– Cosa prendi?
– Un caffè.
– Normale?
– Si. Un po’ lungo però.
– Al vetro o in tazzina?
– Tazzina.
– Zucchero di canna o normale?
– Normale.
– Quello raffinato che uccide?
– Si, quello raffinato che uccide.
– Quanto?
– Un cucchiaino.
– Non sembra poi così complicato.
– Cosa?
– Il caffè dico. Facile da ricordare.
– Perché devi ricordarti come prendo il caffè?
– Lascia fare. Mangi qualcosa?
– Tre fette biscottate.
– Col burro?
– Si.
– E la marmellata?
– Si.
– Di cosa?
– Come c’è?
– Ciliegia, arancia, fichi e albicocca.
– Albicocca, grazie.
– Tutte e tre?
– Si. Sembri paranoico però.
– Lo sono.
– E perché?
– Metti caso che una mattina non so cosa preparare.
– In che senso?
– Nel senso che ti svegli e sbaglio lo zucchero. O il caffè. O la marmellata.
– Non succederebbe niente.
– Ma vuoi scherzare? Io preparo la colazione per farti sorridere. A me girerebbero le palle se mi sbagliassero il caffè.
– Si?
– È uno scambio di favori no? Io ci metto il caffè e tu il sorriso.
– Vuoi prepararmi una colazione per un sorriso?
– Mica una.
– Quante?
– Boh, millemila.
– Sono un po’ tante.
– È più o meno una vita.
– Fa quasi paura.
– Certo che fa paura. Ma dopo la colazione non più, non credi?
– Dici che a stomaco pieno si ama meglio?
– Certo.
– Ti credo.
– Preparo la macchinetta.
– Millemila meno uno.
Tommaso Fusari (via clesyah)