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Altro che James Bond: la mafia non ha bisogno di "auto subacquee", quando ha il porto di Catania!

Altro che James Bond, 007, auto trasformabili in sottomarini, la droga entrava nell’isola dal Porto di Catania!

Secondo le indagini e quanto rivelato da alcuni affiliati dei clan mafiosi, e a conferma di quanto avevo riportato quest’anno nel mio post intitolato “Droga a quintali in Sicilia: il controllo del territorio che non c’è!” al link https://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/04/droga-quintali-in-sicilia-il-controllo.html a cui faceva seguito un altro post dello scorso anno intitolato “Controllo del territorio in Sicilia??? Manca – secondo il sottoscritto – un serio coordinamento!!!” al link https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/01/controllo-del-territorio-in-sicilia.html ecco che arriva – ahimè – l’ennesima dimostrazione, sì… di quanto i controlli siano spesso un’illusione, una fragile cortina dietro cui si muovono interessi ben più concreti e soprattutto più sporchi.

Perché la mafia non ha bisogno di gadget fantasiosi o di operazioni degne di uno spy movie quando può contare sulla complicità di chi quelle strutture le gestisce davvero, sui silenzi di chi sa e non parla, sulle porte lasciate aperte da chi avrebbe il dovere di vigilare, e allora viene in mente quella frase di Falcone, “dove c’è la natura umana c’è rischio di corruzione“!

Perché è proprio questo il punto, non servono minacce o intimidazioni quando basta un vantaggio, una raccomandazione, un tornaconto personale per far sì che tutto scorra liscio, come l’acqua tra le fessure di un molo, come la cocaina che arriva dal Sud America e passa indisturbata tra container e documenti falsificati, con la regia di chi lavora dentro quel porto e sa esattamente come evitare i controlli…

Già… come cambiare telefono prima che qualcuno possa intercettare, come usare auto intestate ad altri per non lasciare tracce, perché il vero potere della mafia non sta nella violenza ma nella capacità di infiltrarsi nel quotidiano, di normalizzare l’illecito, di far sembrare inevitabile quello che invece è solo il frutto marcio di una società che troppo spesso abbassa la testa e accetta!

Non importa che si tratti di un impiegato che chiude un occhio, di un professionista che sistema le carte, di un cittadino che preferisce non vedere, l’importante è che il sistema regga ai controlli, non grazie alla paura ma grazie alla connivenza, alla rassegnazione, a quella mentalità per cui “tanto è sempre stato così“…

E così, mentre le indagini della Guardia di Finanza portano alla luce arresti e sequestri, milioni di euro e chili di droga, la domanda vera che dovremmo porci è: quanti altri porti funzionano così? Quanti altri traffici scorrono indisturbati? Quanta altra cocaina arriverà prima che qualcuno decida davvero di cambiare le cose? 

Perché la mafia non è un mostro lontano, è qui, tra noi, nelle piccole cose che accettiamo, nelle complicità che non denunciamo, nell’indifferenza che ci rende complici, e forse è proprio questo il vero male, più della droga, più dei soldi sporchi, più delle pistole, quel silenzio che uccide ogni speranza di giustizia.

Mi viene da piangere per il Procuratore Gratteri…

Non so voi, ma ogni volta che vedo in TV o leggo un articolo sul mio omonimo, il Procuratore Nazionale Nicola Gratteri, mi vien da piangere…

L’altra sera l’ho rivisto su La7 da Lilli Gruber, e ancora una volta ho provato un senso di amarezza profonda.

Penso a chi dedica la propria vita a questo Paese, rischiando tutto, e a chi invece non ha mai mosso un dito, anzi, fa carriera restando nell’ombra, seduto dietro una scrivania.

È così che funziona qui, ed è così che continuerà finché il sistema clientelare e giudiziario resterà colluso, legato a quelle correnti politiche che decidono chi deve avanzare senza merito e chi, invece – come Gratteri – deve essere ostacolato, quasi esiliato, solo perché fa bene il proprio lavoro.

Mi torna in mente la vicenda di Giovanni Falcone, ostacolato nella sua nomina a Consigliere Istruttore del Tribunale di Palermo. Oggi la storia si ripete con Gratteri, escluso dalla Procura Nazionale Antimafia perché non allineato a certe logiche di potere. Lo aveva già previsto, tanto da dichiarare in un’intervista: “Io lo sapevo, ma ho scelto di non iscrivermi a nessuna corrente. Non conosco nemmeno il 50% dei membri del CSM, non li riconoscerei per strada, perché non li frequento“.

Qualcuno ha deciso di sbarrargli la strada. Forse perché ha indagato troppo, su mafia, ‘ndrangheta, camorra… certamente più di tutti loro messi insieme. E questo ha dato fastidio.

Ora, da Procuratore di Napoli, si ritrova sotto attacco: un’inchiesta si sgretola, i reati vanno in prescrizione, le accuse si rivelano inconsistenti, il processo si chiude nel nulla. Con un costo umano, politico e istituzionale, altissimo.

E allora sì, mi viene da piangere. Perché vedo il silenzio della stampa – e chissà, magari qualcuno sotto sotto ride pure. Perché nessuno lo difende???

Certo, Gratteri è un uomo, può sbagliare. Uno, due, tre, quattro, cinque volte.

Ma finché continuerà a indagare con onestà, senza piegarsi a pressioni o interessi di parte, resterà una delle poche figure di cui questo Paese può ancora fidarsi. Ed io, pur comprendendo talune critiche giuste e forse anche costruttive, beh… come dicevo, preferisco sempre un magistrato che, ogni tanto, possa commettere un errore piuttosto che uno che non sbaglia mai… perché in malafede.

Ingroia accusa Pignatone: “Era in rapporti con i boss della mafia”!!!

Ormai non mi soprende più nulla…

Già… anche leggere notizie come quella pubblicata dal quotidiano “Il Giornale” non suscità nel sottoscritto alcun disappunto…

Sì… perché in un qualche modo, quanto sta andando in questo epriodo emergendo, rappresenta ciò che da sempre il sottoscritto ha riportato in questo blog, in particolare quando ho raccontato su collusioni e insabbiamenti, vergognosamente compiuti da uno Stato indegno, attraverso quei suoi referenti, gli stessi che hanno permesso di fatto che quelle circostanze abiette potessero compiersi e la situazione assurda che molti di essi, ahimè ancora seduti lì, già in quelle poltrone istituzionali!!!

Ed allora leggiamo cosa racconta l’ex procuratore Antonio Ingroia: «Giovanni Brusca mi disse che il dottor Pignatone era in rapporti con uomini di mafia di peso, che era disponibile verso Cosa Nostra. Disse che lo aveva saputo da Totò Riina. Trasmettemmo i verbali alla procura di Caltanissetta dove vennero archiviati».

Se c’erano ancora dei dubbi sulla virulenza dell’uragano che sta scuotendo la magistratura intorno al «caso Pignatone», a fugarli arrivano le dichiarazioni di un ex pubblico ministero che è stato anche lui un’icona dell’Antimafia, fino allo sfortunato sbarco in politica. 

Ingroia era in Procura a Palermo, era con Paolo Borsellino a Marsala. Conosce bene sia Pignatone che il suo vice Gioacchino Natoli, magistrati di punta dell’antimafia a Palermo. E che entrambi siano sotto inchiesta per favoreggiamento alla mafia sembra non stupirlo affatto. Soprattutto per quanto riguarda Pignatone, «che come magistrato era l’antitesi di Giovanni Falcone, che lo osteggiò in ogni modo, e che paradossalmente è stato raccontato per decenni dai giornaloni come l’erede di Falcone».

Pignatone – che da Palermo è approdato prima a Reggio Calabria e poi a Roma, e che oggi presiede il tribunale del Vaticano – è indagato per avere aiutato Cosa Nostra e il gruppo Ferruzzi, quello di Raul Gardini, a insabbiare l’indagine dei carabinieri del Ros su «Mafia Appalti», quella che svelava i rapporti dei clan corleonesi con la grande azienda del nord. Fu quella inchiesta il movente della morte di Paolo Borsellino, che avrebbe voluto portarla avanti. E a voler affossare l’inchiesta a tutti costi fu il procuratore di Palermo, Pietro Giammanco, di cui nel 1992 Pignatone era il collaboratore più fidato.

Non fu, dice Ingroia, un semplice errore di valutazione. Il problema è che Giuseppe Pignatone di quella indagine non avrebbe dovuto occuparsi perché toccava direttamente la sua famiglia. «L’indagine – spiega Ingroia – riguardava imprenditori mafiosi che avevano avuto a che fare direttamente con suo padre. Il padre di Pignatone era un ras della politica siciliana, un uomo vicino a Salvo Lima e quindi alla corrente andreottiana. Nelle carte che mandammo senza risultato a Caltanissetta c’era anche la storia degli appartamenti che i costruttori mafiosi oggetto dell’inchiesta Mafia-Appalti avevano venduto a prezzi ridottissimi, sostanzialmente regalati, alla famiglia Pignatone. Tra questi c’era quello di cui godeva il dottor Pignatone e dove credo abiti tuttora».

È lì, in questo incredibile coacervo di interessi mafiosi, imprenditoriali e giudiziari che ora – con la fatica dei trent’anni trascorsi – i nuovi capi della procura di Caltanissetta cercano la spiegazione della strage di via d’Amelio. Ingroia, va ricordato, la spiegazione l’aveva cercata da tutt’altra parte, nella inesistente trattativa tra Stato e Mafia, indagando Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e i carabinieri del Ros. E nonostante le assoluzioni in massa dei suoi indagati non demorde, «può darsi che ci sia stata una convergenza di moventi» nell’uccisione di Borsellino. Ma che il vero segreto custodito da Falcone portasse verso Raul Gardini e non a Berlusconi, ora ne è certo anche lui: «Quando Giovanni disse adesso la mafia investe in Borsa” parlava del gruppo Ferruzzi».

Anche Ingroia trova sconcertante che Pignatone, convocato dai pm di Caltanissetta, si sia rifiutato di rispondere, e ancora più sconcertante che continui a presiedere il tribunale vaticano, «si sono dimessi ministri per molto meno». Ma è contento che la congiura del silenzio stia schiantandosi.

E che magari si trovi un perché ad altri misteri di quegli anni: «Quando arrivò una segnalazione che sarebbero stati uccisi Antonio Di Pietro e Paolo Borsellino, Di Pietro venne prelevato dai servizi e portato al sicuro in Costarica. Borsellino invece non venne nemmeno avvisato, e lo lasciarono a Palermo in pasto ai suoi carnefici. Perché?».

Borsellino: sul rapporto mafia e appalti non me la raccontate giusta”.

“Sono passati trentadue anni, ma lo ricordo come fosse ieri” a riportato Antonio Ingroia, all’epoca sostituto procuratore a Palermo.

Al termine di una movimentata riunione nella stanza del procuratore Giammanco, Paolo Borsellino si avvicinò a Guido Lo Forte e Giuseppe Pignatone, disse: “Voi due non me la raccontate giusta sul dossier mafia e appalti»!!!
L’ex magistrato, stretto collaboratore del giudice ucciso il 19 luglio 1992, ha raccontato il clima all’interno della procura di Palermo diretta da Pietro Giammanco. “Lui e i suoi fedelissimi misero Borsellino in un angolo”…
E loro cosa risposero?

«Fecero un sorriso e si allontanarono».

Quando si tenne quella riunione?

«Giammanco l’aveva convocata per il 14 luglio, dopo le polemiche seguite alla pubblicazione di stralci del diario di Falcone, in cui si parlava della difficoltà di lavorare alla procura di Palermo».

Che cosa si disse in quell’incontro?

«Si fece il punto su diverse indagini, ma su quella riunione ho ricordi sbiaditi. La collega Antonella Consiglio raccontò qualche settimana dopo al Csm che Borsellino espresse un certo dissenso: lamentava che alcuni atti della procura di Marsala non erano stati acquisiti nel fascicolo su Angelo Siino».

Anche a Marsala vi eravate occupati di mafia e appalti?

«Dopo aver ricevuto il rapporto del Ros, Giammanco aveva fatto una sorta di spezzatino, inviandoci uno stralcio che riguardava il porto di Pantelleria. Il procuratore Borsellino aveva incaricato me di occuparmene, arrivammo ad arrestare il sindaco. Ricordo pure che eravamo stati a Palermo per parlare di alcuni aspetti dell’indagine con Giammanco».

Quando avvenne?

«Paolo era ancora il procuratore di Marsala, erano i giorni in cui stava meditando di fare domanda per ricoprire la funzione di procuratore aggiunto a Palermo, incarico che poi iniziò nel settembre 1991».

Cosa accadde in quest’altra riunione con Giammanco?

«Ricordo che nella stanza c’erano i colleghi Lo Forte e Pignatone, i più fedeli collaboratori di Giammanco. Parlammo dello stralcio di mafia e appalti che ci avevano inviato, ma Paolo lanciò anche una battuta a Giammanco: “Se faccio domanda a Palermo come procuratore aggiunto mi metti a occuparmi di esecuzioni in un sottoscala?”. 
Giammanco sorrise, disse che gli avrebbe dato la delega a seguire le indagini di mafia su Trapani e Agrigento. 
Tornando a Marsala, Paolo mi disse: “Questi qui cercheranno di mettermi in un angolo”. 
Ma fece comunque domanda per Palermo».

Aveva visto giusto Borsellino, si trovò presto isolato all’interno della procura di Giammanco.

