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Otto e mezzo??? No… "zero patata"!!!


La puntata di ieri sera a La7 presentata da Lilli Gruber, con ospite il Ministro del’interno Matteo Salvini, ha evidenziato da parte della padrona di casa un atteggiamento tendenzioso da dare fortemente fastidio… 

Era talmente comprensibile la linea predisposta dalla giornalista, che ha dato fortemente fastidio… anche perché si vedeva come stesse provando – insieme a quel “giornalista” di Huffington Post – di mettere in difficoltà il ministro, senza però mai riuscirci… e ciò ovviamente faceva imbestialire quei due opposti interlocutori!!!
Si avvertiva la tensione, d’altronde vi era stata durate la giornata una premessa, sì… il vicepremier durante un precedente comizio aveva preannunciato l’appuntamento e parlando della Gruber aveva detto: “Mi tocca andare da lei, simpatia portami via” e tutti i presenti giù a ridere…
Ed allora la giornalista ha preparato tutta una serie di domande a modello “SS” è dire che uno degli argomenti trattava per l’appunto apologia del fascismo… un libro pubblicato da una casa editrice il cui titolare è legato ad ambienti neofascisti… ma come valutare quelle sue domande, che non si discostavano per nulla da quegli atteggiamenti intimidatori utilizzati durante quel periodo storico… 
Domande su domande… senza mai attendere la risposta dell’ospite, sì… perché la sensazione che si voleva trasmettere era quella di far percepire ai telespettatori il disagio del ministro… ma purtroppo senza mai riuscirci, anzi durante quella diatriba avveniva viceversa il contrario e il ministro Salvini da quello scontro, ne usciva vincitore…
Peraltro, avete sentito la Gruber difendere i colleghi giornalisti della Rai che percepiscono centinaia e centinaia di migliaia di euro e non si possono licenziare???
Bene… anzi no male, perché secondo la giornalista non vi è in ciò alcuna ingiustizia, anzi alla provocazione del ministro sul compenso di tremilioni di euro dati al collega Fazio, la gruber evidenzia di non scandalizzarsi, anzi ne prende le difese…  
Certo così facendo salvaguarda anche il proprio di onorario, ma dimentica che a differenza sua, quei signori della Rai, li paghiamo noi!!!
Ed infine quel voler riprendere il tema sul 25 aprile, rinfacciando al ministro quella sua mancata presenza al corteo dei partigiani e preferendo viceversa l’inaugurazione di una caserma a Corleone… 
Alla risposta del ministro la Gruber risponde in modo sbrigativo: “Sì vabbè… vabbè…”.
D’altronde, garantire agli uomini dello Stato una struttura su uno dei posti conosciuti come origine di ciò che nel mondo viene definito “mafia”, per quella giornalista ha poca importanza… sì molto meglio festeggiare una “liberazione”…
Ma scusate, ma di quale liberazione parliamo, di quella che si sono storicamente inventati???
Ma questo è il nostro Paese e così sono molti suoi connazionali, voltagabbana come i suoi giornalisti: prima tutti di destra, poi all’improvviso di sinistra e da alcuni anni pseudo centristi, indecisi, conservatori, ma soprattutto direi… opportunisti!!!

Malta… la nuova "casanostra"!!!

