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Se le soluzioni ci sono, ma manca la volontà di applicarle, allora il problema non è la sicurezza: ma la politica!

Negli ultimi tre anni, per motivi di lavoro, ho vissuto in Toscana e posso assicurare che, a differenza della mia Sicilia, i controlli – seppur non massicci – erano comunque una presenza costante. 

Già… ho attraversato quotidianamente quel territorio, in lungo e in largo, partendo da Poggibonsi in direzione Siena oppure attraversando Certaldo per raggiungere Empoli e oltre, spingendomi verso l’interno delle colline del Chianti, per passare dinanzi a Volterra e giungere a Cecina, ma non solo, l’Isola d’Elba, Pisa, Lucca, Livorno, Grosseto e altri ancora… 

Quello che più mi colpiva era la presenza costante delle forze dell’ordine: posti di blocco ovunque, pattuglie della Guardia di Finanza, della Polizia Stradale, dei Carabinieri, e nelle città, le auto della Polizia Municipale.

Ammetto che non conosco le modalità con cui vengono organizzati i turni o in quali modi vengono decise le zone da presidiare, ma so bene che l’imprevedibilità è il maggiore ostacolo per chi deve garantire la sicurezza, ma qualcosa mi sfugge… 

Sì… una domanda sorge spontanea: perché in quelle zone, con una conformazione urbana e geografica non dissimile dal resto d’Italia – e con un flusso di persone e veicoli persino minore – i controlli sono così frequenti, mentre in Sicilia, dove la criminalità organizzata è una minaccia concreta e quotidiana, tutto sembra esser lasciato al caso?

Nella mia regione, ad esempio, servirebbe un presidio molto più rigoroso, strategie mirate e un controllo capillare per bilanciare i numerosi fattori di rischio presenti. Eppure, le istituzioni vorrebbero far credere che tutto vada per il meglio…

Ma allora, se il problema è la carenza di organico, perché non impiegare l’esercito? Ditemi, a cosa servono tutti quei militari fermi davanti a quegli uffici istituzionali o impegnati in continue parate sterili, quando potrebbero essere dispiegati in operazioni di controllo del territorio?

Potrebbero ad esempio presidiare gli accessi alle città più critiche – Palermo, Catania, Messina – con un sistema di “cinturazione” e verifiche obbligatorie, formati per affrontare situazioni ad alto rischio e pronti a intervenire rapidamente dove necessario.

Sarebbe uno strumento potente, se usato con serietà. Invece, nella presunzione di avere tutto sotto controllo, alla fine non si controlla nulla! 

Panta rei e ruit hora”: tutto scorre, e il tempo fugge

Intanto, la Sicilia continua a soffrire, e le sue ferite restano aperte…

Ora, a distanza di tempo, il Sindaco di Catania ripropone la stessa idea, chiedendo l’intervento dell’esercito per contrastare la criminalità. Segno che certe esigenze, se ignorate, prima o poi tornano a galla…

Peccato che, nel frattempo, si sia perso altro tempo prezioso.

Dal procuratore Zuccaro a Trantino: sei anni per capire che a Catania serve l’esercito

Già… sono passati ben sei anni da quel lontano 21 aprile 2019, quando riportavo in questo blog un post intitolato: Un’intervista “stranamente” passata in sordina: “A Catania… serve l’esercito”! – link: https://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/04/unintervista-stranamente-passata-in.html. 

Allora, il procuratore Carmelo Zuccaro denunciava una situazione drammatica: quartieri degradati, spaccio controllato dalla mafia, reclutamento di giovani come pusher, e un sistema di videosorveglianza gravemente inefficiente. 

La sua proposta? L’impiego dell’esercito in supporto alle forze dell’ordine, un intervento necessario per riprendere il controllo di strade ormai in balia della criminalità.

Eppure, per anni, solo silenzio. Quell’appello cadde nel vuoto, soffocato dall’indifferenza e dalla miopia politica.

Fino ad oggi, già… fino a quando, con sei anni di ritardo, il sindaco Trantino ha riscoperto quell’urgenza che altri avevano già gridato.

Nel suo recente incontro a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha presentato un dossier in cui chiede proprio questo: un rafforzamento dell’operazione “Strade Sicure“, con militari schierati nelle aree più critiche della città. 

Una richiesta che, se accolta, potrebbe segnare una svolta, ma che arriva con sei anni di ritardo rispetto a quell’allarme lanciato dal procuratore Zuccaro e da me ripreso con insistenza.

Trantino ha parlato anche di altre emergenze, come l’abbandono dei rifiuti e la necessità di misure più severe, ma il cuore della questione resta la sicurezza. La premier, a suo dire, si è mostrata attenta e disponibile. 

Bene… meglio tardi che mai. Peccato, però, che ci sia voluto così tanto per arrivare a questa consapevolezza.

Come scrivevo già lo scorso anno: In Sicilia, ma non solo, c’è bisogno dell’esercito nelle strade!!!https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/01/in-sicilia-ma-non-solo-ce-bisogno.html, la situazione richiedeva da tempo interventi decisi. 0

Ora che anche il primo cittadino lo riconosce, non resta che sperare che le parole si traducano in fatti, senza ulteriori ritardi. 

Perché Catania, e i suoi cittadini, non possono più aspettare.

Altro che James Bond: la mafia non ha bisogno di "auto subacquee", quando ha il porto di Catania!

Altro che James Bond, 007, auto trasformabili in sottomarini, la droga entrava nell’isola dal Porto di Catania!

Secondo le indagini e quanto rivelato da alcuni affiliati dei clan mafiosi, e a conferma di quanto avevo riportato quest’anno nel mio post intitolato “Droga a quintali in Sicilia: il controllo del territorio che non c’è!” al link https://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/04/droga-quintali-in-sicilia-il-controllo.html a cui faceva seguito un altro post dello scorso anno intitolato “Controllo del territorio in Sicilia??? Manca – secondo il sottoscritto – un serio coordinamento!!!” al link https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/01/controllo-del-territorio-in-sicilia.html ecco che arriva – ahimè – l’ennesima dimostrazione, sì… di quanto i controlli siano spesso un’illusione, una fragile cortina dietro cui si muovono interessi ben più concreti e soprattutto più sporchi.

Perché la mafia non ha bisogno di gadget fantasiosi o di operazioni degne di uno spy movie quando può contare sulla complicità di chi quelle strutture le gestisce davvero, sui silenzi di chi sa e non parla, sulle porte lasciate aperte da chi avrebbe il dovere di vigilare, e allora viene in mente quella frase di Falcone, “dove c’è la natura umana c’è rischio di corruzione“!

Perché è proprio questo il punto, non servono minacce o intimidazioni quando basta un vantaggio, una raccomandazione, un tornaconto personale per far sì che tutto scorra liscio, come l’acqua tra le fessure di un molo, come la cocaina che arriva dal Sud America e passa indisturbata tra container e documenti falsificati, con la regia di chi lavora dentro quel porto e sa esattamente come evitare i controlli…

Già… come cambiare telefono prima che qualcuno possa intercettare, come usare auto intestate ad altri per non lasciare tracce, perché il vero potere della mafia non sta nella violenza ma nella capacità di infiltrarsi nel quotidiano, di normalizzare l’illecito, di far sembrare inevitabile quello che invece è solo il frutto marcio di una società che troppo spesso abbassa la testa e accetta!

Non importa che si tratti di un impiegato che chiude un occhio, di un professionista che sistema le carte, di un cittadino che preferisce non vedere, l’importante è che il sistema regga ai controlli, non grazie alla paura ma grazie alla connivenza, alla rassegnazione, a quella mentalità per cui “tanto è sempre stato così“…

E così, mentre le indagini della Guardia di Finanza portano alla luce arresti e sequestri, milioni di euro e chili di droga, la domanda vera che dovremmo porci è: quanti altri porti funzionano così? Quanti altri traffici scorrono indisturbati? Quanta altra cocaina arriverà prima che qualcuno decida davvero di cambiare le cose? 

Perché la mafia non è un mostro lontano, è qui, tra noi, nelle piccole cose che accettiamo, nelle complicità che non denunciamo, nell’indifferenza che ci rende complici, e forse è proprio questo il vero male, più della droga, più dei soldi sporchi, più delle pistole, quel silenzio che uccide ogni speranza di giustizia.

Catania Calcio: È stato bello finché è durato!

Già… avevamo sperato in una stagione diversa. Invece no. Ancora una volta, la delusione si è presentata puntuale, e oggi l’amarezza che respiriamo per le strade di Catania ha il sapore amaro del déjà-vu.

L’avevo scritto mesi fa: questa squadra mancava di personalità e, soprattutto, di un’idea di gioco. Pur avendo previsto i playoff, sapevo che non saremmo andati lontano. Perché? Semplice: quando costruisci una squadra senza logica, il fallimento non è un incidente di percorso, ma la matematica conseguenza di errori già scritti nel destino.

Partiamo da quest’ultimo punto: le cessioni di Cicerelli, Chiarella, Cianci, Di Carmine. Nomi che oggi fanno male, perché sono la prova che la dirigenza ha sbagliato tutto. Li abbiamo ceduti a parametro zero, regalandoli a squadre che, guarda caso, oggi festeggiano promozioni o playoff. Intanto, il Catania arranca, senza attaccanti, senza gol, senza un’identità.

Di Carmine, da solo, ha segnato 14 reti. Quattordici. Quanti punti in più avremmo avuto con quei gol? Quante partite avremmo chiuso prima, senza dover sperare nell’eroismo di Dini e nei miracoli dell’ultimo minuto?

Ma no, meglio buttare via talenti e ripartire da zero, senza un progetto. Perché pensare a lungo termine quando puoi navigare a vista?

E poi debbo sentire molti parlare di quell’illusione del “quinto posto” e di alcune decisioni discutibili compiute dall’allenatore : già…  questa ossessione per il bicchiere mezzo pieno. Il quinto posto non è un merito, è una condanna, perché dimostra che, nonostante tutto, c’erano le condizioni per fare meglio, e abbiamo preferito accontentarci!

Ripeto, il problema più grande, però, è in panchina. Un allenatore bravo sa far rendere una squadra anche senza campioni. Uno mediocre, viceversa, non sa cosa fare neanche con 11 fenomeni. E qui, purtroppo, abbiamo visto solo confusione: sostituzioni sbagliate, cambi di modulo a caso, una squadra che non ha mai saputo nemmeno passarsi la palla per più di tre volte di fila.

La circostanza più assurda mi è capitata di leggerla proprio una decina di giorni fa, non so se quella frase espressa sia dipesa da quanto avevo riportato in un mio post: https://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/04/dopo-lennesima-delusione-la-verita-sul.html e cioè quando favevo riferimento ad un particolare ricordo, quando cioè mi imbattei casualmente in un torneo giovanile, dove in campo, il Rimini affrontava il Barcellona (quello Catalano) e bastarono solo pochi minuti per capire come quei ragazzi non corressero semplicemente dietro un pallone, ma stavano interpretando il calcio nella sua forma più pura.

Siamo seri quindi: se in una scuola calcio insegnano il possesso palla e in Serie C… no, c’è qualcosa che non torna: la frase incriminata (prima dei “Playoff”) diceva: “Non ci serve il bel gioco, basta il carattere”. 

Ma davvero? Scusate, qualcosa non torna perchè proprio il sottoscritto (che possiede non solo  10/decimi… ma che quando partecipa saltuariamente a qualsivoglia competizione, anche la più banale, tenta sempre di vincere o quantomeno di perdere al secondo posto, sì… perché giungere quinto mi farebbe sentire profondamente umiliato…), beh… se quello descritto dal tecnico è carattere, mi dispiace dirlo, ma io non ne ho visto neppure l’ombra!  

E difatti questa frase, appena letta, mi ha fatto rabbrividire. Perché ha rappresentato la sintesi perfetta di tutto ciò che non è andato. Il carattere non sostituisce il gioco. Il coraggio non basta se non sai come muoverti in campo!

E allora, consentitemi di tirare le somme di questa stagione:

– una dirigenza che regala i migliori giocatori.

– un allenatore che non sa dare un’identità.

– una squadra che non sa compietre neppure i fondamentali.

Il risultato? Semplice… un’altra stagione finita nel nulla!

Peccato, perché Catania merita di più. Merita una squadra che giochi, che lotti, che abbia un’anima. Ma soprattutto, merita questo Presidente che con il cuore sta provando a costruirla per il meglio, ma forse è tempo che abbandoni i propri sentimenti e si dedichi, in maniera ahimè più razionale, a modificare quella sua struttura organizzativa, perchè sono anni che dimostra di non essere all’altezza delle aspettative!

Ed allora vi chiedo: secondo voi, dove si è sbagliato di più? Nelle cessioni, negli acquisti, o nella mentalità di chi crede che il “carattere” basti a vincere… 

Catania, ti scrivo perché ti amo troppo per stare zitto: lettera al Sindaco tra poesia e realtà.

Stasera su “lasicilia.it” ho letto una lettera straziante, inviata da un mio concittadino al Sindaco di Catania, Enrico Trantino.

Una denuncia in versi, scritta nel siciliano più crudo, che dipinge una città allo stremo: strade invase dai rifiuti, balconi che lanciano sacchetti come fossero boomerang, e quel senso di abbandono che fa mormorare: «Quasi mi vergogno di essere catanese».

Ma io non mi arrendo a questa narrazione, perché Catania è anche altro… 

E allora stasera, rispondo con un’altra poesia intitolata “Catania mia“, che non cancella i problemi, ma ricorda chi siamo davvero:

“CATANIA MIA”

Tra il mare che abbraccia e il vulcano che canta,

tu sorgi, antica e nuova, con la tua santa…

Il blu del cielo si specchia nel tuo seno,

e l’Etna veglia, maestoso e sereno.


Sei pietra lavica e sale marino,

sei sole acceso sul corso mattutino.

Barocca e fiera, tra archi e colonne,

ogni tua strada risuona di madonne.


