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Come pilotare i processi…

Continuando con quel sistema colluso che interviene, protegge, condiziona e modifica i processi, ecco un articolo interessante che spiega in maniera perfetta, quanto accaduto alcuni anni fa ad un imprenditore pugliese. 

Ci sono la massoneria e i servizi segreti deviati. C’è persino il sistema Gladio, l’organizzazione paramilitare nata su impulso della Nato in chiave antisovietica. Sono gravide di questi riferimenti le minacce di morte raccontate, quando, “dopo dieci anni, il pozzo si è prosciugato”. Le confessioni fiume rese dall’imprenditore di Corato (Bari) Flavio D’Introno dicono di una paura piena, ma anche di depistaggi e di una fuga all’estero ben architettata, il “sistema Albania”. Le sue parole ricostruiscono gli ingranaggi del presunto sistema di corruzione nel tribunale di Trani e inchiodano il magistrato Michele Nardi, almeno stando alle oltre 800 pagine di ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Lecce Giovanni Gallo. Ieri, sono state eseguite le misure di custodia cautelare in carcere a carico suo e dell’ex pm di Trani Antonio Savasta, oltre che di un ispettore di polizia. Tra le misure interdittive notificate, una è a carico del noto imprenditore Luigi Dagostino.

LE MINACCE DI MORTE E LO SPAURACCHIO GLADIO

“Disse che se io parlo allora mi doveva far ammazzare da questi dei servizi segreti, tanto lui a Lecce era molto potente, conosceva gip, capo procura, conosceva tutti, disse: ‘Tu sei un morto che cammina se parli’, disse”. Così D’Introno ricostruisce lo “stillicidio” durante gli interrogatori, perché Nardi ci andava giù pesante quando lui non era disponibile: “Quando faccio vedere la tua foto – gli avrebbe detto – faccio uscire a uno e viene qua… io ho i contatti con i servizi segreti. Ho sentito “Inzerrillo” disse su un altro procedimento penale della struttura Gladio”. Lo ribadisce più volte: “Nardi mi ha minacciato di morte dicendosi capace di fare del male sia alla dottoressa Licci (la pm, ndr) che a me che al luogotenente Santoniccolo per il tramite dei servizi segreti deviati”. Così Flavio D’Introno s’è deciso a parlare. Inizialmente, riferisce solo dei suoi rapporti con Nardi, cerca di tener fuori Savasta, in virtù del “patto d’onore” tra loro. Pian piano, però, si apre e delinea i contorni di quella che lui stesso definisce “associazione a delinquere” finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, accusa che per il gip ha sostanza.

L’imprenditore 46enne fa di più: per dare maggiore riscontro alle sue dichiarazioni, nell’autunno scorso prende a registrare con lo smartphone i colloqui al bar e altrove. A tratti i rapporti si invertono. Savasta evidentemente ha seri timori: lo invita a non dire nulla di loro e gli promette 50mila euro per fuggire alle Seychelles. È il “prezzo del silenzio di D’Introno – è annotato nell’ordinanza – così come emerge il pieno coinvolgimento anche di Nardi nella strategia finalizzata a comprare il silenzio, provvedendo a fornirgli i mezzi per fuggire dall’Italia e rendersi definitivamente irreperibile”. Il 18 novembre 2018, Savasta consegna a D’Introno i primi 1.800 euro a titolo di anticipo, perché “diciamo tu ti rendi conto che dovremmo vergognarci di vivere per quello che uscirà fuori di merda”, gli spiega l’ex pm.

A CIASCUNO IL SUO RUOLO

È l’epilogo di un’organizzazione in cui ciascuno ha il suo ruolo, nella ricostruzione fatta dal pm Roberta Licci e dal procuratore di Lecce Leonardo Leone De Castris: “Nardi è colui che stabilisce le regole organizzative dell’associazione e la ripartizione dei profitti”, “crea i contatti, acquisisce informazioni”; Savasta, “in virtù delle sue funzioni presso la Procura di Trani, concretamente ha il potere di intervenire ed agisce attivando le più disparate iniziative giudiziarie”.

Vincenzo Di Chiaro, ispettore presso il commissariato di Corato, “ha il compito di predisporre false relazioni di servizio e comunicazioni di reato, tutte puntualmente ‘canalizzate’ in modo tale da farle pervenire direttamente a Savasta” ed è il trait d’union tra quest’ultimo e D’Introno; Simona Cuomo, nella sua veste di avvocato, “fornisce copertura giuridica alle iniziative concordate”, costruendo anche false denunce. Grazie a questa architettura si sarebbe consumata più volte la svendita della funzione giudiziaria, un “asservimento, e la circostanza rende se possibile ancora più squallida l’intera vicenda, che i due magistrati – scrive il gip – offrono all’imprenditore D’Introno per risolvere i suoi guai giudiziari, imprenditore visto quale una ‘gallina dalle uova d’oro’ a cui spillare denaro e altre utilità in ogni possibile occasione”.

