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Addio 2023: ben venga il 2024!!!
Ho deciso allora di ricordare cosa non sia andato bene e ahimè sono troppe le circostanze che dovrò riportare…
Partendo dall’ultimo periodo, dal 7 ottobre 2023 l’organizzazione estremista palestinese Hamas ha deciso di attaccare Israele, uccidendo e prendendo in ostaggio centinaia di civili; come sappiamo ciò ha scatenato l’offensiva militare ancora in corso da parte di Israele che ha portato alla totale distruzione della striscia di Gaza, con oltre 20.000 morti e milioni di palestinesi espulsi dal territorio…
Poco prima, precisamente il 19 settembre 2023, lo Stato dell’Azerbaigian ha dato il via ad un’operazione militare contro il Nagorno-Karabakh, lo stato separatista situato in territorio azero, ma abitato per la maggior parte da persone di etnia armena; un conflitto di cui poco si è parlato nei media e che si è concluso con un bilancio di circa 30mila morti…
Certo sarebbe grave se realmente un testimone avvisò sulla lite tra Filippo e Giulia Cecchettin, se poi nessuna pattuglia raggiunse il luogo dove stava avvenendo l’omicidio.
Non desidero alimentare una polemica, ma certamente un’inchiesta su quella richiesta d’aiuto – secondo il sottoscritto – andrebbe compiuta!!!
D’altronde comprendo quanto non sempre è facile immischiarsi nei diverbi altrui, anche perché il più delle volte ci si ritrova ahimè inguaiati…
Il sottoscritto (che rappresenta proprio uno di quei soggetti, che i cazz… altrui non se li sa fare), si è trovato della propria vita ad affrontare una decina di analoghe situazioni, per fortuna non così gravi, ma che mi hanno visto in ogni caso coinvolto…
Mi consola sapere che alla fine, quel mio intervento, sia servito quantomeno a non far degenerare quella momentanea conflittualità, ma certamente ripensandoci, penso di essere stato il più delle volte istintivo o chissà forse precipitoso, anche perché l’essermi inserito in quella diatriba, ha permesso sì… che si concludesse, ma in quel preciso momento ciò ha comportato al sottoscritto non pochi problemi.
D’altronde, se dovessi raccontare quanto più volte mi è (ahimè) accaduto ci vorrebbe un libro e sono certo che la maggior parte di voi quelle vicende l’avrebbe sicuramente evitate, mi riferisco in particolare a tutta una serie di situazioni spiacevoli a cui da ragazzo sono stato partecipe!!!
Ho letto ora di una registrazione sulla chiamata effettuata da un testimone che proprio la sera dell’11 novembre scorso, chiamò il 112 per segnalare la lite nel parcheggio di Vigonovo (Venezia) – la telefonata si è poi rivelata essere la prima aggressione che l’ex fidanzato Filippo Turetta ebbe nei confronti di Giulia Cecchettin – ed ora è stata acquisita dalla Procura di Venezia.
D’altro canto, la circostanza per cui nessuna macchina dei carabinieri si recò sul posto non è certamente qualcosa di positivo; qualcuno ha aggiunto che uno dei motivi per cui non si diede seguito a quella richiesta d’aiuto è dovuta al fatto che il testimone non seppe dare al telefono dettagli neppure sulla targa.
La verità – lo dico per esperienza personale – è che la maggior parte delle volte non si viene presi in considerazione, si pensa ad una abituale lite familiari, tra condomini, quelle classiche ragazzate, etc…
Io stesso ricordo come alcuni anni fa (mentre attendevo mia figlia adolescente che entrasse in un locale per una festa organizzata dagli studenti del suo liceo), all’esterno del locale si fosse formata una marea umana di ragazzi che provava ad entrare all’interno, seppur molti di loro non avessero alcun invito…
Dopo alcuni minuti, quella massa degenerò in rissa, prima una, poi due, poi la terza, con tutti quei ragazzini nel mezzo che non sapevano cosa fare e nessuno ovviamente interveniva, neppure quegli energumeni buttafuori posti all’esterno…
Ecco che a quel punto, il sottoscritto, insieme ad altri genitori ci siamo posti a barriera tra quelle bande contendenti, provando quantomeno a calmare gli animi già di loro caldi, tra l’altro in quel preciso momento una ragazza cadendo si era fatta male ed eravamo stato costretti a chiamare l’ambulanza ..
