprendo perfettamente quali motivi spingano l’attuale leader supremo a voler rispondere all’uccisione dello scorso luglio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ma il rischio che si potrebbe correre con un nuovo attacco, è simile a quello che condotto al conflitto in corso nella “Striscia di Gaza”.

Già… aver creduto in una azione folle, in quell’attacco violento programmato dai miliziani di Hamas che -come abbiamo assistito- ha portato ai numerosi sequestri di civili; sì… hanno pensato senza aver previsto anticipatamente quali esiti avrebbe condotto quell’errata operazione militare, la stessa (ne sono fortemente convinto) che era già prevista e segnalata dall’intelligence istaeliana al governo, che infatti ha atteso che si compiesse quell’attacco, affinchè si potesse giungere al progetto previsto e cioè di liberare tutti i territori israeliani dalla presenza araba!!!

Ed ora sto ascoltando in Tv di come l’ayatollah Khamenei ,vorrebbe rispondere contro Israele con una rappresaglia , dimenticando o chissà… non tenendo conto di quanto Israele e soprattutto gli Usa, stanno progettando un conflitto contro quel Paese…

Ed ora egli vorrebbe promuovere questo “auspicato” desiderio dei suoi avversari, convinto che attraverso i suoi missili e droni, potrà dare inizio ad un conflitto anti-sionista che dovrebbe espandersi a macchia d’olio…

Beh, penso che non appena quella rappresaglia inizierà, in sei giorni – già come quanto accaduto nel 1967 – l’Iran si ritroverà con tutte le proprie strutture militari distrutte, con gli impianti nucleari colpiti in maniera decisa (se pur quest’ultimi siano stati posti in questi ultimi anni ancor più sottoterra, proprio per evitare di restare colpiti dai raid missilistici…) e tutto ciò porterà non solo ad una disfatta politico e internazionale, ma anche al rischio di una caduta del regime…

D’altronde questa personale analisi rappresenta quanto di fatto vuole tutto il Medio Oriente e cioè contenere l’egemonia iraniana; non va dimenticato come lo stesso Netanyahu, dopo l’incontro con i rappresentanti di Egitto e Giordania, aveva annunciato che la minaccia strategica iraniana costituisce il principale problema nella regione, portando, per la prima volta dalla fondazione di Israele, ad un’intesa arabo-israeliana.

Quanto sopra inoltre riflette un’altra intesa, quella tra israeliani e americani, dal momento che anche dagli Usa viene espresso come la sconfitta dell’Iran sia la sua priorità assoluta nella regione e difatti, la maggior parte dei paesi arabi ad oggi, non hanno ancora chiarito la propria posizione nel conflitto tra Iran e Israele!!!

Difatti, le possibilità degli arabi variano tra neutralità, alleanza con Israele, e coesistenza con Iran e Israele…

Ora, sebbene ciascuna di queste posizioni danneggino gli interessi dei paesi arabi, sembrerebbe però che i loro governanti non abbiano molta scelta, d’altronde il rischio sarebbe quello di rimanere coinvolti dal conflitto, senza aver la certezza di prevedere quali conseguenze negative si potrebbero ahimè determinare.

Sono quindi questi i motivi che mi spingono a suggerire all’Ayatollah Kamenei ed anche al Presidente Pezeshkian di pensarci bene, già… più e più volte, prima di attaccare Israele, sì… per non doversene pentire!!!

 

Medioriente: il successo ha molti padri. L’insuccesso è sempre orfano!!!

Basta!!!

Non si può continuare così!!! I civili palestinesi non c’entrano nulla, non sono Hamas e soprattutto non sono legati alle politiche di Teheran!!!

Bisogna trovare quindi in maniera celere una soluzione che soddisfi entrambe le parti in causa, iniziando (ad esempio) liberando gli ostaggi israeliani ancora in vita e dall’altra parte, ritirando i mezzi militari attualmente presenti, evitando così le operazioni militari in corso all’interno di Rafah…

Bisogna creare celermente uno Stato Palestinese e l’Assemblea dell’Onu invece di pensare ad approvare risoluzioni che riconoscano sì… in un prossimo futuro la “Palestina” come status di membro a pieno titolo, deve viceversa riunire tutti gli Stati arabi limitrofi e Israle, per trovare una soluzione territoriale definitiva che possa soddisfare tutti!!!

D’altronde ritengo che non bisogna ripetere gli errori fatti in passato e mi riferisco a ciò che non vuol essere storicamente riportato dopo la sconfitta della coalizione araba!!!

Difatti poco o nulla si riporta sulle aspre ricriminazioni che si scatenarono tra i palestinesi e i loro alleati arabi, in particolare nel momento in cui quei disperati profughi giunsero nei territori degli stati confinanti!!!

Quest’ultimi infatti, se da un lato aprirono loro i confini, di fatto, diedero vita a forti tensioni sociali, avendo considerato quei loro “fratelli” palestinesi dei veri e propri codardi, sì… non solo per aver abbandonato la loro patria, ma per aver altresì preteso che altri combattessero al loro posto.

Ecco perché credo che tutti i Palestinesi debbano nuovamente riunirsi (sì… per come hanno fatto a suo tempo gli ebrei di tutto il mondo, subito dopo la seconda guerra mondiale) all’interno di un nuovo Stato approvato dall’ONU!!!

D’altronde resto dell’idea che se lo Stato d’Israele avesse a suo tempo perso la guerra, quel suo territorio non sarebbe stato – per come molti storici vorrebbero farci credere – ceduto ai Palestinesi, ma viceversa (vedasi d’altronde quanto la storia insegna) sarebbe stato suddiviso tra le forze vincitrici arabe, per quella semplice ragione che mai nessuno di essi – ieri come oggi –  ha mai considerato il territorio della Palestina, una vera e propria nazione autonoma!!!

E’ proprio vero: il successo ha molti padri. L’insuccesso è sempre orfano!!!

Manifestazioni contro Israele…

In questi giorni stiamo assistendo come in molte città del mondo vi siano manifestazioni contro Israele, in particolare sono le sedi universitarie ad essere state prese d’assalto e occupate…

Anche a Tel Aviv molti israeliani sono scesi in piazza (in particolare, ma non solo, i familiari presi in ostaggio da Hamas)  per protestare contro le politiche di governo e difatti nel mirino delle proteste vi è Benyamin Netanyahu che evidenzia non avere alcuna intenzione di barattare quei 130 connazionali con un eventuale accordo di tregua di lunga durata. 

Ritengo comunque che nonostante molti credano che le trattative portate avanti dal Cairo possano a breve concretizzarsi, il sottoscritto ritiene che il governo israeliano voglia portare avanti l’operazione militare nella città di Rafah, dove sono attualmente concentrati gli sfollati palestinesi della Striscia di Gaza.

Difatti il Capo del governo Netanyahu ha ribadito che “l’idea di porre fine alla guerra prima di raggiungere tutti i nostri obiettivi è inaccettabile; noi – ha spiegato – entreremo a Rafah e annienteremo tutti i battaglioni di Hamas presenti lì, con o senza un accordo, per ottenere la vittoria totale”

A dimostrazione quindi di quanto il sottoscritto già da tempo abbia più volte anticipato, non saranno ne gli Stati Uniti a bloccare l’operazione via terra e ancor meno l’Onu opuure la giustizia internazionale della Corte penale dell’Aja che potrebbe condannare per crimini di guerra il premier israeliano e alcuni membri della leadership politico/militare d’Israele.