«Dopo il delitto Lima, Falcone e Borsellino compresero che era accaduta una cosa epocale. Borsellino voleva indagare sulle dinamiche mafiose di Palermo e anche sull’omicidio dell’europarlamentare Dc, ma Giammanco glielo negò. 
Borsellino voleva anche andare negli Stati Uniti per interrogare Buscetta: pure questo Giammanco impedì. 
Il procuratore arrivò a nascondergli la notizia del pentimento di Gaspare Mutolo!!!

Inizialmente, chi era stato incaricato di interrogare quel collaboratore così importante?

«Aliquò, Lo Forte e anche Natoli, che all’epoca era vicino agli uomini di Giammanco, pure avendo trascorso un periodo importante all’ufficio istruzione di Falcone e Borsellino».

In quello che abbiamo dei diari di Falcone, ci sono molti riferimenti all’isolamento all’interno della procura di Giammanco. 

Cosa le disse Paolo Borsellino al proposito?

«Paolo era convinto che dietro ogni annotazione potesse nascondersi uno spunto importante per comprendere la causale della strage di Capaci. Per questo voleva indagare a fondo su ogni spunto».

Sono trascorsi trentadue anni, i reati contestati dalla procura di Caltanissetta sono tutti prescritti, è il segno che una verità processuale su quella stagione non potrà mai più esserci?

«Una verità processuale forse non potrà esserci, è vero, ma sono doverosi gli approfondimenti che la magistratura continua a fare su un periodo storico ancora carico di misteri.

Certo, per questo tipo di ricerche, forse la sede più adeguata dovrebbe essere quella di una commissione parlamentare d’inchiesta, ma nel nostro paese i veti incrociati della politica e le contrapposte “tifoserie” hanno sempre bloccato il lavoro delle commissioni.

Dunque, ben vengano le indagini della magistratura. E mi aspetterei che ci fosse collaborazione da parte di tutti».

A chi si riferisce?

«Mi ha colpito il silenzio di Natoli e Pignatone quando sono stati convocati per l’interrogatorio. 

Ovviamente, era un loro diritto tacere, ma quando ad essere interrogati sono personaggi pubblici, questi dovrebbero rendere conto alla collettività.

Così, ci siamo ritrovati a criticare Silvio Berlusconi, quando si è avvalso della facoltà di non rispondere al processo Dell’Utri.

Certi silenzi agli occhi dei cittadini appaiono ancor più pesanti»!!!

Se volete approfondire l’argomento vi consiglio post intitolato: Il Rapporto Mafia&Appalti e l’eliminazione del dottor Paolo Borsellino – link https://progettosanfrancesco.it/2023/07/13/il-rapporto-mafiaappalti-e-leliminazione-del-dottor-paolo-borsellino/ 

L’ex procuratore Pignatone indagato a Caltanissetta per favoreggiamento alla mafia!!!

L’ex procuratore Pignatone ora indagato per favoreggiamento ha dichiarato: Dimostrerò la mia innocenza.

Sembra dalle accuse che l’ex magistrato abbia insabbiato le indagini del 1992 sui rapporti tra esponenti di Cosa Nostra e il gruppo guidato da Raul Gardini. 

Sono indagati insieme ad egli l’ex pm Natoli (che ha fatto parte del pool di Falcone e Borsellino) e il generale della Guardia di Finanza Screpanti

Certo che questa vicende su mafia e appalti sembrano non trovare mai soluzione o quantomeno ogni qualvolta sembra esser giunti ad una soluzione, ecco che improvvisamente si torna indietro, già… come in quel gioco dell’oca!!!

La nuova accusa è di favoreggiamento alla mafia e difatti il magistrato nella giornata di ieri si è presentato al palazzo di Giustizia di Caltanissetta per essere interrogato: «Ho dichiarato la mia innocenza in ordine al reato di favoreggiamento aggravato ipotizzato e mi riprometto di contribuire, nei limiti delle mie possibilità, allo sforzo investigativo della Procura di Caltanissetta».

Secondo la procura sembrerebbe che l’ex procuratore possa aver avuto un ruolo – in concorso con gli altri due indagati e con l’allora procuratore Pietro Giammanco (deceduto nel 2018) – nell’insabbiamento delle indagini su mafia e appalti, su cui Paolo Borsellino iniziò a lavorare nel 1992 dopo la morte di Giovanni Falcone. 

In particolare sono i presunti rapporti tra i mafiosi Buscemi e Bonura ed il gruppo guidato da Raul Gardini ad interessare oggi la procura nazionale di Caltanissetta, ma non solo si sospetta anche che gli indagati abbiano insabbiato un’indagine della procura di Palermo di cui si chiese l’archiviazione. 

Certamente una situazione difficile quella che negli ultimi anni ha colpito gran parte della magistratura e soprattutto taluni suoi referenti ed in ciò, anche noi semplici cittadini troviamo alquanto difficile comprendere ciò che è reale da quanto rappresenta una finzione, già… fin dove possiamo fidarci di questo Stato e soprattutto di quegli individui posti lì a rappresentare la giustizia e quindi a fare in modo che le inchieste giudiziarie giungano ad un soluzione senza dimostrarsi ogni giorno che passa farlocche o quantomeno compromesse!!!

Sì ditemi… dove sta la verità, perché mi sembra di esser come nella foto allegata!!! 

Conosco a fondo l’anima siciliana. Da una inflessione di voce, da una strizzatina d’occhi capisco molto più che da lunghi discorsi…

Scriveva il giudice Falcone: “Fin da bambino avevo respirato aria di mafia, violenza, estorsioni, assassinii… Sono nato nello stesso quartiere di molti di loro. Conosco a fondo l’anima siciliana. Da una inflessione di voce, da una strizzatina d’occhi capisco molto più che da lunghi discorsi”.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nascono entrambi a Palermo, Falcone il 20 maggio del 1939, mentre Borsellino il 19 gennaio 1940. 

Un destino che sembra accomunarli fin dalla nascita, difatti le loro case distano soltanto pochi passi da Piazza Magione, il quartiere popolare della “Kalsa”, i cui palazzi verranno sventrati prima dai bombardamenti degli Alleati e quindi dalla speculazione edilizia.

Giovanni è figlio di Arturo Falcone, direttore del Laboratorio chimico provinciale, e di Luisa Bentivegna; è il terzogenito dopo le sorelle Anna e Maria. Evidenzia sin da subito di essere un ragazzo studioso, frequentando con ottimi risultati prima il Convitto Nazionale, una delle scuole più rigorose di Palermo, e poi il liceo “Umberto I”. Come tutti i ragazzi della sua età ama il mare, lo sport, pratica canottaggio a livello agonistico.

Paolo invece e figlio del farmacista Diego Borsellino e di Maria Lepanto; è il secondo di quattro figli, Adele, la più grande, il fratello minore Salvatore e l’ultimogenita Rita. Ha un carattere gioviale e scherzoso, in famiglia lo descrivono come una “piccola peste”. Anche lui ha un ottimo rendimento scolastico al Liceo classico Meli, dove si diploma nel giugno del ‘58 con 8 in tutte le materie e 9 in greco.

Piazza Magione rappresenta il luogo della loro infanzia e dell’adolescenza di quei due futuri magistrati.

Nell’oratorio della chiesa di San Francesco, Giovanni e Paolo si troveranno a giocare anche con alcuni ragazzi di quel quartiere, gli stessi che anni dopo inquisiranno come “affiliati” a Cosa Nostra.

“Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non mi piace per poterlo cambiare”: così scriveva Paolo Borsellino.

Ma quanto è difficile amare qualcosa che non vuole cambiare, difatti, non c’è peggio che essere incompreso da coloro stessi che amiamo, già… è il calice amaro, la croce della nostra vita. Forse è per questo motivo che quei due uomini conservano sulle loro labbra quel sorriso doloroso e triste che tanto ci meraviglia…

Due eroi, che non volevano esserlo; lo stesso Falcone quando intervistato dichiarava: “Non sono Robin Hood nè un kamikaze e tantomeno un trappista. Sono Semplicemente un servitore dello Stato in terra “infedelium”.

Già… una terra ostile, la stessa che non li ha saputi difendere e neppure onorare, quantomeno per come avrebbero meritato, viceversa abbiamo potuto vedere come quegli apprezzamenti siano stati rivolti a coloro che viceversa hanno “……..”, lasciamo perdere, già… come dice spesso mia moglie: “stendiamo un velo pietoso“!!! 

Il sottoscritto, quando pensa ad entrambi, li vede lì passeggiare insieme, scherzare, già… come quando erano adolescenti, ancora insieme a ridere, d’altronde si dice che il carattere di un uomo è formato dalle persone con cui si è scelto di vivere e loro avevano deciso sin dal primo incontro, di convivere per sempre insieme…

Auspico che l’incarico per la procura di Napoli, venga dato al procuratore della DDA di Catanzaro: Nicola Gratteri.

Il procuratore della DDA di Catanzaro (in corsa per la procura di Napoli), ha parlato del suo futuro professionale e della Procura di Napoli che è senza un capo da oltre un anno. 

Entro la terza settimana di settembre, il Csm dovrà sciogliere la riserva. “Avrei voluto finire la mia carriera a Catanzaro, ma ho fatto domanda perché non potevo restare di più“, racconta il magistrato antimafia…

Mi dispiace dirlo, ma appena ascoltata la notizia ho avvertito un magone, già come se qualcosa potrebbe non andare per il verso giusto e difatti dopo pochi minuti ho ripensato a quando un suo illustre predecessore e collega, il giudice Falcone, non venne scelto per guidare l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, incarico che come ben sappiamo venne dato ad  Antonino Meli, lo stesso che poi procederà a smantellare il “pool antimafia”, ma non solo, Giovanni Falcone come sappiamo venne quindi attaccato non solo da alcuni politici, ma anche da suoi colleghi e persino da molti intellettuali… 

Gli stessi che lo hanno delegittimato e soprattutto calunniato e che proveranno in tutti i modi ad isolarlo, affinché la mafia lo potesse eliminare, cosa che difatti accade, prima fallendo l’attentato all’Addaura ma poi ahimè riuscendoci in località Capaci, grazie anche al sostegno dei servizi deviati e di quanti allora e ancora oggi, sono riusciti a rimanere celati nell’ombra…

Nicola Gratteri è insieme a qualche suo valido collega, uno dei più profondi conoscitori dei fenomeni mafiosi, in particolare di quello ‘ndranghetista, ed è grazie all’esperienza acquisita sul campo, in quella sua lunga attività giudiziaria, che può considerarsi tra le figure più autorevoli per quell’incarico!!!

Peraltro, la sua professionalità e soprattutto l’integrità morale che lo contraddistinguono, lo pongono oggi come uno dei magistrati tecnicamente più qualificati ad assumere quella carica presso la Procura di Napoli (ma potrei aggiungere anche molto di più, se non fosse che nel nostro paese, vanno avanti solo raccomandati e lacchè…), un incarico che se gli sarà offerto, sono certo che porterà a raggiungere risultati mai visti e necessari per contrastare quel fenomeno presente mafioso/camorristico, che da anni tiene sotto scacco tutta la regione Campania e non solo…

Avverto il disgusto dei giudici Falcone e Borsellino, nel vedere da lassù certi atteggiamenti compiuti da quei loro colleghi…

Certo, a sentire certe notizie vien da pensare…

Ora, che i magistrati debbano anch’essi avere un momento per trascorrere le proprie vacanze è cosa naturale e indiscussa, in particolare dopo essere stati sottoposti per un anno intero, ai forti carichi di lavoro che come ben sappiamo, sono sempre più in aumento presso le sedi dei nostri Tribunali…

Qualcuno, certamente più interessato a non farsi i caz… propri, potrebbe anche chiedersi dove qualcuno di essi passi le proprie vacanze, come se conoscerne i possibili luoghi, possa determinare in essi un qualche fascino…  

Però, se da quella curiosa indagine emerge che un giornalista, precisamente del quotidiano “Il Giornale”, scopre come alcuni di essi abbiano trascorso la propria villeggiatura in uno e più esclusivi resort praticamente gratis o per essere più precisi al modico prezzo di 7 euro al giorno, qualche riflessione morale su quel comportamento viene spontaneo farla… 

E sì… perché se il problema fosse dipeso dalla esigua disponibilità economica che viene concessa – per quel suo incarico – al magistrato, se si evidenziasse che quel compenso sia di per se irrisorio, allora certamente un eventuale benefit, costituito ad esempio da una villeggiatura gratis, non comporterebbe alcun problema… 

Ma visto che le cose non stanno così e considerata per l’appunto la loro posizione sociale, certamente per sua natura complessa e soprattutto sopra le parti, ecco questa loro condizione, avrebbe dovuto consigliare a non accettare alcuna forma di regalia, in particolare questa ora emersa che evidenzia in se, qualcosa d’imbarazzante… 

Il quotidiano tra l’altro ci fa sapere che non esiste solo Pianosa a disposizione dei magistrati, ma anche Is Arenas in Sardegna, Merano, Corvara, Selva di val Gardena e altre mete turistiche importanti… e questa volta, non sono – come solitamente avviene – i nostri politici a godere di quei privilegiati posti da sogno, tra l’altro permettetemi di ricordare, inaccessibili a chiunque, ma per l’appunto, alcuni magistrati!!!