Per molti la notizia potrebbe rappresentare una novità, eppure vi posso garantire che non è così…
Il collegamento con talune “famiglie” siciliane risale agli anni 70’…
Pensate che un siciliano… diventato noto per essere diventato il capo di “cosa nostra”, si recò insieme alla sua sposa proprio su quell’isola… ad essere precisi in quella adiacente, sì… l’isola di Gozo, per festeggiare la propria luna di miele.
Qualcuno ricorda ancora oggi il nome di quel siciliano, “Totò”!!!
Amava così tanto quell’isola che spesso vi tornava, passando gran parte del suo tempo vicino un villaggio sul mare che vantava allora come oggi, una favolosa vista sulle isole di Comino e Malta, nonché una lunga storia d’insediamenti…
Il nome di quel villaggio era Qala e in molti, in particolare coloro che possedevano dei locali nella pjazza San Frangisk, conoscevano bene Totò…
Egli d’altronde non era ancora il temuto padrino di Corleone, già a quel tempo era ancora un picciotto… mentre il boss era Luciano Liggio detto “Lucianeddu”, l’unico a capo di quell’associazione criminale…
Salito al potere Totò non si dimenticò di quell’isola, tanto che raggiunto l’apice del controllo sulla Sicilia, estese quella sua influenza anche in quelle isole che ricordava con tanto affetto…
Eguale considerazione d’altronde ebbero altri esponenti di cosa nostra e così, pian piano, quell’isola è diventata un’importante centro per per quelle attività illegali, in particolare quelle di riciclaggio, grazie alla presenza del casinò o attraverso le scommesse dei giochi online, dove con il reclutamento di sviluppatori software si è riusciti a creare un casinò online in grado di bypassare quei pagamenti gateway sicuri come Emoney o Skrill e lasciare così i pagamenti non rintracciabili…

Fonti interne all’industria del gioco d’azzardo hanno raccontato agli inquirenti che quei clan mafiosi avrebbero mandato loro a raccogliere presso quei centri di scommessa la loro parte…
Denaro che è stato quindi riciclato in quello stato maltese grazie ad intermediari del luogo, per mantenere in funzione la struttura e prendere il possesso di una parte di quegli uffici istituzionali…
Vanno ricordati inoltre gli arresti compiuti delle forze dell’ordine internazionali che ha visto coinvolti personaggi siciliani, maltesi e libici nel contrabbando di carburante libico e di quello stato islamico noto come Isis, partito dalle sponde del libano per giungere da noi ed essere inserito nel mercato nazionale ed europeo…
Si comprende quindi come Malta rappresenti oggi una Hub fondamentale per quelle attività criminali che da anni utilizzano, proprio quelle isole, ma soprattutto il tratto di mare internazionale, per estendere la portata dei loro profitti.

D’altronde, avevo scritto in un mio post alcuni giorni fa http://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/03/la-mafia-siciliana-continua-i-suoi.html – di come Malta permetta a quelle società di operare, peraltro si è visto in questi anni quanto alle autorità maltesi interessi principalmente il denaro che entra nelle loro casse, senza stare lì a controllare in maniera meticolosa, se la provenienza sia legale o illegale…
Una vigilanza quella compiuta dalle autorità maltesi fatta appositamente con molta superficialità o forse dovrei aggiungere, con una metodologia che da adito a sospetti di complicità e favoreggiamento… e che si dimostra nei fatti o ad ogni richiesta da parte delle nostre autorità, sempre meno collaborativa!!!
Chissà forse un giorno – come noi – pagheranno il prezzo di quella correità…
Già c’è un detto perfetto per quegli amici maltesi che dice: “Chi male ha seminato, resta povero e gabbato”!!!