I tuoi vicoli raccontano di storie vere,

di uomini e donne che han lasciato tracce sincere,

greci, arabi e spagnoli, tutti mischiati.

ogni epoca ti ha vestita come sogni ricamati… 


La tua cucina è un atto d’amore:

arancini, scacciate, e quel tipico sapore

che qui sa di terra e di fuoco

ma solo chi t’ha amato davvero 

lo ha invocato a gioco.


Hai il clima dolce, ma non è il solo dono:

è la gente tua, quella col sorriso buono.

Il catanese è vero… un po’ spaccone,

ma se lo conosci bene, 

ti tende la mano e ti canta una canzone


Sì… parlano forte, ma pensano con il cuore,

hanno genio e ingegno nell’odore

quel caffè preso la mattina con gli amici,

e una forza che lega, sì… come graniti.


In ogni angolo senti un brusio di vita,

è il suono del mercato, la voce infinita,

dai colori, dai gesti, da quelle risate in coro,

anche lo straniero si sente catanese… dopo il lavoro. 


Oh Catania, tu sei più di una città,

sei un abbraccio aperto, una mappa di fedeltà,

sei unica al mondo, per la tua bellezza:

hai il mare da un lato e il fuoco dell’Etna dentro, 

e tu come un faro acceso,

ti sei posta lì, meravigiosamente… al centro!

Consentitemi di chiudere questo post con una riflessione.

Quanto scritto sopra non vuole essere una critica. Quel cittadino che ha scritto al Sindaco ha certamente ragione: Catania oggi soffre, e la poesia in siciliano che ha voluto allegare non è un addio, ma un grido d’amore. Perché solo chi ama profondamente questa terra ha il diritto – e forse anche il dovere – di lamentarsi. Solo chi sente nel cuore il peso della sua bellezza e delle sue ferite può provare a cambiarla.

Ricordiamoci, da buoni catanesi, chi siamo davvero: figli di una città che ha saputo resistere a terremoti, eruzioni e dominazioni. Una città che non si è mai arresa, nemmeno quando tutto sembrava perduto. Una città che, sotto la cenere dell’Etna, nasconde un’anima indomita, capace di rialzarsi ogni volta.

Catania mia” è la mia risposta: un inno per non dimenticare che siamo un popolo forte, orgoglioso e resiliente. Un popolo che sa sempre come rinascere, anche nei momenti più bui.

Perché Catania non è solo una città: è un simbolo di vita, passione e speranza. E noi, suoi figli, abbiamo il compito di custodirla e amarla, anche quando fa male…

Dopo l’ennesima delusione: la verità sul "Catania Calcio" che nessuno ha il coraggio di dire.

Questa sera, con il cuore gonfio di amarezza, sento il bisogno di condividere ciò che mi tormenta da tempo: il mio amore doloroso per il “Catania Calcio”.

L’ennesima delusione casalinga mi ha spinto a una riflessione amara: com’è possibile che un gioco così semplice, governato da regole chiare, possa trasformarsi per noi in una tortura senza senso? La risposta, forse, sta in un ricordo che ho voluto ripercorrere cercando sul web proprio quel video che mi ha illuminato.

Vi chiedo, cari lettori, di osservare con me questa partita [link: https://www.google.com/search?q=video+partita+juniores+della+squadra+del+Barcellona&oq=video+partita+juniores+della+squadra+del+Barcellona+&gs_lcrp=EgZjaHJvbWUyBggAEEUYOdIBCDExNDFqMGo3qAIPsAIB&client=ms-android-xiaomi&sourceid=chrome-mobile&ie=UTF-8#fpstate=ive&vld=cid:886c8b14,vid:0aRVB6nnt0I,st:0]. Quello che vedrete non è un semplice filmato, ma la dimostrazione vivente di cosa significhi veramente giocare a calcio.

Il ricordo è vivido: anni fa, a Rimini, mi imbattetti in un torneo giovanile. In campo, il Rimini affrontava il Barcellona – non l’omonimo siciliano, ma quello vero, quello catalano. Bastarono pochi minuti per capire tutto. Quei ragazzi non correvano semplicemente dietro un pallone: stavano interpretando il calcio.

Era uno spettacolo ipnotico. Ogni movimento aveva uno scopo, ogni passaggio una logica. Nessun dribbling inutile, nessuna ricerca della giocata spettacolare. Solo calcio puro, essenziale. Il difensore difendeva, il centrocampista costruiva, l’attaccante finalizzava. Sembrava quasi una sinfonia, dove ogni musicista conosceva perfettamente la sua parte.

Poi guardo il nostro Catania…

Fuori casa vinciamo, sì, ma come? Chiudendoci a riccio, pregando che l’avversario sbagli, aggrappandoci a un gol fortunato per poi barricarci in difesa fino al fischio finale. In casa? Un disastro. Pareggi quando va bene, ma più spesso sconfitte che bruciano, frutto di un gioco senza anima, senza idee, senza identità.

La differenza è lampante: loro giocavano con la testa prima che con i piedi. Noi invece speriamo nel miracolo, nell’errore avversario, nel colpo di genio di qualcuno. Ma il calcio non è una lotteria. Il nostro indimenticabile Presidente Massimino lo sapeva bene: il calcio è “amalgama”, è undici uomini che diventano un solo corpo.

Guardando quei giovani catalani, vedevo il calcio nella sua forma più pura. Noi invece brancoliamo nel buio, senza bussola, senza stella polare.

Per questo, mentre ripeto il mio abituale “Forza Catania“, oggi sento il dovere di dire al Presidente Pelligra ciò che molti, per quieto vivere, tacciono: è ora di cambiare. Davvero!

Perché il calcio, quando è vero, è semplice. Ed è proprio questa semplicità la cosa più difficile da raggiungere.

Ferrovie dello Stato – ‘LAVORA CON NOI’: Sì, ma solo se sei raccomandato!

Alcuni giorni fa ho ricevuto un link per candidarmi a una posizione presso Ferrovie dello Stato. 
Quanto sopra mi ha riportato alla mente un avvenimento che ho vissuto anni fa, esempio lampante di come, spesso, il sistema delle raccomandazioni prevalga sul merito. 

Oggi quindi voglio raccontare quell’esperienza, alla quale purtroppo ho partecipato in prima persona, ma di cui ho sempre avuto forti sospetti. Sin dall’inizio, ho pensato che quanto accaduto fosse stato architettato in modo preciso, quasi “chirurgico”, da qualcuno che voleva evitare la mia presenza a un processo penale in cui ero chiamato come testimone dell’accusa.

E ora vi racconto cosa è successo.

Mi fissano l’appuntamento alle 14:30, ben sapendo che da Catania a Palermo ci vogliono tre ore di auto. Questo orario, ovviamente, mi ha impedito di presenziare al processo.

Avevo già il sospetto che si trattasse di una “stronzata”, e infatti ho chiesto a mia moglie di accompagnarmi. Sì… almeno avrei potuto trascorrere la giornata andando a pranzo insieme, cosa che abbiamo fatto, recandoci al ristorante “Lo Strascino” in Via della Regione (un mio caro amico palermitano mi ha detto l’anno scorso che purtroppo ha chiuso…). La mattinata è quindi passata tra pasta con i ricci, pesce freschissimo e dolci deliziosi.

Comunque, all’orario prestabilito, mi presento. Il “Vigilantes” posto in portineria ahimé non sapeva nulla della convocazione, ma soprattutto non sapeva dove indirizzarmi. Allora ha chiesto in giro ad alcuni impiegati che stavano rientrando dalla pausa pranzo, ma nemmeno loro hanno saputo aiutarlo. Avendo comunque il nominativo dell’ufficio, ho chiesto gentilmente di poter entrare, richiesta che mi è stata concessa.

Inizio a girovagare all’interno di quegli enormi palazzi, quando finalmente trovo una persona che mi indirizza verso l’ufficio riportato nella nota. Raggiungo lo stabile, ma l’ingresso è chiuso e in portineria non c’era nessuno. Suono il citofono e, dopo alcuni minuti, mi risponde una signora che mi apre. Appena salgo le scale, spiego il motivo per cui sono lì, e lei mi chiede di attendere perché non sapeva nulla di quell’appuntamento.

Nel frattempo, sento aprire il portone da cui ero entrato e vedo salire due persone, anch’esse senza sapere dove andare. Spiego loro perché sono in attesa, e mi confermano di essere lì per lo stesso motivo.

Finalmente ritorna la signora di prima, che ci accompagna al quarto piano, dove (forse) un ingegnere – non ricordo il nome – ci riceve. Passa circa mezz’ora, sono quasi le 14:30, e nel frattempo si uniscono al gruppo altre tre persone: due donne e un uomo.

Si inizia a parlare, e alcuni di loro non capiscono perché siano stati chiamati. Ascoltando le loro storie e le mansioni che avevano svolto fino a quel momento, anche io mi sono chiesto: “Nicola, ma cosa cazzo ci fai qui?”.

Erano tutti di Palermo, e l’ingegnere che ci aveva ricevuto sembrava piuttosto sorpreso di vedermi lì. Avevo l’impressione che non si aspettasse la mia presenza, quasi fossi un intruso. Una cosa, però, la sapeva bene: che ero di Catania e che, di conseguenza, avrei dovuto affrontare il rientro in auto. Mi aspettavo, almeno, di essere ricevuto per primo, considerando che ero arrivato prima degli altri. In fondo, sarebbe stato logico, soprattutto per permettermi di ripartire con la luce del giorno e non dover guidare al buio. Invece, con mia grande sorpresa, mi fecero aspettare e fui l’ultimo a essere ricevuto. Una scelta che trovai strana, quasi inspiegabile, e che mi lasciò con un senso di frustrazione.

Nell’attesa, avevo iniziato a chiacchierare con gli altri candidati, scoprendo un po’ delle loro storie. Uno di loro si occupava di cucina, un altro faceva le pulizie, c’era chi era stato disoccupato fino a quel momento e una ragazza che lavorava come badante. Degli altri due, invece, non ricordo nulla di particolare. Mentre ascoltavo le loro esperienze, mi sono ritrovato a pensare: “Nicola, ma cosa cazzo ci fai qui?”. Era una domanda che mi ronzava in testa, un misto di incredulità e disagio, come se fossi finito in un posto che non mi apparteneva.

Finalmente, verso le 18:00, arrivò il mio turno. Durante l’attesa, però, una cosa in particolare aveva catturato la mia attenzione. Tra le 16:00 e le 16:30, mentre aspettavo nella saletta con la porta aperta, notai un continuo viavai di dipendenti che entravano e uscivano da una stanza accanto. Ogni volta che mi vedevano, mi salutavano con educazione, e io ricambiavo con un cenno del capo. Tra tutti, ricordo vividamente una signora che si avvicinò con gentilezza e mi chiese chi stessi aspettando. Le spiegai il motivo della mia presenza, e lei, con un sorriso caloroso, mi disse: “Spero che entri a far parte del Gruppo FS, così potremo collaborare”. Quelle parole, così semplici ma sincere, mi colpirono profondamente. In una giornata che fino a quel momento era stata piuttosto grigia, quella frase fu come un raggio di luce, un momento di calore umano che ancora oggi porto con me.

Sì, dopo tanti anni, di tutto quell’ambiente, ricordo ancora quella sua frase. Perché, per il resto, avevo cancellato dalla mia mente tutto di quella giornata. Ma in qualche modo, la sua gentilezza ha rappresentato l’unica nota positiva di quel contesto arido.

Ah, dimenticavo (parlando della misteriosa stanza): finalmente un impiegato si avvicina e mi conferma che a breve verrò chiamato. D’altronde, ero rimasto l’unico candidato. Alzandomi, gli chiesi se prima di entrare potevo approfittare della stanza accanto per prendermi un caffè. Ed ecco che improvvisamente quell’impiegato – sorridendo – mi apre quella porta, rivelando che all’interno non c’era alcun distributore automatico, ma solo un lettore di badge per convalidare l’orario di lavoro, in entrata e in uscita.

Ah… ora capisco quel viavai di persone intorno alle 16:00: erano lì in fila indiana perché avevano finito il proprio turno!

Mentre attendevo di entrare, ripensavo a quel malinteso, ma soprattutto riflettevo su quanto fosse realmente accaduto. E il mio pensiero non poteva che andare a me stesso, all’incarico che svolgevo in quel periodo come responsabile della Sicurezza, Qualità e Ambiente per un’affidataria di un appalto all’interno del gruppo We Build. Già… Iniziavo in cantiere alle 6:30 e finivo solitamente in ufficio la mia giornata non prima delle 20:00 o 21:00.

E allora, ancora prima di entrare al colloquio, mi sono nuovamente ripetuto: “Nicola, ma cosa cazzo ci fai qui? Lo sai che non è posto per te!”.

Comunque, alla fine, entro, faccio il colloquio, presento il mio CV con le mie qualifiche, referenze ed esperienze nei lavori ferroviari, tra cui alcuni progetti svolti anni prima proprio a Palermo. L’ingegnere con cui colloquio è estremamente sorpreso e, forse per mettermi alla prova, mi chiede con chi avessi collaborato. Gli faccio alcuni nomi, e lui, nel dubbio, mi dice che sono suoi amici intimi. Allora prende il telefono e li chiama. Ovviamente, dall’altra parte del ricevitore, gli interlocutori (di cui non faccio i nomi, ma che ringrazio per le belle parole espresse) non solo confermano quanto dichiarato nel mio CV, ma esprimono sorpresa nel sapere che io fossi lì. Uno di loro scherza persino: “Non credo proprio che verrà… costa troppo!”.

Alla fine, tra saluti e convenevoli di circostanza, qualcuno mi dice che forse sono troppo qualificato per la posizione che avrei dovuto ricoprire e che certamente non era quello che desideravo o che rientrava nelle mie aspettative. In particolare, secondo la persona a cui avrei dovuto eventualmente sottostare, il rischio di affidare a me quel ruolo poteva rivelarsi un boomerang, perché probabilmente avrei potuto dare improvvisamente le dimissioni, costringendo così tutto lo staff a riattivarsi nella ricerca di un nuovo candidato.

