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Straordinaria la somiglianza dell’Ufo avvistato sopra Curitiba in Brasile con quello alle pendici dell’Etna!!!

Un oggetto volante non identificato è stato avvistato sopra la città brasiliana di Curitiba. 

Gli esperti hanno confermato l’autenticità del video – https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/il-video-dello-strano-oggetto-non-identificato-in-volo-sopra-curitiba-in-brasile/vi-BB1r6ybV?ocid=hpmsn&cvid=6fa1cfe923b94ea9aaf34f2938163567&ei=5#, che è già stato definito il video di un “UFO” più nitido nella storia. 

Le autorità brasiliane hanno affermato di non essere in grado di spiegare la natura del fenomeno. 

Si presume che possa trattarsi di un pallone meteorologico, ma nessuno al momento ha fornito una risposta certa o ha confermato l’origine dello strano oggetto voltante. 

La circostanza assurda è che proprio il sottoscrotto avesse parlato proprio alcuni giorni fa di UFO, già… adiacente il nostro vulcano Etna, poche ore prima che iniziasse l’intensa attività stromboliana…

Cosa dire, quanto visto dal sottoscritto sembra esser molto somigliante a quello ora osservato in Brasile…

Una coincidenza, non so, forse…

 

Lunedì 18 Marzo: consegna a Catania del Premio Antimafia "Alfredo Agosta".

Saranno tre i vincitori a cui verrà consegnato il “Premio Agosta” durante l’incontro “Unirsi contro le mafie, tecniche preventive e monitoraggio del fenomeno” previsto il l8 marzo c.a. alle ore 10.00, nella sala conferenze de “Le Ciminiere” di Catania.

E precisamente, l’ufficiale dei Carabinieri del Ros, Lucio Arcidiacono (lo stesso che ha catturato il latitante Matteo Messina Denaro), il Procuratore Generale, Dott. Carmelo Zuccaro, ed infine, uno dei giornalisti maggiormente impegnati nella nostra isola, capace attraverso le sue inchieste di cronaca, d’evidenziare tutte quelle collusioni mafiose, politico, imprenditoriali, che come ben sappiamo, sono ben presenti nella nostra regione, mi riferisco al Dott. Antonio Condorelli.

Saranno presenti inoltre alcuni studenti delle quinte superiori, universitari e rappresentanti dell’Ordine degli avvocati che hanno partecipato alle iniziative di sensibilizzazione dell’associazione antimafia Agosta. 

Ad aprire i lavori sarà Emanuele Coco, docente di storia e filosofia dell’università. 

Sono previsti interventi del ministro Nello Musumeci, di Carmelo La Rosa, Presidente dell’associazione nazionale antimafia Alfredo Agosta, di Emilio Grasso, dirigente dell’ufficio scolastico regionale per la Sicilia, di Antonino Guido Distefano, Presidente dell’Ordine degli avvocati, di Filippo Pennisi, Presidente della Corte d’appello e del Prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi.

Una sessione degli studi sarà inoltre dedicata al ricordo del maresciallo Alfredo Agosta, con la relazione del figlio Giuseppe. 

Previste altresì tre relazioni, quella dell’avvocato Ivan Albo, del generale di corpo d’armata e comandante interregionale dei Carabinieri Giovanni Truglio e del Pg Carmelo Zuccaro. Le conclusioni saranno di Chiara Colosimo, Presidente della commissione nazionale antimafia.

Che schifo!!! Per corruzione, lʼItalia è penultima in Europa!!! Ma tanto non cambia nulla…

Sì un vero schifo… ma tanto parlarne serve a poco o nulla, perché ormai tutti sanno come il sistema predilige quella forma di metodologia applicata in tutti i settori e/o ambienti…

Già… potremmo dire che si fa di tutto per attuarla, anche dove forse non sarebbe necessaria o utile, ma ormai va così e si procede con quell’andazzo…     

Ho letto che siamo in lieve miglioramento rispetto al mondo, già siamo saliti di posizione, sì… sessantunesimi, ma ancora penultimi in Europa, peggio di noi ha fatto solo la Bulgaria!!!