Ecco perché ho pensato per un momento a quei nostri giudici illustri, vittime della mafia, a cosa starebbero pensando da lassù osservando ahimè quanto accade quaggiù… 

Naturalmente nessuno di noi sta urlando a chissà quale scandalo o come accade in questo nostro paese fare in modo che si sia inizio ad una inchiesta giudiziaria; ripeto… nessuno pensa che farsi una vacanza gratis sia un reato, ma certamente la figura di magistrato che possa accettare una tale situazione fa venire a noi semplici cittadini dei dubbi, ad esempio uno di questi è quello che un domani il favore ricevuto, possa venir contraccambiato… 

Non sarà così, ma sorge spontanea una domanda: perché porsi sotto quelle imbarazzanti condizioni???

Sì… nulla a che trattasi di una condizione ricattatoria, ma il fatto stesso che la notizia sia uscita nei giornali e nel web, fa quantomeno comprendere che l’azione in se, non possa considerarsi onorevole (certamente non è qualcosa di cui andar fieri) e credo che sia merito di quella toga, se oggi quei loro nomi non siano stati pubblicati, anche perché osservando quanto accade nei social, non vorrei esser al loro posto e finire in quel pubblico ludibrio!!! 

Difatti, a dimostrazione proprio di quanto appena detto, mi permetto di concludere con una frase riportata su una nota testata web che riprende per l’appunto l’inchiesta de “Il Giornale”: “Ma d’altronde è così da un pezzo. Nel Csm-gate rivelato da Sallusti e Palamara c’erano magistrati che raccomandavano fratelli agli esami da magistrato e chiedevano biglietti a scrocco allo stadio, ovviamente in tribuna autorità mica in curva. Ora possono sciare e fare il bagno quasi gratis mentre noi paghiamo 50 euro al giorno d’ombrellone. A me va bene, a chi ha additato altri come privilegiati per anni non dovrebbe. Ma la coerenza non è uguale per tutti, un po’ come la legge amministrata dai magistrati”.

Strage Borsellino, sembra ieri, ma sono passati 31 anni eppure nulla d’allora è cambiato!!!

Sono anni che scrivo su quella strage, oggi viceversa voglio condividere un video https://fb.watch/lTuXr4aq90/ ricevuto e nel contempo mi permetto di pubblicare i commenti che due miei cari amici hanno scritto:

Andrea Piazza (fratello di Emanuele Piazza, poliziotto e agente segreto italiano, assassinato nel 1990 ad opera di Cosa nostra):

Un servizio coinvolgente che, non si limita a narrare le tragedie delle tante persone cadute sotto i colpi della mafia, ma altresì a trasmettere lo stato di ansia di coloro che per mestiere decidono di tutelare la sicurezza altrui a costo della propria vita.

Romj Crocitti:

Ascoltare e vedere questo filmato suscita – ha chi possiede una anima sensibile – una grande emozione…

D’altronde, solo chi ha profondamente una abnegazione per la legalità può comprendere il perché questi uomini “comuni”, siano diventati degli eroi….

Ma poi penso a quanta ipocrisia quella strage conduce, a quanta gente durante quelle commemorazioni si riempie la bocca parlando di “legalità” che poi non mette mai in pratica….

Oggi tutti pubblicano foto, ricordi di questi eroi, dimenticano però che le commemorazioni sono sterili se poi non si mettono in pratica le azioni!!!

E’ aberrante vedere l’uso improprio che si fa delle foto di Borsellino ed anche del collega Falcone per mano di chi continua a foraggiare quel sistema di potere,  del male. 

Caro Andrea Piazza tu conosci la situazione in cui mi trovo, adesso sempre più difficile , ma diffido chiunque fin da oggi a commemorarmi…

Perché ora avevo bisogno adesso dell’aiuto dello Stato e non di una giustizia che sembra un puzzle da comporre…

Ed è per questi motivi che non tutti possono sentire le giuste vibrazioni e si comportano come i coccodrilli che mangiano i loro figli per poi piangere….

Essere vigliacchi equivale ad essere farabutti ed io ho deciso di non essere entrambi. 

La partita sarà vinta dallo stato solo quando si darà spazio ad eroi vivi non commemorando solo i morti.

“Bisogna imparare il gusto della legalità e il rispetto della legge” diceva Paolo Borsellino …..si vince solo applicando nel quotidiano questo concetto dico io.

Concluso con un mio post intitolato “Falcone e Borsellino non possono essere celebrati da chi convive con i collusi!!!”: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2023/05/falcone-e-borsellino-non-possono-essere.html

Vabbè… passi pure il "Funerale di Stato, ma per favore, il lutto Nazionale: neppure per Falcone e Borsellino è stato proclamato!!!

Solo per la morte di alcuni Presidenti della Repubblica come Giovanni Leone o Carlo Azeglio Ciampi, ed anche per la scomparsa di Papa Giovanni Paolo II, cui è seguito il ricordo delle vittime della strage di Nassiriya o di taluni disastri naturali è stato proclamato il lutto nazionale, ed ora per la prima volta, un ex premier, Silvio Berlusconi, non quindi un capo del Quirinale, è stata presa questa decisione incomprensibile…

Ma d’altronde cosa dire, viviamo nel periodo dei social, delle fake news, del protagonismo, delle c… e come sappiamo nel nostro paese di c… se ne fanno tante, mi dispiace viceversa per quanti certamente avrebbero meritato quel lutto nazionale, mi riferisco a chi – con la propria vita – ha donato se stesso per questa patria!!!

Ma ahimè, per loro non è stato proclamato alcun lutto nazionale, loro veri eroi, magistrati, uomini delle Istituzioni, militari, ma anche semplici cittadini comuni, per loro, che tanto hanno fatto per la democrazia di questo Paese… nulla, si qualche foto appesa in qualche qualche ufficio, ma poi per il resto NULLA!!!

Che schifo… oggi non mi sento Italiano, mi vergogno di esserlo, vorrei scomparire, andare via… già il più lontano possibile, da questa terra che mostra in maniera indegna tutte le proprie debolezze e ipocrisie!!!

Non parlo per l’uomo che non c’è più, di quel quel politico, che tra l’altro, ha potuto beneficiare del sostegno elettorale del sottoscritto in un periodo nel quale ero profondamente ignorante e non avevo compreso quanto stesse accadendo, illudendomi come molti che quel “Salvatore della Patria” potesse risolvere i problemi del mio Paese, no… non è questo che mi ha deluso. 

Credevo o per meglio dire speravo che egli portasse quelle sue doti imprenditoriali anche all’interno della politica, ma purtroppo così non è stato, anzi tutt’altro, un vero sfacelo, sotto tutti i punti di vista e non sto qui ad elencarli, perché sono parecchi!!!

Ovviamente in molti gli saranno grati per averlo conosciuto, per aver dato loro un’opportunità di lavoro nelle sue aziende, nella politica, nel calcio, ed anche in maniera personale, ma per il resto dei cittadini che hanno saputo fare a meno di lui, delle sue imprese, dei suoi soldi, ecco per tutti gli altri cittadini di questo Paese che come il sottoscritto hanno fatto a meno anche d’incontrarlo in una qualche convegno elettorale, beh… posso assicurare, ora che non c’è più, che nulla è cambiato, ma tutto continuerà come sempre e le nostre vite procederanno in maniera del tutto indifferente a questa dipartita… 

Non sono un fervente credente, ma vorrei esprimere nei suo confronti un sentito desiderio, con la speranza che da lassù, qualcuno possa finalmente realizzarlo: auspico che tutte le insistenti accuse realizzate da questa nostra giustizia terrena – di cui egli si è sempre dichiarato innocente – possano finalmente trovare in quel luogo (in cui le anime dei trapassati espiano i propri peccati prima di essere accolte nella gloria del Paradiso) l’imparziale verdetto, unico e finale, di quell’equa giustizia divina, da sempre posta al di sopra degli uomini!!! 

Il "41bis" va sicuramente riesaminato sotto il profilo dei diritti della persona, ma ricordiamolo che nulla a che fare con prigioni a modello Conte di Montecristo o Guantánamo Bay!!

Non discuto sul fatto che il 41 bis non rappresenti una forma di detenzione particolarmente rigorosa, ma bisogna considerare anche i soggetti a cui questa particolare reclusione è stata destinata…

Parliamo di autori di reati in materia di criminalità organizzata o di terrorismo nei confronti dello Stato, rappresenta una misura introdotta nel nostro ordinamento per neutralizzare la pericolosità di tutti quei detenuti che in virtù dei legami con associazioni criminali, sono in grado di continuare a delinquere pur stando in carcere.

Abbiamo visto negli anni come alcuni di essi abbiano continuato dal carcere a esercitare il proprio ruolo di comando, impartendo ordini e direttive ai propri associati in libertà e quindi ecco motivato lo scopo principale di quel cosiddetto carcere duro è cioè, interrompere o meglio ridurre i collegamenti con quelle associazioni, rendendo così effettiva la funzione di neutralizzazione propria della pena detentiva.

Ovviamente quanto sopra ha una propria rilevanza fintanto che il soggetto incriminato dimostri la volontà a non collaborare oppure si renda colpevole di continuare quel proprio ruolo, evidenziando metodi coercitivi che tutti conosciamo…   

Se dunque lo scopo di quel regime detentivo speciale risulterebbe del tutto legittimo – la stessa Costituzione, ma ancor più la giurisprudenza della Corte europea, afferma la sussistenza a carico dello Stato dell’obbligo di adottare misure adeguate per la protezione della collettività dalle condotte dei soggetti di cui sia stata accertata la pericolosità – va comunque detto che questa procedura non deve mai essere in contrasto con i diritti fondamentali della persona, la cui tutela costituisce un obbligo inderogabile di uno Stato di diritto, anche quando si abbia a che fare con i più efferati criminali!!!

Ecco perché ritengo che se da un lato il carcere duro è stato pensato con la finalità di tagliare i ponti e i contatti interni alle organizzazioni criminali, d’altro canto non si può pensare che il maggior rigore venga finalizzato per rendere la pena di quel detenuto ancor più afflittiva!!!

E quindi se sia giusto assicurare un trattamento sanzionatorio a chi sia stato condannato, bisogna fare in modo che questo trattamento non leda i diritti fondamentali della persona,..

Il nocciolo è quindi quello di non superare mai le violazioni, ma d’altronde il nostro Paese ha dimostrato di non avere nulla a che fare con i metodi applicati nel Centro detentivo di “Guantánamo Bay”, come d’altronde non si ispira alle prigioni del Conte di Montecristo per estorcere informazioni d’intelligence a costo dei diritti umani!!!

Peraltro se così non fosse, il boss da pochi giorni arrestato, non godrebbe certamente di quelle cure specialistiche richieste, ma bensì, sarebbe stato sin da subito torturato pur di fargli svelare i segreti che hanno attraversato trent’anni di questo paese, ma soprattutto in quali luoghi sono custodite le prove di quei misfatti, ma come sappiamo, nulla di quanto detto si potrà verificare, perché la prima regola della nostra nostra democrazia prevede propriamente il rispetto dei diritti umani.

Già… perché a differenza di quanto accade in altri paesi del mondo, da noi quei metodi inumani non vengono minimamente applicati, non esistono difatti interrogatori in regime di isolamento, alimentazione forzata durante gli scioperi della fame, torture, trasferimenti segreti o ancor peggio sparizioni, no… nessuno accusa il nostro Stato di trattamenti inumani e degradanti in violazione del diritto internazionale, perché da noi tutti meritano il diritto a un giusto processo!!!

Ed allora ricordo come sia possibile uscire da quel regime di “41 bis”, basta solamente collaborare, che non equivale a doversi pentire; vorrei difatti richiamare alla memoria il giudice Falcone, su quanto egli volesse una legge che garantisse la riduzione della pena per chi manifestasse la volontà di collaborare ed allora osservando quanto sta accadendo in questi giorni mi chiedo: qual è il giusto “limite morale” che entrambi le parti (Stato e detenuti) non devono attraversare, affinché possano rispettarsi le necessità di ciascuno, ma soprattutto quelle di noi cittadini???

Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina…

Volevano morto il giudice Borsellino, no… non la mafia, cosa nostra, i corleonesi di Totò Riina, questo è quanto ci hanno propinato in questi lunghi 30 anni per giustificare quanto accaduto… 

No… altri hanno voluto la morte di Falcone e del suo caro collega, purtroppo anche di tutti quegli uomini e donne di cui Emanuela, prima donna assegnata ad una scorta…

Due stragi che hanno avuto un elemento in comune, la politica e parecchi suoi uomini istituzionali, gli stessi che andavano dal “sistema” protetti, gli stessi che hanno mostrato tra l’altro essere poco inclini a far passare una legge d’urgenza che doveva modificare quel cosiddetto “41 bis”, a cui abbiamo visto sono seguiti tutta una serie di depistaggi giudiziari a dir poco vergognosi, di cui ancora molti devono essere portati alla luce…

Già… parliamo degli stessi soggetti che hanno fatto sparire l’agenda rossa – ho sempre sperato che il giudice Borsellino avesse fatto di quelle pagine delle copie e che queste siano rimaste in mano ai propri familiari (chissà se un giorno usciranno fuori…)  – dove sicuramente c’erano i nomi di chi aveva protetto quei boss criminali, ma non solo, anche gli uomini potenti dei nostri ex governi nazionali, forze dell’ordine, militari, servizi segreti, magistrati, imprenditori, politici, finanzieri, preti, tutti legati da quel sistema massonico clientelare che ha fatto sì da stravolgere l’indirizzo e le decisioni interne e ad anche internazionali del nostro paese, 

Uno Stato contro lo Stato ed a pagarne le conseguenze quei pochi coraggiosi che si sono immolati contro quel sistema, quello Stato che li ha abbandonati al loro destino senza alcuna pietà, invece di proteggerli!!!