Ma la lite purtroppo non diminuiva, tra l’altro eravamo pochi quelli intervenuti a sedarla, già… la maggior parte (come sempre avviene in questi casi…) stava a guardare, ed allora, non potendo più limitarla, ho preferito chiamare il 112…
Chi non ha mai telefonato alle nostre forze dell’ordine non sa che prima di rispondere da quel preposto ufficio, si riceve un messaggio preregistrato che avvisa di come la chiamata in atto “verrà registrata”!!!
Poco m’importa, mi presento e comunico all’operatore quanto sta accadendo e richiedo urgentemente che venga inviata una pattuglia!!! Mi sento rispondere che forse si tratta di una semplice lite tra ragazzini, ovviamente a quella risposta banale, faccio presente che è stata già chiamata un’ambulanza e che se non s’interviene in maniera celere, qualche altro ragazzo/a sarebbe finito certamente in ospedale.
L’ennesima risposta evasiva mi comunicava che in quel momento le pattuglie erano occupate, ma che avrebbe avvisato i colleghi…
Passano quasi 25 minuti ma non si vede nessuno, anzi no… una pattuglia era passata dinnanzi ma non si era fermata!!!
A quel punto richiamo, mi ripresento e chiedo se egli rappresenti lo stesso operatore con cui poco prima mi ero parlato telefonicamente, mi conferma di essere lui, a quel punto chiedo i motivi per cui non si fosse vista neppure una pattuglia e ricevo la stessa risposta di prima: “sono impegnati e via discorrendo…”.
A questo punto, il sottoscritto richiede a quell’operatore di presentarsi, ovviamente non con il proprio nome e cognome, bensì con il proprio “numero” ed ecco che improvvisamente egli inizia a svincolarsi, dice di non comprendere la mia domanda, anzi mi risponde in maniera altezzosa, quasi che gli avesse dat fastidio quella interlocuzione, e difatti le sue risposte hanno un che di intimidatorio, ed allora a quel punto faccio presente che la chiamata dal sottoscritto non è registrata soltanto da loro, ma che anche il sottoscritto, avendo istallato sul proprio cellulare un software di registrazione, stava di fatto registrando, e quindi preannunciavo che, quanto stava in quel momento accadendo, sarebbe emerso in tutta la sua gravita in tutti i media possibili e immaginabili, tra cui anche il mio blog e ovviamente ciascuno ne avrebbe pagato con le proprie responsabilità, in particolare nel caso in cui quella baraonda generale, fosse degenerata provocando una qualche giovane vittima!!!
Concludo, dopo meno di dieci minuti sono giunte 4 pattuglie, il locale è stato chiuso perché non vi era alcuna sicurezza e migliaia di ragazzi sono stati finalmente fatti allontanare!!!
Cosa voglio dire con questo racconto, che a volte basta un intervento immediato per salvare qualcuno, ma ahimè per riuscirci non basta il solo coraggio di chiamare, ma serve anche molta ostinazione, altrimenti può capitare di non essere ascoltati oppure che quelle nostre richieste siano di fatto ritenute banali o irrilevanti!!!
Ed allora viene da chiedersi: se quella chiamata fosse stata presa sul serio, avrebbe forse salvato Giulia?
Non lo sappiamo e non lo sapremo mai, ma è per questo motivo che diventa fondamentale intervenire quando si vede o si sente qualcosa, perché il silenzio a volte è come quel femminicidio: uccide!!!
Diceva Martin Luther King: ciò che mi spaventa di più non è la violenza dei cattivi, ma è l’indifferenza dei buoni!!!
25 Novembre – Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.
Il nuovo Ddl Rocella “Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica “è composto da 19 articoli, che vanno dalla stretta sui “reati spia”, alla verifica del braccialetto elettronico, all’arresto in flagranza differita ed anche alla formazione di operatori e magistrati.
Ed ancora, nel caso di manomissione del braccialetto, la durata della sorveglianza speciale si estende a quattro anni e se l’uomo violento rifiuta di indossare il braccialetto elettronico, la misura non può essere inferiore ai tre anni.
Ed infine, la formazione, a cominciare dalla famiglie che debbono dimostrare al loro interno di possedere quell’educazione “emotivo-sentimentale”, per poi passare alle scuole medie e superiori, attraverso convegni e uso di ore extra-curriculari, il tutto previo accordo con le famiglie degli studenti.