D’altornde non vi è bisogno di leggere i numeri riportati da Transparency International per comprendere quell’indice di percezione alla corruzione, lo avvertiamo da noi quanto sia fortemente presente e direi soffocante, in particolare nella maggior parte di quei settore pubblico e soprattutto politico/amministrativo… 

Un fallimento anche e soprattutto per tutte quelle strutture definite di “anticorruzione“, incapaci su tutto di mettere un freno a questo illegale comportamento, compiuto tra l’altro costantemente, proprio da quegli uomini e donne, posti all’interno di quegli uffici istituzionali, tra cui anche il loro…

La verita è che servono a poco le norme poste in campo, vedasi quella ad esempio quell’ultima cazz… sul “whistleblowing”!!!

Già, l’hanno chiamata in inglese affinchè ciascuno pensi che sia qualcosa di straniero, che non ci appartiene, ma d’altronde avete mai visto un dipendente pubblico che segnala illeciti di interesse generale (sì… perchè quelli di interesse personale non sono tenuti in considerazione, chissà forse perché chi più chi meno, di quel sistema illegale nel corso del tempo ne ha fatto uso???), di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro…

Ma avete mai visto qualcuno che denunci un collega all’interno del proprio posto di lavoro??? Vorrei proprio conoscere il numero di denunce che sono state presentate in questi anni: sicuramente nessuna!!! 

Un vero e proprio fallimento di quel sistema di controllo che non va da nessuna parte, perché d’altronde a nessuno interessa fare legalità, ciascuno punta ai propri interessi e peraltro, essendosi già macchiato personalmente di fatti illeciti, risulta di suo coproromesso e quindi ricattabile, ed allora gli conviene starsi zitto!!!

Non esiste alcuna amministrazione trasparente nel nostro Paese e tutte quelle azioni che vengno di volta e volta riproposte a soluzione del problema, servono esclusivamente per fare confusione e mai per raggiungere le finalità, per cui vengono promosse!!!

Il nostro si sa… è un Paese Corrotto, d’altronde basti vedere chi ci governa e credetemi, non vi è in atto alcuna battaglia per il ragiungimento di un livello quantomeno positivo di legalità e trasparenza, perché chi dovrebbe realizzare ciò, è proprio il primo che partecipa direttamente nell’eseguire costantemente quelle forme abiette ed allora ditemi – perchè il sottoscritto non ci riesce – come si può sperare di cambiare un sistema che di fatto solidalizza con quel malcostume???

Già, come si può…???  

Alice Grassi: "Manca la coscienza civile di denunciare il racket"!