Alla ricerca di quei patrimoni finanziari mai ritrovati…

Dando seguito su quanto avevo riportato ieri a fine post http://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/01/le-famiglie-dei-mafiosi-nellattesa-di.html e cioè che difficilmente lo Stato sarebbe riuscito a  trovare il patrimonio finanziario delle famiglie mafiose, denaro che certamente a suo tempo è stato trasferito presso una banca di quei noti paradisi fiscali… 
Di oggi la notizia, che la figlia del “capo dei capi”, sia riuscita ad aprire un ristorante a Parigi!!!
Ristorante “Corleone by Lucia Riina“, un nome… una garanzia, che certamente oltre ai piatti tipicamente siciliani, trova in quel suo nome un’efficace pubblicità!!!
Siamo a Rue Daru, una strada accanto all’Arco di trionfo e al celebre Lido… e leggendo i vari commenti dei clienti sul web, sembra che oltre a risultare elegante, si mangi altrettanto bene…  
Certo, il sospetto viene che dietro quell’apertura vi siano i soldi di papà, però è altrettanto discutibile dover ogni qualvolta dare le colpe dei padri ai figli, come se quest’ultimi non possano avere di loro, capacita personali o professionali tali da permettergli di mostrare quel proprio ingegno…
Sicuramente nel far ciò – tutti i figli – (non mi riferisco ai soli figli dei mafiosi), devono saper evidenziare un concreto distacco da quel legame familiare, ma soprattutto devono evitare certi collegamenti, come anche mettere in risalto quel proprio cognome…
Perché così facendo, non si concretizza agli occhi di chi li osserva, quella necessaria separazione, bensì s’evidenzia una continuità con quel preciso legame…
Ed allora ecco partire le critiche, gli attacchi, la mobilitazione generale contro quel familiare che appositamente a voluto fare di quel nome, la propria bandiera…
Già, perché sarebbe bastato recarsi a Parigi (ancor meglio a Melbourne) in maniera anonima, chiamare semplicemente quel ristorante ad esempio “L’amico Italiano”, che certamente nessuno, già proprio nessuno si sarebbe accorto della sua presenza, e soprattutto non sarebbe finita in tutte le prime pagine… 
E’ dire che proprio il mimetizzarsi, aveva rappresentato una delle peculiarità del padre, che per l’appunto in più di vent’anni, aveva saputo rendersi latitante, con tutte le forze dell’ordine nel mondo che gli davano la caccia…
A volte per vivere liberi e senza clamori, basta veramente poco… 
Già, serve soltanto essere se stessi, senza dover essere l’immagine riflessa dei propri genitori!!!
Ho come l’impressione che forse in alcuni casi andrebbe rivisto quel film intitolato “Million Dollar Baby”… 
Vi ricordate il rapporto tra il vecchio pugile (allenatore) e la figlia “adottiva” Maggie Fitzgerald, destinata a diventare campionessa? 
Già… una delle più struggenti parabole della paternità del nostro tempo: sul valore di ciò che si trasmette alle giovani generazioni, sulla ricerca di un equilibrio tra eccessiva paura e troppo coraggio!!!

Le famiglie dei mafiosi (in attesa di ricevere il reddito di cittadinanza), richiedono il reddito d’inclusione!!! Lo Stato quindi risponde… presentando loro il conto!!!