IL SISTEMA DEL 10%

Dalle carte, disseminate di omissis, emerge che i due magistrati hanno tenuto rapporti diretti anche con altri imprenditori, capitolo su cui le indagini sono ancora in corso. Il sistema, comunque, sempre lo stesso: Nardi “pretendeva il 10 per cento su tutte le questioni trattate da altri magistrati grazie alla sua intercessione”. Pur essendo ormai da diversi anni in servizio a Roma, ora come pm e prima nell’ispettorato del ministero della Giustizia, aveva, a quanto pare, porte aperte nella locale Procura: “Nardi – stando a quanto riferito da D’Introno – aveva il tabulato dei turni dei magistrati di Trani ed era in grado di segnalarmi i giorni precisi per fare in modo che le denunce da me presentate andassero direttamente nella competenza di Savasta”. Nardi tornava nella sua città ogni fine settimana e “ogni dieci, quindici giorni io gli consegnavo soldi in contanti, 1000, 2000, 1500”, rivela l’imprenditore.

In un decennio gli avrebbe dato di tutto, come prezzo della mediazione “ma anche con il pretesto di dover comprare il favore di altri giudici”: un viaggio a Dubai da 10mila euro; la ristrutturazione di un immobile a Roma per 120mila euro e di una villa a Trani per 600mila; diverse somme in contanti; un Rolex d’oro dal valore di 34mila euro; due diamanti da 27mila euro ciascuno. Nardi inizia a proporre poi investimenti nella capitale, come due appartamenti in Piazza di Spagna, finiti in una indagine per bancarotta fraudolenta che lui sta seguendo. Di più: gli chiede due milioni di euro, somme che giustifica come necessarie per corrompere altri giudici, ad una settimana dalla definizione del processo Fenerator in cui l’imprenditore è imputato per usura. D’Introno, però, non ha più soldi. E da quel procedimento giudiziario, anche in appello, ne esce con una condanna. Dopo anni di versamenti, inizia a pensare di “essere stato sfruttato senza in fondo ottenere i risultati che gli erano stati garantiti”.

IL TENTATIVO DI DEPISTAGGIO

Nardi a quel punto gli fa paura: vanta amicizie potenti e la capacità di influenzare gli ambienti giudiziari. Del procedimento a suo carico a Lecce, ad esempio, sembra sapere molto sin dall’inizio, grazie ad una talpa (non individuata) nel palazzo di giustizia salentino. Poiché sa – è la motivazione per cui è stata accolta la richiesta di custodia cautelare in carcere – tenta la carta dell’inquinamento probatorio: “In sostanza – spiega D’Introno – lui mi diceva di riferire volutamente durante i contatti telefonici delle circostanze non aderenti alla realtà, per creare delle prove a suo favore che gli servivano per depistare le nostre indagini di cui lui era sempre a conoscenza. In questo modo si garantiva l’impunità o meglio una imputazione più blanda, di cui era stato già rassicurato da sue fonti interne alla Procura di Lecce”. Per lo stesso motivo, Nardi avrebbe orchestrato con l’avvocato Cuomo una strategia tale da rendere Savasta “il capro espiatorio di tutta la vicenda”. Invece, l’imprenditore puntualizza: sì, “erano un tutt’uno” ma “Savasta eseguiva gli ordini di Nardi. Nardi comandava, la parola precisa”.

COME PILOTARE I PROCESSI

Su “mandato di Nardi” e con la collaborazione dell’ispettore Di Chiaro, Savasta avrebbe cercato di pilotare i processi di primo e secondo grado in cui era imputato D’Introno. Lo avrebbe fatto, in cambio di complessivi 300mila euro, con il fuoco incrociato: stando all’impianto accusatorio, si è mosso attivando – pur non essendo titolare del procedimento Fenerator – procedimenti penali a carico di parti offese e testimoni, a mezzo stralcio da suoi procedimenti concernenti persone e vicende del tutto scollegate. Al poliziotto il compito di creare l’input, depositando annotazioni di polizia giudiziaria e informative di reato attestanti false circostanze e supportate da false dichiarazioni rese da due uomini di D’Introno. Tutto con l’obiettivo di minare l’attendibilità delle prove d’accusa a carico di quest’ultimo. L’imprenditore sarebbe stato aiutato anche per fronteggiare cartelle esattoriali per milioni di euro e nel tentativo di un “golpe aziendale” nella Ceramiche San Nicola, una delle più redditizie aziende di famiglia, che avrebbe voluto sfilare dalle mani del padre e della sorella attraverso un continuo attacco giudiziario sferrato da Savasta.