Sì… ci raccontano che in questi 30 anni tante cose sono cambiate, ma se conservate ogni pagina d’inchiesta pubblicata sui quotidiani delle nostre regioni, scoprirete come nulla sia cambiato, anzi il potere di quelle associazioni criminali – pur il numero considerevole di arresti compiuto – non ha minimamente limitato la sfera di ingerenza e la conservazione di quel potere sociale, che viene ancora alimentato grazie a tutta una serie d’imprenditori collusi e rapaci… 

Già… c’è chi è morto invano per la patria e chi oggi viceversa continua a godere di quelle stragi compiute!!!

Ma quand’è che si deciderà di mettere la parola fine a questa vergognoso teatrino???

 

Seguite i soldi e troverete la mafia…

Questa titolo rappresenta in maniera conciso il metodo pensato dal giudice Falcone per colpire tutte quelle società di capitali legate cosa nostra… 

Da una analisi dettagliata è facile individuare non solo i settori di attività nelle quali queste società operano, ma anche i componenti sociali, dagli amministratori ai soci, ciascuno di essi infatti permette di identificare se vi sono al loro interno membri e/o affiliati a quelle organizzazioni mafiose che hanno deciso ora di trasformarsi in imprenditori…

Vanno altresì ricercati anche individui esterni che, senza essere direttamente implicati nelle attività criminali, si offrono quale supporto economico e finanziario, vero e proprio ausilio per il riciclaggio del denaro sporco…

Sono questi ultimi a realizzare i maggiori proficui, grazie ad investimenti leciti in nuove attività, in particolare in tutte quelle realtà dove vi è un importante circolazione di denaro contante…

Ecco perché diventa fondamentale compiere quegli accertamenti sulle attività (apparentemente) lecite di tali società, perché oltre a fornire interessanti valutazioni sui nuovi settori o attività economiche interessati da quel fenomeno mafioso, possono contribuire a svelare quelle particolari tecniche usate per l’uso di quei mezzi finanziari, derivanti per l’appunto dalle attività illecite, per camuffare il reale compito di quelle attività.

Nel far ciò tutto è lecito e deve essere posto in campo: dalle intercettazioni telefoniche, ai movimenti bancari, al controllo diretto della polizia giudiziaria, al coordinamento dei magistrati istruttori certamente qualificati…

Ovviamente sia le indagini di natura fiscale che quelle svolte sui patrimoni immobiliari, costituiscono non solo nuove verifiche o riscontro agli accertamenti già eseguiti, ma imput per nuove investigazioni. 

Per quanto riguarda il controllo sui patrimoni immobiliari, basta partire ovviamente dalle conservatorie dei registri immobiliari e si ricostruisce pian piano il patrimonio immobiliare acquisito nel corso degli anni, la sua documentazione, i movimenti bancari relative alla compravendita ed eventuali perizie estimative. 

Certamente per i sopraddetti controlli è necessario affidarsi a corpi di polizia specificatamente addestrati, come ad esempio il Corpo della Guardia di finanza, a tale tipo di interventi, in particolare bisognerà controllare il patrimonio dei vari soci e di possibili amministratori “teste di legno”, aumento di capitali, crescita del volume d’affari, oggetto dell’attività effettivamente svolta, appalti aggiudicati, movimenti bancari, trasferimenti e acquisizioni di società o mai d’impresa, etc…

Sì… pensò che basterà semplicemente seguire i soldi, per comprendere quanto collusa o affiliata sia una società e di conseguenza tutti i suoi referenti!!!

Certo so bene che il vero problema oggi è riuscire a farlo e non soprassedere per come attualmente sta accadendo!!! 

“Contro Giovanni Falcone azione parallela di Cosa nostra e della magistratura”!!!

Affermazioni pesantissime quelle pronunciate da Claudio Martelli sulla morte di Giovanni Falcone!!!

L’ex ministro della Giustizia, è uscito con il libro «Vita e persecuzione di Giovanni Falcone», nel quale è riportato: “Giovanni Falcone era il più importante, il più capace, il più famoso tra i giudici che hanno combattuto la mafia. Per questo nello stesso giorno in cui fui nominato ministro della Giustizia lo chiamai e gli affidai l’incarico più importante del ministero, quello di direttore degli Affari Penali. Insieme, abbiamo pensato e organizzato la più organica, determinata ed efficace strategia di contrasto a Cosa Nostra. La mafia reagì uccidendo prima Falcone poi Borsellino con una violenza terroristica più efferata e rabbiosa di quella armata in precedenza contro i molti giudici, poliziotti, uomini politici che l’avevano contrastata. Pur tra tante affinità, la storia di Falcone è diversa da quella degli altri uomini dello Stato che hanno combattuto la mafia perché solo a Falcone è capitato di essere perseguitato in vita non solo da Cosa Nostra, ma anche di essere avversato da colleghi magistrati, dalle loro istituzioni come il CSM e dall’Associazione Nazionale Magistrati, nonché da politici e da giornalisti di varie fazioni. Ancora oggi di quest’altra faccia della luna poco si sa perché poco è stato detto. Fece eccezione l’amico più caro di Falcone, Paolo Borsellino: ‘La magistratura che forse ha più responsabilità di tutti cominciò a far morire Giovanni Falcone ben prima che la mafia lo assassinasse a Capaci’. Da allora sono passati trent’anni. Per rispetto di Falcone, dei ragazzi che non hanno vissuto quel tempo, degli adulti che non lo hanno capito o lo hanno dimenticato, sento il dovere di tornare a riflettere per raccontare le verità di allora e quelle più recenti che ho appreso insieme al ruolo di chi, nel bene e nel male, ne fu protagonista dentro le istituzioni dello Stato, nella società e nel mondo dell’informazione.” 

L’ex ministro è stato intervistato da “Il Giornale” e non ha lesinato pesanti critiche al mondo della giustizia: “Contro Falcone c’è stata un’azione parallela di Cosa nostra e della magistratura. La mafia aveva occhi e orecchi al Palazzo di Giustizia di Palermo. Parlando con il giornalista Francesco la Licata, una volta il giudice gli disse, a proposito dell’attentato fallito all’Addaura ‘C’è stata la saldatura’”…

“Per le toghe – dice ancora l’ex Guardasigilli Martelli – Giovanni era un nemico. Io mi dimisi perché ormai ero rimasto solo. Sul fronte antimafia, massacrato Falcone, estromesso Scotti, mi ritrovai solo. 

Mancino mi chiede tempo per difendere il decreto Falcone sul 41 bis, una misura preventiva, non punitiva per impedire che i boss mafiosi spadroneggiassero in carcere”. Parole che riaprono ancora una volta la cicatrice della strage di Capaci.

Quanto sta emergendo in questi giorni sull’attentato di Capaci, sta determinando in molti di noi un vero e proprio sgomento,  le notizie da parte di pentiti ma non solo, le inchieste giornalistiche sulle tv nazionali, ed ora le parole di Claudio Martelli, già… ho come l’impressione che qualcosa si sia rotto, che tutti i silenzi e le azioni poste a protezioni di quanto accaduto allora accaduto, stiano pian piano uscendo e chissà se finalmente comprenderemo realmente chi c’è stato sin dall’inizio dietro a quell’assassinio e che proprio a seguito di quella strage ha potuto continuare il proprio incarico e non mi meraviglierei di scoprire che fosse proprio istituzionale… 

Quando penso al Giudice Falcone mi viene un magone a cui segue immediatamente un profondo momento di tristezza e malinconia…

Ho una profonda difficoltà a commemorare questo 23 maggio, in particolare non sopporto più osservare tutti quei soggetti e di conseguenze quelle odiose passerelle istituzionali che questo particolare giorno fa risaltare con la scusa del ricordo e dell’impegno alla lotta contro la mafia!!!

Sono 30 anni che vedo sempre lo stesse scene, certo va detto, le iniziative sono importanti e fanno bene al cuore, in particolare quando si osservano tanti bambini, adolescenti e giovani lì a commemorare il giudice e tutte le vittime fa certamente bene al futuro del nostro Paese, ma da lì a pensare che la lotta alla criminalità passi da queste iniziative, ce ne vuole… 

Ho come l’impressione che dietro queste manifestazioni della memoria vi siano esclusivamente delle  sfilate per far apparire taluni nostri politici o ahimè anche magistrati che attraverso quel ricordo fanno di tutto per farsi notare!!!

D’altronde dietro quella strage vi sono tutti, dai referenti politici a quelli istituzionali, dai servizi segreti alla massoneria, da alcuni settori collusi della magistratura per giungere ad alcuni reparti militari, ah… e per finire, quasi dimenticavo, la criminalità organizzata, quella che per come ci hanno raccontato ha premuto il pulsante del telecomando per far saltare un’autostrada in località Capaci…   

Ma per favore, basta… non parlate più di legalità, in particolare a chi non l’ha mai rispettata o a chi di fatto non ha mai portato avanti le idee del giudice, d’altronde basti osservare quanto accade ad alcuni magistrati coraggiosi che da sempre si dedicano con passione al proprio incarico e che vengono isolati, contrastati, allontanati, penso a Nino Di Matteo, Nicola Gratteri ed altri che proprio in questo periodo sono stati lasciati soli…    

Dietro l’omicidio del giudice Falcone vi sono certamente altre concause che non sono state fatte emergere e chi prova anche solo a portarle alla luce fa la stessa fine di quelle vittime oppure viene fatto tacere, d’altronde basti osservare quanto accaduto in queste ore al giornalista di Rai Tre del programma “Report” soltanto per aver mostrato una nuova indagine su quanto accaduto quel maledetto giorno del 23 Maggio 1992!!! 

19 Luglio 1992 – Morire per che cosa, a già… per la patria!!!

Come non ricordare in ogni momento della nostra giornata questa fatidica giornata del 19 luglio del 1992!!!

Ho già scritto parecchi post su quella su quella strage e su quanti sono stati barbaramente uccisi da cosa-nostra (e non solo): dal giudice Paolo Borsellino agli agenti di scorta Claudio Traina, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli e Eddie Walter Cosina.

Certo, rivedendo quanto accaduto, prima con il collega Falcone e poi con tutte le vicende giudiziarie che ne sono seguite, fino alla scarcerazione dell’esecutore di quegli attentati, entrato nel programma di protezione, viene spontaneo chiedersi, se quella lotta valesse la pena compierla…

Certo, se parlate con il sottoscritto vi dirà che non vi è vita vissuta se essa non prevede anche la morte…. 

Ma si sa, chi vive la propria vita da idealista e crede fermamente che attraverso le azioni e le parole si possa giungere a modificare quel particolare stato soporifero vissuto dalla maggior parte dei propri concittadini, non ha alcuna paura della morte, perché sempre pronto a morire per i propri ideali…

D’altronde, non si dice che “un uomo non muore mai se c’è qualcuno che lo ricorda…”??? Ed allora mi viene da credere che forse è grazie a questo pensiero che molti familiari vittime della mafia, sono riuscite (forse) nel corso di questi lunghi anni a sopravvivere… 

Io ricordo bene i danni provocati da quell’esplosione, in quegli anni frequentavo Palermo per … , ed un giorno passando dinnanzi a quella strada di Via D’Amelio rimasi scioccato nel vedere quelle immagini, quei palazzi sventrati, sembrava di essere in un luogo di guerra…

Ciò che comunque con il passar del tempo mi ha poi fatto riflettere, è essere ritornato dopo tanti anni in quei luoghi e aver visto come tutto fosse ritornato com’era, quasi a voler far scomparire quanto fosse accaduto, era come se quella strage andasse di fatto dimenticata, già… come se si fosse deciso arbitrariamente di non lasciare alcun segno su quel tragico momento!!!

Dicono che si muoia due volte. Una volta quando si smette di respirare e una seconda volta, un po’ più tardi, quando qualcuno ricorda il tuo nome… ed io ormai rivedo in ciascuna di quelle commemorazioni quanto sopra e ciò mi fa rabbia, perché invece di soffermarsi a ricordare, lo Stato e i suoi referenti istituzionali, invece di portare ghirlande e corone di fiori, avrebbe dovuto dare le giuste risposte a ciascun familiare e a ognuno di noi, dimostrando di aver condannato i reali colpevoli e non soltanto i loro pseudo esecutori, scoprendo chi si è impossessato di quell’agenda rossa del giudice Paolo e per quali motivi, e facendo luce su lavoro di una vita che è stato stroncato da qualcuno che sapeva troppo e forse chissà il suo nome era proprio riportato in grassetto su quell’agenda!!!

Giovanni Falcone l’aveva capito, tanto da scriverlo: Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.

Già…

Scusate ma non sono d’accordo. Mafiosi per poter godere della protezione dello Stato, bisogna pentirsi prima di essere catturati!

