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25 Novembre: la violenza fa male all’amore…

La città di Gravina di Catania, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ha organizzato un evento simbolico presso la Sala delle Arti “Emilio Greco”, dove cittadini, professionisti e istituzioni si sono riuniti per riflettere sul drammatico problema della violenza di genere. 
La serata, moderata dal giornalista Marco Lombardo, è stata arricchita da testimonianze come quella di Vera Squadrito, madre di Giordana Di Stefano, vittima di femminicidio, che ha portato un messaggio di dolore e speranza per un futuro senza violenza. 
Anche l’ex ispettore Salvo Troina e la dott.ssa Roberta Di Natale hanno contribuito a illustrare l’importanza della prevenzione e del sostegno alle donne vulnerabili, mentre i cantautori Miriam e Nino Di Mauro, insieme alla cantante e attrice Francesca Steli, hanno interpretato performance toccanti per sensibilizzare il pubblico.
Il femminicidio e la violenza di genere sono piaghe che richiedono una presa di coscienza collettiva e un impegno costante da parte di tutti: istituzioni, famiglie, scuole e comunità devono unirsi per promuovere la cultura del rispetto e della parità.
La violenza non è un fatto privato ma una questione sociale che riguarda ciascuno di noi: ogni vittima è una sconfitta per la comunità intera ed è solo attraverso un’azione congiunta che possiamo sperare di arginare questa emergenza. 
Ecco perché eventi come questi sono fondamentali per tenere viva la memoria delle vittime, sostenere le sopravvissute e ricordare che solo attraverso l’educazione e la prevenzione possiamo sperare di arginare questa emergenza e costruire un futuro senza violenza.
Un plauso quindi all’amministrazione comunale di Gravina di Catania e al suo sindaco Massimiliano Giammusso, ed ancora, al vicesindaco con delega ai Servizi sociali Claudio Nicolosi e all’assessore alle Pari opportunità Federica Ingaglio, che hanno confermato il proprio impegno, annunciando peraltro un prossimo appuntamento, il 27 febbraio, dedicato per l’appunto alla prevenzione e alla difesa delle donne. 
Ogni iniziativa in questa direzione rappresenta un passo importante verso una società in cui nessuna donna debba più temere per la propria vita e la propria libertà.
“Ogni donna strappata alla vita dalla violenza è una sconfitta per l’umanità intera; ricordare il suo nome è il primo passo per costruire un mondo in cui nessuna debba più temere di essere dimenticata”!!!

Addio 2023: ben venga il 2024!!!

Non è stato un anno felice quello appena trascorso, non parlo personalmente, ma per quanto ho dovuto assistere…

Ho deciso allora di ricordare cosa non sia andato bene e ahimè sono troppe le circostanze che dovrò riportare…

Partendo dall’ultimo periodo, dal 7 ottobre 2023 l’organizzazione estremista palestinese Hamas ha deciso di attaccare Israele, uccidendo e prendendo in ostaggio centinaia di civili; come sappiamo ciò ha scatenato l’offensiva militare ancora in corso da parte di Israele che ha portato alla totale distruzione della striscia di Gaza, con oltre 20.000 morti e milioni di palestinesi espulsi dal territorio…

Poco prima, precisamente il 19 settembre 2023, lo Stato dell’Azerbaigian ha dato il via ad un’operazione militare contro il Nagorno-Karabakh, lo stato separatista situato in territorio azero, ma abitato per la maggior parte da persone di etnia armena; un conflitto di cui poco si è parlato nei media e che si è concluso con un bilancio di circa 30mila morti…

Vanno ricordate anche le migliaia di profughi che stanno scappando dai paesi africani, molti dei quali attualmente coinvolti in guerre civili, difatti il 30 agosto in Gabon i militari hanno estromesso il presidente rieletto, Ali Bongo Ondimba, il 31 luglio in Sierra Leone la polizia ha arrestato un gruppo di alti ufficiali dell’esercito che stavano per rovesciare il presidente Maada Bio e il 27 luglio un gruppo di militari hanno preso il potere in Niger…
 
Vanno altresì richiamati alla memoria tutti i profughi dell’Ucraina, un territorio dove si sta ancora combattendo una guerra e che ha segnato un evento particolare e cioè la morte del capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin; a quanto sopra si sommano gli esuli asiatici, ma non solo, anche quelli del centro e sud America, molti dei quali durante quei viaggi della speranza hanno perso la vita…
Non dimentichiamoci poi del clima, del riscaldamento globale, della deforestazione in Brasile, dell’iceberg più grande del mondo distaccatosi dall’Antartide, ed ancora, lo sversamento nell’oceano Pacifico di un milione di tonnellate di acqua contaminata da materiale radioattivo contenute nella centrale nucleare di Fukushima e gli incendi che nel periodo estivo che hanno provocato migliaia di incendi giganteschi che hanno bruciato milioni di ettari e il decesso di migliaia di civili.
Il 2023 è stato anche un anno segnato da diverse catastrofi naturali, in particolare il 6 febbraio un terremoto di magnitudo 7.8 registrato in Turchia e in Siria ha provocato oltre 50mila vittime!!!
Abbiamo osservato come anche da noi si sia pagato il prezzo del cambiamento climatico con alluvioni, siccità, roghi, etc…
Ed infine, un pensiero particolare su quanto accaduto in questo nostro “civile” Paese, che ha contato nel 2023 ben 103 donne uccise; una serie costante di omicidi di donne da parte di partner, familiari, ma anche di persona conosciute e/o sconosciuta, tutti omicidi legati a un contesto con motivazione di genere…
A proposito di donne, il 2023 è stato anche un anno segnato dalle proteste delle donne in Iran, un Paese che punisce chi non indossa il velo e che non permette loro di accedere al proprio posto di lavoro, come a scuola o in ospedale.  Una protesta che nonostante i pericoli e le restrizioni non si è mai assopita e continua a destabilizzare il regime, in particolare grazie alla sfida delle giovani generazioni, ragazzi e ragazze che chiedono a gran voce la piena libertà per tutte le donne iraniane, molte delle quali ancora barbaramente uccise…
Da quanto sopra avrete compreso come il 2023 non sia stato in fondo un anno di cui andare fieri, ben venga quindi questo 2024; auspico quindi che questo nuovo anno possa essere qualcosa di diverso e soprattutto migliore, già… quantomeno di cui andare fieri.
Concludo prendendo spunto da una frase che ho letto in queste ore sul web da parte di Greta Volpi: “E’ difficile non lasciarsi prendere dallo sconforto e pensare di essere troppo piccoli per cambiare un mondo così complesso. Nonostante questo, però, dobbiamo ricordarci che non siamo soli e soprattutto che non siamo solo individui, ma siamo una comunità ed è proprio la collettività che può portare un potente cambiamento. Io auguro a tutte e tutti di sentirsi parte di qualcosa di grande, come degli ingranaggi fondamentali di un sistema che porterà a migliorare il mondo, di aprire il proprio cuore alla consapevolezza e al dialogo, alla curiosità e alla profondità, rallentando un po’ i ritmi frenetici delle nostre vite e riconnettendosi a sé stessi, agli altri e alla natura.”

