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Mafia in caduta libera: i giovani ripiegano sul racket, i boss rimpiangono i tempi d’oro.
Anche i mafiosi si lamentano delle nuove generazioni…
Secondo i capi, i giovani che oggi entrano nella criminalità organizzata non rispettano più le vecchie regole, dimostrando poca lealtà e mancando soprattutto di quel “prestigio” che un tempo caratterizzava la mafia.
Già… quella che aveva, e che in parte ancora mantiene, contatti con la politica, gli avvocati, i professionisti e gli imprenditori ed anche con uomini infedeli delle Istituzioni .
Questo emerge ora da una maxi-operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, che ha portato a numerosi arresti, rivelando un’organizzazione in crisi e lontana dal passato splendore.
Tra l’altro, nelle intercettazioni spicca la nostalgia per i tempi d’oro: «Il livello è basso», si sente dire in una conversazione. «Oggi arrestano uno e si fa pentito, poi arrestano un altro e anch’egli si offre di parlare».
Oggi, viceversa, secondo i vecchi boss, questi nuovi affiliati sono come “zingari“, sì… ridotti a compiere per pochi euro traffici miseri: Sì… – ripete un vecchio boss – questi giovani sono enormemente lontani dai business in cui un tempo dominavamo.
E non solo: la nuova criminalità si è abbassata a riprendere attività che durante la pandemia erano state abbandonate, come il pizzo e il racket. Attività considerate “minori” e poco redditizie, ma che ora vengono riproposte per sopravvivere in un contesto sempre più frammentato e privo di controllo.
I giovani, secondo i boss, non vogliono più sottostare alle gerarchie tradizionali.
«A scuola te ne devi andare», diceva un capo a un novizio, riferendosi alla necessità di costruire relazioni con persone influenti.
Ma la realtà è diversa: la nuova generazione sembra aver abbandonato i vecchi codici, lasciando i capi a rimpiangere un’epoca che secondo loro, non tornerà più…
L’ignavia e/o la noncuranza della magistratura provocano dei danni sociali irreparabili!!!
«Erano anni che Vernengo pascolava indisturbato per Rozzano. Agli occhi dei rozzanesi gli era concesso perché i carabinieri avevano paura di prendersela con un mafioso del suo calibro. In realtà, i carabinieri lo avevano già denunciato più volte, ma nessuno era stato così sventato da scrivere quello che io scrissi al Magistrato di Sorveglianza».
E questo ci porta, inevitabilmente, a un’altra considerazione ineccepibile: “l’ignavia e/o la noncuranza della magistratura provocano dei danni sociali irreparabili, perché delegittimano e rendono ridicolo chi è chiamato a salvaguardare l’ordine e la sicurezza pubblica”.
Basterebbe questo passaggio a capire perchè il libro che questa settimana è in vetta alla classifica di «Il mio libro», stia destando grande interesse e solenni arrabbiature: soprattutto all’interno dell’Arma dei carabinieri!!!
É un libro che trasuda affetto, dedizione, per gli alamari della Benemerita… ma ne racconta anche i lati meno gradevoli, la burocrazia prevalente, l’opportunismo e punta il dito contro un altro potere forte, da sempre legato all’Arma: la magistratura!!!
Il teatro di tutto: Milano e poi Rozzano, le città dove l’autore ha lavorato come sottufficiale per decenni.
Il libro si intitola “Toghe e feluche” ed è firmato da Massimiliano Filiberti, maresciallo in pensione da un anno. Nome in codice: “Chimico”.
Un investigatore vecchio stampo che ha battuto le piste della malavita organizzata prima che diventasse di moda: e che racconta con devozione i suoi esordi in via Moscova, alla scuola di sottufficiali mitici come Pippo Mondello e Mario Dolcemaschio.
Poi ci sono gli ufficiali incrociati in questi anni e di alcuni – Paolo La Forgia, Andrea Chittaro, Carlo De Donno – il “Chimico” parla con grande rispetto, mentre di altri, con nome e cognome, dice ahimè cose pesanti…
Ma a non andargli giù, a fargli sentire il congedo come un sollievo, è quella che descrive come una mutazione genetica dell’Arma, dove trovi ufficiali ai massimi livelli che, nei fatti, non hanno mai conosciuto l’Arma.
Tutta gente da stato maggiore che – tradotto in termini spicci – significa: carriere costruite in ufficio».
L’Arma amata e vissuta da Filiberti è quella che sa come fiutare una traccia, arruolare confidenti, tirare le fila.
Vale quando si dà la caccia a bande di rapinatori come gli autori del grande colpo alla Verga di via Mazzini, che si rivelano professionisti seriali e pericolosi oppure quando si pedina per settimane Mario Savio, «Marittiello o’Bellillo», ras dei quartieri spagnoli di Napoli arrivato a conquistare Milano.
Quando ancora si lavora per incastrare criminali feroci come Chicco Pagani: «Lo sa perchè Pagani dopo vent’anni di carcere è tornato a fare il boss a Rozzano? Perchè è un pazzo, capace di uccidere una persona senza battere ciglio. Ha il cervello di un criceto ma non ha alcuna paura di uccidere»!!!
Quando ci si imbatte in personaggi da film come Vittorio Hannan, elegantissimo e poliglotta presenza fissa dei grandi traffici di droga, quando si arriva troppo tardi per sventare un delitto annunciato come la morte del nomade Riccardo Fross, ucciso nel 2006 nel campo di via Stephenson, un delitto rimasto impunito, anche se «Chimico» sa che a sparare furono i vecchi boss della Comasina: ma ammazzarono la persona sbagliata…
Della lotta al crimine il vecchio maresciallo conosce le sottigliezze e i compromessi.
Racconta senza scandalizzarsi la trattativa sottobanco che portò alla liberazione di Alessandra Sgarella, l’ultimo ostaggio milanese dell’Anonima sequestri.