L’articolo è stato estratto da: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/01/15/massoneria-servizi-deviati-gladio-le-minacce-di-morte-del-giudice-allimprenditore-che-non-poteva-piu-pagarlo/4897863/

BILDERMBERG GROUP

70 personalità provenienti da 12 paesi parteciparono alla prima riunione del Gruppo. Si trattava di un seminario di tre giorni, 29-31 maggio 1954, in prossimità di Arnhem (Olanda). Gli ospiti furono divisi in due alberghi nelle vicinanze, ma i dibattiti si tennero in quello principale, diede il nome al gruppo.
Per diversi anni, s’è diffusa l’idea che il gruppo Bilderberg sia un governo mondiale in embrione. Avendo avuto accesso agli archivi di questo club molto segreto, Thierry Meyssan dimostra che questa descrizione è un diversivo usato per mascherare la vera identità e funzione del Gruppo: il Bilderberg è una creazione della NATO. Mira a convincere i leader e attraverso di loro, a manipolare l’opinione pubblica, per farla aderire ai concetti e alle azioni dell’Alleanza Atlantica. Ogni anno, dal 1954, un centinaio delle personalità più eminenti dell’Europa occidentale e del Nord America s’incontrano, a porte chiuse e sotto un’altissima protezione, in seno al Gruppo Bilderberg.

Il loro seminario dura tre giorni e nulla traspare sulle loro discussioni. Dalla disgregazione dell’Unione Sovietica, i giornalisti sono interessati a questa organizzazione elitaria e segreta. Alcuni autori vi hanno visto un governo mondiale embrionale e gli attribuiscono … … le principali decisioni politiche, culturali, economiche e militari della seconda metà del ventesimo secolo. Una interpretazione sostenuta da Fidel Castro, ma nulla lo conferma né lo smentisce. Per sapere cosa è o non è il Gruppo Bilderberg, ho cercato documenti e testimoni. Ho avuto accesso a tutti i suoi dati del periodo 1954-1966 e a numerosi altri elementi, e ho potuto chiacchierare con uno dei suoi ex-ospiti, che conosco da molto tempo. Nessun giornalista, fino ad oggi, e certamente non gli autori di successo che ha reso popolari gli stereotipi presenti, hanno avuto accesso ai documenti interni del Bilderberg. Ecco cosa ho scoperto e capito.

Il primo incontro

Gli inviti, carta intestata del Palazzo Soestdijk, erano sibillini: “Apprezzerei sinceramente la vostra presenza alla conferenza internazionale, senza carattere ufficiale, che si terrà in Olanda a fine maggio. Questa conferenza vuole esplorare una serie di questioni di grande importanza per la civiltà occidentale, e si propone di stimolare la comprensione reciproca e la buona volontà attraverso un libero scambio di opinioni”. Erano firmati dal principe consorte dei Paesi Bassi, Bernhard zur Lippe-Biesterfeld, e accompagnati da alcune pagine d’informazione amministrativa sul trasporto e l’alloggio. Al massimo, si apprende che i delegati arrivarono dagli Stati Uniti e da 11 paesi dell’Europa occidentale, e 6 sessioni di 3 ore ciascuna furono previste.

Dato il passato nazista del principe Bernhard (che aveva servito nella cavalleria delle SS fino al suo matrimonio nel 1937, con la Principessa Juliana) e nel contesto del maccartismo, è chiaro che le “questioni di grande importanza per la civiltà occidentale” ruotavano intorno alla lotta contro il comunismo.
Una volta lì, l’impressione degli ospiti fu temperata dai due presidenti: l’imprenditore statunitense John S. Coleman e l’uscente ministro belga degli affari esteri Paul van Zeeland. Il primo era un attivista del libero scambio, il secondo un sostenitore della Comunità europea di difesa (CED) [1].
Infine, si scorgeva all’estremità della tribuna Joseph Retinger, eminenza grigia degli inglesi. Tutto ciò suggerisce che le monarchie olandesi e britannica promossero questo incontro per sostenere la difesa europea e il modello economico capitalistico del libero mercato, contro l’anti-americanismo che i comunisti e i gollisti promuovevano.