Sono passati 27 anni da quando i sicari di cosa nostra, assassinarono l’imprenditore Libero Grassi…
Ed ora, per ricordare quel tristo giorno del 29 Agosto, durante la cerimonia commemorativa è stata spruzzata a terra una macchia rossa… per ricordare a tutti e non solo alla città di Palermo, che quella ferita è rimasta ancora aperta!!!
Sono presenti i familiari dell’imprenditore, i figli Alice e Davide, il nipote Alfredo ed anche l’ex presidente del Senato Piero Grasso, insieme al sindaco Leoluca Orlando, il prefetto Antonella De Miro e alcuni giovani dell’Associazione “Addiopizzo”.
Dice bene la figlia dell’imprenditore Alice: “L’omicidio di mio padre è una ferita ancora aperta sia per me che per una parte dei cittadini di questa città. Non so se lo è per tutti, visto come stanno le cose…”.
Ha perfettamente ragione a pronunciare queste parole, d’altronde perché continuare a prenderci in giro… 
A Palermo, come in tutte le realtà siciliane, nessuno si oppone al pagamento del pizzo e sono in molti, per dì non dire quasi tutti, quelli che continuano a pagare…
Non parliamo poi delle denunce… non ho alcuna voglia di mettermi a ridere, anche perché l’argomento è talmente tragico, che difficilmente si può pensare di sorridere…
La verità è che nessuno denuncia e non credo che il motivo sia da ricercare nella paura di ritorsioni, ma quanto accade va osservato in un contesto più ampio, e cioè in quel modo di essere siciliani… accodati come pecore e ripetendo quanto gli altri sommessamente compiono…
Ecco perché questi nuovi imprenditori pensano tutti in maniera eguale o per meglio dire “generalizzata”: “Se la regola dice di pagare, già… se tutti pagano, chi sono io per non pagare”???
Non è quindi quell’associazione criminale a far paura (quello stato emotivo di fronte ad un pericolo reale o paventato, potrebbe peraltro anche starci…), no… è proprio il desiderio inconscio di sottostare a quel ricatto, che li fa pagare!!!
D’altro canto, non bisogna dimenticare come parte di questi  nostri imprenditori, non sono certo così codardi o timorosi per come vorrebbero alcuni farci credere, anzi tutt’altro, non per nulla svolgono quella loro imprenditorialità in questa terra, ciò dimostra, che non sono dei soggetti così disposti a subire in maniera passiva eventuali intimidazioni da parte di terzi, in particolar modo, da presunti delinquenti… 
Non è quindi la paura a creare in loro timori, bensì è l’angoscia di sapere che la collettività li possa abbandonare… 
Il fatto stesso d’aver denunciato,  fa apparire quegli imprenditori (e non solo essi purtroppo… ) agli occhi della collettività, come soggetti da evitare, individui da relegare, da cui stare lontani, quasi fossero “infetti” (viceversa dovrebbero essere posti proprio a “modello”, in una società che manifesta quotidianamente un concetto molto basso della morale…), ed ecco quindi che si crea intorno ad essi, un vuoto…
E come se vi sia una forma di  barriera, non fisica e neppure tangibile, data ad esempio dalla presenza, dinnanzi alla propria attività, di individui affiliati alla criminalità organizzata, che fa sì d’allontanare l’eventuale clientela…
No… non c’è bisogno di nessun bestione dinnanzi a quei locali, perché sono le persone stesse, con quel loro modo di essere a mostrarsi reticenti ed omertosi…
A far sì che ciascuno in quel quartiere comprenda comr sia meglio evitare d’avere contatti con quell’imprenditore o quella attività…
Ciascuno di essi, ancor prima di subire sguardi aggressivi o di ricevere possibili atteggiamenti ostili, evita persino di passarci dinnanzi a quella strada, dimenticando altresì di come un tempo, in quello stesso locale, qualcuno… aveva dato loro sostegno, nel momento deli bisogno!!!
Ma si sa, la vita è così… e come dice quel detto: “Fai del bene e scordatelo, tanto se lo scorda pure chi lo riceve”!!! 
Ecco quindi che pian piano, quell’imprenditore perbene e quella sua attività, andrà a scomparire (nel termine “buono” della parola, senza alcun spargimento di sangue… ) e con essa, anche la propria famiglia…
Sì… alla fine, dovranno andarsene tutti: Al nord… all’estero, non ha alcuna rilevanza, l’importante è che se ne vadano presto via da quel luogo…
Per il resto tranquilli… quel posto “indegno”, verrà concesso ad un altro imprenditore (forse anche prestanome…) certamente più conciliante con quelle regole… 
Ecco perché condivido quanto dice la figlia Alice: “Le denunce, rispetto al fenomeno mafioso, sono poche”!!!
Quindi, pur comprendendo queste costanti “giornate della memoria“, non posso dimenticare la condizione di solitudine in cui è stato lasciato Libero Grassi, che descrive perfettamente quanto sopra riportato: “Abbandonato dai suoi colleghi, dalle istituzioni, dalla politica, ed anche dai suoi stessi concittadini”!!!
Perché in quella macchia rossa, realizzata oggi con lo spray, non ci sono soltanto i nomi e i cognomi di chi non lo ha protetto, ma tutti i nomi di coloro che possono oggi denunciare e non lo fanno, pur sapendo che le cose sono cambiate e che lo Stato è diverso e soprattutto più forte, rispetto a  trent’anni fa!!!
Concludo con una frase di Alice Grassi: “Palermo deve ancora dire davvero basta e deve recuperare un senso di comunità; mio padre – aggiunge – ha dato un esempio importante, se avesse anche insegnato qualcosa… oggi le denunce, sarebbero molte di più!”. 