Ritorno a casa e, come mi aspettavo, nei giorni seguenti nessuno – a dimostrazione dell’alta professionalità organizzativa – mi ha più fatto sapere nulla: né per iscritto, né tantomeno attraverso vie informali.

La verità? Nessuno voleva che io fossi lì quel giorno! Né chi aveva inviato la convocazione, né quei soggetti che hanno visto in me un potenziale collega difficile da sottomettere e poco disposto a mediare. Soprattutto, non volevano qualcuno disposto a dare a quella società ciò che loro, fino a quel momento, non avevano dato o quantomeno apportato. Del resto, come ripeto spesso, cosa si può chiedere a chi è stato sicuramente “raccomandato“?

Concludo dicendo che questa esperienza mi ha fatto riflettere profondamente su un problema che affligge non solo il mondo del lavoro, ma l’intera nostra società: il sistema delle raccomandazioni. Non è solo un problema per chi cerca lavoro, ma è un cancro che corrode la fiducia nelle istituzioni e nel futuro. Come ha detto qualcuno: “Quando il merito muore, muore anche la speranza di un futuro migliore.

Ci sono individui che godono nell’essere raccomandati, senza rendersi conto del danno che causano. Non solo apportano un basso livello di competenza e professionalità, ma tolgono anche il giusto merito a chi, invece, ha dimostrato di essere migliore attraverso anni di studio, sacrifici e dedizione.

Il raccomandato spesso non ha nulla da offrire se non la propria “impreparazione” e “incompetenza”, e questo crea un circolo vizioso in cui il merito viene messo in secondo piano. È un problema grave che danneggia non solo le aziende private, ma anche gli enti pubblici e quindi l’intera società, perché premia l’ingiustizia e scoraggia chi, viceversa, potrebbe davvero fare la differenza.

E allora, mi chiedo: quando smetteremo di accettare questo sistema infetto? Quando capiremo che il merito deve essere l’unico criterio per accedere a un lavoro o a una posizione?

Perché fintanto che continueremo a tollerare le raccomandazioni, non faremo altro che perpetuare un sistema che premia la mediocrità e penalizza l’eccellenza. E questo, purtroppo, è un problema che va ben oltre Ferrovie dello Stato.

Vi sono notizie che preferirei non leggere…

Purtroppo, quanto temevo è accaduto… 
Sì… una nuova inchiesta, relativa a una maxi-truffa ai danni di una banca, ha portato a un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica e dai finanzieri del Comando Provinciale di Catania. 
Questi hanno eseguito un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari, che ha disposto il sequestro preventivo – diretto e per equivalente – di somme e beni per un valore di circa 1,4 milioni di euro. 
Le indagini coinvolgono 15 persone, a vario titolo accusate di associazione per delinquere, truffa e autoriciclaggio aggravato.
Purtroppo, vi sono notizie che preferirei non leggere e questa è una di quelle. Perché? Perché quando trovi il nome di una persona che conosci, qualcuno con cui hai condiviso da ragazzo momenti di spensieratezza, beh… ti assale un senso di impotenza. Ti chiedi se, forse, stargli più vicino avrebbe potuto cambiare il corso della sua vita.
Certo, il più delle volte noi c’entriamo poco con ciò che accade, ognuno d’altronde sceglie la propria strada e decide come vivere e affrontare le sfide della vita. Nessuno può imporre scelte agli altri, né assumersi la responsabilità delle decisioni altrui. 
Eppure, quando leggi di amici o conoscenti che hai perso di vista – magari a causa di incidenti stradali, per l’uso di sostanze stupefacenti, alcol o di altre circostanze tragiche e/o gravi – anche perché la tua professione ti ha condotto lontano dalla tua città, beh… non si può fare a meno di cercare una spiegazione. Una ragione che, purtroppo, sai già non esistere.
Oggi, per me, è uno di quei giorni. Sento un profondo dispiacere per quanto ho letto. La speranza, ovviamente, è che si tratti di un errore di persona, un malinteso. Già… ci si aggrappa a questa possibilità, pur sapendo che, spesso, le cose accadono perché, in qualche modo, sono state cercate.
Ma a chi dare la colpa? Alla società? Al consumismo sfrenato? A quel desiderio insaziabile di possedere sempre di più, anche quando non ve n’è bisogno? Mio padre diceva sempre: “Non serve a nulla, tanto più di questo piatto di pasta non posso mangiare”. E aveva ragione. Eppure, sembra che molti di noi non riescano a fermarsi, spinti da un’insoddisfazione che li porta a cercare sempre qualcosa di più, spesso oltre quel limite consentito dalle leggi.
E allora, cosa fare? Come reagire di fronte a notizie come queste? Forse, l’unica cosa che possiamo fare è riflettere. Riflettere sulle nostre scelte, sui nostri valori, su ciò che davvero conta nella vita. E, forse, cercare di essere presenti per chi ci sta accanto, anche quando sembra non volerlo. Perché a volte, un gesto di vicinanza, una parola di conforto, possono fare la differenza.
Oggi, però, non riesco a non sentire un peso sul cuore. Perché dietro a questa notizia c’è un volto, un nome, una storia che conosco. E non importa quanto cerchi di razionalizzare, il dispiacere rimane.
Forse, il vero messaggio che voglio condividere con voi è questo: non diamo per scontato le persone che abbiamo accanto. Viviamo in un mondo che ci spinge a correre, a raggiungere obiettivi, a possedere sempre di più. Ma alla fine, ciò che conta davvero sono le relazioni, i legami, i momenti condivisi…
E se oggi sono triste per quanto accaduto, è perché so che, in qualche modo, tutti noi abbiamo una responsabilità: quella di prenderci cura gli uni degli altri, anche quando sembra difficile.

Vorrei quindi concludere auspicando che quanto ho letto rappresenti solo un brutto sogno. Spero di svegliarmi e scoprire che tutto è passato, che quell’amico di cui ho letto il nome possa tornare alla sua vita, alla sua famiglia, ai suoi familiari, lasciandosi alle spalle questa brutta esperienza.
So che la realtà è diversa, che le cose non si risolvono magicamente. Ma è proprio in momenti come questi che ci aggrappiamo alla speranza, a quella piccola luce in fondo al tunnel che ci ricorda che, nonostante tutto, c’è sempre la possibilità di un nuovo inizio.
Forse, questo è anche un invito a non arrendersi mai, a credere che anche dopo gli errori più grandi ci sia spazio per il riscatto. E se c’è una cosa che posso fare, è sperare che il mio amico trovi la forza di rialzarsi, di guardare avanti e di ricostruire ciò che è stato compromesso.
Perché alla fine, ciò che conta davvero non è ciò che abbiamo perso, ma ciò che possiamo ancora salvare. E se c’è una lezione che possiamo trarre da tutto questo, è che nessuno dovrebbe essere lasciato solo ad affrontare le proprie battaglie.

Aggiornamento sulla Metropolitana di Catania: Un passo avanti per la città e i suoi cittadini.

Cari lettori,

in data giovedì 4 luglio 2024 avevo scritto una lettera aperta indirizzata al Sindaco Trantino, riguardante alcune criticità della metropolitana di Catania. 

Dopo aver condiviso le mie riflessioni, molti di voi mi hanno contattato, suggerendo modifiche e aggiunte che ritenevo valide e costruttive. Oggi, però, sono felice di condividere una notizia positiva che dimostra come le richieste dei cittadini siano state ascoltate.

Come riportato ieri da “LaSiciliaweb“, da lunedì 24 marzo la metropolitana di Catania ha anticipato l’orario di apertura alle 6:00 del mattino nei giorni feriali, con partenza da Monte Po. Questo cambiamento, rappresenta un significativo passo avanti per migliorare il servizio e rispondere alle esigenze di chi, come molti di voi, inizia a lavorare presto la mattina.

I dettagli del nuovo orario:

Giorni feriali: il servizio inizia alle 6:00, con frequenze di 10 minuti dalle 6:00 alle 15:30 e di 13 minuti dalle 15:30 alle 22:30.

Giorni festivi: il servizio inizia alle 7:00.

Venerdì e sabato: il servizio è prolungato fino all’1:00 di notte, per agevolare la movida e chi rientra a casa in orari serali.

Questo aggiornamento allinea la metropolitana di Catania agli standard di altre grandi città e, in alcuni casi, la rende persino più funzionale. Come sottolineato dal Sindaco Trantino, si tratta di un “piccolo ma significativo passo in avanti” che migliora la qualità della vita per migliaia di cittadini.

Un ringraziamento speciale…

Non so dirvi quanto il mio post dello scorso anno – https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/07/lettera-aperta-per-il-sindaco-trantino.html – e soprattutto le vostre richieste, abbiano influito su questa decisione, ma sono felice di constatare che le voci di noi cittadini, alal fine, sono state ascoltate. 

Desidero quindi ringraziare pubblicamente il Sindaco Trantino, il vicesindaco Paolo La Greca, il commissario del governo per la Ferrovia Circumetnea, Angelo Mautone, e il direttore generale Salvo Fiore per aver preso a cuore le esigenze della comunità e per aver agito tempestivamente.

Sebbene questo cambiamento sia un importante traguardo, credo comunque che ci siano ancora margini di miglioramento, tuttavia, oggi voglio concentrarmi sul positivo e riconoscere che un primo, significativo passo è stato compiuto.

Grazie a tutti per aver contribuito a questa discussione con i vostri suggerimenti. Continuiamo a lavorare insieme per rendere Catania una città sempre più vivibile e all’avanguardia!

Catania: Il conto alla rovescia è iniziato.

Sì… c’è qualcosa nell’aria a Catania.

Un fermento silenzioso, quasi impercettibile, che sta iniziando a scuotere le fondamenta di un sistema che per troppo tempo ha creduto di essere intoccabile.
Grazie all’arrivo di nuovi sostituti procuratori, la giustizia sembra aver ritrovato un nuovo slancio. E mentre i nomi di alcuni iniziano a circolare in modo insistente tra gli uffici dei magistrati, c’è chi già trema all’idea di ciò che potrebbe venir alla luce.
Ovviamente ci sono notizie che, per ovvie ragioni, non possono esser rivelate. Sapete bene che non si possono divulgare dettagli, nomi o indagini in corso. 
Ma di una cosa sono certo: chi crede di essere al sicuro, chi pensa di aver coperto le proprie tracce con cura, farebbe meglio a ricredersi.
Perché la giustizia, quando si mette in moto, non si ferma davanti a nulla e Catania, oggi più che mai, sembra essere al centro di una tempesta che sta per abbattersi su chi ha sempre giocato con le regole, convinto di poterle piegare a proprio piacimento.
Il messaggio è chiaro: il tempo delle certezze è finito. 
E mentre alcuni sanno già di essere nel mirino, altri farebbero bene a guardarsi alle spalle, perché la caccia è appena iniziata, e nessuno può dirsi al sicuro.

Operazioni fraudolente in Sicilia: Un’analisi sulle segnalazioni sospette a Palermo e Catania.

Le operazioni fraudolente rappresentano una minaccia significativa per l’integrità del sistema finanziario. 

Nel corso dell’ultimo anno, una regione del sud Italia, ahimè la mia Sicilia, si è posizionata tra le prime nella classifica nazionale per segnalazioni di operazioni sospette, con un aumento rispetto all’anno precedente. 

In particolare, due città sono emerse come epicentri di questa attività illecite, registrando un numero elevato di segnalazioni.

Secondo i dati recenti, questa regione ha registrato un incremento nelle segnalazioni rispetto all’anno precedente. 

Le due città principali, Palermo e Catania hanno guidato la classifica provinciale, seguite da altre città. Certo… a livello nazionale, altre regioni si sono confermate ai primi posti per numero di segnalazioni, ma qui poco importa su chi supera chi… il problema restano di fatto le continue azioni disoneste. 

Difatti, un dato interessante è l’aumento delle segnalazioni da parte di istituti di pagamento, istituti di moneta elettronica e professionisti legali. Anche gli operatori di cripto-attività e del settore dell’oro hanno registrato incrementi significativi. Al contrario, il settore bancario ha visto una flessione, pur rimanendo il principale canale di segnalazioni.

L’aumento delle segnalazioni in settori come le cripto-attività e l’oro potrebbe indicare quindi un cambiamento nelle strategie dei criminali, che si spostano verso asset meno tracciabili. D’altra parte, la diminuzione nel settore bancario potrebbe essere il risultato di una maggiore efficienza nei controlli interni, ma anche di una migliore capacità degli illeciti di eludere i sistemi di rilevamento.

La lotta alle operazioni fraudolente richiede un impegno costante e coordinato tra istituzioni finanziarie, autorità di regolamentazione e forze dell’ordine. L’aumento delle segnalazioni in alcuni settori evidenzia la necessità di adattare le strategie di contrasto alle nuove minacce. La vigilanza finanziaria rimane uno strumento cruciale per proteggere l’economia legale e garantire la trasparenza delle transazioni.

Ecco perché ritengo che in un contesto in cui le tecniche di frode diventano sempre più sofisticate, diventa essenziale che tutti gli attori del sistema finanziario collaborino tra di loro per identificare e quindi prevenire le operazioni sospette.

Vorrei aggiungere, ahimè con molto dispiacere,  che è proprio grazie a quanto accade in questa regione che si potranno ancor meglio comprendere le dinamiche di questo illegale fenomeno, affinchè si possano sviluppare nuove e migliori strategie efficaci di contrasto!

Tratta Monte Po-Misterbianco Centro. Al via la progettazione esecutiva: Auspici per tempi rapidi e controlli trasparenti!

Si è svolto al Municipio di Misterbianco un nuovo tavolo tecnico dedicato alla progettazione esecutiva della tratta Monte Po-Misterbianco Centro della metropolitana di Catania. 

Questo incontro rappresenta una tappa fondamentale per l’avvio dei lavori che promettono di rivoluzionare la mobilità nell’area, migliorando la qualità della vita per cittadini, imprese e studenti.

Il progetto prevede la realizzazione di tre nuove stazioni, che integreranno il sistema di trasporto pubblico tra Misterbianco, il Distretto commerciale e la città di Catania. 