Giovanni Brusca lascia il carcere, grazie a una legge che consente ai mafiosi che collaborano con la giustizia di ottenere benefici, ad iniziare dagli sconti di pena…

Una legge voluta dal giudice Falcone e se la normativa può essere considerata cinica e opportunistica, essa ha portato a importanti risultati, soprattutto ha chiarito molte di quelle pagine vuote di cui non si sapeva nulla…

Ma allora tutto si riduce ad un mero ragionamento opportunistico, tra costi e ricavi, e seppur ne comprendo in pieno i vantaggi del criminale nel tentare di riacquistare la propria libertà, viceversa non ne comprendo i reali vantaggi che lo Stato riceve ai fini processuali…

Come d’altronde non sono minimamente convinto del suo pentimento o che questo individuo abbia di fatto raccontato tutto, già… chissà se si è riservati di raccontare circostanze che avrebbero potuto tirare in ballo noti politici, gli stessi che poi negli anni, hanno sì, affinché si giungesse oggi a quella scarcerazione…

Ecco perché non sono convinto di quel pentimento, certo non ho elementi per poterlo escludere, ma come ripete spesso mia moglie, “chi nasce quadrato, non muore tondo“, ma certamente quanto in questi anni ha raccontato agli inquirenti, ha sicuramente portato a condanne eccellenti, a cui lo Stato forse non sarebbe mai giunto!!!

Comunque, anche nel caso in cui si siano ottenuti reali benefici da quel pseudo “pentimento“, il sottoscritto ritiene che nulla cambi moralmente in quei criminali, neppure il tempo trascorso all’interno di quei penitenziari!!!

D’altronde per un soggetto che si è assunto più di 150 omicidi tra cui il piccolo Di Matteo, non posso credere che all’interno di esso si sia conservata quantomeno una piccola parte buona, già… mi riferisco a quella morale!!!

Ecco perché sono in molti a parlare di  “Vergogna di Stato”, perché con questo metodo è facile essere per un periodo criminali e poi quando catturati dimostrarsi “pentiti”!!!

Non condivido nulla di questa doppia possibilità, sì… è come se essi sapessero a priori che esiste in ogni circostanza una doppia occasione, quella criminale e quella da uomini liberi!!!

Lungi da me pensare di poter anche lontanamente condividere quel pensiero criminale o qualsivoglia atto che possa minimamente ispirarsi a quei comportamenti coercitivi, ma viceversa mi sento  di potervi dire, che conoscendo la mia razionalità, difficilmente mi sarei mai pentito se avessi deciso nel corso della mia vita di fare il criminale e sicuramente ne avrei pagato le conseguenze!!!    

Ecco perché non posso credere che Brusca sia oggi pentito nel suo animo, anzi penso proprio il contrario e chissà se tra qualche anno non scopriremo quanto sia stato capace di prenderci tutti per i fondelli, se non noi… certamente questo cosiddetto “Stato quaraquaquà“!!!

E quindi, la legge va riformata! 

Mafiosi per poter godere quindi della protezione dello Stato, bisogna pentirsi prima d’essere catturati, altrimenti è troppo facile così…

Sembra ieri eppure sono passati 29 anni da quella giorno tragico di Capaci e ad oggi i veri protagonisti di quella strage, non sono mai emersi!!!

Già… sono passati 29 anni da quella strage di Capaci e domani si ripeterà quella consuetudine ipocrita di usare le icone di Falcone e Borsellino per fare un po’ di propaganda… sia personale da parte dei nostri uomini istituzionali (necessaria a consolidare la propria immagine dinnanzi all’opinione pubblica) che sociale per quanti aspirano ad ottenere visibilità politica per la loro prossima campagna elettorale…

Eppure ci si dovrebbe preoccupare di un periodo così tragico come quello che stiamo vivendo e non mi riferisco al covid-19… no, parlo della crisi drammatica della “magistratura” che ha evidenziato sia nel caso Palamara che per quanto concerne i corvi al Csm, di come anch’essa, baluardo di giustizia e legalità, sia stata colpita da una drammatica e devastante crisi morale!!!  

Sono d’altronde le stesse irregolarità marcate e invasive che si sono ravvisate nell’inchieste compiute sui due magistrati dopo essere stati assassinati insieme alle loro scorte…

Infatti, che fine ha fatto quell’agenda rossa o quei file spariti dal notebook personale che conteneva gli appunti del giudice Falcone necessari guarda caso per difendersi dalle accuse formulate da quel Csm…???

Un portatile acceso mentre si trovava in un locale posto sotto sequestro e con i sigilli del Ministero della Giustizia, ma tutti noi sappiamo bene che fine abbiano fatto quei nostri eroi dell’Antimafia… 

Sì vedrete, domani saranno nuovamente tutti lì a ricordarli: prima a Palermo e poi chissà a Capaci…

Condivido quanto detto dal ministro della Giustizia Marta Cartabia, ricordando la figura di Falcone: “Ha insegnato che nella lotta alla mafia non basta perseguire il singolo reato; bisogna agire su tutte le articolazioni su cui si radica il potere della mafia. Quelle sociali, quelle economiche. Quelle che oltrepassano i confini nazionali”.

Difatti ritengo sia all’estero che vada ricercata la verità storica, bisogna ripartire dalla posizione degli Usa!!! 
Quest’ultimi infatti vedevano nella politica internazionale del presidente Andreotti qualcosa da doversi interrompere, in particolare quei processi di distensione iniziati con l’avvento di Papa Woityla, politiche che si contrapponevano a qualsivoglia conflitto militare internazionale e spingevano l’allora governo italiano ad attuare nuove aperture anche nei confronti della Russia di Gorbačëv… 

Ma un nuova figura si era candidata a Presidente degli Usa, George Bush, che di lì a poco diverrà uno degli uomini più potenti del mondo, appoggiato tra l’altro da quelle industrie degli armamenti che per il sostegno finanziario dato alla sua elezione, chiedevano ora quel ritorno d’investimento attraverso nuovi conflitti mondiali, che come abbiamo avuto modo di vedere, ci sono stati e sono durati parecchi anni!!!

Ecco perché la politica estera del presidente Andreotti andava alterata, perché avrebbe di fatto compromesso quell’imperialismo americano: egli quindi, insieme a quel suo partito “Democrazia cristiana” andava bloccato!!! 

Come fare quindi affinché ciò poteva realizzarsi??? 
Semplice, compiere due stragi d’effetto…  in particolare la seconda doveva scatenare a livello mediatico un reazione deflagrante: già… la fine della Prima Repubblica con i suoi partiti tradizionali e l’avvento di un nuovo corso politico che abbiamo visto quale essere stato…

E la mafia??? Ma quale mafia, quella è stata usata per lasciare il marchio, per dire a tutti chi era stato l’artefice di quella strage, chi era stato quindi a compierla… 

Ma quelli erano semplici pecorai!!! Brusca non aveva mai preso un telecomando in vita sua, non sapeva neppure come usarlo, gli hanno fatto credere che avesse realmente premuto quel pulsante, ma sono stati altri – ben più professionisti – a farlo!!!

Ecco a cosa è servito l’ausilio dell’FBI, per dare il l’etichetta di origine a quella strage, attraverso immaginate un po’… cicche di sigaretta lasciate appositamente in quella collinetta, poi ritrovate e analizzate (mi chiedo… mentre che c’erano, perché non lasciavano quei pecorai anche il loro documento d’identità sotto qualche pietra) ma per favore…

Cosa nostra si è fatta prendere in giro e quei suoi uomini sono stati ingenui comparse!!!
Per loro è stata la fine, poiché da semplici attori sono divenuti dinnanzi agli occhi del mondo i veri criminali di quella strage, mafiosi e assassini che da tutti ora venivano e andavano colpiti per quanto avevano commesso: sì… per aver utilizzato un congegno (forse neanche funzionante…) senza neppure saperlo !!!

Mentre, della vera organizzazione non se ne saprà più nulla!!!

Già di tutti coloro che hanno realizzato lo studio e la dinamica di quell’attentato, di come si sia saputo anticipatamente di quel piano di volo coperto da Segreto di Stato e quindi di quegli apparati dello Stato deviato che hanno avvisato da Roma del suo arrivo a Palermo; ed ancora, della consegna e della predisposizione della dinamite sotto quel tratto stradale, della scelta del luogo e del momento ideale su quando compiere quell’attentato, tutte circostanze studiate in maniera precisa e dettagliata da altri, quegli stessi soggetti che in questi trent’anni non sono mai emersi!!!

Il resto si è soltanto prestato a recitare una comparsa, la stessa che ogni anno ci viene ahimè a noi tutti… riproposta!!!

Draghi minacciato telefonicamente per aver pensato di togliere il reddito di cittadinanza!!!

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, sembra sia stato minacciato di morte a causa del reddito di cittadinanza.

Sembriamo in uno di quei romanzi noir scritto dal grande Carlo Lucarelli, dove il protagonista si ritrova senza volerlo al centro di un storia che senza averla prevista, ma soprattutto colorata da personaggi di cui il personaggio principale ne sconosce i tratti e soprattutto le vere motivazioni che spingono degli estranei a compiere quegli omicidi.

Tutto sembra essere partito da una telefonata anonima al Presidente – certo verrebbe da chiedersi come sia possibile che un numero così protetto e certamente sconosciuto alla maggior parte dei cittadini – possa essere stato divulgato o ancor peggio dato in possesso a un qualsivoglia mitomane!!!

Una circostanza alquanto ambigua, che mette ancora una volta in luce, le falle del nostro sistema di controllo, che dovrebbe essere a protezione dei nostri uomini istituzionali ma che dimostra essere a mio parere non solo fragile, ma alquanto inadatto, vedasi per ultimo quanto accaduto in Congo…

In particolare, ciò che stupisce sono le minacce usate nel corso di quella telefonata e cioè il messaggio di far fare al Presidente Draghi la fine del Magistrato Falcone ,nel caso in cui decidesse di sopprimere il Reddito di cittadinanza.

Certo, il Presidente ha reso nota immediatamente la telefonata anonima ricevuta e taluni esponenti del governo si sono immediatamente recati al commissariato di Roma per sporgere formale denuncia, con tanto di deposito audio e trascrizione della minaccia ricevuta.

Ma ciò che colpisce di più, non è tanto il contenuto della telefonata certamente inquietante ma che trova come si dice “il tempo che trova“, se dovessimo preoccuparci di tutte le minacce che solitamente si ricevono io sarei già morto cento volte… per cui lasciamo le cazzate al loro posto e pensiamo viceversa a comprendere i motivi scatenanti quella telefonata e la forte preoccupazione che quella eventuale abolizione comporterebbe per tutta una serie  soggetti, tra cui molti di essi (come si evince dalla telefonata) delinquenti!!! 

Ecco perché quel reddito come ho più volte scritto in questi mesi deve essere trasformato e soprattutto tolto a quanti possono lavorare, perché altrimenti con quel sussidio si sta foraggiando il lavoro nero!!!

Lo Stato deve trasformare quel sostegno dandolo a chi realmente ha necessità, mentre per tutti gli altri, che sono la maggioranza, deve essere trasformato in contributi fiscali da dare alle imprese che assumono i lavoratori per almeno tre anni, affinché lo Stato intervenga per l’aspetto fiscale e facendo in modo che il denaro uscito rientri all’INPS sotto forma di contributi pagati, viceversa l’impresa viene agevolata da quell’assunzione pagando al dipendente soltanto la parte netta della contribuzione.

Viceversa se quelle somme fossero date alle imprese, quest’ultime.. motiverebbero molti di quei loro “prenditori” ad approfittarne, pagando i loro dipendenti con parte di quel denaro ricevuto dallo Stato e tenendo essi senza alcun contratto regolare e quindi a nero!!!     

Chissà se il premier -visto anche quanto accaduto – ascolterà questo consiglio – dando finalmente una trasformazione radicale a quel reddito di cittadinanza!!!  

"Capaci" non solo di ricordare, ma di mettere in atto quegli insegnamenti!!!