Da Giulia Donato a Giulia Cecchettin: tutte le vittime di femminicidio nel 2023 in Italia
“Almeno è qualcosa, un piccolo passo, una presa di posizione”!!!
“Un provvedimento inutile, sbagliato, che non tiene conto della realtà”.
Da giorni il dibattito sul decreto presentato come la panacea contro il femminicidio anima la rete tra favorevoli e contrari (quasi sempre sono commenti di donne o associazioni che lottano contro la violenza) anche se, a riproporne l’urgenza e al tempo stesso i limiti, sono arrivati, quasi nelle stesse ore, altri due delitti.
Altre due vittime innocenti che hanno perso la vita solo per aver osato un “no, non voglio più” all’uomo che aveva giurato di amarle e che le voleva a qualunque costo. Senza contare una donna ustionata con l’acido a Genova e altri episodi di violenza che nemmeno trovano spazio sui giornali, piccoli stalker fermati, almeno per il momento. E questo continua a far pensare che ci sia una scollatura profonda tra chi siede in Parlamento e chi tutti i giorni si scontra con questo dramma, siano esse donne alla ricerca di una via d’uscita dalla violenza quotidiana, operatrici, associazioni, esperte, persino poliziotte o persone impegnate tra le forze dell’ordine.
Entrando nel sito del governo per leggere i dodici punti in questione si ha la prima sorpresa (www.interno.gov.it) perché si parla di “decreto sicurezza” e non certo di donne o di femminicidio, come se il complesso rapporto tra i sessi che stiamo vivendo non meritasse una nota a se stante, una presa di posizione precisa, un desiderio reale di cambiamento, ma venga visto solo come una questione di ordine pubblico, da sconfiggere con l’inasprimento delle pene, passando con disinvoltura, nello stesso decreto, dagli stalker ai ladri di rame, dalle truffe on line ai supporter violenti negli stadi.
Il che riporta alla memoria altri tentativi analoghi di repressione come ad esempio l’idea di sconfiggere il terrorismo negli anni di piombo con la Legge Reale, con i risultati che abbiamo visto nella nostra storia recente. Perché è di un cambiamento morale che le donne hanno bisogno, di un’educazione permanente che parta dai bambini e dalle bambine, dalla scuola, dalla costruzione di una rete di appoggio e solidarietà, dalla consapevolezza reale, insita nella coscienza collettiva, che un delitto contro le donne non è un delitto di “serie b”, non può liquidarsi con un “se l’è cercata”, non può essere confinato in un “piano sicurezza”, non può dimenticare le associazioni e i centri anti violenza che hanno il polso del problema e il contatto quotidiano con le donne in fuga e nemmeno ignorare la necessità di nominare un nuovo ministro per le Pari Opportunità, dopo le dimissioni di Josefa Idem. Così il primo pensiero che viene a chi scrive è che, come al solito, si cerchi di speculare sulla pelle delle donne, ottenendo facili consensi e titoloni sui giornali, come spesso avviene quando si parla di questa realtà.
Addossano la colpa a lei. Li ha costretti con il suo comportamento, aveva un amante, era sfuggente, voleva lasciarlo, se ne era andata di casa e via dicendo. Non sono criminali mafiosi, non sono abituati, nella vita quotidiana, a delinquere. Sono persone con un problema psichico, malate della sindrome del possesso, incapaci di gestire un abbandono, di veder messa in dubbio la loro presunta superiorità maschile. Così come chi picchia la propria donna, magari davanti ai bambini (nel caso in cui la famiglia viva ancora sotto lo stesso tetto) o chi la tortura inseguendola fino a rendere la vita di tutti un inferno (nel caso in cui lei stia tentando di ricostruirsi una vita altrove). Questi uomini non guariranno con la bacchetta magica, chi è stato violento una volta lo sarà ancora e non basterà nemmeno il carcere preventivo o l’arresto in fragranza di reato, perché dopo usciranno di galera e ricominceranno. Questi uomini dovrebbero essere allontanati davvero dalle loro vittime, e soprattutto aiutati, curati con una terapia di sostegno, rieducati a vivere. Dovrebbero vedere negli occhi di chi li circonda la riprovazione mentre torturano la ex, sentire che sono dalla parte del torto e che non possiedono il corpo e i pensieri altrui. Una rivoluzione culturale che non può passare certo per l’inasprimento delle pene. Di cui non c’è traccia nel decreto. Dei centri per uomini maltrattanti (una dozzina o poco più in Italia) non c’è parola. Eppure sono loro, gli uomini, che uccidono.