L’obiettivo è creare una rete di mobilità moderna ed efficiente, in grado di decongestionare il traffico, ridurre i tempi di spostamento e rendere l’area più accessibile. Grazie a questa infrastruttura, Misterbianco diventerà un nodo strategico, collegando la città di Catania ai suoi principali poli commerciali e turistici.

L’incontro ha visto la partecipazione di rappresentanti del Comune, della Ferrovia Circumetnea (FCE) e del “Consorzio Sis“, incaricato della realizzazione dell’opera. È emersa una forte collaborazione tra le parti, con l’obiettivo di rispettare i tempi previsti e accelerare le fasi propedeutiche all’avvio dei cantieri.

Auspichiamo che i tempi di realizzazione vengano rispettati, garantendo al contempo massima trasparenza e legalità in ogni fase del processo. Già… l’importanza economica e sociale di questo appalto richiede un impegno costante per prevenire qualsiasi forma di illegalità. È fondamentale in ogni azione compiuta, vigilare attentamente sui rischi di infiltrazione da parte di imprese affiliate alla criminalità organizzata, sia come fornitori che come subappaltatori, perchè solo attraverso un controllo rigoroso e un’azione congiunta tra istituzioni e cittadini, sarà possibile assicurare che l’opera venga realizzata in modo etico e sostenibile.

Questa infrastruttura non rappresenta solo un miglioramento della mobilità, ma un’opportunità di crescita economica, sostenibilità e benessere per l’intera comunità. La metropolitana non solo faciliterà gli spostamenti quotidiani, ma contribuirà a ridurre l’impatto ambientale del traffico veicolare, promuovendo un modello di sviluppo più green e inclusivo.

L’avvio dei lavori per la tratta Monte Po-Misterbianco Centro segna un passo importante verso il futuro della città. 

Resta però cruciale mantenere alta l’attenzione sui processi di trasparenza e legalità! 

Non basta semplicemente sottostare ai protocolli di legalità previsti: sarebbe opportuno escludere da questo appalto tutte quelle società che sono già state “in odor di mafia” o che hanno evidenziato provvedimenti o inchieste giudiziarie. Queste realtà, infatti, hanno già compromesso quella necessaria limpidezza che deve invece caratterizzare un’opera di tale importanza.

Proteggere un progetto così rilevante richiede un impegno che va oltre i formalismi. È indispensabile adottare misure rigorose per garantire che solo soggetti ineccepibili, sotto il profilo della legalità, possano partecipare alla realizzazione dell’opera. 

Solo così la metropolitana potrà diventare, una volta completata, un nuovo simbolo di progresso e innovazione per tutta l’area, rappresentando non solo un miglioramento della mobilità, ma anche un esempio concreto di come sia possibile realizzare grandi opere rispettando i principi di etica e trasparenza.

Calcio Catania: dall’entusiasmo sfrenato al distacco moderato, già… un ciclo senza fine.

A differenza degli entusiastici annunci pubblicati da molti giornalisti quando, a inizio campionato il “Calcio Catania” si trovava in testa alla classifica, il sottoscritto ha preferito restare in silenzio… 

Già… osservavo le partite e avevo come l’impressione che la squadra mancasse di personalità e di conseguenza, di un vero gioco.

In mezzo quindi a quell’euforia generale e a quel diffuso ottimismo, che da sempre caratterizza i tifosi del Catania, ho scelto di attendere, sì… per capire se le mie perplessità fossero legate alla circostanza che la squadra fosse stata totalmente rinnovata. 

Chissà mi dicevo, forse dipende dagli innesti dei nuovi acquisti o dalle cessioni che ahimè, mi avevano lasciato interdetto… 

Premetto che, a differenza di quanti oggi si lamentano, il sottoscritto si ritiene abbastanza soddisfatto per quanto fatto dal presidente Pelligra, ovvero per aver investito il proprio denaro in una squadra e, soprattutto, in una città che merita di stare in Serie A. 

Tuttavia, non sono mai stato a favore dell’operato della dirigenza, in particolare durante la sessione estiva di calciomercato, quando con troppa fretta e senza una valutazione obiettiva, di quanto si aveva in casa – giocatori che avevano chiuso la propria stagione in modo più che dignitoso – si era preferito allontanare quei propri tesserati, finendo per rafforzare le squadre avversarie, le stesse che ora competono per la promozione diretta o, quantomeno, puntano a raggiungere i Playoff…

Già… osservando il rendimento che i nostri ex giocatori stanno avendo altrove, non si può fare a meno di rammaricarsi. 

Su quest’ultimo punto, ritengo che sono in molti a doversi sentire responsabili, poichè certamente avrebbero dovuto riflettere meglio, prima di avallare quelle cessioni. Mi riferisco in particolare a Cicerelli, Chiarella e Cianci, che ora in altre squadre, stanno dimostrando tutto il loro valore.

Capisco perfettamente quanto sia complesso costruire una squadra competitiva in vista della promozione ed è proprio per questo che, a differenza di chi si lascia travolgere dall’entusiasmo dopo una vittoria, alimentando aspettative eccessive per le partite successive, ho scelto dall’inizio di mantenere i piedi per terra, evitando inutili illusioni e deliri…

D’altronde, sappiamo bene come l’entusiasmo possa giocare brutti scherzi. E se questo è vero in qualsiasi città del mondo, lo è ancor di più in una piazza come Catania, dove il calcio è vissuto come un’opportunità di rilancio, ma osservando ora gli acquisti e le cessioni di questi giorni, è evidente che qualcosa non abbia funzionato a dovere. 

Non posso sapere quali siano state le motivazioni, ma è chiaro che qualche errore è stato commesso. La programmazione va fatta all’inizio del campionato, non quando si è in corsa, perché a quel punto tutto diventa più complicato.

Inoltre, ritengo che l’unica strada percorribile per una reale crescita della squadra sia quella di puntare sui giovani, investendo in particolare sui tanti ragazzi che giocano nella provincia di Catania (ma non solo), poiché sentono la maglia come un simbolo della propria terra e quondi sono certamente più propensi a onorarla con il massimo impegno.

Aiutare questi giovani a crescere nelle condizioni migliori potrebbe permettere loro di esprimersi al massimo delle loro capacità, ed inoltre, supportati da un ambiente favorevole e da una piazza prestigiosa, questa esperienza potrebbe rappresentare per loro non solo un punto di partenza, ma un trampolino di lancio per la loro carriera, così come avvenuto ora per Castellini….

D’altronde ho sempre pensato che un allenatore bravo sappia far girare la squadra al meglio, senza necessariamente avere a disposizione giocatori dal nome altisonante. Al contrario, un allenatore poco capace, non riuscirà a dare un’identità di gioco alla propria squadra, neppure se avesse la panchina dell’Inter o della Juve.

Su quest’ultimo punto, consentitemi un esempio: qualcuno di voi può lamentarsi del gioco espresso da Eusebio Di Francesco con il Venezia? Oppure di quello di Cesc Fàbregas con il Como? E ancora, cosa dire di Raffaele Palladino con la sua Fiorentina? Già… Quando un allenatore è capace, riesce a ottenere il massimo anche con una squadra di giocatori considerati mediocri. Magari non vincerà tutte le partite, ma chiunque assista a quelle gare non potrà che riconoscere la qualità del gioco e applaudirne il lavoro.

Va detto… le partite si possono anche perdere – d’altronde ci sono gli avversari, e questi vanno rispettati – ma se si è giocato con il cuore e si è dato tutto sul campo, nessun tifoso può permettersi di fischiare, anche se deluso dal risultato, perché l’impegno e la professionalità mostrati vanno sempre riconosciuti!!!

Ecco perché ritengo che nessuno possa pensare di avere la bacchetta magica per cambiare talune situazioni, soprattutto quelle negative che possono verificarsi nel corso di un campionato. Certo, fa male vedere il Catania giocare su certi campi improvvisati, pensando a quando solo pochi anni fa, avevamo uno stadio colmo e temuto da tutti in Serie A.

Ed allora cosa dire? Continuiamo a sostenere il Presidente e la squadra. Alla fine del campionato tireremo le somme: potremo gioire o, in caso contrario, rimandare i festeggiamenti al prossimo anno.

Sindaco Trantino, basta rattoppi! Mi consenta una soluzione definitiva per tutte queste nostre buche stradali.

In questi giorni ho notato alcune squadre di operai impegnate a riparare le numerose buche che hanno devastato l’asfalto di molte strade cittadine. 

Come spesso accade, queste riparazioni vengono giustificate attribuendo la colpa al maltempo e soprattutto alle forti piogge, già… come quelle che recentemente hanno colpito la nostra isola e in particolare la città di Catania.

Sindaco Trantino, mi consenta di sottolineare come il problema non risiede negli eventi climatici imprevedibili, anche se questi hanno di per sé una loro responsabilità, bensì ad una manutenzione stradale inadeguata e, purtroppo, in interventi di riparazione che durano appena il tempo di qualche passaggio di veicoli.

Sappiamo tutti come il materiale utilizzato per queste riparazioni, chiamato “asfalto a freddo“, viene solitamente impiegato per riempire buche in zone già asfaltate o per ripristinare piccole superfici, evitando così di rifare l’intero processo di asfaltatura, ma se pur negli ultimi anni questo prodotto sia stato di gran lunga migliorato grazie all’inserimento nel composto di elementi innovativi, lo stesso risulta ahimè essere non particolarmente resistente e ancor meno durevole, rendendo il più delle volte, quelle operazioni di manutenzione, uno spreco di tempo, manodopera e soprattutto denaro.

E il denaro, anche se è pubblico e quindi non direttamente percepito come un problema da chi lo gestisce, viene comunque da noi cittadini, che meriterebbero quantomeno una gestione più oculata e professionale. 

Ed è quindi con questo spirito che vorrei offrire un consiglio pratico per migliorare la qualità e soprattutto la durata degli interventi di manutenzione stradale.

Suggerisco di considerare l’acquisto di un’attrezzatura chiamata “Thermobox”: un container termico per asfalto dotato di coclea di scarico, che mantiene caldo e quindi facilmente lavorabile l’asfalto prodotto a caldo (non quello a freddo) dai moderni impianti di conglomerato bituminoso. 

Questa tecnologia consente di garantire una distribuzione ottimale del calore all’interno del container, grazie a un bruciatore che si attiva automaticamente quando la temperatura scende sotto un valore predefinito (solitamente tra 140° e 160°). Al suo interno, una tramoggia a “V” permette all’asfalto di convergere verso il fondo per essere distribuito con precisione sulla superficie da riparare.

L’acquisto di un Thermobox rappresenta un investimento contenuto per le casse comunali, ma garantirebbe interventi di manutenzione di gran lunga più durevoli rispetto a quelli attuali, riducendo il numero di riparazioni necessarie e migliorando la sicurezza stradale. 

Difatti, realizzare riparazioni a caldo significa assicurare una qualità che può durare anni, a differenza delle soluzioni temporanee che già dopo poche ore vengono compromesse, come purtroppo si è già verificato.

Sig. Sindaco, concludo augurandomi che questo suggerimento possa essere preso in considerazione, nella speranza di vedere presto una squadra ben organizzata, composta da pochi elementi (solitamente cinque), dotata di questa attrezzatura efficiente, impegnata a risolvere in modo definitivo uno dei problemi più evidenti della nostra città.  

Grazie quindi per l’attenzione e per l’impegno che vorrà dedicare a questo post, perché vede, non si tratta solo di risparmiare denaro, ma di restituire ai cittadini strade più sicure e di dimostrare una gestione più responsabile delle risorse pubbliche.

 

Sfogliare prima di acquistare: il trucco per amare i tuoi libri.

Acquistare un libro senza conoscere l’autore non è facile, anzi, si rischia, per eccesso di curiosità, di non vedere accendersi in noi quella luce, già… quel necessario entusiasmo. 

Molto spesso infatti accade il contrario. Quei titoli finiscono per risultare sterili, pesanti nella lettura, con un inevitabile spreco di soldi.

Ecco perché ritengo fondamentale avere sempre un assaggio dello stile di un autore prima di impegnarsi in un acquisto, soprattutto quando si tratta di libri su argomenti impegnativi o poco familiari. Uno stile poco coinvolgente, infatti, può far sembrare il libro un investimento sprecato.

Si può provare a cercare estratti gratuiti su piattaforme come Google Play Libri, Amazon o persino sul sito dell’editore. Questi strumenti spesso offrono un’anteprima del contenuto, permettendo di capire se il modo di scrivere dell’autore risuona positivamente. 

Tuttavia, non sempre è possibile trovare un’anteprima. In questi casi, si tenta di cercare sul web un estratto del libro o almeno una recensione che possa dare un’idea più chiara dello stile dell’autore. Purtroppo, il più delle volte quanto cerchiamo non è disponibile online..

Altre volte, ci imbattiamo in contenuti concepiti per propagandare il libro o l’autore. Informazioni che non rappresentano una lettura diretta di un estratto e che, spesso, non riescono nemmeno a trasmettere un’idea chiara dello stile o dei temi trattati.

È così che ci rendiamo conto di come molti giudizi siano pensati più per promuovere l’opera che per fornire una reale analisi. Capita difatti che chi scrive una recensione non abbia nemmeno letto il libro, limitandosi a rielaborare informazioni fornite dall’editore o dall’ufficio stampa. Questo è un fenomeno purtroppo comune, non solo nel nostro paese e non solo in ambito letterario…

Viviamo ahimè in una società in cui spesso si privilegia l’apparenza rispetto alla sostanza. Questo crea inevitabilmente un clima di scetticismo, soprattutto tra coloro che cercano genuinità e autenticità. Ecco perché, quando si vuole un parere sincero, è meglio rivolgersi a lettori comuni o cercare opinioni in forum e/o blog indipendenti. In questi spazi è più probabile trovare critiche oneste e non influenzate.

Proprio pochi giorni fa, per ottenere un quadro più autentico, ho esaminato le opinioni dei lettori sul web riguardo a un libro che mi interessava. Le recensioni indicavano un apprezzamento per lo stile coinvolgente e la profondità tematica del testo. Tuttavia, leggendo con attenzione, ho notato alcune criticità nei giudizi.