La verità che non solo Israele è stanca di queste forze fondamentaliste militari, ma anche altri Paesi arabi sono infastiditi dal doversi sottomettere a quei capi Hezbollah, Houthi e Hamas, che si sa essere sovvenzionati da Teheran!!!

Difatti, sono queste forze paramilitari a permettere all’Iran di aumentare la propria influenza internazionale, anche nei confronti di quei paesi amici come Turchia e Turkmenistan; difatti… l’Iran grazie a quei gruppi mostra i muscoli nei confronti degli altri paesi arabi limitrofi come ad esempio l’Arabia Saudita, l’Iraq, l’Afganistan, ma anche lo stesso Pakistan di cui Teheran non vede di buon occhio il legame tra Islamabad e Washington, anche se bisogna dire che grazie al progetto “pipeline” e cioè al gasdotto che trasporta il gas del giacimento di South Pars nel Golfo Persico a Karachi, tra i due Paesi si è di fatto creato un cordone ombelicale che lega per l’appunto a doppio filo Teheran e Islamabad, liberando tra l’altro ciascuno di essi, dalla dipendenza dalle rotte occidentali….

Ed infine, vorrei ricordare come quelle forze fonfamentaliste servono a garantire all’Iran una forma di “difesa” nei confronti del suoi diretto contendente, mi riferisco ad Israele (e di conseguenza al suo diretto alleato “Stati Uniti”), certamente quest’ultimo militarmente più forte, anche in virtù delle armi nucleari a sua disposizione e infatti un aggressione agli interessi iraniani, potrebbe far scaturire un conflitto su più fronti con attacchi terroristici mirati, in tutte le città del mondo…

Certamente tutte le persone di buona volontà auspicano che si giunga presto alla fine del conflitto ed è giusto manifestare e far sentire la propria voce affinchè si possa raggiungere una pace duratura; ma ho come la sensazione che non tutto ciò che ci viene rappresentato dai media sia esclusivamente compiuto per il popolo palestinese, ma viceversa, credo che dietro molte di quelle manifestazioni pro-Palestina si celino messaggi di carattere antisemita e questo non può essere accettato, perché si tende a dimenticare quanto accaduto ahimè a quel popolo il secolo scorso…

Perdonate, ma non posso quindi approvare cartelloni con scritte antisemita come ad esempio “Rivedrete Hitler all’inferno” oppure “Apriteci i confini, così possiamo uccidere i sionisti, gli ebrei” o alri ancora: “Israele terrorista“!!!

La violenza si sa… genera nuova violenza e finché gli esseri umani si prefiggeranno la distruzione dei propri simili, finché il loro unico desiderio sarà vedere distrutti i loro fratelli, beh… nessuna pace potrà mai coesistere e i conflitti saranno sempre destinati a continuare!!!

E quindi, per quanto possa condividere e apprezzare le degne motivazioni di molti di quei pacifisti, resto comunque un intransigente oppositore dei metodi violenti anche laddove vengono posti al servizio delle più nobili cause!!!

Hamas "se nasce uno Stato palestinese, sciogliamo il nostro braccio armato": Facile a dirsi, difficile dal realizzarsi!!!

Hamas ha dichiarato che è pronto a sciogliere il suo braccio armato in caso di creazione di uno Stato di Palestina entro i confini del 1967. 

Lo ha riportato il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismaïl Haniyeh, incontrando il ministro degli esteri turco Hakan Fidan.

Secondo i media del Qatar, questa è la prima volta che i vertici di Hamas parlano alla divisione tra il ramo politico e quello militare del movimento. 

Il problema però da dover superare, è che nel dichiarare quanto sopra il leader di Hamas dimentica del cosiddetto “Diritto Bellico” e cioè di quelle occupazioni militari di territori stranieri. convenzionalmente ed internazionalmente chiariti dalla Convenzione de L’Aia del 1907, ove per occupazione militare si intende la presenza di forze armate straniere all’interno del territorio di uno Stato in misura preponderante rispetto a quella delle forze armate dello Stato occupato.

Ora, avendo richiesto Hamas la creazione di uno Stato di Palestina entro i confini del 1967 fa riferimento quindi ai territori prima della “guerra dei sei giorni” (uno dei tanti conflitti arabo-israeliani che vide contrapposti Israele e le nazioni confinanti di Egitto, Siria e Giordania, una guerra che come sappiamo, si tramutò in una netta vittoria israeliana nonostante la superiorità numerica dei difensori arabi), ma bisogna – prima di addentrarci nella questione – fare alcune premesse sull’allora status giuridico della Striscia di Gaza, della Cisgiordania e della città di Gerusalemme est, territori che ora vengono rivendicati da Hamas e quindi dai palestinesi come parte integrante dello Stato di Palestina. 

Parliamo di territori designati dopo il 1967 – secondo la comunità internazionale – come territori militarmente occupati da Israele e difatti quest’ultimo unitamente all’Egitto, mantiene sulla Striscia il blocco terrestre, aereo e marittimo, esercitando, inoltre, il controllo sul genere delle merci in entrata a Gaza, il cui volume equivale ad un quarto del flusso precedente al blocco. 

Ricordò altresì come la marina israeliana detiene un blocco marittimo a tre miglia nautiche dalla costa ed anche l’Egitto –prima dei rivolgimenti democratici del febbraio-marzo 2011- stava costruendo una barriera d’acciaio sotterranea per evitare la violazione del blocco con i tunnel. quindi, a causa dell’embargo i palestinesi sono limitati nei loro movimenti via terra, aria e mare e l’impatto di dodici anni di blocco si è ulteriormente accentuato dopo quasi tre anni dalla fine dei 51 giorni di offensiva israeliana nel 2014.

Da quanto sopra si comprende quindi come l’occupazione non determini di per sé l’acquisto della sovranità da parte dell’occupante sul territorio occupato, ma origina il controllo effettivo dell’esercito invasore, il quale impone la propria autorità in maniera stabile. 

Si comprende quindi come l’occupazione venga oggi concepita diversamente da quanto accadeva nei secoli scorsi e cioè come una condizione transitoria, destinata a concludersi già nel corso del conflitto, con il ritiro delle truppe occupanti e il ripristino della piena sovranità dello Stato occupato o al più tardi, al termine delle ostilità, con la definizione del destino del territorio occupato nel trattato di pace.

Ecco perchè le fonti derivanti dalle convenzioni internazionali dell’Aja del 1899 e del 1907 (le stesse che costituiscono prevalentemente il Diritto consuetudinario a cui si somma la Terza convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra) evidenzi come i prigionieri di guerra, se pur in potere del governo nemico, restano di fatto individui e devono essere trattati con umanità, le cui tutele si acquisiscono dal momento stesso in cui si cade in potere del nemico, e sino alla liberazione e al rimpatrio definitivo.