L’altro punto dolente del “piano sicurezza” (segnalato a più voci) è in quell’irrevocabilità della querela che invece viene presentata come un punto di forza, dando per scontato che la donna è un soggetto fragile, incapace di intendere e volere, che va tutelata dal legislatore ma anche e soprattutto da se stessa. Già è gravissima l’idea che si decida contro il suo volere, d’ufficio, ma qualcuno si è chiesto, veramente, perché una donna ritira una denuncia? Non sempre lo fa perché vuole dare una seconda possibilità al suo aguzzino e non riesce a spezzare il legame affettivo che la lega a quest’uomo, l’autonomia emotiva è un percorso complesso, come sappiamo. E di sicuro non torna sui suoi passi perché è una minorata psichica, come sembra pensare il legislatore, la soluzione è molto più complessa, variegata. La ritira anche perché non trova nessuno pronto a sostenerla nella vita quotidiana, nemmeno tra le forze dell’ordine che ancora non sono preparate ad aiutarla concretamente o nelle aule dei Tribunali dove spesso non viene creduta e la violenza pericolosa viene confusa con conflittualità di coppia- se e quando la sua causa viene portata in dibattimento – oppure non ha una casa dove andare o soldi per affrontare l’emergenza, figli a carico cui deve garantire una vita normale. Certo potrebbe anche essere stata minacciata, costretta a questo passo indietro per evitare nuove violenze, come suggerisce il decreto. Ma allora dovrebbe risuonare l’ulteriore campanello d’allarme, prima della prossima domanda. Chi la aiuterà in concreto dopo, quando non potrà ritirare la denuncia ? Dove troverà rifugio? Dove andrà a dormire? Come ricostruirà la sua vita? Le associazioni femminili che da anni conoscono questa realtà andrebbero ascoltate e potenziate, così come i centri antiviolenza, troppo pochi in Italia, con pochi posti letto e ormai quasi senza finanziamenti. Nel decreto a queste strutture c’è solo un vago accenno, così come alla formazione degli operatori, il problema culturale e anche quello emotivo rimangono al limite del testo. Inesistenti.
L’altro passaggio che colpisce è quello sulla “delazione”, ovvero l’ammonimento del Questore, chiamato a prevenire un possibile delitto, privando il presunto aggressore di armi e patente, misura che “può essere applicata anche a seguito dell’intervento delle forze di polizia, senza che ne faccia richiesta la parte lesa, con specifica forma di tutela della riservatezza dell’identità dei soggetti che hanno segnalato i fatti”. Un passaggio pericoloso per molti versi, sia per l’intromissione nelle scelte della donna – e sappiamo quanto è difficile il cammino verso la consapevolezza e l’autonomia- sia per le reazioni che potrebbe avere il presunto maltrattante se e quando tornerà a casa o cercherà la sua compagna. Sarà sempre lei ai suoi occhi la colpevole di essersi confidata con chi poi lo ha denunciato. Sembra quasi di essere tornati ai tempi del proibizionismo, della caccia alle streghe.
C’è da aggiungere che alcuni punti del “piano sicurezza” rappresentano un tentativo interessante di andare oltre, per esempio per quanto riguarda i minori vittime a loro volta di violenza assistita, con l’inasprimento delle pene nei confronti del padre carnefice, o delle donne straniere, tutelate anche se prive del permesso di soggiorno che a quel punto otterrebbero e ancora dell’arresto in flagranza di reato del persecutore o della corsia preferenziale del processo e del patrocinio gratuito per persone in difficoltà economica. Ma ancora una volta bisogna ricordare che si tratta di misure repressive che porteranno solo a una sospensione momentanea del pericolo. Chi aiuterà i bambini e la donna, ad esempio, una volta che è stato allontanato il papà, chi li seguirà per permettere loro di ricostruire una base affettiva e una vita serena? Cosa succederà quando l’aggressore, una volta scarcerato, tornerà in libertà, magari con il desiderio ingigantito dalla prigionia di vendicarsi? Il problema della violenza contro le donne, non ci stancheremo di ripeterlo, non è un problema di ordine pubblico ma culturale, richiede uno sforzo e un impegno congiunto, di tutti, per educare, sensibilizzare, cambiare la mentalità e di conseguenza i comportamenti.