Ad esempio, una lettrice dichiarava apertamente la propria stima per l’autore prima ancora di esprimere il suo commento. Questo mi ha fato pensare a un giudizio poco obiettivo. Quando si parte con un’opinione favorevole sull’autore, è inevitabile che la valutazione risulti influenzata. Non sappiamo se abbia apprezzato il libro per il contenuto o per un senso di affinità personale con l’autore stesso.

Un altro lettore raccontava di aver letto il libro in soli due giorni. Questo potrebbe indicare che il libro fosse effettivamente scorrevole e coinvolgente, ma lascia anche il dubbio di una lettura troppo rapida per un reale approfondimento. Sì… potrebbe essere stata una giornata particolarmente vuota di impegni, oppure una lettura superficiale…

Infine, un terzo commento sembrava più interessante: la lettrice descriveva l’ambito del romanzo e accennava a una linea narrativa. Tuttavia, il suo commento era troppo generico. Un’osservazione così ampia potrebbe essere stata formulata leggendo una sinossi o una recensione, senza una reale lettura del libro.

Questi esempi mettono in luce uno degli aspetti più complessi delle recensioni personali: l’influenza di preconcetti, situazioni personali e il livello di approfondimento reale di chi scrive. Ecco perché, ripensando a quei giudizi, resto convinto che sia fondamentale approcciarsi con cautela a tali valutazioni.

Perdonate il mio scetticismo, ma da tempo ho imparato a non giustificare certi atteggiamenti, specialmente quando si tratta di commenti anonimi sul web o sui social. Spesso, dietro a quelle parole apparentemente entusiastiche, si nasconde una mancanza di lettura concreta che non permette di comprendere davvero cosa ci sia di valido o unico in un libro.

Ecco perché consiglio, prima di acquistare un libro, di recarsi in libreria. In alcune di queste ad esempio, nella mia città di Catania ad esempio, dove il sottoscritto è abbonato, i titolari sono cortesi da permettere a chiunque di sfogliare il libro prima dell’acquisto. Questo consente di valutare personalmente lo stile dell’autore e soprattutto il contenuto dell’opera.

Non mi resta quindi che augurare a tutti Voi una buona lettura, ricordando come un libro ben scelto può salvarci da qualsiasi cosa, persino da noi stessi…

Le “spaccate” a Catania: un furto da serie TV

Questa sera vorrei approfondire un tema che sta scuotendo la nostra città: le “spaccate”!!! 
Una tecnica di furto che, per la sua complessità e precisione, ricorda alcune scene di una celebre serie TV.

L’ultimo colpo, appena compiuto, è stato pianificato nei minimi dettagli, con una scelta strategica del momento: la notte di Capodanno.

Già… mentre la città era immersa nei festeggiamenti e le forze dell’ordine erano concentrate sulla sicurezza di migliaia di turisti, attratti dall’evento in diretta su Canale 5 da Piazza Duomo, i ladri hanno colto l’occasione per agire indisturbati.

Hanno bloccato tutte le vie di accesso al centro commerciale “Centro Sicilia” utilizzando veicoli pesanti rubati: un tir, un furgoncino, un autocarro e persino un escavatore. Questi mezzi, posizionati di traverso sulle strade e successivamente incendiati, hanno reso impossibile un rapido intervento delle autorità.

Intorno alle 00:20, la banda, composta da almeno dieci elementi con il volto coperto, ha utilizzato l’escavatore per sfondare l’ingresso posteriore dell’Apple Store. In pochi minuti hanno razziato iPhone, iPad e altri dispositivi elettronici di alta gamma, caricandoli su un furgone prima di dileguarsi.

Le indagini condotte dai carabinieri del comando provinciale e dalla Sezione Investigazioni Scientifiche hanno confermato che il furto era stato organizzato con estrema cura. La scelta della notte di Capodanno non è stata casuale: il caos dei festeggiamenti, l’impiego massiccio delle forze dell’ordine in centro e il clima di distrazione generale hanno creato il contesto perfetto per agire.

Sebbene il valore della merce rubata non sia ancora ufficiale, si stima che il bottino sia di notevole entità.

Nella stessa notte, altre due spaccate hanno colpito negozi di ottica e profumeria lungo il Corso Italia. Anche in questi episodi, i malviventi hanno distrutto le vetrine, portando via merce di valore prima di sparire nel nulla.

Questi episodi evidenziano un crescente allarme sulla sicurezza a Catania. 

Come ho riportato in un precedente post: “Dopu cà a Sant’Aita a rubbaru, ci ficiru i potti di ferru”.

Non sorprende quindi che anche la direzione del “Centro Sicilia” abbia annunciato un potenziamento delle misure di sicurezza, con controlli intensificati e nuove strategie di sorveglianza.

È evidente che ci troviamo di fronte a bande altamente organizzate, capaci di pianificare e realizzare furti con modalità sempre più sofisticate. 

Come ho scritto nel titolo d’apertura, questa dinamica ricorda in modo inquietante quella della banda de “La Casa di Carta”.

A Catania cresce l’ombra delle aziende in “odor di mafia”: l’estorsione regna, la denuncia manca!!!

Il fenomeno delle aziende controllate dalla mafia è una realtà sempre più preoccupante nella nostra Sicilia, e in particolare a Catania. Un territorio dove il crimine organizzato non si limita più alle attività illecite tradizionali, ma penetra sempre più profondamente nel tessuto economico legale.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Ufficio Studi dell’associazione artigiani e piccole imprese, il volume d’affari annuo delle mafie italiane si attesta attorno ai 40 miliardi di euro. Una cifra impressionante che collocherebbe l’industria del crimine al quarto posto in una ipotetica classifica nazionale, subito dopo colossi come Eni (93,7 miliardi), Enel (92,9 miliardi) e il Gestore dei servizi energetici (55,1 miliardi). Eppure, tale stima è ritenuta sottostimata, poiché non include i proventi derivanti dall’infiltrazione mafiosa nell’economia legale.

Le attività criminali tradizionali, come il narcotraffico, il traffico di armi, lo smaltimento illegale dei rifiuti, le scommesse clandestine, il gioco d’azzardo, l’usura e la prostituzione, continuano a generare profitti ingenti. A queste si aggiungono le infiltrazioni negli appalti pubblici e la gestione opaca delle aziende. 

In Sicilia, oltre 13.000 attività sono considerate a rischio di infiltrazione mafiosa. La situazione è allarmante: secondo recenti analisi, ben il 99% delle imprese locali risulterebbe in qualche modo controllato o condizionato dalle organizzazioni criminali. Chi non si adegua a questo sistema raramente riesce a operare, soprattutto nel settore pubblico o nei grandi appalti, spesso gestiti da “General contractor” legati a società del Nord Italia, ma comunque sotto l’egida mafiosa.

Controlli inefficaci e il fallimento della legalità formale.

Il sistema di controlli, incluso quello delle Prefetture (White list) si rivela inefficace. Basta analizzare le liste delle imprese coinvolte per scoprire come molte di queste, o i loro reali proprietari, abbiano alle spalle procedimenti penali o condanne. Nonostante ciò, queste aziende continuano a operare indisturbate, protette da una rete di connivenze e inefficienze. Si sottoscrivono Protocolli di legalità, si firmano accordi, ma tutto questo rimane sulla carta.

Nel frattempo, sotto gli occhi di tutti, prosperano sistemi fraudolenti resi possibili dalla complicità di funzionari pubblici disonesti. Questi, in cambio di mazzette, chiudono un occhio o facilitano pratiche illecite, garantendo così la perpetuazione del sistema mafioso.

Lavoro nero e violazione delle norme: l’altra faccia del problema.

Un altro aspetto cruciale è il dilagare del lavoro nero e delle pratiche irregolari. Nei cantieri e nelle aziende mancano spesso le minime condizioni di sicurezza, e i processi di qualità e rispetto per l’ambiente vengono sistematicamente ignorati. Tutto questo avviene con la tacita accettazione di una società ormai assuefatta alla corruzione e alla complicità diffusa.

La corruzione: il vero cancro della Sicilia.

Viviamo in una terra contaminata dalla corruzione sistemica, dove molti preferiscono chiudere entrambi gli occhi pur di ottenere un tornaconto personale: una raccomandazione, un posto di lavoro per un familiare, un favore da parte del politico di turno. 

In questo contesto, i valori della legalità e della dignità vengono calpestati, e chi cerca di denunciare o far emergere le verità scomode – come il sottoscritto – si ritrova ahimè isolato, criticato e persino intimidito (senza però ottenere alcun risultato concreto…).

La battaglia per la legalità deve continuare!!!

La situazione è complessa, ma non possiamo rassegnarci. La lotta contro l’illegalità passa anche attraverso la denuncia, la sensibilizzazione e la costruzione di una coscienza collettiva che non tolleri più compromessi. Solo con un impegno condiviso e coraggioso potremo sperare di cambiare davvero le cose.

Catania, come tutta la Sicilia, merita di essere liberata da questa piaga, ma sta a noi cittadini, ognuno nel proprio ruolo, fare la differenza e non cedere mai alla paura e ancor meno all’indifferenza generale.

Calcio Catania: sì… forse qualche errore di valutazione, in buona fede, è stato commesso!

Nel mese di novembre ho scritto una missiva al Presidente della Società Pelligra, esprimendo alcune perplessità riguardo alla decisione di lasciar andare certi ex giocatori, forse con troppa leggerezza. Successivamente, durante la trasmissione televisiva Corner, quelle stesse perplessità sono state confermate, alimentando il dibattito su alcune scelte tecniche e strategiche.

In questi giorni, un articolo del quotidiano La Sicilia è tornato sul tema, sottolineando i successi di alcuni ex calciatori del Catania, come Cicerelli, Cianci e Di Carmine, che ora stanno brillando con le loro nuove squadre. Si riconosce che sono stati commessi errori di valutazione, ma l’attenzione deve ora concentrarsi sulle prossime gare e sulle opportunità di mercato che si apriranno a breve.

Il quotidiano avverte: “Sarà un mercato non di rivoluzione, altrimenti si rischierebbe di ripetere gli errori dell’anno scorso. Servono cinque rinforzi, ma è necessario anche alleggerire il gruppo dei fuori rosa”. A questo si aggiunge il caso di Celli, definito un “errore considerevole”: inizialmente escluso, poi reintegrato, ma sfortunatamente subito infortunato.

Un tema altrettanto delicato è il rapporto tra la squadra e la città. Come riportato nell’articolo di Giovanni Finocchiaro, durante un recente evento sponsorizzato da alcuni giocatori (Bethers, Carpani e Raimo), la partecipazione dei tifosi è stata molto ridotta. Questo dato deve far riflettere, perché senza il sostegno della città, si rischia di rimanere soli.

Molti tifosi attendono segnali concreti da parte del Presidente Ross Pelligra. Personalmente, preferirei non puntare su acquisti onerosi, ma vedere in campo giovani promettenti, come il giovane Forti, che ha suggellato il 5-1 contro il Taranto.

Naturalmente, qualche correttivo da parte della società è necessario. Come ricordato nell’articolo: Catania è una piazza che vive di calcio e passione. È fondamentale ritrovare al più presto la coesione necessaria per affrontare le prossime sfide e riportare entusiasmo tra i tifosi.

"Corner -Telecolor": mi piace riscontrare come molte mie valutazioni, vengano in quella trasmissione confermate!!!

Ogni lunedì sera alle 21:00, su Telecolor, i tifosi del Catania hanno un appuntamento quasi obbligatorio con il programma televisivo “Corner”, ideato da Angelo Micale e condotto da Angelo Gagliano. 
Anche questa settimana mi sono sintonizzato per ascoltare le opinioni dei giornalisti presenti, Angelo Patanè e Alessandro Vagliasindi, insieme all’ospite della serata, il tecnico Carlo Breve, e alla partecipazione di Giulia.

Allego il link al video della diretta dell’11 del mese: https://www.youtube.com/watch?v=MhmTACg9gVo&list=PLTDMtp1c1I13sgNpVHm9NPcA9gQto-Cdo

Durante la partita in TV (sono abbonato a Now), ho cambiato canale ricordandomi che Telecolor trasmetteva la trasferta del Catania. Ne ho approfittato per ascoltare in diretta le impressioni di Patanè e, soprattutto, le “garbate” critiche verso i giocatori che, in campo, sembravano meritarsele.

Quando è iniziata la partita ho notato che il Catania non stesse giocando male; tuttavia, il reparto d’attacco sembrava poco concentrato e disattento nelle ripartenze. Un esempio è stato il tiro di Guglielmotti, deviato da Lunetta in modo sfortunato: forse, senza quella deviazione, la palla sarebbe finita direttamente in porta, e magari la partita avrebbe preso un’altra piega…

Si sa che nelle partite basti un episodio per cambiare tutto, e il Catania, nelle ultime cinque giornate, ha costruito più di un episodio, ahimè… negativo.

Ascoltando Patanè, ho condiviso pienamente le sue riflessioni sui giocatori non riconfermati della scorsa stagione, che stanno facendo bene altrove, e su quelli nuovi, che finora non hanno soddisfatto le aspettative.

Proprio la mattina, avevo inviato una lettera aperta al Presidente Pelligra, scritta in inglese. Alcuni lettori mi hanno tra l’altro chiesto la traduzione, che pubblicherò di seguito a questo post. Nella lettera esprimevo dubbi sulla cessione di certi giocatori: senza però fare nomi: mi riferivo a Marco Chiarella, Emanuele Cicerelli e soprattutto a Pietro Cianci.

Fortunatamente, Cosimo Chiricò è ancora con noi, e le parole di Vagliasindi su un suo possibile ritorno in campo con la squadra rossazzurra, mi danno fiducia per un miglioramento del reparto offensivo, attualmente poco incisivo.

Una cosa è certa: il problema si trova ai vertici della dirigenza, che a mio parere non è stato all’altezza delle aspettative. Tuttavia, qualcosa sembra finalmente muoversi, sì… grazie all’arrivo del DS Daniele Faggiano. Ho sentito però che ultimamente non è stato presente per motivi di salute, per cui colgo l’occasione per augurargli una pronta guarigione.