Cosa nostra: Chi comanda in Sicilia???

Ecco l’ultima fotografia della Direzione Antimafia, nella sua ultima relazione al parlamento, che spiega con chiarezza quanto ancora forte sia il dominio territoriale delle cosche mafiose.
D’altronde dimenticare di come “cosa nostra” abbia fondato il suo potere (violenza e armi) è cosa folle… come peraltro non voler tenere in considerazione un fattore altrettanto importante qual’e stato quello del controllo del voto elettorale, determina un giudizio sul fenomeno errato… 
Come…  d’altro canto non si può comprendere la sua forza, la sua durata, la sua potenza, se il fenomeno non viene ricondotto ad una dimensione più estesa, qual’è quella nazionale, dove grazie a politiche di governo, si è potuti usufruire di fondi a fondo perduto, senza alcun controllo sulla loro reale destinazione…
Quei comitati d’affari hanno gestito da Roma verso la Sicilia, decine e decine di migliaia di miliardi, che in larga misura sono stati intercettati dalla criminalità organizzata, mentre le leggi sulle procedure di appalto e le relative deroghe hanno reso normale, ovvio, visibile e non sanzionabile, l’accaparramento mafioso del mercato delle costruzioni!!!

A quanto sopra, vanno sommate le politiche compiute dall’ARS in questi lunghi anni, centinaia di leggi regionali di spesa, contrattate fra maggioranza e opposizione, che hanno permesso stanziamenti straordinari per il Mezzogiorno affinché quest’ultimi affluissero direttamente nelle casse della mafia, ingrassando di conseguenza quel regime politico-mafioso…
Il fatto che qualcosa in questi anni sia cambiato, non significa che la forza militare della mafia sia diminuita, farlo d’altronde significherebbe perdere l’unica occasione che abbiamo di sconfiggere definitivamente la mafia….

Certo in questo periodo ci viene raccontato dai media ed anche dalle nostre istituzioni che l’attuale mafia si sta indebolendo ed il merito di quanto sta accadendo è il risultato di una attenta lotta da parte dello Stato…
Il sottoscritto ritiene però che se oggi la mafia è in difficoltà, ciò è dovuto non all’accentuarsi della lotta dello Stato contro la mafia, ma bensì a un indebolimento del sistema partitocratico del nostro Paese, in particolare a causa della formazione di nuovi movimenti populisti come il M5Stelle e di partiti del nord come la Lega, così lontani territorialmente, da non conoscere quegli stretti legami presenti nella nostra isola: Mafia e partitocrazia, due facce della stessa medaglia!!!

Vedrete, se pur con mille difficoltà saranno questi i partiti a cambiare le sorti di questa nostra regione… ancora fortemente interconnessi ad alcuni uomini politici, noti per essere stati da sempre in connubio con l’associazione cosa nostra…
Ma i siciliani purtroppo sono lenti a cambiare le proprie abitudini e soprattutto mancano di quel coraggio mostrato loro da alcuni conterranei, che viceversa, hanno saputo donare la loro vita per questa terra.
Ah… nel frattempo i mandamenti, continuano comodamente a spartirsi gli affari di questa nostra isola…