Per cui, Buon 2024 a tutti…

Certo sarebbe grave se realmente un testimone avvisò sulla lite tra Filippo e Giulia Cecchettin, se poi nessuna pattuglia raggiunse il luogo dove stava avvenendo l’omicidio.

Non desidero alimentare una polemica, ma certamente un’inchiesta su quella richiesta d’aiuto – secondo il sottoscritto – andrebbe compiuta!!!
D’altronde comprendo quanto non sempre è facile immischiarsi nei diverbi altrui, anche perché il più delle volte ci si ritrova ahimè inguaiati…

Il sottoscritto (che rappresenta proprio uno di quei soggetti, che i cazz… altrui non se li sa fare), si è trovato della propria vita ad affrontare una decina di analoghe situazioni, per fortuna non così gravi, ma che mi hanno visto in ogni caso coinvolto…

Mi consola sapere che alla fine, quel mio intervento, sia servito quantomeno a non far degenerare quella momentanea conflittualità, ma certamente ripensandoci, penso di essere stato il più delle volte istintivo o chissà forse precipitoso, anche perché l’essermi inserito in quella diatriba, ha permesso sì… che si concludesse, ma in quel preciso momento ciò ha comportato al sottoscritto non pochi problemi.

D’altronde, se dovessi raccontare quanto più volte mi è (ahimè) accaduto ci vorrebbe un libro e sono certo che la maggior parte di voi quelle vicende l’avrebbe sicuramente evitate, mi riferisco in particolare a tutta una serie di situazioni spiacevoli a cui da ragazzo sono stato partecipe!!!

Ho letto ora di una registrazione sulla chiamata effettuata da un testimone che proprio la sera dell’11 novembre scorso, chiamò il 112 per segnalare la lite nel parcheggio di Vigonovo (Venezia) – la telefonata si è poi rivelata essere la prima aggressione che l’ex fidanzato Filippo Turetta ebbe nei confronti di Giulia Cecchettin – ed ora è stata acquisita dalla Procura di Venezia.

D’altro canto, la circostanza per cui nessuna macchina dei carabinieri si recò sul posto non è certamente qualcosa di positivo; qualcuno ha aggiunto che uno dei motivi per cui non si diede seguito a quella richiesta d’aiuto è dovuta al fatto che il testimone non seppe dare al telefono dettagli neppure sulla targa.

La verità – lo dico per esperienza personale – è che la maggior parte delle volte non si viene presi in considerazione, si pensa ad una abituale lite familiari, tra condomini, quelle classiche ragazzate, etc…

Io stesso ricordo come alcuni anni fa (mentre attendevo mia figlia adolescente che entrasse in un locale per una festa organizzata dagli studenti del suo liceo), all’esterno del locale si fosse formata una marea umana di ragazzi che provava ad entrare all’interno, seppur molti di loro non avessero alcun invito…

Dopo alcuni minuti, quella massa degenerò in rissa, prima una, poi due, poi la terza, con tutti quei ragazzini nel mezzo che non sapevano cosa fare e nessuno ovviamente interveniva, neppure quegli energumeni buttafuori posti all’esterno…

Ecco che a quel punto, il sottoscritto, insieme ad altri genitori ci siamo posti a barriera tra quelle bande contendenti, provando quantomeno a calmare gli animi già di loro caldi, tra l’altro in quel preciso momento una ragazza cadendo si era fatta male ed eravamo stato costretti a chiamare l’ambulanza ..

Ma la lite purtroppo non diminuiva, tra l’altro eravamo pochi quelli intervenuti a sedarla, già… la maggior parte (come sempre avviene in questi casi…) stava a guardare, ed allora, non potendo più limitarla, ho preferito chiamare il 112…

Chi non ha mai telefonato alle nostre forze dell’ordine non sa che prima di rispondere da quel preposto ufficio, si riceve un messaggio preregistrato che avvisa di come la chiamata in atto “verrà registrata”!!!

Poco m’importa, mi presento e comunico all’operatore quanto sta accadendo e richiedo urgentemente che venga inviata una pattuglia!!! Mi sento rispondere che forse si tratta di una semplice lite tra ragazzini, ovviamente a quella risposta banale, faccio presente che è stata già chiamata un’ambulanza e che se non s’interviene in maniera celere, qualche altro ragazzo/a sarebbe finito certamente in ospedale.

L’ennesima risposta evasiva mi comunicava che in quel momento le pattuglie erano occupate, ma che avrebbe avvisato i colleghi…

Passano quasi 25 minuti ma non si vede nessuno, anzi no… una pattuglia era passata dinnanzi ma non si era fermata!!!

A quel punto richiamo, mi ripresento e chiedo se egli rappresenti lo stesso operatore con cui poco prima mi ero parlato telefonicamente, mi conferma di essere lui, a quel punto chiedo i motivi per cui non si fosse vista neppure una pattuglia e ricevo la stessa risposta di prima: “sono impegnati e via discorrendo…”.

A questo punto, il sottoscritto richiede a quell’operatore di presentarsi, ovviamente non con il proprio nome e cognome, bensì con il proprio “numero” ed ecco che improvvisamente egli inizia a svincolarsi, dice di non comprendere la mia domanda, anzi mi risponde in maniera altezzosa, quasi che gli avesse dat fastidio quella interlocuzione, e difatti le sue risposte hanno un che di intimidatorio, ed allora a quel punto faccio presente che la chiamata dal sottoscritto non è registrata soltanto da loro, ma che anche il sottoscritto, avendo istallato sul proprio cellulare un software di registrazione, stava di fatto registrando, e quindi preannunciavo che, quanto stava in quel momento accadendo, sarebbe emerso in tutta la sua gravita in tutti i media possibili e immaginabili, tra cui anche il mio blog e ovviamente ciascuno ne avrebbe pagato con le proprie responsabilità, in particolare nel caso in cui quella baraonda generale, fosse degenerata provocando una qualche giovane vittima!!!

Concludo, dopo meno di dieci minuti sono giunte 4 pattuglie, il locale è stato chiuso perché non vi era alcuna sicurezza e migliaia di ragazzi sono stati finalmente fatti allontanare!!!

Cosa voglio dire con questo racconto, che a volte basta un intervento immediato per salvare qualcuno, ma ahimè per riuscirci non basta il solo coraggio di chiamare, ma serve anche molta ostinazione, altrimenti può capitare di non essere ascoltati oppure che quelle nostre richieste siano di fatto ritenute banali o irrilevanti!!!

Ed allora viene da chiedersi: se quella chiamata fosse stata presa sul serio, avrebbe forse salvato Giulia?

Non lo sappiamo e non lo sapremo mai, ma è per questo motivo che diventa fondamentale intervenire quando si vede o si sente qualcosa, perché il silenzio a volte è come quel femminicidio: uccide!!!

Diceva Martin Luther King: ciò che mi spaventa di più non è la violenza dei cattivi, ma è l’indifferenza dei buoni!!!