Purtroppo, credo che la fretta abbia influito sulle decisioni riguardo a chi tenere e chi cedere: “la gatta frettolosa fa i gattini ciechi“, come si suol dire.

Nonostante ciò, nulla è ancora perduto. Il campionato di Serie C è lungo e difficile e c’è ancora tempo per rimediare. Credo che il nostro allenatore, Mimmo Toscano, potrebbe anche trarre spunti costruttivi dai consigli di Carlo Breve e dai commenti appassionati dei giornalisti presenti, come Vagliasindi e Patanè, per arrivare quanto prima alla forma ideale per disputare i Playoff.

Faccio quindi un plauso al programma e ai suoi ospiti, oltre che ai tifosi spettatori che, con i loro messaggi letti in diretta da Giulia, mi fanno parecchio sorridere. Bravo anche il conduttore, che mantiene alto il ritmo della trasmissione: forse, vista l’audience, sarebbe il caso di allungare di 15/30 minuti la durata della puntata.

Concludo con il grido più importante: Forza Catania!!!

– LETTERA APERTA AL PRESIDENTE PELLIGRA: https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/11/open-letter-to-president-pelligra.html 

Presidente Pelligra, buongiorno.

le scrivo dando seguito al mio ultimo post del 13 agosto, ma questa volta mi permetto di rivolgermi a Lei direttamente (ed è il motivo per cui escludo i miei lettori scrivendole in inglese…). 

Nonostante le soddisfazioni del recente passato, come la vittoria di Coppa Italia (mai conquistata prima neppure quando la squadra lottava in Serie A) credo che, nel tentativo di avviare un nuovo percorso, siano state prese alcune decisioni discutibili. 

Mi riferisco in particolare all’allontanamento di giovani giocatori promettenti, che, pur poco utilizzati dagli ex allenatori, avevano mostrato qualità importanti, come la capacità di saltare l’uomo, scendere sulle fasce e crossare in area con precisione, elementi che oggi ahimè mancano alla squadra.

Purtroppo, nell’intento di dare una svolta al precedente campionato, i dirigenti hanno forse tagliato i legami con il passato in modo troppo sommario. Comprendo la logica della scelta, ma mi pare che ciò abbia portato a errori evitabili: alcuni dei giocatori lasciati andare non erano responsabili delle passate difficoltà e avevano dimostrato un grande impegno per la causa.

Immagino, e potrei sbagliarmi, che come spesso accade, anche l’attuale allenatore abbia influenzato le scelte di mercato, volendo giocatori a lui familiari per il suo stile di gioco o forse per evitare potenziali tensioni nello spogliatoio. Tuttavia, i risultati attuali sembrano confermare che qualcosa finora non abbia funzionato a dovere. Alcuni dei nuovi acquisti mostrano limiti per la categoria, e osservo con una certa preoccupazione come altre squadre abbiano saputo investire su giovani promettenti, inclusi giocatori extraeuropei, ad esempio dall’Africa o dal Sud America, atleti di grande valore e certamente vantaggiosi  dal punto di vista economico.

A ciò si aggiunge il fatto che da diverse giornate il nostro tecnico non sembra riuscire a schierare la squadra in modo efficace, un segnale preoccupante che ci ricorda le difficoltà dello scorso anno. 

È tempo quindi Presidente, di riprendere in mano la situazione, prima che sia troppo tardi. Serve una svolta chiara, che arrivi alla dirigenza, allo staff tecnico e ai giocatori, con l’obiettivo che, in mancanza dei risultati attesi, ciascuno si assuma le proprie responsabilità.

Non intendo sostituirmi ai suoi dirigenti, sebbene avendo operato per oltre trent’anni come responsabile in altre realtà professionali, ritengo di aver maturato abbastanza competenze nella “gestione e pianificazione”, professionalità che sarebbero potute risultare utili; ma comprendo altresì che non facendo parte di quel ambito sportivo, il mio bagaglio personale non porterebbe alcun giovamento, anche se mi permetta di aggiungere che, quando mi è capitato di dover affrontare circostanze analoghe (non avendo alcuna precedente esperienza in quel settore e sapendo quindi di essere di fatto limitato), sono riuscito comunque a compensare le proprie lacune e a raggiungere i propositi richiesti, grazie all’essermi circondandomi di professionisti capaci… 

Come d’altronde, non essendo un tecnico sportivo, credo che, prima di puntare a traguardi ambiziosi, sia fondamentale costruire una struttura solida, supportata da un team di professionisti validi, capaci di rimanere sempre entro i limiti del budget, cosa che chi investe, come Lei, comprende bene.

Presidente, sono fiducioso che, nonostante le difficoltà, il nostro Catania possa arrivare ai playoff, ma, come abbiamo visto lo scorso anno, raggiungerli è solo una parte della sfida: vincere e conquistare una promozione richiede qualcosa di più!!!

È tempo quindi di superare le chiacchiere ottimiste e focalizzarsi su cosa può realmente aiutare il mister Toscano a cambiare il trend attuale, che non solo penalizza la squadra, ma pesa su una tifoseria unica e appassionata, ahimè in attesa di rivedere la propria squadra tornare a vincere.

La ringrazio per l’attenzione e auspico che la Sua società intervenga celermente con i necessari correttivi per dare ai tifosi – sempre presenti ovunque – nuove gioie e soddisfazioni, e per raggiungere insieme a Lei nuovi esaltanti successi.

Con affetto e gratitudine per quanto sta facendo per la nostra città etnea.

Nicola Costanzo


Open letter to the President Pelligra…

Dear President Pelligra, good morning.

I am writing to you in follow-up to my last post on August 13, but this time I am reaching out directly (and this is why I am excluding all my readers by writing in English…). 

Despite the satisfaction from recent achievements, such as winning the Coppa Italia—a feat not achieved even when the team was competing in Serie A—I believe that, in the attempt to embark on a new path, some questionable decisions have been made.

I am particularly referring to the release of promising young players who, despite limited use by former coaches, had shown important qualities, such as the ability to beat their man, advance down the wings, and cross accurately into the box—all elements the team unfortunately lacks today.

Regrettably, in the intent to turn things around after last season, management may have severed ties with the past somewhat too hastily. I understand the rationale, but I feel it has led to avoidable mistakes: some of the players who were let go were not responsible for past difficulties and had demonstrated a strong commitment to the cause.

I imagine, and I could be wrong, that, as often happens, the current coach also influenced these market choices, preferring players familiar to him or perhaps to avoid potential tensions in the locker room. However, current results seem to confirm that something is not yet working as it should. Some of the new signings show limitations for this category, and I am concerned as I see other teams investing in young talents, including non-European players from Africa or South America—athletes of high value and cost-effective as well.

Additionally, for several matches now, our coach does not seem to be deploying the team in the most effective way, a troubling sign that brings to mind last year’s difficulties. It is time, President, to take control of the situation before it’s too late. A clear shift is needed, one that reaches management, the coaching staff, and the players, so that in the absence of the expected results, each takes responsibility.

I do not intend to substitute your managers, although, having worked for over thirty years in leadership roles in other professional fields, I believe I have acquired management and planning skills that could have been useful—albeit, not being part of the sports world, would bring little benefit. Even so, in cases where I faced similar circumstances, without prior experience and knowing my limitations in this sector, I still managed to compensate for these gaps by surrounding myself with skilled professionals.

Since I am not a sports expert, I believe that, before aiming for ambitious goals, it is fundamental to build a solid structure supported by a team of competent professionals capable of staying within budget—something an investor like you understands well.

President, I am confident that, despite the difficulties, our Catania can reach the playoffs. But, as we saw last year, reaching them is only part of the challenge; winning and achieving promotion requires something more!!! It is time, therefore, to move beyond optimistic chatter and focus on what can genuinely help Mr. Toscano change the current trend, which not only penalizes the team but weighs heavily on a unique and passionate fanbase eagerly awaiting to see their team win again.

Thank you for your attention, and I hope that your organization will swiftly implement the necessary adjustments to give the fans—who are always there, everywhere—new joys and achievements, so that we can celebrate new and exciting successes together with you.

With affection and gratitude for all you are doing for our beloved city of Catania.

Affectionately

Nicola Costanzo

Lettera aperta: perchè a Catania i controlli vengono svolti sempre nelle officine regolari e mai in quelle abusive???

Sig. Costanzo buonasera, 
la contatto in quanto sono un suo lettore, anche se solitamente non commento i suoi post.

Mi piace quando scrive perché si vede che non possiede “peli sulla lingua” ed esterna quello che pensa senza remore, mi riferisco allo scrupolo morale che impedisce alla maggior parte di noi e quindi dei miei conterranei di fare qualcosa di buono come denunciare le cose che non vanno.

Premetto che il sottoscritto per oltre quarant’anni di lavoro ha svolto la mansione di meccanico, prima sotto principale e poi quando da titolare quando mi è stata lasciata l’officina. 

Da circa 15 anni ho avuto la fortuna di avere con me i mei due figli che mi hanno aiutato a portare avanti l’officina, purtroppo però alcuni anni fa sono rimasto vedovo e lo scorso anno per ragioni di salute ho dovuto lasciare tutto a loro, senza più potere dare una mano. 

Comprenderà come tutto il mio mondo sia improvvisamente sparito ed allora, non avendo altro da fare, trascorro parte del mio tempo seduto lì in quell’officina, anche perché questa mi da la possibilità di vedere ogni giorno moltissimi miei ex clienti, i loro figli ed anche i tanti amici.

Sa, io di amici a Catania ne ho tantissimi, perché mi sono semrpe fatto volere bene, non ho disturbato mai nessuno e quando ho potuto ho dato una mano a chi mi chiedeva aiuto anche economico, sono stato abituato da ragazzo a dividere anche il pranzo con qualche amico che viveva in condizioni disagiate, ma il tutto non mi ha mai pesato. 

Come dicevo conosco tutti e tutti conoscono me, appartengo ormai da una vita a quel quartiere che ormai la maggior parte di loro mi chiama “ZU” che in catanese, sta ad indicare la parola “Zio”.

Non le dico quante volte avrò riparato le loro auto senza una lira, oggi diremmo senza un euro, con la promessa però che a fine mese, appena avrebbero preso il salario, sarebbero venuti a saldarmi il debito e posso dire che chi più chi meno, nel corso degli anni ha mantenuto fede alla promessa.

Le scrivo questa sera perché l’altro ieri è capitato un fatto strano.

Come le dicevo conosco tutti nel quartere, ma non solo, negli anni mi sono sempre fatto volere bene e soprattutto mi sono interessato soltanto a ciò che mi riguardava, senza giudicare l’operato degli altri, anche quanto sapevo che molti di loro stavano danneggiavano il mio lavoro con quelle loro officine abusive, come per altre attività svolte come come carrozzerie o vendita di ricambi d’auto, la maggior parte di questi provenienti dai furti commessi grazie anche all’uso di carri attrezzi abusivi. 

Ed allora, dopo una vita in cui ho cercato sempre di essere rispettoso della legge, debbo dirle che qualcosa di irregolare è stata fatta anche da me, ma posso dire certamente pochissimo rispetto a quanto rubato da altri, ecco che proprio alcuni giorni fa, sono venuto nella officina dei miei figli, per fare dei controlli, amministrativi ma anche sui carusi che lavorano lì e che sono regolarmente ingaggiati.

Ho saputo dai miei figli che hanno preso una piccola multa per una irregolarità sulla sicurezza, non so però su che cosa, ma mi chiedevo, perché sono venuti quì da noi, mentre dagli altri distanti solo poche centinania di metri non ci sono andati? Hanno paura che qualcuno in quei posti possa dare loro una sbranga di ferro in testa? Hanno evitato perchè sanno che quei soggetti sono pericolosi, mentre noi per loro siamo dei fessi? 

Ecco perché scrivo, perché vedo queste cose e tante altre che accadono in questa città e nessuno fa mai niente, perché stanno tutti zitti e come me subiscono queste infamie da quei soggetti che sicuramente sono stati mandati per fare piacere a qualcuno di quelle officine abusive.  

Non dico che non sia giusto fare i controlli, ma questi debbono essere fatti, così si vedono le  officine in regola e chi no, e forse così si cerca di chiudere quelle non sono regolari. 

Spero che questa mia lettera venga pubblicata cosi finalmente qualcuno che la legge comincierà di  fare il proprio dovere.    

Grazie Sig. Costanzo. 

LETTERA FIRMATA
Ps.: alcune parti sono state appositamente elise dal sottoscritto.

CATANIA: Ricordo male o era stata appaltata un’opera chiamata "canale di gronda"???

Siamo alle solite…

E’ bastata un po’ di pioggia e la città etnea è sommersa dall’acqua!!!

Dire che è una vergogna è poco… ed in questo post evito di commentare, d’altronde quanto avrei voluto dire l’ho già scritto in questi anni…

Già… basta rileggersi quei post per comprendere come nulla sia cambiato:

– Catania sott’acqua!!! Sì… sotto tutti i punti di vista – http://nicola-costanzo.blogspot.com/2018/10/catania-sottacqua-si-sotto-tutti-i.html

– Catania… ieri come oggi… – http://nicola-costanzo.blogspot.com/2015/09/catania-ieri-come-oggi.html

– Zona industriale di Catania: sott’acqua… in tutti i sensi!!! – http://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/11/zona-industriale-di-catania-sottacqua.html

Ed allora stasera voglio ricordare quanto ci era stato raccontato ben 10 anni fa dai nostri “incompetenti” governanti e cioè: Il Governo, nell’ambito delle risorse destinate alla riduzione del rischio idrogeologico, ha ammesso a finanziamento per Catania ben 48 milioni. Complessivamente per tutto il territorio etneo il totale è di 58 milioni. Un importante risultato in ottica metropolitana nato dal lavoro di squadra del sindaco Bianco con i sindaci degli altri comuni interessati.

