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Ed è per questo che "mi chiamo Giovanni"…

Alcuni giorni fa, sono andato a trovare un mio caro amico, quando ho notato tra i suoi libri in salone, uno… che mi ha incuriosito.

Era di suo figlio… “Gerardo“, il quale gentilmente, compreso il mio interesse, mi ha detto di prenderlo…
Insisteva nel volermelo regalare, ma alla fine ci siamo accordati che l’avrei soltanto preso in prestito, per poi, appena finito di leggerlo, l’avrei restituito…
Il titolo del romanzo è “Per questo mi chiamo Giovanni” ed è un libro di Luigi Garlando (pubblicato nel 2004) e racconta la storia di un ragazzino, per l’appunto Giovanni, che sta per compiere 10 anni…
Ecco che allora il padre (Luigi), decide di fare un bel regalo al figlio, e cioè di far passare ad egli, una giornata indimenticabile… e soprattutto di come sia stato deciso quel suo nome…
Ma, qualche giorno prima del suo compleanno e di quella particolare “vacanza”, Giovanni era a scuola e durante l’intervallo dovette assistere ad un fatto spiacevole; era stato testimone di un lite tra due ragazzi, di cui uno era il suo compagno di classe (Simone), che proprio a seguito di quella colluttazione, si era ritrovato spinto giù dalle scale, da un altro ragazzino di nome Tony… 
Il giorno quindi del compleanno di Giovanni, il padre Luigi decise di portarlo nella spiaggia più famosa vicino a Palermo…. “Mondello”.
Mentre stavano per attraversando la città, il iniziarono a soffermarsi in alcuni punti precisi della città…
Erano, strade e piazze divenute ahimè famose, perché in ognuna di esse, era stata assassinata una persona perbene…
Erano uomini che volevano esclusivamente il bene di questa terra, compiere qualcosa d’importante per questa regione… cominciando dal proprio dovere.
Proseguendo, racconta al proprio figlio quegli anni passati, cosa era accaduto in quei posti, ora ripuliti e forse chissà… anche dimenticati…, 
Tra quegli uomini vi era un magistrato, un uomo che in tutti i modi, aveva provato a combatterla quella associazione criminale chiamata mafia: e lui… proprio come te… si chiamava Giovanni… 
Finalmente “Mondello”, la sua spiaggia finissima ed il mare cristallino… 
Dopo un bagno rilassante, Luigi inizia a raccontare al figlio il motivo di quel suo nome: “vedi… il tuo nome “Giovanni” deriva da un grande uomo, Giovanni Falcone. 
Un uomo, che con grande coraggio, ha dimostrato l’esistenza di quella associazione, di come fosse strutturata e dove ognuno aveva un suo ruolo ed infine di come fossero legati da un patto di sangue…
Era ed è la “mafia”… non racconti popolari, tanto decantati dai cantastorie nell’entroterra siciliano…
Pian piano “Giovanni” inizia ad appassionarsi a quell’uomo e chiede al padre di raccontargli altri episodi della vita del giudice Falcone. 
Ecco quindi che il padre, racconta dei metodi utilizzati dalla mafia per arruolare nuovi componenti, racconta del giuramento che fanno quei cosiddetti “uomini d’onore” e paragona quella associazione ad un ortaggio… il carciofo, già, dove le foglie rappresentano i soldati che contano poco, mentre il cuore posto al centro, è del capo…. 
La giornata si è conclusa e di ritorno attraversano l’autostrada nei pressi di Capaci… 
Qui il padre accosta e nel vedere il monumento dedicato ai caduti (due obelischi ai due bordi della strada) racconta a suo figlio la triste fine che la mafia ha riservato al giudice Giovanni Falcone, a sua moglie e alla scorta…
Nel frattempo il padre inizia a raccontare al figlio qualcosa di personale, ma che indirettamente lo ha riguardato…
Il padre, titolare di 4 negozi di giocattoli a Palermo, è stato anch’egli vittima del racket… con minacce da parte di quegli uomini (appartenenti alla mafia) che, in cambio di una strana “protezione” ne richiedevano il pagamento mensile (pizzo)!!! 
La reazione del padre era stata quella di rivolgersi alle istituzioni, denunciando quanto accaduto e facendo arrestare i mafiosi. 
Ovviamente in risposta a quel atto di protesta, uno dei suoi negozi fu bruciato… e anche la moglie, in quel momento incinta, vedendo quella scena si prese di paura ed a causa di ciò, ebbe le doglie…
Fu per questo motivo, che appena nato, decisero di chiamare il proprio bimbo… Giovanni!!! 
Rientrati a casa… la giornate ripresero come sempre, ma Giovanni, avendo compreso il messaggio che il padre gli aveva voluto trasmettere, rientrato nuovamente a scuola, si presento dal preside per denunciare Toni su quanto era accaduto e da allora diventò il migliore amico di Simone.
Il libro si conclude, con una richiesta di Giovanni al padre: andare a conoscere personalmente la sorella del giudice…
Dedico quanto sopra a certi pseudo “commentatori”, per ricordare loro, che non dovrebbero mai permettersi di utilizzare quel nome così importante… in maniera così indegna!!! 