Tuttavia, le apparenze ingannano. Non si trattava do fare una campagna per la CED, ma di mobilitare le élite per la Guerra Fredda.
SAR il Principe Bernhard fu scelto per convocare questa conferenza, perché il suo status di principe consorte gli dava un carattere ufficioso, senza essere ufficiale.
Nascondeva lo sponsor: un’organizzazione intergovernativa che si propone di manipolare i governi di alcuni dei suoi Stati membri.
John S. Coleman non era nemmeno il presidente della Camera di Commercio degli Stati Uniti, ma creò il comitato “Comitato cittadino per una politica nazionale del commercio” (Citizen’s Committee for a National Trade Policy – CCNTP). Secondo lui, il libero scambio assoluto, vale a dire, la rinuncia a tutti i dazi doganali, avrebbe consentito ai paesi alleati degli Stati Uniti di aumentare la loro ricchezza e finanziare la Comunità europea di difesa (vale a dire, riarmare la Germania e integrare il suo potente potenziale militare nella NATO).
Tuttavia, i documenti in nostro possesso dimostrano che il CCNTP di cittadino aveva solo il nome. Questa in realtà era una iniziativa di Charles D. Jackson, il consigliere per la guerra psicologica della Casa Bianca. L’operazione era pilotata a monte da William J. Donovan, l’ex comandante dell’OSS (i servizi segreti degli Stati Uniti durante la guerra), ora responsabile della costruzione del ramo statunitense del nuovo servizio segreto della NATO, Gladio.

Paul van Zeeland non era solo il promotore della Comunità europea di difesa, ma anche un politico di grande esperienza. Alla Liberazione, ha presieduto la Lega indipendente per la cooperazione europea (LICE) il cui obiettivo era creare una unione doganale e monetaria. Questa organizzazione fu creata dal già citato Joseph Retinger.
In particolare Retinger, che fungeva da segretario della conferenza Bilderberg, servì durante la guerra nel servizio segreto inglese (OES), del generale Colin Gubbins. Avventuriero polacco, Retinger si trovò consulente del governo di Sikorski in esilio nel Regno Unito. A Londra, ha ospitato il microcosmo dei governi in esilio, creando quindi il miglior indirizzario dell’Europa libera.
Il suo amico Sir Gubbins aveva ufficialmente lasciato il servizio e il SOE era stato sciolto. Ora dirigeva una piccola azienda di tappeti e tessili, che serviva da “copertura”. Infatti, accanto al suo omologo Donovan, fu responsabile della creazione della filiale inglese di Gladio. Ha partecipato a tutte le riunioni preparatorie della Conferenza del Bilderberg e fu presente tra gli ospiti, seduto accanto a Charles D. Jackson.

All’insaputa dei partecipanti, furono dunque i servizi segreti della NATO ad essere il potente ospite. Bernhard, Coleman e Van Zeeland furono dei paraventi.
Non dispiaccia ai giornalisti fantasiosi che hanno creduto di discernere nel Bilderberg la volontà di creare un governo mondiale segreto, questo club è uno strumento della lobby influente della NATO che promuove i propri interessi. E’ molto più grave e pericoloso, perché è la NATO che mira ad essere un governo mondiale segreto, garantendosi la perennità dello status quo internazionale e dell’influenza degli Stati Uniti.
D’altronde, la sicurezza di ciascuna riunione successiva non sarà fornita dalla polizia del paese ospitante, ma dai soldati dell’Alleanza.
Tra i dieci relatori iscritti, vi furono due ex primi ministri (Guy Mollet, Francia, Alcide de Gasperi, Italia), tre funzionari del Piano Marshall, il falco della Guerra Fredda (Paul H. Nitze) e soprattutto un finanziere molto potente (David Rockefeller).
Secondo i documenti preparatori, una ventina di partecipanti ne era già a conoscenza. Sapevano più o meno in dettaglio, chi sono i burattinai e hanno redatto in anticipare il loro intervento. I più piccoli dettagli furono adattati e non vi fu alcun elemento di improvvisazione. Invece, gli altri cinquanta partecipanti non sapevano nulla di ciò che stava accadendo. Furono scelti per influenzare i governi e l’opinione pubblica dei loro rispettivi paesi. Il seminario fu organizzato per convincerli e spingerli a impegnarsi a diffondere il messaggio che si voleva diffondere.