Dappertutto, in questo giorno di lutto,  sono presenti  manifestazioni a ricordo dell’anniversario della strage di Capaci…  
Si parla di legalità, s’affrontano tematiche riguardanti la giustizia, sono stati realizzati incontri, convegni, finalizzati alla riflessione su temi quali liceità, giuridicità, legittimità ecc…
Tutte le scuole hanno realizzato progetti educativi presentati dagli studenti con la partecipazione delle autorità locali, sono state ricordate le vittime di quella strage compiuta nel 92′, presso l’autostrada Palermo-Trapani in località Capaci…
A Palermo giunge al porto la “nave della legalità” salpata ieri dal porto di Civitavecchia con a bordo 1.500 studenti… 
Ad attenderli sulla banchina vi sono altri ragazzi come loro e ad accompagnarli vi è la sorella del giudice, Maria Falcone…
Due grandi poster con le foto dei magistrati Borsellino e Falcone, sono stati posti all’esterno e sembrano accogliere queste migliaia di giovani…
Tutto bello… anzi no, bellissimo, peccato però che queste azioni vengano compiute esclusivamente in questi giorni della memoria,  poi durante l’anno, tutto prosegue come se nulla fosse accaduto…
Ovviamente non ho alcun rimprovero da fare ai ragazzi, anzi tutt’altro, loro rappresentano la speranza, il futuro, la possibilità di cambiare un giorno questa terra  infetta…
Ma poi c’è la realtà, poi ci sono loro, già molti di quei loro genitori o familiari, sono gli stessi che vivono quelle loro vite in maniera “indegna“, lontani anni luce da quegli insegnamenti morali…
In loro non vi è alcuna etica, in quei loro comportamenti vi è il contrario di quanto oggi rappresentato!!!
Ecco perché vivono in maniera distaccata questi anniversari, d’altro canto li ritengono privi di alcun interesse, sono irrilevanti nella la vita reale perché essa dimostra di proseguire in tutt’altra maniera e persegue il sistema “clientelare/mafioso”, perché altrimenti si resta fuori… 
Lo sanno bene loro che vi sono dentro… sanno difatti che è necessario prima di tutto ottenere il rispetto degli altri e che solo certe amicizia possono dare… (in particolare quelle degli “amici degli amici”)!!! 
Infatti saranno queste conoscenza a garantire successivamente quelle necessarie raccomandazioni o la possibilità d’avanzamento di carriera, quei favori personali per i propri cari, quelle conoscenze politico/istituzionali e professionali… 
Conoscono perfettamente questa terra e soprattutto i loro conterranei, ed oggi… incrociando per strada gli sguardi di quei ragazzini ancora così “puri”, sorridono… perché sanno perfettamente a cosa andranno incontro a breve e come anch’essi – ora antagonisti di questo sistema mafioso – un giorno si piegheranno a quel mondo “infetto”…
D’altronde non dimentichiamoci che questi nostri ragazzi, questi nostri figli che oggi sono a manifestare, sono eguali a quelli che ventisette anni fa erano scesi per le strade per lottare contro quel sistema criminale, contro quell’associazione mafiosa, contro quei suoi referenti politici, imprenditoriali ed istituzionali… 
Ma quei giovani d’allora eravamo noi, non altri…, eppure il sistema ha continuato a svilupparsi nello stesso modo, anzi no… si è espanso in maniera peggiore, basti osservare tutte le migliaia d’inchieste giudiziarie effettuate o gli arresti compiuti dalle forze dell’ordine nel corso di quasi trent’anni!!!
Un vero schifo, sì… perché dimostra che quelle morti non sono servite a nulla, non hanno modificato le coscienze della maggior parte dei cittadini, che continuano a infangare quotidianamente – con le loro azioni – le azioni di quei due magistrati… e non solo di loro, ma anche di tutti coloro che credevano in questo nostro Stato ed hanno sacrificato la loro vita per questa terra…
Una terra che – a differenza di quanto ci viene solitamente raccontato, da quei quattro raccomandati seduti in quelle poltrone istituzionali – continua a vivere nell’inganno e nella corruzione, dove a delinquere peraltro non è la gente povera o il delinquente abituale, no… qui il “fangu” (come si pronuncia a Palermo) è rappresentato dai colletti bianchi, dai dirigenti e funzionari posti in quegli enti pubblici, dai politici collusi, dagli imprenditore affiliati, da tutti quegli uomini istituzionali complici con il malaffare, dagli amministratori giudiziari compiacenti e purtroppo anche da magistrati e uomini delle forze dell’ordine, ahimè corrotti… 
Altro che mele marce, qui di sano non vi è rimasto nulla!!! 
Si è vero, vi sono loro… questi ragazzi che oggi sono tutti lì a manifestare!!!
Sicuramente vanno apprezzati e certamente incitati in questa loro azione, in particolare da noi genitori, ridotti ormai a numero esiguo… (ma che hanno saputo conservare una purezza morale perduta dalla maggior parte dei loro coetanei…) in quella lotta per la “legalità”, perché siamo noi i primi insegnanti per loro, siamo i primi che osservano e che prendono come metro di riferimento … 
Perché la verità in fondo è assai semplice: dipende principalmente da cosa ci hanno saputo insegnare “moralmente” i nostri genitori e per come crescendo ci siamo comportati, non solo sotto l’aspetto professionale – nel  rispetto delle leggi previste – ma bensì nell’aver rapporti sociali inclini a quelle regole morali che vanno aldilà di qualsiasi regola scritta…   
Ecco… basterà quanto sopra e vedrete che anche i vostri figli diverranno “modello” di legalità,  rispettosi di quei principi d’onesta e giustizia… 
Il resto sono solo cazzate!!!  

E’ l’inizio di una nuova guerra di mafia???

Il capo della famiglia criminale della famiglia “Gambino” è stato assassinato a colpi d’arma da fuoco a Staten Island.  
Francesco Calì… detto “Franky Boy” di 53 anni, è stato ritrovato ucciso dipo aver subito ferite multiple d’arma da fuoco, vicino casa sua, poco dopo le 21:00 di ieri sera…
Secondo la procura federale era a capo di una delle famiglie criminali più pericolose di New York…
Calè è stato immediatamente trasportato in un ospedale dove però è giunto morto e nessuna informazione è stata fornita dalla polizia locale….
Secondo la stampa, il Calì era riuscito a salire ai vertici della “famiglia” sebbene non avesse mai dovuto affrontare un’accusa penale, ma quella posizione era stata acquisita grazie al matrimonio con una familiare del clan “Inzerillo”, famiglia di “cosanostra” siciliana prima dell’inzio delle stragi di Toto Riina… 
D’altronde in questi anni, molti di quegli affiliati appartenenti alla “famiglia” criminale dei Gambino (circa una sessantina) erano stati arrestati, in particolare nell’ultima operazione chiamata “Old Bridge” e quindi egli era diventato uno dei pochi referenti…
Era dal 1985 che un boss di quella famiglia venisse assassinato con queste modalità feroci: si trattava del Boss Paul Castellano e venne assassinato fuori dallo “Sparks Steakhouse” a Manhattan, dietro ordine di Paul Gotti, che ne prese il posto…
Un tempo la famiglia Gambino era una delle più potenti organizzazioni criminali negli Stati Uniti, ma a seguito di vari procedimenti federali che dagli anni ’80 alla fine degli anni ’90 hanno mandato in prigione i suoi massimi dirigenti, quella sua presenza è stata ridotta sensibilmente…
Come riportavo sopra, egli (il Calì…) era riuscito a star fuori dai guai con la giustizia, se non per l’unica condanna ricevuta dieci anni fa, quando si dichiarò colpevole di una cospirazione per estorsione nel tentativo fallito di costruire una pista “NASCAR” a Staten Island…
Venne condannato a 16 mesi in un carcere federale ed fu rilasciato nel 2009.
Una cosa è certa… qualcosa di quel mondo sta per cambiare e voler pensare che quanto ora accaduto non sia l’inizio di una nuova guerra di mafia – dopo una tregua durata quasi 35 anni – mi sembra… poco credibile!!!
Ma d’altro canto, come si dice dalle nostre parti: a noi interessa poco… quelle sono “cose di cosa nostra”!!!

Quel "proprio dovere"…

“Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il proprio dovere”!!!
Sono molti i luoghi in cui vedo riportata questa frase del giudice Falcone… ma osservando quanto poi accade ogni giorno, scoprire quella totale corruzione che ha penetrato l’animo umano, valutare con quanto assoluto menefreghismo vengano esternati quegli incarichi professionali… mi fa pensare quanto lontano si sia da quel messaggio…

Già… avvertire in quali modi vengano calpestate quelle competenze, il più delle volte sottoposte al giudizio di un sistema che non tenta di premiare i meritevoli, ma che viceversa impone proprio a quest’ultimi, regole prestabilite affinché si adeguino a quella’ormai consuetudine… 
Nessuno che protesta e ancor meno coloro che si ribellano… ecco quindi che ciascuno s’allinea, preferendo sottostare a quelle regole, pur di non apparire ribelle…
Ma nel far ciò… purtroppo, si viene meno al proprio dovere!!!
Perché il più delle volte nel provare a fare ciò che è giusto, si ci deve scontrare con quel sistema… non si può girare intorno o far finta di niente, come non si deve sottostare a quel proprio superiore o alla società per la quale si opera, perché altrimenti ci si comporta come codardi!!!
Perché si sa, sono quest’ultimi a condizionare le vostre vite, anche se la maggioranza non avrà mai mai il coraggio di ammetterlo, sono loro che pretendono la vostra negligenza, che preferiscono la vostra inoperosità, a quel vostro essere scrupolosi…
Non c’è nulla da meravigliarsi se poi i viadotti crollano…
Ma d’altronde nessuno può ritenersi “retto” dal poter scagliare la pietra, in quanto la maggior parte dei miei connazionali non è “senza peccato”… anzi tutt’altro, in quanto ripetono in maniera identica quelle azioni che solitamente o meglio “ipocritamente”, criticano negli altri!!!

Sì… è vero, basta poco per essere persone perbene, l’importante è che ciascuno faccia il proprio dovere: Sì… facile a dirsi… ma difficile dal compiere!!!

Rita Borsellino: "A te che sei qui a fare memoria, ricorda che sei parte di questa storia e devi continuarla…".

Una chiesa gremita stamani per dare l’ultimo saluto a Rita Borsellino… 
Come ormai consuetudine al termine dei funerali, un lungo applauso ha accompagnato l’uscita dalla chiesa del feretro di Rita, la sorella del giudice Paolo ucciso dalla mafia nel 1992. 
All’esterno, si è raccolta una folla commossa per rendere omaggio ad una donna, che si è impegnata in tutti i modi per ricordare il fratello e quanto da egli compiuto insieme al collega Giovanni… 
Don Luigi Ciotti (fondatore di Libera), al termine delle esequie ha voluto ricordarla così: “Era sempre disponibile con gli altri, con un forte impegno sia civile che nella politica, una politica intesa come servizio per il bene comune. Ricordare Rita significa ricordare una donna di sostanza, com’era suo fratello. E’ stata una delle prime a capire che la memoria delle vittime andava trasmessa ai giovani come impulso di vita e verità, e come il desiderio di costruire un’Italia mai più’ compromessa con le mafie e con i corrotti”. 
Lo stesso arcivescovo Corrado Lorefice, durante l’omelia ha voluto ricordarla così: “Da lei possiamo imparare qualcosa della vera umiltà della fede, il suo era un cuore non avvezzo al compromesso, la sua storia personale l’ha legata alla storia di un popolo, di questa città’ e di un’intera umanità. Mi porto ancora lo sguardo di Rita del 19 luglio quando lei stessa ha voluto la benedizione di quella targa che e’ sotto l’albero di ulivo che parla da se’, come e’ capace di parlare un segno. E su quella targa, citando Antonino Caponnetto, alla fine si legge ‘a te che sei qui a fare memoria, ricorda che sei parte di questa storia e devi continuarla’. E proprio il 19 luglio scorso Rita, in una intervista, ebbe a dire che il modo migliore per ricordare Paolo Borsellino e’ fare memoria. Significa ricordare non un giorno l’anno, ma operare ogni giorno affinché’ il passato non ritorni”.  
Vorrei ricordare la Sig.ra Rita Borsellino con una frase straordinaria, toccante, unica, che solo una donna speciale come Lei poteva esprimere: “Noi non chiediamo vendetta… non solo non la chiediamo, non la sentiamo proprio dentro. Io ho sempre detto che ho avuto un grandissimo dono da Dio, non ho mai provato odio nei confronti di nessuno e ho quasi paura di questo sentimento, ho quasi paura di poter provare odio nei confronti di qualcuno, perché penso che debba essere un sentimento devastante che ti debba far male dentro, che ti debba far vivere male, che ti debba far stare male. Una volta sentivo durante un dibattito la vedova di uno che era stato ucciso dalle Brigate Rosse e lei diceva: “Non posso perdonare perché sto troppo male”. Io le dissi:

“Tu stai troppo male perché non riesci a perdonare”. Perché è vero, perché se tu riesci a entrare in questa ottica particolarissima del perdono di cui adesso vorrei chiarire insieme a voi i termini, se non si riesce ad entrare in questa ottica, in questo meccanismo del perdono, si sta male, si deve stare proprio male, secondo me non si trova pace neanche per un momento. Ho visto persone dichiarare proprio di volere vendetta, di odiare coloro che gli avevano fatto del male e li ho visti sempre stare male, male, male, soffrire in una maniera tormentosa davvero. Io ringrazio Dio perché non ho mai provato questo. Perché non ho mai provato odio e ho quasi paura di potere chissà, qualche volta, scivolare in questa tentazione. Non l’ho mai provato, ma non è merito mio. Credo che sia un dono di Dio perché mi ha aiutato ad accettare questa situazione con serenità, non con rassegnazione. Attenzione, perché questo è assolutamente diverso. Non mi sono mai rassegnata alla morte di mio fratello, fin dal primo momento, quando mi sono resa conto perfettamente che questa morte che veniva sbandierata quasi come una morte inevitabile, non lo era affatto. E’ che nessuno aveva fatto niente per evitarla – il che è diverso, profondamente diverso…”!!!

Non ho tempo da perdere, devo lavorare, devo lavorare… E’ una corsa contro il tempo, per arrivare alla verità prima di essere fermato".