Ha parole quasi di devozione verso gli ufficiali dell’Arma come Mario Mori che hanno pagato con processi infiniti la loro battaglia contro la mafia. Ma altri viceversa non gli vanno giù: come l’ufficiale che in piena pandemia lo costrinse in piena notte ad accertare – chissà perchè – se Beppe Marotta era ricoverato in ospedale.
E poi ci sono loro, i magistrati della Procura di Milano: quelli che «Chimico» sopporta di meno, con eccezioni che si contano sulle dita di una mano (Alberto Nobili, Gianni Griguolo, e pochi altri); sono i magistrati che non leggono neanche i rapporti, che rifiutano di arrestare, che rispediscono indietro gli appunti non graditi!!!
E poi: «a Milano il turno esterno” tocca ai pm una volta ogni tre mesi.
E siccome i pm lo sanno con notevole anticipo (quando gli toccherà quel cazzo di turno esterno), ci si aspetterebbe che quel giorno si liberassero da ogni impegno ed invece no, non è così ed infatti ti senti persino rispondere “mi sta disturbando perchè ora sono a cena fuori, mi richiami tra un’ora”.
E tu lì, a girarti i pollici per un’ora, perchè magari il pm è a Brera a fare un apericena!!!
Senza la protezione dei colletti bianchi e della politica, noi criminali saremmo rimasti solo una banda di piccoli delinquenti di paese!!!
Il boss, da 26 anni detenuto al 41Bis, è sicuramente custode d’importanti informazioni, in particolare sui legami che la politica e l’imprenditoria avevano con quel clan e sugli affari realizzati attraverso il controllo degli appalti pubblici ed i rapporti con le imprese del nord che a suo tempo sversavano rifiuti pericolosi e tossini nella regione campana…
Il suo esordio come pentito potrebbe giungere proprio in uno degli ultimi e più importanti processi su taluni colletti bianchi, quello che ha visto coinvolti alcuni funzionari di Rete Ferroviaria Italiana nella concessione degli appalti ad alcune imrpese ritenute colluse in cambio di denaro, favori e regali; che hanno portato nel 2022 a 35 arresti ed a 69 indagati…
Va detto comunque che il procedimento per gli appalti Rfi, sebbene il quadro accusatorio della Dda di Napoli sia basato su elementi gravi, ha subito forti rallentamenti, se pur le conferme da parte della Procura dell’ipotesi d’accusa: difatti, in sede di indagini preliminari il tribunale del Riesame e la successiva Cassazione hanno escluso gravi indizi in ordine al reato di associazione camorristica contestata dalla Dda, come d’altronde a metà 2023, il giudice per l’udienza preliminare di Napoli ha prosciolto tutti dall’accusa di riciclaggio e intestazione fittizia di beni, smontando così il piano accusatorio, tassello dell’inchiesta anticamorra.
Per il gup tra il colletto bianco (definito consulente) e il capoclan, non vi sarebbe stato “alcun rapporto di natura economico-criminale“, ma un semplice legame di riconoscenza in virtù dell’aiuto che si aveva ricevuto negli anni ’70, quando per l’appunto il boss Francesco Schiavone passò loro le sue aziende.
Per gli altri 9 imputati che hanno scelto l’abbreviato, tra cui alcuni funzionari di Rfi, si è arrivati nei mesi scorsi ad una condanna; certamente ora, con le nuove dichiarazioni che il pentito potrà fornire ai magistrati, non si escludono nuove inchieste giudiziarie e soprattutto annunci pubblici, su personaggi e politici infedeli, finora considerati al di sopra di ogni sospetto!!!
D’altronde senza il sostegno e la protezione di quest’ultimi, quei criminali… sarebbero rimasti soltanto una banda di piccoli delinquenti di paese!!!
La mafia comanda a Catania…
“Agorà”, è questo il nome che la Dda di Catania ha dato all’inchiesta scaturita dalle indagini dei carabinieri del Ros di Catania e del comando provinciale di Siracusa, che ha portato all’arresto di 47 persone.
Il nome è azzeccato, d’altronde va ricordato come il nome “Agorà”, nell’antica Grecia, indicasse la piazza principale della polis, ove si mantenevano o si creavano numerose relazioni interpersonali e nella quale venivano prese numerose decisioni,
Ci si meraviglia sempre quando accadono circostanze come quella emersa nella giornata di ieri, in particolare si fa finta di non comprendere come il settore delle imprese sia di difficile definizione, in particolare su ciò che riguarda il rapporto che si viene ad instaura nei casi di estorsione in quanto diventa estremamente difficile comprendere e quindi distinguere tra chi è vittima e chi ne è complice.
Infatti, molte imprese negli anni si sono mosse in stretto collegamento con quelle strutture criminali e quindi diventa problematico affermare ce quei rapporti siano stati occasionali, se siano stati determinati da costrizione o da legami di amicizia, oppure se siano stati – come solitamente accade – da motivati reciproco d’interesse…
Difatti, ciò che maggiormente si evidenzia nelle attività ove vi è un forte interesse economico – in particolare negli appalti pubblici – è l’uso coercitivo e finanziario di quelle associazioni criminali; in primis con l’uso della violenza (solitamente rimane la prima “risorsa” potenziale), a cui segue – ma non per importanza strategica – la capacità di corruzione, dovute alla notevole disponibilità finanziarie di quell’organizzazione.
D’altronde entrambi dimostrano di avere dei vantaggi: la criminalità per vedersi finanziata la propria organizzazione, interviene con piccoli e grandi favori ed offre soprattutto un canale aperto nei contatti con i politici cui essi sono legati; viceversa l’impresa “amica” gode di quelle azioni di scoraggiamento adottate sulla concorrenza mediante intimidazioni ed ottenendo così gli appalti, i quali solitamente vengono ottenuti in quanto agevolati mediante forme di corruzione da parte di quei collusi funzionari pubblici.