Gli interventi non affrontavano i grandi problemi internazionali, ma analizzavano la strategia ideologica assunta dai sovietici e spiegavano come doveva essere contrastata nel “mondo libero”.
I primi interventi valutavano la minaccia comunista. I “comunisti coscienti” sono individui che intendono mettere le loro patria al servizio dell’Unione Sovietica per imporre un mondo collettivista. Dovevano essere combattuti. Ma questa lotta era difficile, perché questi “comunisti coscienti” in Europa erano incorporati nella massa degli elettori comunisti che non sapevano nulla circa i loro piani malvagi, e li seguono nella speranza di migliori condizioni sociali.
Gradualmente, la retorica si induriva. Il “mondo libero” deve affrontare il “complotto comunista mondiale”, non solo in generale, ma anche rispondendo alle domande specifiche sugli investimenti statunitensi in Europa o sulla decolonizzazione.

Infine, gli oratori giunsero al problema principale -i sovietici, assicuravano, stanno sfruttando a loro profitto: per motivi culturali e storici, i leader politici del “mondo libero” che usavano argomenti diversi negli Stati Uniti e in Europa, argomenti che a volte si contraddicevano-. Il caso più emblematico era quello delle purghe organizzata dal senatore McCarthy negli Stati Uniti. Erano essenziali per salvare la democrazia, ma il metodo scelto era percepito in Europa come una forma di totalitarismo.
Il messaggio finale era che nessuna trattativa diplomatica, nessun compromesso, era possibile con i “Rossi”. Si doveva evitare ad ogni costo che i comunisti svolgessero un ruolo in Europa occidentale, ma ci voleva astuzia: se non si potevano arrestare e fucilare, bisognava neutralizzarli con discrezione, senza che i loro elettori se ne rendessero conto. In breve, l’ideologia che si sviluppò era quella della NATO e di Gladio. Non è mai stato detto che si sarebbero truccate le elezioni, ne che sarebbero stati uccisi i tiepidi, ma tutti i partecipanti convennero che per salvare il “mondo libero” si doveva mettere la libertà tra parentesi.
Sebbene la proposta della Comunità europea di difesa (CED) fosse venuta meno dopo tre mesi, sotto i colpi dei deputati comunisti e degli “estremisti nazionalisti” (vale a dire, gollisti) del Parlamento francese, la conferenza fu considerata un successo. Nonostante le apparenze, non era destinato a sostenere la creazione della CED o qualsiasi altra misura politica specifica, ma a diffondere un’ideologia della classe dominante, e quindi attraverso di essa, nella società. Oggettivamente, gli europei occidentali erano sempre meno consapevoli della libertà di cui erano privati ed erano sempre più consapevoli delle libertà di cui erano stati privati i popoli dell’Est.
Il Bilderberg diventa una organizzazione. 
Una seconda conferenza si svolse in Francia, il 18-20 marzo 1955. A Barbizon. A poco a poco l’idea che queste conferenze fossero annuale e che bisognassero di una segreteria permanente s’impose. Il principe Bernhard si ritira quando fu colto in flagrante per i suoi traffici d’influenza (scandalo Lockheed). Cedette la presidenza all’ex Primo Ministro britannico Alec Douglas Home (1977-1980), all’ex cancelliere tedesco e presidente Walter Scheel (1981-1985), all’ex governatore della Banca d’Inghilterra Eric Roll (1986-89), all’ex Segretario generale della NATO Peter Carrington (1990-1998), e infine, all’ex vice presidente della Commissione europea, Etienne Davignon (dal 1999).
Per molti anni il presidente del gruppo Bilderberg era assistito da due segretari generali, uno per l’Europa e il Canada (Stati vassalli) e uno per gli Stati Uniti (il sovrano), tuttavia, non vi è un segretario generale dal 1999.
Da un anno all’altro, i dibattiti furono altamente ridondanti, poiché gli ospiti cambiavano. C’era sempre un nucleo duro che preparava il seminario in anticipo e ai nuovi arrivati era inculcata la retorica atlantista del momento.
Attualmente, i seminari annuali riuniscono oltre 120 partecipanti, di cui sempre un terzo costituisce ancora il nucleo duro. Sono stati selezionati dall’Alleanza in base all’importanza delle loro relazioni e alla loro capacità di influenzare, a prescindere dalle loro funzioni nella società. Pertanto, restano i membri del nucleo quando cambiano lavoro.
Ecco l’elenco esatto di questo zoccolo duro, $compresi i membri del Consiglio di Amministrazione, che servono da paraventi per gli ospiti, e dei soci meni visibili, per non spaventare i nuovi arrivati.
Consiglio di Amministrazione
Josef Ackermann, banchiere svizzero, capo della Deutsche Bank, Vice-Presidente del Forum di Davos.
Roger C. Altman, banchiere statunitense, consulente della campagna elettorale di John Kerry e Hillary Clinton, direttore della banca di investimenti Evercore Partners Inc.
Francisco Pinto Balsemão, ex primo ministro socialista del Portogallo (1981-83), presidente e fondatore del più grande gruppo televisivo portoghese SIC. (T)
Franco Bernabè, banchiere italiano, l’attuale capo di Telecom Italia (T)
Henri de Castries, CEO dell’assicuratore francese AXA.
Juan Luis Cebrián, direttore del gruppo stampa e media spagnolo Prisa.
W. Edmund Clark, banchiere canadese, AD del Toronto-Dominion Bank Financial Group.
Kenneth Clarke, ex vice presidente del British American Tobacco (1998-2007), Guardasigilli e ministro della Giustizia britannico, vicepresidente del Movimento europeo del Regno Unito.
George A. David , amministratore delegato della Coca-Cola.
Étienne Davignon, uomo d’affari belga, ex vicepresidente della commissione europea (1981-1985), attuale vice-presidente di Suez-Tractebel.