Da quanto sopra riportato si comprende come si sia creata una convergenza tra il diritto bellico e il diritto umanitario che contiene le norme comportamentali, una nuova giurisdizione che supera l’accusa secondo cui i tribunali di guerra sono stati talvolta accusati di favoritismi verso i vincitori difatti nel passato e non di rado si è patita l’applicazione di norme del paese di provenienza del fronte militare vittorioso (e/o di una coalizione di paesi vincenti), mediante un tentativo di estensione giurisdizionale giustificata da mere circostanze di fatto e non di diritto. 

Ma sono questi i motivi per cui ritengo di difficile soluzione quanto ora richiesto dal leader di Hamas e cioè il ritorno ad uno stato di fatto antecedente al 1967; viceversa reputo più agevole giungere ad una nuova soluzione internazionale e cioè quella di creare un nuovo Stato di Palestina, conforme alla propria giurisprudenza nazionale e nel rispetto della Corte internazionale di giustizia, affinchè si tenga conto delle esigenze di un popolo, da troppo tempo costretto a vivere come rifugiato.

Stasera i Tg nazionali hanno appositamente censurato la notizia!!!

E’ dire che stasera per ben due volte si è parlato di Turchia…

La prima volta per il vertice che ha visto incontrarsi i due Presidenti Meloni ed Erdogan per affrontare il problema dei flussi migratori e del conflitto attualmente in corso in medio oriente, per poi proseguire le notizie con quanto accaduto in queste ore alla nostra connazionale Ilaria Salis detenuta in quel Paese e costretta a presentarsi dinnanzi il Tribunale di Istambul in maniera vergognosa e disumana…

Ecco, a questo punto mi sarei aspettato la notizia che avevo ascoltato sul web e invece ecco parlare di Hamilton alla Ferrari e proseguire con tutta una serie di fatti di cronaca…

Vi starete chiedendo ma cosa non è stato detto di così importante… 

Vi starete chiedendo ma a quale notizia il sottoscritto stia facendo riferimento, beh ritengo di un fatto grave e cioè la presa in ostaggio all’interno di una fabbrica di sette persone da parte di due terroristi armato, di cui uno certamente con indosso dell’esplosivo legato attorno al busto…

I sequestrati sono sei uomini e una donna, tutti americani, che operavano all’interno di una multinazionale americana, la “Procter & Gamble“, con succursale a Istanbul…

L’uomo che ha pubblicato la propria foto è posto dinnanzi la scritta “pro Gaza” con dipinta sulla parete la bandiera Turca e quella Palestinese… 

Ciò che viene altresì celato dai nostri media nazionali e che sin dall’inizio del conflitto a Gaza, si sono elevate tra i cittadini musulmani turchi le proteste con numerose richieste di boicottaggio dei prodotti americani; difatti parecchi locali come ad esempio McDonald’s e caffè Starbucks sono stati in questi mesi presi non solo di mira ma anche vandalizzati…

Vorrei ricordare come proprio la Turchia abbia preso sin da subito le distanze dall’operato di Israele e il suo presidente Erdogan ha più volte criticato le modalità adottate dopo gli attacchi del 7 ottobre scorso da parte di Hamas, richiedendo a gran voce la fine del conflitto…

Ora non dico che la notizia di pochi minuto fa avrebbe dovuto aprire i Tg nazionali, ma certamente quanto accaduto andava riportato, circostanza che invece, per motivi che attualmente sconosciamo (anche se il sottoscritto un’idea se le fatta…)  si è preferito soprassedere, facendo in modo che non se ne parlasse…

In questo totale silenzio non ci resta che auspicare che quei terroristi si ravvedano e che tutto possa concludersi in maniera serena e senza vittime…

Tomba di Gesù: le conseguenze per la fede sarebbero disastrose!!!

Prima di riprendere il post pubblicato ieri https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/01/non-e-che-la-tomba-di-gesu-e-stata.html vorrei fare una premessa che potrebbe far comprendere come il più delle volte, la verità non possa esser manifestata, in quanto causerebbe situazioni imprevedibili ed inimmaginabili…

Con questo voglio dire che non sempre la verità dei fatti – anche quando opportunamente accertata e verificata – viene da tutti accolta, anzi la maggior parte dinnanzi all’evidenza, preferisce il più delle volte girarsi dall’altra parte, non ascoltarla, di più… rifiutarla, sì perché contraddice con quanto finora si era creduto e quindi non si è pronti a quell’improvviso cambiamento!

Difatti, ponete il caso su quanto avevo riportato ieri e cioè che il ritrovamento della tomba di Gesù sia reale e che i fatti (e quindi che le analisi compiute sul Dna di quello scheletro con alcuni suoi presunti familiari, di cui in questi giorni parlerò…) dimostrassero che quell’uomo non fosse diverso da noi e quindi che non vi fu in quel tempo alcuna “resurrezione“, ma non solo, egli morì su una croce come le migliaia e migliaia di uomini e donne che nel corso dei secoli l’avevano preceduto e che per altri trecento anni lo hanno ahimè seguito; d’altronde parliamo di una pratica, quella della crocifissione, che i romani avevano appreso già dai Cartaginesi e che veniva per l’appunto utilizzata per infliggere il massimo del dolore, tortura che venne definitivamente abolita nel IV secolo dall’imperatore (ormai… cristianizzato) Costantino.

Peraltro vorrei ricordare come su quell’accaduto vi siano parecchie discrepanze, ad esempio i “Testimoni di Geova”, considerano Gesù morto non su una croce, ma legato ad un palo: questi difatti fanno riferimento alla circostanza che nel Nuovo Testamento si usò la parola greca σταυρός (stauròs) con il significato di “palo di tortura”; ma anche Luca impiegò un sinonimo, ξύλον (xylon), che significa “legno” e quindi i Testimoni di Geova sostengono che con tali termini gli evangelisti designassero un singolo palo verticale.

Gli stessi musulmani, che considerano Gesù (non il figlio di Dio) ma un grande profeta, nelle loro scritture riportano che egli ascese direttamente al cielo, senza patire in croce. 

Se quindi si escludono le fonti cristiane che da sempre parlano della “croce”, possiamo costatare come tutte le altre fonti, quelle cosiddette indipendenti non dicano molto su quell’episodio: Gli scrittori romani Tacito e Svetonio, nel 116 e nel 117 d.C. citarono Gesù dicendo solo che fu giustiziato, senza spiegare come. Giuseppe Flavio, autore intorno al 75 d.C. di Antichità Giudaiche, è l’unico “indipendente” ad attestare la croce con queste parole: “Gesù fu uomo saggio se pure conviene chiamarlo uomo, infatti egli compiva opere straordinarie (…) dopo che Pilato lo condannò alla croce, non vennero meno coloro che fin dall’inizio lo ebbero amato (…)”. 

Va detto comunque che la maggioranza degli studiosi accetti parzialmente questo scritto, attribuendo ad esso interpolazioni e manomissioni compiute da alcuni “cristiani”, in particolare ci si riferisce ad alcune affermazioni che hanno di fatto migliorato un resoconto negativo di Gesù, togliendo e quindi modificando le frasi realmente riportate nel testo originale!

Ritorniamo quindi all’inizio…

Poniamo per un momento che si confermasse che quello scheletro ritrovato all’interno di una tomba, potesse appartenere realmente al corpo di Gesù, ditemi: ma veramente pensate che gli ebrei, dopo quanto hanno passato a causa di quell’accusa di “deicìdio” e cioè d’aver fatto crocifiggere Gesù Cristo, tema principale divenuto a partire dal 300 d.c. motivo dell’antisemitismo cristiano, possano far trapelare una notizia del genere???