Certo è difficile fare una analisi sociologica di quanto accade, ma comprendere come ormai anche per la magistratura è diventato difficile comprendere il limite di demarcazione e soprattutto poter verificare l’esistenza di quelle relazioni sociali (nel caso specifico il rapporto di scambio istauratosi tra l’impresa edile ed il clan mafioso) per indicare con esattezza la funzione svolta da queste tipologie di relazioni, le quali, non sempre, riescono a far emergere in maniera chiara gli elementi che possono costituire reato, ma che in ogni caso, assumono in se una grande rilevanza dal punto di vista sociologico e soprattutto socio-economico.
Ma d’altronde per meglio comprendere i passaggi di quanto è avvenuto negli anni e ancora oggi si ripete, vi consiglio un bellissimo libro di Claudio Fava, di cui vedete il titolo nelle foto sopra in allegato…
Denunciate, denunciate e se vi resta ancora un briciolo di dignità: DENUNCIATE!!!
Il provvedimento cautelare era stato adottato sulla scorta delle risultanze delle investigazioni condotte dai Finanzieri della Tenenza di Sant’Agata di Militello, unitamente agli specialisti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, coordinati dalla Procura della Repubblica di Patti.
Il G.I.P. ha successivamente riqualificato il reato, inizialmente ipotizzato come concussione (art. 317 cp), in quello di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità (artt. 56, 319 quater cp).
Secondo le ipotesi dell’accusa, che dovranno naturalmente trovare conferma nei successivi gradi di giudizio, sono stati accertati alcuni episodi commessi da un ingegnere, con la qualifica di direttore dei lavori il quale, nell’ambito dei “lavori di consolidamento di un costone roccioso oggetto di precedenti frane” e abusando dei propri poteri (derivanti dal ruolo ricoperto), a più riprese, tentava di convincere un imprenditore incaricato dell’esecuzione dei lavori a commettere frodi contrattuali nei confronti dell’ente appaltante, pretendendo da quest’ultimo somme di denaro, beni ed altre utilità, per fini strettamente personali…
Ciò che più mi ha interessato della vicenda di cui sopra, è la tipologia dei lavori da effettuarsi, quali ad esempio le paratie in calcestruzzo sostenuti da barre d’acciaio infisse nella roccia e tutte le opere connesse, quali scavi, tubazioni, opere di drenaggi, etc, dirette a consolidare quel costone roccioso…
Ho letto sul web che le investigazioni hanno interessato anche intercettazioni telefoniche, ambientali ed operazioni di video-sorveglianza, che ora costituiscono le prove che hanno fatto emergere la propensione dell’indagato a servirsi della funzione pubblica a lui attribuita, per scopi di personale arricchimento…
Ora so bene come in molti stanno puntando l’indice verso questo direttore dei lavori – che naturalmente avrà tempo per dimostrare le propria non colevolezza, e sono già pronti con la pietra in mano per scagliarla contro di esso se solo ne avessero l’occasione…
Già… ma vrrei dire a questi cosiddetti “giustizialisti” e a tutti gli altri… di tutti coloro che costantemente compiono azioni riprorevoli come quelle di cui sopra, cosa ne facciamo???
Sì… fintanto che gli imprenditori sono parte collusa di quel sistema come si pensa di andare avanti???
Cos’è… forse speriamo che altri compiano il nostro dovere, nel caso specifico gli uomini della Gdf di Messina o i loro colleghi???
Ma di quante GDF abbiamo allora bisogno, perché tutti ormai sanno come questo sistema dei lavori pubblici è totalmente marcio e sono pochi – già si contano sulle punta di una mano, sì… due sono fin troppe…- che si salvano, che non fanno parte di quell’organico chiamato “cosa nostra“, che non si prestano quotidianamente a collusioni e concussioni, che non concendono mazzette e non si fanno corrompere, pur di volersi aggiudicare un lavoro…
Ed ancora, cosa dire di quegli Enti pubblici, di quei loro referenti, di quanto sono incaricati a controllare la regolare esecuzione delle opere, tra l’altro vorrei ricordare come queste sono destinate a finalità collettive e quindi a tutti noi…
Ma come ripeto spesso, fintanto che i controlli iniziano solo dopo che qualcuno ha denunciato, dover apsettare qualcuno che si distacchi da questo paese omertoso…difficilmente potremmo vedere un bagliore di legalità…
Perché bisogna partire dalla “sperequazione finanziaria”, solo controllando i movimenti di entrate e d’uscita di tutti i familiari si può perfettamente comprendere quanto sta accadendo all’interno di quella famiglia…
Perché non sono gli incassi evidenziati o giacebti nei c/c bancari o postali, no… per verificare quell’ambito familiare si dovranno verificare i costi sostenuti…
Basterà vedere gli immobili posseduti, le auto e/o le minicar possedute o a disposizione, i viaggi compiuti negli anni, gli alberghi o i resort frequentati, i giorielli acquistati, i master universitari ed anche i vari corsi professionali sostenuti, le barche e via discorrendo, il tutto per comprendere quella reale attività fraudolenta compiuta in maniera celata attraverso gli incarichi a cui essi sono stati assegnati…
Non dimentichiamo infine che questi soggetti sono gli stessi che mettono a richio ciascuno di noi, perché le nostre vite sono in ogni luogo a repentaglio, poiché invece di porre in sicurezza le autostrade, strade provinciali e/o comunali, i viadotti, le infrastrutture o come nel caso specifico i costoni rocciosi ad alto rischio idrogeologico, questi soggetti pensano esclusivamente ai propri interessi, mettendo a repentaglio noi, i nostri familiari e amici ed ahimè anche quanti risultano a noi estranei, ma pur sempre persone sono!!!