Anders Eldrup, amministratore delegato della compagnia petrolifera e del gas danese DONG Energy.

Thomas Enders, direttore di Airbus.
Victor Halberstadt, professore di Economia presso l’Università olandese di Leida, è consigliere di diverse società come Goldman Sachs o Daimler-Chrysler.
James A. Johnson, finanziere degli Stati Uniti, è stato uno dei principali responsabili del Partito Democratico e uno degli architetti della nomina di Barack Obama. E’ il vice-presidente della banca di investimento Perseus.
John Kerr of Kinlochard, già ambasciatore britannico a Washington, è il vice presidente del Royal gruppo petrolifero olandese Royal Dutch Shell (T)
Klaus Kleinfeld, CEO tedesco del colosso statunitense dell’alluminio, Alcoa.
Mustafa V. Koç, amministratore delegato di Koç Holding, la prima azienda turca.
Marie-Josée Drouin-Kravis , editorialista economica della stampa e della radiotelevisione canadese. Ricercatrice guerrafondaia presso l’Hudson Institute. E’ la terza moglie di Henry Kravis.
Jessica T. Mathews, ex direttrice degli Affari Globali al Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti. Attuale direttrice della Fondazione Carnegie.
Thierry de Montbrial , economista, direttore e fondatore dell’Istituto Francese per le Relazioni Internazionali (IFRI) e della World Policy Conference.
Mario Monti, economista italiano, ex commissario europeo per la Concorrenza (1999-2005), co-fondatore del Gruppo Spinelli per il federalismo europeo.
Egil Myklebust ex presidente del padronato norvegese direttore della Scandinavian Airlines System (SAS).
Matthias Nass, vicedirettore del giornale tedesco Die Zeit.
Jorma Ollila, uomo d’affari finlandese, ex CEO di Nokia, presidente attuale del gruppo petrolifero Royal Dutch Shell.

Richard N. Perle, ex presidente del Consiglio consultivo della Difesa al Pentagono, è un leader chiave degli straussiani (discepoli di Leo Strauss) e come tale, una delle maggiori figure del neo-conservatorismo.

Heather Reisman, donna d’affari canadese, amministratrice delegata del Gruppo Editoriale Indigo-Chapters.
Rudolf Scholten, ex ministro delle Finanze austriaco, Governatore della Banca Centrale. 
Peter D. Sutherland, ex commissario europeo irlandese per la concorrenza, poi direttore generale dell’Organizazione Mondiale del Commercio. Ex direttore di BP. Attuale presidente di Goldman Sachs International. Ex presidente della sezione europea della Commissione Trilaterale, e Vice-Presidente della Tavola Rotonda Europea degli industriali, ora presidente onorario del Movimento europeo in Irlanda.
J. Martin Taylor, ex parlamentare britannico, amministratore delegato del gigante chimico e agroalimentare Syngenta.
Peter A. Thiel, imprenditore degli Stati Uniti, amministratore delegato di PayPal, presidente della Clarium Capital Management e a tal titolo, azionista di Facebook.
Daniel L. Vasella, CEO del gruppo farmaceutico svizzero Novartis.

Jacob Wallenberg, banchiere svedese, è amministratore di molte società transnazionali.