25 Novembre – Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.

Avevo già scritto un post su questa data così importante – https://nicola-costanzo.blogspot.com/2022/11/25-novembre-una-data-importante.html ed oggi, dopo quanto accaduto nuovamente in quest’anno 2023 a tutte le vittime di femminicidio, riscrivo con l’auspicio che – una volta e per tutte – non si ripetano più quegli atti di violenza finora ahimè riproposti.
Permettetemi tra l’altro di avvisare su una manifestazione organizzata stasera da alcuni amici del Comune di Gravina di Catania, proprio su questo argomento, alle ore 18.00 presso il Parco Borsellino.
Ora, a pochi giorni dal femminicidio di Giulia Cecchettin, la ragazza di 22 anni sequestrata e uccisa dall’ex fidanzato che non accettava la fine della loro relazione, il Senato ha approvato (finalmente) all’unanimità il nuovo decreto legge contro la violenza sulle donne che aumenta quelle necessarie tutele a rafforzamento della prevenzione secondaria ossia la prevenzione della violenza dopo che la vittima ha denunciato attraverso il potenziamento delle misure cautelari e l’anticipazione della soglia della tutela penale.

Il nuovo Ddl Rocella “Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica “è composto da 19 articoli, che vanno dalla stretta sui “reati spia”, alla verifica del braccialetto elettronico, all’arresto in flagranza differita ed anche alla formazione di operatori e magistrati.

Si parte innanzitutto dalla necessità di velocizzare le misure cautelari e preventive che il giudice dovrà stabilire entro 30 giorni; per quanto concerne i cosiddetti “reati spia” e cioè tutti quei reati perpetrati in ambito familiare/affettivo ai danni delle donne, con lo scopo di controllarle, impaurirle o ancor peggio limitarne la libertà personale.
In presenza di questi illeciti penali, che vanno dallo stalking al “revenge porn”, dalla costrizione o induzione al matrimonio, alla violenza privata, dalla minaccia aggravata, allo sfregio della vittima con sostanze chimiche o quant’altro, la vittima può chiedere al questore l’ammonimento, che ha una durata minima di 3 anni!!!

Ed ancora, nel caso di manomissione del braccialetto, la durata della sorveglianza speciale si estende a quattro anni e se l’uomo violento rifiuta di indossare il braccialetto elettronico, la misura non può essere inferiore ai tre anni.

Inoltre, inoltre il divieto di avvicinamento alla vittima, che si estende a 500 metri dall’abitazione della donna e dai luoghi da lei abitualmente frequentati e nel caso di prove come foto e riprese video che testimoniano la sua vicinanza al luogo della donna o anche un eventuale reato commesso da quell’uomo violento, è previsto l’arresto in flagranza differita, che può scattare entro 48 ore.

Ed infine, la formazione, a cominciare dalla famiglie che debbono dimostrare al loro interno di possedere quell’educazione “emotivo-sentimentale”, per poi passare alle scuole medie e superiori, attraverso convegni e uso di ore extra-curriculari, il tutto previo accordo con le famiglie degli studenti.

L’invito è quello di non voltarsi mai dall’altra parte, in particolare se si è testimoni di un episodio di violenza, bisogna sempre intervenire e denunciare alle forze dell’ordine, le quali, dovranno – sempre e soprattutto celermente – inviare una pattuglia per verificare quanto accaduto (su questa ultima affermazione, mi riprometto di realizzare tra qualche giorno un ulteriore approfondimento…) e procedere per come ora previsto dal ddl!!!

Da Giulia Donato a Giulia Cecchettin: tutte le vittime di femminicidio nel 2023 in Italia

Almeno è qualcosa, un piccolo passo, una presa di posizione”!!!

“Un provvedimento inutile, sbagliato, che non tiene conto della realtà”. 

Da giorni il dibattito sul decreto presentato come la panacea contro il femminicidio anima la rete tra favorevoli e contrari (quasi sempre sono commenti di donne o associazioni che lottano contro la violenza) anche se, a riproporne l’urgenza e al tempo stesso i limiti, sono arrivati, quasi nelle stesse ore, altri due delitti. 

Altre due vittime innocenti che hanno perso la vita solo per aver osato un “no, non voglio più” all’uomo che aveva giurato di amarle e che le voleva a qualunque costo. Senza contare una donna ustionata con l’acido a Genova e altri episodi di violenza che nemmeno trovano spazio sui giornali, piccoli stalker fermati, almeno per il momento. E questo continua a far pensare che ci sia una scollatura profonda tra chi siede in Parlamento e chi tutti i giorni si scontra con questo dramma, siano esse donne alla ricerca di una via d’uscita dalla violenza quotidiana, operatrici, associazioni, esperte, persino poliziotte o persone impegnate tra le forze dell’ordine.

Entrando nel sito del governo per leggere i dodici punti in questione si ha la prima sorpresa (www.interno.gov.it) perché si parla di “decreto sicurezza” e non certo di donne o di femminicidio, come se il complesso rapporto tra i sessi che stiamo vivendo non meritasse una nota a se stante, una presa di posizione precisa, un desiderio reale di cambiamento, ma venga visto solo come una questione di ordine pubblico, da sconfiggere con l’inasprimento delle pene, passando con disinvoltura, nello stesso decreto, dagli stalker ai ladri di rame, dalle truffe on line ai supporter violenti negli stadi. 

Il che riporta alla memoria altri tentativi analoghi di repressione come ad esempio l’idea di sconfiggere il terrorismo negli anni di piombo con la Legge Reale, con i risultati che abbiamo visto nella nostra storia recente. Perché è di un cambiamento morale che le donne hanno bisogno, di un’educazione permanente che parta dai bambini e dalle bambine, dalla scuola, dalla costruzione di una rete di appoggio e solidarietà, dalla consapevolezza reale, insita nella coscienza collettiva, che un delitto contro le donne non è un delitto di “serie b”, non può liquidarsi con un “se l’è cercata”, non può essere confinato in un “piano sicurezza”, non può dimenticare le associazioni e i centri anti violenza che hanno il polso del problema e il contatto quotidiano con le donne in fuga e nemmeno ignorare la necessità di nominare un nuovo ministro per le Pari Opportunità, dopo le dimissioni di Josefa Idem. Così il primo pensiero che viene a chi scrive è che, come al solito, si cerchi di speculare sulla pelle delle donne, ottenendo facili consensi e titoloni sui giornali, come spesso avviene quando si parla di questa realtà.

Certo, cercare di dare risposte alla strage cui assistiamo, alle vite negate dalla tortura delle percosse e degli stalker, è un passo avanti che deve far sperare, ma questo cammino non può basarsi sulla sola, a volte inutile, repressione e va compiuto insieme, come aveva tentato di fare l’ex ministro Idem, convocando le associazioni per capire davvero, da dentro, il problema. L’avvocato vicentino che ha vagabondato con il corpo della sua donna in macchina, convinto di aver agito perché a sua volta ucciso moralmente dalla compagna che lo aveva “sedotto e abbandonato” si sarebbe fermato se avesse saputo questo? No, non lo avrebbe mai fatto, le leggi le conosce benissimo, così come il gommista siciliano che si è ucciso dopo aver sparato alla moglie, che pure lo aveva denunciato e si era rifugiata nella casa dei genitori. Le loro vite erano già al macero, come quasi sempre accade in casi simili. Gli uomini che uccidono la loro ex non cercano fuga, non si sottraggono all’arresto, confessano, si uccidono, piangono. 