Leggere ancora oggi di una donna costretta da più di sette anni sulla sedia a rotelle per colpa dell’ex (www.https://www.repubblica.it/cronaca/2013/08/14/news/femminicidio_intervista_filomena_de_gennaro-64742614/?ref=HREC1-10) con il paese che attribuisce a lei la colpa di averlo mandato in carcere non fa davvero ben sperare.
Ma è anche da questo che si deve partire o se preferite dalle 84 donne uccise dall’inizio dell’anno in Italia e da tutte quelle che sono in fuga dal loro ex, senza sapere bene cosa accadrà loro domani.
L’articolo è stato ripreso dal sito della psicologa Dott.ssa Roberta Bruzzone: https://robertabruzzone.com/segnaliamo-e-riproduciamo-integralmente-larticolo-relativo-al-decreto-sul-femminicidio-del-telefono-rosa/
Purtroppo dalla pubblicazione di questo post, abbiamo in queste ore letto e ascoltato altre tragiche notizia su vittime di femminicidio, in particolare quella di Giulia Cecchettin, uccisa in maniera disumana, da quel suo ex fidanzato…
Come avevo riportano nel mio precedente post, scrivendo su Castelfiorentino https://nicola-costanzo.blogspot.com/2023/09/castelfiorentino-una-cittadina-che.html, quanto per l’ennesima volta accaduto, dimostra “il fallimento di uno Stato e delle sue Istituzioni che per l’appunto non hanno saputo dettare e quindi obbligare, al rispetto delle regole di civile convivenza”!!!
Auspico quindi che – dopo queste ultime vittime – s’intervenga da quel Parlamento in maniera seria e soprattutto concreta, affinché si ponga la parola fine a questa continua tragedia!!!
Castelfiorentino: una cittadina che ingiustamente non merita di ricevere questo clamore mediatico…
Non solo, trovandomi ad operare su quei pubblici passaggi, ho avuto modo di conoscere parecchie attività commerciali e di conseguenza i suoi titolari, cittadini, che in più di un’occasione si sono dimostrati cortesi, in particolare proprio con gli operatori presenti durante l’esecuzione dei lavori, offrendo loro acqua o caffe…
Come dicevo, frequento la cittadina non solo di giorno ma a volte anche la sera, in particolare durante le giornate estive mi sono ritrovato a cenare in uno dei tanti locali posti nella piazza principale, ed è in quelle circostanze che ho potuto costatare come i suoi residenti abbiano evidenziato – per esperienza posso dire: certamente più di altri – quel senso di amorevolezza, rispetto e soprattutto inclinazione nell’aiutare il prossimo, parlo di chi è in difficoltà, non a parole, ma con fatti concreti, vedasi per l’appunto l’ospitalità rivolta nei confronti dei più deboli…
Ecco perché di tutto avrei voluto scrivere su quella cittadina e sui suoi abitanti che ahimè, proprio in queste ore, sono balzati nelle cronache per vicende che poco o nulla centrano con quel loro essere, ma che purtroppo subiscono – come ormai consuetudine in questo nostro Paese – queste tragiche notizie, che trovano terreno fertile per dare risalto a livello mediatico, dimenticando altre considerazioni che viceversa avrebbero potuto essere ben rappresentate…
L’ennesimo femminicidio che dimostra il fallimento di uno Stato e delle sue istituzioni che per l’appunto non ha saputo dettare e quindi obbligare al rispetto di quelle regole dl civile convivenza…
Ma non solo, parte di colpe vanno ricercate nei rapporti familiari, nelle scuole, in quel loro mancato insegnamento nel rispetto degli altri, come scrivevo ieri, viviamo nel paese dei balocchi, dove ciascuno fa come gli pare, perché l’idea che ormai in molti si sono fatti è che nessuno in questo paese paghi mai per le conseguenze di quanto erroneamente compiuto!!!
Oggi piangiamo l’ennesima vittima di femminicidio, sì… in attesa della prossima, che vedrete – con questo stato di fatto – non tarderà ad arrivare!!!