La Sicilia sta naufragando…

Ho l’impressione che alla fine… piove sempre sul bagnato!!!
Sì, in quest’isola, qualunque cosa si faccia di buono per tenerla a galla, in mezzo a questo mare di disonestà morale, c’è sempre qualcosa che fa in modo da farla inabissare…
Potrei paragonarla ad una barca, piena di fori… dove ci sono al suo interno dei soggetti, definirei “coraggiosi”, che provano in tutti i modi a chiudere quelle cavità, ed altri, che contrariamente fanno di tutto, per creare altre fessure, non comprendendo che così facendo, non vi sarà per nessuno di loro, alcuna possibilità di salvataggio…
D’altronde è la storia di questa regione e si ripete sempre nella stessa maniera…
Essa infatti si sorregge su quei principi, che sono gli stessi che prima o poi, la condurranno al declino…
L’esempio della nave rappresentato è perfetto… e noi difatti oggi, siamo su un’imbarcazione che manca non solo del suo capitano o di quei suoi ufficiali, ma anche del personale addetto imbarcato…
Va aggiunto inoltre, che negli anni, si è perso pure il timone!!!
Potrei affermare quindi,  che siamo prossimi ad un naufragio e nel contempo, nell’andare a deriva, si sono per di più aggrappati a noi, tutti quei gommoni, di quei poveri e disperati migranti 
L’angoscia non è quella di stare su quest’isola, ma di vivere su di essa, come se fossimo in quella disastrata nave… 
Viviamo infatti ogni giorno della nostra vita, come se fosse l’ultimo… senza alcuna speranza di vedere un futuro migliore, sopportiamo inoltre tutti quei meccanismi corruttivi e clientelari, dando quasi ad essi una giustificazione, la stessa che conduce a credere che, senza di essi, non si potrebbe vivere!!!
Ecco perché nessuno vuole sfuggire a quel prestabilito destino, ed è il motivo per cui, la maggior parte dei giovani, vorrebbe andare via da questa terra…
Ma purtroppo alla fine si arrende e preferisce soprassedere, rivelando quella propria natura, che lo ha reso disponibile ad attendere, che qualcosa di quel “sistema” non-meritocratico, provveda anche per esso…
Se chiedete difatti a ciascun ragazzo di quest’isola dove avrebbe voluto nascere, egli vi risponderà: da tutt’altra parte, ma non qui!!! 
La risposta nasce spontanea… perché egli sa, che la vita che sta per vivere, non offrirà nulla in quanto nessun cambiamento avverrà mai!!!
D’altronde la storia di questa terrà ha insegnato qualcosa: un’apparente ribellione nelle parole, ma una profonda quiete nei fatti… 
Sembra quasi che ogni uomo e donna di questa terra… non aspetti altro che inabissarsi con essa!!!
Sembra quasi di essere ad Atlantide… siamo un’isola segnata dall’incertezza, come se ogni nostro sogno, potesse da un momento all’altro sparire…
Guardate come sopravviviamo: già, si vive continuamente all’interno di una instabilità politica, culturale e sociale, con nessuna vera trasformazione morale, perché l’unica cosa a cui ciascuno tiene veramente, è la propria arroganza, superbia ed immodestia, che si prova in ogni momento d’ostentare con molta boria!!! 
Sì… siamo soltanto un fenomeno estetico e purtroppo, non c’è nulla da salvare…!!!

Da quando… mafiosi???


