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Con l’arresto del fratello della vedova di Vito Schifani, s’infittisce la verità sulle stragi di Capaci e via D’Amelio…

Già… tra gli arrestati dalla Dia di Palermo nell’inchiesta che ha portato in carcere il boss Gaetano Scotto vi è anche Giuseppe Costa…

Chi è…??? Il fratello di Rosaria Costa – vedova di Vito Schifani – uno dei poliziotti rimasti uccisi il 23 maggio del 1992 nella strage di Capaci, insieme al giudice Falcone e alla moglie Francesca Morvillo…
Il Costa è stato accusato di un grave reato, sì… quello di associazione mafiosa!!!
Sarebbe secondo la Dia affiliato alla cosca “Vergine Maria” e per conto di essa avrebbe tenuto la cassa e  gestito le estorsioni, attraverso minacce alle vittime, costretti a il pizzo a quell’associazione criminale, assicurando così una rendita di sostentamento alle famiglie dei detenuti… 
Dalla lista ritrovata pagavano tutti: commercianti, ristoranti, concessionari di auto, negozi, e soprattutto imprese…
Gli inquirenti lo descrivono come un affiliato pienamente inserito nelle “famiglia”, tanto che alla scarcerazione del proprio padrino, Gaetano Scotto, invita per rispetto alle sue vittime di dare il denaro direttamente a lui. 
Dall’indagine emerge altresì il ruolo al vertice riacquistato dal boss all’interno del proprio clan. 
Va ricordato come quest’ultimo era stato inserito come parte civile nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, costata come sappiamo la vita al giudice Paolo Borsellino e alla sua scorta. 
venne infatti accusato ingiustamente da taluni “falsi” pentiti, condannato all’ergastolo e quindi scarcerato. 
Oggi infatti siede come vittima dinnanzi ai tre poliziotti accusati di aver depistato l’indagine… 
Infine, nel blitz compiuto dalle forze dell’ordine è stato coinvolto anche il fratello, tecnico di una società di telefonia, anche lui accusato nell’inchiesta sulla morte del giudice Paolo Borsellino. 
Sembra che fu proprio lui ad aver intercettato la telefonata con cui il magistrato comunicava alla madre che stava per andarle a fare visita, in quella nota via D’Amelio dove fu piazzata l’autobomba. 
Situazioni e circostanze che s’intrecciano come delle maglie a filo doppio, dove si comprende come fossero “in molti” a sapere degli attentati, ma soprattutto ad aver contribuito affinché questi fossero portati a termine!!!
Infatti, quando dico “in molti” non mi riferisco alla manodopera di quell’associazione criminale che ha di fatto posto le bombe, no… parlo di un livello superiore che comandava allora (e forse in parte ancora oggi…) il nostro paese, di tutti coloro che sotto quelle mentite spoglie da persone perbene (politici, magistrati, pubblici ufficiali, funzionari delle forze dell’ordine, sorretti dai finanziamenti di una grossa fetta di quella borghesia “corrotta” imprenditoriale), ha permesso -in quegli anni terribili- che la nostra Repubblica venisse violata e di conseguenza rovesciata!!!
La verità è che non si finisce mai…  e più si scava in fondo su quel periodo storico, più la vicenda s’infittisce per non dare risposte certe!!!

Provano a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi di legalità e lotta alla mafia!!! Ma se sono questi i modi…

