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Certificazioni aziendali: Un doppio filo da tessere.

In un mondo sempre più competitivo, ci troviamo frequentemente di fronte a termini come certificazioni, attestazioni, formazione e qualificazioni. 

Ma ci si chiede: queste etichette attestano davvero la qualità e l’affidabilità di un’impresa, o si trasformano in un semplice strumento di un sistema burocratico parallelo che, nei nostri confini, sembra privilegiare sempre i “soliti noti”?

Le certificazioni sono spesso presentate come garanzia di eccellenza e professionalità, ma quanto realmente influenzano sulla nostra percezione dell’affidabilità di un’azienda? 

È innegabile che alcune di queste certificazioni possano rappresentare un valore aggiunto, dimostrando un impegno concreto verso standard elevati e buone pratiche. Tuttavia, è altrettanto vero che esistono situazioni in cui il processo di ottenimento di tali riconoscimenti diventa un labirinto burocratico, dove ciò che conta non è il merito, ma piuttosto le relazioni.

Spesso, le aziende si ritrovano a investire tempo e risorse per ottenere certificazioni che, nella realtà, non sempre si traducono in un reale miglioramento del servizio o prodotto offerto. 

Ma chi ha davvero accesso a queste opportunità? L’ombra della raccomandazione e del favoritismo si allunga complicando ulteriormente il quadro. Mi chiedo quindi, se stiamo davvero costruendo un’imprenditoria migliore o se, al contrario, stiamo alimentando un ciclo di privilegi che avvantaggia pochi a discapito di molti.

Il cambiamento è possibile? 

Forse… ma è fondamentale promuovere un sistema che valorizzi realmente il merito e la qualità, piuttosto che perpetuare una burocrazia asfissiante e abitualmente clientelare. Solo così potremo garantire che quelle certificazioni diventino uno strumento reale di crescita e innovazione, piuttosto che una semplice formalità.

È tempo quindi di ripensare e ristrutturare un nostro approccio verso quelle certificazioni e/o quella formazione. 

Investire nel talento e nella competenza deve diventare la norma, e non l’eccezione riservata a pochi. 

È giunto il momento di costruire un sistema più equo e, soprattutto, meritocratico! Tuttavia, come spesso sottolineo, puntare sul merito o su una burocrazia efficiente in un Paese dove il clientelismo sembra prevalere non è una sfida semplice. Serve un cambiamento culturale e strutturale profondo per superare queste dinamiche e garantire che le competenze e il valore individuale siano davvero al centro delle nostre istituzioni e della nostra società.

Gli Appalti Pubblici??? Gia… una vera e propria "manna dal cielo"!!!

Gli appalti pubblici sono stati creati dai legislatori come un interesse pubblico… 
Sì… un vero e proprio contratto che lega la pubblica amministrazione ad un soggetto privato, sì… in vari contesti, ad esempio l’esecuzione di lavori, forniture o servizi vari…
Già… mai e poi mai ci si saremmo aspettati che proprio coloro che avrebbero dovuto controllare e quindi, in quanto controllori, avrebbero dovuto verificare che tutto procedesse in maniera corretta, sono stati viceversa i primi ad aver iniziato gli illecitidi cui ormai quotidianamente andiamo leggendo…

Difatti, anche noi siamo diventati esperti, sì… di tutta una serie di parole come corruzione, appropriazione indebita, abuso di potere, favoritismo, concorrenza sleale, concussione, falsificazione, clientelismo e servono a poco le multe inflitte o le condanne di chi si è comportato in maniera colpevole!!!

La circostanza che mi fa più ridere è vedere coloro che auspicano nella giustizia ed in quel risarcimento, ben sapendo che nessuno in questo nostro paese paghi mai per i danni finanziari causati alla pubblica amministrazione e ancor meno hanno effetto l’esclusione di certe imprese dalla partecipazione alle gare d’appalto per un periodo determinato o l’eventuale revoca di quello stesso appalto per essere stata in flagrante violazione delle normative previste, per poi scoprire successivamente come la pubblica amministrazione abbia assegnato ad altra impresa quello stesso appalto, la stessa che ha poi evidenziato esser peggiore della precedente formalmente  esclusa.

La verità è che questo Paese manca di trasparenza e la corruzione e l’illegalità rappresentano fenomeni talmente diffusi che fanno parte ormai della quotidianità e difatti la lista dei funzionari infedeli è talmente lunga dal rappresentare una vera e propria organizzazione, la stessa che si autoalimenta attraverso tangenti e/o favori illeciti, per ottenere costantemente vantaggi personali…

Ma tanto a nessuno interessa ciò e difatti questo cancro cresce e si riperquotendo in maniera negativa in ciascuno aspetto della vita società, ma non solo, anche nell’economia e nello stesso mercato del lavoro, completamente infettato da una concorrenza sleale e da un clientelismo provocato dalla politica e dalla criminalità organizzata!!!

Nei miei connazionali manca totalmente quella necessaria fiducia per la legalità e difatti si è indebolita l’aspettativa che si aveva nelle istituzioni, condizione necessaria per affrontare in maniera consapevole le conseguenze provocate da quegli illeciti!!!

E’ fondamentale quindi liberarci da questo marcio adottando un approccio rigoroso nella gestione degli appalti con criteri di selezione chiari che implementino ancor più le regole e soprattutto i principi di legalità posti attualmente in atto attraverso quei controlli mirati ben conosciuti con il nome di “whitelist”, gli stessi però che ahimè… vengono abitualmente bypassati!!!

Affinchè quindi si possano prevenire e riconoscere eventuali comportamenti illegali c’è bisogno di tutti, in particolare di una totale collaborazione tra le autorità di controllo, le amministrazioni pubbliche e le imprese, al fine di rafforzare quella necessaria trasparenza, contruibuendo così all’integrità di questo settore degli appalti pubblici, ridotto ormai a vero e proprio “bancomat”, sì… di tutte quelle imprese formalmente “controllate”, già… da chi sappiamo!!!