Addossano la colpa a lei. Li ha costretti con il suo comportamento, aveva un amante, era sfuggente, voleva lasciarlo, se ne era andata di casa e via dicendo. Non sono criminali mafiosi, non sono abituati, nella vita quotidiana, a delinquere. Sono persone con un problema psichico, malate della sindrome del possesso, incapaci di gestire un abbandono, di veder messa in dubbio la loro presunta superiorità maschile. Così come chi picchia la propria donna, magari davanti ai bambini (nel caso in cui la famiglia viva ancora sotto lo stesso tetto) o chi la tortura inseguendola fino a rendere la vita di tutti un inferno (nel caso in cui lei stia tentando di ricostruirsi una vita altrove). Questi uomini non guariranno con la bacchetta magica, chi è stato violento una volta lo sarà ancora e non basterà nemmeno il carcere preventivo o l’arresto in fragranza di reato, perché dopo usciranno di galera e ricominceranno. Questi uomini dovrebbero essere allontanati davvero dalle loro vittime, e soprattutto aiutati, curati con una terapia di sostegno, rieducati a vivere. Dovrebbero vedere negli occhi di chi li circonda la riprovazione mentre torturano la ex, sentire che sono dalla parte del torto e che non possiedono il corpo e i pensieri altrui. Una rivoluzione culturale che non può passare certo per l’inasprimento delle pene. Di cui non c’è traccia nel decreto. Dei centri per uomini maltrattanti (una dozzina o poco più in Italia) non c’è parola. Eppure sono loro, gli uomini, che uccidono.

L’altro punto dolente del “piano sicurezza” (segnalato a più voci) è in quell’irrevocabilità della querela che invece viene presentata come un punto di forza, dando per scontato che la donna è un soggetto fragile, incapace di intendere e volere, che va tutelata dal legislatore ma anche e soprattutto da se stessa. Già è gravissima l’idea che si decida contro il suo volere, d’ufficio, ma qualcuno si è chiesto, veramente, perché una donna ritira una denuncia? Non sempre lo fa perché vuole dare una seconda possibilità al suo aguzzino e non riesce a spezzare il legame affettivo che la lega a quest’uomo, l’autonomia emotiva è un percorso complesso, come sappiamo. E di sicuro non torna sui suoi passi perché è una minorata psichica, come sembra pensare il legislatore, la soluzione è molto più complessa, variegata. La ritira anche perché non trova nessuno pronto a sostenerla nella vita quotidiana, nemmeno tra le forze dell’ordine che ancora non sono preparate ad aiutarla concretamente o nelle aule dei Tribunali dove spesso non viene creduta e la violenza pericolosa viene confusa con conflittualità di coppia- se e quando la sua causa viene portata in dibattimento – oppure non ha una casa dove andare o soldi per affrontare l’emergenza, figli a carico cui deve garantire una vita normale. Certo potrebbe anche essere stata minacciata, costretta a questo passo indietro per evitare nuove violenze, come suggerisce il decreto. Ma allora dovrebbe risuonare l’ulteriore campanello d’allarme, prima della prossima domanda. Chi la aiuterà in concreto dopo, quando non potrà ritirare la denuncia ? Dove troverà rifugio? Dove andrà a dormire? Come ricostruirà la sua vita? Le associazioni femminili che da anni conoscono questa realtà andrebbero ascoltate e potenziate, così come i centri antiviolenza, troppo pochi in Italia, con pochi posti letto e ormai quasi senza finanziamenti. Nel decreto a queste strutture c’è solo un vago accenno, così come alla formazione degli operatori, il problema culturale e anche quello emotivo rimangono al limite del testo. Inesistenti.

L’altro passaggio che colpisce è quello sulla “delazione”, ovvero l’ammonimento del Questore, chiamato a prevenire un possibile delitto, privando il presunto aggressore di armi e patente, misura che “può essere applicata anche a seguito dell’intervento delle forze di polizia, senza che ne faccia richiesta la parte lesa, con specifica forma di tutela della riservatezza dell’identità dei soggetti che hanno segnalato i fatti”. Un passaggio pericoloso per molti versi, sia per l’intromissione nelle scelte della donna – e sappiamo quanto è difficile il cammino verso la consapevolezza e l’autonomia- sia per le reazioni che potrebbe avere il presunto maltrattante se e quando tornerà a casa o cercherà la sua compagna. Sarà sempre lei ai suoi occhi la colpevole di essersi confidata con chi poi lo ha denunciato. Sembra quasi di essere tornati ai tempi del proibizionismo, della caccia alle streghe.

Un’altra nota dolente riguarda l’inasprimento della pena per chi commette violenza sessuale su donne in stato di gravidanza o su mogli e compagne. Cosa rende le donne diverse davanti al legislatore? Certo, abusare o picchiare una donna incinta è un reato disgustoso, come lo è nei confronti di una persona con cui si ha un vincolo che dovrebbe essere sancito da un progetto di vita, ma è meno grave violentare una donna appena conosciuta? Questo passaggio rimarca , ancora una volta, una differenza culturale tra individui e avvalla lo stereotipo secondo cui una donna non esiste mai come persona di per sé, ma solo in “funzione di”, di essere incinta, di essere sposata, di avere un compagno.

C’è da aggiungere che alcuni punti del “piano sicurezza” rappresentano un tentativo interessante di andare oltre, per esempio per quanto riguarda i minori vittime a loro volta di violenza assistita, con l’inasprimento delle pene nei confronti del padre carnefice, o delle donne straniere, tutelate anche se prive del permesso di soggiorno che a quel punto otterrebbero e ancora dell’arresto in flagranza di reato del persecutore o della corsia preferenziale del processo e del patrocinio gratuito per persone in difficoltà economica. Ma ancora una volta bisogna ricordare che si tratta di misure repressive che porteranno solo a una sospensione momentanea del pericolo. Chi aiuterà i bambini e la donna, ad esempio, una volta che è stato allontanato il papà, chi li seguirà per permettere loro di ricostruire una base affettiva e una vita serena? Cosa succederà quando l’aggressore, una volta scarcerato, tornerà in libertà, magari con il desiderio ingigantito dalla prigionia di vendicarsi? Il problema della violenza contro le donne, non ci stancheremo di ripeterlo, non è un problema di ordine pubblico ma culturale, richiede uno sforzo e un impegno congiunto, di tutti, per educare, sensibilizzare, cambiare la mentalità e di conseguenza i comportamenti. 

Leggere ancora oggi di una donna costretta da più di sette anni sulla sedia a rotelle per colpa dell’ex (www.https://www.repubblica.it/cronaca/2013/08/14/news/femminicidio_intervista_filomena_de_gennaro-64742614/?ref=HREC1-10) con il paese che attribuisce a lei la colpa di averlo mandato in carcere non fa davvero ben sperare. 

Ma è anche da questo che si deve partire o se preferite dalle 84 donne uccise dall’inizio dell’anno in Italia e da tutte quelle che sono in fuga dal loro ex, senza sapere bene cosa accadrà loro domani.