C’è "giovanni"… e Giovanni…

Il bello del web è che permette di essere costantemente collegati con il mondo intero…
In pochi minuti le informazioni viaggiano sulla rete e la diffusione del messaggio avviene in un secondo e soprattutto, il contenuto pubblicato, dà il via, ad una ampia partecipazione di pubblico collegato…
A tutti è data la possibilità di scrivere e non vi sono imposti limiti culturali…
Chiunque può scrivere e dire ciò che pensa, senza preoccuparsi di ciò che scrive, anche perché il commento pubblicato può essere realizzato in forma anonima…
Certamente, quest’ultima diffusione, non può considerarsi come qualcosa di eticamente corretto e soprattutto dietro un messaggio celato sotto falso nome (o protetto da una email non corrispondente), c’è la rappresentazione precisa di qualcosa di deplorevole…
Ma ormai… è così che va, e in molti, incoraggiati dall’anonimato, decidono di partecipare mediante “nickname” fasulli –in fin dei conti, quanto da loro fatto, rappresenta di fatto la loro personalità…- per poter criticare o offendere coloro che non avendo nulla da nascondere… riescono a manifestarsi con il proprio, nome e cognome…

Ma purtroppo, ancora oggi, sono in molti on line che tentano (a loro modo…) di dare il proprio contributo, ma quando poi si tratta di esporsi con le proprie generalità, ecco che, in maniera del tutto vigliacca, disconoscono e rifiutano di rivendicare quanto pubblicato…
Tirano la pietra e nascondono la mano… fanno sempre così, manifestano espressamente quella loro mediocrità, sperando che siano gli altri ad esporsi, per poi loro successivamente, goderne i benefici…
Ed allora, ecco il perché in molti si mettono a commentare le notizie pubblicate… e poi successivamente negano, di averle dette!!!
Sono persone “miserabili”, capaci di vivere sotto pseudo nomi fantastici, che non appartengono a questa realtà… perché si trovano a vivere una vita senza alcuna dignità… senza alcuna capacità morale anche di firmare un commento, con il loro appellativo…

Qualcuno, per voler giustificare il proprio anonimato, risponde che c’è il rischio di essere querelati per “diffamazione”; ovviamente sono tutte cazzate, fintanto che si resta nei limiti di non cadere in frasi volgari o in commenti che ravvisano il reato di cui sopra, oggi possiamo stare tranquilli, che quel rischio non esiste…
Da quanto sopra quindi, si comprende come il reale motivo, per il quale si continua ad utilizzare un nickname, è perché si vuole esprimere giudizi offensivi o diffamatori, che per l’appunto, metterebbero l’autore a rischio di una querela (vorrei comunque ricordare a quei “mediocri” autori anonimi, che è sempre possibile -a seguito di una denuncia alla polizia postale- risalire al nome dell’autore della diffamazione, per cui, il rischio di una querela è sempre possibile… io per esempio sto valutando se farla ad un commentatore anonimo “giovanni”di Live Sicilia Catania…).
Come dice il mio titolo, <C’è “giovanni” e “Giovanni”>, domani farò in modo di non perdere il mio tempo a scrivere su personaggi “anonimi”, ma mi dedicherò a ricordare qualcuno -con quel nome- di veramente importate…
Si dice che… il mestiere di scrivere senza firma frutta magari denaro, ma non onore. Poiché negli attacchi il signor “Anonimo” è senz’altro il signor “Mascalzone”, e si può scommettere cento contro uno, che chi non vuol dire il suo nome… ha di solito intenzione di truffare il pubblico.