Fateci caso… ogni giorno assistiamo a promozioni e partecipazioni ad eventi di carattere culturale, su temi di legalità e contrasto alle mafie.
I mass media, in particolare le televisioni, aprono quei loro Tg con notizie destinate a sensibilizzare l’opinione pubblica, dove una costante attenzione è dedicata al condizionamento che alcuni giornalisti subiscono a causa delle loro inchieste…
Abbiamo visto in questi anni le intimidazioni e le violenze fisiche subite da essi e di come successivamente a causa di quelle palesi aggressioni, trasmesse in tutti i notiziari nazionali e non solo, lo Stato abbia deciso finalmente di reagire (dopo anni e anni di assoluto silenzio…). 
Ma non tutti mostrano quel coraggio, anzi taluni “giornalisti”, pur di far “lievitare” l’audience del proprio programma televisivo, hanno invitato nelle reti nazionali proprio i familiari di quelle famiglie mafiose che – senza alcuna presenza, per un eventuale contrapposizione – hanno potuto pubblicamente attaccare il nostro sistema giuridico, mettendo in discussione anche quel sistema dei collaboratori di giustizia…
E stata permessa un’informazione inesatta, si è effettuata una vera e propria forma a difesa di quel fenomeno mafioso, è passato un messaggio “riduzionista” nel quale essa non è più pericolosa e dove lo Stato ha dimostrato potere su quelle organizzazioni criminali…
La realtà si sa… è tutt’altra, in quanto quelle associazioni mafiose, grazie alla propria forza economica/finanziaria, al sostegno della politica e al controllo diffuso del territorio, traggono ogni giorno che passa, sempre più consenso sociale…
D’altronde chi dovrebbe contrastare quel potere criminale non è nelle condizioni di farlo, sia perché dimostra di non essere libero da condizionamenti, ma soprattutto in quanto risulta incapace di esercitare con vigore quella necessaria lotta…
Peraltro come si sa… la mafia, attraverso un cambio di strategia che li ha condotti a tenere un profilo basso, è riuscita ad accrescere i propri  affari… senza far rumore, ma soprattutto evitando di dare notizie in pasto ai giornali, il tutto ovviamente grazie anche ai numerosi cittadini omertosi o certamente disinteressati, alcuni dei quali purtroppo, facenti parte di quei reparti operativi, che preferiscono svolgere quel proprio operato presso il Bar adiacente oppure restando davanti al proprio terminale, con le fette dei prosciutti negli occhi… 
Ecco il motivo per cui non è oggi la “negazione” a rappresentare il reale problema alla lotta alla criminalità o al malaffare, bensì l’ostacolo principale per i cittadini più coraggiosi è dover superare quelle barriere istituzionali, trovare cioè quegli “Uomini dello Stato”, capaci di occuparsi di tutti gli episodi di cui si è venuti a conoscenza e non solo di quelli che danno loro visibilità mediatica o risultano per i quotidiani più eclatanti…
D’altro canto si è visto… molte di quelle denunce presentate non vengono neppure prese in considerazione!!!
Molto probabilmente debbo pensare che all’interno di quegli uffici istituzionali, sopravvivono ahimè ancora individui  compiacenti, reticenti o ancor peggio collusi… 
E’ incredibilmente lo so, ma sono proprio loro i primi con cui un cittadino perbene deve scontrarsi, poiché questi proveranno in ogni modo a insabbiare le denunce presentate o certamente faranno in modo di sfiancare ogni vostra velleità, affinché con il tempo, quanto da voi presentato, venga alla fine tralasciato… 
L’unico modo che si ha per contrastare quell’indolenza,  fare in modo che quelle denunce presentate, vengano portate a conoscenza di chi sta ancora più in alto di loro o nella peggiore situazione, utilizzare i social o quei programmi Tv che si occupano di servizi e inchieste; sì… forse soltanto così si avrà la certezza che nulla resterà celato!!!
Ho l’impressione che sia giunto il momento di togliere quelle foto istituzionali appese all’interno dei nostri uffici pubblici!!!
Già… è tempo di sostituirli con una frase, quella del giudice Paolo Borsellino: A fine mese, quando ricevo lo stipendio, faccio l’esame di coscienza e mi chiedo se me lo sono guadagnato”!!! 

LE IENE: pizzo e mafia a Bagheria…

Pizzo e mafia a Bagheria, così s’intitola la puntata del 9 Novembre de Le Iene… (link http://mdst.it/03v573326/)
Qualche giorno fa, la iena Giulio Golia si è recato nel piccolo comune di Bagheria,  in provincia di Palermo per intervistare alcune delle vittime del racket…
Abbiamo sentito in questi giorni, come quasi tutti i telegiornali avessero esaltato le gesta eroiche di 36 imprenditori palermitani che si erano ribellati al pizzo, ed ora viceversa, si viene a scoprire dalle interviste nella trasmissione, che molti tra loro, non si erano nemmeno presentati alla procura… ma solo perché informati sui fatti, risultavano (secondo le dichiarazioni di un pentito)  essere tra i nominativi elencati… fra coloro che pagavano il pizzo!!!
Capite bene come… una cosa è denunciare, un’altra è dichiarare – quando interrogati – che si paga… per evitare ovviamente di non esser incriminati, per associazione mafiosa…  
La Iena Golia, ha intervistato anche Stefano Lo Verso, ex boss conosciuto come “autista di Provenzano” e ora collaboratore di giustizia a cui è stata tolta la protezione (a seguito di quanto prevede la normativa prevista…), per essere rientrato nel paese di residenza… ma ciò che trovo interessante è quanto ha espressamente dichiarato e cioè: sono i mafiosi che dovrebbero andarsene da questo paese, non io che ho rinnegato con il mio passato!!!
Ora con la sua bicicletta passeggia per le strade di Ficarazzi, a Palermo, quegli stessi vicoli che tante volte attraversava in macchina, con a bordo il capo mafia Provenzano, per il quale prestava servizio, come autista…
Quest’uomo (da collaboratore di giustizia) ha scelto di non scappare più… di ritornare nella sua Sicilia, a casa tra i suoi cari e di lottare contro quella mafia… con cui aveva convissuto…
Ora, confido (e mi dispiace dirlo…), di non essere pienamente persuaso di questo suo pentimento… ma se il tempo dimostrerà, che quel ravvedimento fosse reale… allora certamente sarò il primo a gioire, nel sapere che, anche tra quegli uomini, ci possa essere la concreta speranza, di vederli un giorno rinnovati, non solo nello spirito, ma anche con le azioni.
Non si tratta quindi di rinnegare con il passato, ma di dare in particolare ai giovani un nuovo segnale e cioè, che con quel sistema… non si va da nessuna parte!!!    
Lo Stato però, già… lo Stato…, la sua parte la deve sapere fare… non può solo pretendere collaborazione e poi abbandonare quanti con le loro azioni hanno denunciano e fatto emergere gravi condotte…
Vedasi per esempio l’imprenditore Gianluca Cali, uno dei primi, che circa quattro anni fa, ebbe il coraggio di denunciare il pizzo a Bagheria ed ora, a causa di quanto segnalato… è costretto a girare con un’auto blindata, armato e con un giubbotto antiproiettile!!!
Nell’intervista, racconta delle intimidazioni e vessazioni a cui, lui e la sua famiglia, sono stati costretti, ma soprattutto, come si senta oggi, solo e abbandonato da questo Stato!!!
Il problema in effetti… è tutto in queste ultime sue parole…
Fintanto ci troviamo ad avere personaggi istituzionali, che invece di combatterla quella criminalità o quelle collusioni/corruzioni… continuerà ad andarci a braccetto (per non dire a mare…), ecco… laddove questo sistema resterà interconnesso con quel potere politico/mafioso, qualsivoglia lotta avviata dalle varie procure, avrà quale unico fine, quello sì… di creare qualche intralcio e modificare, equilibri e gerarchie familiari all’interno di quel serrato mondo, ma concretamente, quanto fatto, influirà minimamente sul prosieguo dell’attività stesse, che continueranno a procedere indisturbate come nulla fosse…
   