Sono tra le ultime parole pronunciate da Paolo Borsellino il 13 luglio 1992…
Sei giorni dopo, venne barbaramente ucciso insieme alla sua scorta in via D’Amelio!!!
Il giudice sapeva, già sapeva perfettamente che ormai era soltanto una questione di giorni. 
D’altronde la segnalazione era arrivata e soprattutto era precisa: qualcuno aveva deciso di chiudere subito questo “conto” in sospeso…
Certo, una parte di quei servizi deviati, ha fatto pervenire una notizia confidenziale ai Ros, che  evidenziava i nuovi probabili obiettivi della mafia, tra cui proprio Paolo Borsellino…
Quanto vero ci fosse su quel rapporto o sulla volontà della mafia di uccidere il magistrato è ancora tutto da dimostrare, peraltro stiamo conoscendo in questi giorni, tutta una serie di depistaggi compiuti affinché non si potesse mai giungere alla verità su quella strage…

Sì… hanno provato ( quantomeno questo è quanto ci hanno raccontato…) a ricostruire quegli ultimi giorni, ma soprattutto si è cercato di comprendere a quali indagini il giudice Borsellino era interessato, in particolare dopo alcune dichiarazioni confidenziali, rivelate ad egli, da alcuni pentiti, in particolare Gaspare Mutolo e Nino Giuffrè, che in quei giorni avevano cominciato a rivelare le collusioni tra criminalità organizzata, magistratura, forze dell’ordine e servizi segreti!!!
Difatti, sembra che dopo aver ricevuto quelle dichiarazioni, egli abbia compreso come la sua vita era ormai appesa ad un filo… tanto che proprio il giorno prima della strage, il procuratore si recò a pregare nella chiesetta di Santa Luisa de Marillac (dove tra l’altro, verranno celebrati i suoi funerali)…

Paolo si alzava quasi sempre alle cinque… diceva che lo faceva “per fregare il mondo con due ore di anticipo” ed anche la mattina in cui verrà ucciso insieme alla sua scorta fece lo stesso… 
Quella mattina decise di scrivere una lettera alla preside di un liceo di Padova, presso il quale avrebbe
dovuto recarsi per un incontro al quale non si era poi recato per una serie di disguidi e per i suoi impegni che non gli davano tregua…

La lettera rimase incompiuta… dava risposte ad alcune domande dei ragazzi del liceo e ci permette di comprendere in maniera chiara, (come solo lui era in grado di fare), ciò che rappresenta la mafia nella società civile; un preciso insegnamento che tutti dovrebbero, sin dalle scuole elementari conoscere… 

Quando lo “stato deviato” decise di uccidere il giudice Borsellino, lo fece per raggiungere i suoi scopi, tra cui certamente quello di piegare l’organizzazione mafiosa ai suoi ordini, ma soprattutto di porre fine a quelle indagini compromettenti, che colpivano un intero Paese, dai partiti alle istituzioni, dai politici collusi, agli imprenditori legati a cosa nostra…
E’ passato più di un quarto di secolo e credo che ormai abbiamo la certezza che la fine di questo magistrato, non la si conosce affatto!!!
Già, perché ancora oggi non sappiamo chi l’ha ucciso e perché lo voleva morto, ma soprattutto chi l’ha tradito e l’ha lasciato solo!!!
Paolo Borsellino non si è sacrificato… ma è stato sacrificato, proprio da coloro che percepivano come un pericolo l’opera del Magistrato…
Soggetto (riportati sicuramente in quell’agenda rossa…), che hanno beneficiato della sua morte, e che finalmente, attraverso quella sua dipartita, hanno potuto proseguire indisturbati verso le loro finalità, nel quadro di una convergenza di interessi tra “Centri di potere”, “Apparati dello Stato” e “Cosa nostra”!!!
Una circostanza quest’ultima percepita dallo stesso giudice che rivolgendosi il giorno prima della strage alla moglie Agnese, raccontò che: “Non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo… ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere”!!!

Borsellino: Una storia da riscrivere!!!

Ho sempre scritto sull’argomento dicendo che c’era ancora tanto da scrivere… e soprattutto che la storia che ci avevano raccontato, non mi convinceva…
Sì… era palese che ci avessero raccontato una “balla”, d’altronde erano troppe le cose che non coincidevano, il tutto esclusivamente per dare la colpa di quanto accaduto alla mafia… 
La cosa assurda è che alla fine ci sono pure riusciti, e difatti tra il ’92 e il ’94 abbiamo assistito al più clamoroso depistaggio che la storia di questo paese ricordi… 
Grazie a quella strage, seguita a quella di Capaci del collega Falcone, si è riusciti a ribaltare la democrazia di questo paese, che si è trovata improvvisamente governata da nuove facce, nuovi partiti, e soprattutto con l’annullamento di tutte quelle formazioni politiche che dal dopoguerra avevano dominato ogni azione dei cittadini…         
Ed infine c’erano loro… quei servizi segreti (certamente deviati…) che insieme ad alcuni magistrati hanno fatto male il proprio lavoro, ed oggi, proprio la figlia di Paolo, Fiammetta Borsellino ha voluto esprimere il proprio pensiero: “Le motivazione del Borsellino quater hanno avvalorato quanto sapevamo sui depistaggi cominciati a partire dal ’92. Io racconto fatti, mi riferisco a dati contenuti nelle carte processuali. Le mie non sono opinioni. I nomi non li faccio io, ma sono negli atti. Se la procura di Caltanissetta e i magistrati del tempo hanno fatto male, è giusto che rendano conto del loro operato“!!!
Quanto accaduto allora non era giusto, quanto compiuto successivamente fu ancora peggio… perché a causa di quelle scelte infauste, è stata offesa non solo la verità, ma anche l’onorabilità della magistratura…
Aveva ragione il giudice Borsellino quando dichiarava: “Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri“.

Salvatore Borsellino: "Non bisogna indagare solo i poliziotti, ma anche i magistrati. Ho fiducia nel governo"

Quanto emerso in queste ore sulle motivazioni della sentenza del processo Borsellino quater e cioè del “depistaggio” nelle indagini compiute per i fatti accaduti a Palermo 26 anni fa, mi dispiace doverlo dire, ma la notizia era stata anticipata dal sottoscritto il 19 Luglio dello scorso anno con il post: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2017/07/borsellino-e-la-verita-negata.html
Ora, dopo che è passato un quarto di secolo per dare quantomeno una probabile verità, ci si è accorti di come tutto sia stato depistato, da una parte di quello stesso “Stato” deviato, rappresentato da una parte di quei suoi funzionari infedeli!!!
La chiamano nei Tribunali ricerca di verità e giustizia… ma di quale verità e di quale giustizia parlano se a quanto sembra, alcuni Pm hanno costretto un falso pentito a dichiarare circostanze e nomi, per nulla veritieri…
Ci avevano raccontato che Borsellino  era stato ucciso dalla mafia… da quel gruppo mafioso di “Toto Riina & Co”…
Ma evidentemente su quella vicenda, i contorni erano più quelli oscuri che quelli chiari: Troppe incertezze, troppi i ritardi, troppi gli errori e nessuna assoluta ricerca della verità… anzi, la verità ci è stata di fatto… negata!!!
Tutti s’aspettavano da un momento all’altro – a seguito peraltro della strage di Capaci – l’attentato al giudice Borsellino, sì… tutti sapevano e nessuno ha fatto nulla per impedirlo!!!
La mafia un fenomeno criminale che può essere sconfitto, ma per raggiungere questo obiettivo è indispensabile diffondere tra i giovani, la cultura della legalità” erano queste le parole del giudice Borsellino… ed è proprio su questo punto che lo Stato ha dimostrato principalmente di fallire!!!
Quanto successivamente compiuto serve a poco… indagini, arresti, condanne, sequestri, confische, ma come ripeto sempre, “sono cambiati i suonatori, ma la musica resta sempre la stessa”!!! 
Lo Stato deve dimostrare di essere “Stato” e non solo in quei giorni di doveroso tributo per il sacrificio di quei magistrati…
E’ tempo di finirla con i proclami, dobbiamo affrontare i problemi, in particolare quelli della nostra isola, ed è su questi temi che le istituzioni sono chiamati a svolgere il maggior lavoro, tenendo sempre in mente, l’indirizzo dato da quei suoi uomini esemplari… 
“La lotta alla mafia, rappresenta il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, e non deve essere solo una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolge tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità…”.
Leggere quindi oggi del depistaggio, di qualcuno che ha partecipato direttamente a quella strage, di chi ha ha saputo costruito quella falsa verità, di chi conosceva perfettamente i particolari di quella pianificazione e li ha poi raccontati al pentito Gaspare Spatuzza… 
Dice bene il fratello del magistrato: “Non bisogna indagare solo sui poliziotti coinvolti, ma anche sui magistrati. Ho fiducia nel governo”!!!
Si… forse ora che il governo è cambiato, un po’ di luce potrebbe iniziarsi a vedere…
Non va dimenticato che le stragi compiute in quegli anni, sono servite anche a cambiare gli equilibri di quei partiti da sempre presenti nel contesto politico nazionale, che sono stati all’improvviso spazzati via, mentre altri, nati proprio sulla scia di quella rivoluzione culturale, hanno preso il sopravvento…
Chi sono i magistrati che hanno avallato questo depistaggio??? Come è possibile che molti di loro abbiano fatto una carriera così rapida??? Che fine ha fatto l’agenda sparita dall’auto di Borsellino???  
Credo che abbia ragione il fratello Salvatore Borsellino quando afferma: “Questa sentenza afferma quello che io grido da sempre: la strage fu accelerate per impedire a Paolo di essere convocato e sentito come testimone a Caltanissetta, come lui chiedeva, su quello che aveva scoperto sulla morte di Giovanni Falcone. E l’agenda rossa fu fatta sparire perché si temeva potesse contenere rivelazioni scomode. Eppure a suo tempo La Barbera disse che Lucia, mia nipote, farneticava quando parlava dell’agenda rossa”.
La giustizia ancora una volta ha dimostrato quanto poco uguale sia, a seconda delle circostanze e degli uomini… 
Concludo con un pensiero del giudice Borsellino, riportato nel lontano 26 gennaio 1989:
L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E no! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! 
Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. 
Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. 
Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. 
Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati!!!

Sistema "Antimafia"!!!

Il giorno della memoria della strage di Capaci -nella quale morirono il giudice Falcone insieme alla moglie e la scorta – desidero non parlare di chi ha voluto contrastare con ogni mezzo quel sistema mafioso, bensì di chi ne ha in questi anni, vergognosamente usufruito!!!
Mi riferisco a quel sistema denominato “antimafia”, già… un nome… una garanzia, per poter compiere ogni tipo di reato, protetti da quella “cupola” chiamata Stato!!!
A parlare oggi è infatti un ex magistrato, Silvana Saguto, finita sotto inchiesta per quella sua funzione di ex presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo…
L’anno accusata di aver creato un sistema di raccomandazioni e clientelismi, ma lei si difende dichiarando: “Sì, è vero… c’era un sistema attorno alla sezione Misure di prevenzione. Un normalissimo sistema che ha consentito di gestire i beni sequestrati “!!!

Ma allora viene da chiedersi, di quale sistema sta parlando e a chi sta facendo riferimento???

Ed ecco giungere immediatamente la risposta che lascia frastornati: “Gli amministratori giudiziari non li ho scelti fra i miei amici. I miei amici non erano le persone chiamate a sostituire i fedelissimi dei boss cacciati dopo i sequestri: i nomi di quelle persone valide li abbiamo chiesti alle associazioni antimafia come: Libera, Addiopizzo, li abbiamo chiesti ai parroci, tanto per essere più tranquilli. Le segnalazioni sono arrivate da tutte le parti, anche da colleghi magistrati”!!!
Minchia… sig. Tenente“, verrebbe da dire!!! 
Ma allora sorge spontanea la domanda: perché il CSM contesta a Lei quelle assunzioni clientelari??? 
Cosa posso dire… non conosco nessuna delle persone chiamate a lavorare nei beni sottratti ai boss. Una volta ci siamo rivolti ad un’associazione di categoria per trovare chi andasse a coltivare dei terreni sequestrati, poiché nessuno ci voleva andare. Bene, anzi aggiungerei male… sa quante associazioni ci hanno segnalato “commessi o facchini” per un supermercato? E’ così che funzionava… quello era il cosiddetto “sistema”!!!
“D’altronde lo sanno tutti… non vi erano leggi adeguate che dicessero come muoversi, quali regole adottare, come applicare il regolamento… peraltro, ci hanno consultato anche per fare le leggi”!!!

Ora ovviamente i Pubblici ministeri di Caltanissetta contestano quella sua ambigua gestione… e l’accusano dei reati di associazione a delinquere, corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione a dare o promettere utilità, abuso d’ufficio…
“Certo… adesso tutti mi accusano, ma fino a qualche tempo fa, nessuno aveva niente da ridire, tra l’altro, proprio nei giorni delle polemiche, ho ricevuto il sostegno dell’allora presidente del tribunale Leonardo Guarnotta, della commissione antimafia e del Csm”!!!
Ed ora come finirà… 
“Ho chiesto di lasciare Palermo e so che il Csm vorrebbe che, anche gli altri miei due colleghi facessero domanda per andar via, vedremo come finirà…”. 
Una cosa mi permetto di dirla: Siamo passati di mafia in mafia, uno schifo assoluto!!!

Ma ci sarà mai qualcuno capace di far rispettare le regole, in questo maledetto e corrotto paese???

Cara Sicilia…

Alcuni giorni fa in aeroporto, mentre attendevo un amico, mi sono ritrovato a leggere una rivista internazionale in inglese, lasciata lì su una panchina da qualche passeggero in partenza…
Mi ha incuriosito perché la copertina evidenziava un articolo sulla nostra cara isola, ed allora ho iniziato a leggere, ed ecco tradotto quanto in maniera abbastanza semplicistica quel mensile riportava: 
L’aeroporto principale in Sicilia si chiama Falcone-Borsellino, in memoria dei due magistrati antimafia saltati in aria per aver lottato contro Cosa Nostra…
Un periodo che ha insanguinato l’isola italiana e che ha coinvolto la mafia siciliana, in una serie di conflitti e di attacchi contro alcuni funzionari pubblici…
Eppure, ancora oggi, la maggior parte delle sue imprese, lotta quotidianamente per stare in piedi, in un clima imprenditoriale inospitale è ancora più duro perché deve tentare di respingere le influenze o le attenzioni di quell’associazione criminale…
Inoltre molte di quelle aziende devono affrontare tutta una serie di problemi, che pur sembrando banali, creano di fatto gravi danni, vedasi ad esempio le forniture irregolari di acqua e/o di elettricità, un’amministrazione pubblica ostile che presenta una consapevolezza diffusa secondo cui, i posti di lavoro hanno il diritto di ricevere una retribuzione mensile, ma a ciò non corrisponde alcun corrispondente dovere di lavoro!!!
Inoltre, le scarse infrastrutture dei trasporti e la evidente distanza che la Sicilia ha dal cuore dell’Europa, contribuiscono a spiegare i motivi che allontanano le imprese da questa regione e producono ben il 35% di disoccupazione, più del doppio della media nazionale, ed è il motivo per cui molti investitori stranieri ed anche nazionali, si astengono di recarsi in questa regione, convinti che la posizione, sia paragonabile a quella da terzo mondo.
Già alcune imprese siciliane, tra quelle industrializzate, sono probabilmente uniche nel mondo, considerato che ricevono dalla società di servizi di pubblica utilità,  la semplice fornitura di acqua soltanto un giorno su tre… 
Pensate che a Caltanissetta, nella Sicilia centrale, una fabbrica internazionale “Averna”, che produce un amaro digestivo a base di erbe è a volte senza acqua bollente per una settimana… 
La società ha dovuto ampliare a proprie spese gli impianti, per realizzare dei serbatoi di stoccaggio, per perforare i terreni alla ricerca di pozzi ed infine per l’installazione di depuratori….