E’ tempo per ciascuno quindi di fare il proprio dovere e invece di perdere tempo in quelle pagine social inutili, ciascuno ha il dovere di denunciare e dichiarare quanto a sua conoscenza direttamente alle forze dell’ordine, perché solo così si può curare quest’infetto paese, dando speranza così alle persone perbene…
Un plauso quindi all’impegno costante delle Fiamme Gialle, in particolare nell’ambito a tutela della spesa pubblica ma anche al contrasto dei reati compiuti non solo dalla criminalità organizzata nei confronti della Pubblica Amministrazione, ma anche di tutti quei soggetti corrotti e predisposti a non voler garantire il regolare svolgimento degli appalti e di tutto ciò che rappresenta il settore pubblico, solo ed esclusivamente per ottenere vantaggi personali a scapito della collettività e della sicurezza pubblica!!!
Chissà, non è forse giunto il tempo d’iniziare a pensare per questi ladri e farabbutti, alla “legge del taglione”!!!
Mazzette fino a cinquemila euro al mese in cambio della disponibilità a chiudere gli occhi!!!
Ripugnanti: I dirigenti di Forza Italia in Lombardia e Piemonte fortemente occupati a spartirsi tangenti!!!
Ora vorrei chiedere ad alcuni di loro… osservando le metodologie applicate dai quei loro colleghi del nord, con quale entusiasmo pensano che possiamo votarli???
Secondo il gip R. Mascarino, riportando una conversazione intercettata dagli inquirenti dimostra come l’ex consigliere regionale in Piemonte e dal 2018 deputato di Forza Italia, evidenzia come quella elezione in Parlamento aveva come scopo principale quello di procacciarsi nuovi clienti per il proprio studio tecnico, dal momento che lo stesso svolge la professione di ingegnere!!!Malta… la nuova "casanostra"!!!
Per molti la notizia potrebbe rappresentare una novità, eppure vi posso garantire che non è così…Il collegamento con talune “famiglie” siciliane risale agli anni 70’…
Pensate che un siciliano… diventato noto per essere diventato il capo di “cosa nostra”, si recò insieme alla sua sposa proprio su quell’isola… ad essere precisi in quella adiacente, sì… l’isola di Gozo, per festeggiare la propria luna di miele.
Qualcuno ricorda ancora oggi il nome di quel siciliano, “Totò”!!!
Amava così tanto quell’isola che spesso vi tornava, passando gran parte del suo tempo vicino un villaggio sul mare che vantava allora come oggi, una favolosa vista sulle isole di Comino e Malta, nonché una lunga storia d’insediamenti…
Il nome di quel villaggio era Qala e in molti, in particolare coloro che possedevano dei locali nella pjazza San Frangisk, conoscevano bene Totò…Egli d’altronde non era ancora il temuto padrino di Corleone, già a quel tempo era ancora un picciotto… mentre il boss era Luciano Liggio detto “Lucianeddu”, l’unico a capo di quell’associazione criminale…
Salito al potere Totò non si dimenticò di quell’isola, tanto che raggiunto l’apice del controllo sulla Sicilia, estese quella sua influenza anche in quelle isole che ricordava con tanto affetto…
Eguale considerazione d’altronde ebbero altri esponenti di cosa nostra e così, pian piano, quell’isola è diventata un’importante centro per per quelle attività illegali, in particolare quelle di riciclaggio, grazie alla presenza del casinò o attraverso le scommesse dei giochi online, dove con il reclutamento di sviluppatori software si è riusciti a creare un casinò online in grado di bypassare quei pagamenti gateway sicuri come Emoney o Skrill e lasciare così i pagamenti non rintracciabili…
Fonti interne all’industria del gioco d’azzardo hanno raccontato agli inquirenti che quei clan mafiosi avrebbero mandato loro a raccogliere presso quei centri di scommessa la loro parte…
Denaro che è stato quindi riciclato in quello stato maltese grazie ad intermediari del luogo, per mantenere in funzione la struttura e prendere il possesso di una parte di quegli uffici istituzionali…
Vanno ricordati inoltre gli arresti compiuti delle forze dell’ordine internazionali che ha visto coinvolti personaggi siciliani, maltesi e libici nel contrabbando di carburante libico e di quello stato islamico noto come Isis, partito dalle sponde del libano per giungere da noi ed essere inserito nel mercato nazionale ed europeo…
Si comprende quindi come Malta rappresenti oggi una Hub fondamentale per quelle attività criminali che da anni utilizzano, proprio quelle isole, ma soprattutto il tratto di mare internazionale, per estendere la portata dei loro profitti.
Una vigilanza quella compiuta dalle autorità maltesi fatta appositamente con molta superficialità o forse dovrei aggiungere, con una metodologia che da adito a sospetti di complicità e favoreggiamento… e che si dimostra nei fatti o ad ogni richiesta da parte delle nostre autorità, sempre meno collaborativa!!!
Chissà forse un giorno – come noi – pagheranno il prezzo di quella correità…
Già c’è un detto perfetto per quegli amici maltesi che dice: “Chi male ha seminato, resta povero e gabbato”!!!
Arrestati dalla Gdf il presidente e l’amministratore delegato della Blutec: la società che controlla l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese!!!