Vorrei Capire…

Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore
dei miei peccati,
perché peccando ho meritato i tuoi castighi,
e molto più perché ho offeso te,
infinitamente buono e degno di essere amato
sopra ogni cosa.
Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più
e di fuggire le occasioni prossime di peccato.
Signore, misericordia, perdonami.
Amen

Ho visto in questi giorni in edicola a Palermo, un libro, dal titolo “ Mi pento ”, distribuito in allegato con un mensile a soli euro 9,90 euro…

Visto che tra i miei “vizi”, quello di acquistare libri ed ovviamente leggerli, risulta il mio passatempo preferito, non ho mancato di acquistare anche questo!!!
Chissà perché appeno ho letto il titolo, mi è venuta in mente quella preghiera, che da piccolo mi obbligavano in Chiesa a dover ripetere…
Pentirsi dei propri errori è legittimo, certamente quando questi risultano non di grave entità e sopratutto quando il reato commesso non oltrepassa quella linea invalicabile della morale umana…
Ed ancora, perché pentirsi soltanto dopo che si viene arrestati??? perché non farlo prima… il pentimento sembrerebbe più credibile…
Capisco che molto si è ottenuto dalle dichiarazioni dei pentiti, ma quante di queste siano state dirette, soltanto per voler colpire i propri avversari è ancora da appurare…
E poi, quanto danno in concessioni i nostri giudici, pur di ottenere qualche dichiarazione che possa poi diventare ” scoop” presso le testate, cosicché i loro nomi vengono portati alla ribalta televisiva e giornalistica nazionale…???    
Ritornando al libro, questo parla delle dichiarazioni del pentito Stefano Lo Verso e porta dritto a una villa della famiglia dell’ex presidente della Regione, Salvatore Cuffaro. Questo nuovo collaboratore di giustizia ha messo a verbale alcune ” confidenze ” ricevute in carcere da Michele Aiello…, non capisco mai perché, con tutti i soldi che si spendono in intercettazioni, non si mettono telecamere e microfoni, dentro le stanze dei carcerati…, chissà forse dobbiamo rispettarne la privacy???
L’ex capo della sanità privata, gli avrebbe raccontato di avere fatto dei lavori da trecento mila euro, mai pagati, per sistemare il lago artificiale nella proprietà di Cuffaro, in territorio di Ramacca e di proprietà della moglie dell’ex governatore, che sta scontando una condanna definitiva.
Certamente ottenere informazioni e confidenze da mafiosi potrà sembrare al nostro Stato legittimo, io sono invece per una lotta ferrea e costante, vorrei un controllo monitorato del territorio, con un aumento delle risorse impiegate, una migliore tecnologia ed una prevenzione generale; un  controllo particolareggiato economico che è poi alla base di qualsivoglia transazione illecita da parte delle associazioni criminali!!!
Bloccare i movimenti, colpire le amicizie e le collusioni, limitare e blindarne l’operatività, non potrà che ottenere risultati certi… senza l’aiuto di alcun mafioso…
Odio i mafiosi ed ovviamente quanto essi rappresentano, ma ciò che odio di più è dover sentire, che  qualcuno di questi si possa oggi pentire…    

Errare è umano, pentirsi è divino, perseverare nel pentirsi è mafioso!!!