Abbiamo ascoltato in questi giorni la notizia della moglie di un boss mafioso che ha presentato domanda per accedere al reddito di inclusione…
Tralasciando il fatto grave che la domanda al Comune per accedere a quel reddito stava proseguendo come nulla fosse, addirittura qualcuno dal Servizio sociale aveva per di più  telefonato alla signora per informarla che la domanda non fosse corretta…
E sì… perché nella domanda era stato ​inserito nel nucleo familiare anche il marito, attualmente detenuto… ed allora la signora correggendo quanto erroneamente presentato, aveva formulato una seconda istanza, che con molta naturalezza, stava procedendo rispettando quanto prevede la normativa e cioè, un sostegno a tutte quelle famiglie con ISEE inferiore a seimila euro!!!
Scoperta la notizia… (qualcuno avrà informato gli organi di stampa…) si è bloccata immediatamente la procedura e come sempre avviene in questo nostro paese, si è andati alla ricerca del “capro espiatorio”, dando inizio a un’indagine interna…
D’altronde perché meravigliarsi…
Anche in passato, la figlia del “Capo dei Capi” aveva chiesto il bonus bebè ai commissari che amministravano il Comune di Corleone, sciolto per mafia, i quali… leggendo quel cognome, Riina, manifestarono il loro dissenso!!!
Ed allora stranamente – vista la tempestività con cui è giunta la notizia – lo Stato si sbraccia e presenta il conto alla famiglia di Totò Riina per le spese sostenute per il mantenimento in carcere, ben 2 milioni di euro!!!
Certo la famiglia ha fatto sapere che non ha intenzione di pagare, anche perché non e’ tenuta a farlo, avendo rinunciato a suo tempo, all’eredità del padre….
Certo, l’azione compiuta potrebbe essere la prima di una serie di provvedimenti che a breve verranno adottati dallo Stato, per contrastare tutte quelle iniziative dei parenti di familiari mafiosi, che vanno alla ricerca di contributi e/o fondi destinati a sostegno delle famiglie indigenti… 
La normativa si sa, esclude oggi che gli eredi dei condannati, debbano procedere a rimborsare le spese occorse per il mantenimento in carcere dei familiari defunti, ma con questa iniziativa lo Stato, sospende qualsivoglia principio di richiesta eventualmente formulata… facendo diventare di fatto, quell’idea di richiesta un atto dovuto!!!
Ciò che nessuno però dice e che quei nostri capimafia – mi riferisco a quelli reali e non quei nomi mitizzati nell’immaginario collettivo – non hanno alcuna dimestichezza o per meglio dire capacità in operazioni finanziarie e quindi dietro quei loro investimenti, vi sono veri e propri professionisti, individui che operano affinché quel denaro ricevuto (quasi sempre di provenienza illecita) venga da loro valorizzato, non solo attraverso quelle classiche modalità di riciclaggio ben conosciute, ma con investimenti finanziari che promettono alti tassi di interesse e bassi rischi sul capitale ricevuto…
Comprenderete come i problemi sorgano quando quegli speculatori, per pagare quegli interessi nettamente superiori alla media bancaria, saranno costretti a reinvestire il denaro sporco in settori ultra speculativi della finanza internazionale, con risultati che però a volte risultano di fatto disastrosi, non solo per le rendite andate in fumo, ma soprattutto per la vita stessa di quegli speculatori, che dovranno così fare i conti con la vendetta di quei loro sovvenzionatori… 
Ed allora leggendo quelle richieste dello Stato – per le spese da esso sostenute – mi viene da sorridere, perché come ricercare un ago in un pagliaio…
Ma d’altronde ditemi: qualcuno realmente pensava che quei familiari conservassero in semplici c/c bancari tutti i loro patrimoni finanziari o forse non è lecito pensare che li abbiano depositati in conti cifrati, in uno dei tanti paradisi fiscali???
Ma si sa, forse qualcuno di quei funzionari si augura che il detto “la speranza è l’ultima a morire”, possa realmente realizzarsi!!!

Toto Riina ai domiciliari… forse perché non ha mai parlato??? Ma… meglio non rischiare… lasciamolo ai suoi silenzi!!!