L’articolo è stato ripreso dal sito della psicologa Dott.ssa Roberta Bruzzone: https://robertabruzzone.com/segnaliamo-e-riproduciamo-integralmente-larticolo-relativo-al-decreto-sul-femminicidio-del-telefono-rosa/

Purtroppo dalla pubblicazione di questo post, abbiamo in queste ore letto e ascoltato altre tragiche notizia su vittime di femminicidio, in particolare quella di Giulia Cecchettin, uccisa in maniera disumana, da quel suo ex fidanzato…

Come avevo riportano nel mio precedente post, scrivendo su Castelfiorentino https://nicola-costanzo.blogspot.com/2023/09/castelfiorentino-una-cittadina-che.html, quanto per l’ennesima volta accaduto, dimostra “il fallimento di uno Stato e delle sue Istituzioni che per l’appunto non hanno saputo dettare e quindi obbligare, al rispetto delle regole di civile convivenza”!!!

Auspico quindi che – dopo queste ultime vittime – s’intervenga da quel Parlamento in maniera seria e soprattutto concreta, affinché si ponga la parola fine a questa continua tragedia!!!

Castelfiorentino: una cittadina che ingiustamente non merita di ricevere questo clamore mediatico…

Ho avuto modo in questi anni di conoscere questo bellissimo borgo toscano, non solo per le sue sue ville o per i suoi castelli disseminati in quel suo territorio, dimore storiche di un passato glorioso di famiglie nobili, no… a seguito del mio incarico professionale, conosco perfettamente ciascuno spazio, via, piazza, etc.. di quel luogo.  

Non solo, trovandomi ad operare su quei pubblici passaggi, ho avuto modo di conoscere parecchie attività commerciali e di conseguenza i suoi titolari, cittadini, che in più di un’occasione si sono dimostrati cortesi, in particolare proprio con gli operatori presenti durante l’esecuzione dei lavori, offrendo loro acqua o caffe…

Come dicevo, frequento la cittadina non solo di giorno ma a volte anche la sera, in particolare durante le giornate estive mi sono ritrovato a cenare in uno dei tanti locali posti nella piazza principale, ed è in quelle circostanze che ho potuto costatare come i suoi residenti abbiano evidenziato – per esperienza posso dire: certamente più di altri – quel senso di amorevolezza, rispetto e soprattutto inclinazione nell’aiutare il prossimo, parlo di chi è in difficoltà, non a parole, ma con fatti concreti, vedasi per l’appunto l’ospitalità rivolta nei confronti dei più deboli…

Già… posso affermare senza alcun dubbio che i cittadini di Castelfiorentino sono per la maggior parte persone perbene, d’altronde si osservi quanto compiuto nei confronti di centinaia e centinaia di migranti, non solo nel concedere loro assistenza, ma soprattutto garantendo a ciascuno di essi e quindi alle loro famiglie, sicurezza e lavoro, lo stesso che permette oggi ai loro figli, un futuro sereno e dignitoso… 

Ecco perché di tutto avrei voluto scrivere su quella cittadina e sui suoi abitanti che ahimè, proprio in queste ore, sono balzati nelle cronache per vicende che poco o nulla centrano con quel loro essere, ma che purtroppo subiscono – come ormai consuetudine in questo nostro Paese – queste tragiche notizie, che trovano terreno fertile per dare risalto a livello mediatico, dimenticando altre considerazioni che viceversa avrebbero potuto essere ben rappresentate…

Mi dispiace quindi leggere in queste ore il nome di questa cittadina che involontariamente viene legato a una vicenda efferata…
Già… la morte di una donna, vittima di un uomo incapace di accettare la fine di un rapporto e che non ha  voluto acconsentire a quella sua compagna, di proseguire la propria esistenza senza quella “forzata” compagnia…

L’ennesimo femminicidio che dimostra il fallimento di uno Stato e delle sue istituzioni che per l’appunto non ha saputo dettare e quindi obbligare al rispetto di quelle regole dl civile convivenza…

Ma non solo, parte di colpe vanno ricercate nei rapporti familiari, nelle scuole, in quel loro mancato insegnamento nel rispetto degli altri, come scrivevo ieri, viviamo nel paese dei balocchi, dove ciascuno fa come gli pare, perché l’idea che ormai in molti si sono fatti è che nessuno in questo paese paghi mai per le conseguenze di quanto erroneamente compiuto!!!

Oggi piangiamo l’ennesima vittima di femminicidio, sì… in attesa della prossima, che vedrete – con questo stato di fatto – non tarderà ad arrivare!!! 

Nel frattempo tutti noi ci saremo dimenticati di Klodiana, viceversa ricorderemo per molto tempo – a causa dei media e dei social del web – di questa cittadina di Castelfiorentino, che resterà macchiata per lungo tempo – già… come per molti altro luoghi, in cui sono accadute vicende delittuose come questa – pur sapendo ciascuno di noi, di come essa e i suoi cittadini, non abbiano alcuna responsabilità…

25 Novembre… una data importante: rappresenta la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne!!!

La data scelta del 25 Novembre la si deve a tre sorelle (Patria, Minerva e María Teresa Mirabal) passate alla storia on il nome di “Las Mariposas”: le farfalle.

Sfidando gli anni della dittatura, queste tre donne mostrarono il proprio coraggio, lottando in prima persona per i diritti delle donne!!!

Per questo, il 25 novembre del 1960, le tre sorelle dominicane vennero uccise dagli agenti del dittatore Rafael  Trujillo, che dopo averle fermate per strada, mentre si recavano in carcere a far visita ai mariti, furono picchiate con bastoni e gettate in un burrone; i loro carnefici cercarono successivamente di far passare quella brutale violenza per un incidente. 

Ma tutti compresero che si era trattato di una esecuzione, sapevano quanto fossero attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno e difatti nello stesso anno, proprio a causa di quella loro militanza, erano già state arrestate e incarcerate per alcuni mesi, ma intuendo che nemmeno la carcerazione avesse piegato quel loro fermo carattere, si decise di farle fuori.

Ecco quindi la data del 25 novembre, ma non solo, perché in quello stesso giorno (ma del 1981) fu celebrato il primo “Incontro Internazionale Femminista delle donne latinoamericane e caraibiche”, una data ormai riconosciuta come simbolo. 

La violenza sulle donne è un fenomeno sociale gravissimo che bisogna contrastare con tutti i mezzi possibili e non bisogna guardare lontano, ad esempio osservare la violenza in atto che limita i diritti delle donne in Iran, no quanto accade ogni giorno avviene anche tra le nostre mura domestiche, già… in questo nostro Stato che tanto si sente di annoverarsi tra i paesi nel mondo più “civilizzati”!!!

Ci si dimentica che sono già 104 le donne che da inizio anno sono state vittime nel nostro Paese di femminicidio, a dimostrazione che le leggi e quanto messo in atto a contrasto di questa piaga culturale, non siano serviti a nulla!!!

Non capisco: invece di pensare alle donne afgane, perché non ci concentriamo sui continui femminicidi che coinvolgono ogni giorno le nostre donne italiane???

