La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha deciso: niente corsia preferenziale per Silvio Berlusconi.
Ieri pomeriggio, Strasburgo ha negato la “procedura d’urgenza” sul ricorso presentato dall’ex Cavaliere contro la Legge Severino, quella stessa legge che nel novembre 2013 lo fece decadere da senatore dopo la condanna definitiva per frode fiscale nel processo Mediaset.
Attenzione: il ricorso non è stato respinto—verrà comunque esaminato, ma con i tempi ordinari. Niente sprint, niente privilegi. Una sconfitta morale, più che legale, per un uomo che ha sempre vissuto nella convinzione che le regole, per lui, fossero diverse.
La legge che (finalmente) colpisce anche i potenti
La Severino è chiara: chi è condannato in via definitiva per reati non colposi non può ricoprire cariche pubbliche. Una norma giusta, democratica, che dovrebbe valere per tutti. E infatti, quando la sentenza divenne esecutiva, Berlusconi perse il seggio.
Peccato che lui, invece di accettare il verdetto, abbia provato a ribaltare il tavolo. Minacciò di far cadere il governo Letta se il Pd avesse votato per la sua decadenza. Ma il suo piano saltò quando Angelino Alfano e una parte del Pdl lo abbandonarono, fondando il Nuovo Centrodestra e salvando l’esecutivo.
Alla fine, il Senato votò. E lui perse.
Strasburgo: niente scorciatoie
Ora Berlusconi spera in una rivincita tramite la Corte Europea, sostenendo che la Severino sia “eccessiva” o “retroattiva”. Ma Strasburgo, almeno per ora, non ha fretta di ascoltarlo.
La decisione di rifiutare la procedura d’urgenza è un segnale chiaro: qui non si tratta di emergenze, ma di un uomo che cerca di sfuggire alle conseguenze di una condanna definitiva. E la giustizia, quando vuole, sa essere imparziale.
Il privilegio negato (e l’Italia che non cambia)
C’è una scena nel film “Viva l’Italia” (quello con Michele Placido nel ruolo di un senatore borioso) che riassume tutto: il politico malato arriva in ospedale, scavalca la fila e urla ai poveracci in attesa: “Io non ho l’impegnativa, non ho il ticket e sono raccomandato da mio figlio che fa pure il comunista! Ma nessun problema: sono ricco, passo avanti. Voi siete poveri, e vi attaccate al cazzo!“
Ecco, questa è l’Italia che Berlusconi ha rappresentato per decenni: un Paese dove i potenti vivono in una dimensione parallela, dove le regole si piegano, dove la giustizia ha due pesi e due misure.
Oggi Strasburgo gli ha ricordato che, almeno fuori dai confini nazionali, le cose potrebbero funzionare diversamente.
Morale?
La Legge Severino ha fatto il suo dovere. Berlusconi ha perso. E ora, per una volta, dovrà aspettare il suo turno.
Come tutti gli altri.