Membri occulti del nucleo duro
Carl Bildt ex primo ministro liberale della Svezia (1991-94), ex inviato speciale dell’Unione europea e dell’ONU nei Balcani (1995-97, 1999-2001), attuale ministro degli affari esteri svedese. (T)
Oscar Bronner CEO del quotidiano austriaco Der Standard.
Timothy C. Collins finanziere degli Stati Uniti, direttore del fondo di investimento Ripplewood. (T)
John Elkann amministratore delegato del gruppo italiano Fiat Auto (il nonno Gianni Agnelli è stato per quarant’anni uno dei leader del Gruppo Bilderberg. Ha ereditato il patrimonio di famiglia dopo la morte per cancro del nonno Giovanni Agnelli e la prematura scomparsa dello zio Edoardo. Tuttavia, fonti della polizia sono convinte che Edoardo sia stato assassinato dopo essersi convertito all’Islam sciita, in modo che la ricchezza andasse al ramo ebraico della famiglia).
Martin S. Feldstein ex consigliere economico di Ronald Reagan (1982-84), e attuale consigliere economico di Barack Obama. E’ stato anche consigliere di George W. Bush per l’intelligence estera. E’ docente ad Harvard. (T)

Henry A. Kissinger ex consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di stato degli USA, figura centrale del complesso militare-industriale statunitense, attuale presidente della società di consulenza Kissinger Associates.