Il nostro paese è veramente assurdo, come d’altronde risultano folli quei suoi governanti e taluni uomini delle istituzioni, a cui si sommano quei media così fortemente “lacchè” che costantemente scodinzolano – come possiamo osservare o leggere in quelle testate – dietro di loro come dei cagnolini…

E quindi eccoli, tutti a gridare quanto sta accadendo in Afganistan, parlano dei rischi che a breve  molte donne di quel paese potrebbero subire – legittima preoccupazione di cui anche il sottoscritto si fa portavoce – ma si ha come l’impressione che nel voler giudicare quegli “incivili” estremisti, ci si dimentica di come vengono maltrattate ed ahimè uccise le donne di questo nostro civilizzato Paese!!!

E sì… perché nel dire che gli altri sono barbari, che in quel prediligere una dottrina maschilista che pensa che le donne siano delle schiave e quindi devono rimanere chiuse nelle proprie case come prigioniere e va detto, in questo loro indottrinamento non vi è nulla di espresso dalla religione Islamica, che viceversa proprio su questo tema rispetta ed esalta il ruolo delle donne, bene vorrei chiedere a ciascuno di voi, se l’indignazione generale è quella di obbligare al rispetto gli uomini di quel paese, come mai non ci ribella nel volere libere le nostre donne, di cui molte di esse purtroppo subiscono eguale sorte di quelle afgane???

Già… quante sono le prigioniere nella propria casa??? 

Schiave dei mariti, ma non solo anche dei genitori, dei suoceri e a volte dei propri figli!!!

Donne che vengono picchiate, torturate, che subiscono costantemente minacce e che non ricevono da questo Stato alcuna protezione, neppure dopo aver denunciato i propri aguzzini!!!

Donne che non trovano alcuna solidarietà neppure dai vicini di casa che preferiscono far finta di non sentire per non restare coinvolti… 

Donne violentate, costrette a subire o a soddisfare qualsivoglia perversione sessuale, anche ripugnante… eppure questo è ciò che avviene in molte case italiane!!!

Ma ora tutti pensano alle donne afgane e proprio come quei vicini di casa freddi e indifferenti, ciascuno di loro è insensibile alle urla di quelle donne che dalle mura vicine gridano la propria disperazione e chiedono aiuto… 

Ciascuno di loro sente i pianti di quelle donne, dalla più piccola alla più anziana, ma come ignavi non s’intromettono  e lasciano che le cosa vadano così, già… come devono andare, d’altronde pensano non sia compito loro fare ne gli sceriffi e neppure i giustizieri… 

tra l’altro le nostre donne non hanno neppure bisogno di nascondere i propri visi maltrattati o i solchi procurati da quelle continue lacrime sotto un burqa, già… a differenza di quelle donne afgane che nascondono sotto quell’abito imposto gli abusi subiti, le nostre donne viceversa possono evidenziare a tutti quanto subiscono tutti giorni per colpa dei loro uomini, ma stranamente… nessuno si accorge di loro, perché la maggior parte preferisce girarsi dall’altro lato, anche chi viceversa dovrebbe di fatto provvedere a proteggerle!!!

Ed allora ditemi a cosa serve denunciare, come si può cambiare una situazione come quella a cui assistiamo da anni che vede costantemente in maniera ahimè in modo negativo le protagoniste di quegli abusi, l’esistenza e la vita di donne che sono le nostre madri, sorelle, figlie, nipoti??? 

Forse una soluzione esiste… ed è proprio la legge coranica a indicarci quale possa essere la strada da percorrere: nel diritto islamico è di fatto accolto il principio dell’occhio per occhio vigente già ai tempi di Maometto.

Noi la conosciamo bene come legge del taglione ed è un principio di diritto che consiste nella possibilità riconosciuta ad una persona – che avesse ricevuto intenzionalmente un danno causato da un’altra persona – di infliggere a quest’ultima un danno eguale ( aggiungerei anche “maggiore” ) all’offesa ricevuta!!! 

Certo ora qualcuno potrebbe obiettare che così facendo si diventerebbe barbari come quei soggetti di cui parlavo sopra, ma certamente continuando così, il rischio è quello di vedere aumentare in maniera esponenziale i femminicidi.. 

Quindi tra il pensare di degenerare a causa di potenziali vendette e il rischio che a dover perdere la vita siano sempre e soltanto le donne… beh, il sottoscritto propende per la prima decisione, anche perché ritengo che così facendo, non solo si rispetterebbe quella giusta legge del contrappasso, ma otterremo definitivamente la sicurezza di giungere fa quella tanto desiderata… “giustizia”!!!

D’altronde non si dice: chi fa per se fa per tre???

Pensavo fosse amore… invece era abuso!!!

A leggere quanto accade ogni giorno, la violenza che viene manifestata nei confronti di tutte le donne si resta senza parole…

Ragazzi adolescenti che uccidono la propria fidanzata… mariti che commettono omicidi nei riguardi della propria consorte di una vita e a volte madre anche dei propri figli!!!

Ma d’altronde qualcosa non va se proprio alcuni giorni fa è stato arrestato un soggetto che dichiarava di voler fare una strage ad una manifestazione di femministe: “Le donne moderne sono senza sentimenti, bambole di carne da sterminare“. 

Sono proprio le frasi che sono state intercettate dagli investigatori… un cosiddetto “suprematista” i Savona, che intercettato diceva: “Gli ebrei sono il male primo da eliminare. Gli ebrei sono nati per distruggere l’umanità”. E ancora: “Io una strage la faccio davvero. L’unica cosa da fare è morire combattendo. Ho le armi. Farò Traini 2.0”, l’uomo che nel 2018 sparò in centro a Macerata e ferì 6 persone… meglio morire con onore in uno “school shooting” che vivere una vita di merda. Donne ebree e comuniste sono i nostri nemici!!!

A quasi dieci anni di distanza, quanto scritto dal sottoscritto http://nicola-costanzo.blogspot.com/2012/12/femminicidio.html si va ahimè ripetendo…

C’è un bellissimo libro di cui hanno fatto una trilogia cinematografica: Uomini che odiano le donne!!! 

Nel 2013 ho scritto un post a riguardo: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2013/05/uomini-che-odiano-le-donne.html 

Ma se poi accade quanto abbiamo visto a dicembre dello scorso anno e cioè che grazie a taluni nostri magistrati è stato ripristinato il “delitto d’onore“… penso che difficilmente risolveremo questo terribile problema – http://nicola-costanzo.blogspot.com/2020/12/femminicidio-no-grazie-ai-nostri.html – e quanto sta ora riacutizzandosi andrà sempre più ad amplificarsi e se non si troverà una soluzione, principalmente culturale e sociale, non vi sarà alcuna norma che potrà contrastare questa terribile violenza esercitata su tutte le donne, anche su quelle che di fatto non l’hanno mai subita, ma che indirettamente ne pagano moralmente tutto il peso!!!

E’ tempo quindi di trovare una soluzione immediata, perché nessuno di noi può ancora pensare di restare immobile!!!    

Femminicidio??? No… grazie ai nostri magistrati è stato ripristinato il "delitto d’onore"!!!