Inoltre: Il Governo nazionale, nell’ambito delle risorse destinate alla riduzione del rischio idrogeologico, che ammontano ad una somma globale di 1 miliardo e 300 milioni di euro, ha ammesso a finanziamento per Catania ed i paesi Etnei della fascia metropolitana circa 58 milioni, di cui solo per il Comune di Catania ben 48 milioni relativi alle opere previste nel progetto di completamento del Collettore B, il cosiddetto Canale di gronda ovest, necessario a captare le notevoli portate pluviali della fascia pedemontana ovest che insiste sulla città. Un intervento che eviterà pericolosi allagamenti nella zona ovest di Catania fino a Misterbianco e Motta Sant’Anastasia.

Parliamo di un progetto – quello della realizzazione del canale di gronda – che doveva servire a captare tutti i torrenti che venivano giù dalle strade dei paesi pedemontani per convogliarli a mare lungo la scogliera, un opera che da quanto ho potuto costatare in questi giorni (non so dire se l’opera sia mai iniziata…) certamente ritengo che non sia stata completata!!!

Per cui ogni qualvolta piove in maniera intensa, come ad esempio il nubifragio da poco passato, ci si accorge che non esiste alcuna rete di smaltimento delle acque meteoriche e tutta l’acqua proveniente dalla cintura pedemontana giunge a Catania come un vero e proprio fiume, per poi sfociare direttamente a mare…

Se non ricordo male erano stati predisposti ben 32 milioni di euro, ma chissà, forse – come soltamente accade in questo Paese – hanno fatto la fine di tutti gli altri, d’altronde ci siamo abituati e poi ai miei conterranei (con pochissima memoria….) va vene così, basti vedere peraltro come si mettono in fila (in quelle segreterie di partito), quando chiamati durante le votazioni elettorali!!!  

Certo qualcosa non sta funzionando e la raccolta delle acque meteoriche provenienti dai paesi che si trovano alle falde dell’Etna seguono come vediamo un percorso naturale, che poco o nulla sembra avere con un’opera artifialmente regolamentata, anzi il contrario, l’acqua segue l’abituale sbocco che potremmo definire “naturale”!!!

Già… osservare i video pubblicati in queste ore sulle pagine social di “Tik Tok“, fa comprendere come a Catania siamo stati anche capaci di trasformare il noto principio di fisica della meccanica classica, sì… del grande Antoine-Laurent de Lavoisier, conosciuto come “legge della conservazione della massa“:  Nulla si crea, nulla si distrugge e nulla si trasforma!!!

Già…

Via Oliveto Scammacca e quel "Cinema Capitol"…

Vi sono dei posti che più di altri vengono ricordati dal sottoscritto con particolare affetto…

Ecco uno di questi è proprio il Cinema Capitol, posto in Via Oliveto Scammacca, un luogo che da adolescente frequentavo spesso, poichè a quell’età a differenza di molti miei coetanei non possedevo (come cantava Cesare Cremoninino nella canzone “50 Special”) una “vespa” e ancor meno lo strimizito motorino chiamato “Ciao” e quindi ahimè dovevo muovermi a piedi, ed essendo quel cinema, adiacente proprio alla residenza della mia “fidanzatina“, durante d’inverno rappresentava il luogo perfetto per stare al caldo e in modo indisturbato…   

Mi sono sempre chiesto negli anni se questa struttura avesse prima o poi riaperto, anche se pensavo che ormai andare al cinema fosse diventata una situazione banale, avendo ciascuno di noi a disposizione in Tv tutta una serie di offerte a pagamento che permettono la visioni di “film” e “serie tv” che difficilmente si riescono poi a guardare…   

Ed allora, appresa la notizia che questa storica sala cinematografiva (chiusa dal 2012) verrà sostituita da una palestra, ho voluto scrivere – a ricordo di quel luogo – questo post… 

Ma d’altronde, quasi tutti i cinema a Catania sono andati in questi anni sparendo e quelli che ancora restano – all’interno delle aree dei “Centri commericali” – non vivono certamente un periodo fiorente, anzi tutt’altro, in particolare dopo la pandemia da Covid-19!!!

Ho sempre pensato comunque che i cinema avrebbe dovuto evolversi e non restare per come hanno fatto, ad esempio, avrebbero potuto ricopiare gli anni 60, mi riferisco a quei cosiddetti “Drive In” dove ciascuno, entrando con la propria auto, può vedere il film o anche un evento sportivo importante, il tutto proiettato su quel grande schermo, sì… per trascorrere in coppia oppure con gli amici per poi ordinare nel frattempo cibo e bevande, il tutto pagato on line con l’app ed attendere la consegna in auto di quel food dall’addetta/o, chissà… forse anche con i pattini.

In quella stessa area tra l’altro si potrebbe prevedere anche una zona al chiuso, con ristorazione, sala giochi per adulti e “protetta” per i bambini e chissà se ora, quanto dal sottoscritto riportato, non possa venir realizzato da qualche imprenditore siciliano!!!

Quindi… era evidente che i cinema andassero a chiudere, non ci voleva un genio per capirlo, resta comunque ciò che essi hanno lasciato negli anni in molti di noi…

Difatti, se dovessi pensare a tutte le volte che mi sono recato a vedere un film in quel “Cinema Capitol“, beh… effettivamente non ricordo in questo istante alcun titolo, ricordo comunque che furono molti, sì… i momenti di tenerezza condivisi in quel luogo, gli stessi che hanno segnato in maniera tenera e affettuosa una parte della mia gioventù… 

Per cui, un grazie di cuore, “Cinema Capitol”!!!

Presidente Schifani – so bene che non siamo sotto periodo di elezioni – ma perché non prova a farsi un giro con il suo staff per le strade siciliane?

Presidente Schifani, desideravo invitarla dalle parti di Castel di Iudica per farle osservare (di presenza) le condizione pietose di quelle strade che ogni giorno vengono attraversate da chi – come il sottoscritto – proviene da Catania e/o viceversa da coloro che compiono quel percorso in senso opposto, sì… per recarsi in città o solo per attraversarla in tangenziale per dirigersi (quando libera da quegli abituali rallentamenti, causati il più delle volte da incidenti) in direzione Messina o Siracusa/Ragusa.

Certo, comprendo perfettamente quanto sia preferibile per Lei restare a Palermo, in particolare in quel meraviglioso “Palazzo Reale” – già… starei anch’io ore ad ammirare quella stupenda “Cappella Palatina” – ma ogni tanto – visto che Lei rappresenta la più alta carica dell’isola –sarebbe appropriato prendere atto su quanto accade all’esterno di quel Palazzo…

Ovviamente comprendo i suoi impegni ed allora può demandare ad uno dei sui sottoposti quel gravoso incarico, d’altronde essi vengono pagati anche per questo e quindi le consiglio di inviare quel suo Assessore, Dirigente, Funzionario, Preposto ar verificare le condizioni del territorio e soprattutto comprendere i tanti problemi di quest’isola che posso assicurarle sono molti di più di quelli che solitamente vengono portati alla Sua attenzione…

Avevo già scritto sull’argomento due post, precisamente:

– http://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/06/caro-ministro-delle-infrastrutture.html

– http://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/07/sp102-ii-per-castel-di-judica-assessore.html

per poi ricevere anche una lettera di ringraziamento, già… da parte di una lettrice:

– http://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/06/forse-e-tempo-che-quellassessorato.html

Come avevo riportato all’Assessore Aricò qualcosa è stato fatto, ma qualcosa altro andava definito e difatti, è bastata la prima pioggia, per creare i gravi danni evidenziati nelle foto in allegato…

D’altronde se posso permettermi, i lavori andrebbero realizzati in modo tale che non vi siano ripetizioni, non tanto per evitare di alimentare costi inutili, ma soprattutto per far sì che il servizio pubblico non debba subire continui disservizi…

Ed allora le chiedo gentilmente, la prossima volta quando deciderà di realizzare quegli interventi, di contattarmi anticipatamente, affinchè possa offrire non solo gratuitamente una consulenza tecnica, ma soprattutto per evitare che quei lavori, non abbiano – solo dopo pochi giorni e/o mesi – a  ripetersi!!!

Già… perché come ben sa – Presidente Schifani – il problema reale delle manutenzioni non dipende dal fatto che il personale non è capace di eseguirli in modo adeguato, tutt’altro… si tratta esclusivamente di farli compiere in maniera corretta o come si dice semplicemente “a regola d’arte”!!!

Perchè si sa che sono principalmente gli incaricati che controllano l’esecuzione di quei lavori i veri responsabili, sono loro infatti che verificano quegli interventi e decidono se sono stati eseguiti in modo corretto, e sono sempre loro che devono attenzionare eventuali problemi, altrimenti tutto procede per come abitualmente vediamo e cioè, proprio come nelle foto in allegato!!!

Posso tra l’altro confermare che di queste foto – sì… se dovessi ogni giorno realizzarne una per ogni problema che osservo durante i miei percorsi quotidiani – Presidente – Lei ne riceverebbe sulla sua scrivania non meno di 1000 al mese…

Difatti se decidessi di creare una pagina web (su un qualsivoglia social), chiedendo ad esempio ai miei conterranei di pubblicare ogni irregolarità che incontrano nel’isola, beh… sono certo che Lei si vedrebbe in pochi giorni quel Palazzo della Regione ricoperto di comunicazioni!!!

Tra l’altro vorrei cogliere l’occasione – prendendo spunto da quanto sopra dichiarato – che proprio nella giornata di ieri, alcuni di quegli addetti ai lavori si sono presentati, sì… proprio in quel tratto di strada, ma per non far nulla, perché nel frattempo altri – mi riferisco ai tanti automobilisti volenterosi –avevano provveduto – a mani libere – a spostare quelle pietre ai lati della carreggiata, mentre come riportavo sopra, chi di dovere – già…  come Ponzio Pilato – se ne lavato le mani e difatti le condizioni – se pur migliorate – sono rimaste inalterate!!!

Presidente Schifani in attesa di un suo concreto riscontro, mi permetta di rivolgerLe ancora una domanda: Cosa bisogna attendere per vedere una Sicilia finalmente diversa??? Perché vede il sottoscritto in questi lunghi anni – ha visto cambiare una serie di individui, suoi predecessori – di cui evito di riportare i nomi e soprattutto le numerose inchieste giudiziarie per le quali sono stati indagati e/o condannati – che certamente hanno reso questa mia meravigliosa Sicilia, in qualcosa di letale e ahimè fortemente colluso e credo che non vi sia bisogno di far comprendere a Lei, a cosa mi riferisco!!!

I controlli in Sicilia vengono compiutì a chi è in regola, viceversa chi non lo è, continua tranquillamente a operare nella totale illegalità!!!

E si… perché da quegli uffici istituzionali attendono sempre che ci sia qualcuno che si presenti a denunciare, altrimenti loro – da quelle comode sedie ben rfrigerate – non si muovono minimamente!!!

Mi dispiace, ma le cose vanno dette per come sono, senza alcuna ipocrisia, perché so bene come in questa regione, in particolare nel territorio della mia provincia che meglio di altri conosco alla perfezione, i controlli vengono svolti in modo saltuario e il più delle volte perché richiesti da coloro che pagano, sì… proprio da  quei “prenditori” (poichè certamente “imprenditori” non possono esser definiti, in quanto molti di essi sono eguali alla foto pubblicata…) che mensilmente alimentano la criminalità organizzata affinchè non si abbia – in quel loro settore – una leale concorrenza!!!

Ed allora ecco una serie di soggetti “venduti” che si offrono per quelle occasioni, già…non per svolgere il proprio incarico in maniera professionale e soprattutto leale, no… per offrirsi personalmente a compiere quei controlli dove non servono, dove si ha già una presenza di legalità e trasparenza, una sede di lavoro che prova a restare slegata da coercizioni e/o prevaricazioni, dove si preferisce subire per non piegarsi, e via discorrendo…

Eppure, quei dirigenti, quei funzionari, quegli uomini delle istituzioni ed anche ahimè alcuni uomini delle forze dell’ordine, cosa fanno, vanno lì – sì… dove “gentilmente” richiesto… per  controllare, mentre viceversa, dove dovrebbero esser indirizzare quelle (corrette) ispezioni, ecco che “inspiegabilmente” proprio questi soggetti si girano dall’altro lato e non vedono ( o dovre dire non vogliono vedere, già… siamo in presenza dell’elefante nella stanza…) quanto evidente a chiunque, sì… anche a noi cittadini!!!

Ma se provate a chiedete loro, beh… risponderanno sempre nella stessa maniera: ah… ma non sapevamo, nessuno ci aveva informato, ma perché non ci avete avvisato prima???

Ma per favore, anche i muli che passano da quell’area sanno cosa sta accadendo e questi soggetti, incaricati pubblici (in quanto da noi tutti retribuiti) dello Stato, dicono di non sapere…

La verità è che pensano di prendere per il culo, già…dimenticano quanto semplice possa esser sputtanare ciascuno di loro; già… lo si può fare innanzitutto pubblicamente, denunciandone il loro nome e cognome, la funzione e l’incarico che avrebbe dovuto svolgere all’interno di quel settore, il tutto accompagnato con un video su “Tik Tok“, seguito ovviamente da un esposto in Procura e chissà, anche a qualche associazione di legalità!!!

Perchè soltanto così si può levare questo letamaio dalla nostra terra, perchè i primi che debbono esser colpiti non sono i soliti criminali o i cosiddetti mafiosi, no… viceversa sono quei soggetti collusi – infidi e schifosi – che debbono essere evidenziati, in quanto mensilmente foraggiati da questi ultimi!!!

E’ dire che si sa tutto, ci sono le intercettazioni che dimostrano quanto sopra, eppure non si è in grado di eliminare questo marciume che fa sì che le imprese illegali operino attraverso una procedra di “white list” ridicola, viceversa, chi fa di tutto per seguire correttamente i principi di legalità, si ritrova incredibilmente “uomini dello stato” (con la “u” e la “s” minuscola – per come d’altronde sono loro come individui….) che fanno di tutto per provare ad ostacolarli!!!