Sono anni che il mondo intero, dopo quanto accaduto a partire dalla seconda metà del XX secolo a causa della Shoah (il genocidio di cui furono responsabili le autorità della Germania nazista ma anche i loro alleati, ma di cui anche la chiesa cristiana in particolare quella cattolica ha gravi colpe per quei “silenzi assordanti”…), ha provato a ricucire un rapporto con gli israeliani ed ora quest’ultimi, dopo millenni di antisemitismo (lo stesso tra l’altro che si sta in questi giorni ripetendo a causa il conflitto in corso nella Striscia di Gaza contro il gruppo di Hamas, a scapito anche della popolazione palestinese che come stiamo assistendo sta subendo numerose vittime, senza che ahimè nessuno sia in grado di fermare questa guerra assurda…), ora che finalmente hanno iniziato ad avere nuove relazioni con gran parte del mondo intero, in particolare con il mondo cristiano che ha visto profondamente migliorare i rapporti diplomatici con il Vaticano, pensate che voglia tornare al passato???

Già… vorrei aggiungere di quanto gli israeliani siano felici per non dire “appagati”, mi riferisco al il profilo economico/finanziario, per essere i custodi di quel turismo “cristiano” ma non solo, che da sempre si reca in quella terra santa, fonte di business e di guadagni per tutti coloro che attendono e organizzano tour per visionare quei luoghi sacri, sì… centinaia di migliaia di pellegrini che ogni giorno per fede, fanno in modo di recarsi in quelle mete religiose.

Credetemi… poco importa alla maggior parte di loro dell’aspetto spirituale dei fedeli, ciò che interessa maggiormente è il flusso milionario che quel settore turistico/religioso produce, quantificabile in milioni e milioni di euro che vengono suddivisi tra enti, confraternite, accompagnatori spirituali, guide, tour operator, agenzie di viaggio, assicurazioni, servizi di autotrasporti, cui seguono per l’ingresso ticket staccati dinnanzi quei luoghi sacri, a cui si aggiungono attività di compravendite di reliquie e oggetti sacri venduti in ogni angolo di strada da ambulati, commercianti, negozianti, etc… e per finire, come non evidenziare le migliaia strutture di accoglienza create appositamente da privati e da enti religiosi, ubicate tutte in posizione strategiche: ricordo tra l’altro che stiamo parliamo di luoghi sacri per tutti i credenti delle tre grandi religioni monoteiste: Ebraismo, Cristianesimo ed Islam!!!

Immaginatevi quindi quanto sia ora penalizzante quel conflitto armato che ha di fatto determinato su tutto il territorio un crollo improvviso di presenze e che purtroppo prevede di dover continuare così ancora per molti mesi, incidendo negativamente su tutta l’economia turistica di quell’area; pensate quindi che gli israeliani desiderano – dopo quanto sta già loro accadendo – di rimanere coinvolti in un qualche ritrovamento che possa accendere nuove controversie religiosi o dibattitti teologici, sulla eventuale possibilità che uno scheletro possa appartenere a Gesù??? Ma per favore, non ci pensano minimamente!!! 

Domani comunque riprenderò a parlare di quella tomba di famiglia scavata appena fuori la città vecchia di Gerusalemme, provando così a dare un senso non solo a quel remoto passato, ma soprattutto a quanto in questi anni, mi è stato – come per tanti – intenzionalmente riportato… 

Addio 2023: ben venga il 2024!!!

Non è stato un anno felice quello appena trascorso, non parlo personalmente, ma per quanto ho dovuto assistere…

Ho deciso allora di ricordare cosa non sia andato bene e ahimè sono troppe le circostanze che dovrò riportare…

Partendo dall’ultimo periodo, dal 7 ottobre 2023 l’organizzazione estremista palestinese Hamas ha deciso di attaccare Israele, uccidendo e prendendo in ostaggio centinaia di civili; come sappiamo ciò ha scatenato l’offensiva militare ancora in corso da parte di Israele che ha portato alla totale distruzione della striscia di Gaza, con oltre 20.000 morti e milioni di palestinesi espulsi dal territorio…

Poco prima, precisamente il 19 settembre 2023, lo Stato dell’Azerbaigian ha dato il via ad un’operazione militare contro il Nagorno-Karabakh, lo stato separatista situato in territorio azero, ma abitato per la maggior parte da persone di etnia armena; un conflitto di cui poco si è parlato nei media e che si è concluso con un bilancio di circa 30mila morti…

Vanno ricordate anche le migliaia di profughi che stanno scappando dai paesi africani, molti dei quali attualmente coinvolti in guerre civili, difatti il 30 agosto in Gabon i militari hanno estromesso il presidente rieletto, Ali Bongo Ondimba, il 31 luglio in Sierra Leone la polizia ha arrestato un gruppo di alti ufficiali dell’esercito che stavano per rovesciare il presidente Maada Bio e il 27 luglio un gruppo di militari hanno preso il potere in Niger…
 
Vanno altresì richiamati alla memoria tutti i profughi dell’Ucraina, un territorio dove si sta ancora combattendo una guerra e che ha segnato un evento particolare e cioè la morte del capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin; a quanto sopra si sommano gli esuli asiatici, ma non solo, anche quelli del centro e sud America, molti dei quali durante quei viaggi della speranza hanno perso la vita…
Non dimentichiamoci poi del clima, del riscaldamento globale, della deforestazione in Brasile, dell’iceberg più grande del mondo distaccatosi dall’Antartide, ed ancora, lo sversamento nell’oceano Pacifico di un milione di tonnellate di acqua contaminata da materiale radioattivo contenute nella centrale nucleare di Fukushima e gli incendi che nel periodo estivo che hanno provocato migliaia di incendi giganteschi che hanno bruciato milioni di ettari e il decesso di migliaia di civili.
Il 2023 è stato anche un anno segnato da diverse catastrofi naturali, in particolare il 6 febbraio un terremoto di magnitudo 7.8 registrato in Turchia e in Siria ha provocato oltre 50mila vittime!!!
Abbiamo osservato come anche da noi si sia pagato il prezzo del cambiamento climatico con alluvioni, siccità, roghi, etc…
Ed infine, un pensiero particolare su quanto accaduto in questo nostro “civile” Paese, che ha contato nel 2023 ben 103 donne uccise; una serie costante di omicidi di donne da parte di partner, familiari, ma anche di persona conosciute e/o sconosciuta, tutti omicidi legati a un contesto con motivazione di genere…
A proposito di donne, il 2023 è stato anche un anno segnato dalle proteste delle donne in Iran, un Paese che punisce chi non indossa il velo e che non permette loro di accedere al proprio posto di lavoro, come a scuola o in ospedale.  Una protesta che nonostante i pericoli e le restrizioni non si è mai assopita e continua a destabilizzare il regime, in particolare grazie alla sfida delle giovani generazioni, ragazzi e ragazze che chiedono a gran voce la piena libertà per tutte le donne iraniane, molte delle quali ancora barbaramente uccise…
Da quanto sopra avrete compreso come il 2023 non sia stato in fondo un anno di cui andare fieri, ben venga quindi questo 2024; auspico quindi che questo nuovo anno possa essere qualcosa di diverso e soprattutto migliore, già… quantomeno di cui andare fieri.
Concludo prendendo spunto da una frase che ho letto in queste ore sul web da parte di Greta Volpi: “E’ difficile non lasciarsi prendere dallo sconforto e pensare di essere troppo piccoli per cambiare un mondo così complesso. Nonostante questo, però, dobbiamo ricordarci che non siamo soli e soprattutto che non siamo solo individui, ma siamo una comunità ed è proprio la collettività che può portare un potente cambiamento. Io auguro a tutte e tutti di sentirsi parte di qualcosa di grande, come degli ingranaggi fondamentali di un sistema che porterà a migliorare il mondo, di aprire il proprio cuore alla consapevolezza e al dialogo, alla curiosità e alla profondità, rallentando un po’ i ritmi frenetici delle nostre vite e riconnettendosi a sé stessi, agli altri e alla natura.”