Secondo una leggenda, sarebbero tre i fondatori di mafia, ‘ndrangheta e camorra. 
Avevano strani nomi, Osso, Mastrosso e Carcagnosso e fuggiti da Toledo nel 1412 dopo aver vendicato l’onore della sorella, questi tre cavalieri spagnoli giunsero in Sicilia, precisamente a Favignana, dove rimasero nascosti in grotte sotterranee e soltanto dopo il trentesimo anno iniziarono a fondare le prime società segrete simili alla “garduna”, cui appartenevano in terra iberica.
Per cui, Osso, fondò la mafia in Sicilia; Mastrosso si stabilì in Calabria, dove mosse i primi passi per la ‘ndrangheta e l’ultimo Carcagnosso viaggiò fino a Napoli, dove fondò la camorra. 
Così come nella “garduna”, anche in queste, vigerebbe un codice d’onore e complessi riti di iniziazione, affiliazione e ovviamente di punizione. 
Sembra che ancora oggi, da quanto emerso nelle ultime indagini realizzate nel 2007 per la strage di Duisburg in Germania, gli affiliati della ‘ndrangheta giurino fedeltà in nome dei tre cavalieri di Toledo, bruciando un santino di san Michele Arcangelo e spillando tre gocce del proprio sangue… 
Ma tralasciando ora le leggende, bisogna giungere precisamente al 1875 per sentire parlare di mafia e cioè da quando, nella relazione finale della Commissione d’inchiesta Franchetti-Sonnino si legge che “la mafia non è un’associazione che abbia forme stabili e organismi speciali… non ha statuti, non ha compartecipazioni di lucro, non tiene riunioni, non ha capi riconosciuti, se non i più forti ed i più abili, ma è piuttosto lo sviluppo ed il perfezionamento della prepotenza diretta ad ogni scopo di male”
Ed ancora, “questa forma criminosa, non… specialissima della Sicilia, esercita sopra tutte queste varietà di reati…, una grande influenza imprimendo a tutti quel carattere speciale che distingue dalle altre la criminalità siciliana e senza la quale molti reati o non si commetterebbero o lascerebbero scoprirne gli autori; si rileva, inoltre, che i mali sono antichi, ma ebbero ed hanno periodi di mitigazione e di esacerbazione e che, già sotto il governo di re Ferdinando, la mafia si era infiltrata anche nelle altre classi, cosa che da alcune testimonianze è ritenuta vera anche oggidì”.
Per cui, da quanto sopra è evidente che sin d’allora, il problema mafia, si manifestava in tutta la sua gravità se si legge che nella richiamata relazione – le forze militari concentrate per questo servizio in Sicilia risultavano 22 battaglioni e mezzo fra fanteria e bersaglieri, due squadroni di cavalleria e quattro plotoni di bersaglieri montani, oltre i Carabinieri in numero di 3120…
Sappiamo come da allora, bisognerà attendere i tempi del prefetto Mori per registrare un tentativo di seria repressione del fenomeno mafioso, ma i limiti di quel tentativo, sono ben noti a tutti.
Nell’immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni 1962/1963 gli organismi responsabili ed i mezzi di informazione sembrano fare a gara per minimizzarne il fenomeno. 
Al riguardo, appaiono significativi i discorsi di inaugurazione dell’anno giudiziario pronunciati dai Procuratori Generali di Palermo.
Nel discorso inaugurale del 1954, il primo del dopoguerra, si insisteva nel concetto che la mafia «più che una associazione tenebrosa costituisce un diffuso potere occulto», ma non si manca di fare un accenno alla gravissima vicenda del banditismo ed ai comportamenti non ortodossi di “qualcuno che avrebbe dovuto e potuto stroncare l’attività criminosa”; il riferimento era chiaro…
Nella sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Viterbo il 3/5/1952, il dott. Pili venne espressamente menzionato in una frase nella quale il bandito Giuliano disse di avere avuto rapporti, oltre che con funzionari di Pubblica Sicurezza, anche con un alto magistrato, precisamente con chi era a capo della Procura Generale presso la Corte d’appello di Palermo, appunto il dott. Emanuele Pili.
Nella relazioni inaugurali degli anni successivi gli accenni alla mafia, in piena armonia con un clima generale di minimizzazione del problema, sono fugaci e del tutto rassicuranti.
Così, nella relazione del 1956 si legge che il fenomeno della delinquenza associata è scomparso e, in quella del 1957, si accenna appena a delitti di sangue da scrivere, si dice ad «opposti gruppi di delinquenti».