Incredibile a dirsi… ma soprattutto a  farsi!!!

Sono anni che si prova a dare una svolta a questa  forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne, in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale!!!

Già… al solo fine di esercitare quella costante subordinazione, questi individui provano ad annientarne l’identità stessa della propria compagna, la stessa con cui dovrebbero trascorrere i momenti più belli della loro vita e invece, a causa di atteggiamenti “folli” trasformano quel trascorrere insieme in assoggettamento fisico e psicologico, che come abbiamo visto in questi anni, ha portato ahimè alle sevizie, schiavitù o ancor peggio… alla morte!!!

Assolto per “delirio di gelosia“, con questa sentenza si è chiuso il processo davanti alla Corte d’Assise di Brescia a carico di un marito 70enne che un anno fa uccise nel proprio letto la propria moglie…

Assolto perché al momento dell’omicidio era incapace di intendere e volere, causa  un totale vizio di mente, certo… una circostanza alquanto ambigua visto che la la donna è stata prima stordita nel sonno con un colpo di mattarello e quindi  accoltellata alla gola… 

Non so che dire… al sottoscritto sembra nei fatti un’azione premeditata, ma i magistrati hanno dato all’episodio una valutazione diversa… accettando le motivazioni riportare dei consulenti dell’accusa e della difesa che si sono ritrovati d’accordo nel dire che l’uomo era in preda ad un evidente delirio da gelosia, il quale ha stroncato (causa un effetto bipolare), il suo rapporto con la realtà e determinando di fatto, quell’impulso omicida!!!

Cosa aggiungere… ora grazie a questo processo, molte donne sono ora a rischio dei propri compagni, mariti, compagni, amanti, fidanzati e quant’altro… che da un momento all’altro possono trasformarsi – a causa di questo “delirio di gelosia” – in veri e propri aguzzini, sapendo altresì che per grazie alla sentenza formulata ieri, verranno certamente assolti attraverso la formula espressa di incapacità d’intendere e di volere… 

Nel nostro Paese è meglio non parlare di giustizia, ma di giudici… 

Già… sono questi ultimi che a seconda delle circostanze, dei soggetti incriminati, ma soprattutto degli studi legali chiamati a difesa di questi imputati, condannano o assolvono a seconda dei vari gradi di giudizio, senza alcun apparente senso logico… o quantomeno il sottoscritto, scusatemi, ma non ne trova alcuno!!!

Il Magistrato che preferiva esaminare le corsiste in minigonne e tacchi a spillo!!!

No… non stiamo osservando uno di quelle commedie sexy degli anni 70′ e 80′ con protagonista Lino Banfi, attorniato da belle attrici come Edwige Fenech, Barbara Bouchet, Gloria Guida, Nadia Cassini, Lilli Carati, Anna Maria Rizzoli, ecc… a cui facevano da contorno quegli esilaranti Gianfranco D’Angelo, Alvaro Vitali, Renzo Montagnani, Lando Buzzanca ed Enzo Cannavale…
Sì lo so… erano film “demenziali” dove donne nude venivano spiate dai buchi delle serratura ed erano fortemente desiderate da quei quattro “rincoglioniti” a cui bastava vedere una cosca, una parte di seno o un culo per rimanere ingessati come delle statue … 
Non vi era alcuna trama, il tutto si può dire fosse improvvisato, ma quei film hanno fatto la storia del nostro cinema: “L’affittacamere”(1976), “La compagna di banco”(1977), “L’insegnante va in collegio”(1978), “La liceale nella classe dei ripetenti”(1978), “La soldatessa alle grandi manovre”(1978), “L’insegnante viene a casa”(1978), “L’infermiera di notte”(1979), “La liceale seduce i professori”(1979), “La poliziotta della squadra del buon costume”(1979), “L’insegnante al mare con tutta la classe”(1980), “La ripetente fa l’occhietto al preside”(1980), “La dottoressa ci sta col colonnello”(1980) fino a “Cornetti alla crema”(1981)!!!
Erano molti gli ammiratori di quel genere cinematografico… e qualcuno di essi e rimasto così stregato da essi, dal rimanere egli stesso così stregato dal voler ripetere oggi quei copioni di allora… 
E’ stato scoperto in questi giorni come un ex giudice imponesse alle sue corsiste, l’uso di minigonne e tacchi a spillo, già… proprio come quanto veniva riproposto in quei film…
Solo che la conclusione della pellicola in questo caso è diversa e sì… perché a quell’ex magistrato del Consiglio di Stato è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari!!!
Va aggiunto inoltre che lo stesso fosse docente e direttore scientifico dei corsi post-universitari per la preparazione al concorso in magistratura della Scuola di Formazione Giuridica Avanzata “Diritto e Scienza”. 
Immagino quale alto grado di preparazione fosse richiesto, sì… quale “particolare” condizione fosse necessaria affinché quelle sue corsiste superassero l’esame…  
L’hanno definito “dress code” che modo gentile inglese per camuffare un reato, quello di maltrattamento ed estorsione aggravata… 
Minch… nel nostro paese le studiamo tutte per non chiamare con il loro nome i reati commessi… 
Sembra difatti che in talune circostanze, si provi sempre a giustificare taluni ignobili comportamenti “maschili” (basti contare ad esempio tutti gli omicidi commessi in un anno e giustificati con il termine “femminicidio”…), in particolare quando questi vengono commessi da uomini influenti che esercitano quel loro potere per imporre a molte donne – loro subordinate – degli atteggiamenti “sessuali”!!!
Già… siamo nel 2019, ma i comportamenti di molti uomini sono rimasti eguali a quelli del 1970… 
Sì come in quei film sopra riportati e chissà se alla fine dell’inchiesta, proprio come accade purtroppo nella nostra realtà, non verrà dichiarato che fu l’alunna a sedurre il professore!!!