Per cui, Buon 2024 a tutti…

A rischio un nuovo conflitto, mentre la pressione della Comunità internazionale non si sta minimamente concretizzando!!!

Qualcuno sperava in un intervento armato da parte dell’alleanza araba, altri dopo l’attacco compiuto dalle forze militari di Hamas auspicano in un ritiro israeliano; ma quanto andrà ad accadere su quei territori non lascia dubbi…

Credo infatti – a differenza di quanto in molti raccontano – che Israele non lascerà più quella striscia di Gaza, anzi vedrete, proverà a raderla al suolo…

Viceversa, le energie strategiche di Hamas, andranno con il passar del tempo scemando, poiché inizieranno a venir meno quei fondi che finora l’hanno sostenuta, sia internazionali che arabi…

Difatti, l’unico Stato che evidenzia avere ancora interessi affinché il conflitto prosegui è quello iraniano, ben sapendo quest’ultimo quale rischio potrebbe innescare è cioè quello di dare il via ad un conflitto mondiale, una condizione che già da anni proprio gli Usa, dopo Afghanistan e Iraq dimostrano voler iniziare, in particolare per abbattere quel suo governo in carica…     

Ed infine non dimentichiamo la comunità internazionale, che evidenzia quanto poco impatto abbia nel mettere in difficoltà le parti in causa, in particolare il governo israeliano che al contrario, dimostra di voler andare per la propria strada senza alcun tentennamento!!!

Ho letto un passaggio riportato sul web di un professore (Goodman) israeliano durante una sua lezione: “Stiamo derubando un’altra nazione della sua libertà, e questo non è etico, non è ebraico e non è eppure sionista, perché il sionismo nasce dal principio dell’autodeterminazione dei popoli. L’Occupazione non è solo sbagliata e antidemocratica, prosegue, ma alla lunga finirà per diventare una minaccia strategica. Cosa succede se andiamo avanti con lo status quo nella Cisgiordania? Che con ogni probabilità l’Anp collasserà, e tre milioni di palestinesi saranno assorbiti in Israele e diventeremo uno Stato binazionale, già… uno Stato con due popolazioni ostili è di per sé pericoloso e c ricorda Libano e Bosnia come esempi di un esperimento finito male”.

Certo, quanto sopra è realmente difficile da compiersi eppure lo stesso Goodman aveva proposto un più equo “status quo”, da realizzarsi in otto punti:

  1. garantire ai palestinesi libertà di movimento all’interno dell’Anp, costruendo strade che permettano di bypassare le aree a maggioranza ebraica, e dunque i checkpoint. 
  2. ampliare l’area A, quella dove i palestinesi hanno maggiore autonomia. 
  3. facilitare il movimento dei palestinesi verso l’estero. 
  4. facilitare l’ingresso in Israele per ragioni di lavoro. 
  5. allocare terreni dell’area C, quella a maggiore controllo israeliano, ad attività commerciali palestinesi. 
  6. nessuna espansione degli insediamenti, al di fuori dei grandi blocchi già a maggioranza ebraica.
  7. Sette: favorire il commercio internazionale.
  8. fine della gestione israeliana delle imposte palestinesi.

D’altro canto, ridurre l’occupazione è necessario non solo per renderla più tollerabile ma, soprattutto, per mantenerla reversibile…

Ovviamente il pensiero di Goodman non teneva conto di quanto ora accaduto con l’attacco di Hamas e delle dirette conseguenze che quell’azione ha di fatto provocato, difatti, quanto poteva a suo tempo rappresentare un’apertura a una nuova forma di pluralismo e tolleranza, oggi quell’opportunità, è stata allontanata definitivamente…

Quindi in attesa del 2024 – pur auspicando in cuor mio la fine del conflitto – non mi aspetto in tempi celeri che quanto sopra potrà accadere; l’unica speranza ora è che quanto si sta verificando non porti ad estendersi, altrimenti le ripercussioni sulle popolazioni e sui territori saranno gravissime, non solo per quei soli paesi ostili, ma ritengo, anche per molti paesi nel mondo… 

Un pensiero: cerchiamo di vivere in pace, qualunque sia la nostra origine, la nostra fede, il colore della nostra pelle, la nostra lingua e le nostre tradizioni. Impariamo a tollerare e ad apprezzare le differenze. Rigettiamo con forza ogni forma di violenza e di sopraffazione, la peggiore delle quali è proprio la guerra!!!

Ecco una soluzione per creare due Stati indipendenti e una pace duratura!!!

Per una pace durevole c’è bisogno dell’aiuto di tutti!!!

Pensare ad esempio che questo conflitto potrà fermarsi oppure lasciare che le condizioni tra questi due popoli restino inalterate, per come peraltro lo sono state finora, è voler continuare a fantasticare…

Non si può più tornare indietro su quanto è successo ed è giunto il momento – dopo oltre 70 anni di discordia – che si provi a mettere da parte quelle divergenze trovando una loro definitiva collocazione.

Bisogna innanzitutto creare uno Stato Palestinese, esso dovrà essere accettato da tutto il mondo, sarà libero e indipendente, non più soggetto allo Stato d’Israele, ma per ciò, si dovrà formalmente slegarlo dalla Palestina e da quei territori occupati, quest’ultimi, ormai è palese, non verranno più restituiti ai loro legittimi possessori!!!

D’altronde, permettetemi di chiedervi, quanti territori nel corso della storia, a causa di guerre sono andati perduti???

Quanti di essi non sono più stati restituiti, ci si è dimenticati dei confini ridisegnati dai vincitori a scapito dei perdenti; anche noi Italiani ne sappiamo qualcosa, un conto salato pagato per quelle scelte mussoliniane!!! Ma la storia va così e sperare ora in un cambiamento inaspettato ritengo sia qualcosa d’inaudito, sì… è un qualcosa che finora non è mai accaduto e ahimè mai accadrà!!! 

Vedasi ad esempio quanto sta accadendo in Ucraina, ma potrei aggiungere non solo lì, perché tutto il mondo è in fermento: osservate le guerre, già… sono ovunque, molte di esse vengono realizzate per ottenere una semplice striscia di terra, il più delle volte inutilizzata!!!

