Presidente Schifani, perché rendere difficile pagare le tasse? Due racconti di siciliani in ostaggio tra sistemi che cadono e POS “misteriosamente” spenti!


Buongiorno, stamani voglio affrontare con voi un tema particolarmente delicato, a cui molti miei lettori mi hanno chiesto di scrivere.

Si tratta di quel groviglio inestricabile, e a volte sospetto, che sembra avvolgere i pagamenti verso i servizi pubblici. Ho avuto prova diretta della cosa, provando attraverso alcuni siti web istituzionali ad aiutare amici imprenditori, senza mai riuscirci. E non certo per incapacità informatica, visto che maneggio qualsivoglia piattaforma operativa ancor prima che molti di questi enti conoscessero la parola “computer”.

Posso garantirvi che attraverso quei portali, per ragioni poco chiare o quantomeno opache, è impossibile concludere l’operazione. Quando basterebbe una semplice nota con un QR code, o ancor più semplice, comunicare un Iban. Invece no, si costruiscono labirinti digitali. L’esempio più eclatante sono i pagamenti sui portali regionali, come quello della Sicilia, che devono avvenire principalmente tramite PagoPA. Una piattaforma che dovrebbe facilitare tutto, e invece non consente alternative fisiche, non invia avvisi con QR, costringendo a un vicolo cieco digitale.

Ogni Regione, la Sicilia in testa, offre l’accesso con SPID o CIE. Esegui tutta la trafila, inserisci i dati, arrivi fino all’ultimo passo. E poi il sistema si blocca. Parliamo di somme rilevanti, migliaia di euro, che rappresentano entrate importanti per la collettività. Eppure, sembra quasi che si preferisca non incassarle, nei modi più semplici. L’imprenditore viene costretto a rinviare, a restare inadempiente senza sua colpa. Mi sono chiesto, allora, se ci sia un disegno.

So che, se non si procede nei termini, questi crediti vengono spesso girati, per non dire “venduti”, a società terze di recupero. Non è che si vuole favorire proprio questo passaggio, questa “ambigua” metodologia che trasforma un diritto-dovere in un problema per il cittadino e in un affare per altri? La domanda sorge spontanea, e amara.

Al sottoscritto, del resto, una circostanza analoga capita da anni con il cimitero di Catania. Ho chiesto da tempo di ricevere presso la mia residenza il bollettino postale per il pagamento della luce perpetua dei miei cari, cosa che non mi è mai pervenuta. Così ogni qual volta sono costretto a recarmi presso i loro uffici e lì, ahimé, l’analogia si fa perfetta: il pagamento deve essere effettuato in contanti in quanto il loro POS non funziona (mai), per problemi di rete. Eppure, ricordo quando, per lavoro, mi trovavo in un angolo remoto d’Africa e riuscivo a connettermi senza intoppi…

Qui, al centro di Catania, il collegamento fallisce sistematicamente. Forse la ragione va ricercata altrove, e chi mi legge da tempo sa certamente a cosa mi riferisco. Se qualcuno, dall’alto, non vuole credermi sulla parola, basterebbe andare a verificare. Chi meglio del Comando della Guardia di Finanza potrebbe farlo? Basterebbe volerlo, e ci si accorgerebbe come, in questi ultimi dieci anni, i pagamenti in presenza siano stati (sicuramente per il 99%) compiuti in contanti.

Ma questa, come direte voi, è un’altra storia. Ritorniamo alla prima. Presidente Schifani, cosa ci vuole ad essere, in questa terra, finalmente trasparenti? Perché non pubblicare un semplice Iban per permettere alle imprese di adempiere senza ansia? Allego tra l’altro alcune foto (possiedo tra l’altro parecchi video ripetuti effettuati durante le operazioni di pagamento…) che sono la testimonianza muta di questo cortocircuito: il sistema bloccato, la prova ripetuta invano, non una, ma centinaia di volte…

È l’immagine di un intoppo che sembra casuale, ma che, per la sua sistematicità, assume il sapore di una precisa scelta. Una scelta che svantaggia il cittadino, penalizza l’imprenditore e opacizza il rapporto con la pubblica amministrazione. A tutto vantaggio di chissà chi, e a danno della fiducia di tutti noi (quantomeno per quelli che non vivono con la speranza di ricevere per se o per i propri cari da quel sistema corrotto politico/clientelare), che ormai da troppo tempo, evidenziamo di non credere più nelle istituzioni e in particolare in molti suoi referenti

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