Nel frattempo tutti noi ci saremo dimenticati di Klodiana, viceversa ricorderemo per molto tempo – a causa dei media e dei social del web – di questa cittadina di Castelfiorentino, che resterà macchiata per lungo tempo – già… come per molti altro luoghi, in cui sono accadute vicende delittuose come questa – pur sapendo ciascuno di noi, di come essa e i suoi cittadini, non abbiano alcuna responsabilità…
25 Novembre… una data importante: rappresenta la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne!!!
La data scelta del 25 Novembre la si deve a tre sorelle (Patria, Minerva e María Teresa Mirabal) passate alla storia on il nome di “Las Mariposas”: le farfalle.
Sfidando gli anni della dittatura, queste tre donne mostrarono il proprio coraggio, lottando in prima persona per i diritti delle donne!!!
Per questo, il 25 novembre del 1960, le tre sorelle dominicane vennero uccise dagli agenti del dittatore Rafael Trujillo, che dopo averle fermate per strada, mentre si recavano in carcere a far visita ai mariti, furono picchiate con bastoni e gettate in un burrone; i loro carnefici cercarono successivamente di far passare quella brutale violenza per un incidente.
Ma tutti compresero che si era trattato di una esecuzione, sapevano quanto fossero attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno e difatti nello stesso anno, proprio a causa di quella loro militanza, erano già state arrestate e incarcerate per alcuni mesi, ma intuendo che nemmeno la carcerazione avesse piegato quel loro fermo carattere, si decise di farle fuori.
Ecco quindi la data del 25 novembre, ma non solo, perché in quello stesso giorno (ma del 1981) fu celebrato il primo “Incontro Internazionale Femminista delle donne latinoamericane e caraibiche”, una data ormai riconosciuta come simbolo.
La violenza sulle donne è un fenomeno sociale gravissimo che bisogna contrastare con tutti i mezzi possibili e non bisogna guardare lontano, ad esempio osservare la violenza in atto che limita i diritti delle donne in Iran, no quanto accade ogni giorno avviene anche tra le nostre mura domestiche, già… in questo nostro Stato che tanto si sente di annoverarsi tra i paesi nel mondo più “civilizzati”!!!
Ci si dimentica che sono già 104 le donne che da inizio anno sono state vittime nel nostro Paese di femminicidio, a dimostrazione che le leggi e quanto messo in atto a contrasto di questa piaga culturale, non siano serviti a nulla!!!
Non capisco: invece di pensare alle donne afgane, perché non ci concentriamo sui continui femminicidi che coinvolgono ogni giorno le nostre donne italiane???
Il nostro paese è veramente assurdo, come d’altronde risultano folli quei suoi governanti e taluni uomini delle istituzioni, a cui si sommano quei media così fortemente “lacchè” che costantemente scodinzolano – come possiamo osservare o leggere in quelle testate – dietro di loro come dei cagnolini…
E quindi eccoli, tutti a gridare quanto sta accadendo in Afganistan, parlano dei rischi che a breve molte donne di quel paese potrebbero subire – legittima preoccupazione di cui anche il sottoscritto si fa portavoce – ma si ha come l’impressione che nel voler giudicare quegli “incivili” estremisti, ci si dimentica di come vengono maltrattate ed ahimè uccise le donne di questo nostro civilizzato Paese!!!
E sì… perché nel dire che gli altri sono barbari, che in quel prediligere una dottrina maschilista che pensa che le donne siano delle schiave e quindi devono rimanere chiuse nelle proprie case come prigioniere e va detto, in questo loro indottrinamento non vi è nulla di espresso dalla religione Islamica, che viceversa proprio su questo tema rispetta ed esalta il ruolo delle donne, bene vorrei chiedere a ciascuno di voi, se l’indignazione generale è quella di obbligare al rispetto gli uomini di quel paese, come mai non ci ribella nel volere libere le nostre donne, di cui molte di esse purtroppo subiscono eguale sorte di quelle afgane???
Già… quante sono le prigioniere nella propria casa???
Schiave dei mariti, ma non solo anche dei genitori, dei suoceri e a volte dei propri figli!!!
Donne che vengono picchiate, torturate, che subiscono costantemente minacce e che non ricevono da questo Stato alcuna protezione, neppure dopo aver denunciato i propri aguzzini!!!
Donne che non trovano alcuna solidarietà neppure dai vicini di casa che preferiscono far finta di non sentire per non restare coinvolti…
Donne violentate, costrette a subire o a soddisfare qualsivoglia perversione sessuale, anche ripugnante… eppure questo è ciò che avviene in molte case italiane!!!