Ed allora perché non pensare di creare qualcosa di diverso, per far ciò qualcuno dovrà sacrificare se stesso per donarlo ad altri, perché c’è bisogno dell’aiuto di tutti per creare un nuovo stato dal nulla, come quello ipotizzati dal sottoscritto, nel disegno di cui sopra…

Desidero innanzitutto fare una premessa…

Non provo alcuna netta posizione in favore o in opposizione di una parte di quei due belligeranti, ma è evidente a tutti come Israele non abbia alcuna intenzione di fermarsi, anzi ritengo quello Stato pronto a una guerra totale, sì… su più fronti, ciascuno di quei suoi connazionali è pronto a sacrificare per salvare la propria libertà, identità, cultura e religione…

Per cui consentitemi di dirvi che bisogna abbandonare l’idea di una tregua, di una risoluzione pacifica, di una eventuale restituzione della Striscia di Gaza o di quei territori occupati, perché a breve, anche l’area definita “West Bank”, sarà a breve totalmente occupata!!! 

Ed allora – a differenza di ciò che nessuno scrive perché non lo si vuole dire apertamente, ciò che a breve accadrà, sarà l’allontanamento definitivo di tutti i palestinesi da Israele o quantomeno di tutti coloro che hanno evidenziato pensieri e/o azioni contro gli ebrei!!! 

Ed allora il sottoscritto, senza alcuna sorta di presunzione, proverà con questo post ad indirizzare verso una soluzione pacifica, quanto tutti noi sappiamo bene e di come da millenni quest’ultima non sia stata mai trovata!!!

Ecco quindi che attraverso questo blog proverò ad ipotizzare una risoluzione che vada bene per entrambi, un’idea che potrebbe forse limitare quel conflitto perenne e che ha visto finora le due parti in causa mietere, nel corso dei secoli, vittime…

Per cui, come potete osservare dalla mia cartina, quest’idea prevede che si realizzi uno stato Palestinese in una fascia che vada tra il Mar Mediterraneo e il Mar Rosso, un territorio attualmente di pertinenza (dei loro fratelli arabi) dell’Egitto, e nel caso in cui verrebbe concesso al nuovo Stato, resterebbe sempre sotto la sua diretta protezione…

Ovviamente per far ciò qualcuno dovrà pagare il grande sacrificio che l’Egitto dovrebbe compiere!!!

Innanzitutto lo Stato d’Israele si dovrà accollare l’onere di permettere a tutti i palestinesi di vivere serenamente in quella terra, ma non solo, anche gli stati arabi, in cui sono presenti centinaia di migliaia di profughi palestinesi, dovranno permettere il raggiungimento delle famiglie, facendo rientrare in questa nuova terra di Palestina tutto il suo popolo, a suo tempo ed oggi sfrattato, mi riferisco all’Iran, Giordania, Libano, Siria, Arabia Saudita e allo stesso Egitto…

Ma anche gli altri paesi arabi dovranno sostenere economicamente questo nuovo Stato, penso al Qatar, all’Oman, Dubai, Kuwait, Yemen, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Turchia, ed altri ancora… tutti loro dovranno garantire all’Egitto una somma consistente, pensavo a una cifra che si aggiri intorno ai mille miliardi di dollari, affinché il governo Egiziano possa concedere quel territorio sul quale verrà costruito il nuovo Stato di Palestina… 

Inoltre sempre all’Egitto verrebbe riconosciuta un’ulteriore somma pari a 300 miliardi di dollari, per realizzare una fascia a modello cuscinetto, gestita dalla forze dell’Onu per evitare qualsivoglia contatto tra le due parti oggi in conflitto. 

Il tempo, deciderà quando verrà il momento in cui questo territorio, occupato provvisoriamente dall’Onu, potrà venire restituito…

Sono certo che in molti ora obietteranno questa eventuale “cessione”, già… molti si offenderanno, altri la giudicheranno sconclusionata, offensiva, ridicola, ma penso che tutti coloro che pensano ciò, sono gli stessi che non ipotizzano alcuna soluzione, chissà forse perché essendo distanti da quei territori, non vivendo in prima persona le difficolta di un conflitto e preferendo viceversa trascorrere il loro banale tempo guardando video su TikTok, beh… ciò mi fa credere che a nessuno di loro interessi realmente la pace e ancor meno desiderano che si giunga finalmente ad una pace duratura!!!

Ritengo altresì, che sono proprio loro, con le loro critiche, a fomentare quella piramide di odio, parole criminali che sappiamo bene dare il via a tutta una serie di atti di violenza, perpetrati proprio nei confronti di tutte le persone indifese e sulla base di quella loro diversa appartenenza etnica, religiosa e culturale…

Per cui, se qualcuno tra Voi pensa di avere un’idea migliore, una eventuale soluzione o anche un punto diverso potete scrivermi e farò in modo di pubblicare il vostro pensiero…

Ritengo che la situazione più importante è giungere finalmente ad una pace e per far questo c’è bisogno di tutti, nessuno escluso: d’altronde non si promuove la causa della pace col parlare solo alle persone con le quali si è d’accordo!!!

Non vi è pace, senza sicurezza!!!

Nonostante le violenti guette che si sono succedute negli anni (1948, 1956, 1967, 1973, 1982) il conflitto arabo-israeliano sembrava avere trovato una sospensione, non certo sua stabilità finale, ma comunque qualcosa che sembrasse tale… 

Parlare di pace tra quei due popoli è quasi impossibile, anche se va ricordato quanto accaduto attraverso la missione “Jordanian-Israeli” in Bosnia, dove un’azione comune israelo-giordana è scesa in campo in aiuto dei musulmani bosniaci.

Una missione avviata dal re di Giordania Hussein, che ha rappresentato il primo progetto umanitario congiunto tra Israele e uno stato arabo; già… entrando nello spazio aereo israeliano, il principe ereditario Hassan, che guidava la delegazione giordana, ha stabilito un contatto radio con l’aereo israeliano per esprimere la sua gratitudine per la cooperazione tra gli ex nemici: “Voglio ringraziare i nostri amici sulle ali per questa missione congiunta israelo-giordana per assistere le vittime delle sofferenze in Bosnia“.

A seguirlo il ministro dell’Ambiente Yossi Sarid, capo della delegazione israeliana, che affermò come quella missione avesse segnato l’inizio di una nuova era di cooperazione (invece che di guerra…) in Medio Oriente: “Questa è la prima iniziativa di aiuto umanitario arabo-israeliano, che di per sé ha un significato” – ha detto Sarid – “sono certo che il nuovo Medio Oriente saprà svolgere il suo ruolo in futuro e organizzare gli aiuti alle vittime delle guerre e delle catastrofi“. 

Due settimane da quell’accordo, i ministri degli Esteri di Israele, Giordania, Egitto e Marocco avevano rilasciato una dichiarazione congiunta in cui criticavano le Nazioni Unite per non essere state in grado di prendere provvedimenti per porre fine allo spargimento di sangue in Bosnia. 

Peraltro, l’allora ministro degli Esteri Shimon Peres, aveva paragonato i conflitti in Bosnia e in Medio Oriente, affermando che la tragedia bosniaca aveva insegnato ai leader regionali le pericolose conseguenze del mancato raggiungimento della pace in Medio Oriente.