Henry R. Kravis finanziere degli Stati Uniti che gestisce i fondi d’investimento KKR. Si tratta di uno dei più importanti collettore di fondi per il partito repubblicano.
Neelie Kroes ex ministro liberale dei Trasporti olandese, commissario europeo per la concorrenza e attuale commissario alla società digitale.
Bernardine Léon Gross diplomatico spagnolo, Segretario Generale della Presidenza del governo socialista di Jose Luis Zapatero.
Frank McKenna ex membro della Commissione di sorveglianza dei servizid’intelligence del Canada, ambasciatore del Canada a Washington (2005-06), Vice-Presidente della Toronto-Dominion Bank.
Beatrice dei Paesi Bassi Regina d’Olanda. È la figlia del principe Bernhard.
George Osborne ministro delle Finanze britannico. Questo neo-conservatore è visto come un euroscettico. Si deve capire che è contrario alla partecipazione del Regno Unito all’Unione europea, ma che è un sostenitore dell’organizzazione del continente in seno all’Unione.
Robert S. Prichard economista canadese, direttore del gruppo stampa e audiovisivo Torstar.
David Rockefeller il patriarca di una lunga serie di finanzieri. E’ il membro più anziano del nucleo duro dei Bilderbergers. E’ anche presidente della Commissione Trilaterale, un’organizzazione simile che incorpora dei partecipanti asiatici.
James D. Wolfensohn finanziere australiano che ha preso la cittadinanza statunitense per diventare Presidente della Banca Mondiale (1995-2005), ora direttore della società di consulenza Wolfensohn & Co.
Robert B. Zoellick diplomatico statunitense, ex delegato al commercio degli Stati Uniti(2001-05), attuale presidente della Banca Mondiale.
I Bilderbergers non sono vincolati alle aziende o alle istituzioni in cui lavorano. Tuttavia, è interessante osservare la diversità dei loro settori di attività.
La lobby della più potente organizzazione militare del mondo
Negli ultimi anni, il numero di argomenti discussi, in occasione di seminari annuali, è aumentato in base all’attualità internazionale. Ma questo non ci dice nulla, perché queste discussioni non hanno alcuno obiettivo in sè, sono solo scuse per inviare messaggi. Purtroppo, non abbiamo accesso ai documenti preparatori più recenti e possiamo solo fare congetture circa le parole d’ordine che la NATO cerca di diffondere attraverso questi opinion leader.
La reputazione del Gruppo Bilderberg ha portato alcuni autori ad attribuirgli la capacità di fare nomine. E’ stupido ed oscura i veri burattinai che sono in seno all’Alleanza atlantica.
Ad esempio, è stato riferito che durante le ultime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, Barack Obama e Hillary Clinton sono andati per un giorno, il 6 giugno 2008, a negoziare di nascosto la fine della loro rivalità. In realtà sono andati al seminario annuale del Gruppo Bilderberg, a Chantilly (Virginia, USA). Ma il giorno dopo, la signora Clinton ha annunciato il suo ritiro dalla corsa. Alcuni autori hanno concluso che la decisione fu presa durante la riunione del Bilderberg. Questo non è logico, dal momento che la decisione era certo da tre giorni, dato il numero di voti al senatore Obama nel Comitato delle nomination del Partito democratico.
Secondo la nostra fonte, qualcos’altro è successo. Barack Obama e Hillary Clinton hanno concluso di nascosto un accordo finanziario e politico. Il senatore Obama ha salvato i fondi della sua rivale e gli ha offerto una posizione nella sua amministrazione (Clinton ha negato la vice-presidenza e ha scelto il Dipartimento di Stato), in cambio del suo sostegno attivo durante la campagna contro il candidato repubblicano. Poi, i due leader sono stati introdotti da James A. Johnson alla conferenza del Bilderberg, dove i partecipanti hanno assicurato che avrebbero lavorato insieme. Già da molto tempo, Barack Obama era il candidato della NATO. Obama e la sua famiglia hanno sempre lavorato per la CIA e il Pentagono [3].
Inoltre, il finanziamento iniziale della sua campagna fu forniti dalla Corona d’Inghilterra attraverso l’uomo d’affari Nadhmi Auchi. Nel presentare il senatore nero al Bilderberg, l’Alleanza atlantica organizzava a livello internazionale le pubbliche relazioni del futuro presidente degli Stati Uniti.
Allo stesso modo, è stato segnalato che il Gruppo Bilderberg ha tenuto un pranzo improvvisato, al di fuori del seminario, il 14 novembre 2009 presso il Castello di Val Duchesse, di proprietà del re del Belgio. L’ex primo ministro del Belgio Herman Van Rompuy vi aveva pronunciato un discorso. E, cinque giorni dopo, fu eletto presidente del Consiglio europeo. Anche in questo caso, alcuni autori hanno torto nel concludere che il gruppo Bilderberg sia stato il “kingmaker”.
In realtà, il presidente dell’Unione europea non poteva essere scelto al di fuori degli ambienti NATO, come ricorderete, l’Unione europea è cresciuta dalle clausole segrete del Piano Marshall. E questa scelta dovrebbe essere approvata dagli Stati membri. Questo tipo di decisione richiede lunghi negoziati e non si prende in una cena tra amici.
Sempre secondo la nostra fonte, il Presidente del Gruppo Bilderberg, Etienne Davignon, ha convocato questa cena speciale per presentare van Rompuy ai suoi agenti d’influenza. La cosa era tanto più necessaria, poiché era la prima personalità ad occupare la nuova carica di presidente dell’Unione ad essere totalmente sconosciuta al di fuori del proprio paese.
Durante il pasto, il signor Van Rompuy ha delineato il suo programma per la creazione di una tassa europea per finanziare direttamente le istituzioni dell’Unione, senza passare per gli Stati membri. Non è rimasto ai Bilderbergers che proclamare ovunque potessero, che conoscono Herman von Rompuy e testimoniano le sue qualità di presiedere l’Unione.
La realtà del gruppo Bilderberg è meno romantica di quanto alcuni autori di successo hanno immaginato. Lo spiegamento incredibile di forze militari per garantirne la sicurezza non è tanto destinata unicamente alla protezione, ma a impressionare coloro che vi partecipano. Non mostra il proprio potere, ma dimostra che l’unico potere reale in Occidente è la NATO. Liberi di sostenerla e d’essere sostenuti da essa, o combatterla ed essere schiacciati inesorabilmente.
Inoltre, sebbene il Gruppo Bilderberg abbia sviluppato, al suo debutto, una retorica anti-comunista, non era rivolta contro l’URSS e che non è rivolta oggi contro la Russia. Ne consegue che la strategia della Alleanza non è un patto contro Mosca, ma la difesa -e forse l’estensione- della zona di influenza di Washington. Alla sua creazione, la NATO aveva sperato di integrare l’Unione Sovietica, che sarebbe equivalso a un impegno di Mosca a non contestare la divisione del mondo nelle Conferenze di Postdam e di Jalta. Recentemente l’Alleanza ha accolto il presidente Dmitrij Medvedev al vertice di Lisbona e ha proposto che la Russia vi aderisse. Non si tratterebbe di una sottomissione, ma del riconoscimento del Nuovo Ordine Mondiale, in cui tutta l’Europa centrale e orientale è caduta nell’orbita degli Stati Uniti. Un’adesione della Russia sarebbe, in qualche modo, un trattato di pace: Mosca ammetterebbe la sconfitta nella guerra fredda e la nuova divisione del mondo.
In questo caso, il gruppo Bilderberg inviterebbe personalità russa nelle sue riunioni annuali. Non chiederebbe loro d’influenzare l’opinione pubblica in Russia per americanizzarla, ma per convincerla a rinunciare ai sogni di grandezza del passato.
Fonte : “Quel che non sapete del Gruppo Bilderberg”, di Thierry Meyssan,Rete Voltaire, 10 aprile 2011, www.voltairenet.org/a169373