Uomini che odiano le donne…

Uomini che odiano le donne è il primo libro di una trilogia che ha venduto oltre 8 milioni di copie in tutto il mondo, dell’autore Stieg Larsson, che purtroppo, essendo morto nel 2004 subito dopo aver consegnato il proprio manoscritto ad un editore svedese, non è riuscito malauguratamente a godere del successo che il proprio lavoro aveva ottenuto…
Da questo successo ne sono stati tratti tre film, con il nome di “Trilogia Millennium”, che pur non riproducendo perfettamente i libri, sono stati comunque ben diretti e interpretati…
Ora, mentre quella violenza riprodotta descriveva una opera di fantasia, quella a cui stiamo assistendo giornalmente è purtroppo reale!!!
Ogni giorno più di una donna viene abusata, ferita, violentata ed ogni due giorni un’altra viene uccisa…
Ed i loro assassini, non sono quei serial killer che soffrono di malattie psichiche di natura compulsiva e che uccidono persone a lui totalmente estranee e quasi sempre prive di movente, ma legate a traumi della sfera emotiva e/o sessuale e non sono neppure terroristi, che esaltati da motivi religiosi e rivoluzionari, indotti il più delle volte da fini ideologici e politici, uccidono per le ragioni più disperate… 
Oggi invece le vittime femminili di questi omicidi, sono i propri coniugi, partner, fidanzati, e non esiste un limite d’età nel realizzare questi crimini…, anzi sono sempre più in aumento quelli realizzati dai minori!!!   
Non dimentichiamoci inoltre, che molte di queste violenze, perpetrate all’interno della propria abitazione,  non vengono neanche denunciate, in quanto si ritiene ( nelle famiglie a basso profilo sociologico-culturale ) che la violenza familiare non è da considerarsi un reato.
Inoltre a questi, dobbiamo aggiungere i cosiddetti “Stalker”, cioè quei responsabili di comportamenti deliranti alla base dello stalking e cioè di quei comportamenti paranoici, di quelle forme estreme emotive, di chi vive nella paura di vedersi sottratta la persona amata, operando così poco alla volta, quei comportamenti di controllo, diffidenza, possessione, meglio conosciute come sindrome di Otello, dal protagonista Shakespeariano, uxoricida per gelosia!!!
Da non crederci che il nostro paese, che da tutti viene considerato come un paese moderno, dove la libertà è la base della comunicazione e delle convivenza, debba essere condannato dalle Nazioni Unite, per il mancato rispetto di diritti umani, in particolare per quelli meglio conosciuti come “femminicidio”. 
Donne, ragazze e purtroppo e soprattutto adolescenti uccise, dopo essere state torturate da ragazzi che non sanno confrontarsi con proprie debolezze…
“Uomini” se così possiamo ancora definirli, per non voler offendere le bestie, che soffrono di proprie paure, di quel confronto naturale nei riguardi del proprio partner, di quanti li hanno preceduti, di chi potrebbe sostituirli, superarli e con il tempo farli anche dimenticare per sempre…
Uomini che odiano le donne, perché hanno paura delle donne…, hanno paura di ciò che rappresentano, ma principalmente di ciò che loro stessi non sanno essere!!!
Sentono su di loro il confronto, non vedono il rapporto di coppia come una crescita e neanche come un completamento, ma questo viene vissuto come una sfida, in particolare se le donne con cui si confrontano sono più intelligenti di loro, possiedono una spiccata autorevolezza, sono decise nel loro percorso e assumono quelle responsabilità che loro non riescono a mettere in pratica…
Se a queste qualità si aggiungono poi, la bellezza e la sensualità, ecco che la paura prevale sulla razionalità, sul buon senso, sul quel rispetto reciproco su cui è principalmente basato un rapporto di coppia e quindi ecco sfociare l’impeto, l’ira, quella furia cieca sottomessa, che adesso si impone con la forza di dominare attraverso il proprio vigore ed impeto, la grazia e la delicatezza del proprio partner…
E’ saltata ormai ogni forma d’amore, di educazione e di rispetto!!!
Sono purtroppo in molti gli uomini a non sapere che una donna che viene colpita nell’animo, prima di essere colpita sul proprio corpo è già una donna persa!!!
Un uomo che colpisce una donna non è degno di stare in questa nostra comunità…; non si può più   permettere a nessuno di giustificarne i gesti o a perdonarne le azioni commesse.
Adesso basta è venuto il momento che lo Stato si attivi, che trasporti all’interno di una struttura di igiene mentale ( preferibilmente in qualche isola… ben controllata ), questi soggetti malati, certamente per curarli, ma lasciati alla loro più completa solitudine, per poter riflettere così, sui propri crimini commessi!!!   

Femminicidio…

Per fortuna il volantino è stato ritirato ed anche lo pseudo sacerdote risulta sparito nel nulla e speriamo che non torni più a celebrare messa in altre parrocchie…
La pazzia dell’uomo si manifesta in molte vesti e tra queste c’è anche quella talare, in particolare ciò è quanto successo al parroco della chiesa di San Terenzo a Lerici, che riprendendo una lettera pastorale ” Mulieres dignitatem ” muove dubbi sul “femminicidio”, accusando proprio le donne, che attraverso il loro modo di vivere, di mostrarsi, nei manifestati comportamenti, si sono allontanate dalla virtù e dalla famiglia…
Già la colpa delle donne è quella di provocare, generando attraverso particolari usi e costumi, una forma di violenza estrema, generata questa, sia nel pubblico che nel privato, con maltrattamenti fisici e psicologici, sessuali e familiari, ponendo gli aggressori, il più delle volte impuniti, da regole maschiliste e da Istituzioni disinteressate, accompagnando così la donna violentata e indifesa, a trovare e giustificare, quale unica soluzione a quella ricercata libertà… il suicidio!!!
Ed è così che Pietro Corsi ( chiamarlo ” Don ” mi fa venire il volta stomaco… ) pubblica nella propria bacheca, quanto egli considera corretto, cioè che il comportamento delle donne, debba passare attraverso una autocritica…, dove le responsabilità di quanto possa avvenire all’interno delle case, delle famiglie, sia da imputare ad entrambi le parti ed in particolare alle donne…
Questa autonomia, tanto ricercata da parte delle donne, questa voluta autosufficienza, questo modo libero di vivere i rapporti, questa libertà sessuale manifestata, provoca tensione ed in alcuni soggetti manifestazione di forza, che non sapendosi esprimere, attraverso le parole ed il dialogo, sfocia in reazioni che conducono alla violenza…
E’ quindi, di chi è la colpa se come scrive nel suo volantino, le ragazze o le signore mature, circolano per strada, con quei vestiti provocanti e succinti… e quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre o nei cinema? 
Potrebbero farne a meno…, già costoro provocano negli uomini istinti animaleschi, provocando quando non facilmente percorribile, violenze o abusi sessuali…, quindi alla fine care donne… la colpa è vostra perché ve la siete cercate!!!
Ora quello che disgusta non è credere che una persona, con forti problemi psichici, possa giungere a condividere una qualunque lettera, che nasconde al suo interno un messaggio subliminale, pericoloso e perverso…, ma sapere che coloro che si sentono predestinati a dover trasmettere messaggi d’amore e di pace, manifestano e giustificano, atti criminali che vanno sempre condannati e dove coloro che li commettono, debbono ricevere misure restrittive esemplari, potendo stravolgere le attuali regole carcerarie, ponendo così questi criminali, in Istituti penitenziari a conduzione femminile…
Tollerare ancora, da parte di preti, manifestazioni del genere, palesano logiche di una inespressa mascolinità, trovando conferme in quelle soffocate inibizione per l’altrui sesso e dove passate e represse umiliazioni, nascondono oggi gli effetti della propria omosessualità…  
Preferisco quindi l’amore decantato da padre Vito Lombardo, parroco della chiesa di San Lorenzo, che durante l’omelia, ha dichiarato ai propri fedeli presenti, il proprio amore per un ragazza di Marsala,  che entro quattro mesi gli darà un figlio…
Ecco almeno un uomo, prima ancora che prete…, ha deciso di provare e trasmettere con un gesto, quell’intima manifestazione gratuita d’amore, verso un altro simile…, già, lo stesso messaggio d’amore che c’è stato trasmesso per millenni, dove attraverso l’unione si giunge alla fiducia, alla consapevolezza ed alla responsabilità, non soltanto per noi stessi, ma soprattutto nei riguardi del  nostro partner…