Riporta correttamente il titolare dell’azienda: “Quali altre imprese di bibite nel mondo, devono sostenere tutti questi costi così elevati?”…

Lo stesso problema l’aveva avuto anche la “ST Microelectronics”, un gruppo franco-italiano che realizza a Catania, chip di memoria: Il problema è stato risolto, dopo che finalmente le autorità cittadine sono state persuase a posare le necessarie tubazioni per fornire il servizio idrico adeguato a questa compagnia, che rappresenta il più grande datore di lavoro industriale della Sicilia, con migliaia di lavoratori…
Analoga situazione avveniva per l’energia elettrica, dove non passava un giorno senza che ci fosse un blackout… interruzione che durava anche alcune ore, a causa di problemi con gli alimentatori, fino a quando poi la stessa società, non ha fatto installare una seconda linea ad alta tensione dalla rete e nuovi sistemi di energia alternativa…
Nonostante ciò, la stessa compagnia francese ha affermato che i rapporti con le autorità sono buoni….
Ma molte altre aziende hanno perso la pazienza a combattere con tutti le istituzioni locali, enti che alimentano quotidianamente barriere burocratiche, con l’aggravante soprattutto, che essi stessi, si dimostrano tra i peggiori clienti, in quanto solitamente non rispettano le scadenze dei propro pagamenti… lasciando così indebitate molte società – in particolare quelle private- che si ritrovano a non poter pagare gli stipendi ai loro dipendenti e a dover chiudere, seppur l’interessante credito avanzato e da incassare da parte di quegli Enti Regionali e/o Comunali… 
L’articolo ovviamente proseguiva, ma mi è bastato leggere quanto sopra, che mi è venuto il voltastomaco, sì… a pensare in quali modi veniamo visti dall’estero…
Hanno distrutto la terra più bella e meravigliosa nel mondo… e per colpa di quattro deficienti, ci ritroviamo ad essere descritti in questa maniera vergognosa…
Ed allora, rivolgendomi alla mia terra scrivo: “Cara Sicilia, il 2018 è entrato, ma credimi, non so più… cosa augurarti”!!!  

L’appunto dimenticato di Falcone: “Cinà in buoni rapporti con Berlusconi. Berlusconi dà 20 milioni a Grado e anche a Vittorio Mangano“

Come può essere che un appunto così importante, resti per trent’anni dimenticato. 
Sembra che l’appunto facesse parte di un block-notes utilizzato forse durante un interrogatorio e poi, chissà per quale motivo è rimasto lì… disperso tra tutte quelle carte che stranamente non sono andate ancora distrutte…
Vi starete chiedendo cosa vi fosse scritto in quell’appunto di così rilevante…
Ecco, c’è scritto: “Cinà in buoni rapporti con Berlusconi. Berlusconi dà 20 milioni a Grado e anche a Vittorio Mangano“!!!
La calligrafia sembra essere proprio quella del giudice Giovanni Falcone e sono state trovate all’interno di quello che è stato proprio l’ufficio del magistrato, nel palazzo di giustizia di Palermo, una stanza che è diventata ormai da tempo… un vero e proprio un museo… 
A fare la scoperta, è stato proprio uno dei suoi più stretti collaboratori del magistrato, Giovanni Paparcuri, che dopo essere andato in pensione, accoglie in quel “bunker” del pool antimafia, proprio i visitatori…
Nel fare ciò, alcuni giorni fa, stava sfogliando alcuni scritti di Falcone, conservati come riportavo sopra in quel museo, contenevano vecchie dichiarazioni del pentito Marino Mannoia… all’improvviso, si è imbattuto in quell’appunto che parla di Berlusconi!!!
Veramente assurdo che nessuno se ne  fosse accorto prima… ecco quindi che Paparcuri ha immediatamente informato la Procura. 
Quelle frasi scritte, non fanno altro che dare seguito a quanto più volte, proprio il sottoscritto ha evidenziato e cioè confermano quanto già emerso, nel processo al co-fondadore  Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva, a sette anni di carcere, proprio per concorso esterno a Cosa nostra… 
Difatti, proprio recentemente, lo stesso, insieme al “Cavaliere”, sono stati nuovamente iscritti dalla procura di Firenze, quali indagati per le stragi di mafia del 1993, come possibili mandanti occulti, per gli attentati di Firenze, Roma e Milano…
D’altronde come dimenticare quanto dichiarato dal defunto “capo dei capi” di cosa nostra, che ha più e più volte negato, l’azione di quelle stragi, avvertendo su di egli quelle accuse, quale “capro espiatorio” per coprire i veri mandanti di quelle bombe,  certamente da attribuire ad altri individui, che nulla centravano con quella associazione criminale…
Ma ritorniamo all’appunto… chi è Gaetano Cinà, indicato “in buoni rapporti con Berlusconi”???
E’ certamente un mafioso, sembra molto amico di Dell’Utri; è l’uomo che nel 1987 annuncia all’amico per telefono, l’arrivo al capoluogo milanese di una enorme cassata… con sopra il simbolo della Fininvest. 
Analoga situazione vi è per Gaetano Grado, affiliato a “cosa-nostra” e presente negli anni 70′ frequentemente nella regione lombarda, dove era altrettanto presente il noto “stalliere” Vittorio Mangano, fattore della villa del cavaliere ad Arcore… 
Nulla di nuovo, sono elementi già a conoscenza di tutti, se neon fosse che lo stesso pentito, si sia sempre astenuto – quando interpellato – di riferire sul cavaliere… “non ricordo, sono anziano e malato… e poi non posso rilasciare alcuna dichiarazione alla stampa” e nel processo Dell’Utri, lo stesso pentito si è avvalso della facoltà di non rispondere!!!
Dai documenti emersi nei procedimenti sembra che il boss Stefano Bontate, capo di Francesco Mannoia, avesse incontrato nei primi anni degli anni 70′ proprio Berlusconi, grazie alla mediazione di Dell’Utri… e proprio la Cassazione riconobbe che Berlusconi stipulò un patto di protezione con quella associazione criminale, per evitare possibili sequestri di persona a se o ai suoi familiari, ed anche per evitare danneggiamenti ai ripetitori tv posti in Sicilia… lo stesso boss Riina, intercettato in carcere dichiarava: “A noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi”!!!
Una cosa è certa… su quel periodo c’è ancora molto da scoprire… e certamente qualcuno è riuscito ad approfittare di quella particolare condizione politico-istituzionale, chissà forse alimentando quel periodo di terrore, utilizzando quelle bombe in maniera precisa e puntuale, affinché si generasse in ciascuno di noi, l’opinione che gli uomini di quell’allora nostro Stato, fossero deboli o collusi con quel mondo deviato e criminale e che ci fosse bisogno di un totale cambiamento… 
Circostanza quest’ultima… che di fatto, di lì a poco è avvenuta, con l’eliminazione politica di gran parte di quei partiti ed interlocutori, con l’avvento di nuovi “paladini” e/o “cavalieri“, che si sono posti agli occhi degli Italiani, come gli unici capaci di guidare il paese e contrastare quella criminalità organizzata…
Quanto accadrà successivamente, servirà esclusivamente ad occultare quanto realmente accaduto… Tutto finirà per essere sepolto nel dimenticatoio… come peraltro, quest’ultimo appunto del giudice Falcone…

Emanuele Piazza: Uno sbirro non lo salva nessuno!!!

Vi sono uomini che più di altri, vivono la propria vita come una missione!!!
Scelgono solitamente una professione scomoda, chissà forse per provare a dare un senso compiuto alle propria esistenza, indirizzando quotidianamente le proprie azioni nella ricerca di verità e giustizia…
Non sono dei soggetti a servizio di se stessi, non puntano ad avere glorie personali e non si lasciano limitare da esortazioni famigliari o da cautele consigliate da amici…
Loro hanno scelto d’essere ciò che sono, hanno voluto affrontare in prima persona tutti i rischi che quella divisa comportava… 
Hanno deciso di combattere, senza stare protetti dietro ad una scrivania, odiavano percepire quello stipendio indebitamente o in maniera infruttuosa e non schivano i pericoli, anzi l’affrontano, sapendo che il più delle volte per quelle operazioni, si sarebbero ritrovati da soli!!!
Ma a loro non importa, in quei drammatici frangenti, il coraggio e la determinazione, rappresentano la piena manifestazione di quella propria generosità, di quell’alto senso per lo Stato che è principalmente senso di dovere e responsabilità.
Già, ce n’è fossero come Emanuele Piazza… ed è bello vedere come in questi giorni, un autorevole scrittore abbia voluto dare il proprio contributo attraverso la pubblicazione di un libro, attraverso il quale, rende onore ed esprime ammirazione per quella autentica dedizione di un uomo, nell’interesse delle Istituzioni e dei suoi cittadini.
Aver raccontato il suo impegno personale e la sua storia professionale è certamente il modo più autentico e nobile per ricordarLo e soprattutto per riconoscere come egli abbia lasciato un segno autentico e di rilevo nella storia della Polizia Italiana…
Grazie… Emanuele.
Premessa:
Emanuele Piazza, aveva 29 anni quando, nel 1990, scomparve all’improvviso da Palermo e di lui si perse ogni traccia… 
Fu solo grazie alla perseveranza dei suoi familiari e all’impegno del giudice Giovanni Falcone se le indagini su questo caso presero avvio e -dopo molti anni caratterizzati da omertà e depistaggi- su quella sparizione, la verità venne alla luce…
Si apprese successivamente che egli, ex poliziotto, collaborasse sotto copertura con il Sisde: sembra che possedesse una lista con 136 nomi di super latitanti di mafia, tra i quali Totò Riina, Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo…
La sua missione consisteva nell’infiltrarsi presso alcuni pericolosi punti di ritrovo d’affiliati criminali, ricercando informazioni utili su quei latitanti boss, al fine di condurre le forze dell’ordine alla loro cattura. 
Una caccia ovviamente molto rischiosa, che lo condusse purtroppo ad una tragica fine, rivelata anni dopo nei dettagli, da alcuni pentiti di mafia…

Se non fosse stato per la caparbietà ed il rigore investigativo del giudice Giovanni Falcone, e soprattutto l’ostinazione dei familiari del giovane Emanuele, la verità su quella misteriosa scomparsa… ahimè, non sarebbe mai emersa… 
Sì… sarebbe rimasta misteriosa, come una di quelle tante circostanze irrisolte che il nostro Paese si porta dietro: stragi, attentati, intrighi su servizi segreti, politica, mafia, omertà, tradimenti e quant’altro di più oscuro si possa immaginare….
Ecco il perché lo scrittore palermitano Giacomo Cacciatore, ha voluto ricostruire questa vicenda drammatica ed inquietante in questo suo libro verità: “Uno sbirro non lo salva nessuno“, che ha come sottotitolo “La vera storia di Emanuele Piazza, il Serpico palermitano“!!!

Ma quel poliziotto americano FranK Vincent “Serpico”, alla fine di quella esperienza – se pur con una pallottola in faccia e un’invalidità che lo ha reso sordo da un orecchio- si è salvato, con tutti gli onori del caso (distintivo da detective e una medaglia d’onore)… Emanuele purtroppo no!!!
Di lui ci si era dimenticati…  quando sparì, nessuno s’assunse la responsabilità di cercarlo, anzi negarono peraltro l’incarico affidatogli: dissero al “SISDE” che non operava per conto loro!!! 
Oggi lo scrittore palermitano Giacomo Cacciatore, tenta in questo suo libro, di ricostruire la drammatica vicenda di Emanuele, riuscendo a fare in modo che la sparizione non venisse consegnata alla storia giudiziaria come uno dei tanti misteri d’Italia… o ancor peggio, che passasse l’abituale notizia, che Emanuele fosse fuggito con una donna…
D’altronde si sa, il nostro paese, anzi la nostra terra siciliana è esperta nel depistare le prove e a fuorviare la verità!!!

Chissà, forse ora finalmente è stato messo un ulteriore tassello su quel mosaico d’intrighi ed inganni, che hanno fatto in modo di scompaginare la realtà dei fatti… 
Speriamo almeno che con il tempo, emergeranno tutti i nomi di coloro che hanno “segretamente”  collaborato in quegli anni con la criminalità organizzata e che quindi di fatto, hanno permesso ed acconsentito alla morte di Emanuele!!!