Un’area quella di Termini Imerese che rappresenta uno scempio per la bellezza di quest’isola, un tratto di costa del nostro territorio che dire “meraviglioso” è poco… eppure la politica di allora, preferito destinate quell’area alla costruzione di questo stabilimento…
Alcuni giorni fa avevo parlato di “SIRTI” e ancora prima di “CMC” ed ora tocca a “Blutec” (del gruppo FIAT), ma tranquilli, vedrete… non saranno le uniche, perché continuando con queste politiche inefficaci e certamente sterili, molte altre (dire “molte” è oggi un eufemismo…) le seguiranno… Ah… Palermo… la mafia??? Chiddici…??? Ma nun esisti…

Avevo scritto alcuni mesi fa un post intitolato: “Palermo: La mafia c’è… ma non si vede”, riferendomi a quanto aveva dichiarato il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, durante un incontro con alcuni i giornalisti – vedasi link: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/02/palermo-la-mafia-ce-ma-non-si-vede.html
I carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato seguito all’inchiesta coordinata dalla Dda del capoluogo siciliano, la cui indagine dava prosecuzione ad una un’attività investigativa che aveva portato nei mesi scorsi ha demolire quel mandamento mafioso di Porta Nuova e a far emergere la ricostituzione di quella cosiddetta “Cupola” di Cosa nostra, tornata nuovamente a riunirsi attraverso alcuni figli di quei noti boss, dopo oltre vent’anni…
Migliaia e migliaia di siciliani dediti ai traffici illegali, individui che si assoggettano a divenire “prestanome” di società “affiliate”, personaggi senza dignità che per pochi euro si occupano di portare avanti quei loro business tra cui droga, prostituzione, gioco d’azzardo, traffico dei migranti, contrabbando e continuando con quella lista… l’ignobile richiesta del pizzo o lo sfruttamento dei braccianti tramite il “capolarato“, per finire con l’imposizione delle fornitura di caffè ai bar o dei servizi degli autobus turistici…Arresti domiciliari??? Quale grave patimento …
Già, in questo periodo (di reclusione forzata…) si può riprendere a leggere in maniera intensa, si può iniziare a scrivere, si dedica quel proprio tempo alla famiglia, in particolare se si è nonni e la casa è piena di nipotini…
Ma per gli altri, per quei professionisti dai colletti “amidati”, per quei medici, dirigenti, funzionari, professori, commercialisti, avvocati ed anche magistrati, ecco per loro la questione è diversa, per loro non è facile stravolgere quella linea di demarcazione, sotto la quale non sono mai scesi… Qui non è in conto l’essere umano, qui in gioco c’è tutto il percorso della propria vita, la consapevolezza del vissuto, le scelte giuste fatte e quelle errate, che l’hanno ahimè condotto lì…
Forse le parole sopra espresse possono sembrare dure, ma credo che quell’esperienza così difficile da sopportare, impari a far mutare le persone, a farle confrontare onestamente con se stessi, un modo nuovo per riscoprire la vita, senza finzioni, maschere o atteggiamenti di facciata, che si sa – forse in casa propria – quella stessa casa che negli anni si è cercato di proteggere e rendere felice (attraverso lussi, regali e denaro), e che ancora ora, sì ora che che si è “sottoposti agli arresti domiciliari” si prova per l’ennesima volta a proteggere, forse per non far sentire ai propri familiari il peso di quella propria condizione, e così si continua per l’ennesima volta a nascondere le proprie preoccupazioni, dietro una falsa felicità!!! Il problema a Catania… resta sempre quello: I colletti "grigi" e quel loro "Do ut des"…
Avevo già scritto un post a riguardo…
Già… s’intitolava casualmente: “Riscossione Sicilia??? Paradiso dei legali”.
Ora sono in 29 le persone finite nell’inchiesta: tre sono in arresto e posti ai domiciliari, mentre in 26 restano indagati… Che fine ha fatto il boss Matteo Messina Denaro???
L’uomo ritenuto da tutti al vertice di Cosa Nostra dopo gli arresti eccellenti di Totò Riina e Bernardo Provenzano è prossimo alla cattura???
E’ logico quindi pensare che egli controlli tutto e tutti… e che abbia talpe ovunque, anche all’interno di quegli uffici istituzionali…
E dire che egli secondo i pentiti, mantiene i contatti con il territorio e allo stesso tempo si dimostra mobile…
Per chi non mi avesse letto in precedenza, alcuni mesi fa… avevo riportato in un mio post, una convinzione e cioè che boss di cosa nostra, fosse in Sicilia e non si fosse allontanato minimamente da quel suo paese….Matteo Messina Denaro: Il cerchio si stringe??? Non credo affatto!!!
D’altronde, basti rileggere il post pubblicato ieri, intitolato “Se la mafia viene considerata più forte dello Stato… la colpa è principalmente delle Istituzioni!!!”: http://nicola-costanzo.blogspot.it/2018/04/se-la-mafia-viene-considerata-piu-forte.html dal quale si comprende il perché questo boss, Matteo Messina Denaro, venga considerato dai molti suoi concittadini, quasi un parente acquisito, da proteggere ad ogni costo!!!Palazzo dei Normanni: Ma quanti sono gli indagati???
Al servizio dei cittadini…
Non ci sono soltanto i 37 membri arrestati nell’operazione contro il clan gelese dei Rinzivillo, ma a collaborare con quest’ultimi, ci sarebbero anche un avvocato e due carabinieri!!!
Delle indagini e delle attività criminali compiute con i metodi mafiosi non entro nei meriti, d’altronde c’è chi lo fa in maniera più dettagliata del sottoscritto, a me interessa evidenziare quanto riportato dal Procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone: “La corruzione, come la mafia, può e deve essere combattuta e sconfitta“…
Ed anche allora, come oggi, vi era stato tra gli indagati un maresciallo dei carabinieri, accusato d’aver passato al clan informazioni riservate…
La cosa assurda è scoprire come nessun dei suoi collega s’insospettisca, già… ad esempio di quel cambio d’auto, di quell’orologio al polso firmato, di quegli accessori esclusivi da boutique di lusso, ecc… non capisco, cosa fanno, li coprono… oppure vogliono metterci anch’essi le mani su quella marmellata???