Ma ora tutti pensano alle donne afgane e proprio come quei vicini di casa freddi e indifferenti, ciascuno di loro è insensibile alle urla di quelle donne che dalle mura vicine gridano la propria disperazione e chiedono aiuto…
Ciascuno di loro sente i pianti di quelle donne, dalla più piccola alla più anziana, ma come ignavi non s’intromettono e lasciano che le cosa vadano così, già… come devono andare, d’altronde pensano non sia compito loro fare ne gli sceriffi e neppure i giustizieri…
tra l’altro le nostre donne non hanno neppure bisogno di nascondere i propri visi maltrattati o i solchi procurati da quelle continue lacrime sotto un burqa, già… a differenza di quelle donne afgane che nascondono sotto quell’abito imposto gli abusi subiti, le nostre donne viceversa possono evidenziare a tutti quanto subiscono tutti giorni per colpa dei loro uomini, ma stranamente… nessuno si accorge di loro, perché la maggior parte preferisce girarsi dall’altro lato, anche chi viceversa dovrebbe di fatto provvedere a proteggerle!!!
Ed allora ditemi a cosa serve denunciare, come si può cambiare una situazione come quella a cui assistiamo da anni che vede costantemente in maniera ahimè in modo negativo le protagoniste di quegli abusi, l’esistenza e la vita di donne che sono le nostre madri, sorelle, figlie, nipoti???
Forse una soluzione esiste… ed è proprio la legge coranica a indicarci quale possa essere la strada da percorrere: nel diritto islamico è di fatto accolto il principio dell’occhio per occhio vigente già ai tempi di Maometto.
Noi la conosciamo bene come legge del taglione ed è un principio di diritto che consiste nella possibilità riconosciuta ad una persona – che avesse ricevuto intenzionalmente un danno causato da un’altra persona – di infliggere a quest’ultima un danno eguale ( aggiungerei anche “maggiore” ) all’offesa ricevuta!!!
Certo ora qualcuno potrebbe obiettare che così facendo si diventerebbe barbari come quei soggetti di cui parlavo sopra, ma certamente continuando così, il rischio è quello di vedere aumentare in maniera esponenziale i femminicidi..
Quindi tra il pensare di degenerare a causa di potenziali vendette e il rischio che a dover perdere la vita siano sempre e soltanto le donne… beh, il sottoscritto propende per la prima decisione, anche perché ritengo che così facendo, non solo si rispetterebbe quella giusta legge del contrappasso, ma otterremo definitivamente la sicurezza di giungere fa quella tanto desiderata… “giustizia”!!!
D’altronde non si dice: chi fa per se fa per tre???
Pensavo fosse amore… invece era abuso!!!
A leggere quanto accade ogni giorno, la violenza che viene manifestata nei confronti di tutte le donne si resta senza parole…
Ragazzi adolescenti che uccidono la propria fidanzata… mariti che commettono omicidi nei riguardi della propria consorte di una vita e a volte madre anche dei propri figli!!!
Ma d’altronde qualcosa non va se proprio alcuni giorni fa è stato arrestato un soggetto che dichiarava di voler fare una strage ad una manifestazione di femministe: “Le donne moderne sono senza sentimenti, bambole di carne da sterminare“.
Sono proprio le frasi che sono state intercettate dagli investigatori… un cosiddetto “suprematista” i Savona, che intercettato diceva: “Gli ebrei sono il male primo da eliminare. Gli ebrei sono nati per distruggere l’umanità”. E ancora: “Io una strage la faccio davvero. L’unica cosa da fare è morire combattendo. Ho le armi. Farò Traini 2.0”, l’uomo che nel 2018 sparò in centro a Macerata e ferì 6 persone… meglio morire con onore in uno “school shooting” che vivere una vita di merda. Donne ebree e comuniste sono i nostri nemici!!!
A quasi dieci anni di distanza, quanto scritto dal sottoscritto http://nicola-costanzo.blogspot.com/2012/12/femminicidio.html si va ahimè ripetendo…
C’è un bellissimo libro di cui hanno fatto una trilogia cinematografica: Uomini che odiano le donne!!!