Avete visto cosa è accaduto alcuni giorni fa in Calabria, quando si è saputo dell’arresto di uno dei cinque boss più ricercati del paese???
Scene incredibili, persone che si sono stretti in un abbraccio, molti sono accorsi per dare l’ultimo saluto al padrino, baciamani plateali senza curarsi della presenza delle forze dell’ordine o delle telecamere che riprendevano tutto…
Ora la notizia del giorno, sì… quella che vuole concedere i domiciliari al “Capo dei capi”, Totò Riina…
Sappiamo che ormai l’86 enne è da tempo malato ed ora, attraverso il suo avvocato, ha presentato un’istanza al tribunale di sorveglianza di Bologna in cui chiede la sospensione della pena o quantomeno gli arresti domiciliari…
Ora tutti a fare di questa notizia un clamore mediatico, ma la verità è che la Corte di Cassazione non ha mai detto che il boss, andasse scarcerato e neppure che le sue condizioni fossero incompatibili col carcere… ma si sa, da noi tutto serve a fare grandi “polveroni”, ma soprattutto ciò fa vendere la notizia, nei quotidiani e nel web…
Poi c’è chi ha voluto ispirarsi a valori ancor più nobili, parlando di dignità e di comportamenti (cristiani) di pietà e perdono…
Di contro c’è chi attacca il “mostro”, ricordando le stragi, i massacri, le persone sciolte nell’acido e ritiene giusto quindi… che egli sconti ogni giorno di quella la sua pena…
Vanno sommati gli uomini dello “stato deviato”, quelli che hanno paura, che pensano che prima o poi egli possa parlare, raccontando gli intrecci politici/mafiosi e imprenditoriali, che allora costituivano tutto un fascio…
Ed infine ci sono gli attuali uomini delle Istituzioni, quelli che credono nella forza delle leggi, che non hanno paura e lottano ogni giorno contro la mafia e i suoi uomini!!!
Per quest’ultimi, graziare il boss è di per se… un fatto insignificante; essi non hanno paura di liberarlo, d’altronde possono sempre andare a riprenderlo quando vogliono e sbatterlo nuovamente dentro una cella… malato o non malato!!!
Per loro è solo un fatto di pietà… quella che il boss non ha mai avuto nei confronti dei suoi nemici e a volte anche degli amici… 
E’ la vittoria morale dello Stato sulla mafia!!!  
Il sottoscritto di contro crede – proprio osservando quanto appena accaduto in Calabria – che la presenza sul territorio del boss, possa rappresentare una grave minaccia, non per la persona, ma per il  simbolo che egli, ancora rappresenta…
V’immaginate cosa accadrebbe a Corleone…???
Quanti saranno i cittadini che venendo a sapere della sua presenza, andranno immediatamente a salutarlo e gli altri, che ovviamente, se pur contrariati, saranno costretti ad andare in casa sua per porgere i loro omaggi e chissà forse… anche per baciargli la mano!!!
E coloro che mancheranno all’appello cosa accadrà??? 
Cosa potrebbe pensare oggi, chi quel potere lo detiene da anni e che ora, per una sua frase, potrebbe perderlo??? 
Provate a immaginare la scena, se da quella propria abitazione, egli decidesse di proclamare il suo nuovo legittimo successore… rendendo nullo quell’allora testamento ereditario, mai concesso… ma preso per forza maggiore!!!
Sappiamo d’altronde che il passaggio di consegne nei riguardi dell’ex amico Provenzano, non è stato mai ufficializzato, anzi, intercettato durante la sua detenzione, ha dichiarato: “A questo Binnu Provenzano chi è che gli dice di non fare niente? Qualcuno ci deve essere che glielo dice. La cosa… quindi tu collabori con questa gente… a fare il carabiniere pure… e non dici… a rispondergli giusto, regolarmente, e dirgli: perché devo fare questo? Qual è il motivo?”.
Immaginatevi cosa accadrebbe quindi in Sicilia… 
Una nuova faida, tra chi ora detiene quel ruolo ed i nuovi eletti: un vero e proprio atto di forza, che porterà, a secondo delle circostanze, all’eliminazione di molti affiliati, fintanto che ciascuno dei due gruppi, proverà a sostituirsi all’altro e ne prenderà definitivamente il sopravvento!!!
Tranquilli comunque, in questo momento nessuno ha interesse a far uscire il boss, anzi sono tutti d’accordo per tenerlo lì… messo a tacere per sempre e ridotto al completo silenzio!!! 

Ed ora, cosa accadrà internamente cosa-nostra con la morte di uno dei due vecchi padrini???

Come si dice: “Morto un papa se ne fa un altro” e difatti da sempre quella organizzazione criminale, ha continuato ad operare in tutti questi anni, sapendo che i loro ultimi due “padrini”(Riina e Provenzano) fossero reclusi ormai per sempre… con l’ergastolo a vita.

Ancor più adesso, diventa fondamentale dover proseguire, sapendo appunto che è venuto a mancare… uno dei due!!!
Ciò che risulta importante è che il sistema possa continuare –sempre ed in ogni circostanza– senza la presenza dei suoi eventuali affiliati…

“Siete tutti importanti e nessuno indispensabile” difatti, nei duecento anni trascorsi, quest’associazione ha dato prova di essersi saputa non solo trasformare, ma anche evolvere, resistendo ad ogni cambiamento e continuando in quell’opera di “infestazione” su tutta la nostra regione, in particolare nelle coscienze dei suoi conterranei, violandone libertà personale e moralità…