Per molti di questi uomini, ingiustamente arrestati, non basterà l’aver subito perquisizioni, anni di processi, sospensione, lungaggini nelle indagini e come non aggiungere uno sputtanamento generale… già, per ognuno di loro, una eventuale assoluzione, non cancellerà mai… quella macchia professionale, poiché in ogni circostanza, si verrà sempre giudicati affinché non scompaia mai del tutto… quel grave dubbio!!!Se anche i Giudici sono corrotti… dove andremo a finire???
Mi raccomando, alle prossime elezioni, votate per… Gaetano Patané!!!
A sostenerlo ci sono questa volta i giovani, che rappresentano il numero più consistente degli attivisti… e di cui tra essi, molti sono per la prima volta al voto.D’altronde, tutti gli altri siciliani, quelli che continuano ad “arrangiarsi” con questo sistema clientelare e mafioso, dimostrano di non amarla questa terra, anzi, proseguendo per come stanno facendo, non fanno altro che assestarle l’ennesimo colpo di grazia!!!
Voler credere che questi soggetti, gli stessi che in questi anni avete votato… e che ora si ripresentano nuovamente a noi o attraverso nuovi referenti, siano diversi da tutti gli altri… è come voler credere da parte vostra – come ha scritto nel suo libro Stefen Law – alle cazzate!!! Tangenti anche in Marina Militare…
Da Milano a Catania: in manette Giudici, Avvocati, Commercialisti, Professori universitari e Imprenditori, ecc…
Strutturato su due livelli di commissioni, provinciali per il primo grado e regionali per il secondo, la giustizia tributaria è un sistema di potere fortissimo.
Un sistema sul quale indagò anche Antonio Di Pietro, che dopo le inchieste sulla corruzione nei partiti, delle mazzette in valigia o fatte sparire nel water, si convinse di essere stato fermato proprio quando iniziò a scavare nel mondo delle sentenze tributarie.
Il gip Manuela Cannavale cita esplicitamente la “spregiudicatezza con cui si muoveva Vassallo, che sapeva di poter fare affidamento su Seregni e verosimilmente anche su altri giudici tributari e funzionari dell’Agenzia delle Entrare, per pilotare ricorsi, influenzare i giudizi dei collegi, sostituirsi nella redazione delle sentenze, a fronte della corresponsione di dazioni illecite da ripartire con i complici”. Finisce in carcere – insieme a due imprenditori, un commercialista e un cancelliere – il presidente di sezione della Commissione tributaria provinciale di Catania, il giudice Filippo Impallomeni.
Se per legge non può svolgere l’attività di giudice chi esercita attività di consulenza tributaria per “contribuenti, società di riscossione o altri enti impositori”, è vero che il conflitto d’interessi è all’ordine del giorno. Ancora arresti… ma quanto caz… sono questi ladri???
Arresti… purtroppo ancora arresti “eccellenti” nella nostra cara Sicilia!!!
Questa volta a finire ai domiciliari sono tre funzionari pubblici: il presidente della Rete ferroviaria italiana (presidente dell’Ast ed ex commissario della Camera di commercio di Catania) e due dirigenti del Corpo forestale…
Tutti indagati per concussione e induzione indebita… comunque il solito giro di tangenti ed i soliti favori ricevuti…
Come sempre, partono le perquisizioni, non solo per i tre indagati, ma anche per altri dipendenti, che, secondo gli investigatori, ricoprono importanti cariche pubbliche…
Se proprio volete scommettere… puntate su “over”… perché tanto (e potete starne certi…), il numero di questi nominativi, andrà sicuramente crescendo… come sono altrettanto certo che tra questi… non mancheranno anche i nomi dei soliti nostri politici…
Secondo gli inquirenti, la “black list” di cui si è in possesso, mostrerebbe un connubio esteso, tra vari soggetti, ognuno di essi, collocati in posizioni chiave, che a seconda delle circostanze, potevano influenzare eventuali decisioni e indirizzare a chi di dovere… i flussi di denaro!!!
Già quel denaro necessario a sovvenzionare anche un livello “istituzionale” affinché tutto si svolgesse possibilmente… nel modo più imperturbabile!!!
Il pubblico ministero, ha parlato di “apparente contiguità di interessi” con i quali questi individui… programmavano le loro relazioni o gli eventuali incontri con soggetti terzi… i quali rivestivano, funzioni rilevanti sul profilo pubblico…
Ovviamente… ora, si scopre esserci dietro a quelle tangenti anche la mafia, già quella nota associazione criminale, che dimostra essere sempre presente, dove c’è giro di denaro…
Comunque, questa situazione sta diventando ogni giorno di più insostenibile… una fase che rischia l’esplosione… anche perché sembra che il sistema, sia costituito principalmente da ladri e conniventi!!!
Come possiamo continuare ad andare avanti con questi ricorrenti scandali o con questo ricercato clientelismo???
Di quante altre truffe abbiamo bisogno, per capire che necessita modificarlo totalmente questo nostro paese… a cominciare da quelle regole che hanno dimostrato essere “fallimentari” e dall’aumento delle pene per quanti hanno dimostrato con le loro azioni, di averle violate… quelle regole.
A chi infatti dimostra, d’aver partecipato in prima persona a quelle azioni corruttive, bisogna provvedere innanzitutto a suo licenziamento e quindi, sequestrargli a titolo di risarcimento l’eventuale fondo previdenziale ed ancora, procedere alla confisca di tutti i suoi beni (mobili ed immobili, intestati anche a familiari… in particolare quando questi non possano essere verificati… o esista la possibilità d’essere stati costituiti attraverso una sperequazione finanziaria…).
Cosa aggiungere, l’ingordigia di questi soggetti… non ha fondo ed è il motivo per il quale, la libertà di questi individui… va esattamente limitata, nella misura in cui, può diventare una minaccia per quella nostra…
E’ evidente a tutti… che non si tratta più di dover cambiare gli uomini, perché quelli che ne prendono il posto… con il passare del tempo, dimostrano sfortunatamente, di essere ancor più farabutti dei loro stessi predecessori!!!