Ciò condusse infatti un anno dopo Israele e Giordania a firmare un accordo alla Casa Bianca per porre fine a decenni di guerra e spargimenti di sangue…  

Ed ora, a causa di quanto accaduto, la pace tra quei paesi sta per essere infranta, con il rischio che un ennesimo conflitto elimini di fatto tutti quei progressi di pace compiuti negli anni… 

La verità è che sono ahimè tanti gli Stati a non voler la pace in quella regione medio orientale, viceversa proprio quei Paesi fomentano le ragioni di una guerra; molti tra essi infatti sostengono talune fazioni terroristiche, affinchè grazie ad esse, si raggiungano quelle necessarie condizioni per poter estendere il conflitto, chè è proprio ciò che sta per accadere…  

Non si tratta quindi di essere pro israeliani o palestinesi, si tratta di provare a far convivere entrambi in un territorio difficile, certamente in maniera sicura e per far ciò, bisogna tutti saper mettere di lato le proprie ragioni, siano esse legittime, provando così a far prevalere la ragione di ciascuno, per raggiungere quella pace duratura, così  tanto auspicata…  

C’è timore che il conflitto si allarghi? Ma la paura prevale…

Ora, molti di quei paesi arabi – da sempre ostili ad Israele – potrebbero pensare in maniera errata che il loro “nemico numero 1″ possa trovarsi in una condizione di estrema fragilità e che forse sarebbe il caso di sostenere Hamas e quindi attaccarla…

Credo che questo pensiero, potrebbe rappresentare per loro, il più grande errore… perchè si ritroverebbe a dover subire situazioni ancora più nefaste, vedasi quelle dell’ultima volta con la guerra dei sei giorni…

E difatti, osservando quanto sta accadendo, scopriamo come Paesi come Giordania, Egitto, Libano, ed anche ciò che resta della Siria, stanno in questo momento riflettendo in maniera ponderata sui rischi che un’eventuale entrata in guerra potrebbe  rappresentare…

Anche paesi come l’Iran si tengono alla larga, si vede dalla loro prima dichiarazione nella qual hanno smentito le frasi di sostegno ad hamas… ma anche altri paesi, attuali grandi fornitori di petrolio, si stanno muovendo con estrema cautela, provando a stringere inediti rapporti e dando forma a collaborazioni diplomatiche nuove…

Abbiamo letto della storica telefonata storica, tra il principe saudita Mohammed bin Salman e il presidente iraniano Ebrahim Raisi, i Xue più potenti rappresentanti del mondo sciita e del mondo sunnita, un accordo voluto fortemente dalla Cina, per un nuovo medio oriente più stabile e meno conflittuale…

I due Paesi, fautori di un percorso di normalizzazione che ha riscontrato e riscontra tuttora numerose difficoltà – dovute alle profonde discrepanze presenti tra i due mondi religiosi che Iran e Arabia si portano dietro, ma anche alle visioni differenti sulla politica regionale – ora sembrano aver trovato un importante punto di incontro, un obiettivo comune: la protezione della causa palestinese. Nella chiamata di 45 minuti bin Salman e Raisi hanno parlato della “necessità di porre fine ai crimini di guerra contro la Palestina“. I due paesi, Iran e Arabia Saudita, proveranno ora a garantire i diritti dei palestinesi, ma soprattutto cercheranno di fermare l’aggressione e gli attacchi di Israele e quindi dell’odiato regime sionista… 

Vedrete… mai dichiarandolo apertamente, ma sostenendo finanziariamente quei gruppi come Hamas, Hezbollah e OLP o chiunque abbia necessità dal punto di vista logistico e militare, per combattere Israele in quei territori occupati, ma forse non solo in quelli…

Il conflitto sta per espandersi e credo che in pochi potranno limitarlo, non certo in tempi brevi e soprattutto, non prima che una grossa fetta di quei territori, un tempo occupati dai palestinesi, verranno annessi definitivamente ad Israele…

Ed infine, se qualcuno pensa che Israele possa essere un giorno sottomessa, dimentica che essi – anche se non è mai stato dichiarato ufficialmente dal governo di Tel Aviv – sono in possesso delle testate nucleari, se ne stimano almeno un centinaio e quindi ditemi, chi mai oggi potrebbe pensare realmente ad un attacco definitivo??? 

Certo, ora la guerra si protrarra per un bel po’ di anni, a noi tutti sembrerà qualcosa che non ci appartiene, lontano, ma non sarà così, verremo vivceversa coinvolti in pieno!!! Già… prepariamoci ad un lungo e arduo periodo di crisi!!!

Ancora una volta si ripetono i silenzi e le ambiguità della chiesa cristiana!!!

Si è provato dal dopoguerra a celare i silenzi della Chiesa nei confronti del nazismo che, come sappiamo, sono stati oggetto di dibattito e di critica nel corso degli anni, ed oggi incredibilmente quei silenzi si ripetono, ancor più intensi, attraverso le dichiarazione dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese di Gerusalemme!!!

Dopo l’attacco di Hamas a Israele, questi uomini di chiesa hanno commentato quanto accaduto, senza però che da quel messaggio si potesse comprendere in maniera chiara quanto fosse accaduto, chi fossero gli aggressori e soprattutto chi le vittime!!!

L’uso ambiguo delle parole, il non menzionare la milizia di “Hamas”, la scelta di rimanere in silenzio o per meglio dire adottando posizioni ambigue su quelle questioni che sappiamo essere rilevanti, come ad esempio i diritti umani, la pace, la giustizia, qualcosa di veramente preoccupante e aggiungerei per l’ennesima volta: insopportabile!!!

Una chiesa e quei suoi leader spirituali che invece di promuovere la pace e la riconciliazione tra quei due popoli, decidono di rimanere in silenzio o di adottare posizioni ambigue per una serie di fattori diplomatici, storici e ahimè culturali; leader religiosi che invece di far prevalere quel loro ruolo nella promozione dei valori fondamentali come giustizia, uguaglianza e pace, preferiscono tacere per evitare che quelle loro parole o quelle loro azioni, possano influenzare la percezione pubblica, alimentando nelle popolazione di entrambi gli schieramenti, la volontà di prendere una precisa posizione…

Indubbiamente si tratta di una situazione complessa, ma se da lato posso comprendere i motivi che spingono quei leader religiosi a riflettere attentamente sul loro ruolo, dall’altro, non posso pensare che restando neutrali essi possano contribuire a risolvere il conflitto in corso o promuovere una eventuale convivenza pacifica. 

E’ tempo di essere consci di quel loro potenziale, di quanto quelle loro parole possano essere d’impatto sulla pace, sui diritti umani e sulla giustizia, già… la consapevolezza dell’importanza di non ignorare o negare le questioni in gioco è essenziale, non è più tempo di esimersi…

Qualcuno si starà chiedendo cosa hanno scritto il 7 ottobre i Patriarchi di Gerusalemme? «La Terra Santa, luogo sacro per innumerevoli milioni di persone in tutto il mondo, è attualmente immersa nella violenza e nella sofferenza a causa del prolungato conflitto e della deplorevole mancanza di giustizia e rispetto dei diritti umani, lo storico e legale “Status Quo” dei sacri santuari. In questi tempi difficili, ci uniamo per alzare la voce, facendo eco al messaggio divino di pace e amore per tutta l’umanità. Siamo solidali con i popoli di questa regione, che stanno sopportando le conseguenze devastanti dei continui combattimenti. La nostra fede, che si basa sugli insegnamenti di Gesù Cristo, ci obbliga a sostenere la cessazione di tutte le azioni violente e militari che danneggiano sia i civili palestinesi che quelli israeliani. Condanniamo inequivocabilmente qualsiasi atto diretto contro i civili, indipendentemente dalla loro nazionalità, etnia o fede. Tali azioni vanno contro i principi fondamentali dell’umanità e gli insegnamenti di Cristo». 