Ecco perché mi permetto di consigliare alcuni di quei Responsabili e/o Dirigernti (ancora leali) di darsi una mossa, poiché a breve alcuni nomi di quei loro sottoposti  – per come mi è stato anticipato dai miei lettori – potrebbero finire a giorni sulle pagine di “Tik Tok“, con ripercussioni certamente negative nei confronti di quegli uffici da loro diretti che riceverebbeo giudizi da parte dell’opinione pubblica non certo degni di nota!!!

Rosario Pelligra: "Forza Catania sempre"!!!

Ci tengo a riproporre una bellissima dichiarazione d’affetto compiuta dal Presidente Pelligra nei confronti dei tifosi del Catania Calcio:

Cari tifosi rossazzurri,

in un momento cruciale, sento il dovere di rivolgermi a tutti voi, che con il vostro supporto e la vostra passione rappresentate il cuore pulsante del Catania Football Club.

Vi scrivo innanzitutto da tifoso e poi da persona che due anni fa si è presa la responsabilità e l’onore di far risorgere la nostra squadra.

Anche adesso mi prendo la responsabilità di tutto e voglio cominciare chiedendovi scusa per questa situazione che ha destato preoccupazione in molti di voi.

Ci tengo anche a fare chiarezza e rassicurarvi.

Il Gruppo Pelligra si è attivato e ha preparato tutta la documentazione necessaria a garantire la fideiussione già settimane fa, inviandola a tutti gli enti preposti. Il ritardo è stato causato unicamente da lentezze burocratiche nel trasferimento fra banche.

Ho lavorato in prima persona, insieme ai migliori professionisti del Gruppo Pelligra e della società Catania Football Club, per risolvere questa problematica.

Voglio anche ribadire che le risorse sono disponibili e che il nostro interesse ad investire nel Catania, per rafforzare la squadra e raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti, è immutato, così come i piani per il futuro e l’entusiasmo; quella tra Pelligra e il Catania è una storia d’amore di lungo periodo.

Voglio infine sottolineare l’importanza di dialogo e trasparenza: se non ho parlato finora è perchè mi piace risolvere le questioni prima di esprimermi ma organizzerò una conferenza stampa all’inizio di settembre per parlare della nuova stagione e rispondere a tutte le domande dei giornalisti che con attenzione e passione seguono la nostra squadra.

Lavoreremo costantemente e ci impegneremo sempre al massimo per avere successo.

Forza Catania sempre!

Rosario Pelligra

Straordinaria la somiglianza dell’Ufo avvistato sopra Curitiba in Brasile con quello alle pendici dell’Etna!!!

Un oggetto volante non identificato è stato avvistato sopra la città brasiliana di Curitiba. 

Gli esperti hanno confermato l’autenticità del video – https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/il-video-dello-strano-oggetto-non-identificato-in-volo-sopra-curitiba-in-brasile/vi-BB1r6ybV?ocid=hpmsn&cvid=6fa1cfe923b94ea9aaf34f2938163567&ei=5#, che è già stato definito il video di un “UFO” più nitido nella storia. 

Le autorità brasiliane hanno affermato di non essere in grado di spiegare la natura del fenomeno. 

Si presume che possa trattarsi di un pallone meteorologico, ma nessuno al momento ha fornito una risposta certa o ha confermato l’origine dello strano oggetto voltante. 

La circostanza assurda è che proprio il sottoscrotto avesse parlato proprio alcuni giorni fa di UFO, già… adiacente il nostro vulcano Etna, poche ore prima che iniziasse l’intensa attività stromboliana…

Cosa dire, quanto visto dal sottoscritto sembra esser molto somigliante a quello ora osservato in Brasile…

Una coincidenza, non so, forse…

 

Sì… la fermata "Fontana" della metropolitana di Catania è veramente bella!!!

Forse rappresenta qualcosa di unico nel panorama delle metropolitane in particolare perchè va ad abbellire una delel nostre periferie e quindi va dato merito a chi l’ha progettata…

Pe runa volta sono d’accordo con il ministro Salvini quando dice: “la periferia ha diritto al bello, non ci devono essere solo il bello vicino alla Cattedrale, anche perché bello chiama bello”!!!

Cosa dire un’area transito allestita secondo criteri museali che neppure le metropolitane di Londra, Parigi o Madrid possiedono, difatti sono presenti in quell’area a vista ( ma protetta…) una selezione di opere provenienti dalla collezione dell’omonimo museo Biscari e frammenti di mosaici provenienti dalle Catacombe di Domitilla…

Altro che “Fermata metro” perché quanto realizzato può esser definito “Fermate d’Arte'”, e bisogna dare merito non solo al Sindaco Trantino e al suo staff del Comune di Catania che ha saputo portare avanti l’idea di collaborazione tra il museo Civico del Castello Ursino e la Ferrovia Circumetnea.

Cosa aggiungere, non si tratta semplicemente di attraversare quel luogo di transito in maniera celere, bensi un nuovo punto d’incontro per possibili scambi culturali, in presenza di opere artistiche uniche che certamente elevano con la loro sola presenza il livello intellettuale di un eventuale convegno….

La nostra isola è unica nel mondo, in quanto rappresenta in se il più grande bacino culturale di reperti archeologici rappresentanto di tutte le civiltà passate del mediterraneo, popolazioni che ci hanno conquistato e occupato, lasciando nei secoli lingue, culture, monumenti, organizzazioni sociale, militari e anche pratiche religiose…

Ecco perché attraverso l’esposizione di questi preziosi reperti possiamo raccontare una memoria passata che ha visto quella propria popolazione autoctona influenzata da tutti quei gruppi etnici che sono passati sul suo territorio, mi riferisco dai fenici, ai greci e continuando con le civiltà… punica, romana, vandala, erulo-ostrogota, bizantina, islamica, normanna, sveva, angioina, ed ancora, spagnola, sabauda, austriaca, borbonica per giungere infine dalla spedizione dei Mille e all’annessione al neonato Regno d’Italia, fino alla nascita della Repubblica Italiana nel 1946.

Una storia unica che racconta dell’eclettismo culturale siciliano, unico nel suo genere, già… poichè derivato dalla mescolanza di quei popoli che ci hanno saputo tramandare stili e movimenti architettonici che possiamo oggi in parte apprezzare nelle bellezze riprodotte all’interno di quella fermata della metrò…

Bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio…

Il comando provinciale della Gdf di Catania, nell’ambito delle indagini coordinate dalla Procura di Catania,  ha dato esecuzione a un decreto del gip nei confronti del titolare di una società, indagato ora per bancarotta fraudolenta, documentale e autoriciclaggio per il fallimento di una Società srl che sarebbe stata oggetto di operazioni distrattive e dissipative del patrimonio aziendale, accumulando ingenti debiti erariali e perdite rilevanti. 
Il gip, sulla scorta delle evidenze acquisite dal Nucleo di Polizia-Economico-Finanziaria di Catania ha disposto il sequestro preventivo dei compendi aziendali delle società beneficiarie dei rami aziendali dalla fallita Srl, oltre denaro, beni e altre utilità per un importo complessivo di quasi un milione di euro.

Alle due società in accomandita semplice è stata inoltre contestata la responsabilità amministrativa degli enti – così come previsto dal D.lgs. n. 231/2001 – in quanto il reato di auto-riciclaggio dei proventi illeciti, oggetto di reimpiego all’interno delle stesse casse, sarebbe stato commesso nel loro esclusivo interesse.

E difatti per questa tipologia di illeciti il citato decreto legislativo prevede la possibilità di applicare sanzioni pecuniari e interdittive a carico delle società coinvolte.

A Catania (ed anche nei comuni dell’hinterland) la illegalità è sotto gli occhi tutti, ma l’impressione è quella di stare con l’elefante nella stanza!!!

Già… quell’elefante nella stanza, un’espressione tipica della lingua inglese per indicare una verità che, per quanto ovvia e appariscente, viene da tutti ignorata o del tutto minimizzata!!!

L’espressione si riferisce cioè ad un problema noto ma di cui nessuno vuole discutere oppure ad un particolare elemento di tale problema. 

L’idea di base è che un elefante dentro una stanza sarebbe impossibile da ignorare; quindi, se le persone all’interno della stanza fanno finta che questo non sia presente, la ragione è che così facendo sperano di evitare un problema più che palese!!!

Ed è questo l’atteggiamento tipicamente adottato dai miei conterranei ( e non solo loro…) in presenza dei problemi sociali o dinnanzi a quelle situazioni imbarazzanti, che pur non potendo il sottoscritto accettare, posso viceversa comprenderli, perché fanno parte di quell’ereditato bagaglio interiore che nei secoli si è andato attuando e che vede prevalere quell’odioso costume “omertoso” diffuso soprattutto tra gli strati più popolari e meno socialmente evoluti della popolazione, al quale poi si associa la complicità di quella che viene solitamente definita “borghesia mafiosa”, composta da taluni referenti politico e istituzionali, dirigenziali, imprenditoriali e naturalmente mafiosi… 

L’omertà si sa… è il silenzio adottato dalla popolazione dinnanzi a quelle ambigue circostanze, sarà per interessi di comodo o di tornaconto, oppure provocato da paure e timori che potrebbero provocare ripercussioni personali ed è per questi motivi che in un qualche modo, essi partecipano di fatto – attraverso i loro silenzi – ad incoraggiare tutte quelle azioni illegali!!!

Ed allora ritornando all’elefante, come può essere che nessuno vede quanto accade intorno a loro, nessuno che ne denuncia gli abusi??? 

Permettetemi alcuni esempi… 

Le affissioni pubblicitarie, se ne vedono ovunque, aggangiate in modo selvaggio, sulle recinzioni pubbliche stradali, sui pali dell’energia, nelle facciate di alcuni palazzi senza che questi centrino qualcosa con quelle attività commerciali, ultimamente – sarà stata certamente per concessione del Comune – alcune piazze, rotonde, parchi, etc… vengono pubblicizzati da note società, sicuramente in cambio hanno dovuto eseguire i lavori di ripristino di quell’area a verde (sulle quali avrei molto da dire, alcune certamente fatte bene, altre viceversa realizzate in maniera pacchiana e sul cui progetto ci sarebbe molto da discutere) e soprattutto su quella loro manutenzione disinteressata; viceversa, i cartelli pubblicitari posti lì sono ben curati e, a vista di tutti, ma per quanto riguardava l’oggetto di quello scambio impari, sì… dei i lavori da compiersi per mantenere in condizione decorosa quella (ad esempio) rotonda stradale, beh… evito di pubblicare le foto, perché fanno veramente orrore!!!

Ah… proposito, vorrei ricordare a tutti, in particolare a chi dovrebbe verificare da quegli uffici di controllo, il corretto utilizzo di quelle insegne affisse e soprattutto il pagamento degli oneri previsti che nel caso di una superficie compresa fra 5,50 e 8,50 mq sono soggette a una maggiorazione del 50%, mentre per quelle superiori a 8,50 mq del 100%. La stessa maggiorazione del 100% è prevista per le insegne luminose, mentre per i mezzi pubblicitari con più facce l’imposta è calcolata in base alla superficie complessiva…

Naturalmente debbo aggiungere che l’imposta non è dovuta per le insegne di esercizio di attività commerciali e di produzione di beni o servizi che contraddistinguono la sede ove si svolge l’attività cui si riferiscono, ma queste non devono superare la superficie complessiva di 5 metri quadrati, altrimenti si deve pagare la tassa di affissione, beh… basta farsi un giro, oppure se si preferisce rimanere seduti a prendere il fresco dai condizionatori da quegli uffici, basta mettere sulla pagina del Comune (e quindi dei vari comuni dell’hinterland catanese) un numero “whatsapp” su cui inviare le foto, con la descrizione della via e di una approssimata misura dei quella affissa irregolarità: potete starne certi da quegli uffici di come verrete in pochi giorni invasi da un numero consistente d’immagini, ovviamente illecite!!! 

Ma non solo, cosa aggiungere di tutte quelle strada, piazze, attualmente utilizzate impropriamente come parcheggio per la propria attività, mi riferisco ai noleggi di auto/furgoni, cresciuti in questi anni – subito dopo la pandemia – in modo elevato… 

Certo, ben vengano nuove attività commerciali, queste d’altronde producono ricchezza e soprattutto danno lavoro, ma certamente tutto deve essere finalizzato secondo regole di diritto e senza violazione del codice della strada… 

Ah… a proposito del codice della strada, sarebbe opportuno che da quei Comuni s’intervenisse per ripristinare la segnaletica stradale, mi riferisco a quella orizzontale, composta come tutti sappiamo dalle strisce e le scritte apposte sulla pavimentazione stradale, con funzione non solo di prescrizione ma anche di indicazione al fine di regolamentare la circolazione dei veicoli e delle persone; d’altronde in quest’isola si ha la personale convinzione che essendo “siciliani” si ha sempre diritto di precedenza e quindi ogni tanto è ben far capire a tutti, quali sono le regole e quindi i doveri a cui dover sottostare!!!

Ma non solo, va sistemata anche la segnaletica verticale, in alcuni casi vi è necessità di rimuovere quanto ahimè divelto e che può determinare – in caso d’incidente o di uscita improvvisa dalla carreggiata – una ferita grave o la morte stessa dell’autista… 

Allora, rivolgendomi a tutti coloro che sono addetti al controllo del territorio, dalle figure Istituzionali, ai Sindaci delle citta: cosa facciamo… continuiamo a far finta che l’elefante non esiste oppure iniziamo a cambiare le regole facendo finalmente emergere quei principi di legalità che a quanto pare vengono esclusivamente rivolti (attraverso sterili arresti… ) alla manodopera della criminalità organizzata, con cui tra l’altro, la maggior parte di noi cittadini, non ha alcun tipo di rapporto???  

Quindi, per favore, non andate ripetendo che noi cittadini non vogliamo collaborare, perché sapete bene come nulla di ciò sia vero, quantomeno la regola non vale per tutti, perché c’è chi (come il sottoscritto, ma non solo…) ogni giorno prova a dare il proprio sostegno e a collaborare con le Istituzioni, ma (mi dispiace…) una “mossa” dovete darvela anche voi, già… non potete stare lì, sempre in attesa!!!