Quindi, non si tratta di coinvolgere chissà quale “paladino della legalità“… ma riuscire a sospendere tutto, cominciare facendo un passo indietro!!!
Sì… partendo dalle regole, sono le prime che vanno cambiate… eliminando sin da subito, la possibilità di governare a vita, ridurre definitivamente questi incarichi politici, istituzionali o rappresentativi!!!
Tutto deve avere un’inizio ed una fine… con un tempo prestabilito massimo di 4 anni e dove, terminato l’incarico… non se ne potrà più riceverne degli altri…
Ed ancora, blindare quel potere decisionale, limitare cioè fortemente –attraverso nuovi costanti controlli– le decisioni, se non autorizzate previo consenso dei propri collaboratori e subalterni, in modo tale che, ognuno di questi responsabili, deciderà e risponderà in prima persona, quanto andrà a consigliare, verificare e confermare…
Perché solo così… mettendo cioè dei precisi “limiti procedurali” si potrà ridurre il dilagare di questo insistente malaffare…
Dopotutto si sa… una cosa è mettere d’accordo due o più ladri per mangiarsi ognuno di essi un fetta di torta… un’altra cosa, è doversi spartire quel pezzo in dieci o anche più, come si dice… il gioco alla fine… non vale la candela!!!
Io resto della mia opinione… che chi ruba una volta…ladro si chiama!!!
Arrestato Amministratore Giudiziario!!!

Sono anni che vado dichiarando delle difficoltà a cui le imprese sottoposte a confisca debbono sottostare…
Difatti la consuetudine ha permesso che la maggioranza dei patrimoni confiscati, siano attualmente nelle mani di queste soggetti che, in modo del tutto arbitrario, li gestiscono spesso con discutibile efficienza e soprattutto senza alcun rispetto delle disposizioni di legge.
In particolare queste mie considerazioni, poggiano su fattori determinanti e cioè:
– il primo, quello dei pagamenti: eseguiti questi, senza alcun rispetto di quelle regole elementari chiamate “priorità”, nelle quali pur valendo sempre la regola della cosiddetta “par condicio creditorum”… e cioè che in base a questo principio, i creditori hanno tutti il diritto di essere soddisfatti in egual misura rispetto al patrimonio del debitore, questo però, finché non sussistano diritti di prelazione che dividono i creditori in differenti categorie, alle quali corrispondono ovviamente differenti trattamenti e cioè se si appartiene alla categorie dei privilegiati ( lo Stato, le istituzioni per debiti tributari ed il personale dipendente) oppure dei cosiddetti chirografari, che non godono del diritto di prelazione ( e dunque… saranno soddisfatti successivamente i creditori privilegiati).
– il secondo, quella della rotazione nelle amministrazioni giudiziarie, prevista dalla legge (così come la destinazione dei beni) che dovrebbe avvenire entro 90 giorni o al massimo 180, mentre invece – esistono reali casi in cui società con patrimoni milionari, sono da 15 anni nelle mani dello stesso professionista che per altro, possedeva un doppio incarico, giungendo a prendere cosi negli anni parcelle d’oro ( circa 7 milioni di euro) sia come amministratore giudiziario e sia (150 mila euro) come presidente del consiglio di amministrazione… controllore e controllato nella stessa persona…
– il terzo, la gestione in contemporanea di società – appartenenti questo allo stesso gruppo – che ora vengono ad avere il medesimo amministratore, che ovviamente nell’operare, si ritroverà a seconda della situazione ad essere, una volta creditore ed un’altra volta debitore e viceversa, operando così a “sensazione“, scelte strategiche di solito errate o certamente non convenienti per l’una rispetto all’altra…
– il quarto, la poca dimestichezza con il settore tecnico da affrontare – per non voler aggiungere, la poca capacità professionale e personale che questi amministratori giudiziari hanno, garanzia loro data soltanto sulla carta, in quanto iscritti all’Albo nazionale degli amministratori giudiziari, ma per il resto, poco conoscono di quel campo con cui adesso debbono andare ad insediarsi, vedasi imprese alimentari, di costruzione, gestione ambientale, impianti industriali, ecc…, e dove – circostanza questa che secondo il sottoscritto dovrebbe essere sempre adottata – questi amministratori, pur avendo la possibilità di chiedere al giudice delegato il consenso a farsi coadiuvare da tecnici o da altri soggetti qualificati, questi amministratori… preferiscono operare in modo del tutto arbitrario, facendo di solito cazz…, ed in questo, non pensiate che ci sia soltanto l’inadeguatezza professionale… perché al suo interno si nasconde il vero motivo, rappresentato da una personalità debole che per propria convenienza, preferisce in ogni circostanza evitare… quei possibili scontri o eventuali denunce di responsabilità!!!
Quanto sopra è appena emerso, dall’ultima indagine condotta dalla Procura Calabrese, dove è stato scoperto ( ma parliamo sempre dell’acqua calda… ) che la condotta di un amministratore giudiziario infedele, consentiva alla ‘ndrangheta di continuare a controllare le stesse imprese sequestrate alcuni anni prima ad alcune cosche…
Il boss arrestato, grazie alla complicità dell’amministratore giudiziario nominato dal Tribunale, continuava a gestire in maniera diretta le proprie aziende sequestrate, impartendo ordini e fornendo indicazioni che permettevano così alle società collegate di progredire nel malaffare…
Ora in galera sono finiti in tanti, non soltanto coloro che erano affiliati alla cosca, ma anche insospettabili professionisti, commercialisti ed avvocati, accusati tutti di far parte dell’organizzazione o di averla favorita. Tra questi Rosario Spinella, professionista reggino che il Tribunale aveva designato quale amministratore giudiziario delle aziende sequestrate preventivamente quando era scattata l’operazione…
Spinella è accusato di aver amministrato le aziende, praticamente facendo partecipare il clan a tutte scelte strategiche delle società.
