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La doppia faccia di Trump: pace o sottomissione?

Il presidente ucraino ha espresso forte disappunto per le recenti politiche di Donald Trump, che sembrano forzare Kiev a sottomettersi alla volontà americana. 
Trump, nel tentativo di accelerare la fine del conflitto, minaccia di tagliare gli aiuti finanziari e militari all’Ucraina se non accetterà le sue condizioni. 
Una mossa che, più che favorire la pace, rischia di avvantaggiare la Russia, già protagonista di un’aggressione che ha portato all’occupazione di vasti territori, dal Donbass alla Crimea.

Trump sembra dimenticare chi sia il vero aggressore in questa guerra: la Russia, che ha invaso l’Ucraina, non il contrario. La sua pressione su Kiev, invece di rafforzare la resistenza ucraina, rischia di indebolirla, costringendo il paese a scelte dettate dalla necessità di sopravvivere economicamente e militarmente, piuttosto che dalla volontà di difendere la propria sovranità.

In sostanza, la strategia di Trump, seppur motivata dall’intento di porre fine al conflitto, rischia di tradursi in un’implicita concessione alla Russia, consolidando il controllo di Mosca sui territori occupati e minando gli sforzi dell’Ucraina per riaffermare la propria indipendenza. Una pace imposta, insomma, che potrebbe rivelarsi più un’umiliazione che una soluzione.

Ma c’è di più: questa forzatura rischia di creare un pericoloso precedente!

Se l’Ucraina cede alle pressioni di Trump, il messaggio inviato alla comunità internazionale è chiaro: un paese aggredito può essere lasciato solo, costretto a negoziare con il proprio aggressore sotto la minaccia di perdere il sostegno dei propri alleati. 

Questo non solo mina la credibilità degli Stati Uniti come garante della sicurezza globale, ma rischia anche di incoraggiare ulteriori azioni aggressive da parte della Russia o di altri attori internazionali.

Inoltre, Trump sembra ignorare le conseguenze a lungo termine di questa strategia… 

Una Ucraina indebolita e costretta a compromessi non sarà in grado di ricostruire il proprio futuro in modo autonomo, rischiando di diventare uno stato fantoccio diviso tra le influenze di Mosca e Washington. E mentre Trump cerca una “vittoria politica” immediata, il prezzo più alto lo pagherà il popolo ucraino, già provato da anni di guerra e occupazione.

E allora, osservando attraverso i media internazionali quanto accaduto nello Studio Ovale e prendendo atto dei limiti evidenti di quei rappresentanti – mi riferisco ai due uomini più influenti della governance americana, che hanno dimostrato scarsa competenza in relazioni internazionali – spero che qualcuno, dall’altra parte dell’oceano, possa suggerire al Presidente Trump una soluzione concreta per porre fine rapidamente a questo conflitto.

Per questo, nel prossimo post, mi permetterò di indicare quale strada percorrere per arrivare a una soluzione definitiva e, soprattutto, equilibrata.

Non un’imposizione, né compromessi umilianti, ma un punto di partenza per ridurre le tensioni e avviare finalmente un processo di pace duraturo.

Tra promesse e realtà: il futuro dell’Ucraina nelle mani di Trump e Putin.

“Trump potrebbe contribuire a porre fine al conflitto in Ucraina, ma una soluzione definitiva non si realizzerà prima del 2026?”.

A novembre dello scorso anno avevo scritto questo post in cui sostenevo che un nuovo Presidente degli Stati Uniti, come poteva essere il candidato Donald Trump, avrebbe potuto stravolgere gli obiettivi militari fin quì predisposti e sospendere tutte le operazioni militari in corso, abbandonando di coseguenza lo “scopo” iniziale per cui si era dato il via alla guerra, tradendo così tutte le promesse fatte al Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. 

Ora, alla luce degli ultimi sviluppi, questa prospettiva sembra più che mai attuale…

Infatti, il rischio di un “dietrofront” americano è ormai un fatto certo, ma non solo, abbandonare il popolo ucraino in guerra e rinunciare al sostegno internazionale precedentemente offerto, potrebbe anche compromettere tutta la politica finora espressa dal Presidente Zelensky. 

Un tale passo infatti isolerebbe ulteriormente l’Ucraina e portare anche al potere un nuovo leader, forse più incline a compromessi con la Russia pur di ottenere rapidamente la pace. Quest’ultimo infatti potrebbe accettare le concessioni territoriali richieste da Vladimir Putin, abbandonando definitivamente le aspirazioni di una modernizzazione dell’alleanza e della sicurezza europea.

Analizziamo quindi quel è la posizione di Zelensky e il nuovo ruolo del presidente Trump.

Nessuno desidera la pace più dell’Ucraina. Come ha dichiarato Zelensky sui social dopo una recente telefonata con Donald Trump, “Insieme agli Stati Uniti, stiamo tracciando i nostri prossimi passi per fermare l’aggressione russa e garantire una pace duratura e affidabile”. Come ha detto il presidente Trump, “facciamolo“. Zelensky è pronto a colloqui in qualsiasi formato, purché ci siano garanzie che l’America e l’Europa non abbandoneranno l’Ucraina”. Tuttavia, ha sottolineato che un conflitto congelato non risolverebbe il problema, ma porterebbe a ulteriori aggressioni russe in futuro.

Il piano di Trump e le reazioni internazionali

Donald Trump ha annunciato l’avvio di negoziati con Vladimir Putin per porre fine alla guerra, definendo la telefonata con il leader russo “lunga e produttiva“. I due hanno concordato di far iniziare immediatamente le trattative, con l’obiettivo di raggiungere una soluzione duratura. Tuttavia, il Cremlino ha smentito di aver ricevuto proposte concrete per avviare i negoziati, sottolineando che qualsiasi accordo deve tenere conto degli interessi legittimi della Russia, inclusa la questione dell’espansione della NATO e dei diritti dei russofoni in Ucraina 4810.

Ma a quali condizioni e quale sarà il futuro dell’Ucraina???

La Russia insiste sul fatto che una soluzione definitiva richiederebbe il riconoscimento delle “nuove realtà” sul campo, come il controllo russo su Crimea, Donbass e altre regioni occupate. Mosca ha anche proposto di basare i futuri negoziati su un documento del 2022 che prevede lo status di paese non allineato e non nucleare per l’Ucraina, insieme alla sua smilitarizzazione. Tuttavia, Zelensky ha ribadito che l’Ucraina non rinuncerà alle sue aspirazioni di adesione alla NATO, anche se ciò significasse raddoppiare gli sforzi per costruire un esercito forte e autonomo..

In conclusione, mentre Trump sembra determinato a porre fine al conflitto, le sue proposte potrebbero portare a un congelamento della guerra piuttosto che a una soluzione definitiva. 

Questo nuovo scenario rischierebbe di lasciare l’Ucraina in una posizione di vulnerabilità, con il rischio di future aggressioni russe. La pace, quindi, non sarà facile da raggiungere e potrebbe richiedere anni di negoziati e compromessi. 

Come ha detto Zelensky, “Chi passerà alla storia come vincitore? Nessuno. Sarà una sconfitta assoluta per tutti”!!!.