Per gli israeliani a pesare su quelle frasi è l’assenza di menzione di “Hamas” ed anche la solidarietà “verso i popoli della regione“; ma d’altronde sono le stesse parole non dette di Pio XII, il non aver condannato quando poteva in modo forte il nazismo e soprattutto non aver fatto abbastanza per fermare l’Olocausto!!!

Sì… in questi ultimi anni si è cercato da parte del Vaticano di ripulire quell’immagine “torbida”, sostenendo che egli (il Papa), abbia agito in modo discreto per proteggere e salvare gli ebrei o altri perseguitati; si… vabbè, dimentichiamoci non solo di quei silenzi, ma anche di come vi siano stati atteggiamenti di supporto, nei confronti del regime nazista….

Ed oggi a distanza di quasi ottant’anni tutto si ripete, già… come allora; ma d’altronde quanto ora esploso rappresenta una situazione estremamente complessa e soprattutto difficile da risolvere, in quanto questo conflitto ha radici storiche profonde, a cui si sono sommate non solo le questioni territoriali, ma anche situazioni politiche, religiose e culturali che rendono la sua risoluzione un compito estremamente complicato.

Osservando quanto sta ora accadendo, non credo proprio che la comunità internazionale riuscirà a promuovere una soluzione pacifica per le parti coinvolte, no… ritengo viceversa che quanto sta per succedere, cambierà profondamente le nostre vite, perché vedrete difficilmente si giungerà a una stabilità nella regione, se non forse dopo che, una cospicua popolazione palestinese, residente in quei territori occupati, verrà costretta ad immigrare verso altre nazioni limitrofe ad Israele, come Egitto o Giordania!!! 

Un mondo in guerra!!!

Avevo scritto in un mio precedente post, di come la guerra in Ucraina sarebbe passata, a breve, in secondo piano…

Difatti, prevedevo l’avvio di tutta una serie di nuovi conflitti nel mondo che avrebbero portato l’opinione pubblica a “distrarsi” da quel conflitto russo/ucraino, alimentando viceversa in molti Stati, ma soprattutto i media/social ad occuparsi di quanto andava in maniera inattesa emergendo e obliterando così quella guerra fin qui combattuta…  

Non so dire se vi sia un filo logico che unisce tutti questi eventi e quelli che a breve ahimè li seguiranno, ma di sicuro vedere come prima in Etiopia ed a seguire, Yemen, Sael,  Afghanistan, Sudan, Haiti, Colombia, Nigeria, Azerbaigian, Nagorno-Karabakh, Myanmar oltre naturalmente l’Ucraina, a cui ora si è sommata la crisi mediorientale, nuovo conflitto israelo/palestinese che potrebbe ampliarsi in una guerra contro Libano e Iran, qualche sospetto al sottoscritto lo ha fatto sorgere… 

Comprenderete come da quanto sopra il mondo stia diventando un immenso focolaio di guerre!!!

Israele ora – dopo gli attacchi di Hamas e le incursioni lungo la striscia di Gaza – per nome del suo premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato come il suo paese sia di fatto in guerra e che il nemico pagherà a caro il prezzo quest’ultimo assalto improvviso.

Certamente l’impressione che noi tutti abbiamo ricevuto e che si sia sottovalutata una minaccia che sicuramente da mesi era in preparazione, ma non solo, si ha la certezza di come la guerra in Ucraina sia divenuta modello per quella frangia militare per la liberazione della Palestina.

I miliziani infatti stanno operando con armi tecnologiche e psicologiche, già… agli abituali razzi ora vengono utilizzati droni, veicoli alianti elettrici, ma non solo, Hamas sta diffondendo nei social una serie di video agghiaccianti nei quali vengono mostrati filmati con prigionieri catturati, sia civili che militari. 

Immagini dal forte impatto emotivo, che servono ad evidenziare la sofferenza di quei cittadini israeliani, ma non solo, alimenta l’antisemitismo nei confronti di quel popolo ebraico contro cui da sempre gli estremisti palestinesi (e non solo essi…) combattono!!!

Una cosa è certa, i conflitti nel mondo si stanno sempre più espandendo ed il rischio è di veder emergere taluni potenze che nei loro programmi indicano di voler ambire a nuove egemonie; grandi e piccoli Stati, penso ad esempio alla Corea del nord, alla Cina, a quegli stati dell’America latina o dell’Africa, ma vi sono anche le organizzate milizie privati, come il caso della Wagner, battaglioni stranieri a volte pagati, a volte volontari, che si schierano a seconda della provenienza del denaro, da una parte e/o dall’altra dei conflitti…

Ed ora infatti anche Hamas, approfittando della generosità di alcuni soggetti esterni come Iran ed Hezbollah, portano avanti la loro guerra contro Israele.

Sono certo che qualcuno sta spingendo affinché ciò avvenga, già… nulla è lasciato al caso e dietro a quelle guerre vi sono i grandi industriali, produttori di armi che stanno beneficiando di tutti questi conflitti armati e che vedono ogni giorno che passa, aumentare a dismisura il loro già enorme profitto!!!

Tregua in medio oriente…

Dopo dieci giorni di conflitto, è entrato in vigore il cessate il fuoco tra Israele e Hamas (organizzazione politica e paramilitare palestinese).

Per fortuna l’accordo sta reggendo e nelle ultime ore non ci sono stati bombardamenti e neppure lanci di razzi e nonostante i brevi scontri di venerdì tra manifestanti palestinesi e polizia israeliana sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, in generale non sono state riscontrate violazioni dei termini dell’accordo… 

Come sempre accade nelle aree di crisi del mondo sono giunti i primi aiuti umanitari, ed anche il governo israeliano ha allentato le restrizioni imposte durante i giorni del conflitto…

11 giorni è durato il conflitto con un alto numero di morti tra i civili in particolare tra i palestinesi.

Si è perso ormai il numero delle volte in cui le due parti si siano scontrate da quel lontano 2006… ed è incredibile vedere come ancora oggi non si sia compreso che nulla potrà mai cambiare, in particolare se non si prende la decisione di mirare ad una pace duratura, dove tutti possano vivere in maniera democratica…  

La prova di forza non porterà a nulla e i due eserciti sanno bene che con le armi non ci sarà futuro, anche perché a nessuno interessa partecipare a quel conflitto, in particolare proprio a quegli stato islamici confinanti che hanno già di loro, parecchi problemi da affrontare…

Serve a poco ad Hamas o a Israele dichiarare d’aver vinto, perché la verità e che hanno perso entrambi!!!

Ringraziamo per ora il paese egiziano, capace di trovare una mediazione tra le parti e che si è assunto l’onere di vigilare sul rispetto della tregua…

Nel frattempo il bilancio del conflitto è stato di 244 vittime tra cui ahimè 67 bambini, che hanno avuto quale unica colpa quella di nascere in un territorio da sempre ostile!!!