Due secoli di colpevoli collusione, in cui politica, imprenditoria e uomini dello stato,si sono legati in quel ginepraio di oscuri interessi, con questa associazione criminale, che è poi la base di quell’illegale meccanismo, nel quale vicende finanziarie vengono interconnesse a condotte sanguinarie, che hanno macchiato di rosso le strade delle nostre città…
Si vorrebbe rilegare la mafia ad una semplice biografia, quasi fossero quelli… personaggi di una fiction… nomi rappresentativi di un sistema, che secondo alcuni portava benessere, ed essi, vengono ora visti, come dei direttori d’orchestra di quella associazione e non per come fossero realmente e cioè degli assassini e delinquenti!!!
La storia… in particolare quella nostra “siciliana” è stata da sempre caratterizzata da una continua e persistente collusione con quella criminalità, intrecciata a filo doppio con una parte di quella classe dirigente… dove sempre più spesso, interessi e dello Stato e convenienze delle istituzioni, hanno trovato in quei professionisti del crimine, un supporto per poter coprire o celare, quelle proprie e dirette partecipazioni… 

Non bisogna dimenticare che la mafia esiste perché lo Stato permette ad essa di poter esistere… perché senza quegli appoggi, quelle connivenze e l’interesse opaco ma sempre presente di un blocco politico e sociale, quanto compiuto non sarebbe possibile… 

Se le istituzioni in tutti questi secoli… avessero voluto la distruzione totale di quell’apparato mafioso, per come per esempio è stato fatto contro il terrorismo (Brigate rosse, Avanguardia nazionale, ecc..), ecco che oggi, non avremmo motivo di parlare di questa organizzazione criminale…

Tutti infatti dicono la stessa cosa: le mafie sono nate, cresciute e hanno prosperato invadendo l’Italia intera, grazie allo scellerato abbraccio (lungo due secoli) con appartenenti allo Stato in ogni sua declinazione…

Ora, la morte di Provenzano, porterà con se tanti segreti… ed altri ancora spariranno per sempre, con l’ormai presumibile prossima dipartita, del amico corleonese… 
Quanto poi accadrà sarà tutto da vedere… e credo che a breve, saranno in molti tra quelle fila… a voler emergere, dopo tanti anni, relegati a posizioni secondarie e sotto l’ombra dei propri capi… 
Scriveva nel libro “Così parlò Bellavista” il grande De Crescenzo: “Il potere non sazia, anzi è come una droga e richiede sempre dosi maggiori” e qui è la stessa cosa!!!
Se la storia insegna… tra qualche anno ci sarà una nuova recrudescenza; lotte tra famiglie mafiose che vorranno avere un maggiore controllo del territorio, di quello a suo tempo loro affidato ed ora troppo limitato… 
D’altronde si dice da quelle parti: “senza piccioli ie rispetto… si nuddu a miscatu cu nenti…” (senza soldi e rispetto sei il nulla mischiato al niente…)!!!

Non ci saranno quindi accordi di pace… vincerà solo il più forte, mentre lo Stato in quel frangente, starà alla larga da quel conflitto e conterà i morti, 

Tutto sommato da Roma diranno: non è cosa “nostra”… ma cosa “loro”!!!
Sono sin d’ora certo… che tra qualche anno ne riparleremo…

In ricordo di Mario Francese

Nel giorno della memoria… voglio dedicare un mio pensiero al giornalista Mario Francese, 