Nel 2013 ho scritto un post a riguardo: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2013/05/uomini-che-odiano-le-donne.html
Ma se poi accade quanto abbiamo visto a dicembre dello scorso anno e cioè che grazie a taluni nostri magistrati è stato ripristinato il “delitto d’onore“… penso che difficilmente risolveremo questo terribile problema – http://nicola-costanzo.blogspot.com/2020/12/femminicidio-no-grazie-ai-nostri.html – e quanto sta ora riacutizzandosi andrà sempre più ad amplificarsi e se non si troverà una soluzione, principalmente culturale e sociale, non vi sarà alcuna norma che potrà contrastare questa terribile violenza esercitata su tutte le donne, anche su quelle che di fatto non l’hanno mai subita, ma che indirettamente ne pagano moralmente tutto il peso!!!
E’ tempo quindi di trovare una soluzione immediata, perché nessuno di noi può ancora pensare di restare immobile!!!
Femminicidio??? No… grazie ai nostri magistrati è stato ripristinato il "delitto d’onore"!!!
Incredibile a dirsi… ma soprattutto a farsi!!!
Sono anni che si prova a dare una svolta a questa forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne, in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale!!!
Già… al solo fine di esercitare quella costante subordinazione, questi individui provano ad annientarne l’identità stessa della propria compagna, la stessa con cui dovrebbero trascorrere i momenti più belli della loro vita e invece, a causa di atteggiamenti “folli” trasformano quel trascorrere insieme in assoggettamento fisico e psicologico, che come abbiamo visto in questi anni, ha portato ahimè alle sevizie, schiavitù o ancor peggio… alla morte!!!
Assolto per “delirio di gelosia“, con questa sentenza si è chiuso il processo davanti alla Corte d’Assise di Brescia a carico di un marito 70enne che un anno fa uccise nel proprio letto la propria moglie…
Assolto perché al momento dell’omicidio era incapace di intendere e volere, causa un totale vizio di mente, certo… una circostanza alquanto ambigua visto che la la donna è stata prima stordita nel sonno con un colpo di mattarello e quindi accoltellata alla gola…
Non so che dire… al sottoscritto sembra nei fatti un’azione premeditata, ma i magistrati hanno dato all’episodio una valutazione diversa… accettando le motivazioni riportare dei consulenti dell’accusa e della difesa che si sono ritrovati d’accordo nel dire che l’uomo era in preda ad un evidente delirio da gelosia, il quale ha stroncato (causa un effetto bipolare), il suo rapporto con la realtà e determinando di fatto, quell’impulso omicida!!!
Cosa aggiungere… ora grazie a questo processo, molte donne sono ora a rischio dei propri compagni, mariti, compagni, amanti, fidanzati e quant’altro… che da un momento all’altro possono trasformarsi – a causa di questo “delirio di gelosia” – in veri e propri aguzzini, sapendo altresì che per grazie alla sentenza formulata ieri, verranno certamente assolti attraverso la formula espressa di incapacità d’intendere e di volere…
Nel nostro Paese è meglio non parlare di giustizia, ma di giudici…
Già… sono questi ultimi che a seconda delle circostanze, dei soggetti incriminati, ma soprattutto degli studi legali chiamati a difesa di questi imputati, condannano o assolvono a seconda dei vari gradi di giudizio, senza alcun apparente senso logico… o quantomeno il sottoscritto, scusatemi, ma non ne trova alcuno!!!
Il Magistrato che preferiva esaminare le corsiste in minigonne e tacchi a spillo!!!
Uomini che odiano le donne…
Se a queste qualità si aggiungono poi, la bellezza e la sensualità, ecco che la paura prevale sulla razionalità, sul buon senso, sul quel rispetto reciproco su cui è principalmente basato un rapporto di coppia e quindi ecco sfociare l’impeto, l’ira, quella furia cieca sottomessa, che adesso si impone con la forza di dominare attraverso il proprio vigore ed impeto, la grazia e la delicatezza del proprio partner…Femminicidio…
Ed è così che Pietro Corsi ( chiamarlo ” Don ” mi fa venire il volta stomaco… ) pubblica nella propria bacheca, quanto egli considera corretto, cioè che il comportamento delle donne, debba passare attraverso una autocritica…, dove le responsabilità di quanto possa avvenire all’interno delle case, delle famiglie, sia da imputare ad entrambi le parti ed in particolare alle donne…
Preferisco quindi l’amore decantato da padre Vito Lombardo, parroco della chiesa di San Lorenzo, che durante l’omelia, ha dichiarato ai propri fedeli presenti, il proprio amore per un ragazza di Marsala, che entro quattro mesi gli darà un figlio…



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