Da sempre ci si è posto il problema se la Chiesa, nello svolgere la propria missione, debba pensare nel curare le anime di tutti ( in quel suo voler recuperare la pecorella smarrita), di dedicarsi così, anche a quelle dei mafiosi, che per quanto commesso nel corso della loro vita, non dovrebbero ricevere mai alcun perdono, ma anzi, continuare quella loro penosa esistenza, riflettendo sui torti commessi ed utilizzare il tempo che ancora gli rimane per pentirsi delle scelte fatte e di quella vita certamente sprecata…
Ma quanto sopra nella realtà non avviene, in quanto viene loro offerta una strada che li libera da qualunque peccato e tutto ciò è dovuto al fatto che per più di un secolo e mezzo i mafiosi sono stati accettati come uomini credenti e soprattutto devoti ed soltanto attraverso alcuni suoi uomini, che oggi hanno iniziato ad esprimere le prime condanne ufficiali…
Ed allora mi chiedo perché non essere ancora più intransigenti a cominciare dal negare la comunione ai mafiosi, come già si fa ( una vera vergogna… ) per quegli innocui e pacifici divorziati…, che valore ha far prendere la comunione ad un mafioso, ed il sacerdote potrebbe esimersi dal farlo oppure la comunità cui dipende lo obbliga a darla a chi la chiede, chiunque esso sia, per quella regola imposta di essere severi con il peccato, ma indulgenti con il peccatore…
Basterebbe alla nostra Chiesa dichiarare, che se l’eucaristia non si accoglie con la consapevolezza di ciò che essa rappresenta nella vita di ogni cristiano, questa prenderla senza essere in grazia di Dio, a chi non rientra in questa nella condizione spirituale, diventa per quel mafioso ” religioso “, messosi in fila per ricevere l’eucaristia… , un sacramento inutile che non porterà alcun giovamento nella sua attuale vita ed in quella ultraterrena…
Bisogna quindi che i sacerdoti informino i fedeli nella importanza dei sacramenti e far capire loro la gravità dei peccati e la necessità di attenersi a quella morale cristiana.
E’ soltanto dopo una completa esclusione da quanto finora svolto, nel modificare completamente le proprie abitudini, nel estromettere dalla propria vita i cosiddetti ” amici “, nel voler eliminare quel proprio modo d’essere, attraverso la decisione di voler pagare i debiti per gli errori commessi, nel sentire la necessità di confessarsi e di chiedere perdono, prima a Dio e poi alla giustizia perché questa possa compiere il proprio corso, ecco soltanto dopo questo vero pentimento, si può sperare allora di rientrate dalla porta di servizio, in questo mondo fatto di persone civili, per poter sperare se non nel perdono degli uomini, forse in quello che Dio che nella sua bontà potrà concedere…