Era nato a Siracusa il 6 febbraio del 1925, terzo di quattro figli, ultimato il ginnasio in accordo con la famiglia decise di trasferirsi a Palermo, da una sua zia, sorella della madre, per completare gli studi liceali ed iscriversi all’università…
Entrò prima come telescriventista all’Ansa, ma successivamente avendo compreso le qualità del giovane, gli venne promesso di diventare giornalista nell’organico redazionale… 
Impegno quest’ultimo non mantenuto ed allora diventò corrispondente del quotidiano “La Sicilia” di Catania, per il quale iniziò a scrivere su cronaca nera e giudiziaria. 
Collaborerò in quel periodo con la Regione dove venne nominato capo ufficio stampa all’assessorato ai Lavori pubblici… alla fine degli anni 50′, venne chiamato dal “Giornale di Sicilia”.
In breve diventò giornalista professionista e una delle firme più apprezzate e più esperti conoscitori delle vicende mafiose, iniziando a scrivere dalla strage di Ciaculli, sull’omicidio del colonnello Russo… possiamo dire che non ci fu vicenda giudiziaria di cui egli non si sia occupato…
Tentava in un periodo “buio”, nel quale parlare di mafia significava morire, di dare lettura diversa e più approfondita a quel fenomeno cosiddetto “mafioso”…
Un giornalismo infrequente in Sicilia, fatto d’investigazioni, scambi d’informazioni, intrighi internazionali e interessi politici e imprenditoriali… 
Fu l’unico giornalista a intervistare la moglie di Totò Riina, Ninetta Bagarella ed il primo a capire, l’evoluzione strategica e i nuovi interessi della mafia “corleonese”!!!
Non a caso dichiarò della frattura nella “commissione mafiosa” tra gli elementi di Luciano Liggio e quelli dell’ala moderata cosiddetta “guanti di velluto”…
Un periodo nel quale cosa nostra apriva a ripetizione la strage degli omicidi “eccellenti”, che inizieranno con il segretario provinciale della Dc Michele Reina, per seguire con il capo della Squadra Mobile di Palermo, Boris Giuliano, quindi con il giudice Cesare Terranova…. e successivamente con il presidente della Regione Piersanti Mattarella e tutti quei nomi che di li per vent’anni seguiranno e che ben conosciamo, facendo parte integrale della nostra coscienza siciliana…
Gli stessi giudici, nella sentenza di primo grado contro gli esponenti di quella associazione criminale, riporteranno come, gli articoli e i dossier redatti da Mario Francese, hanno permesso di ricostruire con eccezionale chiarezza, le linee evolutive di Cosa nostra, nel aver saputo penetrare e diffondere quelle proprie ramificazioni all’interno del mondo della politica, degli appalti e dell’economia, e dove iniziava a delinearsi la strategia di attacco alle istituzioni… 
Cosa nostra infatti aveva adottato –in collaborazione con i servizi deviati– una strategia eversiva che poneva come obbiettivo quello di ribaltare la democrazia di questo paese e per far ciò, non si limito di eliminare tutti coloro che a quel disegno criminale ci si ponevano di traverso ed è in questo contesto che si spiega difatti l’eliminazione di Mario Francese…

Quell’omicidio doveva, una volta e per sempre, cancellare quelle frasi scritte, bisognava eliminare quella mente lucida del nostro giornalismo, un professionista capace di anticipare gli inquirenti nell’individuare nuove piste investigative, ed erano questi i motivi che rappresentava… un continuo pericolo per la mafia emergente, poiché era capace di anticiparne quel suo programma criminale, proprio in un tempo nel quale mancava il sostegno (dato successivamente) dei collaboratori di giustizia, tra cui Tommaso Buscetta che consentirono di svelare per la prima volta i meccanismi dell’organizzazione mafiosa, la struttura e le sue regole…

Francese era un uomo slegato da quei condizionamenti e compiacenze realizzate anche da alcuni suoi colleghi, soprattutto non mostrava alcun asservimento verso quei gruppi di potere collusi con la mafia…
Ed è per queste motivazioni che la mafia lo ha ucciso la sera del 26 gennaio 1979 davanti la propria casa, mentre stava rientrando dopo una lunga e dura giornata di lavoro.

Nel 2001 verranno condannati per quel omicidio quasi tutti i componenti di quella “cupola” e le motivazioni della condanna (nella sentenza d’appello) furono: il movente dell’omicidio Francese è sicuramente ricollegabile allo straordinario impegno civile con cui la vittima aveva compiuto un’approfondita ricostruzione delle più complesse e rilevanti vicende di mafia degli anni ’70.

Desidero oggi ricordare anche Giuseppe, figlio di Mario, che nel 2002 si suicidò a soli trentasei anni… anche lui giornalista del Giornale di Sicilia di Palermo e che per anni, si era dedicato alle inchieste sulla mafia ed in particolare contribuendo a ricostruire l’omicidio del proprio padre…
La Sicilia ha perso due figli che per questa terra hanno gettato semi di speranza…
Non per nulla si dice che la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio… lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle!!!