Nella relazione del 1967, si asserisce che il fenomeno della criminalità mafiosa era entrato in una fase di «lenta ma costante sua eliminazione» e, in quella del 1968, si raccomanda l’adozione della misura di prevenzione del soggiorno obbligato, dato che «il mafioso fuori del proprio ambiente diventa pressoché innocuo».

Nella seconda metà degli anni 70’, pertanto, cosa nostra con le sue strutture organizzative, coi canali operativi e di riciclaggio già attivati per il contrabbando e con le sue larghe disponibilità finanziarie, aveva tutte le carte in regola per entrare, non più in modo episodico come nel passato, nel grande traffico degli stupefacenti.
In più, la presenza negli Usa di un folto gruppo di siciliani collegati con Cosa Nostra garantiva la distribuzione della droga in quel paese.
Non c’è da meravigliarsi, allora, se la mafia siciliana abbia potuto impadronirsi in breve tempo del traffico dell’eroina verso gli Stati Uniti d’America.
Anche nella gestione di questo lucroso affare l’organizzazione ha mostrato la sua capacità di adattamento avendo creato, in base all’esperienza del contrabbando, strutture agili e snelle che, per lungo tempo, hanno reso pressoché impossibili le indagini.
Alcuni gruppi curavano l’approvvigionamento della morfina-base dal Medio e dall’Estremo Oriente; altri erano addetti esclusivamente ai laboratori per la trasformazione della morfina-base in eroina; altri, infine, si occupavano dell’esportazione dell’eroina verso gli Usa.
Tutte queste strutture erano controllate e dirette da “uomini d’onore”. 
In particolare, il funzionamento dei laboratori clandestini, almeno agli inizi, era coordinato da esperti chimici francesi, reclutati grazie a collegamenti esistenti con il “milieu” marsigliese fin dai tempi della cosiddetta “French Connection“.
L’esportazione della droga, come è stato dimostrato da indagini anche recenti, veniva curata spesso da organizzazioni parallele, addette al reclutamento dei corrieri e collegate a livello di vertice con “uomini d’onore” preposti a tale settore del traffico.
Si tratta dunque di strutture molto articolate e solo apparentemente complesse che, per lunghi anni, hanno funzionato egregiamente, consentendo alla mafia ingentissimi guadagni.
Un discorso a sé merita il capitolo del riciclaggio del denaro. 
Cosa Nostra ha utilizzato organizzazioni internazionali, operanti in Italia, di cui si serviva già fin dai tempi del contrabbando di tabacchi, ma è ovvio che i rapporti sono divenuti assai più stretti e frequenti per effetto degli enormi introiti, derivanti dal traffico di stupefacenti. 
Ed è chiaro, altresì, che nel tempo i sistemi di riciclaggio si sono sempre più affinati in dipendenza sia delle maggiori quantità di danaro disponibili, sia soprattutto dalla necessità di eludere investigazioni sempre più incisive.
Per un certo periodo il sistema bancario ha costituito il canale privilegiato per il riciclaggio del danaro.
Di recente, è stato addirittura accertato il coinvolgimento di interi paesi nelle operazioni bancarie di cambio di valuta estera.
Senza dire che non poche attività illecite della mafia, costituenti per sé autonoma fonte di ricchezza (come, ad esempio, le cosiddette truffe comunitarie), hanno costituito il mezzo per consentire l’afflusso in Sicilia di ingenti quantitativi di danaro, già ripulito all’estero, quasi per intero proveniente dal traffico degli stupefacenti.
Questi brevissimi richiami storici danno, solo in parte, la misura di come il problema mafia, sia stato sistematicamente sottovalutato da parte degli organismi responsabili o di quanti appartenenti in maniera collusa a quel sistema, hanno permesso nel tempo, a questo fenomeno, di non esaurirsi, ma anzi, proprio a quei “legami” familiari e grazie a certe connivenze politico/amministrative/giudiziarie, ha potuto accrescere quella propria pericolosità e soprattutto determinare e influenzare le scelte strategiche, economiche e sociale della nostra terra.