Il manager poi attraverso la sovra-fatturazione delle prestazioni avrebbe costituito un fondo nero al quale i boss potevano attingere, soldi che poi finivano direttamente nelle mani della “famiglia”…
Oltre al commercialista nella lista delle persone finite in manette anche gli avvocati Giulia Dieni e Giuseppe Putortì, legali storici del boss, ora accusati di aver fatto da staffette e portaordini del boss, approfittando della possibilità di avere con lui colloqui in carcere.
Gli inquirenti hanno rilevato che i familiari del boss, era sempre presenti nei cantieri ed aveva la disponibilità di uomini e mezzi che gestivano a loro piacimento, eludendo di fatto, le disposizioni impartite del Tribunale.
Ci sono uomini che credono tanto nella “famiglia” che ne hanno due…
Altri arresti per tangenti….
Sono passati soltanto pochi giorni dalla vicenda sull’Expo ed ecco, come prevedibile, altri 35 nuovi arresti per tangenti!!!
E’ incredibile dover pensare che sono sempre gli uomini dello Stato a sbagliare, non per niente è finito in manette il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, insieme ai soliti imprenditori, commercialisti ed anche ( incredibile ma vero… ), un generale in pensione della Guardia di Finanza: Emilio Spaziante.
L’hanno definita la Tangentopoli Veneta, ed è stata chiesta ( tanto per non cambiare…) la misura cautelare anche per l’ex governatore e ministro Giancarlo Galan ( considerato uomo di fiducia del Cav. ) i cui atti dovranno essere trasmessi alla commissione parlamentare che dovrà decidere sulla autorizzazione a procedere.
Si passa dal Sindaco di centro-sinistra ( Giorgio Orsoni del Pd eletto nel 2010 ) all’Assessore regionale ( del centro-destra – Forza Italia ) delle Infrastrutture Renato Chisso, ma comunque sembra che siano circa un centinaio le persone indagate!!!
L’inchiesta è stata condotta dalla Procura locale, nell’ambito degli appalti legati ad un’opera colossale, iniziata nel 2003 e che permette al MO.S.E. (acronimo di MOdulo Sperimentale Elettromeccanico) da cui ha preso il nome l’intero progetto che consiste in delle opere mobili alle bocche di porto, per la difesa dalle acque alte, attraverso l’uso di un sistema di dighe, tale da arginare il fenomeno e salvaguardare così in particolare la città di Venezia.
Il sistema prevede che le opere mobili siano costituite da schiere di paratoie che in condizioni normali di marea sono piene d’acqua e restano adagiate nelle strutture di alloggiamento realizzate sul fondale del canale di bocca (ciascuna paratoia ha un lato vincolato alle strutture di alloggiamento con cerniere) e che, quando è prevista una marea superiore ai + 110 cm , le paratoie vengono svuotate dall’acqua mediante immissione di aria compressa così da farle sollevare, ruotando attorno all’asse delle cerniere, fino a farle emergere e bloccare così il flusso della marea.
Successivamente e cioè quando la marea cala, e nella laguna il mare raggiunge lo stesso livello, le paratoie vengono di nuovo riempite d’acqua e tornano ad adagiarsi nei propri alloggiamenti. la manovra di apertura e chiusura è in media di 4 ore e mezza, compresi i tempi per le manovre.
Comunque alla fine il sistema fraudolento è sempre lo stesso e cioè quello che prevede la collusione tra i nostri politici e l’imprenditoria, corruzione eseguita con il metodo della distrazione dei fondi, creando i soliti fondi neri, che poi vengono trasferiti all’estero, per essere nuovamente riciclati e fatti rientrare in un qualche modo in Italia…
Che l’Italia stesse affondando è una cosa risaputa, ma che anche quegli interventi correttivi servano a farla affondare ancora di più è veramente disarmante…
Se il destino del nostro Paese e quello di annegare, continuando così e con questi governanti, annegheremo presto anche in un bicchiere d’acqua!!!
Ancora tu, non mi sorprende lo sai…
Bossi, ladri e mafia!!!
Guarda da chi viene il pulpito… Il leader leghista, in occasione di un comizio a Piacenza per presentare la candidatura ad un sindaco, parla di ladri, di Mafia…
Oggi comunque una bella notizia ( non godo mai per le disgrazie altrui, ma oggi, visti i personaggi, farò un’eccezione ), Davide Boni, Presidente del Consiglio Regionale lombardo è indagato per corruzione dalla procura di Milano in relazione a un filone di indagine nato dall’inchiesta su tangenti al Comune di Cassano D’Adda. La Guardia di Finanza sta perquisendo il suo ufficio e sembra che le tangenti finissero direttamente nel Partito leghista, chissà cosa avrà da dirci proprio il leader sulla moralità e soprattutto sugli incassi e dove questi siano finiti, del proprio partito…
Ho l’impressione che ora che non c’è più l’appoggio di Berlusconi, considerate anche le dichiarazioni di ieri di Alfano di correre da soli nel Nord Italia…, vedrete che usciranno tanti scheletri dall’armadio, tutti quelli finora conservati, da chissà chi… ed usciti al momento opportuno… momento che ormai sta per arrivare!!!
Vede caro Bossi… questa sì che è Mafia, quella con la M maiuscola…, non vi è stata portata ma la possedete da sempre nel vostro DNA… ( che cos’è…??? Va beh… lasciamo perdere…)




















































